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La Premessa - La Nostra Famiglia di Vero Amore

천일국 주인 우리 가정은 참사랑을 중심하고… 맹세하나이다

La nostra famiglia, proprietaria della Cheon Il Guk [Nazione della Pace e dell’Unità Cosmica], giura… mettendo al centro il vero amore.

La famiglia è l’unica istituzione stabilita da Dio. Fu così sin dall’inizio della creazione, quando Dio chiamò i primi esseri umani ad essere fecondi e a moltiplicarsi (Gen 1:28) e diede ad Adamo Eva perché diventasse sua moglie (Gen 2:18, 24). Altre istituzioni, come ad esempio la chiesa e il sacerdozio, sorsero molto più tardi nel corso della storia. Le nazioni secolari stabilirono re e governi, mentre invece i profeti di Israele raccomandarono alla nazione di Dio che non avrebbe dovuto avere un re come le altre nazioni (1Sam 8:5-9), frutto di intrighi politici e non decretato da Dio (Os 8:4). Ma è la famiglia l’istituzione originale di Dio per gli esseri umani, la quale, se stabilita correttamente, costituisce l’ambiente in cui essi possono crescere in amore e realizzare il proprio scopo di vita. D’esempio è l’atteggiamento di Giosuè, che disse: «quanto a me e alla casa mia, serviremo il Signore» (Gs 24:15).

La maggioranza delle famiglie ha uno scarso senso dello scopo. Manca in esse un mission statement, una “dichiarazione d’intenti”, elementi che dovrebbero accompagnare la formazione di una famiglia. L’educatore Stephen Covey incoraggia le famiglie a riunirsi e a scrivere una dichiarazione di intenti della famiglia. Comunque, prima di trarre le nostre conclusioni, non sarebbe saggio chiedere a Dio, l’ideatore di questa istituzione, riguardo alla Sua intenzione per la famiglia? In effetti, lo scopo di Dio per la famiglia è più elevato e più luminoso di ciò che la maggior parte delle persone sogna.

Il Giuramento della Famiglia

La missione divina della famiglia è presentata nel Giuramento della Famiglia, testo scritto dal Rev. Sun Myung Moon il 1° Maggio 1994 – il 40° anniversario della Chiesa dell’Unificazione – e revisionato diverse volte da allora, il quale rivela gli scopi per cui tutte le famiglie dovrebbero impegnarsi. I suoi otto giuramenti forniscono un disegno dettagliato, affinché ciascuna famiglia diventi una vera famiglia.

Tutti noi conosciamo gli obblighi morali che hanno guidato la famiglia nelle diverse ere storiche, quali onorare i propri genitori e non commettere adulterio. Queste regole elementari rimangono come fondazione. Tuttavia, se le nostre famiglie devono diventare il giardino l’amore fiorisce e porta frutto, abbiamo bisogno di fare un salto nella nostra comprensione. Molte coppie gioiscono nel proprio amore, ma la loro crescita spirituale è lungi dall’essere completa. Il compiacimento può portare a dei disastri, quando un’improvvisa tempesta colpisce la famiglia. Una famiglia che si impegna ogni giorno a realizzare il Giuramento della Famiglia avrà la forza interiore e le risorse spirituali per superare le insidie che assediano da ogni parte la famiglia moderna.

Il Giuramento della Famiglia fu scritto in coreano e non vi è traduzione che possa esprimerne appieno il contenuto. Per questa edizione de I Valori della Vera Famiglia, ci siamo avvalsi della traduzione italiana del 2018. Inoltre, facciamo riferimento all’originale coreano quando è necessario spiegare in maniera più accurata il senso dei termini. È nostra speranza che, comprendendone in maniera più profonda il significato, ogni volta che reciteremo il Giuramento della Famiglia avremo un incontro significativo con la Parola divina.

Ci sono otto punti nel Giuramento della Famiglia, ognuno dei quali inizia con la stessa premessa: “La nostra famiglia… giura... mettendo al centro il Vero Amore”. Recentemente Padre Moon ha aggiunto una frase in più: “proprietaria della Cheon Il Guk (Nazione della Pace e dell’Unità Cosmica)”. Questa descrizione dell’essenza di una vera famiglia è il primo oggetto della nostra analisi.

La Famiglia

Che cosa costituisce una famiglia? La parola coreana 가정 (kajeong), “famiglia”, significa molto più che il semplice insieme di padre, madre e figli. Il nostro nucleo familiare contemporaneo, prodotto della vita delle città dell’epoca industriale, ha privato la famiglia di molta della sua ricchezza originale. Pensate alla famiglia tradizionale che vive in una piccola fattoria in Corea, o ad una famiglia in Africa, in Sud America o in qualsiasi cultura ancora legata alla terra. Tre generazioni vivono insieme, con i nonni che svolgono un ruolo attivo nella vita familiare, specialmente nella cura dei bambini quando i genitori lavorano nei campi. La famiglia trae il proprio sostentamento dalla terra, e ne condivide i frutti con le galline, le mucche e i maiali, che ronzano nel cortile. In casa c’è un altare dedicato agli dei, che proteggono la famiglia e portano la buona fortuna. Sulla collina vicina ci sono le tombe degli antenati. Essi sono inoltre ricordati e onorati sull’altare familiare o in una stanza speciale dedicata a loro. Possiamo così affermare che la parola famiglia include tutti questi elementi – sette in tutto.

Al primo posto ci sono le persone. Come verrà discusso riguardo alle Tre Grandi Sovranità (terzo punto del Giuramento), idealmente tre generazioni vivono insieme nella stessa casa.

La Casa

In seconda posizione consideriamo la casa familiare. La casa è l’ambiente nel quale la famiglia vive e prospera; essa inoltre mostra il volto della famiglia al mondo. Per questo motivo, la casa dovrebbe essere pulita e arredata in modo piacevole. I membri della Chiesa dell’Unificazione santificano la propria casa con il Sale Benedetto, per purificare l’ambiente da influenze spirituali negative dovute ai precedenti abitanti. Un piccolo altare santifica la casa, conferendo una buona atmosfera spirituale a tutti coloro che vi abitano.

In qualità di volto pubblico della famiglia, la casa mostra lo spirito della famiglia stessa. Una famiglia pulita e disciplinata mantiene l’ingresso e il giardino puliti e i prati sfalciati. Al contrario, una casa in cui la vernice si stacca dalle pareti e le erbacce regnano nel giardino mostra che al suo interno vive una famiglia disordinata e sciatta. Una casa pulita abbellisce il vicinato; è un modo con cui la famiglia aggiunge valore alla comunità.

Ogni casa dovrebbe avere un’area pubblica dove la famiglia accoglie gli ospiti. Anche un piccolo appartamento dovrebbe avere un piccolo salotto dove gli ospiti possono trovarsi a loro agio. Le persone con una casa spaziosa dovrebbero dedicare la loro migliore stanza per incontri di carattere pubblico. Un salotto può trasformarsi in una stanza per l’insegnamento o un luogo di preghiera. Vista in questa ottica, non è peccato possedere una grande casa, se essa viene utilizzata per la comunità. Padre Moon diede anche istruzione ai membri di esporre la bandiera della Chiesa dell’Unificazione e l’insegna “Chiesa Famiglia”, di fronte alla propria casa. D’altra parte, se la casa non riceve mai ospiti e viene solo utilizzata per uno scopo privato, la casa stessa protesterà di non essere messa in condizione di realizzare il suo scopo.

La Terra, la Proprietà e gli Animali Domestici

Il terzo elemento della famiglia è costituito dalla proprietà e dalla terra. Come per la casa, anche la nostra terra dovrebbe servire ad uno scopo più grande e non solo per il beneficio della nostra famiglia. Nelle società agricole, la terra era fonte di ricchezza e benedizioni. Quando essa veniva amata e curata, essa portava cibo e profitti. Oggi, la maggior parte di noi ha lasciato la terra. Tuttavia, ci dedichiamo all’impresa e accumuliamo proprietà e risorse. Nessuno può prosperare senza svolgere una professione, dedicando sudore e lacrime alla propria attività. Comunque, la nostra preoccupazione dovrebbe essere come la nostra famiglia possa realizzare il Giuramento della Famiglia attraverso le sue proprietà e le sue ricchezze.

Un aspetto essenziale della nostra dedizione come famiglia nel servire Dio e la Sua volontà è di offrire i frutti del nostro lavoro attraverso la decima. La fede di una famiglia si manifesta da come questa spende il suo patrimonio. Il principio che sta dietro la decima è che Dio è il Creatore e il Proprietario di tutte le cose. La nostra ricchezza appartiene a Lui. Quando offriamo un decimo del nostro guadagno, Dio lo accetta come se noi glielo offrissimo per intero. A quel punto, siamo liberi di spendere i rimanenti nove decimi per i nostri scopi personali.

La tradizione della decima è dimostrata in modo chiaro nella Bibbia. Essa iniziò con Abramo, il quale diede al sacerdote Melchisedec un decimo del bottino della battaglia vinta contro i re invasori (Gen 14:18-20). Giacobbe, a Betel, promise di offrire a Dio un decimo di ciò che possedeva, se fosse ritornato incolume ad Haran (Gen 28:10-22). La sua promessa a Dio gli spianò la strada al successo e al suo ritorno egli mantenne il suo voto (Gen 35:7). Paolo descrisse come l’azione di dare possa avere come effetto un beneficio al donatore: “chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà” (2Cor 9:6). Questo si applica in modo particolare a coloro che donano con fede la propria decima. La legge di Mosè specificava che chiunque, ricco o povero che fosse, avrebbe dovuto donare un decimo del suo raccolto al Tempio; questo decimo doveva essere costituito dai migliori frutti della terra (Deut 26). I vangeli riportano che Gesù elogiò la povera vedova che, nonostante la sua povertà, offrì più di quanto lei potesse permettersi con un cuore di preghiera e devozione (Lc 21:1-4). Oggi noi siamo alla presenza di Cristo, più importante del Tempio stesso (Mt 12:6). Non dovremmo forse offrire le nostre decime e le offerte richieste con un cuore desideroso e gioioso?

Il quarto elemento della famiglia sono gli animali domestici, gli animali e il giardino. Ci prendiamo cura dei nostri animali e loro diventano parte della nostra famiglia. Alcune persone condividono il proprio letto con il cane; in passato le povere famiglie contadine condividevano il letto con pecore e capre (2Sam 12:3). Gli animali domestici insegnano la responsabilità e il cuore di genitore ai nostri figli. Molte persone spendono le ore a curare il proprio giardino. Condividendo i prodotti del nostro giardino, possiamo rafforzare i legami di amicizia e d’amore con i nostri vicini e con i nostri amici.

La Presenza di Dio

Spostando la nostra attenzione dal piano terreno a quello celeste, il quinto elemento della famiglia è Dio. Dio non vuole limitarsi a guardare da lontano l’umanità, frutto del suo lavoro. Egli desidera abbracciare le vere famiglie e vivere insieme a loro (Ap 21:3).

Nel Principio Divino rivelato a Padre Moon, la dottrina della Base delle Quattro Posizioni, 사위기대 (sa-ui-kidae), spiega che Dio è un vero e proprio membro della famiglia. La Base delle Quattro Posizioni intende che la fondazione (kidae) per una famiglia stabile e prosperosa necessita di quattro (sa) posizioni o ruoli (ui): Dio, il marito, la moglie e i figli. Questi quattro ruoli definiscono la buona struttura (kidae) della famiglia1. Il detto “la famiglia che prega insieme, rimane insieme” allude a questo profondo principio di vita di una vera famiglia.

