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Capitolo 5 - Gli spiriti del piano terrestre

Venne infine il momento di lasciare la Casa della Speranza per andare, rafforzato da ciò che avevo imparato, ad espiare i miei peccati sul piano terrestre e nelle basse sfere in cui mi aveva condotto la vita fisica. Erano passati otto o nove mesi dalla mia morte, e avevo ritrovato la forza per muovermi liberamente nella vasta sfera del piano terrestre. La mia vista e i miei sensi si erano sviluppati al punto che potevo vedere e sentire chiaramente, e anche parlare in modo comprensibile. Ora ero circondato da una pallida luminosità. Per i miei occhi, abituati all’oscurità, quella luce era la benvenuta (anche se alla lunga cominciai a trovare quell’alone monotono e ad aspirare a vedere la vera luce).

Le regioni situate sul terzo livello del piano terrestre sono chiamate il «Paese del Crepuscolo». È qui che vengono gli spiriti egoisti e sensuali le cui anime non sono riuscite a raggiungere un grado superiore di sviluppo. Tuttavia, questi abitanti del Paese del Crepuscolo si situano a uno stadio superiore rispetto a quello degli spiriti «fantasmi» del piano terrestre, che sono letteralmente attaccati ai luoghi fisici della loro abitazione.

Il mio lavoro doveva cominciare proprio sulla terra, in quei luoghi che la gente chiama «case di piacere», benché nessun piacere sia più fugace, nessuna degradazione più sicura, di quelli che tali luoghi offrono anche durante la vita fisica. Potevo finalmente apprezzare il valore dell’insegnamento e dell’esperienza acquisiti durante il soggiorno nella Casa della Speranza. Ciò che una volta per me era una tentazione, ora non lo era più. Conoscevo troppo bene il prezzo da pagare per quel tipo di soddisfazione. È per questo che, controllando i mortali, come ebbi spesso l’occasione di fare, ero in grado di resistere alla tentazione di utilizzare i loro corpi per mia propria gratificazione.

Pochissime persone ancora in vita sulla Terra capiscono che gli spiriti possono (e molto spesso lo fanno) prendere completo controllo del corpo di un essere umano a tal punto che in quel momento egli non ha consapevolezza delle proprie azioni, come se il corpo non appartenesse più allo spirito incarnato bensì allo spirito disincarnato. Molti casi di follia passeggera sono da imputare all’influenza di spiriti bassi dai vili desideri che, approfittando della debole volontà di una persona sulla terra, arrivano a dominare lo spirito di questa persona e a utilizzarne il corpo. Questi fenomeni erano conosciuti da molti popoli antichi, che ne facevano oggetto di studio, insieme alle altre branche delle scienze occulte; ma nel diciannovesimo secolo, nella nostra arroganza materialista, ci consideriamo troppo istruiti per prenderli sul serio. Eppure, queste verità meritano di essere analizzate minuziosamente, eliminando la polvere con cui sono state ricoperte dalle generazioni successive.

Il compito che dovevo affrontare non sembrerà meno strano al lettore di quanto apparve a me all’inizio. La grande Confraternita della Speranza non è che una delle innumerevoli associazioni esistenti nel mondo spirituale per l’aiuto alle anime in difficoltà. Le loro attività si svolgono ovunque e in tutte le sfere, ed i loro membri sono in azione dalla sfera più bassa alla più alta che circondano non solo la terra ma l’intero sistema solare. Costituiscono lunghissime catene di spiriti in cui il fratello più piccolo è sempre assistito e protetto da chi si trova al di sopra di lui.

Quando l’assistenza della Confraternita era richiesta, al fine di sostenere un mortale o uno spirito in lotta contro il male, immediatamente uno dei fratelli, quello considerato più adatto, era inviato in suo soccorso. Veniva scelto un confratello che, nella sua vita terrena, aveva ceduto ad una tentazione simile, e ne aveva sofferto per le amare conseguenze e per i rimorsi. Generalmente, era la stessa persona a cui andavamo in aiuto ad aver espresso, a volte inconsciamente, il desiderio di superare la tentazione. Questa costituiva già di per sé una preghiera, che veniva percepita dal mondo spirituale. Accadeva anche che uno spirito, particolarmente affezionato ad un mortale in difficoltà, facesse direttamente appello alla nostra assistenza perché lo aiutassimo.

Il nostro compito consisteva nel rispondere alla chiamata controllando il mortale che dovevamo aiutare, fino al momento in cui sarebbe stato in grado di superare da solo la tentazione di fronte alla quale si trovava. In molti casi, dovevamo identificarci in modo così totale con il mortale che, per un certo tempo, condividevamo veramente la sua vita ed i suoi pensieri. In queste situazioni, in cui conducevamo per così dire una doppia esistenza, sentivamo una sofferenza profonda, che proveniva sia dalla nostra preoccupazione per la persona i cui pensieri diventavano i nostri, sia perché rivivevamo, in qualche modo, un capitolo della nostra esistenza passata, e ne provavamo di nuovo le pene, i rimorsi e le angosce.

Quanto al mortale posto sotto la nostra influenza, anch’egli provava nella sua coscienza, ma in grado minore, i sentimenti del nostro cuore, e riceveva in questo modo, per così dire, l’intuizione delle conseguenze future degli atti malvagi che era tentato di compiere. Nei casi in cui il controllo era completo, il mortale, se era sufficientemente sensibile, poteva avere l’impressione di aver già commesso, in una vita precedente o in un sogno dimenticato, ciò che noi stessi avevamo fatto nella nostra vita sulla terra.

