Mosè e Gesù nella Provvidenza di Restaurazione
La Bibbia contiene molti segreti, concernenti il lavoro di salvezza di Dio.
È scritto infatti:
In verità, il Signore non fa cosa alcuna senza aver rivelato il suo consiglio ai Suoi servitori, i profeti – Amos 3:7
Tuttavia, senza conoscere il principio che dirige la provvidenza di Dio, gli uomini non sono stati capaci di discernere i misteri nascosti nella Bibbia. Il racconto biblico della vita di un profeta non è semplicemente un resoconto storico perché, descrivendo il corso di quella vita, la Bibbia rivela la strada che l’uomo caduto deve percorrere. In particolare, esamineremo come Dio ha stabilito i corsi provvidenziali di Giacobbe e Mosè come modelli del corso di Gesù per salvare l’umanità.
Sezione 1 – I Modelli del Corso per Ottenere la Sottomissione di Satana
Abbiamo visto che, nella provvidenza di restaurazione nella famiglia d’Isacco, Giacobbe fu la figura centrale che realizzò la fondazione di sostanza. Giacobbe stabilì la posizione di Abele e lavorò per ottenere la sottomissione di Satana e realizzare la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta. L’intero corso di Giacobbe divenne il modello del corso di Mosè e Gesù. Gesù venne per ottenere la sottomissione di Satana in termini sostanziali; prima di lui, Mosè aveva seguito un corso per la sottomissione di Satana, come immagine del corso che Gesù avrebbe poi seguito; prima ancora, Dio aveva guidato Giacobbe in un corso, che costituì una rappresentazione simbolica del corso di Gesù. Inoltre, il corso di Giacobbe è il modello che gli Israeliti e tutti gli uomini devono seguire per ottenere la sottomissione di Satana e raggiungere lo scopo della provvidenza di restaurazione.
1.1 I Motivi per cui il Corso di Giacobbe e il Corso di Mosè furono Stabiliti come Modelli per il Corso di Gesù
Lo scopo della provvidenza di restaurazione è raggiunto quando l’uomo ottiene la sottomissione volontaria di Satana e ne diventa il signore, realizzando la parte di responsabilità attribuitagli. Gesù, come Messia e vero antenato, venne per aiutare tutti gli uomini di fede a ottenere la sottomissione volontaria di Satana. Da solo, aprì il corso per ottenere la sottomissione completa di Satana e perciò, d’allora in poi, ha guidato gli uomini di fede a seguire il suo esempio.
Satana, che non si arrende umilmente neppure davanti a Dio, non ha alcuna intenzione di arrendersi a Gesù e tanto meno ai comuni credenti. Perciò Dio, prendendo responsabilità per gli esseri umani, da Lui creati, chiamò Giacobbe e lavorò attraverso di lui per mostrarci, in forma simbolica, il corso per ottenere la sottomissione di Satana. Mosè fu in grado di soggiogare Satana seguendo lo schema del modello di corso rivelato simbolicamente nel corso di Giacobbe. Nel suo corso, Mosè sviluppò quel modello a livello d’immagine. Analogamente, fondandosi sullo schema del modello di corso di Mosè, Gesù venne per ottenere la sottomissione sostanziale di Satana. Seguendo le orme di Gesù, gli uomini di fede possono anch’essi ottenere la sottomissione di Satana e dominarlo. Mosè si stava riferendo a Gesù, quando disse:
Il Signore Iddio vi susciterà di tra i vostri fratelli un profeta come me; ascoltatelo in tutte le cose che vi dirà – At. 3:22
Gesù si sarebbe trovato in una posizione paragonabile a quella di Mosè e ne avrebbe seguito il corso come il modello per completare la provvidenza mondiale per restaurare Canaan – il Regno di Dio. Gesù disse:
Il Figliuolo non può da sé stesso far cosa alcuna, se non la vede fare dal Padre; perché le cose che il Padre fa, anche il figlio le fa similmente – Gv. 5:19
Con queste parole, Gesù intese dire che stava seguendo il modello del corso che Dio gli aveva rivelato tramite Mosè. Perciò, Mosè prefigurò Gesù.
1.2 Il Corso di Giacobbe come Modello per i Corsi di Mosè e Gesù
Giacobbe realizzò il modello del corso per ottenere la sottomissione di Satana. Questo corso procede nel senso contrario rispetto al modo in cui Satana corruppe l’umanità. I corsi di Mosè e Gesù seguirono lo schema del corso di Giacobbe. Questa sezione li prende in esame entrambi.
- I primi uomini avrebbero dovuto essere assolutamente determinati a osservare il comandamento di Dio di non mangiare il frutto, ma caddero, senza curarsi della loro vita, quando l’arcangelo li tentò. Così, Giacobbe, per completare la restaurazione di Canaan a livello familiare – vale a dire ritornare in Canaan con la famiglia e le ricchezze e restaurare la fondazione per ricevere il Messia – doveva prevalere in una lotta con un angelo, che rappresentava Satana, rischiando la vita. Giacobbe, risoluto a superare la prova mentre lottava con l’angelo al guado di Jabbok, prevalse e ricevette il nome “Israele” ( 32:25-28). Dio stesso mise alla prova Giacobbe, ponendo l’angelo nella posizione di Satana. Lo scopo di Dio non era quello di annientare Giacobbe, ma di aiutarlo a stabilire la posizione di Abele e completare la restaurazione della sua famiglia, qualificandosi a dominare l’angelo. Inoltre, grazie al ruolo svolto dall’angelo nel condurre il combattimento, si aprì la strada per la restaurazione del mondo angelico.
Anche Mosè dovette superare una prova, rischiando la vita, quando Dio tentò di ucciderlo (Es. 4:24), prima di poter guidare gli Israeliti in Canaan e completare così la restaurazione di Canaan a livello nazionale. Dobbiamo capire che Dio sottopone gli uomini a queste prove perché li ama. Se fosse Satana, invece che Dio, a metterli alla prova, gli uomini, in caso di fallimento, diventerebbero preda di Satana. Allo stesso modo, prima di poter iniziare la restaurazione di Canaan a livello mondiale, cioè guidare l’umanità nel Regno dei Cieli in terra, Gesù dovette superare una prova, lottando contro Satana a rischio della vita e prevalendo su di lui nei 40 giorni di digiuno e nelle tentazioni del deserto (Mt. 4:1-11). - Poiché l’uomo acquisì la natura caduta, quando Satana ne contaminò la carne e lo spirito, Giacobbe, per rimuovere la natura caduta, dovette realizzare una condizione equivalente. Per questo motivo, per restaurare la posizione di Abele nella condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta, Giacobbe comprò da Esaù la primogenitura con pane e lenticchie (Gn. 25:34) che simboleggiavano la carne e lo spirito. Ripetendo questo corso, al tempo di Mosè, Dio nutrì il popolo con manna e quaglie (Es. 16:13), anch’esse simboleggianti la carne e lo spirito, rinsaldando così la loro gratitudine nei Suoi confronti e accrescendo in loro la consapevolezza di essere il popolo scelto. Attraverso questo processo, Dio voleva che il popolo obbedisse a Mosè e realizzasse la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta a livello nazionale. Gesù disse:
I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e morirono … in verità, in verità io vi dico che se non mangiate la carne del Figliuol dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi – Gv. 6:49-53
Con questi versi Gesù, oltre a confermare che stava percorrendo il corso posto da Mosè come modello, intendeva dire che tutta l’umanità caduta doveva unirsi con lui in carne e spirito. Seguendo fedelmente Gesù e unendosi a lui, che a quel tempo era nella posizione di Giovanni Battista[1] gli Israeliti avrebbero realizzato la condizione d’indennizzo mondiale per rimuovere la natura caduta. Successivamente, servendo devotamente Gesù come Messia, avrebbero restaurato la loro natura originale. - Con la Caduta, Satana contaminò persino le spoglie dell’uomo. Perciò, alla morte di Giacobbe il suo corpo, santificato con la benedizione che aveva ricevuto in vita, fu imbalsamato per quaranta giorni ( 50:3) per realizzare una condizione di purificazione. Nel caso di Mosè, l’arcangelo Michele contese al Diavolo il potere di disporre del suo corpo (Giuda 9). Sappiamo che il corpo di Gesù scomparve, lasciando la tomba vuota (Mt. 27:62; 28:15), con lo sconcerto delle autorità.
- Nella Caduta, Satana corruppe i primi antenati durante il periodo di crescita. Per restaurare tramite indennizzo la contaminazione di Satana, Dio ha lavorato per porre condizioni basate su determinati numeri, come il tre, che ha come significato il periodo di crescita.[2] Quando Giacobbe cominciò il suo viaggio da Aram a Canaan, ci fu un periodo di tre giorni di separazione di Satana, prima che Labano fosse informato della sua assenza (Gn. 31:22). Quando Mosè guidò il popolo fuori dall’Egitto, verso Canaan, ci fu un periodo iniziale di tre giorni (Es. 5:3). Giosuè sostò al fiume Giordano per tre giorni prima di attraversarlo (Gs. 3:2). Prima d’iniziare il corso spirituale mondiale per restaurare Canaan, Gesù passò tre giorni nella tomba (Lc. 18:33).
Giacobbe ebbe dodici figli (Gn. 35:22) per restaurare tramite indennizzo nella sua generazione (orizzontalmente) le condizioni d’indennizzo accumulatesi (verticalmente) nelle dodici generazioni da Noè a Giacobbe, che erano state prese da Satana. Per ragioni simili, ci furono dodici tribù al tempo di Mosè (Es. 24:4) e Gesù ebbe dodici discepoli (Mt. 10:1). Per realizzare una condizione d’indennizzo per separare Satana dai sette giorni, da esso contaminati, della creazione di Dio, ci furono 70 membri nella famiglia di Giacobbe (Gn. 46:27), 70 anziani al tempo di Mosè (Es. 24:1), e 70 seguaci di Gesù (Lc. 10.1), che ebbero tutti un ruolo centrale provvidenziale nelle rispettive ere. - Il bastone, che castiga il male, apre la strada e dà sostegno alla persona che vi si appoggia, è un simbolo del Messia.[3] Giacobbe attraversò il fiume Giordano ed entrò nella terra di Canaan appoggiandosi a un bastone (Gn. 32:10), indicando che un giorno l’umanità caduta avrebbe attraversato le acque del mondo peccaminoso e sarebbe approdata al mondo ideale seguendo il Messia: colpendo l’ingiustizia, seguendone la guida e l’esempio, e affidandosi a lui. Mosè guidò gli Israeliti attraverso il Mar Rosso con un bastone (Es.14:16). Gesù alla sua Seconda Venuta guiderà l’umanità, attraverso le acque turbolente del mondo caduto e fino ad approdare all’ideale di Dio, con la verga di ferro, che simboleggia il Messia stesso (Ap. 2:27; 12:15).
- Il peccato di Eva radicò nella discendenza dell’umanità il peccato, che fruttificò nell’uccisione di Abele da parte di Caino. Poiché una madre e un figlio consentirono a Satana d’intromettersi, producendo il frutto del peccato, una madre e un figlio, secondo il principio di restaurazione tramite indennizzo, devono separarsi da Satana con uno sforzo congiunto. Giacobbe non avrebbe potuto ricevere la benedizione e separarsi da Satana, senza l’appoggio devoto e il saggio consiglio di sua madre (Gn. 27:5-17, 42-45). Mosè non avrebbe potuto sfuggire alla morte e servire la Volontà di Dio senza l’aiuto della madre (Es. 2:2). Infine, Maria salvò la vita di Gesù con la fuga in Egitto, portandolo lontano dal re Erode, che cercava di ucciderlo (Mt. 2:13).
- La figura centrale cui Dio affida la Sua Volontà nella provvidenza deve tornare dal mondo di Satana al mondo di Dio. Questo è il motivo per cui Giacobbe si mise in viaggio da Aram, il mondo satanico, a Canaan (Gn. 31:17-18), Mosè si mise in viaggio dall’Egitto alla terra promessa di Canaan (Es. 12:37-38), e Gesù, che si era rifugiato in Egitto poco dopo la sua nascita (Mt. 2:14-15), ritornò in Galilea.
- Lo scopo finale della provvidenza di restaurazione è sradicare Satana. Con questo significato, Giacobbe seppellì gli idoli sotto una quercia (Gn. 35:4). Mosè abbatté il vitello d’oro, gli diede fuoco, lo ridusse in polvere, ne sparse la polvere nell’acqua e la diede da bere agl’Israeliti ( 32:20). Gesù venne per distruggere questo mondo di male, ottenendo la sottomissione di Satana con le sue parole e il suo potere.[4]
Sezione 2 – La Provvidenza di Restaurazione sotto la Guida di Mosè
2.1 Panoramica della Provvidenza Guidata da Mosè
La provvidenza di restaurazione guidata da Mosè fu costruita sulla fondazione per il Messia posta nella famiglia di Abramo. Nondimeno, il Principio richiedeva che anche Mosè ponesse la fondazione per il Messia, restaurando tramite indennizzo la fondazione di fede e la fondazione di sostanza. Ogni volta che la figura centrale della provvidenza cambia, la nuova figura centrale non può ereditare la Volontà provvidenziale senza prima completare a sua volta una responsabilità analoga. Inoltre, in questo caso, la fondazione dovette essere rinnovata perché l’ambito della provvidenza si era esteso da una famiglia a una nazione. Come vedremo, le condizioni d’indennizzo richieste per porre quelle fondazioni furono, nella provvidenza di restaurazione guidata da Mosè, del tutto diverse da quelle precedenti.
2.1.1 La Fondazione di Fede
2.1.1.1 La Figura Centrale per Restaurare la Fondazione di Fede
Mosè era la figura centrale per restaurare la fondazione di fede. Questa fondazione doveva essere posta di nuovo, per iniziare il corso del ritorno nella terra promessa di Canaan, a conclusione dei 400 anni di schiavitù causati dall’errore di Abramo nell’offerta simbolica. Prima di studiare come Mosè stabilì la fondazione di fede, esamineremo prima la sua posizione provvidenziale in relazione a Gesù e quindi, nella prossima sezione, esamineremo come egli fu diverso da tutte le precedenti figure centrali chiamate a porre la fondazione di fede.
Primo, Mosè era nella posizione di rappresentare Dio, agendo in Sua vece. Dio disse a Mosè che avrebbe dovuto essere come Dio stesso per Aaronne (Es. 4:16) e anche:
Vedi, io ti ho stabilito come Dio per Faraone e Aaronne, tuo fratello, sarà il tuo profeta – Es. 7:1
Secondo, mettendolo nella Sua posizione davanti ad Aaronne e al Faraone, Dio stabilì Mosè come prefigurazione di Gesù, la sola incarnazione di Dio. Prefigurando Gesù, Mosè tracciò la strada che Gesù avrebbe poi percorso. Come Giovanni Battista dopo di lui (Gv. 1:23), Mosè doveva raddrizzare la via per Gesù. Come discendente di Giacobbe, che aveva stabilito la fondazione per il Messia, Mosè poteva svolgere il ruolo di figura centrale nell’Era della Provvidenza di Restaurazione. Nel suo cammino provvidenziale, Mosè si basò sulla tradizione e le azioni del suo antenato Giacobbe. I loro corsi servirono come modello della strada che Gesù successivamente avrebbe seguito.
Mosè stava anche sulla fondazione che Giuseppe aveva posto andando in Egitto. Anche la vita di Giuseppe prefigurò quella di Gesù. Come figlio di Rachele (la moglie di Giacobbe che rappresentava il lato di Dio) e fratello più giovane dei figli di Lea (la moglie di Giacobbe che rappresentava il lato di Satana), Giuseppe era nella posizione di Abele. Scampato a malapena al progetto di uccisione messo in atto dai suoi fratelli maggiori, Giuseppe fu venduto ai mercanti e arrivò in Egitto come schiavo ma, prima di compiere trent’anni, assunse al rango di primo ministro. I fratelli e il padre andarono in Egitto e s’inchinarono umilmente davanti a lui, realizzando un sogno profetico che Giuseppe aveva fatto da bambino (Gn. 37:5-11). Basandosi su questa vittoria provvidenziale, gl’Israeliti entrarono in Egitto e cominciarono un periodo di difficoltà, intese a recidere i loro legami con Satana. Il corso di Giuseppe prefigurò il corso che Gesù avrebbe successivamente attraversato. Venuto nel mondo satanico, Gesù avrebbe superato un corso di difficoltà e sarebbe apparso come Re dei Re all’età di trent’anni. Gesù doveva ottenere la sottomissione di tutta l’umanità, compresi i suoi antenati, tagliare tutti i loro legami col mondo satanico e restaurarli al Regno di Dio.
L’infanzia, la fanciullezza e la morte di Mosè prefigurarono anch’esse il corso di Gesù. Alla nascita, Mosè rischiò di essere ucciso per ordine del Faraone. Sua madre lo allevò in incognito, e Mosè entrò nel palazzo del Faraone e crebbe senza pericolo in mezzo ai suoi nemici. Allo stesso modo, alla nascita di Gesù, il re Erode lo voleva uccidere, ma sua madre lo prese, fuggì in Egitto e lo allevò nascostamente in quel paese; più tardi lo riportò nel Regno di Erode, dove crebbe al sicuro in mezzo ai suoi nemici. Dopo la morte di Mosè, nessuno seppe dove fu seppellito il suo corpo (Dt. 34:6); ciò prefigurò quanto sarebbe successo, dopo la morte, al corpo di Gesù.
In tutti questi modi, il corso di Mosè per restaurare Canaan a livello nazionale fu il modello del corso di Gesù per restaurare Canaan a livello mondiale. Come abbiamo già detto, la Bibbia attesta, con le parole di Mosè (Dt. 18:18-19) e Gesù (Gv. 5:19), che Dio mostrò nella vita di Mosè il modello per Gesù, indicando la strada che quest’ultimo avrebbe successivamente percorso.
2.1.1.2 L’Oggetto per la Condizione nella Restaurazione della Fondazione di Fede
Mosè era in una posizione diversa dalle figure centrali, cui la realizzazione della fondazione di fede era stata affidata in precedenza. Diversamente da Abele, Noè e Abramo, Mosè non aveva bisogno di fare un’offerta simbolica, perché poteva restaurare la fondazione di fede semplicemente obbedendo alla parola di Dio e completando una provvidenza per la separazione di Satana basata sul numero quaranta.[5] Ci sono tre ragioni per questa differenza.
Primo, Mosè stava sulla fondazione delle tre offerte simboliche vittoriose di Abele, Noè e Isacco, che avevano completato la provvidenza basata sulle offerte simboliche.
Secondo, le offerte simboliche erano gli oggetti per la condizione divenuti necessari al posto della Parola, dopo che i primi antenati, persa la Parola di Dio con la Caduta, non furono più in grado di riceverla direttamente. Perciò, durante l’Era della Provvidenza per porre la Fondazione per la Restaurazione (l’era da Adamo ad Abramo), i sacrifici erano stati offerti come oggetti per la condizione nel porre la fondazione di fede. Tuttavia, al tempo di Mosè, quel periodo era terminato e l’umanità era entrata in una nuova era, l’Era della Provvidenza di Restaurazione (Era dell’Antico Testamento), nella quale gli uomini potevano nuovamente ricevere la parola di Dio direttamente, e così non c’era più alcun bisogno di un’offerta simbolica, nel porre la fondazione di fede.
Terzo, poiché la provvidenza iniziata con la famiglia di Adamo si era prolungata ripetutamente, erano necessarie certe condizioni d’indennizzo per restaurare i periodi provvidenziali che erano stati contaminati da Satana. Nel porre la fondazione di fede, Noè dovette completare una provvidenza per la separazione di Satana basata sul numero quaranta, durante la sua permanenza nell’arca. Abramo poté fare l’offerta simbolica per porre la fondazione di fede, solo dopo aver restaurato il precedente periodo di 400 anni, e aver così completato una provvidenza per la separazione di Satana basata sul numero quaranta. Gli Israeliti patirono 400 anni di schiavitù in Egitto per realizzare una provvidenza per la separazione di Satana basata sul numero quaranta, e restaurare così la fondazione di fede invasa da Satana a causa dell’errore di Abramo.
Così pure, nell’Era della Provvidenza di Restaurazione, una figura centrale poteva porre la fondazione di fede, fintantoché si sostenesse fermamente sul completamento della provvidenza per la separazione di Satana basata sul numero quaranta, osservando la Parola di Dio, ora che al posto di questa non c’era più bisogno di un oggetto per la condizione.
2.1.2 La Fondazione di Sostanza
Nell’Era della Provvidenza per porre la Fondazione per la Restaurazione, Dio aveva lavorato per porre la fondazione familiare di sostanza. Nella successiva Era della Provvidenza di Restaurazione, Dio lavorò per porre la fondazione nazionale di sostanza. Mosè, che era come Dio nei confronti del popolo e rappresentava Gesù, era nella posizione di genitore degli Israeliti nel porre la fondazione nazionale di fede.
Allo stesso tempo, Mosè era il profeta che aveva la missione di preparare la strada per Gesù, e perciò era nella posizione di figlio di Gesù, che doveva venire come Vero Genitore. Perciò, rispetto agli Israeliti, Mosè era nella posizione di Abele, come figura centrale per la fondazione nazionale di sostanza.
