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Capitolo 19 - Il muro di fuoco

Lo spirito che mi accompagnava nella spedizione aveva viaggiato in passato in quella sfera, ed era perciò qualificato come guida in quel Paese dell’Orrore. Mi disse che entro breve tempo avremmo dovuto separarci, perché ognuno di noi aveva la propria strada da percorrere. Tuttavia, in caso di necessità, ciascuno avrebbe potuto chiamare l’altro in aiuto.

Man mano che ci avvicinavamo alla barriera di fumo e fiamme, feci notare al mio compagno la sua stupefacente densità. Ero ormai abituato alla consistenza e alla solidità di tutto ciò che mi circondava nel mondo spirituale (che i mortali immaginano, a torto, come etereo e immateriale, invisibile all’occhio umano), ma quelle spesse nuvole di fumo, quelle lingue di fiamma ardente che si slanciavano verso l’alto, non corrispondevano per niente a come mi ero immaginato l’Inferno. Nel corso dei miei viaggi, avevo potuto vedere delle regioni oscure e desertiche, ma non avevo ancora visto del fuoco, e non pensavo di vedere delle fiamme reali. Per me, il fuoco dell’Inferno, non era che una metafora, che tentava di descrivere uno stato spirituale. Molti hanno insegnato questa teoria, che i tormenti dell’Inferno sono mentali e soggettivi, assolutamente non oggettivi. Esposi questi miei pensieri al mio compagno, che mi rispose:

«In un certo senso, entrambe le spiegazioni sono giuste. Il fumo e le fiamme sono provocati dalle emanazioni spirituali degli esseri che vivono dall’altra parte di quel muro. Mentre ai tuoi occhi, che percepiscono la realtà spirituale, appaiono come materiali e concreti, agli occhi di un mortale – che per miracolo visitasse in carne ed ossa questi luoghi – sarebbero invisibili. Quella combustione non contiene alcun elemento terrestre. Però non per questo è meno materiale, nel senso che qualunque cosa, terrestre o spirituale, è rivestita di una sorta di materia. La diversità dei livelli di densità materiale è illimitata. Se gli edifici e i corpi spirituali non fossero rivestiti di materia spirituale, non potrebbero esserti visibili. In effetti queste fiamme, emanazioni grezze degli spiriti decaduti di questa regione, hanno ai tuoi occhi un’apparenza ancor più solida che agli occhi degli stessi abitanti del luogo, per via della tua appartenenza ad una sfera più sottile».

Il nome spirituale del mio compagno era Fedele[11] e gli era stato dato per la sua lealtà nei confronti di chi aveva abusato della sua amicizia e infine lo aveva tradito. Non solo Fedele lo aveva perdonato, ma lo aveva anche aiutato quando il traditore era stato colpito dall’obbrobrio e disonorato, e biasimo e disprezzo per non dire la vendetta sarebbero stati giustificati anche agli occhi del mondo. Tuttavia, lungi dall’essere moralmente irreprensibile, Fedele era caduto, dopo la morte, nella sfera inferiore più vicina al piano terrestre, ma si era rapidamente elevato. Al tempo del nostro incontro, faceva parte della Confraternita, nella seconda sfera, quella nella quale ero arrivato da poco. Aveva già partecipato ad una spedizione nell’Inferno.

Ci avvicinavamo a un luogo simile al cratere di un mostruoso vulcano, più terribile di diecimila Vesuvi. Sopra di noi il cielo era nero come fuliggine, e se non fosse stato per la pallida luce delle fiamme, ci saremmo trovati nell’oscurità totale. Quando raggiungemmo il fuoco, notai che era una specie di baluardo di fiamme che circondava il paese, e chi avesse voluto entrarne o uscirne avrebbe dovuto attraversarlo.

«Vedi Franchezzo - disse Fedele -, ora dovremo passare al di là della barriera di fiamme. Ma non preoccuparti: finché il tuo coraggio e la tua volontà non verranno meno, e finché con la tua volontà manterrai lontane le particelle di fuoco, queste non potranno toccarti. Come le acque del Mar Rosso di fronte agli israeliti, si separeranno e potremo passare senza danni.

Uno spirito debole e pauroso non riuscirebbe ad attraversarle. Sarebbe respinto dalla forza delle fiamme che sono proiettate da una corrente di forte volontà emessa dagli spiriti potenti che regnano su questo luogo. Pensano di potersi proteggere così dall’intrusione di spiriti che provengono dalle alte sfere. Per noi però, che abbiamo un corpo più sottile, il fuoco, i muri, le rocce che troveremo in questa regione, non sono più impenetrabili della materia di cui sono fatti i muri della Terra; e come attraversiamo quelli, possiamo attraversare questi.

