La Provvidenza per stabilire la Fondazione per la Restaurazione
Sezione 1 – La Provvidenza di Restaurazione nella Famiglia di Adamo
Anche se la Caduta fu causata dal fallimento dell’uomo, Dio si sentì responsabile di salvare l’umanità caduta[1] e iniziò immediatamente la Sua provvidenza di restaurazione, facendo in modo che la famiglia di Adamo potesse stabilire la fondazione per il Messia.
A causa del legame di sangue con Satana, Adamo era in una posizione di mezzo, potendo avere relazione sia con Dio che con Satana.[2] Una persona nella posizione di mezzo, per purificarsi, passare dal lato di Dio e stabilire la fondazione per il Messia, deve realizzare una condizione d’indennizzo. Di conseguenza, i membri della famiglia di Adamo, per realizzare la provvidenza di restaurazione nella propria famiglia, dovevano porre delle condizioni d’indennizzo per restaurare la fondazione di fede e la fondazione di sostanza. Sulla base di queste due fondazioni, si sarebbe stabilita la fondazione per il Messia, e il Messia avrebbe potuto venire nella famiglia di Adamo.
1.1 La Fondazione di Fede
Per restaurare tramite indennizzo la fondazione di fede l’uomo caduto deve stabilire un oggetto per la condizione. A causa della sua mancanza di fede, Adamo perse la Parola che Dio gli aveva dato – e attraverso la quale avrebbe realizzato la condizione necessaria per stabilire la fondazione di fede – e cadde in una posizione nella quale non poteva più ricevere la Parola di Dio direttamente. Di conseguenza, nella restaurazione della fondazione di fede, Adamo doveva offrire con fede, in maniera accettabile a Dio, un oggetto per la condizione, in sostituzione della Parola di Dio. Nel caso della famiglia di Adamo, l’oggetto era un’offerta di sacrifici.
Per restaurare la fondazione di fede è necessaria anche una figura centrale. Ci si aspetterebbe di vedere Adamo stesso come figura centrale della sua famiglia; Adamo avrebbe offerto il sacrificio e, a seconda che avesse fatto la sua offerta in modo accettabile oppure no, ne sarebbe venuto il successo o il fallimento nel porre la fondazione di fede.
Tuttavia, nessun passo biblico parla di offerte di sacrifici da parte di Adamo. Furono invece i suoi figli, Caino e Abele, a offrire dei sacrifici. Per quale motivo? Secondo il Principio di Creazione, l’uomo fu creato per servire un solo Signore (Mt. 6:24), e perciò Dio non può condurre la Sua provvidenza con chi serve due padroni. Se Dio avesse accettato Adamo e la sua offerta, Satana avrebbe fatto valere il suo legame di sangue con l’uomo, come condizione per rivendicare sia Adamo che l’offerta. In tal caso, Adamo si sarebbe trovato in una posizione al di fuori del Principio, dovendo servire due padroni, Dio e Satana. Dio non poteva condurre una tale provvidenza al di fuori del Principio e perciò adottò una soluzione diversa, conforme al Principio, dividendo simbolicamente Adamo, in cui erano incarnati bene e male, in due entità che rappresentassero l’una il bene e l’altra il male. Per questa ragione, Dio diede ad Adamo due figli, che rappresentavano il bene e il male, li mise nella posizione di avere relazione ciascuno con un solo padrone – Dio o Satana – e volle poi che offrissero i loro sacrifici separatamente.
Caino e Abele erano entrambi figli di Adamo. Chi dei due doveva rappresentare il bene ed essere in contatto con Dio, e chi rappresentare il male e interagire con Satana? Le posizioni rispettive di Caino e Abele, che erano entrambi nati dalla Caduta di Eva, furono determinate in base al corso della Caduta stessa. La Caduta di Eva si consumò in due distinte indebite relazioni d’amore: la prima fu la caduta spirituale, determinata dalla sua relazione d’amore con l’arcangelo, e la seconda fu la caduta fisica, determinata dalla sua relazione d’amore con Adamo. Anche se entrambe le relazioni furono atti caduti, sicuramente, fra i due, la seconda fu più vicina al Principio e più perdonabile della prima. Il primo atto d’amore caduto di Eva fu motivato dal desiderio eccessivo di provare ciò per cui ancora non era pronta, aprire i suoi occhi ed essere come Dio (Gn. 3:5), che la portò a consumare con l’arcangelo una relazione sessuale al di fuori del Principio. Comparativamente, il secondo atto caduto di Eva fu invece motivato dal profondo desiderio di ritornare tra le braccia di Dio, dopo aver capito l’illiceità della sua relazione caduta. Questo desiderio la portò a consumare, senza attendere l’approvazione di Dio, una relazione con Adamo, che comunque, secondo il Principio, avrebbe dovuto essere suo coniuge.[3]
Caino ed Abele erano entrambi frutti dell’amore illecito di Eva. Fondando la distinzione tra l’uno e l’altro sulla differenza tra i due indebiti atti d’amore di Eva, Dio mise Caino e Abele in posizioni opposte. In altre parole, Caino, che era il primo frutto dell’amore di Eva e rappresentava l’atto d’amore caduto con l’arcangelo, fu scelto per rappresentare il male e fu nella posizione di essere in contatto con Satana, mentre Abele, che era il secondo frutto dell’amore di Eva e rappresentava l’atto d’amore caduto con Adamo, fu scelto per rappresentare il bene e fu nella posizione di essere in contatto con Dio.
Dio aveva creato secondo il Principio, ma Satana, da parte sua, aveva preso il controllo della creazione e aveva stabilito un mondo senza principi che assomigliava – soltanto esteriormente – all’universo concepito da Dio. Nel mondo originale del Principio, Dio voleva che il figlio maggiore ereditasse la primogenitura. Per questo, Satana era più interessato al figlio maggiore che non al più giovane. Dopo essersi impadronito dell’universo, Satana contese a Dio il primogenito Caino, cui attribuiva maggior valore. A causa del forte attaccamento di Satana a Caino, Dio scelse di stabilire un rapporto con Abele.
La Bibbia conferma questa discriminazione fra il primo e il secondogenito. Per esempio, Dio disse a Caino:
Se fai male, il peccato sta spiandoti alla porta – Gn. 4:7
Da questo possiamo capire come Caino mantenesse una base per avere rapporti con Satana. Poco prima che gli Israeliti abbandonassero l’Egitto, Dio colpì i primogeniti degli Egiziani e i primi nati del loro bestiame (Es. 12:29), perché gli Egiziani, come servi di Satana, erano nella posizione di Caino. Durante il ritorno degli Israeliti in Canaan, solo ai Leviti, che erano nella posizione di Abele, il figlio più giovane, fu concesso di portare l’Arca dell’Alleanza (Nm. 1:5-53; Dt. 31:25). È scritto che Dio amò il secondogenito Giacobbe e odiò il primogenito Esaù sin da quando erano ancora nel grembo materno (Rm. 9:11-13). Le posizioni di Esaù e Giacobbe come Caino e Abele furono determinate esclusivamente dall’ordine della loro nascita. Benedicendo i suoi due nipoti, Efraim e Manasse, Giacobbe incrociò le mani e pose la destra sulla testa di Efraim, il secondo figlio, nella posizione di Abele, per dargli la prima e più grande benedizione (Gn. 48:14). Secondo questo principio, Dio pose Caino e Abele nella posizione di mantenere una relazione con un solo padrone, prima che offrissero i loro sacrifici (Gn. 4:3-5). Quando Caino e Abele offrirono i sacrifici:
L’Eterno guardò con favore Abele e la sua offerta, ma non guardò con favore Caino e l’offerta sua – Gn. 4:4
Perché Dio accettò l’offerta di Abele e rifiutò quella di Caino? Dio ricevette il sacrificio di Abele perché questi era in una giusta relazione con Lui e aveva fatto l’offerta in maniera accettabile (Eb. 11:4). In questo modo, Abele pose vittoriosamente la fondazione di fede nella famiglia di Adamo e diede l’esempio di come un uomo caduto, soddisfacendo le dovute condizioni, possa fare un’offerta accettabile a Dio.
Dio non rifiutò l’offerta di Caino perché lo odiava. Piuttosto, poiché Caino era in relazione con Satana, e quest’ultimo aveva così dei diritti sull’offerta, Dio non poteva accettarla, a meno che Caino non ponesse prima delle condizioni per giustificarla. L’esempio di Caino dimostra come una persona che ha un legame con Satana, per ritornare dal lato di Dio, deve porre un’indispensabile condizione d’indennizzo. Qual’era la condizione d’indennizzo che Caino avrebbe dovuto porre? La condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta.
1.2 La Fondazione di Sostanza
Se Caino avesse realizzato la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta, Dio avrebbe accettato con gioia il suo sacrificio e la fondazione di sostanza, così, sarebbe stata posta nella famiglia di Adamo. In che modo Caino avrebbe dovuto porre la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta? I primi antenati ereditarono la natura caduta dall’arcangelo, al quale si sottomisero cadendo. Per rimuoverla, bisogna porre una condizione, secondo il Principio di Restaurazione tramite Indennizzo, seguendo un corso che inverta il processo attraverso il quale inizialmente fu acquisita.
L’arcangelo cadde perché provò invidia per Adamo, invece di amarlo, perché Adamo stava ricevendo da Dio più amore di quanto ne ricevesse lui. Questa fu la causa della prima caratteristica fondamentale della natura caduta: non prendere il punto di vista di Dio. Per rimuovere questa caratteristica della natura caduta, Caino, che era nella posizione dell’arcangelo, avrebbe dovuto prendere il punto di vista di Dio amando Abele, che era nella posizione di Adamo.
L’arcangelo cadde perché non rispettò Adamo come mediatore di Dio e non ricevette l’amore di Dio attraverso di lui, ma, al contrario, cercò di prenderne la posizione. Questa fu la causa della seconda caratteristica fondamentale della natura caduta: lasciare la propria posizione. Per rimuovere questa caratteristica della natura caduta, Caino, che era nella posizione dell’arcangelo, avrebbe dovuto ricevere l’amore di Dio attraverso Abele, che era nella posizione di Adamo, rispettandolo come mediatore di Dio. In questo modo, Caino avrebbe dovuto mantenere la sua giusta posizione.
L’arcangelo cadde quando pretese di dominare Eva e Adamo, che dovevano essere i suoi padroni. Questa fu la causa della terza caratteristica fondamentale della natura caduta: il rovesciamento del dominio. Per rimuovere questa caratteristica della natura caduta Caino, che era nella posizione dell’arcangelo, avrebbe dovuto sottomettersi obbedientemente ad Abele, che era nella posizione di Adamo. Accettando il dominio di Abele, Caino avrebbe dovuto rettificare l’ordine del dominio.
Dio disse ad Adamo di non mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male. Adamo avrebbe dovuto trasmettere la Volontà di Dio a Eva, che a sua volta avrebbe dovuto trasmetterla all’arcangelo, moltiplicando così il bene. Invece, l’arcangelo trasmise a Eva il suo proposito malvagio, sostenendo che sarebbe stato lecito mangiare il frutto. Eva, a sua volta, trasmise questo proposito malvagio ad Adamo e lo indusse a cadere. Questa fu la causa della quarta caratteristica fondamentale della natura caduta: la moltiplicazione del male. Per rimuovere questa caratteristica della natura caduta, Caino, che era nella posizione dell’arcangelo, avrebbe dovuto accettare i desideri di Abele, che era più vicino a Dio, e apprendere da lui la Volontà di Dio. In questo modo, Caino avrebbe dovuto fare una fondazione per moltiplicare il bene.