Ricordiamo che Abele aveva fatto l’offerta simbolica dalla posizione di genitore, al posto di Adamo, e si era così qualificato per fare l’offerta sostanziale dalla posizione di figlio. Allo stesso modo, Mosè era nella duplice posizione di genitore e figlio: nel restaurare tramite indennizzo la fondazione di fede, era nella posizione di genitore; stabilì così la posizione di Abele per la fondazione di sostanza, nella quale era in posizione di figlio.
Una volta che Mosè ebbe stabilito la posizione di Abele, gli Israeliti, nella posizione di Caino, avrebbero dovuto realizzare la condizione d’indennizzo nazionale per rimuovere la natura caduta, attraverso la loro obbedienza a Mosè. Così facendo, avrebbero stabilito la fondazione nazionale di sostanza.
2.1.3 La Fondazione per il Messia
Mosè doveva restaurare tramite indennizzo la fondazione nazionale di fede e gli Israeliti, sotto la guida di Mosè, dovevano restaurare tramite indennizzo la fondazione nazionale di sostanza. Così si sarebbe completata la fondazione nazionale per il Messia e la base per la nazione sovrana, in cui il Messia sarebbe venuto. Gli Israeliti dovevano poi ricevere il Messia, rinascere attraverso di lui, essere purificati dal peccato originale e restaurare la loro natura originale, unendosi col cuore a Dio. In questo modo, avrebbero raggiunto la meta finale di diventare perfette incarnazioni.
2.2 I Corsi Nazionali per Restaurare Canaan sotto la Guida di Mosè
Mosè condusse gli Israeliti fuori dall’Egitto, il mondo satanico, con miracoli e segni, li guidò oltre il Mar Rosso, e vagò con loro nel deserto prima di poter entrare nella terra promessa di Canaan.
Questo corso indicò come Gesù avrebbe successivamente guidato i Cristiani, la Seconda Israele, con miracoli e segni, fuori dalla vita di peccato, conducendoli in sicurezza attraverso il mare tempestoso del male – un deserto privo di acqua vivificante – prima di portarli nel Giardino di Eden della promessa di Dio. Proprio come il corso nazionale per restaurare Canaan sotto la guida di Mosè fu prolungato in tre corsi, a causa della mancanza di fede degl’Israeliti, il corso mondiale per restaurare Canaan sotto la guida di Gesù dovette essere intrapreso tre volte, a causa della mancanza di fede di Giovanni Battista e degli Ebrei del suo tempo. Per evitare ripetizioni, non faremo qui una stretta comparazione fra i corsi di Mosè e Gesù; il parallelismo, comunque, risulterà chiaro confrontando questa sezione con la successiva.
2.2.1 Il Primo Corso Nazionale per Restaurare Canaan
2.2.1.1 La Fondazione di Fede
Dopo 400 anni di schiavitù in Egitto, il periodo d’indennizzo richiesto agli Israeliti a causa dell’errore di Abramo era finito. Per diventare la figura centrale per restaurare la fondazione di fede ed essere qualificato a guidare gli Israeliti fuori dall’Egitto, Mosè, come individuo, doveva ereditare il periodo di 400 anni d’indennizzo nazionale e completare una provvidenza per la separazione di Satana basata sul numero quaranta. Inoltre, Mosè doveva restaurare tramite indennizzo il numero quaranta, che Adamo avrebbe dovuto realizzare, se non fosse caduto, per stabilire la sua fondazione di fede.[6] Per raggiungere questi scopi, Mosè passò quarant’anni nel palazzo del Faraone, il centro del mondo satanico (At. 7:23).
Nel palazzo, Mosè fu educato da sua madre, che nessuno conosceva come tale, ed era stata assunta per fargli da balia. Segretamente, lei gl’instillò la consapevolezza e l’orgoglio di appartenere al popolo scelto. Nonostante le comodità della vita di palazzo, Mosè mantenne incrollabile lealtà e fedeltà alla discendenza d’Israele e dopo quarant’anni lasciò il palazzo:
… scegliendo piuttosto d’esser maltrattato con il popolo di Dio, che di godere per breve tempo i piaceri del peccato – Eb. 11:25
Perciò, durante i quarant’anni della sua vita nel palazzo del Faraone, Mosè realizzò la provvidenza per la separazione di Satana basata sul numero quaranta, restaurando così la fondazione di fede.
2.2.1.2 La Fondazione di Sostanza
Mosè era nella duplice posizione di genitore e figlio. Ponendo la fondazione di fede, Mosè stabilì anche la posizione di Abele per la fondazione di sostanza. Gli Israeliti, che erano nella posizione di Caino, dovevano seguire Mosè e obbedirgli con fede. Ereditando la Volontà di Dio da Mosè e moltiplicando il bene, avrebbero realizzato la condizione d’indennizzo nazionale per rimuovere la natura caduta e posto la fondazione nazionale di sostanza. Gli Israeliti dovevano porre la fondazione di sostanza seguendo Mosè, dal momento in cui avessero lasciato l’Egitto fino a quando fossero entrati nella terra benedetta di Canaan.
Dio cominciò la provvidenza per l’inizio del corso, con l’uccisione di un Egiziano da parte di Mosè. Vedendo che un sorvegliante egiziano maltrattava un suo fratello di fede, Mosè, animato dall’ardente amore per il suo popolo, colpì a morte quell’uomo (Es. 2:11-12). In un certo senso, Mosè espresse il cuore di cocente indignazione di Dio nell’assistere alle afflizioni del Suo popolo (Es. 3:7). In quel momento, l’unità o meno degli Israeliti con Mosè avrebbe determinato se essi potevano iniziare vittoriosamente il corso per ritornare in Canaan.
Quando Mosè uccise l’Egiziano, Dio usò quest’atto per realizzare vari scopi. Primo, l’arcangelo aveva indotto i primi antenati a cadere e Caino a uccidere Abele; attraverso queste condizioni Satana aveva controllato lo sviluppo della storia del peccato dalla posizione del figlio maggiore. Pertanto, prima che Dio potesse iniziare la provvidenza per restaurare Canaan, un uomo dal lato di Dio doveva realizzare la condizione di restaurare tramite indennizzo tutto ciò, prevalendo su un uomo dal lato di Satana, nella posizione del figlio maggiore. Secondo, quest’atto tagliò efficacemente qualsiasi residuo attaccamento Mosè potesse avere per il palazzo del Faraone e lo mise in una situazione senza ritorno. Infine, con quest’atto, Dio desiderava convincere gli Israeliti a fidarsi di Mosè, esaltandone lo spirito patriottico. Come vedremo, questi scopi furono analoghi a quelli per cui, nel secondo corso nazionale per restaurare Canaan, Dio colpì tutti i primogeniti degli Egiziani e del loro bestiame.
Gli Israeliti, testimoni dell’uccisione dell’Egiziano da parte di Mosè, avrebbero dovuto sentirsi profondamente ispirati, così come era stato ispirato Dio, dal suo amore per Israele. Con tale sentimento, avrebbero rispettato Mosè, si sarebbero fidati di lui, lo avrebbero seguito con ardore. Sotto la sua guida, Dio li avrebbe portati direttamente nella terra di Canaan, dove avrebbero stabilito la fondazione di sostanza. Infatti in quel caso, invece di attraversare il Mar Rosso o vagare nel deserto di Sinai, avrebbero preso la via più diretta verso Canaan, attraversando il territorio dei Filistei, e in un corso di ventun giorni avrebbero restaurato i ventun anni di Giacobbe in Aram. Più avanti, nel secondo corso nazionale, Dio ebbe motivo di non fidarsi degli Israeliti, perché il precedente fallimento nel seguire Mosè aveva fatto fallire l’intero primo corso nazionale. È scritto:
Or quando Faraone ebbe lasciato andare il popolo, Iddio non lo condusse per la via del paese de’ Filistei, perché troppo vicina; poiché Iddio disse: Bisogna evitare che il popolo, di fronte a una guerra, si penta e torni in Egitto – Es. 13:17
Durante il secondo corso nazionale per restaurare Canaan, Dio guidò gli Ebrei oltre il Mar Rosso, con una lunga deviazione attraverso il deserto, perché temeva che perdessero la fede e tornassero in Egitto, senza completare il viaggio.
2.2.1.3 Il Fallimento del Primo Corso Nazionale per Restaurare Canaan
Se avessero obbedito di vero cuore a Mosè (Abele) e lo avessero seguito nel ritorno in Canaan, gli Israeliti (Caino) avrebbero realizzato la condizione d’indennizzo nazionale per rimuovere la natura caduta e posto la fondazione di sostanza. Ma al contrario, quando videro Mosè colpire a morte l’Egiziano, lo fraintesero e lo criticarono:
Il giorno seguente uscì, ed ecco due Ebrei che si litigavano; ed egli disse a quello che avea torto: perché percuoti il tuo compagno? E quegli rispose: Chi t’ha costituito principe e giudice sopra di noi? Vuoi tu uccider me come uccidesti l’Egiziano? Allora Mosè ebbe paura e disse: Certo, la cosa è nota. E quando Faraone udì il fatto, cercò di uccidere Mosè – Es.2:13-15
Mosè non ebbe altra scelta che scappare lontano dal Faraone. Abbandonando a malincuore gli Israeliti, Mosè fuggì nel deserto di Madian. La fondazione di sostanza fu perciò compromessa e il corso degli Israeliti per restaurare Canaan sotto la guida di Mosè sarebbe stato ripetuto una seconda e infine una terza volta.
2.2.2 Il Secondo Corso Nazionale per Restaurare Canaan
2.2.2.1 La Fondazione di Fede
Quando il primo corso nazionale per restaurare Canaan finì in fallimento, a causa della mancanza di fede degl’Israeliti, Satana reclamò i quarant’anni, vissuti nel palazzo del Faraone, durante i quali Mosè aveva posto la fondazione di fede. Quindi, per iniziare il secondo corso nazionale per restaurare Canaan, Mosè dovette stabilire una nuova fondazione di fede, completando un altro periodo di quarant’anni, per restaurare tramite indennizzo quello perduto nel palazzo. Questo fu lo scopo dei quarant’anni di esilio di Mosè nel deserto di Madian (At. 7:30). Durante questo periodo, la vita degli Israeliti in Egitto divenne ancor più miserabile, come punizione per la mancanza di fede in Mosè.
Durante i quarant’anni trascorsi nel deserto di Madian, Mosè terminò una seconda provvidenza per la separazione di Satana basata sul numero quaranta, e restaurò la fondazione di fede necessaria per intraprendere il secondo corso n zionale per restaurare Canaan. Dio allora apparve a Mosè e disse:
Ho veduto, ho veduto l’afflizione del mio popolo che è in Egitto, e ho udito il grido che gli strappano i suoi angariatori; perché conosco i suoi affanni; e sono sceso per liberarlo dalla mano degli Egiziani, e per farlo salire da quel paese in un paese buono e spazioso, in un paese ove scorre il latte e il miele, nel luogo dove sono i Cananei, gli Hittei, gli Amorei, i Fenezei, gli Hivvei e i Gebusei. Ed ora, ecco, le grida de’ figliuoli d’Israele son giunte a me, ed ho anche veduto l’oppressione che gli Egiziani fanno loro soffrire. Or dunque vieni, e io ti manderò a Faraone perché tu faccia uscire il mio popolo, i figliuoli d’Israele, dall’Egitto – Es. 3: 7-10
2.2.2.2 La Fondazione di Sostanza
Restaurando la fondazione di fede nel deserto di Madian, Mosè stabilì anche la posizione di Abele. Di conseguenza, come nel primo corso nazionale per restaurare Canaan, se gli Israeliti, nella posizione di Caino, avessero obbedito a Mosè e l’avessero seguito con fede e obbedienza senza riserve, sarebbero entrati nella terra promessa, la terra di latte e miele. In questo modo, avrebbero realizzato la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta e stabilito la fondazione di sostanza.
Dio aveva cominciato la provvidenza per l’inizio del primo corso nazionale per restaurare Canaan con l’uccisione di un Egiziano da parte di Mosè. Allo stesso modo, per mettere in atto la provvidenza per l’inizio del secondo corso nazionale per restaurare Canaan, Dio concesse a Mosè tre segni e dieci piaghe, con cui prevalere sugli Egiziani. Le ragioni per cui Dio volle che Mosè colpisse il lato satanico furono, come abbiamo già spiegato: restaurare tramite indennizzo la posizione del figlio maggiore, che Satana aveva contaminato; tagliare l’attaccamento degli Israeliti all’Egitto; informare gli Israeliti che Mosè era inviato da Dio (Es. 4:1). C’era ancora un altro motivo per cui Mosè poté colpire gli Egiziani: oltre ad aver completato il prescritto periodo d’indennizzo di 400 anni come schiavi in Egitto, gli Israeliti avevano sofferto altri trent’anni di afflizioni (Es. 12:41) e Dio, udite le loro grida di lamento, rispose con compassione (Es. 2:24-25).
Dio diede a Mosè e Aaronne la possibilità di eseguire tre segni, che prefiguravano l’opera di Gesù. Nel primo segno, Dio comandò a Mosè di buttare a terra il suo bastone e questo si trasformò in un serpente (Es. 4:3-9). Più tardi, quando Aaronne, su ordine di Mosè, ripeté il segno davanti al Faraone, quest’ultimo chiamò i suoi maghi, che buttarono a terra i loro bastoni. Anche questi si trasformarono in serpenti, ma il serpente di Aaronne li divorò (Es. 7:10-12). Questo segno indicò simbolicamente che Gesù sarebbe venuto come Salvatore e avrebbe distrutto il mondo satanico.
Il bastone simboleggiava Gesù. Proprio come il bastone mostrò un potere miracoloso di fronte a Mosè, che rappresentava Dio, Gesù doveva venire con un simile potere, compiendo miracoli di fronte a Dio stesso. Inoltre, un bastone dà protezione ed è un sostegno su cui l’uomo può poggiarsi; colpisce l’ingiustizia e guida l’uomo sulla giusta strada. Come simbolo di Gesù, il bastone di Mosè rivelò la missione che Gesù doveva compiere alla sua venuta. La trasformazione del bastone di Mosè in un serpente simboleggiava anche il lavoro di Gesù. Gesù si paragonò a un serpente dicendo:
E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figliuol dell’uomo sia innalzato – Gv. 3:14
Gesù disse anche ai suoi discepoli:
Siate dunque prudenti come i serpenti – Mt. 10:16
Con queste parole Gesù volle dire che veniva come il buon serpente di saggezza, che attrae e guida l’uomo caduto sul sentiero della bontà. Egli doveva restaurare tramite indennizzo la Caduta, causata dal serpente malvagio che tentò astutamente i primi antenati. Perciò, i discepoli dovevano apprendere la saggezza di Gesù e guidare i peccatori sulla strada del bene. Inoltre, il serpente di Mosè, che divorò i serpenti dei maghi, significò che Gesù sarebbe venuto come serpente celeste per inghiottire e distruggere Satana, il serpente del male.
Nel secondo segno Mosè, su comando di Dio, mise la mano in petto ed essa divenne lebbrosa. Poi Dio gli comandò di mettere la mano in petto una seconda volta e, quando la ritrasse, era guarita (Es. 4:6-7). Questo miracolo indicò simbolicamente che Gesù sarebbe venuto come secondo Adamo e, insieme alla donna che egli avrebbe sposato (la seconda Eva, manifestatasi poi nello Spirito Santo),[7] avrebbe compiuto il lavoro di redenzione. La prima volta, quando Mosè mise la mano in petto e questa divenne lebbrosa, simboleggiò l’arcangelo che strinse a sé Eva, contaminando l’umanità con un peccato incurabile. La seconda volta, quando Mosè mise la mano in petto e questa uscì guarita, indicò che Gesù, il Vero Padre, sarebbe venuto a restaurare la sua Sposa, la Vera Madre, ed essi avrebbero abbracciato l’umanità per farla rinascere “come la gallina raccoglie i suoi pulcini sotto le ali” (Mt. 23:37). La restaurazione sarebbe stata allora completa.
Per compiere il terzo segno, Dio disse a Mosè di versare in terra l’acqua del Nilo, che sarebbe diventata sangue (Es. 4:9). Il simbolismo di questo segno sta nell’acqua, una sostanza inorganica, trasformata in sangue, la sostanza vitale. L’acqua è un simbolo biblico per le moltitudini cadute (Ap. 17:15) che non hanno vita in loro. Perciò, questo segno indicò che Gesù e lo Spirito Santo sarebbero venuti a resuscitare gli uomini caduti, senza vita, per farli diventare figli viventi di Dio. Dio volle che Mosè e Aaronne mettessero in atto questi tre segni per realizzare le condizioni d’indennizzo simboliche, sulle quali Gesù e lo Spirito Santo sarebbero venuti in Israele come Veri Genitori, restaurando la base originale delle quattro posizioni invasa da Satana e ridando vita a tutta l’umanità come loro figli.
Quando Mosè, che non aveva facilità di parola, chiese a Dio che qualcuno parlasse per lui, Dio gli disse di avvalersi del fratello maggiore Aaronne (Es. 4:14) e anche di Maria, la profetessa, sorella di Aaronne (Es. 15:20). Questo indicava simbolicamente che Gesù e la donna che egli avrebbe sposato, le incarnazioni della Parola di Dio (Gv. 1:14) sarebbero venuti per restaurare a loro volta come incarnazioni della Parola di Dio gli uomini, che l’avevano persa con la Caduta. Nel corso per restaurare Canaan, Aaronne e Maria ricevettero la missione di sostenere la volontà di Mosè, che era nella posizione di Dio, ed esercitare il comando per suo conto. In seguito, Gesù e lo Spirito Santo avrebbero sostenuto la Volontà di Dio nel corso mondiale per restaurare Canaan, assumendo la missione di redimere i nostri peccati.
Su ordine di Dio, Mosè andò a incontrare il Faraone, ma Dio gli apparve sulla strada e cercò di ucciderlo. La vita di Mosè fu salva quando sua moglie Sefora circoncise il figlio (Es. 4:24-26). Così Sefora aiutò Mosè a superare la prova e salvò la famiglia. La circoncisione rese possibile la liberazione degli Israeliti dall’Egitto, indicando che anche alla venuta di Gesù, il lavoro di salvezza di Dio avrebbe potuto compiersi soltanto se il popolo si fosse sottoposto a una circoncisione interiore. Esaminiamo il significato più profondo della circoncisione. Con la Caduta, i primi antenati ereditarono il sangue di morte tramite l’organo sessuale maschile, a causa della relazione sessuale con Satana. Dio stabilì il rito della circoncisione come condizione d’indennizzo nel corso per restaurare l’uomo caduto come Suo figlio: tagliare il prepuzio dell’organo sessuale maschile e far scorrere il sangue significava eliminare il sangue di morte. La circoncisione era anche un segno della restaurazione della signoria dell’uomo e della promessa di Dio di restaurarlo come Suo vero figlio. Ci sono tre tipi di circoncisione: circoncisione del cuore (Dt. 10:16), del prepuzio (Gn. 17:10) e di tutte le cose (Lv. 19:22-23).
Con le dieci piaghe, Dio fece in modo che Mosè liberasse gli Israeliti dall’Egitto (Es. 7:14-12:36), a indicare che Gesù sarebbe poi venuto con miracoli e segni per salvare il popolo scelto di Dio. Durante i ventun anni di sofferenze e fatiche in Aram, per dieci volte Labano ingannò Giacobbe e gli negò il giusto salario (Gn. 31:7). Allo stesso modo, nel corso di Mosè, modellato sul corso di Giacobbe, il Faraone continuò a perseguitare gli Israeliti oltre il tempo stabilito, e li ingannò dieci volte con la falsa promessa di liberarli. Per compensazione, Dio poté colpire il Faraone con le dieci piaghe.
La nona e la decima piaga ebbero un significato particolare. Nella nona piaga, Dio ammantò per tre giorni l’Egitto in una fitta oscurità, lasciando nella luce solo i luoghi abitati dagli Israeliti (Es. 10:21-23). Ciò indicò che, alla venuta di Gesù, il regno di Satana, coperto dall’oscurità, sarebbe stato separato dal popolo di Dio, sul quale avrebbe brillato la luce. Con la decima piaga, Dio uccise i primogeniti degli Egiziani e del loro bestiame. Gli Israeliti, invece, avevano segnato col sangue dell’agnello la trave e gli stipiti della porta di casa, in modo che gli angeli della morte passassero oltre. Dio colpì i primi nati degli Egiziani che, dal lato satanico, erano nella posizione di Caino, per restaurare gli Israeliti dalla posizione del secondo figlio Abele a quella del primogenito. Impadronendosi della posizione del primogenito, Satana aveva assunto la guida del corso storico, costringendo Dio a rincorrerlo.[8] Questa piaga indicò che, alla venuta di Gesù, il lato di Satana sarebbe crollato, mentre il lato di Dio, nella posizione del secondogenito, sarebbe stato salvato attraverso la redenzione del sangue di Gesù. Mosè portò fuori dall’Egitto grandi ricchezze (Es. 12:35-36), a indicare la restaurazione di tutte le cose alla venuta di Gesù.
