Capitolo 3 - La speranza - Errando sul piano terrestre - La visione spirituale
Non so per quanto tempo durò quello stato; mi parve durare molto, molto a lungo. Disperato restai là, seduto, quando intesi la dolce voce di Bianca che mi chiamava. Non riuscii a resistere al desiderio di alzarmi e seguire quella voce, nella speranza che mi conducesse da lei. Mentre mi allontanavo, il filo, che mi aveva così rigidamente trattenuto, parve allungarsi tanto che ne sentivo appena la resistenza. Attirato sempre più lontano, mi ritrovai infine in una stanza che riconobbi, malgrado l’oscurità che sempre mi circondava, essere quella di Bianca. In un tempo che sembrava ormai così lontano avevo trascorso ore felici in quel luogo. Bianca era seduta ad un tavolo, con un foglio di carta davanti a sé e una matita in mano. Chiamandomi per nome, disse:
«Carissimo amico, se mai ai morti è dato tornare, allora vieni da me e cerca, se puoi, di farmi scrivere qualche parola tua, anche un semplice sì o no in risposta alle mie domande».
Era la prima volta dal momento della mia morte che le vedevo quel leggero sorriso sulle labbra e quella luce di speranza negli occhi, quegli stessi occhi che tanto avevano pianto per me. Perché, dopo la mia morte, le preoccupazioni avevano reso il suo viso triste e malinconico, a testimoniare l’amore che aveva per me e del quale, ora più che mai, mi sapevo indegno.
Vidi poi vicino a lei altri tre personaggi che riconobbi come spiriti, ma molto diversi da me. Apparivano così splendenti e raggianti che riuscivo appena a guardarli; la loro vista mi bruciava gli occhi. Uno era un uomo alto, tranquillo, con un aspetto di grande dignità. Era chino su di lei con un atteggiamento di protezione come se fosse il suo angelo custode. Due bei giovani stavano accanto a lui. Riconobbi i due fratelli di cui spesso Bianca mi aveva parlato, morti quando erano molto giovani. Il loro ricordo era sempre rimasto nel suo cuore, e lei pensava spesso a loro come a degli angeli. Mi vergognai sentendo che mi guardavano. Cercai di coprire il mio viso e il mio corpo deforme con il mantello scuro che portavo. Poi, riprendendo coraggio, esclamai: «Non è stata Bianca a chiamarmi? Non deve essere allora lei il giudice del mio destino? È possibile che nessuna pena, nessun pentimento, nessuna opera, possa servire a espiare il mio debito? Non c’è proprio nessuna speranza dopo la morte?».
Una voce, che avevo già sentito vicino alla mia tomba, mi rispose: «Figlio del dolore! Non c’è forse sempre una speranza di perdono per il peccatore sulla terra? L’uomo non perdona chi gli ha fatto un torto, quando si pente e chiede perdono? E Dio dovrebbe mostrarsi meno clemente e meno giusto? Ma tu provi veramente rimorso? Cerca nel tuo cuore e vedi se lo provi per te stesso o per chi hai offeso e fatto soffrire».
In quel momento compresi che non provavo veramente rimorso. Soffrivo solamente; amavo e desideravo, nient’altro. Poi Bianca parlò nuovamente e mi pregò di provare a scrivere qualche parola tramite la sua mano, se fossi stato lì e in grado di sentirla, per sapere se ero vivo e se pensavo ancora a lei. Con l’emozione che mi soffocava, mi avvicinai per cercare di muovere la sua mano o almeno per toccarla, ma lo spirito imponente si mise tra noi e fui obbligato ad indietreggiare. Poi quello spirito mi rivolse la parola:
«Dimmi cosa vuoi dirle ed io muoverò la sua mano. Faccio questo nel suo interesse e per l’amore che ha per te».
A quelle parole, un’onda di gioia mi sommerse, e desiderai prendere la mano di quel nobile spirito per baciarla. Ma la mia si bruciò a contatto con il suo fuoco. Non potei far altro che inchinarmi davanti a lui, pensando che dovesse essere un angelo.