Più uno spirito è sottile, meno è legato alla materia; e contemporaneamente può influire meno direttamente su di essa, a meno di prendere in prestito della materia dall’aura di un medium. Qui come sulla Terra, se non ci fossimo rivestiti di una certa quantità di materia di questa sfera, non potremmo spostare gli oggetti senza utilizzare l’aura degli spiriti medium di questa sfera. Allo stesso tempo, poiché abbiamo dovuto far ciò per penetrare in questa sfera e renderci visibili ai suoi abitanti, vedremo che le nostre capacità spirituali superiori sono per così dire soffocate. Siamo quindi divenuti più vulnerabili alle loro tentazioni; la nostra natura inferiore sarà stimolata in molti modi e avremo bisogno di molta concentrazione perché non prenda il sopravvento e non se ne divenga succubi.

Il mio amico mi prese saldamente per mano e, «desiderandolo» intensamente, attraversammo indenni il baluardo di fiamme. In un primo momento confesso di aver provato paura, ma istantaneamente, una volta nel fuoco, concentrai tutta la mia volontà e mi accorsi che fluttuavamo in un tunnel nel mezzo delle fiamme. Stimai che lo spessore del baluardo variasse tra i 400 e gli 800 metri anche se il mio ricordo non è preciso, poiché tutta la mia energia era concentrata nell’allontanare da me le particelle di fuoco.

Emergemmo dalle fiamme dall’altra parte, nella notte più totale. Ci saremmo creduti nell’abisso senza fondo della desolazione, se non ci fossimo trovati su un suolo solido. Il cielo sopra di noi era coperto da uno strato opaco di fumi neri. Era impossibile farsi un’idea dell’estensione di questo paese, perché una nebbia grigia ce ne impediva la vista da tutti i lati; venni a sapere poi che la nebbia copriva tutta quella sfera. Vi erano, in alcune parti del paese, alte montagne, dalla cresta dentellata, formate da rocce nere, e in altre parti ampie e tristi distese desertiche senza vita. Altrove vi erano delle immense paludi dalle acque nere e fangose, popolate da ripugnanti creature striscianti, da mostri viscidi e da enormi pipistrelli. Vi erano anche immense foreste scure dagli alberi giganteschi e spaventosi, che catturavano e imprigionavano coloro che vi si avventuravano. Vidi, in questa sfera spaventosa, un gran numero di paesaggi di cui è impossibile descrivere l’orrore.

Mentre cercavamo di orientarci, i miei occhi si abituavano progressivamente all’oscurità. Riuscivo a vedere vagamente gli oggetti che mi circondavano. Di fronte a noi, vidi un sentiero che sembrava molto frequentato, a giudicare dalle orme che erano impresse nel suolo. Ci trovavamo in una pianura ricoperta di polvere e cenere, che rappresentavano, secondo me, la rovina e le speranze distrutte delle vite terrene degli abitanti di questa regione.

Seguimmo quella strada, e ben presto arrivammo a una porta monumentale costruita in pietre nere, sovrapposte senza grazia l’una sull’altra. L’entrata era chiusa da una immensa tenda, fatta con una stoffa che all’inizio scambiai per cotone. Avvicinandomi, notai con orrore che era intessuta di capelli, e era stata decorata con degli occhi. La cosa più spaventosa era che gli occhi sembravano vivi. Ci guardavano con un’aria supplichevole e seguivano i nostri movimenti come se cercassero di indovinare lo scopo della nostra visita.

«Ma questi occhi sono vivi?», chiesi a Fedele.

«Non hanno un’anima propria, ma hanno una vita astrale. Continueranno a vivere finché le anime alle quali appartengono vivranno nei corpi spirituali di coloro ai quali sono stati strappati. Questa è una delle porte dell’Inferno. Il suo guardiano ha la mania di decorarla così con gli occhi delle sue vittime. Tutti coloro che abitano questo luogo si sono resi colpevoli nella vita terrena delle peggiori crudeltà e del disprezzo più profondo della legge, della carità e della giustizia. E quando giungono qui, non fanno altro che cercare nuovi modi per soddisfare la loro sete di crudeltà. Qui però diventano a loro volta vittime di altri spiriti che, se non sono ancora più crudeli, li superano per intelligenza e volontà. Questa è la «Città della Crudeltà», e quelli che vi abitano ne eccellono. Gli spiriti miserabili ai quali appartengono questi occhi errano in questa regione desolata, o sono fatti schiavi, e la loro anima decaduta è sempre imprigionata nei loro corpi, mutilata e accecata. Tra gli occhi e i loro proprietari esiste un legame magnetico che anima i primi, e sarà così finché l’anima lascerà le proprie spoglie attuali e si innalzerà verso una sfera più elevata».

Mentre osservavamo quell’orrida porta, la sua tenda punteggiata di occhi vivi fu tirata da un lato da due esseri dall’aspetto bizzarro, metà uomini e metà bestie, che ne uscirono. Approfittammo dell’occasione per entrare, senza farci notare dal custode, una creatura gigantesca ed orribile dalle membra torte e deformi, che avrebbe fatto impallidire di paura il più cattivo orco delle nostre favole. Con risa e imprecazioni terribili, si precipitò sui due poveri spiriti che, tremanti di paura, uscirono rapidamente dalla porta e fuggirono. Né il portinaio né i due spiriti ci videro.