Dopo ciascuna piaga, Dio indurì il cuore del Faraone (Es. 4:21; 10:27), per diverse ragioni. Primo, mostrando ripetutamente il Suo potere, Dio voleva manifestare Sé stesso agli Israeliti (Es. 10:1-2). Secondo, Dio voleva che il Faraone, prima d’essere costretto a liberare gli Israeliti, facesse tutto il possibile per trattenerli e in tal modo, rendendosi conto della sua impotenza, abbandonasse ogni residuo attaccamento agli Israeliti dopo la loro partenza. Terzo, Dio voleva tagliare l’attaccamento degli Israeliti all’Egitto, suscitando in loro un forte senso di ostilità contro il Faraone.
Dio aveva cominciato la provvidenza per l’inizio del primo corso nazionale per restaurare Canaan con l’uccisione dell’Egiziano da parte di Mosè, ma questo corso era fallito, perché il popolo non s’era fidato di Mosè. Nella provvidenza per l’inizio del secondo corso nazionale, Dio diede agli Israeliti i tre segni e le dieci piaghe. Vedendo questi miracoli, gli Israeliti credettero che Mosè era veramente l’uomo inviato da Dio per guidarli e lo seguirono come la figura Abele che aveva posto la fondazione nazionale di fede. Così, gli Israeliti poterono intraprendere il secondo corso nazionale per restaurare Canaan.
Tuttavia, nella condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta, gli Israeliti dovevano dimostrare ben più di una precaria fiducia e obbedienza a Mosè, limitata al momento in cui egli compiva i miracoli. A causa del precedente fallimento in questa condizione, Satana aveva reclamato l’intero corso provvidenziale per restaurare Canaan. Ora, gli Israeliti dovevano restaurare quel corso rimanendo fedeli e obbedienti a Mosè durante tutto il loro viaggio. Solo in questo modo avrebbero realizzato la condizione d’indennizzo nazionale per rimuovere la natura caduta. La fondazione nazionale di sostanza non si sarebbe stabilita, se non dopo che avessero attraversato il deserto con incrollabile fede in Mosè e fossero entrati nella terra di Canaan.
La provvidenza per l’inizio del secondo corso nazionale per restaurare Canaan fu condotta con una grazia più grande rispetto al primo corso. Tuttavia, poiché il prolungamento era stato causato dalla loro mancanza di fede, la condizione d’indennizzo che gli Israeliti dovettero realizzare fu proporzionalmente maggiore. Se avessero seguito Mosè nel primo corso, gli Israeliti sarebbero stati guidati lungo la via più diretta, attraverso il territorio dei Filistei, e sarebbero entrati in Canaan in un periodo di ventun giorni, corrispondente ai ventun anni del corso di Giacobbe in Aram. Invece, nel secondo corso, per la preoccupazione che gli Israeliti, incontrando i bellicosi Filistei, potessero ancora perdere la fede e ritornare in Egitto (Es. 13:17), Dio non li guidò lungo la via più diretta, ma programmò di portarli in Canaan in ventun mesi, con una lunga deviazione attraverso il Mar Rosso e il deserto. Così, gli Israeliti cominciarono un corso nel deserto di ventun mesi sotto la guida di Mosè. Studieremo ora questo corso, esaminando come esso servì da modello a Gesù per guidare l’umanità nel corso mondiale per restaurare Canaan.
Quando il Faraone, di malavoglia, disse a Mosè che gli Israeliti avrebbero potuto fare i loro sacrifici in Egitto, Mosè pretese di più e disse:
Non si può far così; poiché offriremmo all’Eterno, ch’è l’Iddio nostro, dei sacrifizi che sono un abominio per gli Egiziani. Ecco, se offrissimo sotto i loro occhi dei sacrifizi che sono un abominio per gli Egiziani, non ci lapiderebbero essi? Andremo tre giornate di cammino nel deserto, e offriremo sacrifizi all’Eterno, ch’è il nostro Dio, com’egli ci ordinerà” – Es. 8:26-27
Mosè chiese tre giorni di tempo, con l’intenzione d’ingannare il Faraone e allontanarsi abbastanza, da poter guidare il popolo direttamente fuori dall’Egitto. Questo periodo di tre giorni ebbe lo stesso significato dei tre giorni del viaggio di Abramo sul monte Moriah, necessari per recidere i legami con Satana prima di offrire in sacrificio Isacco. Dal tempo di Abramo in avanti, questo è stato il periodo d’indennizzo richiesto per la separazione di Satana all’inizio di un corso provvidenziale. Quando Giacobbe intraprese il corso per restaurare Canaan, ci fu un periodo di tre giorni in cui egli tagliò i legami con Satana ingannando Labano e lasciando Aram (Gn. 31:19-22). Allo stesso modo, all’inizio di questo corso nazionale, Mosè chiese di allontanarsi per tre giorni, con l’intenzione d’ingannare il Faraone e liberare il popolo dalla schiavitù. Anche Gesù avrebbe iniziato il corso spirituale di restaurazione solo dopo aver trascorso, prima della sua vittoriosa resurrezione, tre giorni per la separazione di Satana.
Gli Israeliti, che secondo la Bibbia erano circa seicentomila, partirono da Ramses il quindicesimo giorno del primo mese del calendario ebraico (Es. 12:37; Nm. 33:3), osservando la Volontà di Dio durante tutto il viaggio di tre giorni fino al primo campo a Succoth. D’allora in poi, Dio diede loro la grazia di una colonna di nubi di giorno e una colonna di fuoco di notte, per mostrare loro la strada (Es. 13:21). La colonna di nubi che guidava gli Israeliti di giorno (yang) simboleggiava Gesù, che avrebbe un giorno guidato il popolo d’Israele nel corso mondiale per restaurare Canaan. La colonna di fuoco di notte (yin) simboleggiava lo Spirito Santo che li avrebbe guidati come spirito femminile.
Sulla riva del Mar Rosso, al comando di Dio, Mosè stese il bastone e divise le acque, quindi condusse gli Israeliti dall’altra parte passando sul terreno asciutto, mentre gli Egiziani che li inseguivano coi carri annegarono, perché le acque si richiusero su di loro e li inghiottirono (Es. 14:21-28). Com’è stato già spiegato, Mosè rappresentava Dio davanti al Faraone (Es. 7:1) e il bastone di Mosè simboleggiava Gesù che avrebbe in futuro manifestato il potere di Dio. Così, questo miracolo indicò quello che sarebbe accaduto alla venuta di Gesù. Satana avrebbe attaccato i seguaci di Gesù sulla strada del corso mondiale per restaurare Canaan, ma Gesù avrebbe alzato la verga di ferro (Ap. 2:27; Salmi 2:9)[9] e colpito il mare tempestoso[10] di questo mondo. Le acque si sarebbero divise, lasciando ai credenti un agevole passaggio sul quale camminare, mentre Satana sarebbe perito nell’inseguimento. Gli Israeliti attraversarono il Mar Rosso e arrivarono nel deserto di Sin il quindicesimo giorno del secondo mese. Da allora e finché non arrivarono in una terra abitabile, Dio li nutrì con manna e quaglie (Es. 16:13-35). La manna e le quaglie significavano la carne e il sangue vivificanti di Gesù, che Dio avrebbe dato durante il corso mondiale per restaurare Canaan. Perciò Gesù disse:
I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e morirono. Questo è il pane che discende dal cielo, affinché chi ne mangia non muoia … se non mangiate la carne del Figliuol dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete la vita in voi – Gv. 6:49-53.
Quando gli Israeliti lasciarono il deserto di Sin e si accamparono in Refidim, il popolo non aveva da bere. Dio ordinò a Mosè di colpire la roccia ad Horeb, così che potesse sgorgarne acqua. In questo modo, Mosè diede al popolo l’acqua che salvò loro la vita (Es. 17:6). San Paolo scrisse:
La roccia era Cristo – 1 Cor. 10:4
Perciò, il miracolo dell’acqua sgorgata dalla roccia indicò che il Messia avrebbe salvato tutta l’umanità con l’acqua di vita. Gesù disse infatti:
Chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà mai più sete – Gv. 4:14
Le due Tavole di pietra che Mosè ricevette sul Monte Sinai simboleggiavano Gesù e la donna che egli avrebbe sposato; la roccia, che era la radice delle Tavole di pietra, simboleggiava Dio. Quando Mosè colpì la roccia e diede l’acqua al popolo, si stabilì la condizione su cui Mosè poté ricevere le Tavole di pietra e costruire l’Arca dell’Alleanza e il Tabernacolo.
Giosuè combatté contro gli Amalechiti a Refidim. Quando Mosè alzava le mani, gli Israeliti prevalevano; se invece le abbassava, perdevano. Aaronne e Hur fecero sedere Mosè su un cumulo di pietre e tennero alte le sue mani a destra e a sinistra, permettendo così a Giosuè di sconfiggere il re degli Amalechiti e le sue truppe (Es. 17:10-13). Anche questo indicò cosa sarebbe accaduto alla venuta di Gesù. Giosuè simboleggiava i credenti, gli Amalechiti il mondo satanico e Aaronne e Hur Gesù e lo Spirito Santo. Col tenere in alto le mani di Mosè, permettendo a Giosuè di sconfiggere gli Amalechiti, Aaronne e Hur indicarono che i fedeli che adorano la Trinità – Dio, Gesù e lo Spirito Santo – sconfiggeranno tutti i diavoli che dovranno affrontare.
2.2.2.3 La Provvidenza di Restaurazione e il Tabernacolo
Esaminiamo per prima cosa come gli Israeliti ricevettero le Tavole di pietra, il Tabernacolo, e l’Arca dell’Alleanza. Gli Israeliti arrivarono nel deserto di Sinai all’inizio del terzo mese, dopo la vittoria sugli Amalechiti (Es. 19:1). Mosè prese allora con sé 70 anziani e salì sul monte Sinai per incontrare Dio, che lo chiamò da solo sulla cima, e gli comandò di digiunare per quaranta giorni, per ricevere i Dieci Comandamenti scritti sulle Tavole di pietra (Es. 24:9-10,18). Durante il digiuno, Mosè ricevette le istruzioni di Dio per l’Arca dell’Alleanza e il Tabernacolo (Es. 25-31). Al termine dei quaranta giorni di digiuno, Mosè ricevette due Tavole di pietra, coi Dieci Comandamenti incisi dal dito di Dio (Es. 31:18). Mosè scese dal monte Sinai con le due Tavole di pietra e ritornò dagli Israeliti, ma li trovò che adoravano un vitello d’oro, che avevano chiesto ad Aaronne di modellare durante l’assenza di Mosè. Vedendo che gli Israeliti veneravano il vitello d’oro come il Dio che li aveva portati fuori dall’Egitto, Mosè s’infiammò d’ira, scagliò a terra le Tavole di pietra e le ruppe ai piedi della montagna (Es. 32:1-19). Dio apparve nuovamente a Mosè e gli disse di scolpire un altro paio di tavole di pietra, identiche al primo paio, promettendogli che avrebbe scritto su di esse, un’altra volta, i Dieci Comandamenti. Mosè si presentò davanti a Dio sulla montagna e digiunò una seconda volta per quaranta giorni. Dio gli dettò i Dieci Comandamenti e Mosè li scrisse sulle Tavole (Es. 34:1, 27-28). Questa volta, quando Mosè ritornò con le Tavole dagli Israeliti, questi lo onorarono e costruirono l’Arca dell’Alleanza e il Tabernacolo seguendo le sue indicazioni (Es. 35-40).
2.2.2.3.1 Il Significato e lo Scopo delle Tavole di Pietra, del Tabernacolo e dell’Arca dell’Alleanza
Cosa significavano le Tavole di pietra? Con le Tavole di pietra iscritte con la parola di Dio, ricevute da Mosè, si concluse l’Era della Provvidenza per porre la Fondazione per la Restaurazione, in cui l’uomo caduto poteva avere relazione con Dio solo attraverso i sacrifici, e iniziò l’Era della Provvidenza di Restaurazione, in cui l’uomo poteva avere relazione con Dio attraverso la Parola rivelata. È stato spiegato prima che, se fossero diventati perfetti, Adamo ed Eva, creati dalla Parola, ne sarebbero diventati l’incarnazione. Invece essi caddero e persero la Parola.[11] Mosè ricevette le due Tavole iscritte con la Parola alla fine di un periodo di quaranta giorni per la separazione di Satana, che significava la restaurazione simbolica di Adamo ed Eva come incarnazioni della Parola. Allo stesso modo, le due Tavole simboleggiavano Adamo ed Eva restaurati ed anche Gesù e la donna che egli avrebbe sposato, che dovevano venire come incarnazione della Parola. Nella Bibbia, Cristo è simboleggiato da una pietra bianca (Ap. 2:17) ed è scritto che “la roccia era Cristo” (1 Cor. 10:4). Come simboli di Gesù e della donna che egli avrebbe sposato, le Tavole di pietra erano anche simboli del cielo e della terra.
Cosa simboleggiava il Tabernacolo? Gesù paragonò il suo corpo al Tempio di Gerusalemme (Gv. 2:19-21) e noi, che crediamo in lui, siamo chiamati templi di Dio (1 Cor. 3:16). Il tempio era perciò una rappresentazione in immagine di Gesù. Se avessero completato vittoriosamente il primo corso per restaurare Canaan sotto la guida di Mosè, gli Israeliti, non appena entrati nella terra di Canaan, avrebbero costruito il tempio e si sarebbero preparati a ricevere il Messia. Invece, a causa della loro mancanza di fede, il primo corso fallì fin dall’inizio. Nel secondo corso, Dio li guidò in un lungo giro al di là del Mar Rosso e attraverso il deserto. Dio non poté far loro costruire il Tempio, ma dovette invece stabilire al suo posto il Tabernacolo, che era una rappresentazione simbolica di Gesù e poteva essere spostato da un luogo all’altro. Nel comandare a Mosè di costruire il Tabernacolo, Dio disse:
E mi facciano un santuario perch’io abiti in mezzo a loro – Es. 25:8
Il Tabernacolo era diviso in due parti: il luogo santo e il luogo santissimo. Solo il sommo sacerdote poteva entrare nel luogo santissimo, una volta all’anno, per fare il sacrificio del Giorno della Redenzione. Nel luogo santissimo, che simboleggiava lo spirito di Gesù e dove Dio manifestava la Sua presenza, era custodita l’Arca dell’Alleanza. Il luogo santo, che simboleggiava il corpo di Gesù, conteneva un candelabro, un altare per l’incenso e una tavola per il pane della Presentazione, che erano curati giornalmente dai sacerdoti. Inoltre, il luogo santissimo simboleggiava il mondo spirituale, e il luogo santo quello fisico. Quando Gesù fu crocifisso, la cortina fra il luogo santo e il luogo santissimo si squarciò in due da cima a fondo (Mt. 27:51), a significare che la crocefissione di Gesù pose la base per la salvezza spirituale, e aprì le porte tra spirito e carne, o tra cielo e terra.
Cosa simboleggiava l’Arca dell’Alleanza? L’Arca, custodita nel luogo santissimo, conteneva le testimonianze dell’alleanza di Dio: le due Tavole di pietra, che simboleggiavano Gesù e la donna che egli avrebbe sposato, come pure il cielo e la terra; la manna – l’alimento principale degli Israeliti durante il corso nel deserto – che simboleggiava il corpo di Gesù ed era contenuta in un’urna d’oro che simboleggiava la gloria di Dio; il bastone di Aaronne che aveva dimostrato il potere di Dio mettendo gemme e germogli (Eb. 9:4). L’Arca rappresentava il cosmo e, allo stesso tempo, era una piccola rappresentazione del Tabernacolo.
Il propiziatorio fu messo in alto, sopra l’Arca dell’Alleanza. Due cherubini d’oro battuto furono posti alle due estremità del propiziatorio, cui davano ombra con le ali. Dio promise che sarebbe personalmente apparso sul propiziatorio, fra i cherubini, per guidare gli Israeliti (Es. 25:17-22), a prefigurare che quando Gesù e la sua Sposa, simboleggiati dalle Tavole di pietra, fossero venuti a purificare gli uomini dal peccato, Dio sarebbe apparso sul propiziatorio e avrebbe aperto il passaggio tra i cherubini, che avevano bloccato la via all’albero della vita nel Giardino di Eden (Gn. 3:24). Allora, ogni uomo avrebbe potuto andare davanti a Gesù, l’albero della vita, e ricevere la pienezza della parola di Dio.
Per quale scopo Dio diede le Tavole di pietra, il Tabernacolo e l’Arca dell’Alleanza? Quando gli Israeliti partirono per il deserto, dopo aver completato il periodo d’indennizzo di 400 anni dovuto all’errore di Abramo nell’offerta, Dio colpì gli Egiziani con segni e piaghe e annegò le schiere dei soldati Egiziani, che cercarono d’inseguire gli Israeliti attraverso il Mar Rosso. Gli Israeliti non potevano ritornare in Egitto, non solo perché la Volontà di Dio glielo proibiva, ma anche perché erano diventati acerrimi nemici degli Egiziani. Non avevano altra scelta che quella di completare il viaggio fino a Canaan; Dio li aveva guidati al punto di non ritorno. Nonostante ciò, gli Israeliti persero ripetutamente la fede durante il viaggio. Alla fine, c’era il pericolo che perfino Mosè agisse senza fede. Per fronteggiare questa situazione, Dio stabilì un oggetto di fede che sarebbe rimasto immutabile anche se le persone fossero cambiate. Finché un uomo avesse onorato quell’oggetto con assoluta fede, Dio avrebbe potuto continuare la Volontà provvidenziale attraverso di lui, e quell’uomo avrebbe ereditato la missione di onorare l’oggetto di fede, come il testimone che viene passato da un atleta all’altro in una gara di staffetta.
Il Tabernacolo, che custodiva l’Arca dell’Alleanza e le Tavole di pietra, fu quell’oggetto di fede e, poiché rappresentava il Messia, la sua costruzione da parte degli Israeliti significò che, in senso simbolico il Messia, era già venuto.
Riverendo e onorando il Tabernacolo come il Messia e ritornando nella terra benedetta di Canaan sotto la guida di Mosè, gli Israeliti avrebbero stabilito la fondazione nazionale di sostanza. Persino se tutti gli Israeliti avessero perso la fede lungo la via, finché Mosè avesse continuato a glorificare il Tabernacolo, il popolo avrebbe potuto indennizzare la sua mancanza di fede ed essere restaurato sulla base della fondazione intatta di Mosè. Inoltre, se perfino Mosè avesse perso la fede, ma un altro Israelita avesse glorificato il Tabernacolo al suo posto, Dio avrebbe potuto lavorare attraverso quell’uomo e restaurare tutto il popolo.
Se gli Israeliti, fidandosi di Mosè, fossero entrati in Canaan nel primo corso nazionale, la famiglia di Mosè avrebbe svolto il ruolo del Tabernacolo, e Mosè stesso avrebbe realizzato il ruolo che fu assunto dalle Tavole di pietra e dall’Arca dell’Alleanza. La famiglia di Mosè sarebbe stata la portatrice della legge del Cielo. Gli Israeliti avrebbero potuto costruire il Tempio nella terra di Canaan, senza alcun bisogno delle Tavole, dell’Arca o del Tabernacolo, che infatti furono date come strumenti di salvezza soltanto dopo che il popolo aveva perso la fede. Il Tabernacolo, come rappresentazione simbolica di Gesù e della donna che egli avrebbe sposato, era necessario solo fino alla costruzione del Tempio, che a sua volta, come rappresentazione in immagine di Gesù e della donna che egli avrebbe sposato, era necessario solo fino alla venuta del Messia come Tempio incarnato.
2.2.2.3.2 La Fondazione per il Tabernacolo
Così come dev’essere posta una fondazione prima di poter ricevere il Messia, una fondazione doveva essere posta prima che gli Israeliti potessero costruire e glorificare il Tabernacolo, la rappresentazione simbolica del Messia. Ovviamente, per stabilire la fondazione per il Tabernacolo, dovevano essere poste le fondazioni di fede e di sostanza. Esaminiamo come gli Israeliti dovevano porre queste due fondazioni, sotto la guida di Mosè.
Mosè doveva seguire le istruzioni di Dio e porre la fondazione di fede per il Tabernacolo, digiunando e pregando per quaranta giorni, un periodo necessario per la separazione di Satana. Sulla base di questa fondazione di fede per il Tabernacolo, gli Israeliti dovevano ubbidire fedelmente a Mosè e sostenerlo nel suo lavoro teso a realizzare l’ideale del Tabernacolo. Essi avrebbero così realizzato la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta e stabilito la fondazione di sostanza per il Tabernacolo. Il Tabernacolo, in questo contesto, include le Tavole di pietra e l’Arca dell’Alleanza.
2.2.2.3.2.a La Prima Fondazione per il Tabernacolo
L’uomo fu creato il sesto giorno, per diventare l’incarnazione della Parola (Gv. 1:3). Quindi, per dare la Parola di ricreazione all’uomo caduto, per la sua restaurazione, Dio doveva prima restaurare il numero sei, che rappresentava il periodo di creazione contaminato da Satana. Per questa ragione, Dio santificò il Monte Sinai coprendolo con nuvole di gloria per sei giorni e il settimo giorno si manifestò e chiamò Mosè dalle nuvole. Da quel momento, Mosè cominciò il suo digiuno di quaranta giorni e quaranta notti (Es. 24:16-18). Dio comandò a Mosè di completare un periodo di quaranta giorni per la separazione di Satana, per stabilire la fondazione di fede per il Tabernacolo, il Messia simbolico. Dio vide che ciò era necessario, perché gli Israeliti avevano perso la fede dopo aver attraversato il Mar Rosso (Es. 16:1-12; 17:2-4).