Bianca parlò nuovamente: «Sei qui caro amico mio?» «Sì», risposi; allora vidi lo spirito mettere la propria mano sulla sua, e lei scrisse la parola «Sì». La sua mano si muoveva lenta ed incerta come quella di un bambino che impara a scrivere. Ah! il suo sorriso... come era felice!
Mi fece altre domande e come prima la sua mano scriveva le mie risposte. Mi chiese se vi fosse qualcosa che avrebbe potuto fare per me e se io avessi un desiderio che lei avrebbe potuto soddisfare. Risposi: «No, non ora». Le feci sapere che mi sarei allontanato, e che non l’avrei più infastidita con la mia presenza. Doveva cercare di dimenticarmi.
Mentre parlavo, il mio cuore ferito era pieno d’amarezza, ma la sua dolce risposta toccò la mia anima: «Non parlarmi così, perché io vorrò essere sempre, come in passato, la tua amica più fedele e più cara. Dal momento della tua scomparsa, il mio solo desiderio è stato ritrovarti e parlarti di nuovo». E io risposi, in lacrime: «È stato anche per me il più profondo desiderio».
Mi chiese se sarei tornato, ed io promisi di farlo. Dove non sarei andato per lei e cosa non avrei fatto! Allora lo spirito luminoso disse che la nostra comunicazione era durata abbastanza. Glielo fece scrivere e le consigliò di andare a riposarsi.
Mi sentii, ancora una volta, attratto verso il corpo fisico, verso l’oscuro cimitero; però la mia desolazione era scomparsa e nel mio cuore si era accesa una scintilla di speranza: sapevo che sarei tornato dalla mia amata e le avrei parlato nuovamente.
Ma qui scoprii che non ero più solo. I due spiriti, i suoi fratelli, mi avevano seguito. Mi parlarono. Non scriverò tutto quello che mi dissero. Mi esposero chiaramente quella che era la distanza spirituale tra me e la loro sorella, e mi chiesero se veramente desiderassi tormentare la sua giovane vita con la mia oscura presenza. Se l’avessi abbandonata, col tempo mi avrebbe dimenticato, ed avrebbe pensato a me come ad un caro amico. Se l’amavo veramente, certamente non avrei voluto rendere tutta la sua vita solitaria e malinconica a causa mia. Risposi che l’amavo, non avrei mai potuto lasciarla, e mi era insopportabile pensare che un altro avrebbe potuto amarla quanto l’amavo io.
Mi ricordarono allora il mio passato, e mi chiesero come potevo immaginare di unirmi alla sua vita così pura, anche se in modo esclusivamente spirituale. Come potevo sperare di ritrovarla, una volta che anche lei fosse morta? Bianca apparteneva ad una sfera radiosa che mi sarebbe rimasta a lungo inaccessibile. Non sarebbe stato meglio per lei, e più nobile da parte mia, lasciarla perché potesse dimenticarmi, piuttosto che cercare di preservare un amore che le avrebbe causato sofferenza? Esitando, risposi che lei mi amava ancora.
«Sì – risposero –, lei ama la tua immagine che porta nel cuore e che, nella sua innocenza, ha idealizzato. Ma credi veramente che ti amerebbe ancora se conoscesse tutto il tuo passato? Non fuggirebbe lontano da te, spaventata? Dille la verità. Permettile di scegliere di liberarsi di te. Così mostrerai di amarla di un amore vero. Non cercare di ingannarla incatenandola ad un essere come te. Se la ami davvero, pensa a lei ed alla sua felicità, non solo a te stesso».
