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Capitolo 23 - Il palazzo dei miei antenati

Subito fuori della città vedemmo un superbo palazzo. La sua sagoma mi era ad un tempo familiare ed estranea. Tutto ciò che vedevo attraversando la città mi ricordava la sua replica terrestre, ma mi sembrava deformato e sporco, come in un incubo. Il palazzo che ora vedevo, e le sue terre, li avevo spesso contemplati durante la mia gioventù, e mi ero sentito fiero di appartenere alla discendenza di chi li aveva posseduti e abitati. Rivederlo lì in quello stato mi turbava profondamente. Tutta la sua bellezza era scomparsa, il suo marmo era sporco e coperto di muffe, le sue terrazze e le sue statue erano in rovina. La bella facciata era come agghindata da ragnatele nere e ripugnanti, segno dei crimini commessi tra le sue mura. I suoi bei giardini erano incolti, e vi spirava un vento pestilenziale. Con il cuore pesante seguii il mio amico all’interno.

Salimmo l’ampia gradinata esterna, e il portone a due battenti si aprì da solo per permetterci di entrare. Incrociammo numerosi spiriti che entravano e uscivano da quella porta. Tutti ci salutavano come se fossimo ospiti attesi. Fedele mi lasciò di fronte a una porta chiusa, e mi promise di tornare più tardi.

Mentre quella porta si apriva, i miei occhi furono colpiti dalla violenta luce rossa che vi era all’interno. L’atmosfera era rovente, soffocante come in una fornace, e all’inizio pensai che vi fosse un incendio. Poi la luminosità calò progressivamente, e si trasformò in un rosso scuro. Un banco di nebbia, di un grigio metallico, attraversò la stanza e portò con sé un soffio glaciale che mi avviluppò completamente. Quelle strane ondate di calore e di gelo erano emesse dalla duplice natura della persona che regnava su quel luogo. Alle sue passioni brucianti e insaziabili si univano il più freddo egoismo e una eccezionale intelligenza. Proprio come la sua vita terrena era stata costituita da un alternarsi di passioni violente e freddi calcoli, così ora le variazioni nel suo spirito si esprimevano negli stessi cambiamenti repentini tra il calore intenso e il freddo estremo. Sulla Terra, aveva asservito tutti gli esseri umani che erano sotto il suo potere; così ora spadroneggiava sugli esseri spirituali che formavano il suo entourage, e regnava su di essi nello stesso modo assoluto a cui era abituato in passato con i suoi subordinati.

Lo vidi in fondo alla sala, seduto su un trono attorno al quale erano disposte le insegne regali. I muri erano rivestiti dalle repliche spirituali di antichi arazzi, ora stracciati e scoloriti, che sembravano impregnati della putridume dei pensieri e del magnetismo di quell’uomo. Invece che scene di caccia, ninfe e dei del mare, recavano ora scene della vita di quell’uomo in tutto il loro orrore.

Le grandi finestre, attraverso le quali non entrava mai la luce del giorno, erano decorate con tende di velluto, che ora sembravano dei sudari. Le loro pieghe lasciavano intuire sagome scheletriche che sembravano spiare con un desiderio di vendetta. Erano le forme spettrali di coloro che quell’uomo aveva sacrificato alla propria voluttà e alla propria ambizione. La tavola era decorata con bicchieri d’argento, che scottavano al tatto, e vasi preziosi, grottesca parodia delle gioie terrene.

Al mio ingresso nella sala il signore di quel luogo si levò e mi salutò amabilmente. Riconobbi con terrore lo spirito di quell’antenato dal quale la nostra famiglia era stata così orgogliosa di discendere, e mi ricordai del suo ritratto a cui, mi era stato detto, somigliavo. Era senza dubbio lo stesso uomo, colui che, sul ritratto di famiglia, aveva i tratti del volto così belli e nobili. Ma come era divenuto orribile, a seguito della trasformazione che si era operata in lui dopo la morte! I suoi lineamenti erano segnati dalla vergogna e dal disonore, nonostante la maschera degli atteggiamenti regali dietro la quale cercava di dissimulare la sua depravazione. Tutti gli esseri umani, qui nell’Inferno, appaiono come sono veramente. Non hanno alcuna possibilità di celare nemmeno un atomo della loro bassezza, e quell’uomo era così basso spiritualmente! Anche se era vissuto in un’epoca di sensualità e violenza, si era distinto per i suoi peccati e per la sua crudeltà. Ora vedevo tutto ciò riflesso negli arazzi, e fui sconvolto all’idea che i nostri due caratteri avessero qualcosa in comune. Rabbrividii al falso e vuoto orgoglio di coloro che si gloriavano di discendere da una tale persona solo perché aveva posseduto un potere quasi regale.