Famiglie secolari basate unicamente sull’impegno d’amore tra marito e moglie non corrispondono a questo modello e mancano di questa fondazione; di conseguenza, è raro che rimangano integre e floride per lungo tempo. Persino alcune famiglie orientali, in cui il matrimonio è sostenuto dall’autorità dei genitori, mancano di questa fondazione; quindi, spesso crollano nel lasso di tre generazioni. Le famiglie che hanno una forte fede religiosa hanno maggiori risorse per mantenere la loro famiglia stabile e in salute.

È desiderio di Dio che noi stabiliamo la Base delle Quattro Posizioni all’interno della nostra famiglia. A supporto di ciò, possiamo avvalerci della saggezza della lingua cinese. Padre Moon considera la formulazione di molti caratteri cinesi imbevuta di rivelazione divina. Noi faremo spesso riferimento ad essi in questo libro. Consideriamo il carattere cinese per la parola peccato, 罪 (죄, choe). Esso è composto dal carattere 非 (비, bī) che significa “no”, e dal carattere 四 (사, sa), “quattro”.2 Quindi, peccare significa mancare nel realizzare la Base delle Quattro Posizioni. L’etica tradizionale coreana e cinese, basata sul Confucianesimo, considera la famiglia la base dell’ordine sociale e il mancare di rispetto alla propria famiglia come uno dei peggiori peccati. Anche noi possiamo riconoscere che, quando una famiglia non mette Dio al suo centro, scaturirà inevitabilmente ogni tipo di male.

Il termine cinese per punizione o giudizio è 罰 (벌, bŏl). È composto dai caratteri 四 (사, sa), “quattro”, 言 (언, ŏn), “parola” e 刀 (도, dō), “spada”.

Dio giudica con la Sua parola, che è “viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio” (Ebr 4:12). Il carattere “quattro” indica ciò per cui le persone vengono giudicate: il giudizio è tale a seconda del grado a cui le persone falliscono nel realizzare la Base delle Quattro Posizioni nella propria vita.

Una vera famiglia realizza lo scopo di creazione di Dio, dando così a Dio la possibilità di adempiere la Sua antica speranza di vivere con i Suoi figli. Senza dubbio Dio desidera essere presente in gioia e in intimità in ogni famiglia. Tutto ciò inizia con il matrimonio, che è una trinità: Dio, marito e moglie. Dio dimora al centro della loro unione coniugale. Dio è partecipe nel concepimento dei loro figli. I figli, crescendo attraverso i Quattro Regni del Cuore e sperimentando così l’amore filiale, l’amore fraterno, l’amore coniugale e l’amore genitoriale (vedi terzo punto del Giuramento), continuano scambiare amore con Dio in dare e ricevere. Ciascun tipo di amore ha una diversa qualità e risuona con un diverso aspetto del cuore divino. Mentre la famiglia cresce verso la perfezione, anche Dio, dal canto Suo, sperimenta un certo tipo di crescita. Dio prova gioia nel vedere l’evolversi di una Sua manifestazione in una famiglia che incarna la Sua natura. Le vere famiglie che realizzano la Base delle Quattro Posizioni sperimentano questa profonda comunione con Dio come una gioia e felicità.

Mostriamo riconoscenza della presenza di Dio nella nostra famiglia in diversi modi. Quando ci svegliamo alla mattina, prima di mangiare i pasti, prima di addormentarci, salutiamo Dio. Ogni volta che ritorniamo a casa, salutiamo Dio. La nostra casa potrebbe avere una stanza riservata alla preghiera o un altare. In preghiera, condividiamo il nostro cuore con Dio e Lo ringraziamo per il Suo aiuto e sostegno. Siamo sicuri della Sua ispirazione e forza interiore. Questo vale in modo particolare quando dedichiamo noi stessi al lavoro di Dio nella nostra comunità.

Sostegno Spirituale

Il sesto e il settimo gruppo di partecipanti nella nostra famiglia sono gli antenati nel mondo spirituale e gli angeli. Ogni famiglia si dirama verticalmente attraverso le generazioni e almeno sette generazioni di antenati esercitano una diretta influenza spirituale sulla famiglia, nel bene e nel male. Visitano le famiglie spiritualmente, per cercare di concludere ciò che hanno lasciato incompiuto sulla terra. A questo proposito, siamo noi in posizione di aiutare i nostri antenati – facendo attento discernimento tra influenza mentale positiva e negativa. Nella tradizione coreana, come in molte altre culture, le famiglie salutano ogni giorno i propri antenati e vivono con un’attitudine di devozione alla loro memoria. C’è anche un posto a tavola dedicato a loro. Come famiglie di bontà, dovremmo renderli orgogliosi.

Nella cultura tradizionale, gli spiriti guardiani che proteggono la casa sono esseri angelici. Vivono con noi ancora oggi, anche se molte persone hanno cercato di eliminarle dalla propria mente. Ogni persona ha una guida spirituale, la cui missione è di aiutare e guidare l’assistito alla salvezza e alla maturità spirituale (Ebr 1:14). Queste guide sono sempre pronte e in cerca di modi per aiutarci; dovremmo quindi rivolgerci a loro frequentemente e chiedere il loro aiuto. Non dobbiamo però supporre che gli angeli siano così saggi da sapere tutto di noi, e che quindi ci faranno automaticamente trovare la strada migliore e avere successo. Hanno bisogno delle nostre indicazioni come loro partner soggetto. Per questo motivo, dobbiamo chiamarli e guidali verbalmente.

Gli angeli e gli spiriti buoni sono una grande fonte di potere e di saggezza. Ci donano costantemente ispirazione e guidano i nostri passi per compiere grandi cose. Dovremmo riconoscere con gratitudine il loro aiuto.

La famiglia è quindi una comunità che abbraccia il cielo, le persone e la terra – tre dimensioni interconnesse. Nella Bibbia, è scritto che la famiglia di Adamo viveva con Dio in una terra fertile, assieme ad animali ed angeli. La nostra famiglia è in un piccolo giardino dell’Eden, nel quale possiamo realizzare le Tre Grandi Benedizioni originali di Dio: siate fecondi, moltiplicatevi e abbiate dominio (Gen 1:28). Esse indicano per prima cosa la perfezione del carattere individuale, ovvero la crescita di ogni membro della famiglia verso l’unità con Dio; in secondo luogo, la moltiplicazione attraverso la costruzione di relazioni amorevoli con i genitori, con i fratelli e le sorelle, con il proprio sposo e con i figli; terzo, il dominio, che si realizza quando adoperiamo la nostra creatività nel prenderci cura della casa e del giardino, nel cucinare e nel pulire, per rendere la nostra casa un luogo di bellezza e di splendore.

Come a voler illustrare questo principio, il carattere cinese per benedizione (福) unisce il carattere “annuncio” (示) a sinistra e a destra una combinazione di caratteri che indicano Dio – rappresentato dal carattere “uno” (一), l’umanità – letteralmente rappresentata da una bocca (口), e la terra – un campo (田). Questo significa che le benedizioni arrivano quando la volontà di Dio si esprime in mezzo all’umanità e a tutte le cose3. Allo stesso modo, nella nostra famiglia tutte queste tre dimensioni dovrebbero prosperare e gioire insieme.

La “Nostra” Famiglia

Nella lingua inglese (lo stesso si può dire della nostra lingua italiana) si dice abitualmente la mia famiglia, la mia casa, i miei vicini. Invece, il Giuramento della Famiglia inizia con “La nostra famiglia”. Nostro (우리, ūri) è l’espressione usata di norma nella lingua coreana. In italiano, l’utilizzo dell’aggettivo mio, accostato alle parole di uso familiare, enfatizza il soggetto individuale; in coreano, l’utilizzo dell’aggettivo nostro enfatizza la dimensione collettiva. “La nostra famiglia” ci ricorda che la famiglia prospera e soffre insieme. Non posso separare la mia fortuna da quella della mia famiglia.

L’aggettivo mio denota possesso. Se io posseggo la mia famiglia, allora posso anche pensare di abbandonarla. Posso pensare di dedicarmi alla mia carriera e ai miei desideri a spese della mia famiglia. La nostra famiglia, invece, implica il fatto che non è di mio possesso; la famiglia appartiene a tutti i suoi membri. La mia esistenza ultima è legata alla sorte degli altri membri.

La famiglia fornisce la matrice, il terreno della mia esistenza, l’insieme al quale io appartengo. La famiglia definisce le tre dimensioni dello spazio sociale di un individuo, con le sue sei direzioni: i genitori sopra e i figli sotto, il marito a destra e la moglie a sinistra, i figli maggiori davanti e quelli minori dietro. Nella famiglia, un essere umano sperimenta la legge universale per la quale ogni entità nel cosmo trova il suo posto e il suo scopo in relazione all’insieme più grande.

Gli esseri umani sono esseri sociali. Rispetto ad altri animali, gli esseri umani hanno muscoli deboli e denti piccoli; tuttavia, Dio ci creò per esercitare dominio su di loro. Ciò che ci permette di prevalere è la nostra natura sociale e cooperativa. Allo stesso modo, nella solidarietà della famiglia troviamo sicurezza e protezione anche negli ambienti più ostili. Gli esseri umani sono stati creati per trovare forza e realizzazione nella mutua solidarietà, cooperazione e appartenenza all’insieme. Il benessere odierno permette a molte persone di vivere in modo individualistico, ma ciò è un allontanamento dallo scopo di Dio. Gli esseri umani furono creati come esseri sociali, per lo scopo dell’amore. Dio, che è amore e cerca sempre l’amore, creò gli esseri umani perché vivessero e prosperassero come esseri sociali in famiglie legate insieme dall’amore.

Nella Bibbia, Dio fa riferimento a sé stesso come “Noi”, come nel racconto della creazione quando Egli disse «Facciamo l’uomo a nostra immagine» (Gen 1:26). Questo richiama la natura trina di Dio, che comprende la famiglia e la comunità nella Sua singola entità. Gesù disse «io sono nel Padre e voi in me e io in voi» (Gv 14:20). Persino un individuo è parte di un noi grazie alla sua connessione verticale con il Creatore. Essendo composto dalla trinità di Dio, mente e corpo, ognuno di noi fa parte di questo noi verticale che riflette l’immagine della trinità di Dio.4 Questa è la nostra natura umana, originatasi da Dio, che si manifesta e sboccia nelle innumerevoli relazioni nella famiglia e nella comunità. La solidarietà familiare, il senso di appartenenza alla “nostra famiglia”, ci avvicina come esseri umani a riflettere perfettamente l’immagine divina.

Similmente, il Padre Nostro inizia proprio con «Padre Nostro...». Questo dovrebbe ricordarci che Dio vede ognuno dei credenti come parte di un tutto, il corpo di Cristo (1Cor 12:13). La stessa cosa vale, persino di più, per la famiglia biologica, perché la famiglia si estende attraverso le generazioni. Quando Dio apparve a Mosè al roveto ardente, Egli dichiarò «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe» (Es 3:6). Dio vedeva Mosè come l’ultimo nuovo membro della famiglia scelta, che Egli aveva guidato e cresciuto per centinaia di anni. Dio vede la Sua famiglia come una cosa sola, indivisibile. Dove ci sono profonde divisioni, come nel caso dei discendenti di Abramo – Ebrei, Cristiani e Musulmani – Dio non ha mai smesso di cercare la riconciliazione.