Allora la speranza si spense in me. Provai una vergogna ed un dolore estremi, e mi chinai, con la testa che toccava terra, riconoscendo di essere vile ed indegno di lei. Come in uno specchio, vidi come sarebbe diventata la sua vita se l’avessi liberata della mia presenza: avrebbe conosciuto la felicità con un uomo degno di lei, mentre con me sarebbe stata immersa nella tristezza. Per la prima volta nella mia vita, detti più importanza alla felicità di qualcun altro che alla mia. L’amavo e desideravo la sua felicità e dissi loro:
«Che sia così. Ditele la verità, ma permettetele di dirmi una parola d’addio. Poi mi allontanerò da lei e non oscurerò più la sua vita con l’ombra della mia».
Ritornammo da lei e vedemmo che dormiva, sfinita dal dolore della mia perdita. Li pregai di permettermi di darle un bacio, il primo e l’ultimo che le avrei mai dato. Rifiutarono, dicendo che era impossibile, il contatto con me sarebbe stato sufficiente a rompere per sempre il filo che ancora la manteneva in vita.
Dopo averla svegliata, guidarono la sua mano come la volta precedente. Ero vicino a loro e ascoltavo ogni parola cadere come un chiodo sulla bara nella quale sotterravano per sempre la mia speranza di rivederla. Bianca continuò a scrivere come in sogno, fino a che non le fu raccontata tutta la storia della mia vita ignominiosa, e fino al momento in cui dovetti dirle personalmente che tra noi tutto era finito, che lei era libera dalla mia presenza peccatrice e dal mio amore egoista. Le dissi addio. Quelle parole che mi uscivano dal cuore erano come gocce di sangue. Caddero come ghiaccio sul suo cuore e lo annientarono. Poi mi voltai e la lasciai. Andandomene sentii, non so come, che si rompeva la corda che mi legava alla mia tomba ed al mio corpo terreno. Ero libero, libero di andare dove volevo, solo con la mia disperazione.
Cosa avvenne allora? Lacrime di riconoscenza mi vengono ancora agli occhi ricordandolo e riesco appena a scriverlo. Lei, che pensavamo così debole a tal punto da credere che avremmo dovuto decidere noi per lei, mi richiamò con la forza di un amore al quale nessuno può opporsi. Non avrebbe mai potuto abbandonarmi, disse, fino a quando l’avessi amata:
«Non m’importa del tuo passato, anche se sei nel profondo dell’Inferno non cesserò d’amarti e cercherò di seguirti. Pretenderò di avere, in nome del mio amore per te, il diritto di assisterti e consolarti, finché nella Sua Grazia Dio potrà perdonare il tuo passato e liberartene».
Scoppiai in lacrime, come un uomo dal cuore indurito toccato da una mano amorevole. Tornai vicino a Bianca e mi inginocchiai vicino a lei. Non mi permisero di toccarla. Ma lo spirito raggiante di pace e bellezza che la proteggeva come suo angelo le mormorò che la sua preghiera era stata ascoltata, e lei avrebbe dovuto guidarmi verso la Luce. Poi la lasciai. Allontanandomi vidi la forma di un angelo che scendeva dal Cielo per confortare lei che per me era un angelo di luce. La lasciai in compagnia di quegli spiriti e me ne andai, in attesa che la sua voce mi richiamasse vicino a lei.
Bianca si svegliò il mattino seguente, dopo un breve sonno che quegli spiriti benevoli fecero scendere su di lei. Andò da un uomo che aveva conosciuto durante la ricerca che aveva intrapreso per trovare un mezzo di comunicazione con me. Se ciò che le avevano raccontato di quelle persone che chiamano spiritualisti o medium era vero, lei sperava, tramite il loro aiuto, di potermi parlare di nuovo. Spinta da coloro che vegliavano su di lei, era andata a trovare quell’uomo, conosciuto come medium e guaritore. Da lui aveva appreso che poteva scrivere dei messaggi che provenivano dall’aldilà, se si sforzava di farlo con costanza. Ma ciò io lo seppi solo molto più tardi. All’epoca, mi sentivo semplicemente richiamato da lei, il cui potere su di me era veramente grande. Mi ritrovai così in una piccola camera, così mi parve per quello che potevo debolmente vedere. Dico «debolmente» perché per me tutto era ancora oscuro, ad eccezione di ciò che era intorno alla mia amata per via della luce che lei emanava.
