Il Ruolo della Religione nell’Educazione Morale
Prefazione
Le esperienze del XX secolo hanno dimostrato che gli sviluppi scientifici, tecnologici ed economici da soli non garantiscono l’armonia e la vera felicità. Le persone hanno bisogno di una solida base di valori per trovare la loro realizzazione come individui e stabilire delle vere famiglie e delle società sane. Questa base unisce il meglio dei valori materiali e spirituali, dei valori tradizionali e contemporanei e dei valori orientali e occidentali. In effetti, il benessere delle nazioni e del mondo intero ha bisogno un substrato comune di valori.
Le altre presentazioni di questa serie esplorano temi di moralità e di etica in termini non religiosi, e possono così essere usate in qualsiasi contesto. Tuttavia l’impulso più grande che sta dietro la morale e l’etica è fondamentalmente religioso, ed è la religione che tradizionalmente ha dato forma all’educazione morale. In tante parti del mondo le voci religiose sono state escluse dai dibattiti pubblici per la loro tendenza all’esclusivismo, alla divisione e al conflitto.
Così, la sfida che le persone religiose si trovano di fronte, è quella di trovare delle aree in cui è possibile parlare con voce unanime. Il terreno comune più grande, e quindi la migliore speranza di cooperazione interreligiosa, riguarda i valori.
I fondatori della International Educational Foundation, il Dott. Sun Myung Moon e sua moglie, la signora Hak Ja Han Moon, hanno sponsorizzato molte conferenze sui valori, dalla prospettiva che esiste una Realtà Suprema e che la vita umana continua oltre la morte fisica. Chiamano questa prospettiva “Dioismo”*. In particolare la Conferenza Internazionale sull’Unità delle Scienze riunisce annualmente gli studiosi per discutere sui valori assoluti.
La International Educational Foundation ha stimolato educatori e uomini politici a trattare le questioni morali ed etiche. Poiché tante di queste persone sono loro stesse religiose o operano in società dove le differenze religiose sono diventate un motivo di divisione, questa presentazione si focalizza su questioni religiose comuni nella speranza di rafforzare il legame tra la religione e l’educazione morale.
Dott. Joon Ho Seuk
Presidente della IEF International
*Traduzione letterale del termine inglese “Godism”, che indica una ideologia incentrata su Dio.
Introduzione – La Religione Motiva le Persone a Condurre una Vita Morale
Per milioni di persone del mondo, la fede religiosa fornisce un motivo fondamentale per condurre una vita morale. Due credi in particolare hanno una profonda influenza sul comportamento umano: un radicato e profondo senso dell’esistenza di un essere onnipresente e assoluto, e la fede in una vita nell’aldilà che è determinata da come viviamo in questo mondo. Questa serie di pubblicazioni, Alla Ricerca del Vero Scopo della Vita: Prospettive sulla Moralità e l’Etica, non sarebbe completa senza prendere in considerazione il contributo della religione nel campo dei valori morali.
Il contributo positivo della religione per gli individui e la società sta ricevendo un riconoscimento sempre più grande. Recenti ricerche hanno rivelato che esistono dei legami tra la fede religiosa e la salute dell’individuo, la felicità e la longevità 1. Cosa più importante, la religione soddisfa il desiderio di scopo, direzione e comprensione del nostro posto nell’universo. Consideriamo le osservazioni di due noti studiosi delle religioni, Mircea Eliade e Huston Smith. Nel corso dei secoli, secondo Mircea Eliade2 la religione ha dato alle persone un centro spirituale. I popoli primitivi spesso identificavano una montagna sacra o qualche altro posto vicino alla loro casa come il centro dell’universo, attraverso il quale l’asse del mondo passava e raggiungeva direttamente i cieli. Quello era il centro spirituale del loro mondo e il luogo tramite il quale trovavano accesso al divino. Secondo Huston Smith, questo forte desiderio di orientamento è forse il più fondamentale dei desideri umani3.
Nelle società tradizionali, il centro fisico dell’universo è spesso legato al centro spirituale.