Quindi, l’espressione «la nostra famiglia» è piena di significato, così come è pieno di significato affermare che la mia identità è più del semplice io individuale. La mia vera identità è legata per mezzo dell’amore ai componenti della mia famiglia e, per estensione, alla comunità, alla nazione e al mondo. La nostra famiglia è più di un insieme di individui. L’amore ci unisce insieme. Non sono più solo io, ma noi che offriamo insieme il nostro giuramento davanti a Dio.

Il Giuramento

Il giuramento è il cuore della preghiera. In preghiera incontriamo l’inafferrabile Dio e ci immergiamo nel calore del Suo amore. La preghiera purifica il nostro spirito e lo ricarica con il fuoco del divino. Possiamo ringraziare Dio per le Sue benedizioni, pentirci per i nostri peccati, chiedere aiuto a Dio e ascoltare le Sue parole di saggezza. Quando concludiamo la nostra preghiera, ci determiniamo a manifestare quello stesso stato di illuminazione nelle nostre azioni, per rendere efficace la nostra preghiera. La fine della preghiera è una promessa di vivere secondo le parole della nostra preghiera.

La preghiera è il punto di incontro tra le aspirazioni umane e la grazia divina. La grazia di Dio è sempre presente; Dio è il nostro amato Genitore che desidera solo abbracciarci e crescerci come Suoi figli. Dio ci attende, sempre pronto a rispondere alle nostre preghiere. Egli ci risponde sempre, anche se i Suoi tempi e i Suoi metodi di risposta possono non corrispondere a ciò che ci aspettiamo o che desideriamo. Nel Suo amore di genitore, Dio potrebbe non darci ciò che vogliamo, ma ci darà sicuramente ciò di cui abbiamo bisogno.

Il problema è sempre stata la nostra attitudine nei Suoi confronti. La fede e la compassione di Dio sono sempre costanti, ma gli esseri umani sono mutevoli e inaffidabili. Sebbene una persona di fede possa porre totale fiducia in Dio, Dio è spesso scoraggiato nel cercare persone di cui possa fidarsi. Nelle sue preghiere, Padre Moon rassicurava Dio che egli avrebbe mantenuto la fede in qualsiasi circostanza. Allo stesso modo, le nostre preghiere dovrebbero mostrare convinzione e determinazione, affermando che saremo persone vere e fedeli.

Quindi, il giuramento è il pinnacolo della preghiera. Potremmo avere diversi pesi personali da condividere con Dio in preghiera, ma ciò che Dio vorrà sentire alla fine sono parole di promessa, espresse con un cuore sincero e con la determinazione di portarle a compimento.

Ogni religione ha una preghiera che afferma l’essenza della propria fede. Nel recitare le preghiere, i credenti non supplicano semplicemente Dio di concedere il Suo aiuto e la Sua grazia; allo stesso tempo, essi promettono di dedicarsi a Dio e di obbedire alla Sua volontà.

L’alleanza tra Dio e Israele sul Monte Sinai fu un giuramento solenne.

Quando i Dieci Comandamenti e le leggi dell’alleanza furono letti al popolo, questo fece un solenne giuramento di sangue di obbedienza, “Tutti i comandi che ha dati il Signore, noi li eseguiremo!” (Es 24:3). Quando gli Israeliti rinnovarono l’alleanza nella terra di Canaan, Giosuè si fece avanti e giurò: «Quanto a me e la mia casa, serviremo il Signore!» (Gs 24:15).

La principale preghiera nel Giudaismo, la Shema, è sia una confessione di fede, sia un giuramento di lealtà a Dio:

Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio e il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze. – Deut 6:4-5

Recitando la Shema, il giudeo giura di mettere Dio e la Sua legge al centro della propria vita – persino al di sopra della propria vita. Martiri giudei di ogni epoca, nell’affrontare le persecuzioni delle legioni romane, dei crociati cristiani o dei nazisti nei campi di concentramento, andarono incontro alla morte mormorando queste parole.

Quando i musulmani devoti recitano la Fatihah, i versi di apertura del Corano –

In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso. La lode [appartiene] ad Allah, Signore dei mondi, il Compassionevole, il Misericordioso, Re del Giorno del Giudizio. Te noi adoriamo e a Te chiediamo aiuto. Guidaci sulla retta via, la via di coloro che hai colmato di grazia, non di coloro che [sono incorsi] nella [Tua] ira, né degli sviati.5 – essi rendono gloria a Dio e giurano di non adorare nessun altro. La frase “Te noi adoriamo e a Te chiediamo aiuto” afferma che i credenti non troveranno nessun sollievo nelle cose mondane e nel denaro, né in alcuna ideologia secolare che neghi l’appartenenza della loro vita a Dio. È un giuramento solenne a percorrere la “retta via” della moralità e ad onorare il Creatore che ci ha concesso tutte le cose buone.

I Buddisti fanno questa semplice confessione di fede e di fedeltà:

Mi rifugio in Buddha

Mi rifugio nella Legge [Dharma] Mi rifugio nell’Ordine [Sangha]

L’esempio del Buddha mostra lo standard più elevato di totale purezza, non-attaccamento e unione con tutta la Realtà. La legge, o Dharma, è l’insegnamento a essere disinteressato nel pensiero, nella parola e nelle azioni. L’Ordine dei monaci mostra un esempio vivente di santità e purezza. Tramite questa confessione, il buddista giura di seguire l’esempio del Buddha, di imparare e mettere in pratica l’Insegnamento e accogliere la guida dei monaci. Il Giuramento della Famiglia dovrebbe essere visto come parte di questa tradizione di grandi preghiere pubbliche che definiscono l’essenza della fede.

Le parole di apertura

La nostra famiglia […] giura di perseguire la madrepatria originale e di costruire il Regno di Dio in Terra ed in Cielo, ideale originale della creazione, mettendo al centro il Vero Amore.

Ricordano le prime parole del Padre Nostro:

Padre Nostro che sei nei cieli, sia santificato il Tuo Nome, venga il Tuo Regno, sia fatta la Tua volontà, come in cielo così in terra. – Mt 6:9-10

Il Padre Nostro contiene due giuramenti: Le parole “venga il Tuo Regno, sia fatta la Tua volontà […] in terra” affermano l’impegno dei fedeli a compiere la volontà del Padre e a far avanzare la realizzazione del Regno di Dio sulla terra, come insegnò Gesù: «Cercate prima il Regno di Dio e la Sua giustizia» (Mt 6:33).

Il secondo giuramento si trova nelle parole: “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Ogni volta che un cristiano recita queste parole, dichiara che egli ha già perdonato coloro che gli hanno fatto del male. Così, egli è nella posizione di essere perdonato da Dio per i suoi peccati. Gesù spiega ulteriormente queste parole, dicendo «Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe» (Mt 6:14-15). Per condurre una vita cristiana, è richiesto sopra ogni altra cosa il perdono.

Come verrà discusso nel capitolo successivo, il primo punto del Giuramento della Famiglia ripropone i due giuramenti contenuti nel Padre Nostro, come promessa di stabilire il Regno di Dio sulla terra e di vivere secondo il vero amore.

Mettendo al Centro il Vero Amore

La nostra famiglia adempie il Giuramento della Famiglia mettendo al centro il vero amore. Questa frase viene ripetuta in ognuno degli otto punti del Giuramento della Famiglia. Perciò, dev’essere di massima importanza.

“Mettendo al centro il vero amore” è un’espressione che descrive la nostra attitudine e le nostre azioni nel realizzare il Giuramento della Famiglia. Quando pronunciamo queste parole, dichiariamo che lo standard di vita della nostra famiglia è il vero amore, nient’altro. Riflettendo sul comportamento della nostra famiglia, possiamo dire che ci amiamo davvero e in ogni occasione? Al di là della risposta, noi cerchiamo di fare il nostro meglio per vivere secondo questo standard elevato. Una vita che mette al centro il vero amore è l’unico modo per realizzare gli obiettivi del Giuramento della Famiglia.

L’espressione mettendo al centro è la traduzione della parola coreana 중심하고 (jūngshimhagō). Questa terminologia si avvicina al suffisso “-centrico”, usato per i termini “Cristocentrico” e “teocentrico” della teologia cristiana. Certamente, mettere al centro il vero amore significa allo stesso tempo mettere al centro Dio, la Fonte del vero amore, e Cristo, l’incarnazione del vero amore. Inoltre, la frase “mettendo al centro il vero amore” comprende sia l’attitudine di fede individuale, sia le relazioni dinamiche all’interno della famiglia.

Per comprendere il significato di “mettere al centro il vero amore”, analizziamo il suo opposto: “mettere al centro se stessi”. A causa della Caduta, le persone hanno una forte propensione all’egocentrismo. Mettendo i propri desideri e ambizioni personali prima di ogni altra cosa, le persone egocentriche vivono inevitabilmente in conflitto con gli altri. Caos e confusione regnano in una famiglia in cui tutti i membri sono egocentrici.

Questa critica all’individualismo egocentrico non intende propugnare l’uniformità. In realtà, Dio crea ciascuno con un’identità unica e delle qualità individuali. Dio concepì che gli esseri umani manifestassero diversità e varietà, allo scopo di arricchire la bellezza e la vita della Sua creazione. La diversità non è destinata a creare caos e conflitto. Le diversità diventano bellezza quando formano un insieme, quando ciascun individuo è collegato allo stesso centro e partecipa allo stesso scopo. Le loro differenze si sommano in un meraviglioso mosaico, un insieme più grande delle sue singole parti. Il metodo che Dio utilizza per unire i Suoi diversi figli è la famiglia, dove individui diversi vivono in armonia, governati dall’amore.

La caratteristica principale del vero amore, così vedremo, è il vivere per il bene degli altri. Quando i membri di una famiglia vivono per il bene reciproco, creano come una sfera di armonia, con il vero amore come asse centrale. Il marito vive per il bene di sua moglie e la moglie vive per il bene di suo marito. I genitori si sacrificano per i propri figli e questi imparano a rispettare e servire i propri genitori. Con il vero amore al centro, la famiglia diventa sferica, permeata da un senso di intima uguaglianza che trascende le differenze di età, sesso o posizione. Allo stesso tempo, le naturali differenze di ogni membro della famiglia vengono rispettate e diventano fonte di gioia.

“Mettere al centro” ci indirizza verso un centro invisibile e assoluto che trascende qualsiasi punto di vista o interesse individuale. Questo punto centrale è un luogo di calma, senza possesso, senza parzialità. Come il sole, attorno al quale i pianeti rivoluzionano secondo orbite regolari, il centro pone ordine dove c’è caos. Così come la luce del sole illumina, scalda e rende possibile la vita, il centro è l’origine creativa di infinite possibilità. Il centro si relaziona ugualmente verso tutti, conferendo a ciascun membro lo stesso valore. Se esiste un tale centro, questo è sicuramente Dio, il Creatore che creò il cosmo dal caos. Dio diventa il centro della vita umana manifestandoSi come vero amore. Vivendo in quel centro, diventiamo anche noi calmi, rinunciamo all’attaccamento per i beni materiali, siamo imparziali verso coloro che ci amano e che ci odiano, sempre pronti ad aiutare e a prenderci cura degli altri, emaniamo compassione e pace. Attingendo al potere creativo di Dio, possiamo costruire delle famiglie eterne lasciando alle spalle il caos dell’individualismo egoista.