Nella vita dell’uomo ci sono molti esempi che corrispondono alla situazione di Caino e Abele. Quando guardiamo in noi stessi, scopriamo come la nostra mente interiore, che “si diletta nella legge di Dio” (Rm. 7:22), è nella posizione di Abele, mentre il nostro corpo, che “serve alla legge del peccato” (Rm. 7:25), è nella posizione di Caino. Possiamo diventare buoni solo se il corpo segue obbedientemente la mente, che ci dirige verso il bene. Troppo spesso, tuttavia, il corpo si ribella alle direttive della mente, ripetendo per analogia l’uccisione di Abele da parte di Caino. In questo modo, il male cresce dentro di noi. Perciò, il modello di vita proposto dalle religioni ci richiede di sottomettere il corpo ai comandi della mente, più elevata, così come Caino avrebbe dovuto sottomettersi ad Abele e seguirlo. Possiamo vedere quest’aspetto anche nella pratica delle offerte. Da quando siamo caduti nella posizione di essere “ingannevoli più di ogni altra cosa” (Ger. 17:9), le cose della creazione sono nella posizione di Abele; perciò, è attraverso le offerte che possiamo presentarci a Dio. Per dare un altro esempio, la tendenza generale a cercare buoni leaders e amici onesti proviene dal nostro intimo desiderio di presentarci a Dio attraverso una figura Abele, più vicina a Lui: unendoci ad essa, possiamo a nostra volta avvicinarci a Dio. La fede cristiana c’insegna ad essere mansueti e umili: seguendo questo modo di vita possiamo incontrare la nostra figura Abele e trovare così il modo appropriato per presentarci a Dio.
Nelle relazioni a tutti i livelli sociali – da quello individuale a quello della famiglia, della comunità, della società, fino a quello nazionale e mondiale – scopriamo che una parte è nel ruolo di Abele e l’altra in quello di Caino. Per restaurare la società, a tutti i livelli, allo stato originariamente immaginato da Dio, le persone che sono nella posizione di Caino devono prestare rispetto e obbedienza a quelle che sono nella posizione di Abele. Gesù venne nel mondo come la figura Abele che tutta l’umanità avrebbe dovuto accettare e seguire. Per questa ragione egli disse: “nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv. 14:6).
Se Caino si fosse sottomesso ad Abele, realizzando così la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta nella famiglia di Adamo, si sarebbe stabilita la fondazione di sostanza. Insieme con la fondazione di fede già posta, la famiglia di Adamo avrebbe stabilito la fondazione per il Messia. Il Messia sarebbe allora venuto in quella famiglia e avrebbe restaurato la base originale delle quattro posizioni. Invece, Caino uccise Abele, ripetendo il peccato dell’arcangelo, e riprodusse lo stesso processo che aveva dato origine alle caratteristiche fondamentali della natura caduta. Perciò, la famiglia di Adamo fallì nel porre la fondazione di sostanza e, di conseguenza, la provvidenza di restaurazione di Dio attraverso quella famiglia non poté realizzarsi.
1.3 La Fondazione per il Messia nella Famiglia di Adamo
La fondazione per il Messia si stabilisce prima restaurando tramite indennizzo la fondazione di fede e poi stabilendo la fondazione di sostanza. Dal punto di vista dei sacrifici richiesti, la fondazione di fede viene restaurata facendo un’accettabile offerta simbolica, e la fondazione di sostanza viene stabilita facendo un’accettabile offerta sostanziale. Esaminiamo il significato e lo scopo dell’offerta simbolica e dell’offerta sostanziale.
Le tre grandi benedizioni, che costituiscono lo scopo di creazione di Dio, si sarebbero realizzate quando Adamo ed Eva, dopo aver perfezionato la loro individualità, fossero diventati marito e moglie. Adamo ed Eva avrebbero dovuto generare buoni figli, sviluppare una buona famiglia e governare la natura. Invece, a causa della Caduta, le tre grandi benedizioni furono perse. L’unico modo per restaurarle consiste nel percorrere il cammino opposto. Per prima cosa, dobbiamo stabilire la fondazione di fede, facendo l’offerta simbolica, con la quale realizziamo una condizione d’indennizzo per la restaurazione di tutte le cose e una condizione d’indennizzo per la restaurazione simbolica dell’uomo. Poi dobbiamo stabilire la fondazione di sostanza, facendo l’offerta sostanziale, con la quale realizziamo una condizione d’indennizzo per restaurare prima i figli e poi i genitori. Su questa base, si può stabilire la fondazione per il Messia.
Possiamo considerare il significato e lo scopo dell’offerta simbolica in due modi. In primo luogo, come si è già visto,[4] Satana ottenne il dominio sulla natura dominando l’uomo, che avrebbe dovuto esserne il signore. Per questa ragione è scritto che “tutta la creazione geme insieme ed è in travaglio” (Rm. 8:22). Pertanto, uno degli scopi dell’offerta simbolica delle cose della natura è quello di permettere a queste di porsi come effettivi oggetti di Dio in simbolo, e realizzare così una condizione d’indennizzo per la restaurazione della natura alla sua relazione originale con Dio. In secondo luogo, gli esseri umani, che caddero in una posizione più bassa delle cose della creazione (Ger. 17:9), devono passare attraverso di esse per presentarsi a Dio, perché, secondo il Principio di Creazione, ci si deve accostare a Dio attraverso ciò che Gli è più vicino. Perciò, il secondo scopo dell’offerta simbolica è quello di realizzare una condizione d’indennizzo per la restaurazione simbolica dell’uomo.
L’offerta sostanziale è invece un’offerta interiore. Seguendo l’ordine della creazione, secondo cui Dio ha creato prima le cose e poi l’uomo, l’offerta interiore per restaurare l’uomo può essere fatta solo sulla base di un’offerta simbolica accettabile. Dopo l’offerta simbolica, che realizza la condizione d’indennizzo sia per la restaurazione di tutte le cose che per la restaurazione simbolica dell’uomo, deve essere fatta l’offerta sostanziale, che realizza una condizione d’indennizzo per la restaurazione completa dell’uomo. L’offerta sostanziale consiste nel realizzare la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta, che è essenziale per l’effettiva restaurazione dell’uomo. L’offerta sostanziale si realizza quando una persona nella posizione di Caino onora la persona nella posizione di Abele e la pone al di sopra di sé stessa come un’offerta: in questo modo, entrambi realizzano la condizione d’indennizzo per essere restaurati come buoni figli. Nello stesso tempo, essa vale anche come condizione d’indennizzo per la restaurazione dei genitori: in questo modo, l’offerta sostanziale può soddisfare le aspettative di Dio.
Come dobbiamo intendere la condizione d’indennizzo per la restaurazione dei genitori? Per stabilire la fondazione per il Messia nella famiglia di Adamo, Adamo stesso avrebbe dovuto stabilire la fondazione di fede, facendo l’offerta simbolica. Tuttavia, com’è stato già spiegato, Adamo non poté fare l’offerta, perché essa sarebbe stata oggetto di contesa tra Dio e Satana – i due padroni di Adamo – dando luogo a una situazione fuori dal Principio. C’è, inoltre, un’altra ragione attinente agli aspetti del sentimento e del cuore. Proprio Adamo caduto era il peccatore che aveva causato l’angoscia e il dolore, di cui Dio avrebbe sofferto per molte migliaia di anni. Perciò, Adamo non era degno di essere l’oggetto del cuore di Dio, con cui Egli potesse lavorare direttamente per condurre la provvidenza di restaurazione.
Di conseguenza, Dio scelse al posto di Adamo il suo secondo figlio, Abele, perché facesse l’offerta simbolica. Abele realizzò le condizioni d’indennizzo per la restaurazione delle cose e la restaurazione simbolica degli esseri umani. Pertanto, se Caino e Abele avessero realizzato la condizione d’indennizzo per la restaurazione dei figli, facendo un’offerta sostanziale accettabile, Adamo avrebbe condiviso la loro vittoria nella fondazione di sostanza e, in tal modo, la famiglia di Adamo avrebbe stabilito la fondazione per il Messia.
Prima che possa essere fatta l’offerta sostanziale, dev’essere scelta la figura centrale dell’offerta, colui che deve essere sacrificato. Dio chiese ad Abele di fare l’offerta simbolica per due ragioni: primo, per stabilire la fondazione di fede al posto di Adamo; secondo, per qualificarlo come la figura centrale dell’offerta sostanziale.
Caino era l’unico che doveva realizzare la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta, ma la sua vittoria avrebbe avuto come risultato che l’intera famiglia di Adamo avrebbe realizzato la condizione. Com’è possibile? Possiamo paragonare questa situazione a quella dei primi antenati, che avrebbero potuto aiutare Dio a realizzare completamente la Sua Volontà obbedendo alla Sua Parola, oppure a quella degli Ebrei del tempo di Gesù, i quali, credendo in lui, avrebbero potuto aiutarlo a completare il suo piano, inteso a portare all’umanità la salvezza completa. Se Caino si fosse sottomesso ad Abele e avesse realizzato la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta, sarebbe stato come se entrambi i figli avessero realizzato la condizione insieme. Caino e Abele erano i discendenti di Adamo, l’incarnazione del bene e del male: se si fossero liberati dalle catene di Satana, realizzando la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta, anche Adamo, loro padre, avrebbe potuto separarsi da Satana e porsi sulla fondazione di sostanza. Così, la fondazione per il Messia avrebbe potuto esser stabilita da tutta la famiglia. In breve, se Caino e Abele avessero fatto vittoriosamente l’offerta simbolica e quella sostanziale, si sarebbe realizzata la condizione d’indennizzo per la restaurazione dei genitori.
Facendo il suo sacrificio in maniera accettabile a Dio, Abele realizzò la condizione d’indennizzo per restaurare la fondazione di fede di Adamo e si stabilì saldamente nella posizione di figura centrale dell’offerta sostanziale. Tuttavia, quando Caino uccise Abele, si riprodusse la Caduta, nella quale l’arcangelo aveva ucciso spiritualmente Eva. È ovvio che Caino e Abele non realizzarono la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta e fallirono nel fare l’offerta sostanziale. Perciò, né la fondazione di sostanza, né la fondazione per il Messia poterono essere stabilite e la provvidenza di restaurazione di Dio nella famiglia di Adamo finì nel nulla.
1.4 Insegnamenti tratti dalla Famiglia di Adamo
Il fallimento della provvidenza di restaurazione di Dio nella famiglia di Adamo c’insegna qualcosa sulla predestinazione condizionale, da parte di Dio, della realizzazione della Sua Volontà e sul Suo assoluto rispetto per la parte di responsabilità dell’uomo. Sin dal tempo della creazione, Dio predestinò che la Sua Volontà si compisse sulla base della realizzazione congiunta della Sua parte di responsabilità e della parte di responsabilità dell’uomo. Dio non poté spiegare a Caino e Abele quale fosse il giusto modo di offrire i sacrifici, perché rientrava nella loro parte di responsabilità comprendere che Caino doveva offrire il suo sacrificio con l’aiuto di Abele.
In secondo luogo, vediamo che, nonostante Caino avesse ucciso Abele, Dio iniziò un nuovo capitolo della Sua provvidenza scegliendo Set al posto di Abele. Questo ci dimostra come Dio abbia predestinato assolutamente che la Sua Volontà, prima o poi, si realizzi, mentre la predestinazione concernente gli esseri umani è condizionale. Dio aveva predestinato che Abele avesse successo come figura centrale dell’offerta sostanziale, a condizione che realizzasse la sua parte di responsabilità. Perciò, quando Abele non poté completare la sua responsabilità, Dio scelse al suo posto Set e continuò a impegnarsi per completare la Sua Volontà, che è predestinata a realizzarsi assolutamente.
Come terzo punto, attraverso le offerte di Caino e Abele, Dio c’insegna che l’uomo caduto deve costantemente cercare una persona di tipo Abele e, onorandola, obbedendole e seguendola, compiere la Volontà di Dio anche senza comprenderne tutti gli aspetti.