Quando le persone cominciarono a spostarsi di più, svilupparono la convinzione che non importa in che parte dell’universo fisico si trovavano, potevano trovare il centro spirituale se sostenevano i giusti credi – credi che sono validi per tutte le persone di tutti i tempi. Proprio come le persone consideravano la loro montagna il centro fisico dell’universo, così pensavano che il loro credo era la verità, e i loro dei gli dei veri.
Questi approcci nei confronti del centro spirituale sono stati contestati dalle scoperte scientifiche, dal secolarismo e dalle visioni religiose del mondo in competizione fra loro. Ad esempio, la dichiarazione di Copernico che la terra non era al centro dell’universo sconvolse la civiltà europea. Questa reazione era naturale, in quanto il centro fisico dell’universo e la vicinanza ad esso rappresentava il centro spirituale delle persone e la loro vicinanza ad esso. La perdita dell’uno sembrava la perdita dell’altro.
Tradizionalmente, questo centro spirituale è stato fissato nel divino ed ha preso energia dalle parole e dagli esempi di coloro che rappresentano la realtà suprema. Le persone potevano rivolgersi a un libro sacro, a un profeta, a un gruppo religioso o a una persona saggia e prendere come assolute le loro parole. L’era della tecnologia offre una grande quantità di informazioni ma poco senso di orientamento. Le varie voci religiose, ognuna delle quali dichiara di rappresentare il punto di vista divino, sono come differenti stazioni televisive che competono tra loro per conquistarsi l’audience. Inoltre, la secolarizzazione ostacola la ricezione di qualunque segnale, gettando sospetto sui libri sacri, sui profeti e sulle organizzazioni religiose di ogni genere.
Di conseguenza, l’insieme delle scoperte scientifiche, della secolarizzazione e del pluralismo religioso sta distruggendo il centro spirituale delle persone e delle società. La certezza morale è stata sfidata e la religione è stata relegata ai margini della vita. In assenza dell’autorità tradizionale, molte persone non hanno nessuna base solida per prendere delle decisioni, stabilire le priorità o scegliere dei modelli di riferimento. Seguono ogni moda che passa. Giovani e anziani, persone di ogni estrazione sociale sperimentano una crisi di identità. Assistendo agli effetti di questa sensazione di vuoto, educatori e cittadini preoccupati stanno cominciando a capire la necessità di ridare vigore all’educazione morale.
Come è stato spiegato nella presentazione La Necessità di una Educazione Morale, “Tutte e tre le dimensioni dell’educazione – l’educazione del cuore, l’educazione nelle norme e l’educazione alla professionalità – sono coinvolte nella realizzazione del terzo dei tre obiettivi dell’educazione: educare dei cittadini veramente produttivi. Questo obiettivo dell’educazione è realizzato quando la famiglia, la scuola e la comunità lavorano insieme per assicurare che tutte e tre le dimensioni siano in equilibrio”.
Se consideriamo l’educazione nel suo significato più ampio, ci sono tre ambiti principali in cui si svolge l’educazione morale: la famiglia, la scuola e la comunità. Di questi tre il più fondamentale è la famiglia. La presentazione intitolata “La Famiglia Scuola d’Amore” evidenzia come la pietà filiale e le virtù ad essa collegate possono essere coltivate in seno alla famiglia ed essere poi estese alla società. Nella famiglia impariamo ad esercitare autorità con amore, a rivestire un ruolo di supporto, a integrare la dimensione spirituale e materiale e a bilanciare la proprietà privata e il dominio pubblico. Lo scopo dell’educazione in questa scuola d’amore è diventare una persona dal carattere maturo che vive per il bene degli altri. L’educazione morale ha bisogno di rivestire un ruolo principale nelle nostre scuole; di fatto è la base su cui si costruisce un’educazione efficiente.
Questa presentazione parla del contributo della religione allo sviluppo del carattere, dell’identità e della moralità. L’intento di questa lezione non è discutere sull’esistenza o meno di Dio o della vita dell’aldilà. Piuttosto è basata sul fatto che questi credi sono sostenuti dalla maggior parte delle persone del mondo e hanno la potenzialità di avere un impatto positivo e concreto sul clima morale delle nostre famiglie, comunità e nazioni. Una comunità dipende da standard di comportamento concordati comunemente, e alle sue istituzioni è affidata la preparazione delle persone a diventare membri di famiglie, cittadini e leader della società buoni e responsabili.
