Capitolo 10 - La mia casa nel Paese del Crepuscolo
Ritornato nel Paese del Crepuscolo mi riposai per qualche tempo, sforzandomi di comprendere meglio le forze che possedevo, mettendo in pratica le lezioni che avevo appreso nel corso dei miei viaggi. Il mio istruttore principale a quel tempo mi somigliava sotto parecchi punti di vista. Aveva condotto sulla terra una vita simile alla mia, e aveva dovuto passare periodi di tempo nelle sfere inferiori, cosa che anch’io stavo facendo in quel momento. Ora però egli risiedeva in uno splendido paese inondato dal sole, dal quale discendeva di frequente per istruire ed aiutare chi, tra i membri della nostra confraternita, era suo allievo.
Avevo inoltre un’altra guida, che mi insegnò cose stupefacenti. Nonostante lo vedessi raramente, esercitava su di me una grande influenza. Apparteneva ad una sfera più elevata dell’altro mio istruttore, e per questo motivo potevo percepirlo come una personalità distinta solo in circostanze eccezionali. La maggior parte del tempo ricevevo le sue comunicazioni sotto forma di suggerimenti mentali o ispirazioni, che mi pervenivano in risposta alle domande che mi ponevo. Anche se quello spirito non mi era visibile, ero spesso consapevole della sua presenza e del suo aiuto.
Quando più tardi appresi che era stato il mio spirito protettore durante la mia vita sulla terra, mi resi conto che un gran numero dei miei pensieri e delle mie intuizioni, nonché delle mie aspirazioni più alte, erano stati suscitati dalla sua influenza; era stata la sua voce che mi aveva parlato per mettermi in guardia e per incoraggiarmi, durante i miei primi passi nel mondo spirituale. Avevo avuto una scarsa consapevolezza della sua saltuaria presenza nella mia celletta, dove veniva a lenire le mie terribili sofferenze con il suo magnetismo, con la sua meravigliosa conoscenza e il suo potere.
Quando, tornando dalle mie visite nelle sfere oscure, rientravo nel Paese del Crepuscolo, avevo l’impressione di rientrare a casa. Infatti, per quanto spartana e piccola fosse la mia stanza, conteneva i miei tesori più cari: il ritratto-specchio in cui potevo contemplare la mia amata, la rosa che mi aveva donato e la lettera che mi aveva inviato. Inoltre, là avevo i miei amici, i miei compagni di dolore. Anche se in genere restavamo da soli, a meditare sui nostri antichi errori e sulle loro conseguenze, a volte avevamo la gioia di ricevere la visita di un amico.
Poiché tutti noi avevamo seguito lo stesso percorso di disonore, conseguenza della nostra condotta sulla terra, e tutti cercavamo ora la via del bene, eravamo uniti da un legame di simpatia. Se potessi descrivervi esattamente la nostra vita, vi sembrerebbe ben strana. Era allo stesso tempo simile e diversa dall’esistenza sulla terra. Ad esempio, ogni volta che avevamo fame, consumavamo un semplice pasto preparato per noi in un modo che si direbbe magico. Ma spesso, a volte anche per una settimana, non pensavamo nemmeno al cibo. Non era così per coloro che sulla terra erano stati buongustai; per loro l’appetito era più frequente e più difficile da soddisfare. In questo campo i miei bisogni erano sempre stati parchi: né cibo né bevande avevano mai esercitato su di me un’attrazione particolare.
Eravamo sempre circondati dalla stessa penombra, a metà strada tra giorno e notte. Questa uniformità era difficile da sopportare per me, poiché ero nato in un paese pieno di sole e di fiori, e amavo tanto la luce del sole, vero bagno di vita.
Proprio come voi sulla terra, lasciavamo spesso la nostra casa per girovagare nei dintorni. Se volevamo, potevamo anche levitare un po’, ma non così bene come gli spiriti più avanzati. Se avevamo fretta di andare da qualche parte, sembrava che la nostra volontà ci trasportasse in quel luogo alla velocità del pensiero.
Per quel che riguarda il sonno, potevamo restare lunghi periodi senza sentirne il bisogno. Oppure, al contrario, a volte dormivamo per settimane intere, sia in uno stato di dormiveglia, coscienti in parte di ciò che avveniva intorno a noi, sia nell’incoscienza più totale. Un’altra cosa strana erano i nostri vestiti. Sembrava non si consumassero mai, e si rinnovavano da soli in modo misterioso. In quel periodo, il mio abito era di colore blu molto scuro, e aveva una cintura gialla annodata attorno alla vita. Sulla manica sinistra era ricamata un’ancora con la scritta: «La speranza è eterna».
Portavamo anche della biancheria dello stesso colore scuro. Il nostro abito era lungo, come quello dei penitenti o dei monaci della terra, con un cappuccio che eventualmente potevamo utilizzare per proteggere il nostro volto dallo sguardo altrui. Ne avevamo spesso il desiderio, poiché i danni che avevamo inferto alla nostra coscienza avevano mutato il nostro aspetto, e eravamo felici di poterci velare il viso di fronte a coloro che amavamo. Gli occhi infossati, le guance scavate, le carni flosce e rugose, tutti i segni che la sofferenza e la vergogna avevano tracciato sul nostro viso, le forme contorte, tradivano la nostra storia. È per questi motivi che spesso nascondevamo il corpo e il viso deformi ai nostri amici della terra o del mondo spirituale che desideravano vederci.