Come abbiamo già detto, per realizzare la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta, durante il corso degli Israeliti per restaurare Canaan, non sarebbe bastato che questi ultimi credessero in Mosè e lo seguissero solo per il breve tempo in cui egli manifestava il potere di Dio, ed era invece necessario che gli Israeliti mantenessero tale fede ed obbedienza finché, giunti in Canaan, avessero costruito il Tempio e ricevuto il Messia. Allo stesso modo, per realizzare la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta e porre la fondazione di sostanza per il Tabernacolo, gli Israeliti dovevano obbedire fedelmente a Mosè da quando questi era salito sulla montagna per iniziare i quaranta giorni di digiuno sino alla fine della costruzione del Tabernacolo. Invece, mentre Mosè digiunava e pregava sulla montagna, tutto il popolo perse la fede e adorò il vitello d’oro. Di conseguenza, la fondazione di sostanza per il Tabernacolo non fu stabilita.
Poiché gli esseri umani persero la base per la Parola, è loro parte di responsabilità recuperare la base, per poterla ricevere nuovamente. Dio non interviene nelle azioni degli uomini che lavorano per restaurare la Parola. Per questa ragione Dio, sebbene avesse guidato gli Israeliti con segni e miracoli, non intervenne quando essi peccarono.
Quando Mosè vide il popolo adorare l’idolo e danzargli attorno, andò su tutte le furie, buttò giù le Tavole e le spaccò (Es. 32:19). Come risultato, Satana invase la fondazione di fede per il Tabernacolo. Com’è stato spiegato, le due Tavole di pietra simboleggiavano Gesù e la donna che egli avrebbe sposato, che dovevano venire come secondi, restaurati, Adamo ed Eva. Quest’evento indicò la possibilità che Gesù, trovando alla sua venuta il popolo ebreo senza fede, morisse sulla croce senza completare, insieme alla donna che egli doveva sposare, la missione originale datagli da Dio. La mancanza di fede degli Israeliti ai piedi del Monte Sinai rovinò la provvidenza di Dio per stabilire la fondazione per il Tabernacolo e annullò i Suoi strenui sforzi per separare Satana ed educare il popolo all’obbedienza a Mosè. A causa della loro persistente mancanza di fede, la provvidenza di Dio per stabilire la fondazione per il Tabernacolo dovette essere prolungata in un secondo e quindi in un terzo tentativo.
2.2.2.3.2.b La Seconda Fondazione per il Tabernacolo
Gli Israeliti, nella provvidenza per ricevere le Tavole di pietra e quindi costruire il Tabernacolo, si dimostrarono senza fede, ma ebbero una seconda possibilità, perché stavano sulla fondazione di aver bevuto l’acqua dalla roccia – la radice simbolica delle Tavole – in Refidim. Dio apparve a Mosè, che aveva spezzato le Tavole, e gli promise di dare ancora la Sua Parola. Questa volta, Dio chiese a Mosè stesso di scolpire le Tavole in bianco, su cui Egli avrebbe scritto i Suoi Comandamenti. Comunque, Mosè non poteva restaurare le Tavole di pietra o costruire il Tabernacolo intorno ad esse, senza aver prima restaurato la fondazione di fede per il Tabernacolo completando, ancora una volta, una fondazione basata sul numero quaranta per la separazione di Satana. Perciò, Mosè dovette digiunare per altri quaranta giorni, prima di ottenere il secondo paio di Tavole con iscritti i Dieci Comandamenti (Es. 34:28) e stabilire il Tabernacolo come oggetto di fede. Questa volta, gli Israeliti aspettarono con fede il ritorno di Mosè.
L’impegno vittorioso di Mosè nel restaurare le Tavole spezzate attraverso i quaranta giorni di digiuno e la fede degli Israeliti in lui, indicarono che Gesù, sebbene crocifisso, avrebbe potuto ritornare e ricominciare il suo lavoro di salvezza, se i credenti avessero devotamente realizzato la condizione d’indennizzo di riceverlo durante i quaranta giorni della resurrezione del Signore – una fondazione basata sul numero quaranta per la separazione di Satana.
Conservando la fede mentre Mosè digiunava sulla montagna, e quindi obbedendo alle sue istruzioni di costruire il Tabernacolo, gli Israeliti realizzarono la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta. Fu posta così la fondazione di sostanza per il Tabernacolo e quindi la fondazione per il Tabernacolo. Il Tabernacolo fu costruito il primo giorno del primo mese del secondo anno (Es. 40:17). Tuttavia, com’è stato già menzionato, la fondazione di sostanza nel secondo corso nazionale per restaurare Canaan richiedeva ben più che la semplice costruzione del Tabernacolo. Infatti gli Israeliti, finché fossero entrati in Canaan e avessero costruito il tempio, dovevano onorare il Tabernacolo più di quanto tenessero alla loro vita, e mantenere la stessa fede fino a ricevere il Messia.
Il ventesimo giorno del secondo mese del secondo anno, gli Israeliti partirono dal deserto di Sinai, schierati in formazione attorno al Tabernacolo e guidati dalla colonna di nubi (Nm. 10:11-12), ma ben presto cominciarono a lamentarsi per le difficoltà e mormorare contro Mosè. Gli Israeliti non si pentirono neppure quando Dio, nella Sua collera, distrusse il loro campo: continuarono a lamentarsi, perché non avevano da mangiare altro che manna, mostrarono risentimento verso Mosè e desiderarono la carne, la frutta, le verdure e le comodità dell’Egitto (Nm. 11:1-6). Perciò, gli Israeliti non mantennero la seconda fondazione per il Tabernacolo, che fu invasa da Satana. La provvidenza per restaurare questa fondazione fu prolungata in un terzo tentativo.
2.2.2.3.2.c La Terza Fondazione per il Tabernacolo
Anche se Satana aveva contaminato la seconda fondazione per il Tabernacolo, la fede e la devozione di Mosè verso il Tabernacolo rimasero immutate. Perciò, il Tabernacolo rimase saldo sulla fondazione di fede posta da Mosè, mentre gli Israeliti avevano ancora la fondazione di aver bevuto l’acqua dalla roccia in Refidim (Es. 17:6). La roccia, ricordiamo, era la radice delle Tavole di pietra, che erano al centro del Tabernacolo. Su questa base, gli Israeliti poterono tentare di stabilire una nuova fondazione basata sul numero quaranta per la separazione di Satana e – obbedendo a Mosè, che aveva continuato a onorare il Tabernacolo – restaurare tramite indennizzo, al terzo tentativo, la fondazione per il Tabernacolo. La missione di quaranta giorni di spionaggio nella terra di Canaan fu la condizione per ottenere questo scopo. Dio chiese a Mosè di scegliere un capo da ciascuna delle dodici tribù d’Israele e di inviarli come spie nella terra di Canaan per quaranta giorni (Nm. 13:1, 25). Al loro ritorno, tutte le spie, eccetto Giosuè e Caleb, presentarono resoconti ispirati dalla mancanza di fede:
Soltanto, il popolo che abita il paese è potente, le città sono fortificate e grandissime … è un paese che divora i suoi abitanti; e tutta la gente che vi abbian veduta è gente d’alta statura … ci pareva d’esser locuste; e tali parevamo a loro – Nm. 13:28, 32-33
Le spie conclusero che gli Israeliti non erano in grado di conquistare le città fortificate di Canaan o sconfiggerne le genti. Udendo questi rapporti, gli Israeliti mormorarono ancora contro Mosè e reclamarono un’altra guida che li riportasse in Egitto. Solo Giosuè e Caleb chiesero al popolo di non aver paura, e andare all’attacco dei Canaaniti obbedendo al comando di Dio:
Soltanto, non vi ribellate all’Eterno, e non abbiate paura del popolo di quel paese; poiché ne faremo nostro pascolo; l’ombra che li copriva s’è ritirata, e l’Eterno è con noi; non ne abbiate paura – Nm.14:9
Gli Israeliti non accettarono questa esortazione e cercarono di lapidare Giosuè e Caleb. In quel momento, la gloria del Signore apparve a tutto il popolo e Dio disse a Mosè:
Fino a quando mi disprezzerà questo popolo? E fino a quando non avranno fede in me, dopo tutti i miracoli che ho fatto in mezzo a loro? … I vostri piccini, che avete detto sarebbero preda de’ nemici, quelli vi farò entrare; ed essi conosceranno il paese che voi avete disdegnato. Ma quanto a voi, i vostri cadaveri cadranno in questo deserto. E i vostri figliuoli andran pascendo i greggi nel deserto per quarant’anni e porteranno la pena della vostra infedeltà, finché i vostri cadaveri non siano consunti nel deserto. Come avete messo quaranta giorni a esplorare il paese, porterete la pena delle vostre iniquità quarant’anni; un anno per ogni giorno; e saprete cosa sia incorrere nella mia disgrazia – Nm. 14:11;31-34
A causa della mancanza di fede, la terza fondazione per il Tabernacolo finì in fallimento e il corso di ventun mesi nel deserto fu esteso a quarant’anni.
2.2.2.4 Il Fallimento del Secondo Corso Nazionale per Restaurare Canaan
A causa della mancanza di fede degli Israeliti, la fondazione per il Tabernacolo fu invasa da Satana tre volte. Perciò, non fu realizzata la condizione d’indennizzo nazionale per rimuovere la natura caduta, né fu posta la fondazione di sostanza per il secondo corso nazionale per restaurare Canaan. Conseguentemente l’intero secondo corso nazionale per restaurare Canaan finì in fallimento e la provvidenza di Dio fu prolungata in un terzo corso nazionale.
2.2.3 Il Terzo Corso Nazionale per Restaurare Canaan
2.2.3.1 La Fondazione di Fede
Quando il popolo si spaventò, ascoltando il rapporto sfiduciato delle spie, il secondo corso nazionale per restaurare Canaan finì in fallimento. I quarant’anni passati da Mosè nel deserto di Madian per restaurare la fondazione di fede furono invasi da Satana. Come risultato del fallimento della missione di spionaggio, gli Israeliti dovettero vagare nel deserto per quarant’anni, un anno per ogni giorno della missione di spionaggio, finché ritornarono a Kades. Per Mosè, questi quarant’anni furono il periodo per separare Satana, che aveva invaso la precedente fondazione di fede, e restaurare tramite indennizzo la fondazione di fede per il terzo corso. Onorando il Tabernacolo con fede e lealtà per tutti i quarant’anni di vagabondaggio nel deserto, Mosè, prima del ritorno a Kades, completò la fondazione di fede per il terzo corso nazionale per restaurare Canaan e, nello stesso tempo, stabilì la posizione di Abele per la fondazione di sostanza.
2.2.3.2 La Fondazione di Sostanza
La fondazione di sostanza per il secondo corso era finita in fallimento quando, a causa della persistente mancanza di fede del popolo, Satana aveva contaminato la fondazione per il Tabernacolo. Comunque, rimase almeno la fondazione di fede per il Tabernacolo, preservata dalla continua devozione di Mosè. Se, su questa fondazione, gli Israeliti avessero seguito fedelmente Mosè nei quarant’anni di vagabondaggio nel deserto, stabilendo così le basi per la separazione di Satana, si sarebbe posta la fondazione di sostanza per il Tabernacolo e completata la fondazione per il Tabernacolo. Se poi avessero onorato Mosè, obbedendogli ed entrando con fede in Canaan, gli Israeliti avrebbero completato la fondazione di sostanza per il terzo corso nazionale per restaurare Canaan.
Per Mosè, i quarant’anni di vagabondaggio nel deserto furono il periodo richiesto per stabilire la fondazione di fede per il terzo corso nazionale. Per gli Israeliti, lo scopo di questo periodo era il completamento della provvidenza per l’inizio del terzo corso. Gli Israeliti dovevano fare ciò stabilendo la fondazione per il Tabernacolo, ritornando così nello stato di grazia di cui avevano goduto nel secondo corso, subito dopo aver costruito il Tabernacolo sotto la guida di Mosè.
2.2.3.2.1 La Fondazione di Sostanza Centrata su Mosè
Nel secondo corso, le Tavole, il Tabernacolo e l’Arca dell’Alleanza erano divenuti necessari solo perché nel deserto, subito dopo aver attraversato il Mar Rosso, gli Israeliti avevano perso la fede e dimenticato i tre segni che Dio aveva dato, nel condurre la provvidenza per l’inizio. Per restaurare tramite indennizzo la loro mancanza di fede, Dio li aveva messi alla prova per un periodo di quaranta giorni, mentre Mosè era sulla montagna, e aveva poi dato loro le tre manifestazioni della grazia divina: le Tavole di pietra, l’Arca dell’Alleanza e il Tabernacolo. Inoltre, Dio aveva dato le dieci piaghe, per restaurare le dieci volte che Labano aveva ingannato Giacobbe in Aram, ma, quando gli Israeliti avevano perso la fede, nonostante fossero stati testimoni delle dieci piaghe, Dio aveva cercato di restaurare tramite indennizzo le piaghe con i Dieci Comandamenti. Così, se avessero rinnovato la loro fede, onorando le tre manifestazioni della grazia divina e obbedendo ai Dieci Comandamenti, gli Israeliti sarebbero ritornati nello stato di grazia di cui avevano goduto nel lasciare l’Egitto, sotto il potere di tali miracoli.
Analogamente, nel terzo corso, gli Israeliti avrebbero dovuto completare il periodo d’indennizzo di quarant’anni, seguendo Mosè attraverso il deserto con fede e obbedienza e, dopo essere tornati a Kades, stabilirsi con Mosè sulla fondazione per il Tabernacolo, onorando le Tavole, il Tabernacolo e l’Arca. In questo modo, si sarebbero ristabiliti nella posizione che avevano conquistato, al completamento della provvidenza per l’inizio del secondo corso, quando Dio colpì gli Egiziani coi tre segni e le dieci piaghe. Le Tavole erano una rappresentazione ridotta dell’Arca, come l’Arca lo era del Tabernacolo; perciò, le Tavole erano una rappresentazione ridotta del Tabernacolo. L’Arca e il Tabernacolo possono quindi essere rappresentate dalle Tavole o dalla loro radice, la roccia. Perciò, il terzo corso nazionale per restaurare Canaan doveva iniziare a Kades sulla base del completamento di una provvidenza per l’inizio basata sulla roccia. Dopodiché, onorando il Tabernacolo con fede e devozione e seguendo Mosè in Canaan, gli Israeliti avrebbero realizzato la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta, richiesta per la fondazione di sostanza nel terzo corso nazionale.
In che modo Dio intendeva condurre la provvidenza per l’inizio basata sulla roccia? Durante i quarant’anni di vagabondaggio nel deserto, gli Israeliti continuarono a lamentarsi e mancare di fede. Per salvarli, Dio ordinò a Mosè di colpire la roccia col suo bastone, per far sgorgare l’acqua e dar da bere al popolo (Nm. 20:4-5, 8). Mosè doveva colpire la roccia solo una volta. Gli Israeliti dovevano allora unirsi a lui con deferenza, e così porsi, insieme a lui, sulla fondazione per il Tabernacolo, realizzando in questo modo la provvidenza per l’inizio basata sulla roccia. Invece, quando Mosè sentì che il popolo mormorava contro di lui, lamentandosi perché non c’era acqua da bere, fu preso da una rabbia incontenibile e colpì la roccia due volte. A questo punto, Dio gli disse:
Siccome non avete avuto fiducia in me per dar gloria al mio santo nome agli occhi dei figliuoli d’Israele, voi non introdurrete questa raunanza nel paese che io le do – Nm. 20:12
Colpendo la roccia due volte, mentre avrebbe dovuto colpirla una volta soltanto, Mosè rovinò la provvidenza per l’inizio basata sulla roccia e, di conseguenza, non gli fu permesso di entrare nella terra promessa, che poté solo vedere in lontananza, alla fine della sua vita (Nm. 27:12-14).
Esaminiamo perché Mosè avrebbe dovuto colpire la roccia una sola volta e colpirla due volte costituì un peccato. La roccia è un simbolo di Gesù Cristo (1 Cor. 10:4; Ap. 2:17). Poiché Cristo venne come albero della vita (Ap. 22:14)[12] la roccia può essere vista anche come un albero della vita. L’albero della vita è anche un simbolo di Adamo perfetto nel Giardino di Eden; perciò la roccia simboleggia Adamo perfetto. Nel Giardino di Eden, Adamo doveva maturare per diventare l’ideale rappresentato dalla roccia ma, poiché Satana lo colpì e lo portò a cadere, non poté diventare l’albero della vita o la roccia, capace dare l’acqua della vita eterna ai suoi discendenti. Perciò, la roccia senz’acqua, prima che Mosè la colpisse per la prima volta, simboleggiava Adamo caduto. Per indennizzare l’atto di Satana, che colpì Adamo per impedirgli di diventare la roccia dalla quale poteva sgorgare l’acqua di vita, Dio volle che Mosè colpisse la roccia una volta. Colpendo la roccia una volta e facendone sgorgare l’acqua, Mosè realizzò una condizione d’indennizzo per restaurare Adamo come la roccia che dà acqua. La roccia, colpita una volta, simboleggiava Gesù, che doveva venire per dare all’umanità caduta l’acqua di vita. Perciò Gesù disse:
Ma chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà mai più sete; anzi, l’acqua che io gli darò, diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna – Gv. 4:14
Così, Dio voleva che Mosè colpisse la roccia una volta, come condizione d’indennizzo per restaurare Adamo caduto nella persona del secondo, perfetto Adamo, e cioè Gesù. Ma l’atto di Mosè che, a causa della mancanza di fede degli Israeliti, colpì la roccia due volte con rabbia, dopo che n’era sgorgata l’acqua, rappresentò la possibilità che venisse colpito Gesù, ovvero, in altre parole, pose la condizione per cui, se il popolo ebreo, alla venuta di Gesù, avesse perso la fede, Satana avrebbe potuto attaccare Gesù, la realizzazione della roccia. Questa è la ragione per cui l’atto di Mosè costituì un peccato.
Perché poté essere restaurato l’atto di Mosè di rompere le Tavole di pietra, ma non il suo errore di colpire la roccia la seconda volta? Nel contesto della provvidenza di restaurazione, le Tavole di pietra e la roccia erano collegate come esteriore e interiore. Le Tavole di pietra, iscritte con i Dieci Comandamenti, erano l’essenza della Legge Mosaica e il cuore dell’Antico Testamento. Gli Israeliti potevano ricevere la salvezza, accessibile nell’Era dell’Antico Testamento, osservando gli ideali contenuti nelle Tavole. In questo senso, le Tavole di pietra erano una rappresentazione esteriore di Gesù che doveva venire.
La roccia, d’altro lato, non solo simboleggiava Cristo, ma, come radice delle Tavole di pietra, simboleggiava anche Dio, l’origine di Cristo. Le Tavole di pietra erano esteriori, la roccia era interiore. Se paragoniamo le Tavole al corpo, la roccia corrisponde alla mente; se paragoniamo le Tavole al luogo santo, la roccia corrisponde al luogo santissimo; se paragoniamo le Tavole alla terra, la roccia corrisponde al cielo. In breve, come rappresentazione interiore di Cristo, la roccia aveva un valore superiore alle Tavole di pietra.
Come rappresentazione esteriore di Gesù, le Tavole di pietra simboleggiavano anche Aaronne, che era il rappresentante esteriore di Gesù, perché stava davanti a Mosè, il rappresentante di Dio (Es. 4:16; 7:1). Quando gli Israeliti insistettero perché Aaronne costruisse il vitello d’oro (Es. 32:4), Aaronne perse la fede e questo causò la rottura delle Tavole. Nonostante ciò, Aaronne poté pentirsi e rinascere, perché stava ancora sulla fondazione di aver bevuto l’acqua dalla roccia in Refidim (Es. 17:6). In questo modo, anche le Tavole di pietra, che simboleggiavano Aaronne, poterono essere ricostruite e restaurate, sulla base della fondazione interiore dell’acqua della roccia. Tuttavia, dal momento che la roccia – la radice delle Tavole di pietra – simboleggiava non solo Gesù, ma anche Dio, sua origine, il secondo colpo sulla roccia non poté essere annullato.
Quali furono le conseguenze di aver colpito la roccia due volte? Mosè colpì la roccia la seconda volta perché fu preso da una rabbia incontenibile, causata dalla mancanza di fede del popolo (Salmi 106:32-33), e agì sotto l’influsso di Satana, addirittura per conto di Satana. Di conseguenza, la provvidenza per l’inizio, che Dio voleva condurre basata sulla roccia, fu contaminata da Satana.