Ciascuna relazione familiare può essere vista come un’espressione d’amore “orizzontale” all’interno della dinamica delle circostanze relative e, nello stesso tempo, tale relazione è legata ad un centro “verticale” immutabile. Ciò viene ben descritto dal Comandamento di Gesù: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente” e “Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mt 22:37-39). Quindi, le relazioni familiari sono tridimensionali. Allo stesso modo, la Base delle Quattro Posizioni (vedi sopra) descrive la famiglia come avente Dio come centro verticale, che anima la relazione orizzontale tra marito e moglie.

Anche se mettere al centro il vero amore ha questo profondo significato, a volte esprimeremo questo stesso concetto con un italiano comune. Tra i sinonimi possono esserci frasi del tipo: “nel vero amore”, “con vero amore”, “focalizzandosi sul vero amore”, “sostenendo il vero amore”, “guidati dal vero amore” e “vivere secondo il vero amore”. Ognuna di queste espressioni reca parte del significato di “mettere al centro il vero amore”, ma è carente in altri aspetti. Per esempio, “nel vero amore” denota correttamente un’atmosfera d’amore e l’amore come realtà divina che pervade l’interezza della vita. Tuttavia, tale espressione non coglie il significato dell’amore come azione al servizio verso gli altri. “Con vero amore” enfatizza che le nostre azioni dovrebbero essere realizzate con un cuore pieno d’amore, ma non descrive il senso dell’amore come stato di esistenza o come ideale e meta. “Sostenere il vero amore” ci suggerisce che il vero amore necessita di un comportamento responsabile in ogni momento e che esso può essere violato da uno sbaglio morale; tuttavia, in tale espressione non si trova l’essenza altruistica del vero amore, derivante da Dio. “Vivere secondo il vero amore” indica che il vero amore costituisce la nostra guida, il nostro stile di vita, il nostro esercizio e la nostra meta, non includendo esplicitamente il senso di centralità del vero amore.

Un’espressione simile con significati multipli che descrive l’orientamento della vita di un fedele è “in Cristo”. Una persona “in Cristo” vive nella dimensione della salvezza di Cristo, essendo rinato (1Pt 1:3) e cresciuto grazie a lui a nuova vita (Rom 6:4-11). Il fedele accetta il dominio di Cristo, prende la sua croce e persevera nelle difficoltà per regnare infine con Cristo (2Tim 2:1012). Vivendo in Cristo, diventiamo membri del grande corpo della Chiesa, della quale Cristo è capo (Ef 2:21-22), e tralci di Cristo, la Vera Vite (Gv 15:1-6). Veniamo pervasi di spirito e di amore (1Cor 16:24; Ef 4:10) e diventiamo l’incarnazione di Cristo che dimora in noi (Gv 14:20; Col 2:6). Rifiutiamo i valori mondani, l’egoismo e l’appagamento di sé. Viviamo nella fede e nella obbedienza, seguendo la via del Maestro. Ci impegniamo in una trasformazione spirituale che giorno dopo giorno ci rende a somiglianza di Cristo.

La salvezza di Cristo trasforma il nostro orientamento come individui, ma non ha direttamente a che fare con le relazioni familiari. Sicuramente, una persona “in Cristo” è ben predisposta a vivere una vita familiare con al centro il vero amore. Tuttavia, se l’intera famiglia non si trova nella dimensione della benedizione di Dio, per i suoi membri c’è la possibilità di avere continui conflitti.

Solamente Dio, la Fonte dell’amore, può donare alla famiglia il vero amore. Idealmente, una famiglia pone al centro il vero amore a partire dalla santa unione del matrimonio, che unisce il marito e la moglie nell’amore di Dio. A partire da questo promettente inizio, la coppia ambisce a realizzare il vero amore come propria stella polare. Attorno a questo scopo comune, i componenti della famiglia possono dare origine a delle relazioni durature. Attraverso la continua pratica, il vero amore diventa il loro stile di vita. Quindi, il vero amore cresce da un seme e da un’aspirazione dati da Dio (stadio di formazione), diventando uno standard di comportamento e d’azione per la sua realizzazione (stadio di crescita) e raggiunge la sua maturità quando Dio dimora al centro della famiglia ed essa pratica il vero amore come abitudine (stadio di completezza).

A questo scopo, Dio sta purificando e santificando le famiglie attraverso la Benedizione, il santo matrimonio internazionale che rappresenta il cuore del lavoro di Padre e Madre Moon. La Benedizione ripara la condizione caduta della famiglia, la disfunzione nell’amore che ci è stata tramandata per discendenza dalla prima famiglia di Adamo ed Eva. Il conflitto originario tra Adamo, Eva e il serpente è perdurato nelle famiglie fino ad oggi, famiglie che si sposano – nel caso in cui arrivino a questa decisione – senza le risorse spirituali che verrebbero fornite da un chiaro asse d’amore verticale.

Il Vero Amore

Che cos’è il vero amore? Dove possiamo trovarlo? Il vero amore non è un amore qualsiasi; è l’amore più elevato possibile. Nel vero amore si propaga una risonanza che connette il cielo, l’umanità e la terra. La nostra mente ed il nostro cuore si espandono fino ad abbracciare il cosmo. In questa estasi mistica, non c’è nient’altro che si debba ottenere o desiderare. Padre Moon, che ha dedicato sé stesso e il suo ministero per insegnare il vero amore, dice:

Quando entrate nella dimensione di risonanza del vero amore… sentite di avere il mondo intero nelle vostre mani e di essere connessi al cielo. Quando entrate nella dimensione di risonanza del vero amore, non è più necessaria la fede. Non c’è più bisogno di un Salvatore. Questa è la liberazione. Tutto è compiuto.6

Nel Principio Divino, l’amore viene definito come “la forza emotiva che il partner soggettivo dà al partner oggettivo” nella relazione di dare ed avere che si compiono nello “stabilire la Base delle Quattro Posizioni” e realizzare lo scopo di creazione7. L’amore è espresso in tutte le interazioni tra la miriade di creature della terra, concepite con aspetti duali, che si uniscono e diventano uno nel realizzare lo scopo della vita. Ma la Base delle Quattro Posizioni viene a manifestarsi specialmente all’interno di una famiglia che pone al centro Dio, che realizza lo scopo più alto di Dio.

Il concetto della Base delle Quattro Posizioni ha inizio con l’unità: unità in Dio, unità nell’individuo, unità nella coppia e unità tra le generazioni. Il vero amore si realizza quando tutti questi quattro elementi sono presenti (Fig. 1). Dio è la fonte del vero amore. Ciascun membro della famiglia sviluppa una personalità ben integrata, nella quale mente e corpo sono uniti – con il corpo che obbedisce ai dettami della coscienza. Poi, i membri della famiglia si impegnano nel formare delle relazioni con al centro Dio – tra marito e moglie, genitori e figli. Come risultato, nel relazionarsi gli uni con gli altri e con Dio, l’amore pervade questa famiglia ed anima le azioni di tutti i suoi membri. Ripiene del vero amore di Dio, le relazioni familiari possono durare in eterno, sempre rinnovate dalla Fonte divina. Nella famiglia che realizza la Base delle Quattro Posizioni, Dio trova il canale perfetto attraverso cui manifestare il Suo amore sulla terra.

figura 1

Figura 1: Il Vero Amore

Comprensione errata dell’Amore

In che cosa differisce questo concetto della famiglia rispetto alla famiglia convenzionale? Senza dubbio, tutti sognano di trovare e di custodire il vero amore. Il vero desiderio di ogni uomo è quello di trovare una donna con la quale condividere il suo amore per sempre. Nella parte più profonda del suo cuore c’è l’immagine di qualcuno di speciale, una controparte ideale. Il cuore desidera trovare questa controparte e amarla, anima e corpo. Fino a che non la trova, egli non sarà completo. Quando la trova e la ama, non ci sono soddisfazioni più grandi. Allo stesso modo, una donna desidera più di ogni altra cosa di essere amata da un uomo e di essere il suo partner di vita eterno.

È possibile che due persone possano vivere la loro intera vita innamorati l’uno dell’altro? In genere, le persone sperimentano l’estasi dell’amore e si scoraggiano quando questa svanisce. Nella Bibbia, Gesù profetizzò che negli Ultimi Giorni l’amore delle persone si sarebbe “raffreddato” (Mt 24:12-13). Nello spegnersi della fiamma dell’amore, arriviamo alla tarda constatazione che il nostro amore non era vero amore.

Il fatto è che il vero amore non viene determinato dall’oggetto dell’amore. È un falso mito pensare che il segreto del vero amore stia nel trovare la persona giusta, “l’Uomo Perfetto” o “la Donna Perfetta”. Questo è un fraintendimento dell’amore. Lo psicologo Erich Fromm osservò che le persone credono erroneamente che “il problema dell’amore sia il problema di un oggetto, non un problema di capacità. Le persone pensano che amare sia semplice, ma che trovare la giusta persona da amare – o dalla quale essere amati – sia la parte difficile” 8. In realtà, una persona che non è in grado di amare un partner avrà sicuramente problemi nell’amarne un altro – qualsiasi altro. Nella vana ricerca del “giusto” partner, ogni impegno deluso e ogni cuore infranto spegne sempre più la fiamma dell’amore. Invece di pensare “Io non riesco ad amarlo/a”, dovremmo capire che “Io non riesco ad amare. Non so come si ami”.

L’amore non è un sentimento, non è un’emozione e nemmeno una rosea nebbia di intenso piacere. Il vero amore, in fondo, richiede il cuore di dare sé stessi per il bene dell’altra persona, che potrebbe avere bisogni e desideri diversi dai nostri. Richiede la volontà di agire in maniera amorevole, anche nelle situazioni in cui bisogna negare sé stessi. Il segreto per trovare il vero amore, perciò, risiede nel profondo dei nostri cuori. Noi possiamo coltivare la nostra capacità di amare unendoci alla forza trasformatrice dell’amore di Dio e perfezionando l’unità tra mente e corpo.

Fondamentalmente, il problema nella maggior parte delle relazioni tra uomo e donna sta nella mancanza di connessione con l’amore di Dio come loro centro assoluto. La signora Moon disse:

Se una famiglia non mette al centro ideale d’amore di Dio, ci saranno conflitti tra i membri di quella famiglia. Senza l’amore di Dio come centro assoluto, la famiglia alla fine si spezzerà.9

Se l’umanità non fosse caduta, noi erediteremmo la natura di Dio e vivremmo spontaneamente dedicandoci agli altri. Purtroppo, quando Adamo ed Eva caddero, Satana usurpò la posizione di Dio come centro della prima famiglia. Il cuore dell’uomo diventò egoista, ereditando il cuore egoista di Satana che lo istigò alla Caduta. Questa tragica corruzione dell’amore è stata tramandata attraverso il lignaggio; così, in ogni generazione, l’amore umano viene contaminato e la società viene privata della sua speranza. Le relazioni sono fragili e facilmente distruttibili, perché sono basate sul reciproco desiderio, invece di avere come centro il vero amore di Dio.

Il contrasto tra l’amore di Dio e l’amore egoistico è una buona misura.