La provvidenza che Dio cercò di realizzare nella famiglia di Adamo si è ripetuta svariate volte, a causa della mancanza di fede degli uomini. Di conseguenza, essa rimane come il corso d’indennizzo che anche noi dobbiamo percorrere. La provvidenza di restaurazione nella famiglia di Adamo ci fornisce perciò molti validi insegnamenti per la nostra strada di fede.
Sezione 2 – La Provvidenza di Restaurazione nella Famiglia di Noè
Caino uccise Abele, impedendo così che la provvidenza di restaurazione si compisse nella famiglia di Adamo. Nonostante ciò, Dio ha predestinato assolutamente la realizzazione dello scopo della creazione e la Sua Volontà rimane immutabile. Perciò, sulla fondazione del cuore leale che Abele aveva dimostrato nei confronti del Cielo, Dio scelse Set al suo posto (Gn. 4:25). Fra i discendenti di Set, Dio scelse la famiglia di Noè, in sostituzione della famiglia di Adamo, e cominciò un nuovo capitolo della Sua provvidenza. È scritto che Dio giudicò il mondo col diluvio:
E Dio disse a Noè: Nei miei decreti la fine di ogni carne è giunta; poiché la terra, per opera degli uomini, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò, insieme con la terra – Gn. 6:13
Questo ci dimostra come il tempo di Noè fosse quello degli Ultimi Giorni. Dopo il giudizio del diluvio, Dio intendeva realizzare lo scopo della creazione, mandando il Messia sulla fondazione posta dalla famiglia di Noè. Per questa ragione, la famiglia di Noè era responsabile di realizzare la condizione d’indennizzo per restaurare la fondazione di fede e poi la condizione d’indennizzo per restaurare la fondazione di sostanza. Essi dovevano restaurare tramite indennizzo la fondazione per il Messia, che la famiglia di Adamo non era riuscita a stabilire.
2.1 La Fondazione di Fede
2.1.1 La Figura Centrale per la Fondazione di Fede
Nella provvidenza di restaurazione tramite la famiglia di Noè, la figura centrale per restaurare la fondazione di fede era Noè stesso. Dio chiamò Noè dieci generazioni, ovvero 1600 anni biblici, dopo Adamo, con lo scopo di realizzare la stessa Sua Volontà, che avrebbe voluto realizzare con Adamo. Perciò Dio diede la Sua benedizione a Noè: “Voi dunque crescete e moltiplicate” (Gn. 9:7), proprio come in precedenza aveva dato le tre grandi benedizioni ad Adamo (Gn. 1:28). In questo senso, Noè fu il secondo antenato dell’umanità.
Noè fu chiamato quando “la terra era ripiena di violenza” (Gn. 6:11) e, sopportando ogni genere di derisione e scherno, lavorò per 120 anni a costruire l’arca su una montagna, in assoluta obbedienza alle istruzioni di Dio. Sulla base di questa condizione di fede, Dio poté portare il giudizio del diluvio, centrato sulla famiglia di Noè. In questo senso, Noè fu il primo padre della fede. Sebbene il padre della fede venga comunemente considerato Abramo, in effetti questo onore dovrebbe spettare a Noè. Come vedremo, l’atto peccaminoso di suo figlio Cam fu la causa del passaggio della missione di padre della fede da Noè ad Abramo.
Abbiamo già spiegato perché Adamo, anche se avrebbe dovuto essere la figura centrale per restaurare la fondazione di fede, non poté offrire il sacrificio. La situazione di Noè era diversa. Noè fu chiamato da Dio sulla fondazione del cuore leale e fedele con cui Abele aveva fatto un’offerta simbolica accettabile. Dal punto di vista genealogico, Noè discendeva da Set, che era stato scelto per sostituire Abele. Inoltre, Noè era un uomo giusto agli occhi di Dio (Gn. 6:9). Per questi motivi, Noè era qualificato per fare l’offerta simbolica a Dio, costruendo l’arca.
2.1.2 L’Oggetto per la Condizione nel Restaurare la Fondazione di Fede
L’arca era l’oggetto per la condizione, e con essa Noè doveva restaurare la fondazione di fede. L’arca aveva un grande significato simbolico. Prima di potersi stabilire nella posizione di Adamo come secondo antenato, Noè doveva fare una condizione d’indennizzo per la restaurazione del cosmo, che era stato preso da Satana con la Caduta di Adamo. Perciò, l’oggetto della condizione, che Noè doveva offrire in maniera accettabile, doveva rappresentare il nuovo cosmo. Egli offrì l’arca come questo oggetto.
L’arca fu costruita con tre ponti, che simboleggiavano il cosmo, creato attraverso i tre stadi del periodo di crescita. Gli otto membri della famiglia di Noè che entrarono nell’arca rappresentavano gli otto membri della famiglia di Adamo, invasa da Satana, che doveva essere restaurata tramite indennizzo. L’arca simboleggiava il cosmo, Noè, il padrone dell’arca, simboleggiava Dio, i membri della sua famiglia l’umanità e gli animali trasportati nell’arca tutta la natura.
Quando l’arca fu completata, Dio giudicò il mondo con i quaranta giorni di diluvio. Quale fu lo scopo del diluvio? Secondo il Principio di Creazione, l’uomo fu creato per servire un solo padrone. Poiché l’umanità, completamente corrotta e depravata, era sotto la schiavitù di Satana, Dio, per mantenere relazioni con gli uomini, avrebbe dovuto assumere la posizione di un secondo padrone e andare contro il Principio. Perciò, Dio mandò il giudizio del diluvio ed eliminò l’umanità caduta, per stabilire una famiglia che avesse rapporti soltanto con Lui.
Perché Dio scelse per il diluvio un periodo di quaranta giorni? Il significato del periodo di quaranta giorni dev’essere compreso sulla base del significato dei numeri quattro e dieci. Il numero dieci significa unità.[5] Quando Dio chiamò Noè per restaurare tramite indennizzo la Sua Volontà, che non aveva potuto realizzare attraverso Adamo, erano passate dieci generazioni. Realizzando un periodo d’indennizzo che conteneva il numero dieci, Dio intendeva ricondurre la provvidenza nel contesto della Sua Volontà. Inoltre, poiché la restaurazione ha lo scopo di completare la base delle quattro posizioni, Dio lavorò per stabilire ciascuna di queste dieci generazioni, fissando un periodo d’indennizzo per restaurare il numero quattro. In totale, il periodo da Adamo a Noè fu un periodo d’indennizzo per restaurare il numero quaranta. Tuttavia, a causa della depravazione delle persone di quei tempi, questo periodo d’indennizzo basato sul numero quaranta fu contaminato da Satana. Con la provvidenza dell’arca di Noè, Dio tentò nuovamente di completare la base delle quattro posizioni. Perciò, Dio stabilì il periodo del giudizio del diluvio in quaranta giorni, come periodo d’indennizzo per restaurare il numero quaranta, che Satana aveva contaminato invadendo il periodo precedente. Dio intendeva restaurare la fondazione di fede realizzando questo periodo matematico d’indennizzo.
Il numero quaranta divenne perciò caratteristico della provvidenza per la separazione di Satana, necessaria per restaurare la fondazione di fede. Ci sono molti esempi: i quaranta giorni del diluvio; i 400 anni da Noè ad Abramo; i 400 anni di schiavitù degli Israeliti in Egitto; i due periodi di quaranta giorni di digiuno di Mosè; i quaranta giorni di spionaggio in Canaan; i quaranta giorni di vagabondaggio degli Israeliti nel deserto; i quarant’anni di regno di Saul, Davide e Salomone; il digiuno di quaranta giorni d’Elia; la profezia di Giona che Ninive sarebbe stata distrutta in quaranta giorni; i quaranta giorni di digiuno e preghiera di Gesù nel deserto e il periodo di quaranta giorni dalla resurrezione all’ascensione di Gesù.
Nella Bibbia è scritto che, alla fine dei quaranta giorni di pioggia, Noè mandò fuori dall’arca un corvo e una colomba (Gn. 8:6-7). Questo episodio voleva indicare il corso delle future situazioni provvidenziali. Infatti è scritto:
Poiché il Signore, l’Eterno, non fa nulla senza rivelare il Suo segreto ai Suoi servi, i profeti – Amos 3:7
Costruendo l’arca e superando i quaranta giorni del giudizio del diluvio, Noè realizzò una condizione d’indennizzo per la restaurazione del cosmo. Il diluvio corrisponde al periodo di caos prima della creazione dell’universo quando “lo spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque” (Gn. 1:2). Perciò, il lavoro che Dio fece con l’arca alla fine dei quaranta giorni di diluvio, simboleggiò l’intero corso della storia fin dalla creazione del cielo e della terra.
Cosa voleva indicare il fatto che Noè mandò fuori dell’arca il corvo, e quello volò in circolo, in cerca di un posto dove posarsi, fino al deflusso delle acque? Significava che Satana avrebbe cercato una condizione per invadere la famiglia di Noè, proprio come l’arcangelo aveva cercato di prendere l’amore di Eva subito dopo la creazione dell’uomo, e Satana aveva spiato alla porta, aspettando l’occasione per invadere le offerte di Caino e Abele (Gn. 4:7).
Cosa voleva indicare il fatto che Noè mandò fuori la colomba tre volte? Anche se nella Bibbia è scritto che Noè mandò fuori la colomba per vedere se le acque si fossero ritirate, quello non fu il solo scopo. Sicuramente Noè avrebbe potuto guardare fuori dell’apertura, da cui aveva fatto uscire la colomba, per verificare la situazione personalmente. L’invio della colomba aveva un significato più profondo, legato alla misteriosa Volontà di Dio. Sette giorni dopo che Noè, per ordine di Dio, aveva annunciato il giudizio, il diluvio cominciò (Gn. 7:10). Quaranta giorni dopo, la colomba fu mandata fuori per la prima volta, ma, dopo aver volato intorno, ritornò all’arca perché non aveva trovato un posto dove posarsi, e Noè la fece rientrare (Gn. 8:9). Quando fu mandata fuori la prima volta, la colomba rappresentava il primo Adamo. Dio aveva creato Adamo con la speranza che l’ideale di creazione, che aveva accarezzato fin dall’inizio dei tempi, si sarebbe realizzato in Adamo, come perfetta incarnazione dell’ideale divino in terra. A causa della Caduta di Adamo, tuttavia, Dio non poté realizzare il Suo ideale attraverso di lui e dovette perciò momentaneamente rinunciarvi, rimandandone la realizzazione a un tempo successivo.
Sette giorni più tardi, Noè mandò fuori la colomba per la seconda volta. Le acque non si erano ancora ritirate e la colomba tornò sull’arca: questa volta aveva nel becco un ramoscello d’ulivo, a dimostrare che la volta successiva avrebbe trovato un posto dove posarsi (Gn. 8:10-11). La colomba inviata per la seconda volta rappresentava Gesù, il secondo Adamo; con la sua venuta, Dio avrebbe provato per la seconda volta a realizzare la perfetta incarnazione del Suo ideale sulla terra. Quei versi biblici volevano indicare che Gesù non avrebbe avuto “dove posare il capo” (Lc. 9:58) – e perciò non sarebbe stato in grado di realizzare completamente la Volontà di Dio sulla terra – se, alla sua venuta, il popolo scelto non avesse creduto in lui. In una simile situazione, Gesù avrebbe dovuto morire sulla croce e ritornare a Dio, lasciando all’umanità la promessa del Secondo Avvento. La colomba aveva dovuto ritornare sull’arca perché le acque non s’erano ancora ritirate, ma Gesù, se qualcuno degli Ebrei l’avesse fedelmente seguito, avrebbe potuto trovare in mezzo a loro un posto sicuro per fermarsi, non sarebbe stato crocifisso, e avrebbe potuto costruire il Regno dei Cieli in terra.