Anche se esteriormente l’atto di Mosè di colpire la roccia la seconda volta si dimostrò un atto satanico, in un senso interiore, più profondo, Mosè dissetò il popolo coll’acqua sgorgata dalla roccia, salvando loro la vita. Si confermò così la profezia, che Dio aveva dato in precedenza (Nm. 14:28-34), per cui gli Israeliti esteriori, quelli già adulti al tempo della partenza dall’Egitto, non sarebbero entrati nella terra promessa, ad eccezione di Giosuè e Caleb. Anche Mosè sarebbe morto senza realizzare il sogno, a lungo accarezzato, di entrare in Canaan (Dt. 34:4-5), mentre gli Israeliti interiori, che erano bambini al tempo dell’Esodo, o erano nati durante il corso nel deserto, quando il popolo aveva bevuto l’acqua della roccia e onorato il Tabernacolo, sarebbero entrati in Canaan sotto la guida di Giosuè (Nm. 32:11-12), succeduto a Mosè (Nm. 27:18-20).
Poiché l’atto di Mosè di colpire la roccia due volte permise l’invasione di Satana, c’era da immaginarsi che la roccia non desse acqua. E allora, come fu possibile che dalla roccia sgorgasse l’acqua? Mosè aveva già ottenuto l’acqua dalla roccia in Refidim (Es. 17:6) nel secondo corso nazionale per restaurare Canaan, ponendo così la fondazione per ottenere l’acqua dalla roccia. Nel terzo corso nazionale le Tavole di pietra, il Tabernacolo e l’Arca dell’Alleanza, stabiliti su questa fondazione, erano stati sostenuti, nonostante la mancanza di fede del popolo, dalla devozione incrollabile di Mosè, che aveva mantenuto saldamente la fondazione di fede per il Tabernacolo posta durante i quaranta giorni di digiuno. Anche se la fede di Mosè vacillò, in un momento di rabbia, il suo cuore nei confronti di Dio era rimasto immutato. Inoltre, Giosuè aveva posto la fondazione per il Tabernacolo, con la sua fede assoluta, durante i quaranta giorni di spionaggio e, d’allora in poi, aveva continuato a sostenere le Tavole, il Tabernacolo e l’Arca. Così, la fondazione per ottenere l’acqua dalla roccia, che era stata stabilita in Refidim, rimase intatta, centrata su Giosuè. In conclusione, la seconda provvidenza basata sulla roccia, seppure invasa esteriormente da Satana, a causa dell’atto esteriore di mancanza di fede di Mosè, rimase sana interiormente. La roccia diede l’acqua per il popolo, grazie all’atteggiamento interiore di Mosè e Giosuè, improntato a irremovibile fede e devozione.
Colpendo la roccia la seconda volta, Mosè agì dalla posizione di Satana, e perciò questi prese possesso della pietra. Di conseguenza, al tempo di Gesù, quando il popolo perse la fede, Gesù stesso, la realizzazione della roccia, dovette andare personalmente nel deserto a recuperarla. Questo è il motivo riposto della prima tentazione, in cui Satana sfidò Gesù a trasformare la pietra in pane.
A causa della mancanza di fede degli Israeliti, Mosè si adirò e colpì la roccia due volte. In questo modo, Satana prese in pegno il suo corpo, e Mosè dovette morire fuori della terra promessa. Tuttavia, Mosè poté entrare in Canaan in spirito, perché aveva ottenuto l’acqua dalla roccia, in virtù della sua fede indomabile. Questo anticipò cosa sarebbe accaduto alla venuta di Gesù, la vera manifestazione della roccia. Se il popolo ebreo avesse perso la fede, anche il corpo di Gesù sarebbe stato attaccato da Satana, fino all’estremo dell’uccisione sulla croce. Gesù morì prima di completare la restaurazione di Canaan a livello mondiale, ma nonostante ciò riuscì ugualmente a realizzare, con la sua resurrezione, la parte spirituale della restaurazione.
Poco tempo dopo l’episodio di Kades, gli Israeliti, proseguendo nel loro cammino, si lamentarono ancora, e Dio mandò dei serpenti velenosi, che morsero e uccisero molti di loro. Quando si pentirono, Dio disse a Mosè di fare un serpente di bronzo e porlo in cima a un’asta, così che chiunque l’avesse guardato sarebbe stato salvato (Nm. 21:6-9). I serpenti velenosi simboleggiavano Satana, il serpente antico (Ap. 12:9) che aveva fatto cadere Eva; mentre il serpente di bronzo posto sull’asta simboleggiava Gesù, che doveva venire come serpente del Cielo. Fu anche questa un’indicazione di quanto avrebbe potuto accadere al tempo di Gesù, il quale infatti disse:
E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figliuol dell’uomo sia innalzato – Gv. 3:14
Quando gli Israeliti mancarono di fede, Dio li lasciò in preda al serpente satanico, ma quando si pentirono e ritrovarono la fede Dio salvò la loro vita col serpente di bronzo. Allo stesso modo, al tempo di Gesù, se il popolo avesse mancato di fede, Dio avrebbe dovuto lasciarlo in balia di Satana, e Gesù sarebbe stato innalzato sulla croce, come il serpente celeste, per salvare l’umanità: chiunque, pentendosi, avesse creduto nella redenzione per mezzo della croce, avrebbe avuto la salvezza. Anche l’episodio dei serpenti velenosi fu una delle cause remote per cui Gesù dovette prendere la strada della crocefissione, per iniziare il corso di salvezza spirituale.
Quando, adirato per la mancanza di fede degli Israeliti, Mosè colpì la roccia due volte, Dio lo avvisò che non sarebbe entrato nella terra di Canaan (Nm. 20:12). Nonostante le disperate preghiere, con cui supplicò Dio di concedergli di entrare in Canaan (Dt. 3:25), Mosè morì prima di varcare il confine. Dopo la sua morte, il corpo di Mosè fu sepolto in una valle della terra di Moab, ma nessuno seppe mai in quale luogo preciso (Dt. 34:6). Anche quest’episodio indicò quello che avrebbe potuto accadere a Gesù: se il popolo l’avesse rifiutato, Gesù sarebbe stato crocifisso e, anche se avesse pregato disperatamente per evitare quel destino e realizzare il Regno dei Cieli – come in effetti pregò nel Giardino di Getsemani con la supplica “passi oltre da me questo calice”, sarebbe morto senza realizzare la sua meta e, dopo la sua morte, nessuno avrebbe saputo la sorte del suo corpo.
2.2.3.2.2 La Fondazione di Sostanza Centrata su Giosuè
Quando Mosè colpì due volte la roccia di Kades, la provvidenza per l’inizio del viaggio verso Canaan, basata sulla roccia, non poté realizzarsi. Tuttavia, nonostante l’invasione esteriore di Satana, la fondazione interiore, che Mosè aveva posto facendo sgorgare l’acqua dalla roccia di Refidim, rimase intatta ed egli poté comunque far sgorgare l’acqua dalla roccia di Kades e dissetare il popolo. Fu così stabilito il modello per gli avvenimenti successivi. Gli Israeliti esteriori nati in Egitto, che avevano perso la fede nel deserto, morirono tutti, ad eccezione di Giosuè e Caleb, che avevano dimostrato salda fede durante i quaranta giorni di spionaggio (Nm. 32:11-12). Gli Israeliti interiori, la generazione più giovane nata e cresciuta nel deserto, dove il popolo aveva bevuto l’acqua della roccia e onorato il Tabernacolo, entrarono in Canaan sotto la guida di Giosuè. Dio diede istruzioni a Mosè di delegare Giosuè al suo posto:
Prendi Giosuè, figlio di Nun, uomo in cui è lo spirito; porrai la mano su di lui, lo farai comparire davanti al sacerdote Eleazar e davanti a tutta la raunanza, gli darai i tuoi ordini in loro presenza, e lo farai partecipe della tua autorità, affinché tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele gli obbedisca” – Nm. 27:18-20
Nell’ascoltare il rapporto delle spie, il popolo era stato sconvolto dalla paura e solo Giosuè e Caleb erano rimasti fermi nella loro fede, sulla fondazione di fede che Mosè aveva posto col Tabernacolo. Con assoluta fede e lealtà, Giosuè e Caleb stabilirono la fondazione per il Tabernacolo e l’onorarono fino alla fine. Anche se più avanti la fede di Mosè vacillò, le Tavole di pietra, l’Arca e il Tabernacolo rimasero intatti sulla fondazione per il Tabernacolo posta da Giosuè.
Perciò, Dio ricominciò la provvidenza per l’inizio del corso, basata questa volta sull’acqua sgorgata dalla roccia, stabilendo Giosuè al posto di Mosè e facendo sì che gli Israeliti interiori gli obbedissero e si ponessero con lui sulla fondazione per il Tabernacolo. Su questa base, sarebbero entrati nella terra di Canaan, dove avrebbero realizzato la condizione d’indennizzo nazionale per rimuovere la natura caduta. In questo modo, Dio intendeva stabilire la fondazione di sostanza centrata su Giosuè nel terzo corso nazionale (Dt. 3:28).
Dopo che Mosè aveva completato in modo soddisfacente il periodo di quarant’anni nel deserto di Madian, Dio gli era apparso e gli aveva ordinato di guidare gli Israeliti nella terra di Canaan, la terra di latte e miele (Es. 3:8-10). Allo stesso modo, quando Giosuè completò con fede e devozione il periodo di quarant’anni di vagabondaggio nel deserto, Dio personalmente lo chiamò a prendere il posto di Mosè, comandandogli:
Mosè, mio servo è morto; or dunque, levati, passa questo Giordano, tu con tutto questo popolo, per entrare nel paese che io do ai figliuoli d’Israele … come sono stato con Mosè, così sarò teco; io non ti lascerò e non ti abbandonerò. Sii forte e fatti animo, poiché tu metterai questo popolo in possesso del paese che giurai ai loro padri di dare ad essi – Gs. 1:2, 5-6
Dopo aver ricevuto queste istruzioni da Dio, Giosuè radunò i rappresentanti del popolo e trasmise loro le istruzioni divine (Gs. 1:10). Essi risposero:
Noi faremo tutto quello ci hai comandato, e andremo dovunque ci manderai … chiunque sarà ribelle ai tuoi ordini e non ubbidirà alle tue parole, qualunque sia la cosa che gli comanderai, sarà messo a morte. Solo sii forte e fatti animo! – Gs. 1:16-18
Giurarono così sulla loro vita di seguire Giosuè. Come successore di Mosè nella missione di restaurare Canaan, Giosuè prefigurò Cristo al Secondo Avvento, che sarebbe venuto a completare la missione lasciata incompiuta da Gesù. Proprio come il corso di Giosuè doveva restaurare tramite indennizzo il corso di Mosè, il corso di Cristo al Secondo Avvento deve restaurare tramite indennizzo, sia fisicamente che spiritualmente, il corso di restaurazione spirituale di Gesù.
Nel secondo corso nazionale, Mosè aveva mandato dodici spie in Canaan (Nm. 13:1-2). Sulla fondazione di cuore posta dalle due spie che avevano fedelmente completato la loro missione, Giosuè inviò due uomini a spiare la città fortificata di Gerico (Gs. 2:1). Al ritorno da Gerico, le due spie diedero un rapporto improntato a grande fede:
Certo, l’Eterno ha dato in nostra mano tutto il paese; e già tutti gli abitanti del paese han perso coraggio dinanzi a noi – Gs. 2:24
Tutti gli Israeliti della generazione più giovane, cresciuti nel deserto, credettero alle parole delle spie e indennizzarono con la loro fede il peccato dei genitori, che non avevano completato correttamente i precedenti quaranta giorni di spionaggio. Avendo giurato sulla loro vita di obbedire a Giosuè, che stava sulla fondazione per il Tabernacolo, gli Israeliti interiori poterono stabilirsi con lui su quella fondazione e, restaurando la provvidenza per l’inizio basata sull’acqua della roccia, assunsero la stessa posizione dei loro genitori, che avevano partecipato, sotto la guida di Mosè, alla provvidenza per l’inizio e avevano ricevuto da Dio, all’esodo dall’Egitto, i tre segni e le dieci piaghe. Così come gli Israeliti sotto la guida di Mosè erano passati attraverso un corso di tre giorni, prima di attraversare il Mar Rosso, gli Israeliti sotto la guida di Giosuè passarono attraverso un corso di tre giorni, prima di attraversare il fiume Giordano (Gs. 3:2). Nel secondo corso nazionale, completato il corso di tre giorni, la colonna di nuvole e la colonna di fuoco avevano condotto gli Israeliti verso il Mar Rosso. Analogamente, dopo che gli Israeliti sotto la guida di Giosuè completarono il corso di tre giorni, l’Arca dell’Alleanza li condusse al fiume Giordano (Gs. 3:3-6). Sia le Tavole custodite nell’Arca che le colonne di nubi e di fuoco simboleggiavano Gesù e la donna che egli avrebbe sposato.
Mosè aveva usato il suo bastone per aprire la strada e dividere il Mar Rosso. Allo stesso modo, Giosuè pose l’Arca dell’Alleanza davanti alle truppe, per guidare il loro percorso. Quando i sacerdoti, che portavano l’Arca dell’Alleanza, entrarono nel fiume Giordano, le acque si divisero e il popolo che seguiva l’Arca poté camminare sul letto del fiume (Gs. 3:16-17). Come il bastone di Mosè simboleggiava Gesù, l’Arca, contenente le Tavole di pietra, la manna e il bastone di Aaronne, simboleggiava Gesù e la donna che egli avrebbe sposato. L’aprirsi del fiume Giordano davanti all’Arca, per consentire agli Israeliti di entrare agevolmente nella terra di Canaan, indicò quello che sarebbe successo davanti a Gesù e alla sua Sposa: l’umanità peccatrice, simboleggiata dalle acque (Ap. 17:15), sarebbe stata divisa fra giusti e malvagi e sottoposta al giudizio. Tutti i credenti avrebbero allora completato la restaurazione di Canaan a livello mondiale. Dopo aver raggiunto il fiume Giordano, Dio comandò a Giosuè:
Prendete tra il popolo dodici uomini, uno per tribù, e date loro quest’ordine: pigliate di qui, di mezzo al Giordano, dal luogo dove i sacerdoti sono stati a pie’ fermo, dodici pietre, portatele con voi di là dal fiume e collocatele nel luogo dove accamperete stanotte – Gs. 4:2-3
E il popolo così fece:
Il popolo uscì dal Giordano il decimo giorno del primo mese e s’accampò in Ghilgal, all’estremità orientale di Gerico. E Giosuè rizzò in Ghilgal le dodici pietre ch’essi avean preso dal Giordano – Gs. 4:19-20
Cosa indicava questo? Com’è già stato esaminato, la pietra simboleggiava Gesù. Perciò, il fatto che ciascuno dei capi delle dodici tribù prese una pietra dal fiume Giordano, quando le acque si erano divise al passaggio dell’Arca, indicò quello che i dodici discepoli di Gesù, rappresentanti delle dodici tribù, dovevano fare alla sua venuta: sostenerlo nel portare la sua Parola, che giudica il mondo del peccato e separa il bene dal male. Dopo aver preso le dodici pietre e averle disposte nell’accampamento in Ghilgal, nella terra di Canaan, Giosuè disse:
Onde tutti i popoli della terra riconoscano che la mano dell’Eterno è potente, e voi temiate in ogni tempo l’Eterno, il vostro Dio – Gs. 4:24
Questo indicò che i dodici discepoli di Gesù dovevano unirsi col cuore; solo allora avrebbero completato la restaurazione di Canaan a livello mondiale; così che tutti i popoli del mondo potessero eternamente lodare il potere di Dio.
Così come Giacobbe aveva costruito un altare di pietra ovunque era andato, i rappresentanti delle dodici tribù, discendenti dei dodici figli di Giacobbe, che avrebbero dovuto alla fine costruire il Tempio, raccolsero le dodici pietre e costruirono un altare per la gloria di Dio. Questo indicò che i dodici discepoli avrebbero dovuto insieme onorare Gesù come il Tempio. Per questa ragione, quando i discepoli non erano uniti, Gesù disse:
Disfate questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere – Gv. 2:19
In effetti, i dodici discepoli non si unirono tra loro, e uno di essi, Giuda Iscariota, arrivò a vendere Gesù ai suoi nemici. Solo dopo la crocefissione e, tre giorni più tardi, la resurrezione, Gesù poté radunare i discepoli, che si erano dispersi. Allora, i discepoli onorarono Gesù resuscitato come Tempio spirituale ma, alla Seconda Venuta, i suoi seguaci potranno servirlo come Tempio incarnato.
Nel lasciare l’Egitto, per il loro viaggio verso la terra di Canaan, gli Israeliti avevano celebrato la festa della Pasqua il quattordicesimo giorno del primo mese (Es. 12:17-18). Allo stesso modo, gli Israeliti sotto la guida di Giosuè, accampati in Ghilgal, celebrarono la festa della Pasqua il quattordicesimo giorno del primo mese di quell’anno, prima di partire per Gerico. Cominciarono allora a vivere dei prodotti della terra e non ricevettero più la manna, che Dio aveva dato loro per quarant’anni. Da quel momento in poi, dovettero procurarsi da vivere col loro sudore e, finché non ebbero sgominato fino all’ultima delle città sataniche, dovettero impegnarsi al massimo per realizzare la loro responsabilità.
Camminando verso Gerico, secondo il comando di Dio, 40.000 soldati procedevano in prima linea; dietro di loro sette sacerdoti suonavano sette trombe, seguiti dall’Arca dell’Alleanza portata dai sacerdoti Leviti; il resto dell’esercito d’Israele chiudeva lo schieramento. Gli Israeliti marciarono intorno alla città fortificata, in questa formazione, una volta al giorno per sei giorni, senza che nulla accadesse nella città. Con pazienza e obbedienza, il popolo restaurò tramite indennizzo il periodo dei sei giorni della creazione, invaso da Satana. Dopo aver perseverato con fede per sei giorni, il settimo giorno i sette sacerdoti, suonando le sette trombe, fecero sette volte il giro delle mura della città, e Giosuè disse al popolo:
Gridate, perché il Signore v’ha dato la città – Gs. 6:16
Il popolo urlò a gran voce e le mura della città crollarono. La conquista di Gerico (Gs. 6) stette a indicare come, col potere di Cristo e l’opera dei suoi seguaci, la barriera satanica fra il cielo e la terra crollerà e, una volta distrutta, non sarà mai più ricostruita. Così, Giosuè proclamò:
Sia maledetto, nel cospetto dell’Eterno, l’uomo che si leverà a riedificare questa città di Gerico! Ei ne getterà le fondamenta sul suo primogenito, e ne rizzerà le porte sul più giovane de’ suoi figliuoli – Gs. 6:26
Giosuè poi attaccò i nemici con forza inarrestabile e, in totale, sconfisse trentuno re (Gs. 12:9-24). Questo indicò che Cristo sarebbe venuto come Re dei Re, per costruire un unico Regno dei Cieli in terra, costringendo alla resa tutti i re gentili e conquistando il cuore dei loro popoli.
2.2.3.3 La Fondazione per il Messia
Il secondo corso nazionale per restaurare Canaan era fallito, perché gli Israeliti non avevano realizzato la condizione per separare Satana, costituita dalla missione di quaranta giorni di spionaggio. Per indennizzare questo fallimento, gli Israeliti vagarono nel deserto per quarant’anni, durante il terzo corso nazionale. In questo periodo, Mosè pose la fondazione di fede per il terzo corso e gli Israeliti si stabilirono sulla fondazione per il Tabernacolo, ma Satana contaminò queste due fondazioni, a causa della mancanza di fede del popolo e dell’errore di Mosè, che colpì la roccia due volte. Di conseguenza, la vecchia generazione degl’Israeliti, ad eccezione di Giosuè e Caleb, perì nel deserto. Giosuè e Caleb avevano realizzato fedelmente la missione di quaranta giorni di spionaggio, mantenendo la fondazione di fede per il secondo corso e la fondazione di fede per il Tabernacolo poste da Mosè, e stabilito così la fondazione per il Tabernacolo. La nuova generazione degli Israeliti attraversò il fiume Giordano, portando l’Arca dell’Alleanza con assoluta fede – sotto la guida di Giosuè, il successore di Mosè – e poi, distrutta la città fortificata di Gerico, entrò in Canaan, la terra promessa. Sulla base di questa vittoria, gli Israeliti posero la fondazione di sostanza e stabilirono la fondazione per il Messia per il terzo corso nazionale, sia pure come un popolo senza sovranità.
La fondazione familiare per il Messia era stata stabilita al tempo di Abramo. I suoi discendenti avevano attraversato un corso d’indennizzo di 400 anni, come schiavi in Egitto, prima di entrare in Canaan e completare la fondazione nazionale per il Messia. Ma era necessario ben altro che semplicemente entrare in Canaan e conquistarne il territorio. Come abbiamo esaminato prima,[13] i popoli caduti avevano già fondato nazioni potenti come l’Egitto, governate da sovrani satanici, che si opponevano alla provvidenza di restaurazione di Dio. Perciò, anche se sotto la guida di Giosuè era stata stabilita la fondazione nazionale per il Messia, bisognava edificare un regno sovrano, col quale il Messia potesse affrontare le nazioni sataniche. Tuttavia, anche la nuova generazione degli Israeliti, dopo essere entrata in Canaan, perse la fede; la provvidenza di Dio fu prolungata ancora e subì ripetute traversie, fino al tempo di Gesù.
