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Capitolo 29 - Attraverso il cancello d’oro - La mia casa nel Paese del Giorno

Sulla Terra amavo guardare le nuvole nel cielo che formavano delle immagini, alle quali la mia fantasia dava vita. Dopo aver raggiunto la seconda sfera, potevo vedere continuamente in cielo nuvole incantevoli, luminose e morbide, che si evolvevano in mille forme e assumevano un’ampia gamma di colori tenui e gradevoli. Altri spiriti mi hanno detto che nel loro cielo non vedevano mai nessuna nuvola. Tutto era puro, di una bellezza serena. È senza dubbio così nella loro regione. Nel Mondo Spirituale, i nostri pensieri e desideri formano il nostro ambiente. Nel mio cielo esistono le nuvole perché io amo vederle, e ciò mi dà gioia.

Poco dopo il mio arrivo nella piccola casa del Paese del Mattino, cominciò a comparirmi una visione che, come un miraggio, vedevo fluttuare all’orizzonte, e che spariva quando cercavo di guardarla attentamente. Rappresentava un magnifico cancello forgiato in oro, che sembrava l’ingresso di una terra fatata. Tra me e il cancello scorreva un fiume di acqua chiara, mentre alberi di un verde straordinario, freschi e leggeri, formavano un arco su di esso e ne bordavano le rive. Ebbi questa visione molte volte; durante una di quelle visioni, mio padre mi raggiunse senza che lo notassi, e si fermò accanto a me. Mi toccò la spalla e mi disse:

«Franchezzo, quel cancello ti sta invitando ad avvicinarti e ad esaminarlo. È l’entrata al livello più elevato di questa seconda sfera, ed è oltre quel cancello che la tua nuova casa ti aspetta. Tu saresti potuto entrare già da tempo in quella dimensione, se il tuo amore per questa piccola casa non ti avesse reso felice di restare in questo luogo. Ora comunque sarebbe bene per te andare avanti, e vedere se le meraviglie di quella nuova terra non ti renderanno ancora più felice. Come sai io sono nella terza sfera, che è pur sempre più in alto della tua, ma più ti avvicini a me e più facilmente potrò venire a trovarti, e quindi nella tua nuova casa staremo insieme molto più spesso».

Fui così sorpreso da non poter rispondere per qualche tempo. Mi sembrava incredibile poter oltrepassare così presto quel cancello. Seguii però il consiglio di mio padre, dissi addio con dispiacere alla mia piccola casa - perché provo sempre molta affezione per i luoghi in cui vivo a lungo - e iniziai il mio viaggio verso quel nuovo paese. Il cancello brillava sempre di fronte a me, e non svaniva più come era successo in passato.

Nel Mondo Spirituale, dove la superficie del suolo non è curva come sui pianeti, gli oggetti non scompaiono all’orizzonte allo stesso modo, e cielo e terra non si fondono in lontananza. Vedete invece il cielo come un’ampia volta sopra di voi, e i livelli più elevati di una sfera sembrano altopiani che sorgono sulla sommità delle montagne che costituiscono il vostro orizzonte. Quando raggiungete quelle montagne, e vedete il nuovo paese che si apre di fronte a voi, vi sono sempre al suo orizzonte nuove montagne e nuove terre che sorgono più in alto di quelle che avete raggiunto. Potete così guardare giù, verso i livelli che avete superato, e vederle come una successione di terrazze, ognuna delle quali porta a quella inferiore e meno bella, fino a raggiungere il piano terrestre che circonda la Terra. Oltre quel piano, come possono vedere gli spiriti che hanno una vista ben sviluppata, vi è un’altra successione di terre disposte a terrazze, che portano all’Inferno. Quindi, si passa di livello in livello e di sfera in sfera, solo che tra ogni sfera esiste una barriera di onde magnetiche che respinge coloro che cercano di penetrarvi provenendo da una sfera più bassa, fin quando la loro condizione è in armonia con la sfera superiore.