Questa presa di controllo di un mortale da parte di uno spirito può essere effettuato in vari modi, sia in senso benefico che malefico. Coloro che si espongono sconsideratamente a una tale influenza, sia in conseguenza di una vita malvagia, sia per una curiosità frivola verso dei misteri troppo profondi per i loro spiriti superficiali, si accorgono a loro spese del fatto che gli spiriti bassi del piano terrestre - ed anche quelli delle sfere ancora più basse - possono a volte impadronirsi di un mortale e controllarlo, al punto che quest’ultimo diventa una marionetta nelle loro mani, e possono utilizzarne il corpo a loro piacimento.

Molti uomini e donne di debole carattere, che condurrebbero una vita pura e buona se vivessero in un ambiente sano, si trovano, per l’influenza di un ambiente cattivo, attirati nel peccato, di cui sono solo in parte responsabili dal momento che il loro corpo è controllato da spiriti; questi ultimi dovranno rendere conto dei peccati che hanno contribuito a far commettere. Dovranno pagarne il prezzo terribile perché, manipolando in questo modo il corpo di un altro, si rendono doppiamente colpevoli: peccando contro se stessi e trascinando un’altra anima nel loro peccato, precipitano in profondità dalle quali potranno riemergere solo dopo decine, se non centinaia, d’anni di sofferenza.

Nel mio lavoro, ho spesso avuto il modo di controllare dei mortali, ma sempre allo scopo di imprimere in loro il sentimento delle terribili conseguenze del peccato. Oppure, quando non controllavo il mortale che avevo in affidamento, ero a volte per lui come una guardia del corpo, e lo proteggevo contro l’influenza degli spiriti del piano terrestre che si aggiravano attorno a lui. A questi ultimi dovevo opporre tutta la forza della mia volontà respingendoli perché non entrassero in contatto con il mio protetto e non riuscissero ad influenzarlo. Tuttavia, se aveva permesso a questi spiriti bassi di controllarlo, questi arrivavano a proiettargli i loro pensieri e i loro suggerimenti, ma grazie alla mia presenza potevano farlo solo con difficoltà.

Anche se all’epoca lo ignoravo, e immaginavo di essere il solo responsabile della protezione di coloro che mi venivano affidati, in realtà ero solo l’ultimo anello di una lunga catena di spiriti che si aiutavano tra loro contemporaneamente. In questa catena, ogni spirito si situa ad un livello più avanzato di quello che si trova sotto di lui, e ciascuno deve rafforzare ed aiutare l’anello inferiore quando quest’ultimo si indebolisce o non è all’altezza del suo compito. La mia attività serviva anche ad insegnarmi il valore del sacrificio di se stessi. Essendo anch’io sul piano terrestre, potevo rendermi utile opponendo la mia volontà agli spiriti malvagi di quello stesso piano, nel quale degli spiriti più elevati non sarebbero stati in grado di penetrare. Inoltre, nel piano terrestre, potevo «associarmi» ad un mortale più facilmente di quanto avrebbe potuto farlo uno spirito più avanzato.

La mia missione consisteva nel trasmettere la mia esperienza all’uomo che proteggevo, sia tramite visioni durante il suo sonno, sia tramite pensieri ripetuti durante la sua veglia. Gli facevo sentire i tormenti del pentimento, il disgusto che avevo provato e che provavo una seconda volta quando glielo trasmettevo.

Questi sentimenti venivano trasferiti da me alla sua coscienza e alla sua anima, finché questa persona si sentiva quasi ossessionata dalle possibili terribili conseguenze dei peccati che desiderava commettere. Tornavo dalle mie missioni con la consapevolezza di aver impedito a molti mortali di cadere nelle trappole in cui io stesso ero caduto in passato. In questo modo, espiavo una parte dei miei peccati. Spesso venivo inviato a svolgere queste missioni, e sempre ne tornavo vittorioso.

Se, con meraviglia di coloro che hanno conosciuto il mio stato al momento dell’ingresso nel mondo spirituale, ho compiuto degli stupefacenti progressi, e sono sempre riuscito a resistere alle tentazioni, questo successo deve essere attribuito non tanto alle mie qualità quanto alla meravigliosa assistenza e al conforto che ricevevo dall’inalterabile amore di colei che era il mio buon angelo e la cui immagine veniva sempre a proteggermi dai pericoli. Quando nessun altro avrebbe potuto salvarmi, la voce di Bianca bastava ad allontanarmi da qualunque tentazione.

Quando non ero occupato ad aiutare qualche mortale, ero inviato a lavorare sul piano terrestre in mezzo a degli spiriti infelici che, proprio come me dopo la morte, vagavano ancora tra le tenebre. Mi presentavo a loro come membro della grande Confraternita della Speranza, munito della piccola luce stellata che costituisce il simbolo di quell’ordine. I suoi raggi dissipavano l’oscurità attorno a me, permettendomi di vedere gli sfortunati spiriti rannicchiati al suolo in gruppi di due o di tre, o accovacciati in un angolo, nella miseria più nera, e troppo disperati per interessarsi minimamente a chi li circondasse.

Dovevo attrarre la loro attenzione sulla possibilità di entrare in una Casa della Speranza simile a quella in cui ero stato, oppure indicavo loro il modo per darsi da fare aiutando coloro che li circondavano, ricevendo così la riconoscenza di spiriti ancora più disperati di loro. Ad ognuno di questi poveri spiriti sofferenti bisognava offrire un rimedio diverso, perché ognuno aveva, in funzione della propria esperienza, motivi personali per peccare.

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