Passati altri sette giorni, Noè mandò fuori la colomba per la terza volta. Stavolta la colomba non ritornò sull’arca perché la terra era asciutta (Gn. 8:12). La terza uscita della colomba simboleggia Cristo al Secondo Avvento, che deve venire come terzo Adamo. Ciò indica che Cristo, al suo ritorno, sarà sicuramente in grado di realizzare e stabilire definitivamente sulla terra l’ideale di creazione di Dio. Poiché la colomba non ritornò, Noè, sceso finalmente dall’arca, camminò sulla terra purificata dal peccato e rinnovata. Ciò indica che quando l’ideale di creazione sarà realizzato sulla terra ad opera del terzo Adamo, la nuova Gerusalemme discenderà dal Cielo e la dimora di Dio sarà con gli uomini (Ap. 21:1-3).
La profezia di questa storia va interpretata alla luce del principio spiegato prima: se la persona responsabile della provvidenza di restaurazione di Dio fallisce nella sua responsabilità, la provvidenza stessa deve essere prolungata.[6] A causa della mancanza di fede e del fallimento di Adamo nella sua responsabilità, Gesù dovette venire come secondo Adamo. Se poi il popolo ebreo non avesse creduto in Gesù, e così non avesse completato la propria responsabilità, sicuramente Cristo avrebbe dovuto ritornare come terzo Adamo. Proprio come la creazione del cielo e della terra richiese un periodo di sette giorni, gli intervalli di sette giorni tra le uscite della colomba ci indicano che la restaurazione del cielo e della terra richiede determinati periodi di tempo provvidenziali.
2.2 La Fondazione di Sostanza
Noè restaurò vittoriosamente tramite indennizzo la fondazione di fede, realizzando la provvidenza dell’arca e facendo così un’offerta simbolica accettabile a Dio. In questo modo, Noè realizzò sia la condizione d’indennizzo per la restaurazione delle cose, sia la condizione d’indennizzo per la restaurazione simbolica dell’uomo. Su questa fondazione Sem e Cam, i figli di Noè, avrebbero dovuto porsi rispettivamente nelle posizioni di Caino e Abele, realizzare la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta, completando vittoriosamente l’offerta sostanziale, e porre così la fondazione di sostanza.
Perché la famiglia di Noè potesse fare un’accettabile offerta sostanziale, Cam, il secondo figlio di Noè, doveva restaurare la posizione di Abele, il secondo figlio di Adamo. Cam doveva diventare la figura centrale dell’offerta sostanziale, così come Abele era stato la figura centrale dell’offerta sostanziale della sua famiglia. Nella famiglia di Adamo, Abele aveva completato vittoriosamente l’offerta simbolica, al posto di Adamo, per restaurare tramite indennizzo la fondazione di fede e qualificarsi come figura centrale dell’offerta sostanziale. Nel caso della famiglia di Noè, l’offerta simbolica era stata fatta da Noè e non da Cam. Perciò, per stabilirsi nella posizione di Abele, come la persona vittoriosa nell’offerta simbolica, Cam doveva unirsi inseparabilmente al cuore di suo padre Noè. Esaminiamo come Dio ha lavorato per aiutare Cam a unirsi col cuore a Noè.
La Bibbia racconta che Cam, quando vide suo padre giacere nudo nella tenda, si vergognò di lui e si scandalizzò. Cam suscitò lo stesso sentimento nei suoi fratelli Sem e Jafet che, influenzati dalla vergogna di Cam, camminando all’indietro e voltando la faccia per non guardare, ricoprirono il corpo del padre con un mantello. Questo atto costituì un peccato così grave che Noè deplorò Cam e ne maledisse il figlio, dicendo che sarebbe stato schiavo dei suoi fratelli (Gn. 9:20-25).
Perché Dio condusse questa provvidenza? Perché fu un peccato così grave vergognarsi della nudità? Per rispondere a queste domande, cerchiamo di capire prima cos’è un peccato.[7] Satana non può manifestare il suo potere – incluso quello di esistere e agire – se non dispone di un oggetto con cui stabilire una base comune e iniziare una relazione reciproca di dare e ricevere. Ogni volta che un uomo fa una condizione che consente a Satana d’invaderlo, significa che s’è lasciato prendere come suo oggetto, dandogli così la forza per agire. Questo è il peccato.
Esaminiamo poi perché Dio mise alla prova Cam facendogli vedere il padre nudo. Abbiamo già visto che l’arca rappresentava il cosmo e gli eventi immediatamente successivi alla provvidenza dell’arca rappresentavano gli eventi immediatamente successivi alla creazione del cosmo. Perciò, la posizione di Noè subito dopo il diluvio era analoga a quella di Adamo dopo la creazione del cielo e della terra. Prima della Caduta, Adamo ed Eva erano vicini affettivamente e innocentemente aperti tra loro e con Dio; così, sta scritto, non si vergognavano della loro nudità (Gn. 2:25). Invece, dopo la Caduta, provarono vergogna di essere nudi, si coprirono le parti basse con foglie di fico e si nascosero fra gli alberi del giardino, impauriti che Dio potesse vederli (Gn. 3:7-8). La vergogna era indice della loro realtà interiore: avevano formato un legame di sangue con Satana, commettendo peccato con le loro parti sessuali. Coprendo le parti sessuali e nascondendosi, Adamo ed Eva manifestarono la consapevolezza della loro colpa, che li rendeva vergognosi di presentarsi a Dio.
Noè, che attraverso il giudizio dei quaranta giorni del diluvio aveva reciso i suoi legami con Satana, avrebbe dovuto stabilirsi nella stessa posizione di Adamo subito dopo la creazione dell’universo. Dio si aspettava che i membri della famiglia di Noè reagissero alla nudità del padre senza provare vergogna né pensare a coprirne il corpo. Dio voleva sperimentare la stessa gioia che aveva provato guardando Adamo ed Eva nella loro innocenza, prima della Caduta, compiacendosi dell’innocenza della famiglia di Noè. Per realizzare tale profondo desiderio, Dio permise a Noè di addormentarsi nudo. Se Cam fosse stato unito al cuore di Noè, guardandolo con lo stesso sentimento e dallo stesso punto di vista di Dio, non avrebbe provato vergogna nel vedere il corpo nudo del padre e avrebbe realizzato la condizione d’indennizzo per restaurare nella famiglia di Noè lo stato d’innocenza di Adamo ed Eva prima della Caduta.
Possiamo così capire che i figli di Noè, vergognandosi della nudità del padre e coprendone il corpo, riconobbero di aver formato, come la famiglia di Adamo dopo la Caduta, una vergognosa parentela con Satana e di essere perciò indegni di presentarsi a Dio. Satana, come il corvo che aveva volteggiato sulle acque, aveva cercato una condizione per invadere la famiglia di Noè. Satana attaccò quella famiglia prendendo come suoi oggetti i figli di Noè, che riconobbero di appartenere alla sua discendenza.
Quando Cam si vergognò della nudità di suo padre e lo coprì, pose una condizione per l’invasione di Satana: il suo sentimento e il suo comportamento costituirono peccato. Di conseguenza, Cam non poté restaurare tramite indennizzo la posizione di Abele, dalla quale avrebbe dovuto fare l’offerta sostanziale, né poté stabilire la fondazione di sostanza, e la provvidenza di restaurazione nella famiglia di Noè finì in fallimento.
È sempre peccato guardare la nudità con un senso di vergogna? No. Quello di Noè fu un caso speciale. Noè, nella posizione di Adamo, aveva la missione di rimuovere tutte le condizioni che avevano reso Adamo vulnerabile all’attacco satanico. La famiglia di Noè, dimostrando di non provare vergogna per il padre nudo e di non avvertire la necessità di coprirlo, avrebbe realizzato la condizione d’indennizzo per restaurare la posizione in cui la famiglia di Adamo, nella sua innocenza originale, si era trovata prima di unirsi in una parentela di sangue con Satana. Perciò, la realizzazione di questa condizione d’indennizzo era richiesta solo alla famiglia di Noè.
2.3 Insegnamenti tratti dalla Famiglia di Noè
È difficile capire come Noè sia riuscito a perseverare nella costruzione dell’arca sulla montagna per 120 lunghi anni, sopportando per tutto quel tempo critiche e derisioni. Cam sapeva bene che la sua famiglia si era salvata grazie alle fatiche di suo padre e, considerando questo, avrebbe dovuto avere abbastanza rispetto per suo padre, da superare il suo sentimento personale di scandalo e avere maggiore comprensione di fronte alla sua nudità. Ma Cam, invece di aver fiducia in Noè, che era stato giustificato dal Cielo, lo criticò, lo giudicò da una prospettiva egocentrica e dimostrò nei fatti la sua disapprovazione. La sua mancanza di rispetto frustrò il lungo lavoro che Dio aveva svolto per realizzare la Sua provvidenza attraverso la famiglia di Noè. Anche noi abbiamo bisogno di umiltà, obbedienza e pazienza per percorrere la strada verso il Cielo.
Inoltre, la provvidenza nella famiglia di Noè c’insegna qualcosa sulla predestinazione condizionale, da parte di Dio, della realizzazione della Sua Volontà e sul Suo assoluto rispetto per la parte di responsabilità dell’uomo. Dio trovò la famiglia di Noè dopo 1600 anni di preparazione, guidò Noè per 120 anni durante la costruzione dell’arca e stabilì la sua famiglia al prezzo di sacrificare nel diluvio tutto il resto dell’umanità. Tuttavia, anche se quella famiglia era il centro della provvidenza di restaurazione di Dio, quando Cam commise il suo errore apparentemente piccolo e consentì a Satana di contaminarla, l’intera Volontà di Dio centrata sulla famiglia di Noè finì nel nulla.
Infine, la provvidenza nella famiglia di Noè ci offre degli insegnamenti sulla predestinazione condizionale di Dio per l’uomo. Nonostante Dio avesse lottato strenuamente, per tanto tempo, per trovare Noè e stabilirlo come padre della fede, quando la sua famiglia non seppe realizzare la propria responsabilità, Dio, sebbene a malincuore, non esitò ad abbandonare Noè per scegliere al suo posto Abramo.
Sezione 3 – La Provvidenza di Restaurazione nella Famiglia di Abramo
A causa dell’atto caduto di Cam, la provvidenza di restaurazione nella famiglia di Noè non poté realizzarsi. Nonostante ciò, Dio aveva assolutamente predestinato che lo scopo della creazione si sarebbe un giorno realizzato. Perciò, sulla fondazione del cuore di lealtà verso il Cielo dimostrato da Noè, Dio chiamò Abramo e iniziò con la sua famiglia un nuovo capitolo della provvidenza di restaurazione. La famiglia di Abramo doveva restaurare la fondazione per il Messia, che la famiglia di Noè non aveva completato, e ricevere il Messia su quella fondazione. Perciò Abramo, come Noè prima di lui, doveva restaurare tramite indennizzo la fondazione di fede e i suoi figli dovevano restaurare tramite indennizzo la fondazione di sostanza.
3.1 La Fondazione di Fede
3.1.1 La Figura Centrale per la Fondazione di Fede
Nella provvidenza di restaurazione nella famiglia di Abramo, la figura centrale per restaurare la fondazione di fede era Abramo stesso. Dio scelse Abramo perché ereditasse la missione di restaurare la Sua Volontà, che Noè avrebbe dovuto realizzare. Tuttavia, Abramo non poteva ereditare la missione senza prima restaurare tramite indennizzo tutte le condizioni, realizzate da Noè, che erano state prese da Satana a causa dell’errore di Cam.