La vita era monotona per via della puntigliosa regolarità con la quale si succedevano gli studi e le conferenze. Dopo una certa tappa - poiché il tempo non era computato in giorni ma in base al progresso di ognuno - uno spirito, quando aveva assimilato una lezione, passava allo studio di cose più elevate, in un tempo più o meno lungo a seconda del suo sviluppo spirituale e intellettuale. Alcuni hanno bisogno di molto tempo per comprendere le lezioni che gli vengono insegnate. In questi casi gli spiriti non sono sottoposti a pressioni né vengono incitati, come invece spesso succede sulla terra, dove sembra ci sia sempre troppo poco tempo per imparare. In quanto spirito, l’essere umano ha tutta l’eternità davanti a sé. Può sospendere o proseguire la sua crescita come più gli aggrada. Può restare al livello nel quale si trova per tutto il tempo di cui ha bisogno per comprendere ciò che gli si vuole insegnare, finché non è pronto per la tappa successiva. Nessuno lo spingerà ad avanzare se non è lui stesso a desiderarlo. Come nessuno si opporrà al fatto che desidera vivere in uno stato stazionario, a patto che si conformi alle regole della confraternita: il rispetto della altrui libertà e la compassione per tutti.
Nessuno di noi era obbligato a imparare, e a nessuno di noi veniva vietato. Tutto avveniva in base al desiderio di ciascuno e se, come spesso si verificava, qualcuno avesse desiderato lasciare quel luogo, era libero di andare dove voleva e tornare quando meglio credesse. Le porte non erano chiuse per nessuno, né per chi entrava né per chi usciva. E nessuno rimproverava agli altri i loro errori o i difetti, perché ciascuno sentiva dolorosamente il peso del proprio fardello.
Come appresi, alcuni erano là da anni, poiché non assimilavano queste lezioni che con difficoltà; altri erano attratti così spesso verso il piano terrestre che avevano finito col discendere nelle sfere più basse e dovevano riattraversare un periodo di purificazione nella Casa della speranza.
Questi spiriti sembravano arretrare piuttosto che avanzare; in realtà non era una vera e propria regressione, era solo una prova necessaria perché potessero guarire definitivamente dal desiderio di gustare i velenosi piaceri del piano terrestre. Alcuni, come me, avevano una potente motivazione che li spingeva ad elevarsi, e facevano rapidi progressi di livello in livello. Purtroppo ve ne erano ancora troppi che avevano bisogno dell’aiuto di chi, dotato di un’immensa pazienza, li sostenesse nelle loro prove e li consolasse. Era venuto il momento di condividere con i meno fortunati di me un po’ della mia abbondante speranza. Io ero infatti benedetto da un torrente di amore e affetto che dalla terra sgorgava in continuazione dalla mia amica, che mi esortava a compiere nuovi sforzi con la promessa della felicità e della pace future.
In quel periodo mi venne offerta una nuova gioia: fui autorizzato a passare più tempo sulla terra con Bianca, e contemporaneamente lei diveniva sempre più consapevole della mia presenza. Prima, durante i miei spostamenti, ero andato spesso a trovarla senza che lei se ne accorgesse. Ma ormai, nonostante fossi per lei quasi invisibile, Bianca poteva sentire la mia presenza e il contatto della mia mano quando la ponevo nella sua. Metteva una sedia vicino alla sua e ci sedevamo fianco a fianco come facevamo quando ero sulla Terra. Mi parlava e poteva capire abbastanza bene le mie risposte. A volte arrivava a discernere vagamente il mio contorno. Ah! Che strano era, e quanto triste, ma allo stesso tempo quanta felicità in quegli incontri tra una vivente ed un morto!
Arrivavo spesso da Bianca con il cuore appesantito dai rimorsi del passato. La vergogna per ciò che avevo fatto della mia vita continuava a ossessionarmi, al punto che a volte mi sembrava impossibile elevarmi. Ma la vista del dolce viso di Bianca e la consapevolezza che, malgrado tutto, mi amasse, calmava la mia anima e rinnovava il desiderio di lottare. Nella dura prova della nostra separazione, quegli incontri così piacevoli facevano crescere in noi la speranza e la fiducia nell’avvenire, più di quanto lo si possa esprimere.
Constatai che Bianca stava sviluppando i propri poteri psichici, studiando assiduamente il modo in cui utilizzare i doni meravigliosi che possedeva e che aveva lasciato per così tanto tempo inattivi; lei stessa gioiva nel constatare che il velo che ci separava si dissipava giorno dopo giorno.