Mi rivolse la parola, manifestando un interesse particolare poiché appartenevo alla sua discendenza. Mi dette il benvenuto, e disse che avrebbe desiderato che restassi con lui. Mi rivelò che grazie al misterioso legame della nostra parentela terrestre, a volte era stato in grado di influire sulla mia vita sulla Terra. Ogni volta che avevo provato il desiderio di essere, come lui e i miei antenati, tra i potenti della Terra, era stato attirato verso di me e aveva nutrito la mia arroganza e la mia ambizione, che erano simili alle sue. Era stato lui, mi disse, che mi aveva incitato a compiere certi atti, quelli dei quali oggi più mi vergogno. Aveva cercato di innalzarmi nel mondo, perché vi raggiungessi una qualche forma di potere e vi regnassi con l’intelligenza, visto che non potevo regnarvi con il potere politico come aveva fatto lui. Aveva sperato così di riacquistare attraverso di me la sua autorità sulla Terra, quale forma di risarcimento per il suo esilio in quel luogo di tenebre.

«Puah! - urlò - Questa è una casa piena di ossa e scheletri! Ma ora che sei arrivato per unirti a me, faremo qualcosa insieme per farci temere dagli uomini della Terra e costringerli all’obbedienza. Tu, nonostante sia figlio del nostro nobile lignaggio, mi hai spesso deluso, e temevo che alla fine mi saresti sfuggito. Sono anni che cerco di attirarti qui, ma le mie intenzioni sono sempre state sventate da una potenza invisibile. Ogni volta che ti credevo in mio potere, ti dibattevi fino a farmi perdere la presa. Ma io non mi lascio scoraggiare facilmente, e quando non potevo essere con te di persona, inviavo qualcuno per servirti... Ah ah ah! Servirti, è la parola giusta. Tu non devi più lasciarmi. Guarda quali piaceri ho preparato per te!».

Mi prese la mano (la sua sembrava resa bruciante dalla febbre) e mi condusse ad una sedia vicino al suo trono. Dopo aver brevemente esitato, mi decisi a sedermi accanto a lui, per vedere cosa sarebbe successo, sempre pregando dal più profondo del mio cuore di essere preservato dalla tentazione. Notai che non mi offriva né da bere né da mangiare (intuiva, probabilmente, che avrei rifiutato le sue offerte). Mi fece ascoltare però una dolce musica. Da quanto tempo ero privo della consolazione di quell’arte celeste, che aveva sempre esercitato su di me una così grande attrazione! Era una melodia lenta, lancinante e sensuale, come quelle che dovevano cantare le sirene per incantare le loro vittime. Nessuna musica terrena può essere allo stesso tempo così bella e così terribile, e lasciò nella mia anima un sentimento di paura e disgusto.

Poi comparve davanti a noi un grande specchio nero nel quale si vedevano delle immagini di vita terrena. Vidi me stesso controllare migliaia di anime con l’incanto magico di quella musica, eccitando grazie ad essa le passioni più vili e le più sofisticate, fino a che, affascinati, gli uomini avrebbero perso corpo e anima.

Allora il mio antenato fece apparire nello specchio delle nazioni e degli eserciti, che dominava spiritualmente, e su cui regnava come un tiranno grazie a un dittatore mortale. Mi disse che anche in questo ambito avrei condiviso la sua potenza. Poi mi vidi divenuto un grande pensatore, un genio della letteratura, che avrebbe sedotto gli uomini con il suo talento. Sotto la mia influenza, alcuni mortali avrebbero scritto dei libri, che sarebbero stati rivolti alla ragione e alla sensualità delle persone, che avrebbero avuto come effetto quello di rendere la società più tollerante e addirittura piena di ammirazione verso le idee più rivoltanti e gli insegnamenti più abominevoli.

Immagine dopo immagine mi mostrava come, avendo abbastanza forza di volontà, l’essere umano sulla Terra può essere utilizzato dagli spiriti infernali per soddisfare i loro desideri di potenza e di godimento sensuale. Su questo punto ne sapevo già abbastanza, ma non mi ero mai reso conto dell’ampiezza di un fenomeno così disastroso. Vedevo adesso il potere immenso che un tale essere avrebbe potuto avere, senza le barriere impostegli dagli spiriti delle sfere alte, dotati di una volontà forte quanto la sua. Quegli spiriti elevati li conosceva solo sotto forma di una forza invisibile che sventava continuamente i suoi piani, tranne nel caso in cui riusciva a trovare un mortale sensitivo talmente in armonia con la sua natura da diventare completamente uno con lui. In generale, quando un tale evento si verifica, l’abominio e la desolazione si abbattono sulla Terra per mano di uno di quei mostri trionfanti che hanno spesso disonorato la storia umana. Tali tiranni, grazie a Dio, diventano sempre più rari man mano che l’umanità e il Mondo Spirituale vengono purificati grazie all’insegnamento degli angeli delle sfere celesti.