Come dice Padre Moon:

Dio non è individualista; Egli vive per l’insieme. Coloro che seguono Dio pensano al bene di tutti, e coloro che seguono Satana pensano soltanto a loro stessi. Questo è il punto di divisione tra cielo e terra, e tra cielo e inferno, tra persona buona e persona cattiva, persona pubblica e persona privata.10

La natura fondamentale del vero amore di Dio è di servire gli altri, mentre l’amore nella società umana ha lo scopo fondamentale di far sì che siano gli altri a servirci.11

L’Amore Genitoriale e l’Amore di Dio

I nostri genitori ci insegnano l’amore. L’amore di genitore, anche nel mondo caduto, è il più simile al vero amore.

Quando come genitori guardiamo il volto dei nostri figli, desideriamo per loro un amore e una speranza infiniti. Desideriamo che crescano e che raggiungano cose di cui noi abbiamo soltanto sognato.12

Tuttavia, per comprendere in maniera più profonda il vero amore, dobbiamo guardare l’Autore dell’amore, Dio, il nostro amorevole Padre Celeste.

L’amore di Dio si manifesta innanzitutto nella creazione. La creazione dell’universo fu una fatica d’amore che richiese milioni di anni. Dio investì tutta la Sua forza e la Sua saggezza per creare il mondo naturale, e tutto questo per il bene degli esseri umani, i Suoi figli. Dio rivelò inoltre il suo vero amore in Gesù Cristo. Leggiamo nella Bibbia che l’amore di Cristo è infinito (Gv 15:9), incondizionato (2Tim 1:13) e immutabile (Gv 13:1). Siamo inseparabili dall’amore di Cristo (Rom 8:35-39), che ci costringe (2Cor 5:14) e ci conduce verso la perfezione (1Gv 4:17). Padre Moon spiega:

L’amore originale di Dio vuole vivere per il bene degli altri per decine di migliaia di anni e vuole ancora fare di più.13

Il vero amore di Dio investe sé stesso e non tiene memoria di ciò che ha dato. Se ricordasse di aver dato a qualcuno, non potrebbe dare infinitamente. L’amore si muove all’infinito, così non dovrebbe fermarsi al ricordo di ciò che è stato dato… Anche se i Suoi figli e figlie che hanno ricevuto questo amore non lo riconoscono e si ribellano contro Dio, Egli continua ancora a dare.14

Dio ha una mente pubblica e continua sulla strada di vivere per l’insieme, verso lo scopo finale dell’amore e della pace.15

Non basta comprendere il vero amore come etica. Dobbiamo connetterci a Dio, la fonte verticale dell’amore, per sperimentare e poi donare il vero amore. Anche Dio, che è amore (1Gv 4:8), cerca la sua controparte ideale per amarla e custodirla per sempre. Avendo creato gli esseri umani a Sua immagine, Dio desidera stare con le persone che manifestano la propria natura originale e che possono essere in risonanza con il Suo Spirito. Questi sono gli amati partner di Dio, che possono ricevere il Suo vero amore e condividerlo a loro volta con i loro partner. Padre Moon dice:

Sappiamo che Dio è assoluto, ma non si sentirà solo? Pensate che Egli sia felice? Signore e signori, anche se una persona diventasse il presidente di una nazione, se vivesse da solo, senza una sposa, quella persona si sentirà trascurata. Se non abbiamo un oggetto d’amore, noi siamo infelici. Dio non ha forse bisogno di qualcuno? Come vi sentireste voi in quella situazione? Anche se Dio è Dio, Egli si sente molto solo... Allora chi pensate potrebbe essere l’oggetto assoluto di Dio? La mia risposta è: un vero essere umano!

La famiglia in cui l’uomo e la donna, come oggetti dell’amore di Dio, si uniscono e dove i figli vivono felici dovrebbe essere la fondazione iniziale per il Regno dei Cieli sulla terra, con al centro il vero amore di Dio.16

Che sia tra marito e moglie o tra genitori e figli, o nel relazionarsi con la natura, coloro che risuonano con l’amore di Dio manifesteranno in maniera naturale il vero amore in tutte le loro relazioni. Noi siamo nati per incarnare la natura di Dio e il Suo amore deve perfezionarsi in noi.

Senza unirci all’amore di Dio, rimaniamo isolati dalla fonte dell’amore e possiamo a malapena sperare di amare veramente gli altri.

Le Caratteristiche del Vero Amore

Il vero amore ha delle caratteristiche etiche ben precise. La natura del vero amore può essere descritta da sette caratteristiche:

1. Il vero amore esiste per il bene degli altri. Come disse Gesù, “vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (At 20:35). Noi investiamo totalmente noi stessi per il bene e la felicità delle persone che amiamo. Colui che ama veramente, vorrebbe che l’amato diventasse migliore di lui, persino migliaia di volte migliore. Nessun genitore amorevole sarebbe geloso dei successi dei propri figli, né si turberebbe se qualcuno commentasse che i suoi figli sono diventati di lui. Piuttosto, sarebbe felice delle realizzazioni di suo figlio, come fossero le sue. In questo spirito, Gesù avrebbe voluto che i suoi seguaci lo superassero: “chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre” (Gv 14:12).

2. Il vero amore è incondizionato. Esso è paziente, sopporta tutto con speranza (1Cor 13:4-7), non chiede nulla in cambio; la felicità dell’altra persona è la sua ricompensa. Tuttavia, il vero amore non dovrebbe essere confuso con un amore cieco ed eccessivamente indulgente. Volere il meglio per l’altra persona significa prendersene cura in maniera genuina.

3. Il vero amore è immutabile, non dipende dalle circostanze. Nel vero amore doniamo, dimentichiamo e doniamo di nuovo. Gesù ci insegna a perdonare gli altri “non… sette volte, ma settanta volte sette” (Mt 18:22), cioè, senza limiti. Solo perdonando e dimenticando di aver perdonato possiamo continuare a dare e ad amare l’altra persona con un cuore immutabile. Per mantenere il nostro cuore puro e capace di amare, dobbiamo attingere alla fonte inesauribile dell’amore di Dio, che sempre perdona, per risanare le sofferenze del nostro cuore, mentre perdoniamo e dimentichiamo i torti del nostro passato e facciamo un passo avanti per amare di nuovo.

4. Il vero amore è un amore servizievole e sacrificale. Secondo il filosofo George Santayana, “L’amore… che sia sessuale, genitoriale o fraterno, è essenzialmente sacrificale”. Gesù disse: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15:13). Le persone danno ogni cosa per il bene delle persone care, senza badare al costo. Un padre, stanco dopo una giornata di lavoro, è pronto a fare un secondo lavoro per guadagnare dei soldi in più per l’università di suo figlio. Tuttavia, non si sente esaurito da questo sacrificio. L’amore ha la particolarità che più uno ne dà e più ne è pieno – e maggiore è la gioia che ne ricava.

5. Il vero amore è pubblico. Non esclude, ma si espande in tutte le direzioni per abbracciare tutto e tutti. Il vero amore non si ferma a coloro che amiamo, ma ci chiama ad andare oltre i nostri familiari e i nostri amici per raggiungere chi ci è estraneo. Gesù ci ha invitati ad amare i nostri nemici, dicendo che questa è la via della divina perfezione (Mt 5:43-48).

6. Il vero amore è coraggioso. Ci chiama a fare qualsiasi cosa necessaria per salvare le persone smarrite di questo mondo. Una vita secondo il vero amore non può dare spazio alla malvagità e al peccato, sia in noi stessi che nel mondo. Il vero amore porta con sé l’entusiasmo; non possiamo fermarci fintanto che ci sono ancora persone sotto la schiavitù del male e che non conoscono la gioia del cielo. A causa del nostro coraggio, le autorità potrebbero sentirsi infastidite. Mentre le persone di buona volontà accolgono una persona di vero amore, dove il male ha posto le sue radici il vero amore accetta la croce. L’entusiasmo del vero amore è visibile nello stile di vita di Padre Moon: egli spinge sé stesso e i suoi seguaci a realizzare la volontà di Dio e a porre fine alla sofferenza dell’umanità nel più breve tempo possibile.

7. Il vero amore è etico. Come implicato dall’aggettivo “vero”, il vero amore “non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità” (1Cor 13:6). Relazioni armoniose e durature sono possibili solo quando seguono principi etici. Dato che il vero amore pone il beneficio degli altri al di sopra del proprio, ne consegue che il dominio di sé stessi è un prerequisito per amare gli altri. Per diventare capace del vero amore, una persona coltiva l’autocontrollo e altre virtù di buon carattere. L’abilità di dare liberamente e ricevere pienamente il vero amore si ottiene attraverso anni di impegno morale, proprio come l’abilità nel dipingere o in uno sport richiede anni di allenamento.

Amare Me Stesso

L’amore comincia dall’individuo e si espande alle relazioni nella famiglia, nella società, nella nazione, nel mondo e nel cosmo. Perciò, il primo stadio di espressione del vero amore è l’individuo.

Amo me stesso? Il punto di partenza nell’amare me stesso è conoscere chi sono. Io sono un figlio di Dio. Dio mi ama teneramente. Io ho un valore cosmico, poiché la mia essenza spirituale è divina. Con Dio, non ho niente di cui temere. Sfortunatamente, la maggior parte delle persone si è dimenticata la propria identità. Gli esseri umani sono stati condizionati da migliaia di anni di ignoranza e di accusa satanica a sentirsi limitati, deboli, indegni e non amati. Hanno paura della morte, del fallimento e del rifiuto. Questo è uno dei più antichi stratagemmi del diavolo.

Quando commettiamo un errore, ci nascondiamo da Dio proprio come fece Adamo nel Giardino dell’Eden? Adamo non riuscì a sopportare le accuse di Lucifero, che invasero la sua mente, convincendolo che era indegno dell’amore di Dio. Se soltanto fosse uscito dal suo nascondiglio e fosse corso verso Dio con lacrime di pentimento, questa sarebbe stata una condizione per la sua restaurazione. Il cuore angelico di Lucifero è quello di un servo, la cui esistenza dipende dalla sua capacità di servizio verso il suo padrone. Ma Adamo, se fosse corso ad incontrare il suo Padre celeste, avrebbe espresso il cuore del vero figlio di Dio, il cui legame con Dio risiede nel sangue e non dipende dal successo nello svolgimento del compito assegnato.

Dio vuole immettere in noi il cuore di figlio. Perciò, poiché eravamo peccatori, Egli mandò Gesù a salvarci e ispirò Paolo ad insegnarci che la salvezza è “dono di Dio; non per opere, perché nessuno si glori” (Ef 2:8-9). Grazie alla nostra eredità cristiana siamo consapevoli dell’amore incondizionato che Dio ha per noi. Al di là del successo e del fallimento, della vittoria o della sconfitta, noi siamo i Suoi cari figli.

Vale la pena riflettere: sto seguendo Dio per il timore della Sua collera? Certamente, ci sono certi errori di cui dobbiamo avere timore, che equivalgono alla Caduta. Ma se io credo di dover offrire un’ubbidienza perfetta e raggiungere grandi cose per poter provare me stesso davanti a Dio, allora anche un piccolo sbaglio può diventare occasione di una crisi di fede. Questi problemi sorgono perché io non conosco ancora l’amore costante del Padre per me. Non mi ha Egli cercato per seimila anni? Non ha sopportato infiniti tradimenti per il mio bene? Un errore da parte mia può far emergere rimorso e senso di colpa, ma non può fermare lo sconfinato amore del Padre.