La risposta della International Educational Foundation (IEF) alla crisi della certezza morale ruota attorno al suo programma per le scuole superiori, My Journey in Life (Il mio viaggio nella vita). Questo corso di studi è stato sviluppato in Russia negli anni immediatamente successivi alla caduta dell’Unione Sovietica. Il Comunismo era stato screditato e così non c’era nessuna base ideologica per i corsi di educazione morale offerti nelle scuole. Cercando un approccio alla vita su un livello più universale e duraturo, tanti insegnanti si rivolsero alla IEF. Così nacque My Journey in Life, un programma educativo per il carattere che aiuta i giovani a sviluppare il loro carattere e a trovare la loro identità all’interno delle loro tradizioni culturali e religiose. Negli ultimi dieci anni questo curriculum è stato accettato da migliaia di scuole da un capo all’altro dell’ex Unione Sovietica. Gli educatori hanno apprezzato la sensibilità con cui My Journey in Life presenta le varie tradizioni religiose che si trovano in quella parte del mondo. Per molti insegnanti e studenti, una delle parti più interessanti del libro è quella relativa alla religione che fornisce una base per la tolleranza tra le persone di tradizioni religiose e gruppi etnici diversi.
Alcune Considerazioni su “My Journey in Life” (Pubblicato in russo col titolo “ Moi Mir i Ya” che significa Il Mio Mondo ed Io) Il libro riflette sulla realizzazione di due concetti. Uno, che viene sviluppato nel suo contenuto e nella sua struttura, sostiene lo sviluppo della personalità degli studenti attraverso lo studio degli insegnamenti etici delle religioni del mondo. L’altro, sviluppato come concetto pedagogico, incoraggia il processo di auto-analisi e auto-comprensione. Inoltre il contenuto è talmente ricco e abbraccia così tanti diversi campi che anche una semplice lettura del libro può essere molto utile. Dott.Y.V.Sokolov Professore di Teoria e Storia della Cultura Accademia Statale della Cultura- S. Pietroburgo, Russia. L’impressione generale, sia da una lettura veloce che da un esame attento di questo libro per studenti, è estremamente positiva. Il lettore viene veramente introdotto nel mondo dei valori morali e spirituali fondamentali. Non ho visto una pubblicazione come questa nel nostro paese. Dott R.G. Aprysian Assistente, Istituto di Filosofia -Accademia Russa delle Scienze, Mosca La principale domanda morale alla quale ognuno ha bisogno di dare una risposta nella sua vita è: “Che tipo di persona sono ora e che tipo di persona voglio diventare?” Il programma My World and I aiuta gli studenti a rispondere a queste domande estremamente cruciali. Il corso offre agli studenti l’opportunità di migliorare se stessi sulla base dell’esperienza etica dell’umanità, li aiuta a formare un’immagine di loro stessi. Mentre studiano questo programma, gli adolescenti sviluppano il desiderio di comprendere il loro valore unico e il loro mondo interiore; che cosa significa essere un essere umano. Larisa Shmakova – Vice-preside, Ryazan, Russia. |
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Diversi capitoli di My Journey in Life introducono la vita e l’insegnamento dei fondatori delle principali religioni. Capitoli supplementari descrivono l’influenza delle tradizioni religiose sulla famiglia e il matrimonio. La religione è intimamente connessa alla vita familiare e le fasi significative della vita, come la nascita, il matrimonio e la morte, sono spesso accompagnate da rituali religiosi. Se la famiglia è la “scuola dell’amore” e il luogo in cui sviluppiamo i nostri valori morali, allora è d’obbligo considerare tutti i fattori che nutrono e sostengono le famiglie. La convinzione e l’impegno religioso possono avere un profondo impatto positivo sulla famiglia e contribuire così in modo significativo alla salute delle nostre comunità e della nostra società.
Oltre a dare chiarezza di scopo e di orientamento, condividere i valori religiosi può formare una forte struttura affinché le persone di fedi diverse si possano capire e rispettare fra loro. Valori e credi che sono in apparente conflitto possono provocare aspre ostilità. È stata data molta attenzione alla triste storia dei conflitti tra religioni diverse e alle rivalità tra fazioni della stessa religione. Questa presentazione ha uno scopo diverso. Si concentra sulla potenzialità della religione di darci una direzione comune e un senso di interconnessione.