Nel mio viaggio verso il cancello d’oro superai vari livelli di questa seconda sfera, le cui città e le cui residenze mi sarebbe piaciuto visitare e ammirare, se non fossi stato così desideroso di vedere la bella terra che era l’obiettivo che avevo sempre sognato. Sapevo inoltre che in ogni momento, nel mio percorso verso la Terra, avrei potuto esplorare quelle terre di mezzo, perché uno spirito può sempre all’occorrenza ritrovare i luoghi che desidera rivedere, e visitare i livelli inferiori al proprio.

Raggiunsi infine la sommità dell’ultima catena di montagne che mi separava dal cancello d’oro, e vidi aprirsi davanti ai miei occhi una terra di grande bellezza. Gli alberi agitavano i loro rami come in segno di benvenuto, ed i fiori sbocciavano dappertutto, mentre ai miei piedi scorreva il fiume scintillante, e oltre il fiume il cancello d’oro. Con un profondo senso di gioia nel cuore mi immersi nel fiume e lo attraversai a nuoto, e le sue acque ristoratrici si chiudevano sulla mia testa mentre mi immergevo e nuotavo. Non avevo badato al mio abito, e quando salii sulla riva opposta mi accorsi che era intriso d’acqua e sgocciolava, ma in pochi attimi divenne completamente asciutto; cosa ancora più strana, il mio vestito grigio con le sue tre bordature bianche si era tramutato in un altro, di un bianco accecante, con una bordatura e una cintura dorate. Al collo e ai polsi era chiuso da piccoli fermagli d’oro, e sembrava fatto di un tessuto finissimo. Facevo fatica a credere ai miei sensi. Continuavo a guardare tremante; con il cuore che batteva forte mi avvicinai a quel cancello meraviglioso. Lo toccai e si aprì da solo, e mi ritrovai su un’ampia strada bordata di alberi, e di piante e arbusti fioriti delle sfumature più delicate, come i fiori della Terra, ma molto, molto più belli, e di una fragranza che le parole non possono descrivere.

I rami degli alberi muovendosi mi davano il benvenuto, i fiori sembrava si girassero come per salutare qualcuno che li amava tanto, e ai miei piedi vi era un prato di soffice erba verde; in alto, il cielo era così chiaro, terso e bello, e la luce brillava tra gli alberi, come mai avevo visto sulla Terra. Di fronte a me si elevavano delle colline di un bel colore blu e porpora, e vedevo lo scintillio di un magnifico lago, dal quale si elevavano isolotti coronati dal verde di boschetti alberati. Alcune barche percorrevano lo specchio d’acqua, condotte da spiriti felici vestiti con abiti brillanti di molti colori diversi; proprio come sulla Terra, nella mia amata Terra del Sud, ma così diversi, così gloriosi, così liberi dalla sporcizia dell’errore e del peccato!

Mentre percorrevo la strada bordata di fiori, un gruppo di spiriti si avvicinò per salutarmi, e tra loro riconobbi mio padre, mia madre, mio fratello e mia sorella, assieme a tanti cari amici della mia gioventù. Agitavano in segno di saluto leggere stoffe color rosso, verde e bianco, e mentre mi avvicinavo cospargevano la strada con fiori di splendidi colori, e cantavano le belle canzoni della nostra terra quale benvenuto; le loro voci risuonavano armoniche nella dolce brezza perfettamente all’unisono. Mi sentivo sopraffatto dall’emozione; era una gioia troppo grande per uno come me.

Nel mezzo di quel meraviglioso spettacolo, i miei pensieri andarono verso colei che mi era così cara, e pensai: «Peccato non possa essere qui a condividere con me il trionfo di quest’ora; lei, al cui amore io debbo tutto, più di chiunque altro». Non appena ebbi quel pensiero, sentii il suo spirito vicino a me, per metà addormentato e per metà cosciente, libero per un breve istante del suo corpo terreno, e portata in braccio dal suo spirito protettore. Il suo abito era quello del mondo spirituale, bianco come quello di una sposa, e scintillante di pietre preziose. Mi volsi e la strinsi sul mio cuore; al mio tocco la sua anima si svegliò, e mi sorrise. La presentai allora ai miei amici come la mia promessa sposa, e mentre ci stava ancora sorridendo, la sua guida si avvicinò e gettò su di lei un ampio e largo mantello. La prese di nuovo sulle sue braccia, e come un bambino stanco sembrò cadere nel sonno, mentre lui la riconduceva nel suo corpo terreno, che aveva lasciato un momento per condividere e coronare questo supremo momento della mia gioia. E anche se ero nella gioia volevo che non se ne andasse, non riuscivo a pensare di non poterla tenere con me; ma la sua vita terrena non era giunta a termine, e sapevo che lei, come tutti, doveva percorrere il sentiero del suo cammino terreno fino alla fine.