Amare me stesso significa aprire il mio cuore alla totale gioia dell’amore di Dio per me. Nel calore dell’amore di Dio c’è pace, vita, accettazione e successo. Dio desidera che noi sperimentiamo il Suo amore, così che possiamo scoprire la nostra vera essenza. Attraverso la nostra preghiera e meditazione giornaliera, dovremmo scoprire quel luogo di pace interiore e di amore. Da quel punto, possiamo lavorare su noi stessi per imparare le lezioni di cui abbiamo bisogno per amare gli altri.

Unire Mente e Corpo

Il secondo passo nell’amare me stesso consiste nello sforzarmi di raggiungere il mio potenziale di capacità di amare veramente il prossimo. Questo significa sottoporre il corpo alla disciplina della mente e imparando a vivere secondo la mia coscienza. Come dice Padre Moon:

Se Adamo ed Eva non fossero caduti, sarebbe stato naturale che la loro mente e il loro corpo fossero uniti, così come Dio è uno. A causa della Caduta il corpo emerse come altro polo positivo, opponendosi al polo positivo della coscienza, che si relaziona con Dio. La repulsione tra questi due poli positivi ha condotto alla storia di conflitto…

Il corpo divenne la base operativa per l’inferno, e la coscienza divenne la base per il cielo. Le persone non sanno che al loro interno è presente una battaglia tra due mondi. Da questa prospettiva, dovremmo tutti chiederci se è il nostro corpo a guidare la nostra mente o la nostra mente a guidare il corpo…

Per rafforzare il potere della coscienza, dobbiamo dominare il corpo. Dobbiamo liberare la nostra coscienza, in modo che possa guidare il nostro corpo secondo la nostra volontà. Così potremo ritornare all’abbraccio dell’amore di Dio.

Se ci chiediamo che cosa dovrebbe fare la religione, la risposta è che dovrebbe motivare il nostro corpo a fare tutto ciò odia fare. Cos’è che il nostro corpo odia di più? Digiunare! Servire! Sacrificarsi! La religione ci chiede di essere un’offerta. L’offerta è destinata a versare sangue; deve essere capace di sacrificare la propria vita… Se vinciamo il nostro corpo e liberiamo la nostra coscienza, andremo in cielo.17

Il nostro corpo, che cerca sopra ogni cosa di soddisfare i suoi sensi, ha avuto il sopravvento, dominando la nostra coscienza, che cerca di vivere una vita pubblica. Quindi, anche se in cuor nostro sappiamo di dover vivere una vita di sacrificio e servire gli altri, generalmente cerchiamo la strada più facile, farci servire dagli altri. Questo rovesciamento di dominio ebbe inizio con la Caduta umana, quando Eva trasgredì il comandamento di Dio di non mangiare del frutto (violando la strada della verità ricercata dalla sua coscienza) e preferì godere dello stimolo dell’amore dell’Arcangelo. Quando Eva in seguito incontrò Adamo, lei giustificò la sua libidine come maniera per tornare al suo sposo originale. Da allora, ciò che abbiamo considerato amore ha mascherato il desiderio egoistico della carne di usare il nostro partner come oggetto di gratificazione. Questo è l’amore falso.

Ogni qualvolta si presenta un problema nell’amare il mio partner, prima di accusare lui o lei, devo esaminare me stesso. Il mio sposo mi conosce a fondo. Si accorgerà se il mio cuore non è puro. Invece di aspettarmi che l’altro mi ami incondizionatamente, dovrei esaminare se il mio amore risponde allo standard della mia coscienza. Devo lavorare per raggiungere l’unità tra mente e corpo, così da essere pienamente degno del suo amore. Questo è lo standard di vita in una vera famiglia.

Il vero amore esiste in armonia con il desiderio della coscienza. Se la nostra chiesa o la nostra nazione ci chiama a servire uno scopo più grande, ci sfida a seguire la strada pubblica della coscienza. La chiamata alla responsabilità pubblica non arriva solamente dall’esterno; anche la nostra coscienza ci chiama a ciò – seguendo la legge naturale che pone lo scopo dell’insieme prima dello scopo individuale. Il nostro corpo protesta; preferiremmo stare a casa, con la famiglia; ma questo ci mostra quanto la nostra vita familiare sia ancora occupata dall’amore falso. Tuttavia, quando torniamo a casa, dopo aver lavorato duramente in una posizione pubblica con una coscienza chiara, e ci ricongiungiamo alla famiglia, il nostro amore può fiorire autenticamente. La famiglia che segue la strada della coscienza, conformandosi così alla legge naturale, risuona con il vero amore di Dio.

Diventare una Persona “Vera”

Possiamo scoprire ulteriori spunti di riflessione sul vero amore approfondendo il significato della parola “vero”. Il termine coreano 참 (cham) come aggettivo significa sia “vero” che “genuino”, mentre come nome significa all’incirca “autenticità”. È significativo che cham non voglia dire “vero”, nel senso proposizionale di indicare se un’affermazione è vera o falsa, e nemmeno “verità”, nel senso di una verità intellettuale.

L’autenticità di una persona o di una cosa racchiude tutte le sue qualità: intellettuali, emotive e volitive. La più importante di queste è l’emozione. Perciò, nella lingua coreana, il nome 참 (cham) può dare significato a tre diversi verbi di stato: 하다 (hada) che significare “essere”, 되다 (toeda) e 답다 (tapda) che significano “diventare”. 참 (cham) unito al verbo 하다 (hada) dà origine al significato di “essere bello” (참하다, cham-hada); 참되다 (cham-toeda) significa invece “essere vero”, mentre 참답다 (cham-tapda) significa “essere buono”. Nella saggezza della lingua coreana, gli attributi divini di bellezza, verità e bontà sono tutti “veri” (cham). Un “vero” essere umano, a immagine e somiglianza di Dio, è allo stesso modo amorevole, saggio e virtuoso. Soprattutto, Dio è amore (1Gv 4:16). Il vero amore di Dio è supremo nella dimensione del cuore. Perciò, una persona di vero amore è conosciuta come una “vera” persona.

Negli insegnamenti di Padre Moon, l’essere una vera persona si manifesta nelle relazioni con gli altri. Una vera persona vive relazioni vere. Una vera persona ha quattro caratteristiche che manifesta nelle relazioni: è assoluta, unica, eterna e immutabile. Per prima cosa, una vera persona ha una soggettività assoluta che le circostanze, dubbi interiori o paure, non possono fare mai vacillare. La sua parola è una garanzia. Secondo, una vera persona è unica, ovvero ha una personalità e modi di esprimersi che non possono essere imitati da nessun altro. Terzo, l’impegno che una vera persona prende con il suo partner è eterno e indistruttibile; non può esistere tradimento. Infine, una vera persona è completamente unita al suo interno e poggia stabilmente sulla fondazione immutabile di Dio. Perciò, a prescindere dalle mancanze e dagli sbalzi d’umore del suo partner, una vera persona non muta il suo amore. Esso è incondizionato.

Dio è vero; perciò Dio è assoluto, unico, eterno e immutabile. Poiché siamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio, una vera persona è anch’essa assoluta, unica, eterna e immutabile. Ne consegue che anche il suo/a amore è assoluto, unico, eterno e immutabile. Finché non diventiamo persone di questo tipo, non saremo in grado di amare veramente.

Infine, consideriamo un altro significato di cham nel pensiero orientale, che collima con l’insegnamento di Padre Moon. Cham può anche significare “abbondante” e “fruttuoso”. In questo caso, abbiamo l’immagine di una tazza piena, a cui non possiamo aggiungere nulla, pronta per essere svuotata. Quindi, una persona di vero amore dona in maniera totale e piena. Dona totalmente, svuotando sé stessa per il bene di ciò che ama. Al contrario, se una persona non è pronta a dare completamente e trattiene qualcosa per sé, allora il suo amore non è vero amore. L’amore senza questo senso di autenticità non soddisfa; ci appare falso e ipocrita.

Padre Moon spesso ci insegna che noi dovremmo svuotare noi stessi e raggiungere il “punto zero”. Questo è il punto in cui possiamo diventare un perfetto “meno” e completare il circuito con Dio, l’assoluto “più”. Diventiamo così un canale affinché il potere e l’amore di Dio possano fluire abbondantemente. Come il giorno cede il posto alla notte e torna poi ad essere giorno, noi ci svuotiamo e veniamo ricaricati, pronti a svuotarci nuovamente.

Gesù ha espresso questa comprensione della vera persona nella sua teologia della croce:

Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. – Mt 16:24-25

Il Buddismo insegna qualcosa di simile: la via della “negazione” di sé stessi o dello svuotamento di sé. Lao-Tzu, il fondatore del Taoismo, insegnò:

L’uomo che segue la Via non ha fama, la più alta virtù non porta beneficio, il Grande Uomo non ha ego.18

Tutte le grandi religioni innalzano gli ideali del sacrificio e della negazione di sé attraverso la loro pratica spirituale. Ognuna a modo sua coltiva le qualità del cham. Una rigorosa vita religiosa enfatizza la negazione di sé e il sacrificio personale come buon percorso per diventare una vera persona.

I giovani hanno bisogno di questo tipo di allenamento, prima di essere emotivamente e spiritualmente pronti a praticare il vero amore. Alcune chiese forniscono agli adolescenti l’opportunità di avere questa formazione attraverso progetti di servizio o attività missionarie. Questo tipo di educazione del cuore e della volontà ha un valore enorme e forma individui che avranno successo nella vita familiare e che diventeranno dei buoni cittadini.

Costruire la Nazione della Pace e dell’Unità Cosmica

Il 5 novembre 2002, Padre Moon aggiunse una frase di apertura a ciascuno degli otto punti del Giuramento della Famiglia: 천일국 주인 (Cheon Il Guk ju-in). Cheon Il Guk è l’abbreviazione di 천주 평화 통일국 (Cheonju P’yeonghwa T’ongil Guk), la Nazione della Pace e dell’Unità Cosmica. 주인 (Juin) significa “proprietario”. La frase intera significa “il proprietario della Nazione della Pace e dell’Unità Cosmica”.

Il nome intero meglio esprime il significato di Cheon Il Guk in lingua italiana. Per esempio, dal momento che Cheon Guk significa Regno dei Cieli, si potrebbe tradurre Cheon Il Guk come “Regno dei Cieli unificato” o semplicemente “Regno dei Cieli”. Tuttavia, dal nome intero (proprietario della Nazione della Pace e dell’Unità Cosmica) risulta evidente che il termine Cheon si riferisca al “Cosmo” (mondo fisico e mondo spirituale insieme), non al cielo o a Dio. D’altra parte, il termine “Regno dei Cieli” (천국, Cheon Guk) è riportato diverse volte nel Giuramento della Famiglia, riferendosi alla realtà spirituale che verrà quando Dio regnerà su tutto la creazione. Questo si differenzia dal significato di Cheon Il Guk, che indica una realtà socio-politica nascente – una nazione. Per questa ragione, anche se Guk significa sia “regno” che “nazione”, preferiamo il secondo termine, poiché questo nuovo ordine socio-politico non sarà certamente una monarchia tradizionale.