Bianca si era recata da quella brava persona ed era la sua voce che mi aveva attirato. Gli raccontò ciò che era successo la notte precedente, gli spiegò che mi amava e desiderava dedicare a me la sua vita, se questo fosse stato il modo in cui avrebbe potuto aiutarmi. Quell’uomo le disse delle parole così confortanti che ancora oggi lo ringrazio per la speranza che mi trasmisero. Le spiegò che il legame con il corpo terreno si rompe alla morte, e che io ero libero di amarla, come lei era libera di amarmi. Mi disse che nessuno più di lei poteva aiutarmi a crescere, perché il suo amore mi avrebbe dato più consolazione e speranza di chiunque altro, e avrebbe illuminato il mio cammino di pentimento.
Lei aveva il diritto di dedicarmi il suo cuore, perché il mio amore per lei era stato puro e vero, e il suo amore per me era più forte della morte stessa, dal momento che aveva superato la barriera del trapasso. Quell’uomo era profondamente buono. Mi aiutò a dire a Bianca delle cose che il mio cuore ferito e ancora pieno di orgoglio non aveva osato dirle la notte precedente. Tramite lui mi fu possibile spiegarle ciò che il mio passato aveva di scusabile, anche se sapevo che nulla può giustificare i nostri peccati. Mi permise di dirle che, nonostante il male che avevo commesso, lei per me era stata un essere sacro amato con un amore che non avevo provato per nessun’altra persona. La tranquillizzò e la confortò con una gentilezza per la quale ancora lo benedico. Lo lasciammo con il cuore gioioso e pieno di speranza e accompagnai Bianca fino a casa sua.
Giunto alla sua abitazione, vidi che i suoi fratelli e lo spirito che la proteggeva avevano innalzato una nuova barriera. La circondava una muraglia invisibile che non riuscivo ad attraversare. Non ero in grado di seguirla o di avvicinarmi a lei. Decisi allora di tornare da quella brava persona per vedere se poteva aiutarmi. Il mio desiderio parve riportarmi indietro, perché ben presto mi ritrovai a casa sua. Anch’egli divenne consapevole della mia presenza. Vidi che capiva in parte ciò che gli dicevo. Afferrava semplicemente il senso di ciò che desideravo dirgli. Mi raccontò molte cose che mi riguardavano, e che non scriverò.
Mi assicurò che tutto sarebbe andato per il meglio, se avessi avuto pazienza. Le barriere spirituali, che i fratelli della mia amata proiettavano intorno a lei, avrebbero potuto essere da lei eliminate in qualsiasi momento e nessuna barriera avrebbe potuto estinguere il suo amore per me. Dovevo semplicemente cercare di comprendere le realtà spirituali e lavorare per progredire. Il dislivello esistente tra la mia amata e me sarebbe diminuito e infine sarebbe scomparso. Consolato, lo lasciai e mi allontanai... verso dove? Lo ignoravo.
Cominciai a prendere vagamente coscienza del fatto che altri esseri, che percepivo appena, vagavano attorno a me. Mi sentivo così solitario e abbandonato che desiderai tornare alla mia tomba, il luogo che fino a quel momento mi era più familiare. Quel pensiero bastò a ricondurmici. I fiori che Bianca aveva portato erano appassiti. Lei era rimasta due giorni senza venire alla mia tomba. Da quando mi aveva parlato, aveva dimenticato quel corpo che riposava sotto terra. Era meglio, per me e per lei, non pensare ad altri che allo spirito vivente. Anche quei fiori appassiti mi parlavano del suo amore. Cercai di prendere una rosa bianca per tenerla con me, ma non riuscii a toccarla: la mia mano scorreva su di essa come se fosse un semplice riflesso.