Le prime condizioni della famiglia di Noè prese da Satana furono le dieci generazioni da Adamo a Noè e il periodo di quaranta giorni di giudizio. Perciò, Abramo dovette restaurare tramite indennizzo altre dieci generazioni, ciascuna delle quali doveva restaurare il numero quaranta, che rappresentava il giudizio del diluvio. Dopo che i quaranta giorni di diluvio finirono in fallimento, la restaurazione di ciascuna generazione doveva protrarsi per tutta la sua durata e non poteva compiersi in soli quaranta giorni. La provvidenza per restaurare il diluvio in ciascuna di quelle dieci generazioni dovette prendere un periodo più lungo: quarant’anni. Una situazione simile si verificò al tempo di Mosè, quando la restaurazione del fallimento dei quaranta giorni di spionaggio richiese quarant’anni di vagabondaggio del popolo ebreo nel deserto (Nm. 14:34). Pertanto, dopo che dal tempo di Noè fu trascorso un periodo d’indennizzo di dieci generazioni e 400 anni,[8] Dio scelse Abramo per ereditare la missione di Noè.
Le altre condizioni perse dalla famiglia di Noè furono la posizione di padre della fede e la posizione di Cam, che avrebbe dovuto prendere il ruolo di Abele. Perciò, Abramo non poteva stabilirsi nella posizione di Noè senza prima restaurare tramite indennizzo il ruolo di padre della fede e il ruolo di Cam. Per prendere il ruolo di padre della fede al posto di Noè, Abramo doveva fare un’offerta simbolica con fede e cuore leale, così come aveva fatto Noè costruendo l’arca. Successivamente, in che modo Abramo poteva restaurare la posizione di Cam? Cam avrebbe dovuto rappresentare Abele, il prediletto di Dio: entrambi erano secondogeniti, scelti per essere la figura centrale dell’offerta sostanziale. Poiché Satana aveva preso Cam, in base al principio di restaurazione tramite indennizzo, Dio doveva rivendicare un uomo molto amato da Satana. Per questo motivo Dio chiamò Abramo, il primogenito di Terah, un idolatra (Gs. 24:2-3).
Abramo doveva ereditare la missione di Noè e quindi la missione di Adamo. In questa posizione, Abramo rappresentava Adamo restaurato. Come Dio aveva benedetto Adamo e Noè, Dio benedisse anche Abramo:
E io farò di te una grande nazione e ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione: e benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra – Gn. 12:2-3
Dopo aver ricevuto questa benedizione Abramo, obbedendo al comando di Dio, lasciò la casa di suo padre in Aram e si recò in Canaan con la moglie Sara, il nipote Lot e tutti i suoi averi e i suoi servi (Gn. 12:4-5). In questo senso, Dio stabilì il corso di Abramo come il modello del corso per restaurare Canaan, che anche Giacobbe e Mosè avrebbero seguito. Giacobbe e Mosè avrebbero portato le rispettive famiglie e proprietà, l’uno da Aram e l’altro dall’Egitto, in Canaan, affrontando molte difficoltà lungo la strada. Il corso di Abramo indicò anche il corso che Gesù un giorno avrebbe seguito: ricondurre l’umanità e le cose dal mondo satanico al mondo di Dio.[9]
3.1.2 Gli Oggetti per la Condizione Offerti per la Fondazione di Fede
3.1.2.1 L’Offerta Simbolica di Abramo
Dio comandò ad Abramo di offrire una tortora e un piccione, un montone e una capra, e una giovenca (Gn. 15:9), come oggetti per la condizione per restaurare la fondazione di fede. Ma prima che potesse fare l’offerta simbolica, Abramo doveva dimostrare la sua fede, proprio come, prima di lui, Noè si era dimostrato giusto, prima di costruire l’arca come offerta simbolica. La Bibbia non spiega chiaramente come Noè dimostrò la sua fede, ma possiamo dedurre che lo fece prima di essere ritenuto degno di ricevere il comando di Dio e costruire l’arca, leggendo il versetto:
Noè fu uomo giusto, integro ai suoi tempi; Noè camminò con Dio – Gn. 6:9
In verità, coloro che camminano nella provvidenza di restaurazione devono continuamente rinsaldare la loro fede (Rm. 1:17). Esaminiamo come Abramo rafforzò la sua fede in preparazione per l’offerta simbolica.
Poiché Noè era il secondo antenato dell’umanità, Abramo, per restaurare la posizione di Noè, doveva anch’egli assumere la posizione di Adamo. Per questa ragione, gli fu richiesto di fare una condizione d’indennizzo simbolica per restaurare la posizione della famiglia di Adamo, prima di poter fare l’effettiva offerta simbolica. A questo riguardo, la Bibbia racconta di un viaggio, che Abramo fece in Egitto durante una carestia (Gn. 12:10-20). Quando arrivarono in Egitto, Abramo disse a sua moglie Sara di farsi passare per sua sorella. Abramo temeva che il Faraone potesse desiderare Sara e, sapendo che lui era il marito, ucciderlo. In effetti, su ordine del Faraone, Abramo gli consegnò Sara, e lei finse di essere sua sorella. Subito dopo, Dio punì il Faraone, Abramo riprese sua moglie, insieme col nipote Lot e con le abbondanti ricchezze dategli dal Faraone, e lasciò l’Egitto.
Senza saperlo, Abramo percorse questo cammino provvidenziale per porre una condizione simbolica d’indennizzo, intesa a restaurare la posizione della famiglia di Adamo. Quando l’arcangelo prese Eva – ponendo sotto il suo dominio tutti i discendenti di Eva e la natura – Adamo ed Eva erano ancora fratello e sorella. Affinché Abramo ponesse la condizione d’indennizzo per restaurare questo, il Faraone, che rappresentava Satana, gli tolse Sara, che svolgeva il ruolo di sua sorella. Abramo dovette quindi riprendere da lui Sara come sua moglie, Lot come rappresentante di tutta l’umanità e le ricchezze che simboleggiavano la natura. Il corso seguito da Abramo fu il modello che anche Gesù avrebbe dovuto percorrere. Dopo aver realizzato questa condizione d’indennizzo, Abramo fu qualificato per fare l’offerta simbolica.
Qual era il significato dell’offerta simbolica di Abramo? Per diventare il padre della fede, Abramo doveva restaurare tramite indennizzo la posizione di Noè, che Dio intendeva stabilire come padre della fede, e della famiglia di Noè. Inoltre, Abramo doveva restaurare la posizione di Adamo e della sua famiglia. Ad Abramo fu perciò richiesto di offrire in maniera accettabile degli oggetti per la condizione, per restaurare tutto ciò che Caino e Abele avevano dovuto completare attraverso i loro sacrifici, e tutto ciò che la famiglia di Noè aveva cercato di realizzare con la provvidenza dell’arca. L’offerta simbolica di Abramo consisteva di oggetti che avevano tale significato simbolico.
Abramo offrì tre tipi d’oggetti come condizione per la sua offerta simbolica: primo, una tortora e un piccione; secondo, un montone e una capra; terzo, una giovenca. Questi tre sacrifici simboleggiavano il cosmo, che fu completato attraverso i tre stadi del periodo di crescita. La tortora rappresentava lo stadio di formazione. Quando Gesù fu battezzato da Giovanni Battista al fiume Giordano, lo Spirito di Dio discese su di lui sotto forma di colomba (Mt. 3:16). Questo perché Gesù venne per portare a compimento l’Era dell’Antico Testamento che, come stadio di formazione della provvidenza, era simboleggiato dalla colomba. Inoltre, la discesa della colomba su Gesù aveva un secondo significato: Gesù doveva restaurare l’errore di Abramo nell’offerta della tortora, che, come vedremo, era stata presa da Satana.
Il montone rappresentava lo stadio di crescita. Dopo aver portato a compimento l’Era dell’Antico Testamento, restaurando così tutto ciò che era rappresentato dalla colomba, Gesù iniziò l’Era del Nuovo Testamento, allo stadio di crescita della provvidenza, per restaurare tutto ciò che era rappresentato dal montone. Dopo aver testimoniato di aver visto lo Spirito discendere su Gesù come una colomba – volendo con ciò dire che Gesù completava lo stadio di formazione della provvidenza – Giovanni Battista testimoniò che Gesù avrebbe iniziato la missione dello stadio di crescita dicendo:
Ecco l’agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo – Gv. 1:29
La giovenca rappresentava lo stadio di completamento. È scritto che una volta, quando Sansone pose un enigma ai Filistei, questi ottennero la risposta attraverso la moglie di Sansone, che insistette con lui per farselo svelare. Sansone chiamò metaforicamente la moglie “giovenca”, dicendo loro:
Se non aveste arato con la mia giovenca, non avreste indovinato il mio enimma – Gdc. 14:18
Gesù venne come sposo di tutta l’umanità e tutti i fervidi credenti devono diventare sue spose e attendere il tempo del suo ritorno: dopo aver celebrato il matrimonio dell’agnello con Gesù, loro sposo, vivranno nel Regno dei Cieli in unità con lui come sue mogli (in senso metaforico). Pertanto, l’Era del Completo Testamento, che segue il Secondo Avvento di Gesù, è l’era della giovenca o l’era della moglie. Alcuni medium hanno ricevuto la rivelazione che l’era attuale è l’era della mucca, o della giovenca, perché stiamo entrando nello stadio di completamento della provvidenza.
Quali erano i tre sacrifici da indennizzare? Abramo doveva restaurare con quest’offerta tutto ciò che Dio non aveva potuto restaurare attraverso le offerte simboliche fatte dalle famiglie di Adamo e Noè – offerte che, benché fatte in modo giusto, furono prese da Satana a causa dei successivi fallimenti. L’offerta di Abramo doveva essere anche una condizione simbolica d’indennizzo, come restituzione per i fallimenti delle loro offerte sostanziali. In altre parole, lo scopo dell’offerta simbolica, da parte di Abramo, dei tre tipi di oggetti per la condizione, era quello di restaurare nella sua generazione (orizzontalmente) tutte le condizioni d’indennizzo che si erano accumulate nel corso della provvidenza (verticalmente) nelle tre generazioni di Adamo, Noè e Abramo.
Perché Abramo pose i tre sacrifici – la tortora e il piccione, il montone e la capra, e la giovenca, che simboleggiavano gli stadi di formazione, crescita e completamento – su un unico altare? Prima della Caduta, Adamo aveva la responsabilità, nella sua vita, di completare tutti i tre stadi di crescita. Allo stesso modo Abramo, che era nella posizione di Adamo, doveva restaurare, in una sola volta, tutta la provvidenza che Dio aveva condotto attraverso le tre generazioni provvidenziali di Adamo (formazione), Noè (crescita) e Abramo (completamento). Tramite un’unica offerta, egli poteva restaurare tutte le condizioni basate sul numero tre invase da Satana. La simbologia del sacrificio di Abramo rivela la Volontà di Dio di completare in una sola volta e definitivamente l’intera provvidenza di restaurazione. Consideriamo ora come Abramo fece l’offerta simbolica:
E l’Eterno gli rispose: “Pigliami una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un montone di tre anni, una tortora e un piccione”. Ed egli prese tutti questi animali, li divise per mezzo, e pose ciascuna metà dirimpetto all’altra; ma non divise gli uccelli. Or degli uccelli rapaci calarono sulle bestie morte, ma Abramo li scacciò e, sul tramontare del sole, un profondo sonno cadde sopra Abramo; ed ecco, uno spavento, una oscurità profonda, cadde su di lui. E l’Eterno disse ad Abramo: “Sappi per certo che i tuoi discendenti dimoreranno come stranieri in un paese che non sarà loro e vi saranno schiavi, e saranno oppressi per quattrocento anni” – Gn. 15:9-13
Poiché Abramo non tagliò la tortora e il piccione in due come avrebbe dovuto, degli uccelli rapaci scesero e contaminarono i sacrifici. Come risultato del suo errore, gli Israeliti furono destinati ad andare in Egitto e soffrire per 400 anni. Perché fu un peccato non tagliare gli uccelli a metà? Questa domanda può essere compresa solo con l’aiuto del Principio.