Dopo il saluto a Bianca,[14] tutti i miei amici mi si affollarono intorno e mi abbracciarono, e mia madre - che non vedevo da quando ero un piccolo bambino - mi carezzò i capelli e coprì il mio volto di baci, come se fossi ancora il suo piccolino che aveva lasciato sulla terra tanti, tanti anni prima.

Mi condussero poi in una splendida villa, quasi nascosta dalle rose e dal gelsomino che ricoprivano i muri e si attorcigliavano attorno ai bianchi pilastri del portico, formando una cortina di fiori su un’intera facciata. Che casa meravigliosa! Era molto più di quanto meritassi! Le sue stanze erano spaziose, e ve ne erano sette, ciascuna adatta ad ogni fase del mio carattere o ai gusti che avevo coltivato.

La villa era sulla cima di una collina e dava sul lago, che si stendeva alcune centinaia di metri più in basso, con le sue calme acque increspate da correnti magnetiche, e in esso si specchiavano le colline circostanti; oltre il lago vedevo un’ampia valle. Proprio come si guardano dall’alto di una montagna le colline poste più in basso, e poi la scura valle posta a una quota ancora inferiore, così io guardavo giù dalla mia nuova residenza il susseguirsi delle sfere e dei livelli inferiori che avevo attraversato, fino al piano terrestre ed alla Terra stessa, piccola come una stella, molto lontana da me e molto più in basso. Pensavo, mentre la guardavo, che lì viveva la mia amata, e che quello era anche il mio campo d’azione.

Da allora mi sono seduto molte volte a guardare verso quella stella solitaria, con le immagini del mio passato che mi scorrevano davanti agli occhi durante le mie fantasticherie, e tutti i miei pensieri contenevano l’immagine di colei che era la mia stella polare.

L’ambiente dal quale potevo godere della vista della lontana Terra era la mia sala da musica, nella quale si trovavano strumenti di molti tipi. Le pareti erano ricoperte da festoni di fiori, e le finestre, che non avevano bisogno di vetri che bloccassero i dolci zefiri di quel meraviglioso paese, da morbide tende. Un caprifoglio, che era senza dubbio la stessa pianta la cui vista mi aveva allietato nel piccolo cottage del Paese del Mattino, inquadrava la finestra; su uno dei muri era appesa l’immagine di Bianca, incorniciata dalle sue rose di un bianco purissimo, che mi sono sempre sembrate il suo emblema. Anche qui ritrovai i miei piccoli tesori che avevo raccolto nei miei giorni oscuri, quando la speranza sembrava così lontana e l’ombra della notte era sempre su di me. La sala era piena di morbidi bouquet di fiori spirituali, e i mobili erano simili a quelli della Terra, avevano solo un’apparenza più leggera, più bella. Vi era un letto che amavo molto. Era sostenuto da quattro figure semi-inginocchiate di ninfe dei boschi, scolpite, sembrava, in marmo di un bianco purissimo, e più trasparente dell’alabastro; le loro teste erano coronate di foglie, e i loro abiti svolazzanti cadevano sulle loro forme in un modo così pieno di grazia e naturalezza che era difficile credere che non fossero vive. Era ricoperto di un tessuto morbido come piumino di cigno, di un colore oro pallido, così soffice che sembrava invitare al riposo; spesso mi sdraiavo su di esso, e guardavo lo splendido panorama, lontano fino alla debole stella della Terra, con tutti i suoi abitanti.