Poi, ci fu data un’ulteriore gioia. Bianca aveva trovato un altro medium la cui costituzione psichica rendeva possibile a uno spirito il rivestirsi dell’apparenza di un corpo terrestre, simile a quello che aveva avuto sulla terra, e quindi riconoscibile dagli amici che aveva lasciato.[4] Tramite questo procedimento fui in grado di materializzare, come si dice, una mano solida per toccarla. Ciò fu fonte per noi di grande gioia. Ma non mi autorizzarono a mostrarmi completamente a lei. Mi spiegarono infatti che non avrei potuto farlo senza rivelare le tracce della mia sofferenza spirituale, cosa che le avrebbe causato dolore. Mi dissero che più avanti avrei potuto mostrarmi chiaramente.
Una moltitudine di spiriti infelici si presentava a queste riunioni nella speranza di avere la possibilità di mostrarsi a qualcuno che sarebbe stato felice di sapere che vivevano e potevano ritornare. La maggior parte di loro si allontanava poi triste e delusa, perché erano troppo numerosi per la quantità limitata di potere disponibile. Chi era più fortemente desiderato sulla terra aveva la priorità. Nel mondo dello spirito esistono molte anime sole, tutte desiderose di venire sulla terra ad annunciare a parenti ed amici che sono ancora vive, che continuano a pensare a loro, che partecipano alle loro lotte e che, senza la barriera della carne, potrebbero ora consigliarli e aiutarli meglio di quanto avrebbero potuto fare durante la loro vita terrena.
Ho visto veramente tanti spiriti restare aggrappati al piano terrestre, mentre sarebbero potuti andare in sfere più elevate, semplicemente per l’affetto provato per le persone care lasciate in preda alle difficoltà della vita terrena e nel lutto della loro morte. Questi spiriti vagavano attorno ai propri cari in vita con la speranza che prima o poi avrebbero avuto un’occasione per renderli coscienti della loro presenza e del loro fedele affetto.
Se potessero comunicare tramite l’intermediazione di un messaggero, come fanno gli amici sulla terra quando uno di loro parte per un paese lontano, potrebbero essere evitate molte pene e stati di disperazione. Anche se gli anni, e gli angeli consolatori, alleviano i dolori dei mortali e degli spiriti, non sarebbe meglio se potessero mantenere una comunicazione tra loro?
Ho conosciuto una madre morta il cui figlio aveva preso una cattiva strada. Pensava a lei come ad un angelo che si era allontanato per sempre. Ho visto questa madre seguire il figlio per anni, sforzandosi invano di imprimere nel suo spirito la sensazione della sua presenza, al fine di impedire che si perdesse definitivamente e perché alla fine abbandonasse la strada del peccato. Ho conosciuto una coppia di innamorati che si erano separati per un malinteso, e tra i quali la morte aveva posto una barriera insormontabile. Quello che era andato nel mondo spirituale inseguiva l’altra che era rimasta sulla terra, e cercava con tutti i mezzi di farle capire la verità: che i loro cuori erano sempre stati fedeli l’uno all’altro, malgrado ciò che era accaduto potesse far credere il contrario. Ho visto spiriti talmente preoccupati e disperati, alla ricerca di un minimo indizio negli sguardi e nei pensieri dei loro cari che potesse rassicurarli sul fatto che la loro presenza fosse stata percepita. Nella loro disperazione, si gettavano ai piedi delle persone in vita, cercavano le loro mani, i loro vestiti, o qualunque cosa da afferrare. Ma la mano spirituale non riusciva nemmeno a toccare quella della persona in vita, e l’orecchio terreno era sordo alla voce dello spirito. La sola cosa che poteva essere percepita da chi era in vita era il sentimento di dolore che lo spirito comunicava, e che gli suscitava lo stesso intenso desiderio di rivedere il trapassato, ma non la consapevolezza che questi fosse vicino a lui.
Non esiste sulla terra alcun sentimento di disperazione comparabile a quello provato da uno spirito che si rende conto per la prima volta della barriera che la morte ha elevato tra lui e il mondo dei vivi. Non è meraviglioso vedere come gli spiriti cerchino di riconfortare gli afflitti, sia sulla terra che nel mondo spirituale, e mettano in opera ogni cosa possibile per eliminare questa barriera e aprire delle porte attraverso cui gli esseri umani e gli angeli possano passare e comunicare, come succedeva all’inizio dell’umanità?
Se è vero che, nelle esibizioni di alcuni medium o associazioni spiritistiche, molti fenomeni che avvengono possono sembrare sciocchi, volgari o terrificanti; se è vero che esistono tra loro anche medium falsi ed imbroglioni, pazzi creduloni e pretenziosi egoisti, non è forse anche vero che queste cose succedono ogniqualvolta una nuova verità cerca di farsi riconoscere? Non si dovrebbero scusare queste deviazioni, tenendo conto che sono tentativi, anche maldestri, di aprire delle porte e lasciar brillare la luce del mondo spirituale sulla terra? Rimproverate se volete gli sforzi mal diretti, ma cercate soprattutto di guidarli meglio, così aiuterete coloro che si sforzano di elevarsi. Non tentate di bloccarli o soffocarli. Riconosceteli piuttosto per quello che sono: sforzi del mondo invisibile per sollevare il velo che cela i nostri cari scomparsi.
« Indietro | Avanti » |