Esaminiamo prima la ragione per cui Abramo doveva tagliare i sacrifici a metà. Il lavoro di salvezza di Dio si propone di restaurare la sovranità del bene dividendo per prima cosa il bene dal male e poi distruggendo il male ed elevando il bene. Questa è la ragione per cui Adamo dovette essere diviso in Caino e Abele, prima che potesse esser fatto il sacrificio. Questa è la ragione per cui, al tempo di Noè, Dio colpì il male col giudizio del diluvio, separando la famiglia di Noè come rappresentante del bene. Dio chiese ad Abramo di tagliare i sacrifici in due prima di offrirli, con l’intenzione di compiere l’atto simbolico di dividere il bene dal male, che era stato lasciato incompiuto da Adamo e Noè.
I sacrifici dovevano essere divisi, primo, per restaurare la situazione, nella famiglia di Adamo, in cui Abele e Caino erano stati distinti come rappresentanti rispettivamente del bene e del male. Secondo, doveva essere restaurata la situazione di aver diviso il bene dal male durante i quaranta giorni del diluvio al tempo di Noè. Terzo, si doveva porre la condizione simbolica di separare un regno della sovranità del bene dall’universo governato da Satana. Quarto, si doveva fare la condizione di santificare l’offerta, facendo defluire il sangue di morte che l’umanità caduta aveva acquisito stabilendo un legame di sangue con Satana.
Perché fu un peccato non dividere l’offerta? Primo, non dividere l’offerta ha il significato di non dividere Abele da Caino. Non essendo stata divisa, l’offerta non fu accettabile, perché Dio non ebbe un oggetto di tipo Abele da poter prendere. Di conseguenza, gli errori nei sacrifici di Caino e Abele non furono restaurati. Secondo, il non dividere l’offerta equivalse a ripetere il fallimento della provvidenza al tempo di Noè, quando, nonostante il diluvio, bene e male non furono divisi. Inoltre, il fallimento di Abramo nel dividere l’offerta, come il fallimento della famiglia di Noè, privò Dio del suo oggetto di bene e ripeté l’errore che aveva fatto fallire la provvidenza del diluvio. Terzo, il non dividere l’offerta significò che non c’era alcuna condizione simbolica per separare un regno della sovranità del bene di Dio dall’universo sotto il dominio di Satana. Quarto, poiché il sangue di morte non era defluito, l’offerta indivisa non poté essere un sacrificio santificato accettabile a Dio. In altre parole, il fatto che Abramo offrì gli uccelli senza prima averli divisi, significò che egli offrì quello che non era stato sottratto al possesso di Satana. Il suo errore ebbe l’effetto di consentire a Satana di reclamare le offerte.
La tortora, che simboleggiava lo stadio di formazione, rimase in possesso di Satana. Di conseguenza, Satana reclamò anche il montone, che simboleggiava lo stadio di crescita, e la giovenca, che simboleggiava lo stadio di completamento; infatti, entrambi questi stadi dovevano essere completati sulla base dello stadio di formazione. Il non dividere gli uccelli costituì un peccato, poiché ebbe l’effetto di consegnare l’intera offerta simbolica a Satana.
Esaminiamo ora cosa significa il versetto biblico, ove si dice che gli uccelli da preda discesero sulle offerte. Fin dalla Caduta dei primi antenati, Satana ha sempre atteso al varco le persone con cui Dio ha lavorato per realizzare la Sua Volontà. Quando Caino e Abele stavano offrendo i loro sacrifici, Satana spiava alla porta (Gn. 4:7). Nella storia di Noè, il corvo che volava intorno all’arca stava a significare come Satana cercasse un’occasione per invadere la famiglia di Noè subito dopo il diluvio (Gn. 8:7). Anche quando Abramo stava facendo l’offerta simbolica, Satana era in agguato per trovare l’opportunità d’impossessarsi del sacrificio e, non appena vide che gli uccelli non erano stati divisi, lo profanò. La Bibbia descrive questo episodio con l’immagine degli uccelli da preda che discesero sul sacrificio.
L’errore di Abramo nel fare l’offerta simbolica ne causò la contaminazione. Tutte le condizioni che Dio intendeva restaurare attraverso di essa furono perse e, di conseguenza, i discendenti di Abramo dovettero soffrire in schiavitù, per 400 anni, nella terra d’Egitto. Esaminiamone i motivi.
Dio chiamò Abramo e gli comandò di fare l’offerta simbolica dopo il completamento di un periodo di 400 anni per la separazione di Satana. Questo periodo era stato stabilito per restaurare tramite indennizzo le dieci generazioni da Adamo a Noè e il periodo di quaranta giorni del giudizio del diluvio, presi da Satana a causa del peccato di Cam. Quel periodo d’indennizzo era stato necessario anche per stabilire Abramo come padre della fede, una volta che avesse completato l’offerta simbolica. Quando sbagliò l’offerta, Abramo permise a Satana di reclamarla come sua e d’impossessarsi anche di quel periodo di 400 anni. Per ricreare a livello nazionale la situazione precedente al fallimento di Abramo nell’offerta simbolica, che era parallela a quella di Noè prima di essere chiamato a costruire l’arca, Dio stabilì un altro periodo di 400 anni per la separazione di Satana. Durante questo periodo, gli Israeliti dovettero sopportare la schiavitù in Egitto e restaurare così, a livello nazionale, la situazione di Noè e Abramo all’inizio della loro missione come padri della fede. In tal modo gli Israeliti avrebbero stabilito la fondazione affinché Mosè iniziasse la sua missione. Pertanto, questo periodo di schiavitù fu sia il tempo di punizione degli Israeliti per l’errore di Abramo, sia il tempo in cui essi stabilirono la fondazione per tagliare i legami con Satana e iniziare la nuova provvidenza di Dio.
Com’è stato già spiegato, col successo di Abramo nell’offerta simbolica dei tre tipi di sacrifici su un unico altare, Dio sperava di realizzare, in una volta sola, la provvidenza degli stadi di formazione, crescita e completamento. Abramo però fallì, ripetendo gli errori del passato e, di conseguenza, la provvidenza centrata su di lui fu prolungata nelle tre generazioni di Abramo, Isacco e Giacobbe.
3.1.2.2 L’Offerta di Isacco da parte di Abramo
Dopo il fallimento dell’offerta simbolica, Dio ordinò ad Abramo di sacrificare in olocausto il suo unico figlio Isacco (Gn. 22:2). In questo modo, Dio cominciò una nuova provvidenza, per restaurare tramite indennizzo il fallimento di Abramo. Secondo il principio di predestinazione, quando un uomo che Dio ha predestinato per compiere una determinata parte della Sua Volontà, fallisce nel completare la responsabilità assegnatagli, Dio non lo chiama una seconda volta. Perché, allora, Dio si rivolse ancora ad Abramo chiedendogli di offrire Isacco?
Possiamo indicare tre ragioni. In primo luogo, il numero tre rappresenta il completamento.[10] Il Principio di Dio prescrive che la provvidenza per stabilire la fondazione per il Messia debba essere completata quando ha luogo per la terza volta. Perciò, la provvidenza di Dio per porre la fondazione per il Messia, cominciata nella famiglia di Adamo come primo tentativo e continuata nella famiglia di Noè come secondo tentativo, doveva concludersi nella famiglia di Abramo, che era il terzo tentativo. Per questo motivo, Abramo ebbe l’opportunità di realizzare una condizione d’indennizzo, sia pure a un prezzo più grande, per restaurare simbolicamente tutto ciò che aveva perduto fallendo nella precedente offerta simbolica. Questa condizione d’indennizzo più grande fu l’offerta in sacrificio di suo figlio Isacco.
In secondo luogo, come abbiamo già spiegato, Abramo, nel fare il sacrificio, era nella posizione di Adamo. Satana aveva attaccato sia Adamo che suo figlio Caino, contaminando due generazioni di quella famiglia. Perciò, secondo il principio di restaurazione tramite indennizzo, Dio poteva lavorare per riprendere Abramo e suo figlio Isacco nel corso di due generazioni.
In terzo luogo, abbiamo visto come Noè poté fare lui stesso l’offerta simbolica dell’arca, sebbene fosse nella stessa posizione di Adamo, che non aveva potuto fare il sacrificio direttamente. Questo perché Noè veniva sulla base dei meriti di Abele, che aveva dimostrato il suo cuore fedele, col successo nell’offerta simbolica. Quando fu chiamato da Dio, Abramo veniva sulla base sia dei meriti di Abele, e del suo successo nell’offerta simbolica allo stadio di formazione, sia di quelli di Noè, e del suo successo nell’offerta simbolica allo stadio di crescita. Su questa doppia fondazione, Abramo doveva fare l’offerta simbolica allo stadio di completamento. Di conseguenza, anche se Abramo fallì, Dio poté ristabilirlo e dargli la possibilità di fare un’altra offerta, basata sui meriti accumulati dal cuore fedele di Abele e di Noè.
Prima di poter offrire in sacrificio Isacco, Abramo dovette ancora una volta dimostrare la sua fede, ripetendo la stessa condizione simbolica d’indennizzo per la restaurazione della famiglia di Adamo, che aveva stabilito prima di fare l’offerta simbolica. Questa è la ragione per cui Abramo pose nuovamente Sara nella posizione di sorella e lasciò che fosse presa da un re, questa volta Abimelec di Gherar. Dopo che lei divenne la moglie del re, Abramo la riprese. E questa volta prese anche degli schiavi, che simboleggiavano l’umanità, e delle ricchezze, che simboleggiavano la natura (Gn. 20:1-18).
In che modo Abramo offrì Isacco?
E giunsero al luogo che Dio gli avea detto, e Abramo edificò quivi l’altare, e vi accomodò la legna; legò Isacco, suo figliuolo e lo mise sull’altare, sopra la legna. E Abramo stese la mano e prese il coltello per scannare il suo figliuolo. Ma l’angelo dell’Eterno gli gridò dal cielo e disse: “Abramo, Abramo”. E quegli rispose: “Eccomi”. E l’angelo: “Non metter la mano addosso al ragazzo, e non gli fare alcun male; poiché ora so che tu temi Iddio, giacché tu non m’hai rifiutato il tuo figliuolo, l’unico tuo” – Gn. 22:9-12
La fede di Abramo fu assoluta. In obbedienza al comandamento di Dio, egli stava per uccidere Isacco, suo unico figlio, per offrirlo come olocausto. In quel momento, Dio intervenne e disse ad Abramo di non uccidere il ragazzo.
Lo zelo di Abramo nel fare la Volontà di Dio e la sua azione decisa, condotta con fede, obbedienza e lealtà assolute, lo innalzarono alla stessa posizione che avrebbe avuto se avesse ucciso Isacco. Così, egli separò completamente Satana da Isacco. Dio comandò ad Abramo di non uccidere Isacco, perché quest’ultimo, separato da tutti i legami con Satana, stava ora dal lato di Dio. Dobbiamo anche capire che dicendo “ora so che tu temi Iddio” Dio espresse sia il suo rimprovero ad Abramo per il precedente fallimento nell’offerta simbolica, sia la sua gioia per l’offerta vittoriosa di Isacco. Poiché Abramo ebbe successo nell’offerta di Isacco, la provvidenza di restaurazione nella famiglia di Abramo poté essere continuata da Isacco.
