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Capitolo 7 - La storia di Raoul

Dopo che si furono allontanati, mi voltai verso il mio compagno. Aveva un’aria penosa, rincantucciato in un angolo della stanza. Tentai di sollevarlo e gli spiegai che doveva abbandonare quel luogo immediatamente, perché quegli uomini sarebbero probabilmente tornati presto. Lo aiutai con fatica ad alzarsi, e lo portai verso la pianura. In quel luogo, pur essendo senza riparo, avremmo potuto evitare di farci accerchiare. Feci allora del mio meglio per alleviare le sue sofferenze con i metodi appresi nella Casa della Speranza. Dopo qualche momento, il giovane fu in grado di parlare e raccontarmi come era arrivato in quel triste e oscuro paese. Sembrava avesse abbandonato la terra da poco, dopo essere stato ucciso con un’arma da fuoco da un marito geloso - e non senza motivo - delle attenzioni che aveva verso la moglie. La sola circostanza attenuante di questo disgraziato è che non provava alcun sentimento di odio o di vendetta verso l’uomo che gli aveva tolto la vita, ma provava solo rimorso e vergogna.

Ciò che gli aveva aperto gli occhi sulla propria depravazione era l’aver scoperto che colei che aveva causato tutto l’accaduto era in realtà profondamente egoista, e incapace del minimo sentimento d’amore vero. Dopo l’assassinio del suo amante, si era preoccupata solo del modo in cui quella storia avrebbe potuto influenzare la sua immagine e la sua posizione nella società. La donna provava collera e contrarietà, ma non sentiva la minima compassione verso il suo povero marito o verso la vittima di quest’ultimo. Il giovane, che chiamerò Raoul, mi raccontò queste cose:

«Quando seppi di essere veramente morto, ma che avevo, malgrado tutto, il potere di tornare sulla terra, il mio primo pensiero fu di andare da lei per consolarla per quanto possibile, per farle sentire che il suo amante, pur se morto, era ancora vivo e pensava a lei. Ma in che stato d’animo la trovai? Nel suo cuore, non c’era il minimo dolore per me, né la minima preoccupazione per suo marito! Niente di tutto ciò! Pensava solo a se stessa, e non desiderava rivedere nessuno di noi due. Avrebbe voluto eliminarci dalla sua memoria per poter ricominciare una nuova vita con un altro, dotato, se possibile, di una posizione più elevata nella scala sociale.

Allora gli occhi mi si aprirono, e capii che lei non mi aveva mai donato nemmeno la più piccola briciola d’amore. Le interessavano solo la mia nobiltà e la mia fortuna, che avrebbero potuto permetterle di avere una posizione più influente nella società. Aveva commesso adulterio per freddo calcolo; non per amore mio, ma per il meschino piacere di pavoneggiarsi davanti alle sue rivali. Io non ero altro che un povero insensato, e avevo pagato quella follia con la vita. Per lei, ero solo lo sgradevole ricordo dello scandalo che l’aveva colpita. Dopo aver scoperto ciò, fuggii dalla terra pieno d’amarezza, e mi misi ad errare senza meta. Giurai che non avrei mai più creduto alla bontà, né ad alcuna verità, e i miei pensieri cattivi mi hanno attratto verso questo luogo tenebroso e i suoi abitanti degradati. Tra loro, ho trovato degli spiriti simili a quelli che mi avevano adulato servilmente e con i quali avevo dilapidato le mie forze e perso la mia anima».

«Ed ora, povero amico mio - gli dissi - non vuoi prendere la via del pentimento che ti ricondurrà nelle regioni più luminose, al fine di riguadagnare la tua dignità umana perduta e ritrovare il tuo essere interiore?»

«È troppo tardi» rispose Raoul; «nell’Inferno, perché questo è sicuramente l’Inferno, non c’è più speranza per nessuno».

«Non c’è più speranza? Non parlare così, amico mio. Sento troppo spesso queste parole sulla bocca di anime sfortunate come te. Posso assicurarti che la speranza esiste ancora, anche nella situazione più disperata. Anch’io ho provato un dolore profondo come il tuo. Ma non ho mai perso la speranza, perché colei che amavo, pura come un angelo, era sempre pronta a dimostrarmi il suo amore e a incoraggiarmi. Per gratitudine verso di lei, mi sforzo di trasmettere agli altri la speranza che mi ha dato. Vieni, lasciati guidare e ti condurrò in un posto migliore».

«E chi sei tu, amico mio, che con le tue belle parole e la tua benevolenza mi hai salvato la vita... ma che dico, purtroppo ho capito che qui è impossibile morire! Qui si soffrono tutti i tormenti della morte, ma la morte non ci colpisce, perché l’abbiamo già affrontata e dobbiamo ora soffrire per l’eternità. Dimmi chi sei. Come sei venuto qui, e come puoi tu, con tanta sicurezza, parlarmi di speranza? Tu mi somigli troppo perché io possa credere che tu sei un angelo inviato in mio aiuto».