La stanza accanto era piena di quadri magnifici, belle statue, fiori tropicali. Pareva più un museo che una stanza; i quadri erano raccolti su uno dei muri di fondo, e le statue e i fiori formavano un primo piano straordinario. Vi era anche una nicchia con una fontana, con l’acqua cristallina che sgorgava e cadeva da una vasca piccola ad una più grande, con un mormorio che era alle mie orecchie come una melodia. Vicino a quella nicchia vi era una foto che subito mi attirò, perché vi riconobbi una scena della mia vita terrena. Era la foto di una calma serata di inizio estate, in cui Bianca ed io eravamo in barca sulle quiete acque di un fiume della Terra.

Il sole infuocato del tramonto si stava posando oltre una cortina di alberi, e nei nostri cuori vi era un senso di pace e riposo che aveva innalzato le nostre anime al Cielo. Guardai attorno a me, e vidi altre scene familiari, che ritraevano simili stati d’animo pieni di felicità, e non rievocavano alcuna amarezza.

Vi erano anche molte immagini dei miei amici, e scene del Mondo Spirituale. Dalle finestre avevo una vista diversa da quella della mia sala da musica. Vedevo altre terre ancora lontane, elevate, le cui torri, minareti e montagne brillavano attraverso una bruma trasparente, a volte dei colori dell’arcobaleno, a volte dorata, blu, o bianca. Mi piaceva passare da una vista all’altra, dal passato che era così chiaro, al futuro che era ancora velato ai miei occhi.

In questa sala dei quadri vi era tutto ciò che potesse far gioire gli occhi o il resto del corpo, perché i nostri corpi hanno bisogno di riposo proprio come i vostri sulla Terra, e ci piace riposare su un letto di piume, guadagnato con il nostro lavoro, proprio come a voi piace godere dei bei mobili che avete acquistato con il guadagno del vostro lavoro terreno.

Un’altra sala era destinata al ricevimento dei miei amici, e anche qui, come nella sfera inferiore, vi erano tavoli apparecchiati con trionfi di semplici ma deliziosi frutti, dolci, e altri tipi di cibo come da voi sulla Terra, ma meno grezzo, e vi era anche il delizioso vino frizzante del Mondo Spirituale di cui ho già parlato. Un’altra sala era piena di libri che riportavano le vicende della mia vita, e delle vite di coloro che ammiravo o amavo. Vi erano anche libri su molti argomenti, e la loro particolarità stava nel fatto che invece di essere stampati sembravano pieni di immagini, e guardandole parevano riflettere i pensieri di chi li aveva scritti in modo più eloquente delle parole. Qui inoltre ci si poteva sedere e ricevere i pensieri ispirati dei grandi poeti e letterati che abitavano la sfera superiore, ed io l’ho fatto, e ho scritto, sulle pagine bianche di un libro aperto davanti a me, dei poemi per colei che occupava gran parte dei miei pensieri.

Da quella sala passammo nel giardino e mio padre mi disse che più tardi, dopo che gli amici se ne fossero andati, mi avrebbe mostrato la mia camera da letto. Qui, come nella casa, i fiori erano dappertutto, perché ho sempre amato i fiori, che mi ispirano pensieri puri; vi era un terrazzo attorno alla casa, e il giardino sembrava quasi sporgersi sul lago, specialmente un angolo appartato circondato di felci e arbusti fioriti, e protetto sul retro da uno schermo di alberi. Quest’angolo divenne presto il mio preferito. Il suolo era ricoperto di un muschio verde e soffice, come non ne esiste sulla Terra, e fiori spuntavano dappertutto. Qui si trovava un sedile sul quale amavo sedermi, e guardare lontano verso la Terra, e fantasticare su dove potesse essere la casa di Bianca. Attraverso quei milioni di miglia di spazio i miei pensieri potevano raggiungerla, come i suoi erano in grado di raggiungermi, perché il legame magnetico del nostro amore ci legava, e nessun potere avrebbe mai potuto separarci l’uno dall’altra.