2.3 Insegnamenti tratti dal Corso di Mosè
Nel corso del tempo, gli uomini di fede hanno letto il racconto biblico di Mosè, considerandolo semplicemente un’esposizione della sua vita e della storia d’Israele. Nessuno ha davvero capito che, con questo racconto, Dio intendeva rivelare i segreti della provvidenza di restaurazione. Solo Gesù ne parlò, dicendo:
In verità, in verità io vi dico, che il figliuolo non può da sé stesso far cosa alcuna se non la vede fare dal Padre; perché le cose che il Padre fa, anche il Figlio le fa similmente – Gv. 5:19
Tuttavia, Gesù morì senza aver spiegato il vero significato del corso di Mosè (Gv. 16:12). In queste pagine, abbiamo rivelato come Mosè abbia tracciato il modello del corso della provvidenza di restaurazione. Confrontando questa sezione con la prossima, si potrà comprendere più chiaramente come, attraverso il corso di Mosè, Dio abbia indicato la strada che Gesù doveva seguire. Comunque, anche studiando la sola provvidenza centrata su Mosè, non possiamo non concludere che Dio esiste e ha guidato la storia umana verso la realizzazione di uno scopo unico e assoluto.
Il corso di Mosè dimostra inoltre che il risultato effettivo della vita di un uomo dipende dalla realizzazione della sua responsabilità, a prescindere dal piano predisposto da Dio. La Volontà predestinata da Dio non può compiersi tramite l’uomo, incaricato della sua realizzazione, se questi non completa la sua parte di responsabilità. In particolare, Dio comandò a Mosè di guidare gli Israeliti in Canaan, la terra di latte e miele, ma quando Mosè e il popolo non realizzarono la loro parte di responsabilità, solo Giosuè e Caleb, fra gli Israeliti della prima generazione, entrarono in Canaan, mentre tutti gli altri morirono nel deserto.
Inoltre, Dio non interviene nella parte di responsabilità dell’uomo, ma opera solo sui risultati che l’uomo effettivamente consegue. Dio guidò gli Ebrei con segni e miracoli sorprendenti, ma non interferì nelle loro azioni quando venerarono il vitello d’oro, durante l’assenza di Mosè, salito sulla montagna, e non intervenne neppure quando Mosè colpì la roccia due volte. In tali occasioni, essi stavano completando la parte di responsabilità, che era loro compito esclusivo realizzare. Comunque, Dio considerò il risultato delle loro azioni, cioè se avessero realizzato la loro parte di responsabilità oppure no, e si regolò di conseguenza.
Il corso di Mosè dimostra che la predestinazione della Volontà di Dio è assoluta. Dio predetermina assolutamente che la Sua Volontà si compia e cerca continuamente di realizzarla, finché non ci riesce. Perciò, quando Mosè non completò la sua responsabilità, Dio trovò un successore, Giosuè, e lavorò con determinazione per completare la Sua Volontà attraverso di lui. In generale, quando un uomo nella posizione di Abele, scelto da Dio, non completa la missione affidatagli, un altro nella posizione di Caino, che ha dimostrato estrema devozione, sostituisce la figura Abele e ne eredita la missione. Gesù descrisse una situazione del genere quando disse:
Or dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno de’ cieli è preso a forza ed i violenti se ne impadroniscono – Mt. 11:12 [14]
Il corso di Mosè dimostra che la prova che un uomo deve affrontare è tanto più grande, quanto più grande è la sua missione. Poiché, con la Caduta, i primi antenati non credettero in Dio e gli volsero le spalle, le figure centrali, che restaurano la fondazione di fede, devono superare una prova in cui Dio le abbandona. Mosè dovette superare una prova in cui Dio cercò di ucciderlo (Es. 4:24) prima che potesse emergere come guida degl’Israeliti.
Con la condizione della Caduta, Satana legò gli esseri umani in una relazione con lui. Di conseguenza, Dio non concede all’uomo la Sua grazia senza una adeguata condizione, perché, se lo facesse, darebbe adito all’accusa di Satana. Quando intende dare una grazia, Dio sottopone l’uomo a una prova, prima o dopo, per eludere l’accusa di Satana. Il corso di Mosè ce ne dà un esempio. Dio diede a Mosè la grazia d’iniziare il primo corso per partire dall’Egitto, solo dopo il superamento della prova di vivere quarant’anni nel palazzo del Faraone, e la grazia d’iniziare il secondo corso per partire dall’Egitto, solo dopo il superamento della prova di vivere quarant’anni nel deserto di Madian (Es. 2:23). Solo dopo la prova in cui cercò di uccidere Mosè (Es. 4:25), Dio concesse i tre segni e le dieci piaghe (Es. 7-12), e dopo la prova del corso di tre giorni (Es. 10:22), Dio concesse le colonne di nubi e di fuoco (Es. 13:21). Dopo la prova dell’attraversamento del Mar Rosso (Es. 14:21-22), Dio diede la grazia della manna e delle quaglie (Es. 16:13). Dopo la prova della battaglia con gli Amalechiti (Es. 17:10), Dio concesse la grazia delle Tavole di pietra, del Tabernacolo e dell’Arca (Es. 31:18). La grazia dell’acqua dalla roccia (Nm. 20:9), giunse solo dopo la prova del vagabondaggio di quarant’anni nel deserto. Quando Dio mandò i serpenti velenosi, il pentimento del popolo fu la condizione per la grazia del serpente di bronzo (Nm. 21:6-9). Questi sono gli insegnamenti che ci vengono dal corso di Mosè.
Sezione 3 – La Provvidenza di Restaurazione sotto la Guida di Gesù
All’inizio, Adamo avrebbe dovuto governare gli angeli (1 Cor. 6:3), ma, a causa della Caduta, l’uomo finì sotto il dominio di Satana e formò un mondo infernale. Per restaurare ciò tramite indennizzo, Gesù venne come secondo Adamo, per ottenere personalmente la sottomissione di Satana e stabilire il Regno dei Cieli. Ma Satana, che non si sottomette neppure a Dio, non ha alcuna intenzione di arrendersi a Gesù e agli uomini di fede. Perciò Dio, prendendo responsabilità per aver creato l’uomo, scelse Giacobbe e Mosè per rivelare attraverso di loro il modello del corso, col quale Gesù poteva ottenere la sottomissione di Satana.[15]
Giacobbe tracciò il corso simbolico, mentre Mosè tracciò il corso in immagine, per ottenere la sottomissione di Satana, aprendo la strada perché Gesù percorresse il corso reale. Nel suo corso mondiale per restaurare Canaan, Gesù seguì il modello delineato nel corso nazionale per restaurare Canaan, in cui Mosè si era adoperato per sottomettere Satana. Dio disse a Mosè:
Io susciterò loro un profeta come te, di mezzo ai loro fratelli, e porrò le mie parole nella sua bocca, ed egli dirà loro tutto quello che io gli comanderò – Dt. 18:18
Con l’espressione “un profeta come te” Dio si stava riferendo a Gesù, che doveva percorrere lo stesso corso di Mosè. Gesù disse:
Il Figliuolo non può da sé stesso far cosa alcuna se non la vede fare dal Padre; perché le cose che il Padre fa, anche il Figlio le fa similmente – Gv. 5:19
Gesù voleva dire che Dio gli aveva rivelato il modello del corso, di cui stava seguendo le orme, attraverso Mosè. Esamineremo ora la provvidenza di restaurazione centrata su Gesù, evidenziando le analogie più significative fra i tre corsi nazionali per restaurare Canaan sotto la guida di Mosè e i tre corsi mondiali per restaurare Canaan sotto la guida di Gesù.
3.1 Il Primo Corso Mondiale per Restaurare Canaan
3.1.1 La Fondazione di Fede
Nel primo corso mondiale per restaurare Canaan, la figura centrale incaricata della missione di restaurare la fondazione di fede era Giovanni Battista. Da quale posizione Giovanni doveva compiere questa missione? Nel corso nazionale per restaurare Canaan sotto la guida di Mosè, questi ruppe le Tavole di pietra e colpì la roccia due volte, ponendo le condizioni perché Satana colpisse il corpo di Gesù – la realizzazione delle Tavole e della roccia – se il popolo ebreo del tempo non avesse creduto in lui.
Perché Gesù fosse liberato da questa condizione, il popolo scelto, incaricato della missione di preparare la sua venuta, doveva unirsi al Tempio, la rappresentazione in immagine del Messia che doveva venire. Tuttavia, lungo gli anni, gli Israeliti persero ripetutamente la fede, moltiplicando così le condizioni in base alle quali Satana poteva attaccare Gesù. Per cancellare queste condizioni, Dio mandò il profeta Elia, che lavorò per separare Satana, sconfiggendo i profeti di Baal e Astarte, 850 in tutto (1 Re 18:19), e poi ascese al Cielo (2 Re 2:11). Tuttavia, Elia doveva ritornare, perché non aveva interamente completato la sua missione (Mal. 4:5). Giovanni Battista fu il profeta che venne, rappresentando Elia (Mt. 11:14; 17:13), per completare la missione incompiuta di separare Satana e raddrizzare la via del Signore (Gv. 1:23).
Gli Israeliti avevano sofferto in Egitto per 400 anni, senza un profeta che li guidasse, ma alla fine incontrarono Mosè, l’unico uomo che poteva guidarli a formare una nazione in Canaan, come preparazione per ricevere il Messia. Analogamente, il popolo ebreo soffrì ogni genere di tribolazioni sotto l’oppressione delle nazioni gentili di Persia, Grecia, Egitto, Siria e Roma, senza un profeta che li guidasse, durante il periodo di 400 anni di preparazione per l’avvento del Messia, iniziato al tempo del profeta Malachia,[16] e alla fine incontrò Giovanni Battista, l’unico uomo che poteva guidarli al Messia, che veniva per restaurare Canaan a livello mondiale. Giovanni Battista, come Mosè, fu chiamato sulla fondazione di un periodo di 400 anni per la separazione di Satana. Mosè aveva imparato ad amare i suoi fratelli e le tradizioni dei suoi padri, mentre viveva nel palazzo del Faraone. Allo stesso modo, Giovanni Battista imparò la via della fede e dell’obbedienza al Cielo e si preparò per ricevere il Messia, vivendo di locuste e miele selvatico nel deserto. La sua vita fu così esemplare che molti, inclusi i sacerdoti e i Leviti, si domandavano se potesse essere il Messia (Gv. 1:19; Lc. 3:15). In questo modo, Giovanni Battista stabilì vittoriosamente la fondazione basata sul numero quaranta per la separazione di Satana e riuscì a porre la fondazione di fede per il primo corso mondiale per restaurare Canaan.
3.1.2 La Fondazione di Sostanza
Giovanni Battista era anch’egli, come Mosè, nella duplice posizione di genitore e di figlio. Dalla posizione di genitore, Giovanni restaurò tramite indennizzo la fondazione di fede e, dalla posizione di figlio, stabilì la posizione di Abele per la realizzazione della condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta.[17] Giovanni Battista restaurò una fondazione mondiale, paragonabile a quella di Mosè, che aveva posto la fondazione di fede per il primo corso nazionale con i quarant’anni vissuti nel palazzo del Faraone.
Al tempo di Mosè, Dio aveva desiderato che gli Israeliti, nella prima provvidenza per l’inizio, avessero fiducia in Mosè dopo averlo visto uccidere un sorvegliante egiziano. Gli Israeliti dovevano poi lasciare il mondo satanico, rappresentato dall’Egitto, e dirigersi verso la terra di Canaan. Al tempo di Giovanni Battista, invece, gli Ebrei non dovevano lasciare l’Impero Romano e andare verso un’altra terra, ma rimanere nell’Impero, conquistarlo e restaurarlo al lato di Dio. Dio condusse la provvidenza per l’inizio, incoraggiando il popolo ebreo a credere in Giovanni, in virtù dei miracoli che caratterizzavano la sua vita.
Al concepimento di Giovanni, un angelo diede una splendida profezia sul bambino. Quando il padre Zaccaria non ci credette, diventò muto e ritrovò la parola solo dopo aver circonciso il figlio e avergli dato il nome. Per questo e altri miracoli, gli Ebrei si convinsero che Giovanni era un profeta mandato da Dio:
e tutti i lor vicini furono presi da timore; e tutte queste cose si divulgavano per tutta la regione montuosa della Giudea. E tutti quelli che le udirono, le serbarono in cuor loro e diceano: Che sarà mai questo bambino? Perché la mano del Signore era con lui – Lc. 1:65-66
Giovanni condusse nel deserto una vita esemplare di preghiera e ascetismo, cibandosi di locuste e miele selvatico. Sia la gente comune che i sacerdoti lo ammiravano tanto da pensare che potesse essere il Messia (Lc. 3:15; Gv. 1:19).
Quando Mosè, finito il periodo d’indennizzo di quarant’anni nel palazzo del Faraone, uccise l’Egiziano, gli Israeliti avrebbero dovuto essere profondamente ispirati dal suo amore per il suo popolo e seguirlo con fede, andando direttamente in Canaan, senza attraversare il Mar Rosso o vagare nel deserto, e senza le Tavole di pietra, l’Arca dell’Alleanza o il Tabernacolo. Allo stesso modo, gli Ebrei del tempo di Gesù dovevano credere in Giovanni Battista e seguirlo, perché Dio l’aveva stabilito come centro della loro fede con miracoli e segni. Avrebbero così realizzato la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta, posto la fondazione di sostanza e stabilito, immediatamente, la fondazione per il Messia.
3.1.3 Il Fallimento del Primo Corso Mondiale per Restaurare Canaan
Gli Ebrei che, sulla fondazione di fede posta da Giovanni Battista, lo seguirono come se fosse il Messia (Gv. 1:19; Lc. 3:15), chiusero l’Era dell’Antico Testamento, per intraprendere il nuovo corso mondiale per restaurare Canaan. Tuttavia, come abbiamo già spiegato,[18] Giovanni, pur avendo testimoniato a Gesù, nutriva dei dubbi, e mandò una delegazione a chiedergli:
Sei tu colui che ha da venire o ne aspetteremo noi un altro? – Mt. 11:3
Giovanni negò d’essere Elia, del quale doveva realizzare la missione (Gv. 1:21), e così, oltre a bloccare la strada degli Ebrei verso Gesù, li portò persino ad opporglisi. Infatti Giovanni, abbandonata la posizione di Abele, privò gli Ebrei della persona centrale per realizzare la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta, e impedì la realizzazione della fondazione di sostanza e della fondazione per il Messia. Il primo corso mondiale per restaurare Canaan fallì e, come al tempo di Mosè, si prolungò in un secondo e quindi in un terzo corso.
3.2 Il Secondo Corso Mondiale per Restaurare Canaan
3.2.1 La Fondazione di Fede
3.2.1.1 Gesù prende la Missione di Giovanni Battista
Di fronte a Gesù, l’Adamo perfetto, Giovanni Battista aveva il ruolo di Adamo restaurato. Giovanni doveva stabilire la fondazione per il Messia, completando tutte le missioni lasciate incompiute dalle figure centrali del passato, che avevano lavorato per restaurare le fondazioni di fede e sostanza. Su questa fondazione, Giovanni doveva presentare a Gesù tutti i frutti della storia provvidenziale e guidare il popolo ebreo, che aveva fiducia in lui e lo seguiva, a ricevere Gesù. Alla fine, egli stesso doveva servire Gesù con fede e devozione.
Anche se Giovanni Battista non lo sapeva, il battesimo che aveva dato a Gesù sul Giordano (Mt. 3:16) era in realtà una cerimonia per offrire a Gesù tutto ciò che Giovanni aveva realizzato per la Volontà di Dio nella sua vita. Nonostante ciò, quando Giovanni cominciò a dubitare di Gesù e alla fine si oppose persino al suo lavoro, il popolo ebreo, che aveva la più alta stima di Giovanni, fu spinto a non credere in Gesù.[19] Di conseguenza, la fondazione di fede che Giovanni aveva posto per il primo corso mondiale per restaurare Canaan fu invasa da Satana. A questo punto, Gesù stesso dovette prendere la missione di Giovanni e restaurare tramite indennizzo la fondazione di fede, per iniziare il secondo corso mondiale per restaurare Canaan. Così, Gesù digiunò quaranta giorni nel deserto, per separare Satana, proprio allo scopo di restaurare la fondazione di fede e, nel fare questo, si abbassò ad assumere la posizione di Giovanni Battista.
Gesù, venuto come Figlio unigenito di Dio e Signore di Gloria, non doveva percorrere una strada di sofferenza (1 Cor. 2:8). Piuttosto, Giovanni Battista, nato con la missione di raddrizzare la via a Gesù, doveva andare attraverso le tribolazioni. Tuttavia, poiché Giovanni non completò la sua responsabilità, Gesù dovette soffrire al suo posto. Gesù intimò a Pietro di non rivelare al popolo che egli era il Messia (Mt. 16:20) perché aveva assunto il ruolo di Giovanni, pur essendo il Messia, per iniziare questa fase della provvidenza.
3.2.1.2 I 40 Giorni di Digiuno e le Tre Tentazioni nel Deserto di Gesù
Esaminiamo le cause remote e immediate dei quaranta giorni di digiuno e delle tre tentazioni di Gesù. Nel corso nazionale per restaurare Canaan, Mosè perse la fede, davanti alla roccia, e la colpì due volte. Come risultato, la roccia, che simboleggiava Gesù (1 Cor. 10:4), fu contaminata da Satana. Questo atto dimostrò la possibilità che, a secoli di distanza, con la venuta Gesù sulle orme del corso di Mosè, Giovanni Battista perdesse la fede e quindi Satana attaccasse Gesù, la realizzazione della roccia. L’atto di Mosè dimostrò anche la possibilità che Satana invadesse la fondazione di fede posta da Giovanni Battista. Così, l’atto di Mosè di colpire la roccia due volte fu la causa remota per cui, se Giovanni avesse perso la fede, Gesù sarebbe stato costretto, per restaurare la fondazione di fede, a completare quaranta giorni di digiuno e affrontare tre tentazioni nel deserto.
Giovanni Battista perse effettivamente la fede[20] e Satana invase la fondazione di fede posta da Giovanni. Questa fu la causa immediata per cui Gesù dovette realizzare una fondazione basata sul numero quaranta per la separazione di Satana, digiunando quaranta giorni e superando le tre tentazioni. Facendo questo dalla posizione di Giovanni Battista, Gesù restaurò tramite indennizzo la fondazione di fede. È scritto che dopo quaranta giorni, Satana provò Gesù tre volte. Primo, gli mostrò delle pietre e lo tentò dicendogli di tramutarle in pani. Poi lo portò sul pinnacolo del tempio e lo sfidò a buttarsi giù. Infine, lo portò su un’altissima montagna e gli offrì tutti i regni del mondo, a condizione che si prostrasse ad adorarlo (Mt. 4:1-10).
Quale fu lo scopo di Satana nel porre a Gesù le tre tentazioni? All’inizio, Dio creò l’uomo e gli diede tre grandi benedizioni – perfezione dell’individualità, moltiplicazione dei figli e dominio sulla natura (Gn. 1:28) – con le quali si sarebbe realizzato lo scopo della creazione. Inducendo i primi antenati a cadere, Satana tolse all’umanità le tre grandi benedizioni e impedì così la realizzazione dello scopo della creazione. Gesù venne nel mondo per completare lo scopo della creazione, restaurando queste benedizioni. Perciò, Satana tentò Gesù tre volte, nel tentativo d’impedirgli di restaurare le tre benedizioni e realizzare lo scopo della creazione.
In che modo Gesù affrontò e superò le tre tentazioni? Per prima cosa, esaminiamo come Satana si trovò nella posizione di tentare Gesù. Satana prese per la prima volta una tale posizione dominante quando, nel corso nazionale per restaurare Canaan, reclamò il possesso della roccia e delle Tavole di pietra, che simboleggiavano Gesù e la donna che egli avrebbe sposato, perché Mosè ruppe le Tavole di pietra e colpì la roccia due volte, adirato di fronte alla mancanza di fede del popolo. Quando, nel corso mondiale, Giovanni Battista fallì nella sua responsabilità, gli Ebrei dimostrarono la stessa mancanza di fede e disobbedienza degli Israeliti del tempo di Mosè. Perciò, come Dio aveva già indicato nel corso di Mosè, Satana acquisì una posizione di forza, dalla quale poté tentare Gesù.
Dopo che Gesù ebbe completato i quaranta giorni di digiuno nel deserto, Satana gli apparve e lo tentò dicendo:
Se tu sei Figliuol di Dio, di’ che queste pietre divengan pani – Mt. 4:3
Satana aveva il possesso della pietra, e aveva reclamato la roccia che dava acqua e le Tavole di pietra, sulla base della condizione posta prima dall’errore di Mosè e adempiuta poi dalla mancanza di fede di Giovanni Battista. Mosè aveva ottenuto la pietra dopo aver realizzato nel deserto le fondazioni basate sul numero quaranta per la separazione di Satana. Per purificare e restaurare la pietra, Gesù digiunò nel deserto per quaranta giorni. Satana era ben consapevole che Gesù era andato nel deserto per questo scopo e, con l’intento di mantenere il possesso della pietra, gli pose la prima tentazione. Gesù soffrì la fame nel deserto come gli Israeliti al tempo di Mosè. Poiché gli Israeliti furono vinti dalla fame e persero la fede, alla fine Satana poté reclamare il possesso della pietra. Così, se Gesù avesse perso la fede e, per soddisfare la fame, avesse tramutato la pietra in pane, rinunciando a restaurarla, Satana l’avrebbe posseduta per sempre.