All’estremità della mia tomba si alzava una croce di marmo bianco. Su di essa notai i nomi dei due fratelli di Bianca. Scoprii allora ciò che nel suo amore aveva fatto per me: aveva voluto che il mio corpo riposasse vicino ai corpi di coloro che le erano più cari! Ne fui così commosso che lacrime di gratitudine colarono come rugiada sul mio cuore, dissipando qualsiasi amarezza.
Sentendomi solo, mi alzai e mi spostai tra le ombre nere che circolavano. La maggior parte di loro non guardava verso di me, come se non potesse vedermi. Tuttavia, tre di quelle ombre, che sembravano di un uomo e di due donne, mi superarono, poi, improvvisamente, si voltarono per seguirmi. L’uomo mi disse:
«Dove vai così spedito? Sicuramente sei arrivato da poco in questo mondo, altrimenti non avresti tutta questa fretta. Qui non c’è nulla di urgente da fare! Tutti qui sappiamo che abbiamo tutta l’eternità per errare». Poi si mise a ridere, di un riso così freddo e sarcastico che mi fece rabbrividire. Una delle donne mi prese per il braccio destro e l’altra per il sinistro e mi disse:
«Vieni con noi, ti mostreremo come godere ancora della vita anche se sei morto. Dal momento che non abbiamo più il corpo per divertirci, possiamo chiederne uno in prestito ad un mortale qualunque per un po’ di tempo. Vieni con noi, ti proveremo che le gioie non sono ancora finite».
Nella mia solitudine ero felice di aver trovato qualcuno con cui parlare. Anche se tutti e tre, in particolare le donne, mi sembravano estremamente repellenti, ero tentato di accettare la loro compagnia e di vedere cosa sarebbe successo. Mi ero voltato per unirmi a loro quando vidi in lontananza, simile ad un’immagine luminosa in un cielo scuro, il corpo spirituale della mia dolce Bianca. I suoi occhi erano chiusi come li avevo visti nella mia prima visione, ma le sue mani erano tese verso di me e la sua voce risuonava alle mie orecchie come un appello del Cielo: «Fa attenzione! Non andare con loro, non sono buoni. La loro strada ti porterà alla rovina!». Poi la visione scomparve. Come se mi svegliassi da un sogno, mi liberai di quelle tre persone per perdermi di nuovo nelle tenebre. Ignoro quale distanza abbia percorso e quanto tempo abbia camminato. Avevo tutto lo spazio che volevo per errare e fuggire lontano dai miei ricordi.
Infine, per riprendere fiato, mi sedetti a terra. Il suolo mi sembrava abbastanza solido per sostenermi. Vidi allora un chiarore che riluceva attraverso le tenebre, e mi avvicinai. Da una camera usciva un’intensa luce. I miei occhi abbacinati mi facevano male come se avessi guardato direttamente il sole. Non potendo sopportarla, pensai di andar via, ma una voce si levò: «Fermati, viaggiatore affaticato! Qui troverai dei cuori amorevoli e delle mani che desiderano aiutarti, che si tenderanno verso di te. Entra se vuoi vedere la tua amata, perché lei è qui e puoi parlarle».
Poi sentii - perché non potevo vedere niente - come una mano che mi tirava il mantello sulla testa per attenuare la luce accecante e per guidarmi verso la camera, dove mi sedetti in una grande poltrona. Ero così stanco e così felice di riposarmi! Una pace profonda regnava in quella stanza e credetti di aver trovato la strada del paradiso.
Poco dopo guardai e vidi delle dolci e nobili signore che mi sembravano degli angeli. Mi dissi: «Sicuramente ora sono in Cielo». La mia vista era tornata normale e vidi con gioia, tra quelle donne, Bianca in persona. Sembrava sorridere tristemente e teneramente, ma sapevo che non mi vedeva veramente. Una delle donne mi vide e con una voce calma mi descrisse a Bianca. Ella parve soddisfatta, perché le confermava ciò che le aveva detto il medium. Raccontò l’esperienza che aveva avuto con lui. Avrei voluto gridare che ero là, vivo, che l’amavo e credevo nel suo amore, ma una forza sconosciuta sembrava tenermi immobile.