Mi mostrò infine una figura femminile, di una bellezza talmente perfetta che mi alzai un momento per guardarla più da vicino e convincermi della sua realtà. Ma in quel momento si formò, tra me e lo specchio magico, una leggera bruma, che si trasformò nel volto di Bianca. L’altra donna, al confronto, mi sembrò improvvisamente di una volgarità ripugnante, in modo tale che l’illusione momentanea dei miei sensi scomparve, e mi apparve per quello che veramente era, per ciò che sono tutte le donne di quel tipo: delle sirene che tradiscono gli uomini, distruggono la loro anima e li precipitano all’Inferno, mentre loro non sono che creature senz’anima.

Il senso di disgusto che era nato in me turbò le onde dell’etere magnetico che serviva da supporto alla musica e alle immagini dello specchio e le fece scomparire. Mi ritrovai di nuovo solo con il mio tentatore. Mi spiegò che avrei potuto godere di tutte quelle delizie se fossi rimasto con lui e avessi accettato di divenire suo allievo. Ma le sue parole e le sue promesse non mi toccavano. Nel mio cuore provavo solo avversione nei confronti di tutto ciò, e desideravo profondamente liberarmi della presenza di quello spirito.

Mi alzai per andarmene, ma non riuscii a fare nemmeno un passo. Una forza invisibile mi immobilizzava. Con uno scoppio di riso sarcastico e trionfante, lo spirito mi gridò: «Vattene dunque, poiché rifiuti i miei favori e le mie promesse!». Non potevo muovere i piedi, e ero sopraffatto da un senso di inquietudine, anche perché il mio cervello ed il mio corpo erano come presi da una sonnolenza improvvisa e strana. Una nebbia sembrò avvilupparmi e stringermi in una morsa gelida, e dei fantasmi, giganteschi e dall’aspetto spaventoso, mi si avvicinavano sempre di più. Orrore! Erano i misfatti che avevo compiuto in vita, erano tutti i desideri ed i pensieri malvagi che mi erano stati ispirati in passato dall’uomo che si trovava vicino a me, che formavano ora un legame tra noi e mi tenevano legato a lui.

Alla vista della mia disfatta scoppiò in un riso selvaggio e crudele. Mostrandomi quelle forme inquietanti, mi invitò a considerare chi ero veramente io, che mi reputavo troppo puro per la sua compagnia. L’oscurità si impadroniva progressivamente della sala. I fantasmi mi assalivano ad ondate da ogni parte, sempre più neri e più orribili. Sotto i miei piedi si aprì una cripta profonda, simile a un pozzo, nella quale mi sembrò di vedere una massa formicolante di uomini che vi si dibattevano. Il mio terribile antenato non conteneva più la sua rabbia. Ordinò ai fantasmi che mi tormentavano di gettarmi nella fossa. Ma improvvisamente nell’oscurità risplendette una stella, e un raggio di luce scese verso di me. Mi ci aggrappai subito con entrambe le mani, come fosse una corda, e mentre la luce si diffondeva attorno a me, fui attirato verso l’alto, al di fuori di quel luogo terrificante.

Quando mi ripresi da quell’emozione, mi ritrovai all’aperto con Fedele e la mia guida orientale. Quest’ultimo faceva dei movimenti magnetici sul mio corpo, perché ero uscito da una battaglia che mi aveva provato e mi aveva sfinito. Con voce dolce e benevola, mi spiegò che aveva permesso che affrontassi quella prova perché la conoscenza della vera natura di quell’uomo mi servisse in avvenire da lezione e da protezione contro i suoi perfidi tentativi di asservirmi.

«Quando pensavi a lui con orgoglio ed ammirazione - mi disse -, motivate dal tuo essere suo discendente, il suo potere poteva continuare a influenzarti. Ma il tuo sentimento di avversione agirà da ora in poi come una forza che lo respinge, e devierà da te la sua influenza. La tua volontà, che è forte quanto la sua, sarà sufficiente a proteggerti da lui. Questa volta però, poiché non eri consapevole a sufficienza del pericolo, hai lasciato che seducesse i tuoi sensi e paralizzasse la tua volontà. Se non ti avessi soccorso, avrebbe potuto sottometterti al suo potere, anche se solo temporaneamente, e ciò ti avrebbe causato un grave danno. Di conseguenza, fai attenzione in questa sfera a non perdere ancora una volta la padronanza di te. Questa è la tua difesa più preziosa, e non devi permettere che nessuno te la tolga per tua distrazione. Ora ti lascio continuare il tuo pellegrinaggio, che terminerà presto. Sii coraggioso, la tua ricompensa verrà da colei che ami e che ti manda sempre i suoi più teneri pensieri».