La risposta di Gesù a questa tentazione fu:
Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma d’ogni parola che procede dalla bocca di Dio – Mt. 4:4
In origine l’uomo fu creato per vivere di due tipi di nutrimento: quello ottenuto dal mondo fisico per il corpo, e l’amore e la verità di Dio per lo spirito. Tuttavia, lo spirito dell’uomo caduto, che non può ricevere la Parola direttamente da Dio, riceve vita dalle parole di Gesù, venuto come incarnazione della parola di Dio (Gv. 1:14). Gesù disse:
Io sono il pan della vita … se non mangiate la carne del Figliuol dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi – Gv. 6:48-53
Gesù intendeva dire che un uomo non vive un’esistenza vera e sana cibandosi di solo pane e tenendo in vita il corpo. La sua vita non è piena se non si alimenta di Gesù, venuto come il cibo vitale dello spirito. In effetti, la pietra nelle mani di Satana – che significava la roccia e le Tavole di pietra perdute da Mosè – simboleggiava proprio Gesù (1 Cor. 10:4; Ap. 2:17) che veniva sottoposto a questa tentazione.
Nella sua risposta, Gesù volle dire che, anche se stava morendo di fame, non gl’importava ottenere il pane, con cui mantenere in vita il suo corpo, quanto incarnare la Parola di Dio, per nutrire ogni spirito con la vita. Con questo cuore, Gesù era deciso a trionfare su Satana. Inoltre, questa prova aveva lo scopo di ristabilire Gesù nella posizione del Messia, colui che ha raggiunto la perfezione dell’individualità, col superamento della tentazione dalla posizione di Giovanni Battista. Gesù sconfisse Satana perché parlò e agì completamente secondo il Principio. Con la vittoria su questa tentazione, Gesù realizzò la condizione per restaurare la natura individuale alla perfezione e stabilì così la base per la restaurazione della prima benedizione di Dio.
Successivamente, Satana portò Gesù sul pinnacolo del tempio e lo sfidò dicendo:
Se tu sei Figliuol di Dio, gettati giù – Mt. 4:6
Gesù parlò di sé come del Tempio (Gv. 2:19) ed è scritto che i Cristiani sono templi di Dio (1 Cor. 3:16) e membra del corpo di Cristo (1 Cor. 12:27). Da questo possiamo capire che Gesù è il tempio principale, mentre i credenti sono come templi secondari. Gesù venne come Signore del Tempio. Anche Satana dovette riconoscere la sua posizione e perciò pose Gesù sulla cima del Tempio. Quando Satana lo sfidò a gettarsi giù, significò che voleva usurpare la posizione di Gesù come Signore del Tempio, inducendolo a cadere da quella posizione all’infimo stato di uomo caduto. In quel momento Gesù gli rispose:
Non tentare il Signore Iddio tuo – Mt. 4:7
In origine, gli angeli furono creati per essere governati dall’uomo che ha realizzato la natura datagli da Dio. Perciò, anche gli angeli caduti devono doverosamente sottomettersi a Gesù, loro Signore. Di conseguenza, il tentativo di un angelo di usurpare la posizione di Gesù come Signore del Tempio fu un atto contrario al Principio. La risposta di Gesù significò che Satana non doveva mettere alla prova Dio, tentando Gesù, l’incarnazione di Dio, che conduce la Sua provvidenza seguendo rigidamente il Principio. Inoltre, Gesù aveva già stabilito la sua posizione di Signore del Tempio, prevalendo nella prima tentazione e restaurando il suo carattere individuale come Tempio incarnato. Perciò, Satana non aveva alcuna condizione per tentare ancora Gesù e avrebbe dovuto ritirarsi.
Superando la seconda tentazione, Gesù, il tempio principale, sposo e Vero Genitore dell’umanità, aprì la strada affinché tutte le persone di fede potessero essere restaurate alla posizione di templi secondari, spose e veri figli. Gesù stabilì così la base sulla quale restaurare la seconda benedizione di Dio. Alla fine, Satana portò Gesù su una montagna altissima e gli mostrò tutte le cose sotto il sole e la loro gloria, dicendo:
Tutte queste cose io te le darò se, prostrandoti, tu mi adori – Mt. 4:9
A causa della Caduta di Adamo, l’uomo perse la qualifica di Signore della creazione e cadde sotto il dominio di Satana, che usurpò la posizione di Adamo quale padrone della creazione. Avendo le prerogative di Adamo perfetto, Gesù era il Signore della creazione, com’è scritto:
Iddio ha posto ogni cosa sotto i piedi di esso – 1 Cor. 15:27
Satana, che conosceva il Principio, condusse Gesù sulla cima della montagna riconoscendo la sua posizione come Signore della creazione, e poi lo tentò, sperando che anche Gesù, il secondo Adamo, gli si potesse sottomettere come Adamo aveva fatto all’inizio. Gesù replicò:
Va’, Satana, poiché sta scritto: Adora il Signore Iddio tuo, ed a Lui solo rendi il culto – Mt. 4:10
Gli angeli furono creati come spiriti ministratori (Eb. 1:14) per riverire e servire Dio, loro Creatore. Con la sua risposta, Gesù indicò che, secondo il Principio, anche un angelo caduto come Satana doveva adorare Dio e, alla stessa stregua, doveva onorare e servire Gesù, venuto come il corpo del Creatore. Inoltre, superando le due precedenti tentazioni, Gesù aveva già posto la base per restaurare la prima e la seconda benedizione di Dio e, su questa fondazione, avrebbe naturalmente restaurato la terza benedizione e governato la creazione. Gesù disse: “Va’, Satana” perché non c’era più alcuna base sulla quale Satana potesse competere con Gesù per il dominio della natura, che stava già sulla solida fondazione della sua vittoria. Prevalendo nella terza tentazione, Gesù pose la condizione per restaurare il dominio sulla natura – la terza benedizione di Dio.
3.2.1.3 Il Risultato dei 40 Giorni di Digiuno e delle Tre Tentazioni
Secondo il Principio di Creazione, lo scopo di creazione di Dio si realizza solo quando l’uomo attraversa i tre stadi di origine, divisione e unione e stabilisce la base delle quattro posizioni. Tuttavia, Satana bloccò quest’ideale quando i primi antenati stavano ancora costruendo la base delle quattro posizioni. Perciò, nel corso della provvidenza di restaurazione, coi suoi prolungamenti in tre stadi, Dio ha cercato di restaurare tramite indennizzo tutto quello che è andato perduto, lavorando a realizzare fondazioni basate sul numero quaranta per la separazione di Satana. Gesù prevalse sulle tre tentazioni e completò il digiuno di quaranta giorni, come fondazione basata sul numero quaranta per la separazione di Satana. Gesù restaurò così tramite indennizzo, in una sola volta, le varie condizioni che, nel corso della storia, Dio aveva cercato di realizzare in tutte le fondazioni basate sul numero quaranta per la separazione di Satana.
Primo, Gesù restaurò tramite indennizzo, nella posizione di Giovanni Battista, la fondazione di fede per il secondo corso mondiale per restaurare Canaan. In questo modo, Gesù restaurò tutte le offerte fatte a Dio nel corso della provvidenza, per porre la fondazione di fede, comprese le offerte di Caino e Abele, l’arca di Noè, il sacrificio di Abramo, il Tabernacolo di Mosè e il Tempio di Salomone. Inoltre, Gesù restaurò tramite indennizzo, in una sola volta, tutte le fondazioni basate sul numero quaranta per la separazione di Satana, condotte durante i 4000 anni da Adamo in poi, perse nonostante il grande impegno delle figure centrali nel porre la fondazione di fede: i quaranta giorni del giudizio del diluvio di Noè; i tre periodi di quarant’anni nella vita di Mosè e i suoi due digiuni di quaranta giorni; la missione di quaranta giorni di spionaggio; i quarant’anni di vagabondaggio degli Israeliti nel deserto; i 400 anni da Noè ad Abramo, i 400 anni di schiavitù in Egitto e tutti gli altri periodi caratterizzati dal numero quaranta, perduti dal tempo dell’Esodo.
Secondo, elevandosi dalla posizione di Giovanni Battista a quella di Messia, Gesù spianò la strada per la realizzazione delle tre grandi benedizioni di Dio e la restaurazione della base delle quattro posizioni. Avendo completato vittoriosamente la sua offerta, Gesù si stabilì come la realizzazione delle Tavole di pietra, dell’Arca dell’Alleanza, del Tabernacolo, della roccia e del Tempio.
3.2.2 La Fondazione di Sostanza
Gesù, era venuto come Vero Genitore dell’umanità, ma dovette restaurare tramite indennizzo la fondazione basata sul numero quaranta per la separazione di Satana dalla posizione di Giovanni Battista. Perciò, dopo aver restaurato la fondazione di fede (ed essersi elevato alla posizione di Messia e Vero Genitore) Gesù fu nella posizione di genitore. Allo stesso tempo, per stabilire la posizione di Abele per realizzare la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta, Gesù fu nella posizione di figlio (ancora nel ruolo di Giovanni Battista in riferimento a quella condizione). In quella posizione, Gesù, col suo digiuno di quaranta giorni, raggiunse a livello mondiale la stessa posizione che Mosè aveva assunto subito dopo aver posto la fondazione di fede per il secondo corso nazionale per restaurare Canaan, superando i quarant’anni di esilio nel deserto di Madian.
Dio aveva condotto la provvidenza per l’inizio del secondo corso nazionale per restaurare Canaan, con i tre segni e le dieci piaghe. Più tardi, Dio aveva condotto la provvidenza per l’inizio del terzo corso nazionale per restaurare Canaan chiedendo agli Israeliti di onorare le tre manifestazioni della grazia divina – le Tavole di pietra, l’Arca dell’Alleanza e il Tabernacolo – e obbedire ai Dieci Comandamenti, che Dio aveva dato, come ricordiamo, sulla fondazione per il Tabernacolo, per restaurare i tre segni e le dieci piaghe, perduti a causa della mancanza di fede degl’Israeliti. Gesù rappresentava la realizzazione delle tre manifestazioni di grazia e dei Dieci Comandamenti. Perciò, Dio condusse la provvidenza per l’inizio del secondo corso mondiale per restaurare Canaan sulla base sulle parole e dei miracoli di Gesù. Se avessero creduto in Gesù, che era nella posizione di Giovanni Battista (Abele), e lo avessero seguito, gli Ebrei (Caino) avrebbero realizzato la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta e restaurato la fondazione di sostanza. Così, si sarebbe posta la fondazione per il Messia. Su questa fondazione, Gesù si sarebbe elevato dalla posizione di Giovanni Battista a quella di Messia. Poi, Gesù avrebbe innestato di sé tutti gli uomini (Rm. 11:17), facendoli rinascere e purificandoli dal peccato originale. Unendosi col cuore a Dio, l’uomo avrebbe restaurato la natura originale datagli da Dio, e costruito il Regno dei Cieli in terra, al tempo di Gesù.
3.2.3 Il Fallimento del Secondo Corso Mondiale per Restaurare Canaan
Quando il primo corso mondiale per restaurare Canaan finì in fallimento a causa della mancanza di fede di Giovanni Battista, Gesù prese su di sé la missione di Giovanni e affrontò le difficoltà del deserto per quaranta giorni. Gesù restaurò così tramite indennizzo la fondazione di fede per il secondo corso mondiale per restaurare Canaan. È scritto che Satana, sconfitto nelle tre tentazioni, si allontanò da Gesù “fino ad altra occasione” (Lc. 4:13), ad indicare che Satana non aveva lasciato Gesù definitivamente, ma si riprometteva di attaccarlo più tardi. In effetti, Satana attaccò Gesù, lavorando soprattutto attraverso i capi ebrei, i sacerdoti e gli scribi, che non credevano in Gesù. In particolare, Satana attaccò Gesù attraverso Giuda Iscariota, il discepolo che lo tradì.
A causa della mancanza di fede di tali persone, Gesù non poté porre la fondazione di sostanza, né la fondazione per il Messia, nel secondo corso mondiale per restaurare Canaan, e questo finì in un tragico fallimento.
3.3 Il Terzo Corso Mondiale per Restaurare Canaan
3.3.1 Il Corso Spirituale per Restaurare Canaan sotto la Guida di Gesù
Nell’esaminare il terzo corso mondiale per restaurare Canaan, dobbiamo prima comprendere sotto quale profilo questo corso fu diverso dal terzo corso nazionale per restaurare Canaan. Com’è stato spiegato in dettaglio, il centro della fede per gli Israeliti nel terzo corso nazionale fu il Tabernacolo, il simbolo del Messia. Anche quando gli Israeliti persero la fede, il Tabernacolo rimase intatto, stabilito sulla fondazione di fede per il Tabernacolo, che Mosè aveva posto durante i suoi quaranta giorni di digiuno. Quando anche Mosè perse la fede, il Tabernacolo rimase intatto, protetto da Giosuè, che aveva posto la fondazione per il Tabernacolo durante la missione di quaranta giorni di spionaggio.
Invece, nel corso mondiale per restaurare Canaan, il centro della fede per il popolo ebreo fu Gesù stesso, venuto come realizzazione del Tabernacolo. Quando anche i suoi discepoli persero la fede, Gesù dovette prendere la via della morte ed essere crocifisso, come aveva predetto:
E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figliuol dell’uomo sia innalzato – Gv. 3:14
Di conseguenza, il popolo ebreo perse colui che doveva essere il centro spirituale e fisico della sua fede. Gli Ebrei non ebbero più una base su cui cominciare il terzo corso mondiale per restaurare Canaan come un corso sostanziale, qual era stato per gli Israeliti il terzo corso nazionale. Sarebbero stati piuttosto i Cristiani, come Seconda Israele, a iniziare un corso spirituale, esaltando Gesù risorto come centro della loro fede. Presagendo ciò, Gesù disse:
Disfate questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere – Gv. 2:19
Quindi, proprio come Giosuè, succeduto nella missione a Mosè, aveva completato il terzo corso nazionale, Cristo al Secondo Avvento succederà nella missione a Gesù e completerà, sia spiritualmente che fisicamente, il terzo corso mondiale per restaurare Canaan. Perciò, Cristo al suo ritorno potrà ereditare la missione di Gesù, e realizzare lo scopo della provvidenza di restaurazione, soltanto se verrà nella carne, come fece Gesù.
3.3.1.1 La Fondazione Spirituale di Fede
Quando il secondo corso mondiale per restaurare Canaan fallì, a causa del rifiuto di Gesù da parte degli Ebrei, la fondazione di fede che Gesù aveva posto coi quaranta giorni di digiuno, nella posizione di Giovanni Battista, fu presa da Satana. Dopo aver lasciato il suo corpo sulla croce, Gesù riprese spiritualmente la missione di Giovanni Battista e, col periodo di quaranta giorni tra la resurrezione e l’ascensione, trionfò su Satana e spezzò tutte le sue catene. In questo modo, Gesù restaurò la fondazione di fede per il corso spirituale nel terzo corso mondiale per restaurare Canaan. Questa è la ragione, finora sconosciuta, di questo periodo di quaranta giorni. In che modo Gesù pose la fondazione spirituale di fede?
Dio aveva personalmente guidato il suo amato popolo scelto, fino al tempo in cui Gesù apparve come Messia ma, dal momento che gli Ebrei si volsero contro suo Figlio unigenito, Dio, tra le lacrime, dovette girare loro le spalle e lasciare che Satana li reclamasse. Nondimeno, nel mandare il Messia, Dio aveva lo scopo di salvare gli Ebrei e tutta l’umanità. Dio era deciso a salvare l’umanità, anche a prezzo di consegnare Gesù nelle mani di Satana. Satana, da parte sua, aveva l’ossessione di uccidere un unico uomo, Gesù Cristo, anche se ciò poteva significare dover restituire a Dio tutta l’umanità, compreso il popolo ebreo. Satana sapeva che lo scopo principale dei 4000 anni della provvidenza di restaurazione di Dio era inviare il Messia, e pensava che, uccidendolo, avrebbe distrutto l’intera provvidenza divina. Alla fine, Dio consegnò a Satana Gesù, come condizione d’indennizzo per salvare tutta l’umanità, compreso il popolo ebreo che si era rivolto contro Gesù ed era finito nel regno di Satana.
Satana esercitò il suo massimo potere per crocifiggere Gesù, raggiungendo così l’obiettivo per cui aveva lottato nel corso di 4000 anni di storia. D’altra parte, consegnando Gesù a Satana, Dio pose come contropartita la condizione di salvare l’umanità peccatrice. In che modo Dio ottenne questo? Poiché Satana aveva già esercitato il suo massimo potere nell’uccidere Gesù, anche Dio, secondo il principio di restaurazione tramite indennizzo, aveva il diritto di esercitare il Suo massimo potere. Mentre Satana usa il suo potere per uccidere, Dio usa il Suo potere per riportare in vita i morti. Come contropartita dell’uccisione di Gesù, in cui Satana aveva esercitato il suo massimo potere, anche Dio esercitò il Suo massimo potere e resuscitò Gesù, aprendo la strada affinché tutta l’umanità si innestasse di Gesù risorto e ricevesse così salvezza e rinascita.
Risulta chiaro dal racconto biblico che Gesù risorto non era lo stesso Gesù che aveva vissuto coi discepoli prima della crocefissione: non era più un uomo visibile agli occhi fisici, poiché trascendeva tempo e spazio. Gesù apparve ai discepoli in una stanza con le porte chiuse (Gv. 20:19). Un’altra volta, accompagnò per un lungo tratto due discepoli sulla strada verso Emmaus, ma essi non lo riconobbero che molto più tardi, quando Gesù stesso si fece riconoscere, per poi sparire improvvisamente alla loro vista (Lc. 24:15-31). Separando Satana attraverso il periodo di quaranta giorni della resurrezione, Gesù pose la fondazione di fede per il corso spirituale e aprì la strada per redimere i peccati dell’umanità.
3.3.1.2 La Fondazione Spirituale di Sostanza
Attraverso le apparizioni della resurrezione, Gesù realizzò la fondazione basata sul numero quaranta per la separazione di Satana, nella posizione di Giovanni Battista in spirito, pose la fondazione di fede per il corso spirituale, nella posizione di Vero Genitore spirituale, e, nello stesso tempo, stabilì la posizione di Abele per realizzare la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta, dalla posizione di figlio. La fondazione spirituale di fede che Gesù pose per il terzo corso mondiale per restaurare Canaan, era paragonabile alla fondazione di fede posta da Mosè per il terzo corso nazionale coi quarant’anni nel deserto.
Dio aveva condotto la provvidenza per l’inizio, al tempo di Mosè, facendogli stabilire la fondazione per il Tabernacolo. Invece, Gesù risorto era lui stesso la realizzazione spirituale delle Tavole di pietra, dell’Arca dell’Alleanza e del Tabernacolo. Gesù radunò i suoi discepoli dispersi da tutta la Galilea e condusse la provvidenza per l’inizio conferendo loro il potere di compiere segni e miracoli (Mt. 28:16-20; Mc. 16:15-18). Gesù risorto era spiritualmente nella posizione di Giovanni Battista e di Abele. I fedeli, nella posizione di Caino, credendo in Gesù e seguendolo devotamente, realizzarono la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta e restaurarono la fondazione spirituale di sostanza.
3.3.1.3 La Fondazione Spirituale per il Messia
Alla crocefissione di Gesù, gli undici discepoli rimasti erano demoralizzati e sbandati ma, dopo la resurrezione, Gesù li radunò e cominciò una nuova fase della provvidenza: la restaurazione di Canaan spirituale. I discepoli scelsero Mattia in sostituzione di Giuda Iscariota, per coprire il posto vacante nei dodici. Credendo in Gesù e seguendolo a costo della vita, essi posero la fondazione spirituale di sostanza e la fondazione spirituale per il Messia. Su questa fondazione, Gesù si elevò, dalla posizione di sostituto spirituale di Giovanni Battista alla posizione di Messia spirituale, e mandò lo Spirito Santo. Da quel momento, Gesù e lo Spirito Santo divennero i Veri Genitori spirituali e cominciarono a lavorare per portare la rinascita. Fin dalla discesa dello Spirito Santo nel giorno della Pentecoste (At. 2:1-4), Gesù risorto come Vero Padre spirituale e lo Spirito Santo come Vera Madre spirituale hanno lavorato in unità per offrire rinascita spirituale, innestando spiritualmente di sé i credenti. Questa è l’opera della salvezza spirituale,[21] che ha stabilito un regno di resurrezione, inviolabile da Satana.
Anche se, con la fede, possiamo unirci a Gesù in spirito, i nostri corpi sono ancora soggetti all’attacco di Satana, com’era stato anche per Gesù stesso. In altre parole, la nostra salvezza fisica rimane ancora incompiuta. Tuttavia, se crediamo in Gesù risorto, egli ci farà entrare spiritualmente nel suo regno di resurrezione, invulnerabile all’invasione satanica, dove saremo salvati spiritualmente e affrancati dalla condizione che permette a Satana di accusarci.