Questa presentazione inizia illustrando i cambiamenti di influenza del Cristianesimo sull’educazione morale in Occidente. Quando la visione scientifica ed umanistica assunse una posizione di dominio, la religione divenne isolata dalla vita pubblica. Questo generò un vuoto morale che ebbe un impatto a livello mondiale.
La parte successiva esamina i due credi che hanno l’influenza più profonda sul comportamento umano: la fede nell’esistenza di una Realtà Suprema e in una vita nell’aldilà dove raccogliamo le conseguenze di come abbiamo vissuto in questa vita. Questi due credi sono comunemente sostenuti dalle persone religiose e aprono la strada al rispetto e alla comprensione reciproca. La parte finale considera la possibilità di una società centrata su Dio che consente un pluralismo religioso entro l’accordo unanime su dei valori comuni. Introduce il lavoro del Dott. Sun Myung Moon per unire le religioni del mondo nella ricerca di un’etica universale. Il suo concetto del “Dioismo” può fornire la struttura per una cultura di pace.
1 Vedere, ad esempio, Gregg Easterbrook , “Faith Healers”, New Republic, 19 e 26 luglio 1999.
2 Mircea Eliade, The Sacred and the Profane (New York: Harcourt Brace, 1959)
3 Huston Smith, Why Religion Matters: The Fate of the Human Spirit in an Age of Disbelief (San Francisco: Harper San Francisco, 2000), p. 26
Parte 1: La Religione e l’Educazione Morale nel Corso della Storia
A. Il Rapporto tra Religione e Moralità
Le religioni hanno sempre svolto un ruolo significativo come guide morali, istruendo i loro fedeli nei modelli di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Una espressione familiare di questo ruolo si vede nei grandi codici di condotta stabiliti da tante tradizioni religiose storiche, che vanno dai Dieci Comandamenti nelle scritture degli ebrei e dei cristiani ai Cinque Precetti del Buddismo. Il fatto che insegnamenti provenienti da tradizioni profondamente separate contengano così tanti principi simili dimostra una fondamentale corrispondenza nella comprensione della religione.
Prescrivere delle norme di comportamento è solo uno degli aspetti della guida offerta dalla religione. Alla base di qualsiasi regola di condotta c’è un centro e una pietra di paragone di ragionamento morale. Fondamentalmente le religioni insegnano l’altruismo. Attraverso mezzi che vanno dai racconti religiosi agli esempi di figure di santi, le religioni incoraggiano le persone a mettere gli interessi del prossimo sullo stesso livello dei loro.
La questione dell’esatto rapporto tra religione e moralità sorge in una varietà di contesti – sia antichi che moderni, teorici che pratici. Socrate chiede nell’Eutifro di Platone: “Ciò che è santo è santo perché gli dei lo approvano, oppure loro lo approvano perché è santo?”. Tommaso D’Aquino sostiene che certi tipi di azioni sono divinamente proibiti perché sono sbagliati, anziché il contrario. William di Ockam, d’altro canto, asserì che giusto equivale a “comandato da Dio”.
Negli ultimi secoli, due tendenze hanno sfidato il legame tra la religione e la moralità: la perdita d’importanza della fede e il pluralismo religioso.
Uomini di pensiero hanno espresso preoccupazione per l’impatto che il venir meno della fede religiosa ha avuto sulla moralità. Nei casi estremi il risultato è il caos e il nichilismo. Ne I Fratelli Karamazov, un’opera di Fyodor Dostoyevsky, un personaggio dichiara: “Senza Dio, ogni cosa è legittima”. Filosofi come Jean-Paul Sartre e Albert Camus hanno creato una moralità esistenzialistica per quelli che vedono l’universo come estraneo e indifferente. Alcuni umanisti propongono un’etica di eguale riguardo, sostenendo che ogni essere umano ha lo stesso valore e merita la stessa considerazione.