Quando ebbi visto e ammirato tutto, i miei amici mi riaccompagnarono in casa, e ci sedemmo per gioire della festa che per mio amore avevano preparato. Che festa felice fu quella! Brindammo alla salute e alla felicità di ognuno, bevendo di quel vino che non altera né ubriaca. I frutti erano deliziosi, così come i dolci; ogni cosa era stata creata dall’amore di qualcuno per me. Mi sembrava di provare troppa felicità; credevo di vivere un bel sogno dal quale mi sarei sicuramente risvegliato. Infine tutti i miei amici ci lasciarono; restarono solo mio padre e mia madre, e fui condotto da loro nelle stanze superiori della casa. Erano tre; due per gli amici che sarebbero venuti a trovarmi, e la terza era la mia, nella quale avrei potuto ritirarmi quando avessi desiderato riposare da solo in compagnia dei miei pensieri.

Entrando, ciò che mi colpì e stupì più di ogni altra cosa avessi visto fu il letto. Il rivestimento era di un puro bianco, con una bordatura di violetto pallido e oro, mentre ai piedi vi erano due angeli, scolpiti nello stesso bianco alabastro delle ninfe che ho cercato invano di descrivere. Erano molto più grandi di me o di qualunque altro spirito abbia visto, e le loro teste, e le ali aperte, sembrava quasi toccassero il soffitto. La posa di quelle due figure era perfetta nella sua grazia. I loro piedi sfioravano appena il pavimento, e con la loro posizione china, e le ali aperte, sembrava si librassero sul letto, come fossero appena giunti dalle sfere celesti.

Avevano uno forma maschile e l’altro femminile; l’uomo indossava un elmo e teneva in una mano una spada e nell’altra una corona. La sua figura era la perfezione della bellezza e della grazia maschile, e il volto aveva i tratti così ben tracciati da esprimere nel contempo forza e gentilezza. Tutta la figura mi trasmetteva un senso divino di calma maestà regale.

La figura femminile al suo lato era più piccola e delicata. Il volto esprimeva pienamente la purezza e la bellezza femminile. Gli occhi, grandi e dolci anche se scolpiti nel marmo, le lunghe trecce che ricadevano sulla testa e sulle spalle. Una mano reggeva un’arpa con sette stringhe, l’altra poggiava sulla spalla dell’angelo maschile, come se si sostenesse con la forza di lui, mentre il bel volto chino in avanti poggiava sul proprio braccio, e sulla testa portava una corona di bianchi lillà.

Il suo sguardo era di una tale squisita dolcezza, di una tale materna tenerezza, che sarebbe potuto servire da modello per quello della Vergine Maria. Gli atteggiamenti e le espressioni di entrambi erano la più perfetta realizzazione della bellezza angelica che avessi mai visto.

Mi volsi infine verso mio padre, e gli chiesi come quelle statue fossero giunte nella mia stanza, e perché erano rappresentate con le ali, dal momento che mi avevano detto che gli angeli non avevano in realtà delle ali che spuntavano dalla schiena.

«Figlio mio – rispose – queste statue sono un dono mio e di tua madre; vorremmo che pensassi a noi quando riposi sotto le loro ali, che rappresentano in forma materiale la protezione che avremmo sempre voluto darti. Sono rappresentati con le ali perché queste sono il simbolo delle sfere angeliche, ma se li guardi da vicino vedrai che non sono attaccate al loro corpo, sono invece come parte del loro abito; rappresentano il potere degli esseri angelici di elevarsi sulle ali del loro spirito. L’elmo e la spada scintillanti rappresentano la guerra, l’elmo la guerra dell’Intelletto contro l’Errore, l’Oscurità e l’Oppressione; la spada, la guerra che l’uomo deve combattere contro le passioni della sua natura inferiore. La corona simboleggia la virtù e la conquista del dominio su se stessi.

L’arpa nella mano della donna indica che è un angelo della sfera musicale, e la corona di lillà esprime purezza e amore. La mano che poggia sulla spalla dell’uomo indica che lei ricava la propria forza ed il proprio potere da lui e dalla sua natura più forte, mentre il suo atteggiamento ed il suo sguardo mentre si china sul tuo letto esprime il tenero amore e la protezione della natura materna della donna. È più piccola dell’uomo, perché in te gli elementi maschili sono più forti di quelli femminili. In alcune rappresentazioni gli angeli di natura maschile sono della stessa dimensione, perché in loro i caratteri degli elementi maschili e femminili sono bilanciati, ma con te non è così, quindi sono rappresentati con il femminile che dipende dall’aspetto più forte.