Abramo impiegò tre giorni per raggiungere il luogo, sul monte Moriah, dove doveva offrire in olocausto suo figlio Isacco. Il periodo di tre giorni per la purificazione di Isacco servì a iniziare un nuovo corso nella provvidenza. Da allora in poi è stato necessario un periodo di tre giorni per la separazione di Satana all’inizio di ogni nuova provvidenza. Possiamo trovare molti esempi di tali periodi nella storia provvidenziale. Quando Giacobbe partì da Aram con la sua famiglia per iniziare il corso familiare per restaurare Canaan, ci fu un periodo di tre giorni per la separazione di Satana (Gn. 31:20-22). Anche Mosè guidò gli Israeliti, quando lasciarono l’Egitto per iniziare il corso nazionale per restaurare Canaan, attraverso un periodo di tre giorni per la separazione di Satana (Es. 8:27). Anche Gesù, quando iniziò il corso spirituale mondiale per restaurare Canaan, passò tre giorni nella tomba per realizzare la separazione di Satana.
3.1.2.3 La Posizione di Isacco e la sua Offerta Simbolica agli occhi di Dio
È già stato spiegato che, sebbene l’offerta simbolica di Abramo fosse finita con un fallimento, c’era ancora la possibilità, secondo il Principio, di stabilire la fondazione per il Messia centrata su di lui. Tuttavia Abramo, che aveva fallito nel realizzare la sua responsabilità, non era qualificato a ripetere l’offerta simbolica.[11] Dio doveva trovare il modo per considerare Abramo come se non avesse fallito nell’offerta simbolica e non avesse causato il prolungamento della provvidenza. Per ottenere ciò, Dio comandò ad Abramo di offrire in olocausto Isacco.
In precedenza, Dio aveva promesso ad Abramo che la discendenza di Isacco sarebbe divenuta un popolo scelto, dicendo:
Allora la parola dell’Eterno gli fu rivolta: “… colui che uscirà dalle tue viscere sarà erede tuo”. E lo menò fuori e gli disse: “Mira il cielo e conta le stelle, se le puoi contare”. E gli disse: “Così sarà la tua progenie” – Gen. 15:4-5
Mostrandosi pronto a uccidere suo figlio, addirittura il figlio della promessa, Abramo dimostrò la massima lealtà al Cielo. Quest’atto di fede di Abramo equivalse a uccidere sé stesso – un sé stesso contaminato da Satana a causa del precedente fallimento nell’offerta simbolica. Quindi, quando Dio salvò dalla morte Isacco, anche Abramo fu resuscitato a nuova vita, sciolto da tutti i lacci con cui Satana l’aveva costretto, quando aveva contaminato la sua offerta simbolica. Inoltre, Abramo e Isacco raggiunsero un’unità inseparabile nella loro fedeltà alla Volontà di Dio.
Sebbene Isacco e Abramo fossero due individui distinti, quando Dio li riportò in vita essi divennero ai Suoi occhi come un’unica persona. Anche se la provvidenza attraverso Abramo era fallita e aveva dovuto essere prolungata a Isacco, finché Isacco avesse avuto successo, la sua vittoria sarebbe stata anche la vittoria di Abramo, e Dio avrebbe considerato Abramo come se non avesse fallito e la provvidenza come se non fosse stata prolungata.
Non è chiaro quanti anni avesse Isacco quando Abramo lo offrì in sacrificio: era comunque abbastanza grande da portare la legna per il sacrificio (Gn. 22:6) e, quando vide che non c’era nessun agnello da offrire, interrogò suo padre in proposito (Gn. 22:7). Isacco era evidentemente abbastanza grande da comprendere le intenzioni di suo padre. Possiamo immaginare che aiutò il padre, pur sapendo che questi si stava preparando a offrirlo in sacrificio.
Se Isacco avesse opposto resistenza al proposito del padre di offrirlo in sacrificio, sicuramente Dio non avrebbe accettato l’offerta. In effetti, Isacco dimostrò una fede grande quanto quella di Abramo. Insieme, la loro fede rese l’offerta vittoriosa, e Satana non ebbe alcun modo di mantenere il dominio su di loro. Nel fare l’offerta, Isacco e Abramo attraversarono un processo di morte e resurrezione, con un duplice risultato. Primo, Abramo ebbe successo nella separazione di Satana, che l’aveva invaso a causa del suo errore nell’offerta simbolica, così da restaurare, tramite indennizzo, la posizione che aveva prima di commettere l’errore e, da questa posizione restaurata, trasferire la sua missione provvidenziale a Isacco. Secondo, Isacco, obbedendo fedelmente alla Volontà di Dio, ereditò la missione divina da Abramo e dimostrò la fede che lo qualificava per fare l’offerta simbolica.
Dopo che la missione divina era passata da Abramo a Isacco, Abramo offrì al posto d’Isacco il montone procurato da Dio:
E Abramo alzò gli occhi, guardò, ed ecco dietro a sé un montone, preso per le corna in un cespuglio. E Abramo andò, prese il montone e l’offerse in olocausto invece del suo figliuolo – Gn. 22:13
In effetti, questa fu l’offerta simbolica con la quale Isacco restaurò la fondazione di fede. Possiamo dedurre che Isacco, il quale aveva portato la legna per il sacrificio, partecipò all’offerta del montone. Perciò, anche se è scritto che Abramo fece l’offerta simbolica, Isacco, che si era unito ad Abramo e ne aveva ereditato la missione, ricevette il beneficio provvidenziale dell’offerta. In questo modo Isacco, che aveva ereditato la missione di Abramo, fece l’offerta simbolica e restaurò, tramite indennizzo, la fondazione di fede.
3.2 La Fondazione di Sostanza
Isacco, divenuto così la figura centrale al posto di Abramo, stabilì la fondazione di fede, facendo in modo accettabile a Dio l’offerta simbolica del montone. Dopo di ciò, per stabilire la fondazione per il Messia nella famiglia di Isacco, bisognava porre la fondazione di sostanza. A questo scopo i figli d’Isacco, Esaù e Giacobbe, nelle posizioni rispettivamente di Caino e Abele, erano responsabili di realizzare la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta e stabilire la fondazione di sostanza, facendo l’offerta sostanziale.
Se Abramo non avesse fallito nell’offerta simbolica, Isacco e il fratellastro Ismaele sarebbero stati nella posizione di Abele e Caino e quindi responsabili di realizzare la condizione d’indennizzo, necessaria per rimuovere la natura caduta, non realizzata da Caino e Abele. Tuttavia, poiché Abramo fallì nell’offerta, Dio pose Isacco nella posizione di Abramo, ed Esaù e Giacobbe nelle posizioni originariamente destinate a Ismaele e Isacco. Era quindi compito di Esaù e Giacobbe realizzare la condizione d’indennizzo per restaurare la natura caduta.
Per la realizzazione dell’offerta sostanziale, Esaù e Giacobbe erano, nei confronti del padre Isacco, nella stessa posizione di Caino e Abele nei confronti di Adamo, e di Sem e Cam nei confronti di Noè. Il figlio maggiore d’Isacco, Esaù, rappresentava la prima offerta simbolica di Abramo, contaminata da Satana, mentre il secondo figlio, Giacobbe, rappresentava l’offerta d’Isacco, dalla quale Satana era stato separato. Esaù aveva inoltre il ruolo di Caino, come rappresentante del male, mentre Giacobbe era nella posizione di Abele, come rappresentante del bene. Esaù e Giacobbe incominciarono a combattere nel grembo della madre (Gn. 25:22-23) perché erano in queste posizioni antagoniste. Già d’allora Dio, per un motivo provvidenziale, amava Giacobbe e odiava Esaù (Rm. 9:11-13). Esaù e Giacobbe dovevano restaurare tramite indennizzo gli errori nelle offerte di Caino e Abele. Tuttavia, prima che Esaù e Giacobbe potessero realizzare le condizioni d’indennizzo per rimuovere la natura caduta e fare l’offerta sostanziale, Giacobbe doveva realizzare la condizione d’indennizzo per restaurare la posizione di Abele. Giacobbe ebbe dunque le seguenti missioni: primo, doveva realizzare la condizione d’indennizzo per restaurare la posizione di Abele, la figura centrale dell’offerta sostanziale; secondo, doveva fare l’offerta sostanziale; infine, come si vedrà nella prossima sezione, doveva andare in Egitto per cominciare il corso d’indennizzo di 400 anni, richiesto ai suoi discendenti a causa dell’errore di Abramo nell’offerta simbolica.
Giacobbe realizzò la condizione d’indennizzo per restaurare la posizione di Abele nel modo che descriveremo qui di seguito. Per prima cosa, Giacobbe realizzò la condizione di vittoria nella lotta per restaurare la primogenitura a livello individuale. Arrogandosi il dominio sull’universo creato da Dio, Satana aveva assunto la posizione del figlio maggiore, e Dio, costretto nella posizione del figlio minore, dovette trovare il modo per restaurare la primogenitura. Questo è il motivo per cui Dio ha preferito i secondogeniti rispetto ai primi nati, come nel caso di Esaù e Giacobbe:
Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù – Ml. 1:2
Giacobbe ottenne da Esaù la primogenitura – che, come secondogenito, aveva la responsabilità di restaurare – con l’astuzia, scambiandola con un pezzo di pane e un piatto di lenticchie (Gn. 25:29-34). Poiché Giacobbe aveva dato valore alla primogenitura e si era adoperato per riscattarla dal fratello, Dio gli fece ottenere la benedizione d’Isacco (Gn. 27:27-29). Al contrario, Dio non benedisse Esaù, perché aveva tenuto in così scarsa considerazione la sua primogenitura da venderla per una scodella di minestra.
Secondo, Giacobbe andò in Aram, che rappresentava il mondo satanico e, dopo aver sopportato ventun anni di fatiche, prevalse su Labano nella lotta per restaurare la primogenitura, conquistandosi, come eredità dovutagli, famiglia e ricchezze. Dopo aver ottenuto la vittoria, Giacobbe ripartì alla volta di Canaan.
Terzo, sulla strada del ritorno verso Canaan, la terra della benedizione e della promessa, Giacobbe sconfisse un angelo al guado di Jabbok e restaurò così il dominio sull’angelo in una lotta sostanziale. Attraverso queste tre vittorie, Giacobbe restaurò tramite indennizzo la posizione di Abele e si qualificò come la figura centrale dell’offerta sostanziale.
Esaù e Giacobbe ripristinarono le posizioni che erano state di Caino e Abele nel momento in cui Dio accettò l’offerta di Abele. Di conseguenza, affinché Giacobbe e Esaù realizzassero la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta, Esaù doveva amare Giacobbe, rispettarlo come suo mediatore nei confronti di Dio, sottomettersi obbedientemente alle sue direttive e, infine, moltiplicare il bene, ereditandolo da Giacobbe, che aveva la benedizione di Dio. In effetti, quando Giacobbe, dopo aver sopportato ventun anni di difficoltà in Aram, ritornò in Canaan con la famiglia e le ricchezze, toccò il cuore di Esaù, che superò il suo sentimento di ostilità:
Giacobbe alzò gli occhi, guardò, ed ecco Esaù che veniva, avendo seco quattrocento uomini. Allora divise i figliuoli fra Lea, Rachele, e le due serve. E mise davanti le serve e i loro figliuoli, poi Lea e i suoi figliuoli, e da ultimo Rachele e Giuseppe. Ed egli stesso passò dinanzi a loro, s’inchinò fino a terra sette volte, finché si fu avvicinato al suo fratello. Ed Esaù gli corse incontro, l’abbracciò, gli si gettò al collo, e lo baciò: e piansero – Gn. 33:1-4
Quando Esaù abbracciò e accolse affettuosamente Giacobbe, si realizzò la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta. Per la prima volta, la fondazione di sostanza fu posta vittoriosamente.
Giacobbe ed Esaù ebbero perciò successo nel fare l’offerta sostanziale e restaurarono tramite indennizzo i precedenti fallimenti di Caino e Abele nella famiglia di Adamo, e di Cam e Sem nella famiglia di Noè. La loro vittoria nella provvidenza centrata su Abramo restaurò inoltre tramite indennizzo, orizzontalmente in un’unica famiglia, il corso verticale della storia, in cui Dio aveva lungamente lavorato per restaurare la fondazione di sostanza.
