CAPITOLO 8 - La morte
Fu dopo un incidente in macchina, che ebbi a 21 anni, che iniziai ad avere una concreta, profonda e assoluta paura della morte. Forse perché l’avevo vista in faccia. Un volo di 20 metri lungo una scarpata con una cinquecento, la mia, di cui avevo perso il controllo guidando su una strada sterrata.
In ospedale mi avevano ricucita, senza anestesia che Dio li benedica! Con la scusa che un futuro medico può farne a meno (non l’ho mai capita). Erano solo due i punti, in testa, ma il cuoio capelluto è duro da bucare! Ricordo che mentre mio padre percorreva la strada fino all’ospedale più vicino io, abbarbicata a mia madre, le gridavo di non lasciarmi morire. Prima mai mi aveva sfiorata la paura di morire. Almeno così credevo o così ricordavo.
Il mio papà aveva voluto sempre che fossi tenuta lontano da ciò che di brutto vi poteva essere nella vita e anche la morte non era vista un gran bene nella mia famiglia. Pochi parenti, poche esperienze. Poca coscienza. Le risposte di Horward soddisfacevano la mia ragione, ma ogni tanto, sempre legata a qualche esperienza fisica inaspettata, scattava la molla della paura.
Ci ho lavorato tanto. Ci sto ancora lavorando. Ho trattato alcuni traumi subiti, ho rivissuto episodi in cui quel terrore si era insinuato in me. Ne ho preso coscienza e ho scaricato la parte emotiva connessa. Le parole di Horward hanno cominciato a farsi strada in tutto il mio essere e non solo nella mente. Ho cominciato a sperimentare un rapporto diverso con questa realtà soprattutto quando il mio papà mi confessò, due anni prima di lasciare il pianeta, che aveva paura di morire e mi chiese di aiutarlo, se potevo. Compresi che avevo di fronte a me una splendida opportunità e cominciai a rapportarmi con lui in un altro modo.
Oggi mentre scrivo la sensazione è di curiosità, il terrore è scomparso. Credo che la chiave stia nel fatto che ho conquistato un poco di consapevolezza che sono ed esisto e che il mio corpo fisico è uno strumento di crescita e comunicazione per questo tempo.
26 novembre 1978
D. - La differenza che c’è fra vari tipi di morte: la naturale e l’accidentale. Cosa succede immediatamente dopo queste morti nel mondo spirituale? Dove vanno a finire queste anime e qual è il loro comportamento?
H. - Tutte le morti violente vanno nel mondo astrale. Prima devono avere un passaggio, quello che voi chiamate Purgatorio, non perché loro si meritino il Purgatorio, ma perché non possono fare questo grande salto tutto in un colpo. La malattia ti spoglia man mano, anche se voi vi lamentate perché è lunga, vi prepara, per cui i corpi fisico, mentale, spirituale, eterico si preparano e si liberano poco a poco. Ricordatevi però che le morti violente non avvengono sempre per caso.
Infatti noi potremmo dire a tanti che si potrebbero preparare perché devono andarsene, ma come si può dire a uno che crede di essere in piena vita che il giorno dopo non ci sarà più? Quello come minimo o graffia il mio mezzo, o non dà nessuna importanza a quanto potrei dirgli. Perciò è meglio dare a lui una preparazione come faccio io, che non sto a dire che se ne debbono andare, ma gli do una preparazione e loro l’accettano di più e non sanno perché gliela do, in quanto non parlo tanto alla loro mente fisica, quanto al loro spirito.
D. - Tu la dai in modo che la possiamo capire?
H. - Si! Ma bisognerebbe che voi conosceste molto bene ogni parola occulta, allora capireste. Qualcuno qui mi ha detto: “Adesso ho capito quello che volevi dire. Io ero andato a casa e avevo pensato: quello ha detto delle grandi storie, mi ha raccontato tante cose che non ho capito”, poi qui mi ha ringraziato. Perciò, quando mi trovo a contatto con tale ignoranza, non posso parlare liberamente e apertamente come sarebbe bene fare. Parlo con degli immaturi, per cui non ho il coraggio; non che mi manchi il coraggio come spirito, non ho il coraggio per loro, non sarebbe una preparazione. Ecco perché sono contro questo. Le morti in massa si possono vedere bene prima che avvengano, dal momento che prima avvengono in astrale e dopo si realizzano in fisico, ma in questo non centra Dio, qui centra Satana.
L’uomo deve mantenersi puro di mente. Satana ha invece creato tante cose perché l’uomo mistifichi la sua personalità, per fare ciò che vuole e per fare la distruzione dei figli di Dio. Lui vuole distruggerli, perché sa che non vanno immediatamente dove l’uomo crede di andare, in quanto deve fare i suoi diversi passaggi e resta così ancora nell’eterico; perciò ancora incorporato nella Terra, ancora sotto il suo dominio.
Ecco perché vi dico sempre: cercate di aprire l’orizzonte della vostra mente il più possibile, quando c’è la vera verità guardatela bene in faccia per poter combattere tutto il resto, perché il male riesce sempre a mistificarsi. Siate sempre guardinghi.
28 ottobre 1981
D. - Molte persone, mancando di conoscenza, hanno paura della morte, come fare per aiutarle?
H. - La paura… l’ignoto è l’ignoto. Se avessero avuto certe esperienze, certe conoscenze, allora non sarebbe così. Però ricordatevi che pure i santi hanno avuto degli attimi di esitazione, perciò non potete meravigliarvi, bisogna pregare, bisogna aiutarli, perché più o meno si può dire è successo a tutti, questo tipo di spavento.
È come per il bambino quando deve nascere, sembra a voi incosciente ma spesso fa una fatica terribile e finché non fa il primo vagito è sempre in una condizione in cui potrebbe subire uno shock, mentre voi lo credete incosciente.
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