Scomparve misteriosamente così come era comparso. Fedele ed io riprendemmo il cammino, chiedendoci quale sarebbe stata la nostra prossima esperienza. Cercavo di immaginarla quando due spiriti, che si davano un’aria di importanza, si avvicinarono a noi e ci chiesero se per caso fossimo membri della Confraternita della Speranza. Se lo eravamo, dissero, avevano un messaggio da trasmettere ad uno di noi, da parte di un amico della Terra. Affermavano di essere stati delegati a quel compito da una delle nostre guide. All’inizio ne fui piacevolmente sorpreso, e pensai subito a Bianca, sperando che fossero stati inviati da lei, perché non avevano l’aspetto degli altri abitanti di quel luogo. Il loro abito era di un grigio bluastro che formava come un alone attorno a loro, e faticavo a distinguere i loro visi. Ma quando ci riuscii, non potei impedirmi di arretrare, con una reazione di diffidenza. Attraverso il velo grigio bluastro che li copriva, potevo distinguere due spiriti dei più ripugnanti. Per avvertirmi, Fedele mi strinse il braccio, mentre chiedevo con prudenza quale fosse il messaggio.

«In nome del profeta – cominciò a dire uno dei due – dobbiamo dirti che la tua amica è molto malata. Ti prega di andarla ad incontrare subito sulla Terra, altrimenti, prima del tuo arrivo, il suo spirito passerà in una sfera nella quale non ti sarà possibile seguirla. Ora ti mostreremo il cammino più breve per raggiungerla».

Le loro parole mi ispirarono dapprima un grande spavento.

«Quando l’avete vista l’ultima volta?» chiesi con ansia.

«Nemmeno due giorni fa – risposero –. Dobbiamo condurti immediatamente da lei; anche la guida orientale, che ci ha inviato da te, è accanto alla tua amica».

La mia guida orientale mi aveva appena lasciato, e non mi aveva detto nulla della malattia di Bianca, quindi sapevo che mentivano; ma presi tempo e proseguii: «Datemi il segno segreto della nostra Confraternita. In caso contrario non posso venire con voi». I loro abiti vaporosi si dissipavano progressivamente, e potevo discernere sempre meglio i loro corpi deformi. Dal momento che non mi rispondevano, ma sussurravano tra loro, continuai:

«Se siete inviati dalla nostra guida, potete certamente fornirci la parola d’ordine della nostra Confraternita».

«Oh, certo, naturale che posso. Eccolo: la speranza è eterna», e sorrise con aria ipocrita.

«Bene! – dissi – Continua, voglio sentirlo fino alla fine».

Restò in silenzio, sorpreso. L’altro lo spinse ed egli borbottò qualcosa; poi proseguì: «La speranza è eterna e la Verità è…. ehm... cos’è, amico?».

«Inevitabile», disse l’altro. Li guardai entrambi amichevolmente. «Siete così intelligenti amici. Certamente ora potete mostrarmi il simbolo».

«Il simbolo? Diavolo, non ci hanno detto niente di un simbolo…».

«No? Allora devo essere io a darvelo».

Entrambi tesero le braccia verso di me. Vidi allora che uno di essi aveva un braccio avvizzito, e capii immediatamente a chi dovevo quella trappola. Arretrai e feci il segno sacro della Verità eterna ed universale. Alla vista di quel segno, caddero al suolo come addormentati. Li lasciammo a meditare sul loro fallimento, e mentre ci allontanavamo, chiesi a Fedele cosa ne sarebbe stato di loro.

«Si rialzeranno tra poco» rispose. «Hai provocato in loro uno shock che li ha gettati in uno stato di incoscienza per breve tempo, ma si metteranno presto alla nostra ricerca con una nuova macchinazione diabolica. Se li avessi seguiti, ti avrebbero condotto probabilmente nella palude e ti avrebbero lasciato lì a soffocare, sempre che non avessero previsto qualcosa di peggio. Devi sempre tener presente che sei nella loro sfera, e che possono esercitare su di te un grande potere malefico se lasci che ti guidino o ti dominino, tanto o poco che sia».

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