Il termine Il potrebbe significare, tra le sue innumerevoli accezioni, “uno”, “il supremo”, o “unito”. Ma, dato che in questo caso Il sta per tongil, è opportuno dargli il significato di “unità” o “unificazione”. “Unità” viene preferito, poiché descrive lo stato di unità, mentre “unificazione” è il processo di raggiungimento dell’unità. Inoltre, è un’unità pacifica, come indicato da p’yeonghwa (pace) nel suo nome intero.

Inoltre, l’espressione abbreviata Cheon Il Guk reca in sé un profondo significato, contenuto nei suoi caratteri cinesi, 天一國. Esaminiamo alcuni di questi significati.

Il primo carattere, cheon (天) contiene l’ideogramma che sta per “essere umano” (人) e l’ideogramma che sta per il numero due (二). Il secondo carattere, il, è l’ideogramma del numero uno (一). Perciò, insieme, cheon il rappresenta due persone che diventano una. Il tema dell’unione di due elementi è doppiamente presente nel carattere 人, “essere umano”, le cui due metà simboleggiano la mente e il corpo che agiscono in armonia. Inoltre, 人 assomiglia a due figure: una moglie che si appoggia a suo marito. Questo rappresenta il fatto che l’essere umano che si completa solo nel matrimonio, quando incontra la sua “altra metà”.

Poiché cheon sta per cheon-ju, il cosmo (o cielo e terra), cheon il indica inoltre la grandiosa unità che c’è tra il cielo e la terra, il mondo spirituale e il mondo fisico. Come discuteremo riguardo al quinto punto del Giuramento, l’unificazione del mondo spirituale e del mondo fisico inizia da una persona in cui mente e corpo sono uniti. Cheon Il Guk significa quindi l’unità tra mente e corpo, tra uomo e donna e tra cielo e terra (天一, cheon il) è il punto d’inizio della nazione ideale (國, guk). Questa nazione trascende tutti i confini tra razze, religioni, nazionalità, classi ed etnie, una nazione che realizza l’unità tra l’umanità passata, presente e futura.

Generalmente, cheon significa “cielo” o “Dio”.19 Perciò, Cheon Il Guk può significare una nazione (國) che è unita (一) con Dio (天). Il carattere il, “uno”, può anch’esso significare Dio, come nella parola coreana 하나님 (Hananim), letteralmente “l’Uno Elevato”. Così, il guk (一國) sta per la nazione di Dio.

Cheon (天) può anche essere analizzato come una persona (人) posizionata tra cielo e terra (二), o tra mente e corpo. Perciò, per l’individuo, cheon-il indica la mente e il corpo che diventano uno, che portano pace all’anima. Poiché il (一) significa anche Dio, cheon-il significa anche che una persona che realizza l’unità tra mente e corpo può incontrare Dio. Il cielo e la terra sono uniti nell’individuo che diventa tempio di Dio (1Cor 3:16). Allo stesso modo, per la famiglia, cheon-il significa che tramite l’unità tra marito e moglie, Dio può dimorare nella loro casa. Questa unità si espande alla tribù di Dio, alla nazione e al mondo di Dio. Questa è la nazione (guk) dove tutte le persone hanno unità tra mente e corpo con al centro Dio, in tutte le famiglie marito e moglie sono uniti sotto la Benedizione di Dio, tutte le persone sono unite come cittadini della stessa nazione sotto Dio e persino il cosmo – il cielo e la terra – è unito nella provvidenza dell’amore di Dio. Questa è la Nazione dell’Unità e della Pace Cosmiche (Cheon Il Guk).

La Legge del Cielo, la Via del Cielo e la Volontà del Cielo

Nel Padre Nostro, preghiamo: “Venga il Tuo Regno; sia fatta la Tua Volontà come in cielo così in terra”. La Nazione della Pace e dell’Unità Cosmica è la realizzazione di quella preghiera, dove il cielo e la terra sono completamente uniti. È una realtà sociale dove le leggi terrene, i modi di vita terreni e gli scopi terreni corrispondono alle leggi del cielo, alla via e alla volontà del cielo. La sovranità di Dio in cielo si manifesterà in una nuova realtà sulla terra. Questa nuova realtà non nasce da una rivoluzione politica o da un movimento sociale. Piuttosto, inizia da individui che hanno raggiunto una profonda unità mente e corpo e da famiglie riflettono la vita di Dio (vedi ottavo punto).

Quali sono le leggi del cielo? In cielo non c’è bisogno di statuti complicati. Poiché i cittadini celesti sono naturalmente inclini all’amore e alla gentilezza, alla correttezza e alla saggezza nelle loro attività, le leggi sono molto semplici. Padre Moon insegna che la costituzione del cielo ha solamente tre leggi20. La società terrena sarà prospera e gradevole se le persone le manterranno. Esse sono:

1. Non abusate dell’amore. I giovani dovrebbero mantenere la propria purezza fino al matrimonio e le coppie sposate dovrebbero mantenere assoluta fedeltà. Dio ha rivelato a Padre Moon che un passo falso in questa area della vita causò la Caduta Umana, portando alla tragedia per innumerevoli generazioni. Gesù fu molto severo nel mettere in guardia le persone affinché non violassero la legge dell’amore: “Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna [l’inferno]” (Mt 5:29). In cielo non c’è posto per l’immoralità sessuale (Ap 22:15). La purezza e l’assolutezza dell’amore coniugale è un tema centrale dei valori della vera famiglia e sarà discusso in tutto questo libro.

2. Non rubare. Questo si applica in particolar modo a soldi e proprietà dedicate ad uno scopo pubblico. Una persona che si occupa di gestire fondi pubblici non deve usare nemmeno un centesimo per scopi personali. Il ladro contrae un debito, che deve essere ripagato. Altrimenti diventa un veleno che affligge i suoi discendenti.

La proprietà pubblica più sacra è quella che viene offerta a Dio – le nostre decime e offerte. Non dare la decima dovuta a Dio è come rubare; non è un crimine minore all’evasione fiscale. Inoltre, poiché Dio creò la terra e il suo ambiente e la diede in affido a tutta l’umanità, l’inquinamento e il danno ambientale sono una forma di furto.

3. Non ferire il cuore delle persone. La legge Mosaica proibisce l’omicidio e punisce l’aggressione fisica (“occhio per occhio, dente per dente”), ma Gesù disse: “Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: «stupido», sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: «pazzo», sarà sottoposto al fuoco della Geenna” (Mt 5:22). Parole dette con rabbia o con malizia possono danneggiare la reputazione di una persona. Mostrare favoritismi scorretti crea risentimento nelle persone che vengono sfavorite. Parole di rabbia, atteggiamento arrogante, mancanza di attenzione genuina possono uccidere l’anima di una persona, proprio come un proiettile ne uccide il corpo.

Quali sono le vie del cielo? La vita nella dimensione celeste del mondo spirituale funziona sulla base del principio di vivere per il bene degli altri. Le persone egoiste troveranno soltanto sofferenza nel mondo spirituale. Perciò, come preparazione per la vita celeste, tutti le più grandi religioni del mondo insegnano a vivere per gli altri. Padre Moon disse:

Forse voi non sapete molto riguardo la realtà del mondo spirituale, ma grazie alla speciale grazia di Dio, io conosco il mondo “sconosciuto” meglio di chiunque altro. Scavando nelle radici di quel mondo, troviamo che il suo principio strutturale è piuttosto semplice. Il Cielo è un luogo dove solo coloro che hanno vissuto per il bene degli altri possono andare. Questo perché l’amore altruista è il principio del cielo e della terra, la radice dell’ideale che Dio ha creato. Il mondo ideale del Regno dei Cieli è strutturato con questo tipo di contenuto. Questo è un fatto chiaro…

Cosa insegna la religione che sta guidando l’umanità verso la terra d’origine? Incoraggia il cammino di vivere per il bene degli altri. Più elevata la religione, con maggiore enfasi sottolinea l’importanza di vivere per gli altri. Perciò, dobbiamo essere gentili e miti. Perché? Dobbiamo impegnarci a stare in una posizione in cui aiutiamo molte persone e viviamo per il loro bene. Le religioni insegnano a sacrificarsi e a servire. Perché? Perché allenano le persone ad adeguarsi alle leggi del Regno dei Cieli.21

Nella famiglia, i membri vanno d’accordo servendosi e aiutandosi a vicenda. Di solito, i genitori hanno il cuore di sacrificare loro stessi per i loro figli, il marito ha il cuore di dare abbondantemente alla propria moglie e di proteggerla da qualsiasi pericolo, e così via. Perciò, la famiglia è l’istituzione fondata da Dio dove si insegna e si pratica la via del vivere per il bene degli altri. In questo modo, la famiglia è la palestra per la vita in cielo. Come sarebbe la società se le persone mettessero in pratica il vivere per il bene degli altri? Questo sarà discusso in relazione al settimo punto del Giuramento.

Allora, qual è la volontà del cielo? Gli angeli e gli spiriti del cielo sono desiderosi di realizzare gli scopi di Dio cooperando con gli esseri umani sulla terra. Potremmo dire che gli angeli “si guadagnano le loro ali” aiutando le persone sulla terra. Nella lettera agli Ebrei leggiamo che i santi del Vecchio Testamento “pur avendo ricevuto per la loro fede una buona testimonianza, non conseguirono la promessa”, eccetto che lavorando con i santi nella dispensazione della Chiesa, “perché Dio aveva in vista qualcosa di meglio per noi, perché essi non ottenessero la perfezione senza di noi” (Eb 11:39-40).

Noi viviamo in un tempo di grande attività spirituale. Questi sono gli Ultimi Giorni, dei quali la Bibbia profetizza “io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno dei sogni” (At 2:17). Le armate del Cielo discenderanno a giudicare il peccato e purificare il male, come preannunciato “Ecco, il Signore è venuto con le sue miriadi di angeli per far il giudizio contro tutti, e per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà che hanno commesso” (Gd 14-15). Come verrà discusso in merito al quinto e al sesto punto del Giuramento, una vera famiglia riceve il sostegno celeste ed in grado di mobilitare il mondo spirituale. Gli spiriti aiutano le famiglie che si impegnano nell’evangelizzazione e nel servizio pubblico. Gli spiriti innalzano le famiglie per far sì che incarnino appieno il vero amore e la vera vita. La volontà di Dio è che ogni famiglia realizzi il suo più alto potenziale come vera famiglia.

La Nazione della Pace e dell’Unità Cosmica sarà un’intera nazione dedita alla realizzazione della volontà di Dio. Sarà una nazione che non ha eguali nel mondo di oggi. Le nazioni solitamente pongono i propri interessi innanzi al bene delle altre nazioni; sono riluttanti a sacrificarsi per aiutare le altre; perciò, sono lontane dalla volontà di Dio. Nella storia ci sono state nazioni religiose che si sono proclamate popolo di Dio, ma generalmente hanno interpretato la loro missione data da Dio come la conquista delle nazioni cosiddette pagane. Anche gli Americani hanno utilizzato questa giustificazione per soggiogare e maltrattare i popoli nativi. Le persone del cielo, invece, si organizzano in nazioni che vivono al servizio di Dio. Questo include tutte le razze, le nazioni e le religioni, unite nel servizio della volontà di Dio (vedi quarto punto del Giuramento). La Nazione della Pace e dell’Unità Cosmica aspetta il giorno in cui questo ordine celeste verrà manifestato sulla terra.