Le preoccupazioni riguardo la base dei valori morali hanno un impatto sulla politica pubblica. Ad esempio, si possono sostenere i valori democratici e le istituzioni senza presupporre l’esistenza di un essere supremo? L’educazione morale nelle scuole pubbliche dovrebbe far riferimento ai credi religiosi o questo verrebbe considerato un indottrinamento?
Il pluralismo religioso nella società presenta delle sfide. Gli stati liberali democratici dipendono da un consenso unanime su certi valori di fondo, rispettando nello stesso tempo l’autonomia dell’individuo. La loro costituzione garantisce il rispetto e la tutela dei diritti umani fondamentali, come la libertà di religione, la libertà di stampa e la libertà di riunione. Entro questo tipo di libertà la stabilità sociale dipende dai cittadini che aderiscono ad alcuni valori supremi. Tuttavia, i governi non possono promulgare leggi sui valori supremi senza abbandonare i principi liberali che garantiscono le libertà fondamentali.
Nessuna democrazia moderna può funzionare senza la base della dignità umana, ma le leggi non possono obbligare le persone a rispettare il valore dei loro simili. Si è generalmente d’accordo che solo un consenso fondamentale sui valori, le norme e le attitudini permette alle persone di vivere insieme in un modo che promuove la dignità.
In che modo la società dovrebbe ispirare i valori, le norme e le attitudini? Nelle società tradizionali e nel corso della storia, gli insegnamenti religiosi a casa, nei luoghi di culto e a scuola, hanno costituito la base per l’educazione morale. La letteratura religiosa, i racconti popolari e una raccolta di opere secolari trasmettono i valori desiderati. Gli insegnanti esortano e guidano i giovani correggendo i loro sbagli e cercando di infondere le buone abitudini. Le motivazioni vanno dalla paura di essere puniti alla guida amorevole attraverso l’esempio.
B. Uno Studio Analitico: Il Cristianesimo nell’Europa Occidentale
Generalmente le religioni usano una combinazione di metodi per coltivare il comportamento morale. La sfida è trovare un equilibrio tra la guida amorevole e la paura di essere puniti, tra lo stimolare lo sviluppo della capacità morale innata e imporre dei limiti esterni rigorosi.
Come esempio dell’equilibrio incostante tra offrire una guida morale attraverso l’esempio personale, l’incoraggiamento e l’amore e imporre delle regole attraverso una rigida disciplina, esamineremo le visioni di pensatori famosi che hanno influenzato lo sviluppo del Cristianesimo in Europa. Molte altre religioni hanno sperimentato tensioni analoghe, a volte mettendo l’accento sull’educazione morale attraverso l’amore e l’incoraggiamento, altre volte insistendo sull’educazione attraverso le regole rigide e la disciplina.
Coltivare la capacità morale innata
Alcuni dei consigli più saggi sull’educazione morale agli inizi della chiesa cristiana si trovano negli scritti di Agostino, Vescovo di Ippona (354-430). Nella sua teoria dell’educazione Agostino mise l’accento sulla capacita “innata” delle persone di imparare con l’amore e l’incoraggiamento. Egli consigliava agli insegnanti di iniziare i loro insegnamenti essendo consapevoli della situazione reale di ogni bambino. Per Agostino, l’apprendimento derivava dalla risposta degli studenti alla fiducia dell’insegnante nella loro capacità di rispondere in modo corretto.
Agostino presentò un approccio straordinariamente moderno al ragionamento morale nella sua enfasi sulla dinamica soggettiva, l’introspezione e l’induzione. La religione ha sempre svolto un ruolo importante nell’incoraggiare alla riflessione. Molte persone scoprono che la contemplazione, la preghiera e la meditazione sono risorse inestimabili di ringiovanimento ed ispirazione nello sforzo di condurre una vita morale.
Nel Medio Evo, Anselmo di Canterbury (1033?-1109) difese con forza il trattamento gentile dei giovani, opponendosi alle punizioni corporali come metodo per correggere i bambini. L’educazione alla moralità era anche un interesse dei teologi delle grandi università medioevali. Man mano che lo studio teologico divenne sistematico, vennero compilati dei compendi del pensiero cristiano che si occupavano esplicitamente della vita morale.