Gli spiegai allora la storia della mia vita, come avevo lavorato per progredire spiritualmente e come fosse possibile per lui fare la stessa cosa. Gli parlai della mia speranza di poter un giorno vivere con Bianca in un luogo in cui non ci saremmo mai più separati, e gli spiegai che quella speranza mi aiutava costantemente ad avanzare.

«E tu credi veramente - mi disse - che lei vivrà solitaria tutta la sua vita sulla terra per unirsi un giorno in cielo con te, dopo che tu l’avrai raggiunto? Ti illudi. Tu insegui un miraggio. Nessuna donna, se non vecchia e brutta, accetterà di vivere sola per amore tuo. Ti concedo che aspetterà un certo tempo, se è una donna romantica o se nessun altro la corteggia. Ma credimi, a meno che non sia un angelo, col tempo si consolerà. Se le tue speranze non sono meglio fondate, ti compiango».

Devo confessare che le sue parole mi irritarono. Quelle parole riecheggiavano il dubbio che a volte mi assaliva, ed agirono come una doccia fredda sul mio entusiasmo. Sia per scrollarmi di dosso il mio dubbio, che per smontare il suo, gli dissi bruscamente:

«Se ti porto subito sulla terra, e lì troviamo la mia donna in lacrime preoccupata solo per me, crederai che non mi sto facendo illusioni? Ammetterai che la tua esperienza di vita non si applica a tutti i casi, e che c’è qualcosa che tu puoi ancora imparare sulle donne, come in altri campi?».

«Caro amico - rispose Raoul -, con tutto il cuore ti prego di scusarmi se ti ho fatto soffrire. Ammiro la tua fede e vorrei averne anch’io almeno un granello. Andiamo subito a trovarla».

Lo presi per mano. Col potere della mia volontà, ci alzammo, traversammo lo spazio a una velocità vicina a quella del pensiero, e arrivammo in qualche istante nella stanza di Bianca. Vidi il suo angelo custode vegliare su di lei e il vago contorno della stanza e dei mobili, ma il mio amico Raoul non percepiva null’altro che il profilo di Bianca seduta su una poltrona. A causa della luce emessa dal suo corpo spirituale, e della dolce aureola che la circondava, sembrava una santa. Quella luce spirituale non è percepibile agli uomini della terra, ma a quelli del mondo spirituale appaiono così tutti coloro la cui vita è buona e pura, mentre i cattivi sono circondati da una nuvola scura.

«Dio mio! - urlò Raoul, cadendo in ginocchio davanti a lei - È un angelo! Tu mi hai portato da una santa, non da una donna. Lei non può essere una donna della terra!».

Chiamai Bianca, che percepì il suono della mia voce. La tristezza scomparve dal suo volto e lasciò posto alla gioia. Disse dolcemente:

«Sei veramente tu, caro amico mio? Desideravo tanto che tu tornassi! Tutto il mio spirito e tutti i miei pensieri non sono che per te. Puoi toccarmi adesso?».

Ella tese la mano, e la mia vi si posò sopra. Anche se breve, il contatto la fece fremere, come se fosse stata sfiorata da un vento gelido.

«Cara, ho portato con me un amico infelice che ha bisogno delle tue preghiere. Volevo fargli sapere che sulla terra esistono delle donne fedeli e che, se ce ne rendiamo degni, possiamo essere toccati dalla benedizione del vero amore».

Ella non aveva ben capito ciò che dicevo, ma il suo spirito ne aveva colto il senso. Con un sorriso mi disse: «Oh sì, io ti sono sempre fedele, amore mio, come tu lo sei a me, e un giorno saremo veramente felici».

Poi Raoul, che era rimasto in ginocchio, alzò la mano per tentare di toccare la sua. Ma l’invisibile muro glielo impedì, proprio come aveva fatto con me fino a questo momento. Il mio amico la supplicò:

«Se il tuo cuore è così pieno d’amore e di compassione, allora danne un po’ a me, che sono così infelice ed ho bisogno delle tue preghiere. Io so che le tue preghiere saranno esaudite; le mie non sono ascoltate e si perdono nel nulla. Prega perché anch’io sia aiutato. Solo così potrò sperare di essere perdonato».

Bianca sentì le parole del povero infelice e, dopo essersi inginocchiata vicino alla sedia, offrì una breve e semplice preghiera, chiedendo aiuto e consolazione per tutti noi. Raoul ne fu talmente toccato che scoppiò in lacrime. Dovetti prendergli la mano e riportarlo nel mondo spirituale, ma ora in una regione non priva di speranza.

A partire da quel momento, Raoul ed io lavorammo insieme per un breve periodo, nell’oscura regione nella quale prima risiedeva. Di giorno in giorno riprendeva la speranza.

Per natura, era piuttosto gaio e ottimista, da vero francese. Il suo terribile soggiorno nelle regioni oscure non aveva troppo velato il suo cuore gioioso e leggero. Divenimmo grandi amici, e il nostro lavoro era diventato molto più piacevole da quando lo condividevamo. Tuttavia, questa attività comune non durò a lungo e dovemmo separarci. Ci siamo spesso rivisti in seguito e abbiamo lavorato insieme, come dei compagni di reggimento che le vicende della guerra riuniscono un giorno e separano il successivo.

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