La Nazione della Pace e dell’Unità Cosmica sarà la realizzazione della profezia della fine dei tempi dell’Apocalisse: “Il regno del mondo è passato al nostro Signore e al suo Cristo ed egli regnerà nei secoli dei secoli” (Ap 11:15). Nella grazia del dominio di Dio, l’umanità entrerà in un’era di pace, adempiendo la profezia di Isaia: “essi trasformeranno le loro spade in vomeri d’aratro, e le loro lance, in falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra, e non impareranno più la guerra” (Is 2:4).

Per migliaia di anni, Dio sembra essere stato impotente nel fermare il male generato dagli esseri umani. Dio ha sempre desiderato manifestare il Suo potere onnipotente nelle vite degli uomini, ma Egli si è trattenuto dal fare ciò sin dalla Caduta Umana, per rispetto del valore e della dignità umana. Dio creò gli esseri umani affinché manifestassero la Sua gloria nella loro perfezione. Originariamente Dio dotò gli esseri umani della posizione di co-creatori di Dio e di agenti della Sua sovranità. Tuttavia, poiché gli esseri umani caduti non possono dar vita ad una vera relazione reciproca d’amore con Dio, essi non poterono ricevere la totale sovranità di Dio.

Con l’apertura della Nazione della Pace e dell’Unità Cosmica, la sovranità di Dio sulla terra diventerà sempre più evidente. Il 6 Febbraio 2003, in occasione della “Apertura del Cancello della Cheon Il Guk attraverso la Santa Benedizione in Matrimonio dei Genitori del Cielo e della Terra”, Padre Moon fece una profetizzò pubblicamente che era arrivato il tempo in cui il potere di Dio onnipotente si sarebbe manifestato nel Mondo. Negli anni che verranno, le persone vedranno chiara dimostrazione del potere di Dio di trasformare i cuori e di migliorare le vite. Nonostante ciò, è tuttora nostra parte di responsabilità stabilire dentro di noi la fondazione per poter ricevere la forza di Dio. Dio aiuterà coloro che lo cercano nel proprio cuore e che cercano il Suo Regno con le loro azioni.

Animati dalla grazia e dal potere di Dio onnipotente, la Nazione della Pace e dell’Unità Cosmica segnerà la nascita di una nuova cultura celeste di pace, amore e giustizia. Le persone riconosceranno l’operato dello Spirito nelle loro vite e si pentiranno delle loro mancate condizioni, portando ad un rinnovamento del carattere dell’uomo. Tuttavia, illuminare le persone riguardo alle richieste di Dio in questa nuova era dipende da noi, i proprietari della Nazione della Pace e dell’Unità Cosmica. In questo modo, porteremo avanti la realizzazione del Padre Nostro: “Venga il Tuo regno, sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra”.

Prendere Responsabilità per la Nazione di Dio

Nel Giuramento della Famiglia non preghiamo semplicemente per la venuta del Regno di Dio; noi promettiamo di costruire il Regno in quanto società concreta. Questo concetto viene espresso dalle parole “come proprietario”. Il termine coreano 주인 (ju-in), che corrisponde ai caratteri cinesi 主人, significa persona (in) qualificata ad essere proprietario (ju). La proprietà è una responsabilità seria. Dobbiamo qualificarci per diventare veri proprietari delle cose che Dio ha affidato alla nostra cura: la famiglia, la casa, le proprietà e la posizione sociale.

Non è forse la famiglia il luogo in cui impariamo le prime lezioni sulla responsabilità? Dal bambino che impara a pulire la sua stanza e aiuta nei lavori di casa al genitore che si fa carico di tanti fardelli nel prendersi cura dei figli e nel farli crescere, la vita familiare è una scala crescente di responsabilità. Un figlio devoto che aiuta la sua famiglia nei momenti difficili si sentirà orgoglioso della responsabilità che ha preso e avrà un senso di autostima dal momento che i suoi genitori e i suoi fratelli più giovani dipendono da lui.

Quello del genitore è lo stadio più elevato di responsabilità familiare e la genitorialità porta con sé lezioni che possono essere applicate alle responsabilità sociali in tutti i campi della vita. Il cuore che un genitore sviluppa educando i suoi figli si esprime naturalmente nel condurre un’efficace leadership in qualsiasi mansione che riguardi la gestione delle persone e la situazione di persone subordinate. La competenza finanziaria legata all’essere a capo di una famiglia trova naturale espansione nella gestione delle finanze di un’impresa, di una città, o di una nazione. Il proprietario si sente valorizzato nel guidare la ditta e riceve il rispetto e la gratitudine dei suoi dipendenti.

Il carattere cinese ju (主) vuol dire signore, padrone o capo. Cristo è il capo della chiesa (Col 1:18); “Cristo ci ha amato e ha dato sé stesso per noi” (Ef 5:2). Allo stesso modo, un vero proprietario si prende la responsabilità per il benessere dei suoi subordinati, sacrificandosi per loro, come insegnò Gesù:

I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti. – Mt 20:2528

Ju (주) è il primo carattere della parola “soggetto”, juche (주체). Padre Moon sviluppò il concetto dei Tre Soggetti per spiegare le qualità e le responsabilità della vera leadership come quella di un vero genitore, di un vero maestro e di un vero proprietario. Come Gesù prima di lui, nel comprendere l’etica di questi tre ruoli della leadership, Padre Moon prende a modello lo standard divino:

Dio è l’eterno Vero Genitore, l’eterno Vero Maestro, l’eterna Vero Guida e Re. Come figli di Dio, dobbiamo diventare prima veri genitori, esattamente come Dio. Dobbiamo seguire la strada del vero maestro, esattamente come Dio. E dobbiamo seguire la strada di una vera guida, proprio come Dio. Questa è il concetto dei tre ruoli soggetto. Il modello ultimo è Dio.22

Una persona responsabile incarna le tre qualità di genitore, insegnante e proprietario. Un genitore si sente totalmente responsabile del bene dei suoi figli, 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana. Curarsi dei figli è suo dovere, giorno e notte, con una determinazione immutabile. Un vero maestro nutre i suoi studenti con conoscenza, capacità e abilità, così che possano avere successo nella vita. Il suo obiettivo è che diventino indipendenti, capaci di gestire la propria vita senza il suo aiuto; allora sentirà di essere stato un maestro di successo. Un vero proprietario fa tutto il necessario per proteggere le sue proprietà e mantenerle pulite e ben curate. Mantiene i suoi macchinari in perfetto stato, gli animali in buona salute e il giardino pulito.

Il proprietario lavora e si impegna più duramente di tutti gli altri. Per esempio, il proprietario di una piccola impresa lavora generalmente molte più ore dei suoi dipendenti. I dipendenti sono pagati a ore, mentre il proprietario guadagna solo se la sua impresa ha successo. In situazioni di difficoltà, quando nessuno ha voglia di mettere più impegno di quello richiesto, il proprietario prende responsabilità. Questo è ciò che fece Gesù quando vide che il popolo non aveva fede in lui. Non vedendo nessun’altra possibilità per realizzare la volontà di Dio, decise di offrire la sua vita.

La forma del carattere cinese ju (主) simboleggia una candela con una fiamma. Ciò significa che il proprietario è responsabile di illuminare l’oscurità. Come la fiamma della candela, un proprietario agisce per illuminare e rischiarare il luogo e le persone sotto la sua cura. Come proprietaria della volontà di Dio, la nostra famiglia è destinata ad irradiare diffusamente la luce del Regno, come disse Gesù,

Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli. – Mt 5:14-16

Il carattere cinese ju (主) può anche essere interpretato come il carattere che sta per “re” (王), sovrastato dal radicale 一, che significa “riunito insieme”. Raffigura perciò un re che guida e protegge il popolo radunato di fronte a lui. Ciò descrive il ruolo di un proprietario che, come un re, si prende responsabilità per il bene dell’insieme.

Infine, il carattere ju (主) può essere inteso come un re (王), con la presenza di Dio (一) che lo illumina dall’alto. Questo significa che un vero proprietario ha l’autorità di un re, mentre Dio guida la sua mente. D’altro canto, la proprietà senza Dio declina facilmente in un possesso egoistico.

La sfida per la nostra famiglia è di essere un vero proprietario della Nazione della Pace e dell’Unità Cosmica. Dobbiamo sentirci responsabili di costruirla, di farla crescere, di proteggerla e di mantenerla. Non dobbiamo essere spettatori. Nonostante questo, molti credenti sono in attesa di un segno di Dio, che annunci la venuta del Regno dei Cieli. Gesù rimproveravo queste persone dicendo: “Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona. Poiché come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione” (Lc 11:29-30). Giona era egli stesso il segno; con le sue parole convinse gli abitanti di Ninive a pentirsi. Allo stesso modo, non dobbiamo aspettare che Dio crei la Sua nazione; è nostro compito essere un “segno”, manifestando la nazione nelle nostre famiglie.

Note

  1. Il Principio Divino, (Roma: Federazione delle Famiglie per la Pace Mondiale e l’Unificazionismo, Seconda edizione, 2014), p. 33-34.
  2. I caratteri cinesi sono parte integrante della lingua coreana. In questo libro indichiamo la loro pronuncia coreana, sia in hangul che in translitterazione occidentale. Questa, differisce dalla pronuncia cinese.
  3. Vedi Joong Hyun Pak, Joymakers (New York: Accord, 1993), p. 11.
  4. Questo concetto è spiegato ulteriormente nel Principio Divino, p. 33, nel concetto dell’Azione di Origine, Divisione e Unione.
  5. Muhammad M. Pickthall, The Meaning of the Glorious Qur’an (Mecca: World Muslim League, 1977), p. 2.
  6. Sun Myung Moon, “True Unification and One World”, 30 Marzo 1990.
  7. Il Principio Divino, p. 45.
  8. Erich Fromm, The Art of Loving (New York: Harper & Row, 1956), p. 2.
  9. Hak Ja Han Moon, “True Parents and the Completed Testament Age”, True Family and World Peace (New York: FFWPU, 2000), p. 35.
  10. Sun Myung Moon, “True Unification and One World”.
  11. Ivi.
  12. Hak Ja Han Moon, “True Parents and the Completed Testament Age”, True Family and World Peace, p.34 13 Sun Myung Moon, “True Unification and One World”.
  13. Ivi.
  14. Sun Myung Moon, “The True Family and I”, True Family and World Peace, p. 76.
  15. Ivi., p. 80
  16. Ivi., p. 78
  17. Chuang Tzu 17, trad. Burton Watson, Chuang Tzu: Basic Writings (New York Columbia University Press, 1964).
  18. L’ambiguo significato del carattere cinese 天 (cheon), “cielo”, che denota sia il mondo celeste dello spirito sia Dio, deriva dall’uso eufemistico dell’evangelista Matteo dell’espressione “Regno dei cieli” al posto di “Regno di Dio”, per eludere il divieto ebraico di nominare il sacro nome di Dio. Come conseguenza a questo precedente, i primi missionari in Cina equipararono il termine 天 con Dio. Perciò, la multi-funzionale parola “cielo” si riferisce spesso a Dio negli insegnamenti di Padre Moon.
  19. Sun Myung Moon, “God is Our King and True Parent”, Harlem, NY, 8 Maggio 2001.
  20. Sun Myung Moon, Life on Earth and in the Spirit World (New York: FFWPU, 1999).
  21. Sun Myung Moon, “True Family and True Universe Centered on True Love”, True Family and World Peace, pp. 68-69.
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