Secondo il frate Francescano Bonaventura (1217-1274), lo scopo dell’educazione teologica era di rendere le persone sante incoraggiandole ad usare la loro forza di volontà per decidere di scegliere di condurre una vita morale. Bonaventura seguì la tradizione di Agostino mettendo l’accento sul potere di Dio che lavora dentro le persone.
Il più grande trattato medioevale sull’educazione morale fu scritto dal teologo domenicano Tommaso d’Aquino (1224?-1274). Il punto fondamentale del suo sistema etico è l’enfasi sulla ragione umana e l’intelletto. Egli affermò che la conoscenza di ciò che è buono deve precedere il fare ciò che è buono. Seguendo la tradizione di Agostino, Tommaso dichiarò che il principio vivente della conoscenza e dell’educazione è nell’allievo. L’insegnante ha un ruolo secondario nell’aiutare lo studente a sviluppare il giudizio, le capacità intellettuali e la comprensione.
Educare la persona nella sua completezza
Con l’intento di sviluppare la totalità della persona, in modo che potesse essere competente in molti aspetti della vita, il Rinascimento ebbe un impatto sull’educazione morale in diversi modi. Gli educatori chiedevano un connubio tra le dichiarazioni della fede e la riscoperta dei Classici sulle potenzialità dell’essere umano. L’ideale del Rinascimento era quello dell’uomo universale – un soldato e un uomo d’azione, un individuo dai molteplici aspetti, nobile nel portamento, cortese nel parlare, conoscitore delle belle arti e fedele suddito della Chiesa.
Mentre il Medio Evo testimoniò poco interesse per l’educazione, il Rinascimento inaugurò un periodo di intensa discussione su tutti gli aspetti dell’educazione, con un interesse per l’educazione morale. I genitori vennero esortati a prestare attenzione alle potenzialità innate dei loro figli e ad educarli a raggiungere la completezza. Venne messo l’accento sull’educazione fisica, letteraria e religiosa.
Desiderio Erasmo da Rotterdam (1466?-1536) analizzò gli elementi di un’educazione completa: la pietà cristiana, l’erudizione, la condotta morale e la preparazione alla vita civile. Erasmo fu una delle voci più influenti nella ricerca di un equilibrio tra il cuore e la norma. Erasmo credeva nella capacità innata del bambino di imparare i valori morali. Come tutti gli umanisti, mise fortemente l’accento sull’esempio dei genitori, l’insegnamento morale e religioso diretto e i legami naturali tra gli anziani e i giovani. Si fece promotore di una religione intima e personale che includeva la dipendenza dal Creatore. Erasmo criticò la punizione e la paura come i metodi principali per stimolare il comportamento morale.
Inculcare la paura di una punizione divina
Gli ideali dell’umanesimo rinascimentale continuarono ad influenzare la teoria dell’educazione durante la Riforma Protestante e la reazione dalla Chiesa Cattolica. Tutti i riformatori fecero dell’educazione un interesse centrale nel loro sforzo di ridare nuova vita alla fede cristiana. Vedevano l’educazione come un modo per correggere gli abusi e la superstizione della chiesa medioevale.
Martin Lutero (1483-1546), il monaco tedesco che divenne un riformatore religioso, continuò la tradizione dell’umanesimo rinascimentale insistendo nel promuovere la crescita morale e religiosa attraverso la cultura dei classici. Lutero consigliò di unire la punizione all’ammonizione gentile e agli esempi positivi, ma era fortemente convinto che bisognava cercare di imporre il comportamento morale dall’esterno. Ai bambini venivano insegnati gli ammonimenti delle Scritture sul giudizio di Dio per quelli che vivevano nel peccato, in modo che la paura durasse per tutta la loro vita.
Il contributo principale della Riforma fu la sua enfasi sul rapporto individuale con Dio, senza la necessità di un intermediario. Quando Dio è visto come una fonte d’amore incondizionato, un rapporto personale con Dio è una spinta potente a condurre una vita morale.
Imparare dall’ordine naturale
La tradizione e l’autorità nell’educazione (specialmente la tradizione e l’autorità religiosa) furono rifiutate durante l’Illuminismo, quando gli educatori misero più enfasi sulle capacità naturali dell’individuo.