3.3.1.4 La Restaurazione di Canaan Spirituale
Credendo in Gesù risorto, vittorioso nella fondazione spirituale per il Messia, e servendolo, i Cristiani possono completare la restaurazione di Canaan spirituale ed entrare nel suo regno di grazia. D’altra parte, il corpo fisico dei Cristiani è nella stessa posizione del corpo di Gesù, che fu attaccato da Satana attraverso la crocefissione. I Cristiani sono ancora macchiati del peccato originale (Rm. 7:25) e hanno bisogno di essere purificati dall’influenza satanica, allo stesso modo delle persone vissute prima della venuta di Gesù. Perciò, i Cristiani debbono ancora seguire il corso per la separazione di Satana, per prepararsi alla seconda venuta di Cristo.[22]
Gesù risorto, la realizzazione spirituale del Tempio, realizzò a livello mondiale l’ideale del Tabernacolo, che Mosè aveva sostenuto nel corso nazionale per restaurare Canaan. Il luogo santissimo e il luogo santo, che rappresentavano lo spirito e la carne di Gesù, si realizzarono come realtà spirituali in Gesù e nello Spirito Santo. L’ideale del propiziatorio fu completato attraverso la salvezza data da Gesù e dallo Spirito Santo, e Dio poté manifestarsi nelle loro opere ed effondere la Sua parola. Sul propiziatorio, dove è proclamata la parola di Dio, i cherubini, che avevano bloccato il passaggio fin dalla Caduta, ci aprirono la strada per entrare nell’Arca dell’Alleanza e, ricevendo Gesù, l’albero della vita, nutrirci della manna, mandata da Dio, ed essere testimoni della grandezza del potere di Dio, che fece germogliare il bastone di Aaronne (Eb. 9:4-5).
Come abbiamo appreso studiando il corso di Mosè, i ritardi nella provvidenza di Dio non furono predeterminati, ma furono causati dalla mancanza di fede del popolo. Allo stesso modo, neanche la crocefissione di Gesù e la necessità del suo ritorno erano state originariamente predestinate da Dio.
3.3.2 Il Corso per la Restaurazione Sostanziale di Canaan sotto la Guida di Cristo al Secondo Avvento
Abbiamo già spiegato che il terzo corso mondiale per restaurare Canaan cominciò come corso spirituale e non sostanziale, a differenza di quanto era invece avvenuto per il terzo corso nazionale per restaurare Canaan. La provvidenza spirituale cominciò quando Gesù, sulla fondazione spirituale per il Messia, poté porsi come Messia spirituale e i suoi seguaci credettero in lui e gli obbedirono. Questa provvidenza aveva attraversato un lungo corso di 2000 anni di storia, espandendosi per costruire un dominio spirituale mondiale.
Mentre Mosè poté entrare in Canaan solo in spirito, Giosuè completò il corso nazionale come corso sostanziale e conquistò effettivamente la terra promessa. Allo stesso modo, mentre Gesù ha restaurato Canaan come regno spirituale mondiale, Cristo al Secondo Avvento deve completare questo terzo corso mondiale come corso sostanziale e costruire concretamente il Regno di Dio in terra. Cristo al Secondo Avvento deve realizzare, sulla terra, l’ideale di Dio che rimase incompiuto al Primo Avvento e, per questa ragione, deve nascere sulla terra, nella carne.[23]
Cristo al Secondo Avvento deve restaurare tramite indennizzo il corso della provvidenza di restaurazione rimasto incompiuto al tempo di Gesù, e perciò può darsi che debba seguire un corso simile. Gesù si scontrò con la mancanza di fede degli Ebrei e dovette affrontare un corso di amara sofferenza. Allo stesso modo, Cristo al Secondo Avvento, se sarà rifiutato dai Cristiani, la Seconda Israele, dovrà sopportare tribolazioni paragonabili a quelle patite da Gesù, ripetere il suo corso doloroso e restaurarlo tramite indennizzo, ma questa volta durante la sua vita terrena.
Per questa ragione Gesù disse:
… ma prima bisogna ch’e’ soffra molte cose, e sia reietto da questa generazione – Lc. 17:25
Al Primo Avvento, Gesù dovette alla fine abbandonare la Prima Israele, che era stata preparata per la sua venuta, e scegliere i Cristiani come Seconda Israele, per cominciare la nuova provvidenza spirituale. Analogamente, alla Seconda Venuta di Cristo, se i Cristiani lo rifiuteranno per mancanza di fede, egli dovrà abbandonarli, stabilire una Terza Israele, e lavorare con questa per portare a conclusione la provvidenza sulla terra. Se i precursori del Signore, incaricati di missioni simili a quella di Giovanni Battista, non completeranno la loro responsabilità, egli dovrà abbassarsi ad assumere il ruolo di Giovanni Battista e stabilire la fondazione di fede per il corso sostanziale nel terzo corso mondiale per restaurare Canaan. In una tale eventualità, egli percorrerà un cammino di sofferenza. Per quanto difficile possa essere la strada che dovrà percorrere, Cristo al Secondo Avvento non morirà prima di aver completato la provvidenza di restaurazione, perché la provvidenza di Dio per stabilire i Veri Genitori dell’umanità [24] e realizzare con loro lo scopo della creazione sarà vittoriosa al terzo tentativo. Questa provvidenza, iniziata con Adamo e prolungata attraverso Gesù, porterà sicuramente i suoi frutti al Secondo Avvento. Inoltre, come sarà spiegato più avanti,[25] la provvidenza spirituale di restaurazione di Dio, durante i 2000 anni dal tempo di Gesù, ha preparato un ambiente sociale e legale democratico, che proteggerà Cristo al Secondo Avvento. Gesù fu ucciso dopo esser stato bollato come un eretico dagli Ebrei e come un rivoltoso dall’Impero Romano. Al contrario, Cristo al Secondo Avvento, anche se sarà perseguitato come eretico, non potrà, per tale accusa, essere condannato a morte, nella società democratica in cui egli verrà. Per quanto amare possano essere le sue tribolazioni, Cristo al Secondo Avvento riuscirà a porre la fondazione di fede sulla terra e, su quella base, radunerà discepoli d’indomita fede e li guiderà a realizzare la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta e stabilire la fondazione di sostanza. La fondazione per il Messia per il corso sostanziale nel terzo corso mondiale sarà sicuramente stabilita.
Con Mosè come figura centrale, nel terzo corso nazionale per restaurare Canaan, Dio aveva condotto la provvidenza per l’inizio basata sulla roccia. Con Giosuè come figura centrale, Dio aveva condotto la provvidenza per l’inizio basandosi sull’acqua scaturita dalla roccia, più interiore della roccia stessa. Analogamente, al tempo della venuta di Gesù, Dio condusse la provvidenza per l’inizio attraverso miracoli e segni ma, al Secondo Avvento di Cristo, Dio condurrà la provvidenza per l’inizio basata sulla Parola, più interiore rispetto ai miracoli e ai segni. Com’è già stato spiegato,[26] gli esseri umani furono creati tramite la Parola (Gv. 1:3) ma, a causa della Caduta, non poterono realizzarne lo scopo. Per compiere lo scopo della Parola, Dio ha condotto la Sua provvidenza di restaurazione ponendo condizioni esteriori di obbedienza alla Parola. Alla fine, alla conclusione della storia provvidenziale, Dio manderà ancora Cristo, l’incarnazione della Parola, e completerà la provvidenza di salvezza basata sulla Parola.
La spiegazione più profonda dello scopo di creazione di Dio è rivelata in termini di relazioni di cuore. Come nostro genitore interiore e invisibile, Dio creò l’uomo come Suo figlio sostanziale. Adamo ed Eva furono creati a immagine di Dio, come Suoi oggetti sostanziali, secondo lo schema delle Sue caratteristiche duali. Come primi oggetti sostanziali di Dio, Adamo ed Eva dovevano essere i genitori dell’umanità, diventare marito e moglie, generare e allevare figli, e formare una famiglia che racchiudesse il cuore di genitori, di marito e moglie, di fratelli e sorelle e di figli. La loro famiglia avrebbe manifestato il vero amore di genitori, il vero amore di marito e moglie e il vero amore di figli, e sarebbe stata la base delle quattro posizioni, in cui si realizza lo scopo dei tre oggetti.[27] In questo modo, Dio intendeva costruire il Regno dei Cieli in terra attraverso i Suoi figli, nati dalla Sua discendenza celeste.
Come principale significato della Caduta, i primi antenati formarono un legame di sangue con l’arcangelo. Perciò, tutta l’umanità è stata collegata alla discendenza di Satana[28] e tutti gli uomini sono nati come figli del Diavolo (Mt. 3:7; 23:33; Gv. 8:44). I primi antenati caddero nella posizione di non aver più alcun collegamento con la discendenza di Dio. Di conseguenza, lo scopo finale della provvidenza di restaurazione di Dio è trasformare l’umanità caduta, che non ha alcun collegamento con la Sua discendenza, in figli nati nella Sua diretta discendenza. Cerchiamo più approfonditamente nella Bibbia le prove di questo scopo nascosto dietro la provvidenza di Dio.
La famiglia di Adamo, i cui membri commisero la Caduta e il primo omicidio, fu priva di qualsiasi relazione con Dio. Al tempo di Noè, non fu possibile restaurare una relazione diretta con Dio, a causa dell’errore del secondo figlio Cam. Nonostante ciò, poiché Noè aveva dimostrato la massima devozione, la sua famiglia poté porsi in una relazione indiretta con Dio, come servi di servi (Gn. 9:25). Questa era la natura della relazione con Dio che l’umanità poteva raggiungere prima dell’Era dell’Antico Testamento.
Abramo, il padre della fede, stabilì con la sua famiglia la fondazione familiare per il Messia. I suoi discendenti, il popolo scelto di Dio, furono elevati alla posizione di servi di Dio (Lv. 25:55). Questa era la natura della relazione con Dio che l’umanità poteva raggiungere nell’Era dell’Antico Testamento.
Al tempo di Gesù, i discepoli, che stavano sulla fondazione di fede che Gesù aveva posto dalla posizione di Giovanni Battista, furono elevati dalla condizione di servi a quella di figli adottivi. Per elevarsi ulteriormente da questo stato e diventare figli della discendenza diretta di Dio, avrebbero dovuto stabilire la fondazione di sostanza e la fondazione per il Messia, servendo Gesù e obbedendogli in modo assoluto. Se Gesù si fosse stabilito come Messia su quella fondazione, i discepoli avrebbero potuto poi innestarsi di lui, sia spiritualmente che fisicamente, e arrivare alla completa unità con lui.
Gesù è l’unico figlio di Dio, senza peccato e nato dalla Sua discendenza diretta. Gesù è il vero ulivo, venuto per innestare di sé tutti gli uomini caduti, gli ulivi selvatici (Rm. 11:17), e, unendoli a sé, purificarli dal peccato originale e restaurarli come figli nati dalla discendenza di Dio. Questa è l’opera di rinascita che doveva essere condotta da Gesù e dalla sua sposa.[29]
Purtroppo, anche i discepoli di Gesù persero la fede, e Gesù morì sulla croce, senza essersi elevato dalla posizione di Giovanni Battista né aver cominciato a svolgere il suo compito come Messia. Dopo la resurrezione, Gesù cominciò il suo corso spirituale, ponendo la fondazione spirituale di fede nei quaranta giorni tra la resurrezione e l’ascensione – un periodo per la separazione di Satana – dalla posizione di Giovanni Battista spirituale. I suoi discepoli si pentirono e ritornarono a servirlo con fede; in questo modo, Gesù e i suoi discepoli stabilirono la fondazione spirituale di sostanza e la fondazione spirituale per il Messia. Su questa fondazione Gesù, come Messia spirituale, ha innestato di sé i credenti, ma solo spiritualmente. Come risultato, i Cristiani sono stati elevati spiritualmente fino a diventare figli spirituali di Dio. Questa è stata la natura della relazione con Dio che l’umanità ha potuto raggiungere dal tempo di Gesù fino ad oggi.
In questa provvidenza spirituale di restaurazione, il mondo dello spirito è stato restaurato per primo, proprio come, nell’ordine della creazione, Dio l’aveva creato per primo. Gli uomini sono stati elevati alla posizione di oggetti di Dio, ma solo spiritualmente. Poiché il peccato originale, che si trasmette attraverso la carne, non è stato ancora rimosso, un Cristiano, per quanto possa essere devoto, non è diverso da un uomo di fede dell’Era dell’Antico Testamento, nel senso che entrambi sono ancora collegati alla discendenza di Satana.[30] I Cristiani sono, tutt’al più, figli adottivi di Dio, poiché non provengono dalla Sua discendenza. Questo spiega perché San Paolo si lamentò:
Anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, anche noi stessi gemiamo in noi medesimi, aspettando l’adozione – Rm. 8:23
Cristo ritornerà per restaurare tutti gli uomini a veri figli di Dio. Egli ritornerà nella carne e nascerà sulla terra, come alla Prima Venuta, e restaurerà tramite indennizzo, ripercorrendolo, il corso del Primo Avvento. Com’è già stato spiegato, Cristo al suo ritorno condurrà la provvidenza per l’inizio basata sulla Parola e poi completerà la fondazione per il Messia, sia spiritualmente che fisicamente. Su questa fondazione, innesterà di sé tutti gli uomini, purificandoli dal peccato originale e restaurandoli come figli di Dio, nati dalla Sua discendenza.
Al Primo Avvento, Gesù pose una fondazione familiare, scegliendo dodici discepoli e designandone tre come principali, intendendo così restaurare tramite indennizzo la posizione di Giacobbe, che era stato la figura centrale per la fondazione familiare per il Messia. Poi, stabilendo settanta seguaci, Gesù espanse la sua fondazione a livello di clan. Allo stesso modo, Cristo al Secondo Avvento comincerà col porre, sia spiritualmente che fisicamente, la fondazione familiare per il Messia, ne espanderà poi l’ambito al clan, alla società, alla nazione, al mondo e al cosmo e infine, quando questa fondazione sarà stabilita, potrà costruire il Regno dei Cieli.
Stabilendo la Prima Israele, Dio si propose di preparare la fondazione per Gesù, che veniva con la meta di costruire il Regno dei Cieli. Quando gli Ebrei si rivolsero contro di lui, Dio scelse i Cristiani come Seconda Israele. Stabilendo il Cristianesimo, Dio si propose di preparare la fondazione, affinché Cristo al Secondo Avvento raggiunga lo scopo di costruire il Regno dei Cieli. Se il mondo cristiano dovesse rivolgersi contro di lui, Dio non potrà che abbandonare anche loro e scegliere una terza Israele. Perciò, nonostante le grandi benedizioni che potranno ricevere negli Ultimi Giorni, i Cristiani, in effetti, si troveranno in una situazione estremamente precaria, come il popolo ebreo al tempo di Gesù, e rischieranno di cadere in disgrazia.
3.4 Insegnamenti tratti dal Corso di Gesù
Primo, il corso di Gesù ci fa comprendere la predestinazione della Volontà di Dio. Dio predestina assolutamente che la Sua Volontà si compia e quindi lavora incessantemente finché essa si realizza. Quando Giovanni Battista fallì nella sua missione, Gesù cercò ad ogni costo di compiere la Volontà di Dio, fino al punto di prendere su di sé la responsabilità di Giovanni Battista. Quando il suo impegno, teso a costruire il Regno dei Cieli, fu frustrato dalla mancanza di fede del popolo ebreo, Gesù rimase assolutamente determinato e promise di realizzare la Volontà di Dio al suo ritorno.
Il corso di Gesù dimostra inoltre che Dio predestina il compimento della Sua Volontà attraverso un individuo o una nazione in modo condizionale e non assoluto. Questo significa che, quando un individuo o una nazione, che Dio ha scelto per compiere una missione nella provvidenza di restaurazione, fallisce nella sua responsabilità, Dio sceglie sicuramente un’altra persona o un’altra nazione per continuare il Suo lavoro. Quando Giovanni Battista, che Gesù aveva scelto perché fosse il capo dei suoi discepoli, fallì nel completare la sua responsabilità, Gesù lo sostituì con Pietro. Quando Giuda Iscariota, scelto da Gesù come uno dei dodici discepoli, fallì, Mattia fu chiamato a prendere il suo posto (At. 1:25). Allo stesso modo, quando gli Ebrei, scelti da Dio per compiere la responsabilità centrale nella Sua provvidenza di restaurazione, fallirono, la loro missione passò ai Gentili (At. 13:46; Mt. 21:33-43). Questi esempi illustrano come Dio, nello scegliere una persona o una nazione per compiere la Sua Volontà, non predestina mai in termini assoluti se quella persona o nazione la realizzerà effettivamente.
Il corso di Gesù dimostra anche che Dio non interferisce nelle azioni di un uomo impegnato a realizzare la sua parte di responsabilità, ma lo tratta in base al risultato di tali azioni. Dio doveva sapere che Giovanni Battista e Giuda Iscariota stavano perdendo la fede e aveva certamente il potere d’impedire loro di peccare. Tuttavia, Egli non interferì minimamente nella loro fede, ma agì con loro solo in base al risultato delle loro azioni.
Infine, il corso di Gesù dimostra che la prova che un uomo deve affrontare è tanto più grande, quanto più grande è la sua missione. Gesù venne come secondo Adamo e, per completare la sua missione, dovette restaurare tramite indennizzo la posizione di Adamo prima della Caduta. Poiché Adamo perse la fede e abbandonò Dio, Gesù dovette restaurare l’errore di Adamo, perseverando nel mostrare una fede immutabile, anche quando Dio l’abbandonò. Perciò, Gesù fu tentato da Satana nel deserto e abbandonato da Dio sulla croce (Mt. 27:46).
[1] cfr. Mosè e Gesù nella Provvidenza di Restaurazione 3.2.1
[2] cfr. I Periodi della Storia Provvidenziale e la Determinazione della Loro Durata 2.4
[3] cfr. Mosè e Gesù nella Provvidenza di Restaurazione 2.2.2.2
[4] cfr. L’Escatologia e la Storia Umana 3.2.2
[5] Letteralmente, questa espressione può essere letta come “fondazione di quaranta giorni per la separazione di Satana”. Per maggior chiarezza, la rendiamo con “provvidenza per la separazione di Satana basata sul numero quaranta” per due motivi: primo, i “quaranta giorni” si riferiscono al diluvio di Noè, che per primo pose questa condizione (cfr. Fondazione 2.1.2), e non alla lunghezza del periodo richiesto per realizzarla, che può consistere in quaranta o persino 400 anni. Secondo, anche se come risultato viene posta una fondazione, il testo usa questa terminologia per descrivere una provvidenza di durata prestabilita.
[6] cfr. I Periodi della Storia Provvidenziale e la Determinazione della Loro Durata 2.4
[7] cfr. Cristologia 4.1. Nel descrivere questa predizione sul corso di Gesù, il testo coreano usa “Spirito Santo”, per riferirsi alla controparte femminile di Gesù. Tuttavia, lo Spirito Santo divenne la controparte femminile spirituale di Gesù soltanto dopo che questi fu crocefisso, senza realizzare la provvidenza originale di Dio, che includeva le nozze con una donna sulla terra. Gesù e la donna che egli avrebbe sposato dovevano realizzare il matrimonio dell’Agnello e diventare Veri Genitori. Per chiarezza, useremo “la donna che egli avrebbe sposato” quanto il testo allude a colei che doveva essere la Sposa di Gesù in terra.
[8] cfr. I Parallelismi tra le Due Ere della Provvidenza di Restaurazione 7
[9] La verga significa la Parola di Dio; cfr. Escatologia 3.2.2
[10] La Bibbia usa l’acqua come simbolo del mondo del peccato (Ap. 17:15). Così, a volte questo mondo è descritto come un “mare tempestoso”
[11] cfr. Introduzione alla Restaurazione 1.2.1
[12] cfr. La Caduta dell’Uomo 1.1.1
[13] cfr. La Provvidenza per Stabilire la Fondazione per la Restaurazione 3.3
[14] cfr. Il Messia: il Suo Avvento e lo Scopo della Sua Seconda Venuta 2.3
[15] cfr. Mosè e Gesù nella Provvidenza di Restaurazione 1.1
[16] cfr. I Periodi della Storia Provvidenziale e la Determinazione della Loro Durata 3:6
[17] cfr. Mosè e Gesù nella Provvidenza di Restaurazione 2.1.2
[18] cfr. Il Messia: il Suo Avvento e lo Scopo della Sua Seconda Venuta 2
[19] cfr. Il Messia: il Suo Avvento e lo Scopo della Sua Seconda Venuta 2.2
[20] cfr. Il Messia: il Suo Avvento e lo Scopo della Sua Seconda Venuta 2.3
[21] cfr. Il Messia: il Suo Avvento e lo Scopo della Sua Seconda Venuta 1.4
[22] cfr. Il Messia: il Suo Avvento e lo Scopo della Sua Seconda Venuta 1.4
[23] cfr. Il Secondo Avvento 2.2
[24]cfr. Cristologia 4.1.1
[25] cfr. I Parallelismi tra le Due Ere della Provvidenza di Restaurazione 7.2.6
[26] cfr. L’Escatologia e la Storia Umana 3.2
[27] cfr. Il Principio di Creazione 2.3.3
[28] cfr. La Caduta dell’Uomo 1.3.3
[29] cfr. Cristologia 4
[30] cfr. Il Messia: il Suo Avvento e lo Scopo della Sua Seconda Venuta 1.4
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