Allora quelle signore cominciarono a parlare a lungo della speranza che esiste per un peccatore come me. Poi la voce che mi aveva condotto in quel luogo mi chiese se desiderassi che una di quelle donne trasmettesse un messaggio da parte mia. «Sì, risposi, mille volte sì!».
Parlai, e lo spirito mosse la mano della donna. Dissi alla mia amata che ero vivo e l’amavo ancora. La pregai di non dimenticarmi mai, di non smettere mai di pensare a me perché avevo bisogno di tutto il suo amore e di tutto il suo aiuto per mantenermi sulla strada giusta. Ero sempre lo stesso, ma molto indebolito e deforme. Rispose a ciò che avevo detto con delle parole così dolci che non posso trascrivere; per me sono troppo sacre, e resteranno per sempre sigillate nel mio cuore.
Il periodo che seguì quella esperienza fu per me un periodo di profondo sonno. Dopo aver lasciato quella camera e aver vagato per un po’, mi sentii talmente spossato che mi gettai al suolo in uno stato di incoscienza senza sogni. Che importanza poteva avere il luogo in cui riposavo se attorno a me tutto era oscuro?
Quanto tempo sia durato quel sonno non so dirlo. A quell’epoca non avevo alcun mezzo per valutare il tempo se non tramite la somma delle sofferenze e delle miserie che dovevo affrontare. Mi risvegliai da quel sonno più riposato e i miei sensi mi sembrarono più acuti di prima. Potevo muovermi più rapidamente. Le mie membra sembravano più forti, più libere. Sentivo adesso il desiderio di mangiare, desiderio che conoscevo per la prima volta da quando ero in quel luogo. Il bisogno divenne così forte che mi misi alla ricerca di un nutrimento qualunque, ma che per lungo tempo non riuscii a trovare. Scoprii infine qualcosa che somigliava a del pane secco. Non erano che poche croste, ma le mangiai con appetito e alla fine mi sentii sfamato. Apro qui una parentesi per dire che gli spiriti sentono fame e sete con la stessa intensità provata sulla terra. Anche se il nostro nutrimento non può essere visto da voi, come del resto i nostri corpi spirituali, per noi è ben reale. Se sulla terra fossi stato un ubriacone e un amante dei piaceri della tavola, avrei provato subito lo stesso tipo di appetito. Io, però, mi ero sempre accontentato di poco, riguardo al cibo. Se all’inizio ero addirittura disgustato da quelle croste secche, dopo una breve riflessione capii che non avevo alcun mezzo per procurarmi qualcos’altro. Ero come un mendicante e dovevo accontentarmi di un cibo da mendicante.
I miei pensieri tornarono di nuovo a Bianca, portando verso di lei il mio spirito, tornai perciò nella stanza dove l’avevo lasciata con le due donne. Questa volta fui in grado di entrare immediatamente e fui ricevuto da due spiriti maschili che vedevo debolmente. Sembrava fosse stata tesa una tenda, attraverso la quale distinguevo questi due spiriti, le donne e Bianca. Fui invitato a inviarle un messaggio. Ero profondamente desideroso di vedere se avrei potuto io stesso farle scrivere le mie parole, come aveva fatto il suo spirito protettore. Mi autorizzarono a provare, ma con grande delusione non riuscii. Bianca non sentiva nulla di ciò che dicevo. Dovetti allora trasmettere i miei pensieri alle due donne che erano con lei e farle scrivere per mio conto, come la volta precedente. Trasmesso il mio messaggio, mi riposai per un po’, osservando il volto raggiante della mia amata, simile a quello dei giorni felici del passato.