Il principale critico dell’educazione basata sulla punizione e la paura fu Jean Jacques Rousseau (1712-1778). Nell’Emilio egli propose una “educazione naturale”, basata sullo sviluppo spontaneo delle capacità del bambino. Rousseau asserì che nel corso ordinario della vita, specialmente nel gioco, il bambino impara osservando l’ambiente, rispondendo ad esso e usando le cose in modo spontaneo. Invece di basare l’educazione sull’obbedienza alle persone e ai loro ordini, Rousseau sosteneva l’obbedienza alle cose dell’ordine naturale. .
Secondo il suo punto di vista, se le persone non sono indotte nel vizio dagli altri, si adatteranno in modo naturale al mondo sociale e di conseguenza alla virtù.
Le idee dell’Illuminismo riformarono l’educazione morale nel ventesimo secolo negli Stati Uniti e in Europa. Negli anni sessanta, gli educatori iniziarono ad adottare una visione “neutrale sui valori”, dichiarando che non avevano nessun diritto di “imporre” il loro sistema di valori agli studenti. Il punto di vista di ognuno doveva essere rispettato, qualunque esso fosse, e gli standard del bene e del male divennero sospetti. Una trentina di anni dopo, il movimento dell’educazione del carattere negli Stati Uniti iniziò a promuovere i valori morali fondamentali che trovano consenso sia tra le persone di religioni diverse che tra i non credenti. I bambini crescono bene quando vengono loro insegnati i valori morali fondamentali a casa, a scuola e nella loro comunità religiosa.
Considerando alcune delle tendenze estreme dell’educazione morale, è saggio cercare un equilibrio tra il cuore e le regole, o tra l’amore e l’obbedienza alle regole. L’educazione morale che mette l’accento sulle regole e la paura di essere puniti, può essere rigida e formale. Le persone che crescono in questo modo potrebbero essere disciplinate e affidabili ma mancano di sensibilità e di compassione. D’altro canto, l’educazione morale che mette l’accento sull’emozione e la libera scelta a scapito dei principi e degli standard può produrre persone che sono indisciplinate e irresponsabili.
C. I limiti della visione scientifica
Dopo la Riforma Protestante e le numerose guerre di religione in Europa, le persone si rivolsero sempre più alla scienza e all’umanesimo per ricevere una guida. L’educazione morale perse terreno e la religione diminuì la sua influenza. Per molte persone, una visione scientifica o umanistica sostituì la visione spirituale fornita tradizionalmente dalla religione.
Nonostante la sua attuale influenza, tuttavia, la visione scientifica del mondo offre poco senso di orientamento o di scopo. Ha una capacità limitata di rispondere alle domande più profonde della vita.
Questa serie di presentazioni si occupa della ricerca dello scopo della vita. Affronta le domande su perché siamo qui e su che cos’è la vita. Le persone si sono poste queste domande da tempo immemorabile. Giacobbe, famosa figura dell’Antico Testamento, interroga Dio perché non riesce a comprendere la tragicità della sua situazione personale: “Dove si può trovare la saggezza? E dov’è il luogo della comprensione? L’uomo non conosce la strada per raggiungerlo, e non si trova nella terra dei viventi ”.
Gli scienziati possono avanzare teorie sull’origine della vita e fare supposizioni sulla natura dell’universo, ma queste sono speculazioni impersonali che non ci dicono nulla sulla condizione umana. La scienza può spiegarci come agiscono le forze e come funzionano gli organismi, ma queste sono in gran parte descrizioni, non spiegazioni del significato. Offrono poco per soddisfare lo spirito umano.
Anche se le domande sono eterne, ogni generazione è impaziente di una risposta. Secondo le parole del sociologo Emile Durkheim, “La scienza è frammentaria e incompleta; avanza, ma lentamente e non finisce mai; la vita, invece non può attendere. Perciò le teorie che sono destinate a far vivere e agire gli uomini sono obbligate a superare la scienza e a completarla prematuramente”. Le domande che trascendono lo scopo della scienza rientrano nel campo della religione. La gente sente che ci deve essere un senso nell’esistenza e milioni di persone cercano questo significato nella relazione con un essere assoluto. Per molti questo assoluto è noto col nome di Jahve, Dio o Allah.