Esaù si era trovato nella posizione di essere odiato da Dio sin da quando era dentro il grembo materno (Rm. 9:11-13) solo perché gli era stato assegnato il ruolo di Caino, dal lato di Satana, per porre una condizione d’indennizzo nella provvidenza di restaurazione. Sottomettendosi a Giacobbe e completando la sua parte di responsabilità, Esaù conseguì la posizione di Caino restaurato e poté finalmente ricevere l’amore di Dio.
3.3 La Fondazione per il Messia
Il lavoro per porre la fondazione per il Messia, che Dio cercò di stabilire per la prima volta nella famiglia di Adamo, dovette essere ripetuto tre volte perché le figure centrali della provvidenza di restaurazione non seppero realizzare la loro parte di responsabilità. Anche il terzo tentativo, al tempo di Abramo, fu prolungato a causa del fallimento nell’offerta simbolica. Isacco e la sua famiglia ereditarono la Volontà di Dio e posero la fondazione di fede e la fondazione di sostanza, stabilendo infine la fondazione per il Messia. Ci si aspetterebbe quindi che il Messia fosse venuto sulla terra in quel tempo.
Tuttavia, la fondazione per il Messia richiede anche un ambiente sociale favorevole alla sua venuta, in cui risulti possibile la restaurazione del mondo satanico nel Regno di Dio, governato dal Messia. Nella provvidenza basata sulle famiglie di Adamo e di Noè, non c’erano altre famiglie che avrebbero potuto attaccare o corrompere la famiglia centrale e, se una o l’altra di queste famiglie avesse posto la fondazione familiare per il Messia, il Messia avrebbe potuto venire senza trovare opposizione. Invece, al tempo di Abramo, l’uomo caduto aveva già costruito nazioni sataniche, capaci di schiacciare facilmente la sua famiglia. Perciò, anche se a quel tempo era stata posta la fondazione per il Messia, si trattava di una fondazione limitata, a livello familiare, non abbastanza sicura per la venuta del Messia. Per tenere testa alle nazioni del mondo satanico era necessaria la fondazione di uno stato sovrano.
Un sostegno di questo tipo sarebbe stato necessario anche se Abramo, anziché fallire nell’offerta simbolica, avesse avuto successo, insieme ai figli Isacco e Ismaele, nel fare l’offerta sostanziale per porre la fondazione familiare per il Messia. In ogni caso, fino a che i discendenti di Abramo, moltiplicatisi in Canaan, non avessero stabilito una fondazione nazionale per il Messia, non ci sarebbe stata la sicurezza necessaria perché il Messia potesse venire. In effetti, anche se avevano stabilito la fondazione familiare per il Messia, i discendenti d’Isacco dovevano lasciare la loro patria e soffrire per 400 anni in una terra straniera, come punizione per l’errore di Abramo. Nonostante le sofferenze in Egitto, avrebbero prosperato e si sarebbero consolidati come popolo; sarebbero poi ritornati in Canaan e avrebbero realizzato la fondazione nazionale per il Messia, stabilendosi come nazione sovrana preparata per il Messia e per il suo lavoro.[12]
I discendenti di Abramo dovettero sottoporsi a un corso d’indennizzo, a causa del suo errore nell’offerta simbolica. Giacobbe, anziché Isacco, dovette iniziare questo corso d’indennizzo. Infatti, la persona di tipo Abele, che serve come figura centrale nell’offerta sostanziale, deve assumersi il maggiore onere, nel seguire il corso d’indennizzo. Abele nella famiglia di Adamo, Cam nella famiglia di Noè, Isacco nella famiglia di Abramo, e Giacobbe nella famiglia d’Isacco portarono il peso più grande, nel condurre il corso d’indennizzo stabilito per le loro famiglie. Fra di loro, Giacobbe fu la sola figura Abele che si pose sulla fondazione per il Messia. Perciò, egli stabilì il modello del corso per la separazione di Satana, e fissò l’esempio che il Messia avrebbe seguito alla sua venuta.[13]
La famiglia di Giacobbe stava sulla fondazione per il Messia completata nella famiglia d’Isacco. Ereditandone la posizione, la famiglia di Giacobbe si avviò a completare la provvidenza affidata ad Abramo, prendendo responsabilità per il suo peccato e iniziando i 400 anni del corso d’indennizzo. Nella famiglia d’Isacco, Giacobbe, nella posizione di Abele, seguì l’intero corso d’indennizzo. Nella famiglia di Giacobbe, Giuseppe, il figlio di Rachele – la moglie di Giacobbe dal lato di Dio – dovette stabilire la posizione di Abele, andando in Egitto e seguendo il corso d’indennizzo. Dopo essere stato venduto come schiavo dai suoi fratelli e portato in Egitto, Giuseppe ottenne la carica di primo ministro all’età di trent’anni. Egli vide realizzarsi una profezia che Dio gli aveva dato in sogno quando era ancora un ragazzo (Gn. 37:5-11). Dapprima i fratellastri di Giuseppe, nati da Lea – la moglie di Giacobbe dal lato satanico – arrivarono in Egitto e si sottomisero a Giuseppe. Successivamente, tutti i figli di Giacobbe giunsero in Egitto e, alla fine, portarono là anche il padre. In questo modo, la famiglia di Giacobbe iniziò il corso d’indennizzo per stabilire una nazione, che un giorno avrebbe ricevuto il Messia.
Giacobbe, come figura centrale che pose la fondazione per il Messia nella famiglia d’Isacco, ebbe la responsabilità di prendere su di sé il peccato di Abramo e iniziare un corso d’indennizzo per la realizzazione, a livello nazionale, della Volontà di Dio ch’era stata affidata a Isacco. Perciò, come nel caso di Abramo e Isacco, Dio considerò Abramo, Isacco e Giacobbe come un’unica persona, dal punto di vista della Sua Volontà, anche se si trattava di tre individui diversi. Di conseguenza, il successo di Giacobbe significò il successo d’Isacco, e il successo d’Isacco significò il successo di Abramo. Dio considerò la provvidenza di restaurazione centrata su Abramo come se fosse stata realizzata nella sua stessa generazione, senza alcun prolungamento, nonostante avesse dovuto essere estesa a Isacco e Giacobbe. È scritto:
Io sono l’Iddio di tuo padre, l’Iddio di Abramo, l’Iddio di Isacco e l’Iddio di Giacobbe – Es. 3:6
Questo versetto indica che Dio considerò questi antenati, che collettivamente realizzarono la sua Volontà, come un’unica generazione anche se ne rappresentavano tre.
Dio intendeva realizzare la meta della Sua provvidenza, stabilendo la fondazione nazionale per il Messia, e mandare il Messia nella nazione preparata. Per questo scopo, Dio fece sì che la famiglia di Giacobbe andasse in Egitto, il mondo satanico, dove i discendenti di Giacobbe avrebbero sofferto come schiavi per 400 anni ma poi, divenuti il popolo scelto, come Dio aveva promesso ad Abramo, sarebbero tornati in Canaan.
La fondazione per il Messia stabilita nella famiglia d’Isacco divenne la base, sulla quale iniziò il corso d’indennizzo per stabilire la fondazione nazionale per il Messia. Nel periodo di 2000 anni da Adamo ad Abramo, in effetti, erano state poste le basi, per iniziare questa provvidenza a livello nazionale nell’era successiva.
In conclusione, Giacobbe prese la responsabilità e fu vittorioso nel corso d’indennizzo per espiare l’errore di Abramo. Usando la sua saggezza per la Volontà di Dio, Giacobbe trionfò nella lotta con Esaù per conquistare la primogenitura a livello individuale, andò in Aram e trionfò in una lotta di ventun anni con lo zio Labano per conquistare la primogenitura a livello familiare. Sulla via del ritorno da Aram in Canaan, Giacobbe vinse la lotta con l’angelo e fu così il primo uomo caduto a realizzare la condizione d’indennizzo per restaurare il dominio sull’angelo. Da quel momento ebbe il nome “Israele” (Gn. 32:28) a significare che aveva fissato il modello e posto le basi, su cui sarebbe stato stabilito il popolo scelto. Dopo esser tornato in Canaan con queste vittorie, Giacobbe conquistò il cuore di Esaù e, insieme a lui, realizzò la condizione d’indennizzo per rimuovere la natura caduta.
Giacobbe completò così vittoriosamente il modello del corso per la sottomissione di Satana. Mosè, Gesù e anche il popolo d’Israele avrebbero seguito questo corso, secondo il modello stabilito da Giacobbe. La storia d’Israele può servire come valida fonte storica per comprendere il corso nazionale per ottenere la sottomissione di Satana, ed è perciò il tema centrale dello studio della provvidenza di restaurazione.
3.4 Insegnamenti tratti dal Corso di Abramo
Primo, il corso di Abramo dimostra che la predestinazione, da parte di Dio, del modo in cui realizzare la Sua Volontà è condizionale. La provvidenza di restaurazione può realizzarsi solamente col concorso della parte di responsabilità dell’uomo, e non con il semplice potere di Dio. Perciò, sebbene Dio avesse chiamato Abramo, con lo scopo di portare a termine la provvidenza di restaurazione, quando Abramo fallì nel completare la sua responsabilità, la Volontà di Dio non si realizzò.
Secondo, il corso di Abramo dimostra che la predestinazione di Dio per l’uomo è condizionale. Sebbene Dio avesse predestinato che Abramo, facendo vittoriosamente la sua offerta, sarebbe diventato il padre della fede, quando Abramo non seppe completare la sua responsabilità, la sua missione fu estesa a Isacco e Giacobbe.
Terzo, il corso di Abramo dimostra che, ogni volta che l’uomo fallisce nella sua responsabilità, la realizzazione della Volontà di Dio viene ritardata e la sua restaurazione richiede la realizzazione di una condizione d’indennizzo maggiore. Nel caso di Abramo, la Volontà di Dio doveva essere realizzata semplicemente offrendo in sacrificio degli animali, ma, a causa del fallimento di Abramo, dovette compiersi con l’offerta in sacrificio del suo amato figlio Isacco ed essere completata tramite Isacco e Giacobbe.
Quarto, il fatto che Abramo dovette tagliare in due i sacrifici insegna che ciascuno di noi, per separare il bene dal male, deve dividere sé stesso come un’offerta. La vita di fede richiede di porre sé stessi nella posizione di offerta. Solo dividendo il bene dal male dentro di noi, possiamo diventare offerte viventi gradite a Dio. Dobbiamo costantemente separare in noi il bene dal male, in base allo standard della Volontà di Dio e, se non lo facciamo, poniamo una condizione per l’invasione di Satana.
[1] cfr. Il Messia: il Suo Avvento e lo Scopo della Sua Seconda Venuta 2.1
[2] cfr. Introduzione alla Restaurazione 1.1
[3] cfr. La Caduta dell’Uomo 2.2
[4] cfr. La Caduta dell’Uomo 4.1
[5] cfr. I Periodi della Storia Provvidenziale e la Determinazione della Loro Durata 2.4
[6] cfr. Predestinazione 2
[7] cfr. La Caduta dell’Uomo 4.5
[8] Secondo la Bibbia, Dio abbreviò la durata della vita umana immediatamente dopo la generazione di Noè. Perciò, le dieci generazioni da Adamo a Noè durarono 1600 anni, mentre le dieci generazioni da Noè ad Abramo durarono soltanto 400 anni.
[9] cfr. Mosè e Gesù nella Provvidenza di Restaurazione 1.2
[10] cfr. I Periodi della Storia Provvidenziale e la Determinazione della Loro Durata 2.4
[11] cfr. Predestinazione 3
[12] cfr. Mosè e Gesù nella Provvidenza di Restaurazione 2.2.3.3
[13] cfr. Mosè e Gesù nella Provvidenza di Restaurazione 1
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