La mia contemplazione fu interrotta da uno dei due spiriti maschili, un giovane dall’aria seria, per quello che mi era dato di vedere. Mi parlò con una voce tranquilla e amichevole, dicendomi che se desideravo dettare io stesso le mie parole a Bianca, avrei fatto bene ad aggregarmi ad una confraternita di penitenti che, come me, desideravano seguire il cammino del Bene. Con loro, avrei potuto apprendere molte cose che ancora ignoravo, avrei acquisito la capacità di comunicare spiritualmente con Bianca, e avrei avuto anche il privilegio di poterle rendere visita sulla terra. Quella via di espiazione sarebbe stata molto dura, mi disse. Avrebbe comportato molte tappe, disseminate di grandi sofferenze, ma mi avrebbe infine condotto in un luogo pieno di felicità che ancora non potevo nemmeno immaginare.
Affermò, come aveva fatto il medium, che il corpo deforme che nascondevo ancora ansiosamente quando mi trovavo di fronte a Bianca, si sarebbe modificato in conseguenza delle trasformazioni del mio spirito. Se invece fossi rimasto ancora sul piano terrestre, dove ero in quel momento, probabilmente sarei stato presto attirato verso i luoghi dei miei antichi piaceri e, in quell’atmosfera di decadimento spirituale, avrei presto perso la forza di restare vicino alla mia amata. Inoltre, coloro che vegliavano su di lei si sarebbero visti costretti, per proteggerla, a impedirmi di avvicinarla. Al contrario, se fossi entrato a far parte di quella confraternita, mi sarei istruito e fortificato, tanto che dopo un certo tempo avrei potuto far ritorno sul piano terrestre senza alcun pericolo. Avrei infatti acquisito la forza di carattere necessaria per resistere alle tentazioni proprie di questo piano.
Con un crescente desiderio di sapere di più su questa confraternita, ascoltai le parole di quello spirito, e lo pregai di condurmici. Mi promise di farlo, ma mi spiegò che, perché ciò accadesse, sarebbe bastata la mia volontà:
«Se tu desideri andarci, puoi farlo immediatamente. Nel mondo dello spirito tutti sono liberi. Tutti vanno verso il luogo dove li conduce il loro desiderio. Se tu desideri coltivare le più alte aspirazioni, riceverai i mezzi per poterlo fare. Riceverai l’assistenza e la forza di cui avrai bisogno. Tu sei uno di coloro che non hanno mai capito la forza della preghiera. Ora imparerai che tutto deriva dalla preghiera sincera, che sia cosciente o meno. Tutti i desideri verso il Bene o verso il Male sono come delle preghiere e richiamano verso di te forze buone o cattive».
Poiché mi sentivo di nuovo spossato, mi consigliò di dire addio a Bianca per un po’ di tempo. Dovevo rimettermi in forza e permettere a lei di fare altrettanto, recandomi nel luogo di cui mi aveva parlato. Sarebbe stato bene anche che lei non avesse cercato di scrivere per tre mesi, perché i suoi poteri medianici erano stati messi a dura prova, e se non si fosse riposata si sarebbe presto molto indebolita. Quanto a me, avrei avuto bisogno di tutto questo tempo per studiare le cose più elementari indispensabili per usare i suoi poteri medianici.
Quanto fu difficile per tutti e due mantenere questa promessa! Ma Bianca mi dette l’esempio e io non potevo far altro che seguirlo. Come lei, volevo essere molto paziente e forte. Formulai la promessa che se il Dio che avevo dimenticato per così tanto tempo si fosse ricordato di me e mi avesse perdonato, avrei consacrato la mia vita e le mie forze a riparare le ingiustizie che avevo commesso in passato... così lasciai per qualche tempo il piano terrestre del mondo spirituale, che avevo così poco esplorato, ma nel quale in futuro avrei dovuto ancora affrontare molte prove.
Appena lasciai la camera in compagnia della mia nuova guida, mi voltai ancora una volta verso Bianca. Chiesi a tutti i buoni angeli ed al Dio che non osavo pregare per me stesso che la benedicessero e la serbassero per sempre sotto la loro protezione. L’ultima cosa che vidi furono i suoi occhi, che mi seguivano con una espressione d’amore e di speranza. Il ricordo di quello sguardo mi ha mantenuto sulla strada giusta in numerose occasioni difficili e dolorose.
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