«Ma quelle creature, hanno un’anima? Hanno vissuto sulla Terra?» chiesi, indicando i due spiriti spaventati.

«Certo! - rispose Fedele -. Ma appartengono ad una categoria molto arretrata di selvaggi, di livello appena superiore a quello degli animali ed altrettanto crudele. È per questo che sono qui. È probabile che la loro unica possibilità di progredire sia quella di reincarnarsi in una forma appena superiore di vita terrestre. La loro esperienza qui, di breve durata, lascerà in loro tuttavia la sensazione che esiste da qualche parte una giustizia retributiva. Purtroppo però potranno formarsi un’immagine di Dio elaborata solo sul modello dei potenti che regnano su questi luoghi infernali, e di cui manterranno una vaga reminiscenza».

«Quindi tu credi alla dottrina della reincarnazione».

«Penso che per certi spiriti la reincarnazione corrisponda a una necessità, senza la quale non potrebbero progredire. Ma non credo che la reincarnazione corrisponda a una legge immutabile cui tutti gli spiriti siano sottoposti. Ogni anima che nasce sulla Terra possiede delle guide spirituali che, dalle sfere celesti, vegliano sul suo benessere e la educano con i mezzi che, in base alla loro saggezza, sembrano i migliori. Questi spiriti protettori (o angeli, come alcuni li definiscono) usano diversi metodi, in base alla scuola o alla tradizione alla quale appartengono. In effetti, mi hanno insegnato che non esiste un percorso unico per tutti gli esseri, né un solo modo di percorrerlo. Ogni scuola di pensiero (di cui si trova il riflesso imperfetto sulla Terra), ha la sua espressione perfetta e i suoi maestri più elevati nelle sfere celesti. Da lì le varie dottrine vengono trasmesse sulla Terra tramite gli spiriti delle sfere intermedie. Lo scopo di ogni scuola è identico, ma ciascuna di esse traccia una strada diversa per raggiungerlo. Gli angeli custodi vegliano sull’anima che è loro affidata, durante il periodo che può essere definito della giovinezza; questo periodo va dal momento in cui l’anima vede la luce della coscienza individuale fino a quando raggiunge, attraverso molteplici esperienze, lo stesso livello intellettuale e morale della propria guida spirituale, e può quindi a sua volta divenire essa stessa lo spirito protettore di un’anima appena nata.

Mi è stato insegnato anche che allo stadio iniziale, l’anima umana non è che un germe, piccolo e fragile come un comune seme terrestre. In realtà, è una scintilla dell’Essenza divina che contiene, in potenza, tutto ciò che l’anima completa sarà in futuro. Per propria natura è immortale e indistruttibile, poiché proviene dall’Immortale e dall’Indistruttibile. Ma proprio come il seme deve essere deposto nell’oscurità della terra per crescere, così l’anima in germe deve essere seminata nella materia corruttibile, dapprima nella sua forma inferiore (la materia terrestre), e poi nelle sue forme più elevate.

Alcune scuole di pensiero insegnano che l’anima progredisce più rapidamente se si reincarna più volte nella vita materiale, rinascendo ogni volta in una nuova forma per sperimentare ciò che non ha sperimentato o per espiare il male commesso in una incarnazione precedente. Quindi i seguaci di questa scuola vengono riportati nella vita terrena, e per loro ogni lezione deve essere appresa nel corso della vita terrena.

Non bisogna però concludere che tutti gli spiriti siano sottoposti ad un tale percorso. Esistono altre scuole che insegnano che le sfere spirituali offrono dei mezzi di educazione dell’anima assolutamente utili e efficaci quanto la sfera terrestre. Gli allievi di queste scuole non vengono quindi indirizzati verso nuove reincarnazioni. Per la loro crescita, ricevono piuttosto delle missioni da compiere nelle sfere basse, dove possono esaminare la loro vita terrena ed espiare gli errori commessi.

Poiché tutte le anime si differenziano per il loro carattere e la loro individualità, ognuna viene educata con il metodo ad essa più adatto. Altrimenti ne risulterebbe una monotona uniformità. Sono la molteplicità e i contrasti a rendere interessante e attraente la vita terrena e quella nelle sfere celesti.

In definitiva, mi è stato sempre consigliato di evitare di dedurre una regola generale applicabile a tutti gli spiriti partendo dall’esperienza di una sola delle varie comunità di spiriti incontrati qui. Anche durante questa nostra visita, non potremo ispezionare che una minima parte di questa vasta sfera di spiriti malvagi; eppure percorreremo una distanza superiore a quella corrispondente alla circonferenza del piccolo pianeta Terra dal quale proveniamo. Nel Mondo Spirituale esiste una legge secondo la quale i simili ricercano e vivono con i loro simili. Gli spiriti di natura completamente opposti si respingono in modo talmente potente da non potersi mai frequentare, né tanto meno possono penetrare nelle rispettive sfere. È per questo motivo che nel corso del nostro viaggio incontreremo solo spiriti con cui abbiamo caratteristiche comuni, sia per nazionalità che per temperamento».

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