L’angelo maschio rappresenta il potere e la protezione; l’angelo femmina la purezza e l’amore. Assieme, mostrano la natura duale eterna dell’anima, e anche che una metà non è completa senza l’altra. Sono anche la rappresentazione simbolica dei due angeli custodi della tua anima, le cui ali, in senso spirituale, ti hanno sempre ricoperto della loro protezione».

* * *

Posso confessare che anche in quella bella casa a volte mi sono sentito solo? Avevo quella dimora, guadagnata con i miei sforzi, ma non avevo nessuno con cui condividerla, e ho sempre trovato che il piacere raddoppia se c’è qualcuno con cui condividere la propria gioia. La compagnia che più di ogni altra avrei desiderato era sulla Terra, e sapevo che avrebbe potuto unirsi a me solo dopo molti anni. In quel periodo Fedele era in un livello della sfera superiore alla mia, mentre Hassein era molto più in alto di entrambi noi. Perciò, anche se a volte potevo incontrarli, come pure i miei cari genitori, non vi era nessuno con cui potessi condividere la mia vita, nessuno che attendesse il mio ritorno a casa, e nessuno il cui ritorno io potessi attendere. Spesso ero sulla terra, e spesso con la mia amata, ma scoprii che per via della mia posizione avanzata nel Mondo Spirituale, non potevo restare laggiù tanto a lungo quanto desideravo. Il soggiorno nel mondo fisico sortiva sul mio spirito lo stesso effetto che avrebbe avuto il vivere in una atmosfera nebbiosa o in una miniera di carbone, e dovevo tornare spesso nella terra dello spirito per riprendermi.

Mi sedevo nelle mie belle stanze e pensavo: «Ah, se ci fosse qualcuno con cui parlare, qualche anima alla quale poter esprimere i pensieri che si affollano nella mia mente…». Fu così con grande piacere che ricevetti una visita di Fedele, e ascoltai ciò che era venuto a propormi.

«Sono venuto – mi disse – per conto di un mio amico che è appena arrivato in questo livello della sfera, ma che non ha ancora guadagnato una casa propria, perciò è alla ricerca di qualche amico più ricco di doni di quanto non sia lui. Non ha parenti qui, ed ho pensato che forse la sua compagnia ti farebbe piacere».

«Mi piacerebbe molto condividere la mia casa con un tuo amico».

Fedele scoppiò a ridere: «Può essere definito anche tuo amico, perché lo conosci. È Benedetto».

«Benedetto! – urlai con stupore e gioia – Ah! Allora è doppiamente il benvenuto. Portalo qui appena puoi!».

«Ma è già qui. È sulla porta; mi ha detto che non sarebbe entrato finché non fosse stato sicuro che tu sei veramente felice del suo arrivo».

«Nessuno potrebbe essere meglio ricevuto. Andiamo subito e facciamolo entrare».

Andammo così alla porta, dove lo vidi in attesa, con un aspetto molto diverso da quello che aveva l’ultima volta che ci eravamo incontrati, nella terribile città della sfera inferiore, dove era così triste, stanco e oppresso. Ora era luminoso; i suoi abiti, come i miei, erano del bianco più puro, e anche se sul suo volto c’era ancora una espressione di tristezza, vi era anche pace, e vi era speranza negli occhi che sollevò verso di me quando gli presi la mano e lo abbracciai, perché nella mia Terra del Sud noi abbracciamo coloro che amiamo e onoriamo. Fu con molto piacere che ci incontrammo - noi che avevamo molto peccato e sofferto - e ci ritrovavamo ora come fratelli.

Nella mia casa non fui quindi più solo, perché, quando uno tornava dalle proprie fatiche, l’altro era pronto ad accoglierlo, a salutarlo, a condividere la gioia e la cura e a parlare dei successi e dei fallimenti.

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