Ė un errore pensare che la scienza e la religione si escludono a vicenda o che la pretesa di verità di una disciplina è superiore a quella di un’altra. Trovare un significato nella religione non significa rifiutare la scienza. Alcuni pensano che se uno segue una disciplina scientifica, credere in un Essere Assoluto non è una scelta intellettualmente valida. Nello stesso tempo alcune persone religiose rifiutano le affermazioni scientifiche che ritengono essere in conflitto con la loro fede.
Nel corso della storia, tuttavia, le persone religiose hanno cercato di conciliare la loro fede con le visioni filosofiche e le teorie scientifiche dominanti. Per esempio, i primi pensatori cristiani mostrarono come la filosofia greca era sostenuta e completata dal Cristianesimo. Agostino sviluppò la sua visione sulla base della filosofia di Platone, mentre Tommaso d’Aquino fece la stessa cosa basandosi sulla filosofia di Aristotele. I filosofi e i naturalisti musulmani, come Averroè (Ibn-Rushd) e Avicenna (Ibn Sina), seguirono l’insegnamento di Maometto di “cercare la conoscenza anche se fosse in Cina”. Averroè (1126-1198) fu il più grande filosofo arabo che spiegò il Corano secondo Aristotele. Il sistema medico del filosofo e fisico arabo Avicenna (980-1037) fornì una base per la medicina occidentale. Egli sviluppò una cura per il vaiolo e un anestetico per le operazioni. I risultati di questi studiosi posero i fondamenti per la scienza moderna.
Per tutto il Rinascimento e lo sviluppo dell’umanesimo, la Chiesa celebrò scienziati assieme ad artisti famosi. Membri degli ordini monastici Benedettini, Domenicani, Francescani e Gesuiti guidarono la ricerca nel mondo naturale. Molti dei più eminenti scienziati credevano in Dio, compreso Niccolò Copernico, Giovanni Keplero, Galileo Galilei, Isaac Newton, Charles Darwin e Albert Einstein e non trovavano nessuna contraddizione tra le loro visioni scientifiche e l’adesione ad una fede.
Quando si discute di scienza è utile distinguere gli studi sperimentali dalle loro interpretazioni. Quelli che apprezzano il metodo scientifico riconoscono che la ricerca condotta in modo corretto produce dati oggettivi. Tuttavia, il significato più ampio dei dati può essere espresso o in termini religiosi o in termini laici. Molti dei più grandi scienziati si sono resi conto di questo. Albert Einstein espresse in modo eloquente una visione religiosa:
“ La cosa più bella che possiamo sperimentare è il mistero. Ė la fonte di ogni vera arte e scienza. Colui al quale questa emozione è estranea, che non sa più fare una pausa per stupirsi e fermarsi, avvolto nello sgomento, è come se fosse morto; la sua mente e i suoi occhi sono chiusi. L’intuizione nel mistero della vita, per quanto accompagnata dalla paura, ha anche dato nascita alla religione. Sapere che ciò che è impenetrabile per noi esiste veramente, manifestandosi come la saggezza più profonda e la bellezza più radiosa che le nostre deboli facoltà possano comprendere…questa conoscenza, questo sentimento è al centro della vera religiosità. In questo senso io appartengo ai ranghi degli uomini devotamente religiosi”. 1
Il Dott. Sun Myung Moon, fondatore dell’IEF, ha un profondo interesse nel rapporto tra scienza e religione. Ha convocato riunioni di scienziati di fama mondiale per discutere su argomenti riguardanti i valori assoluti. I suoi sforzi sono basati sulla comprensione che religione e scienza sono complementari e si devono informare reciprocamente.
Religione e Scienza: Mente e Corpo “Il rapporto tra il mondo dell’essenza e il mondo dei fenomeni è simile a quello tra la mente e il corpo. Ė la relazione tra causa ed effetto, interiore ed esteriore, soggettivo ed oggettivo. Dal momento che l’uomo può realizzare una personalità perfetta solo quando la sua mente e il suo corpo raggiungono l’armonia in perfetta unità, il mondo ideale si può realizzare solo quando i due mondi – quello dell’essenza e quello dei fenomeni – si sono uniti insieme in perfetta unità…. Deve venire il giorno in cui religione e scienza avanzeranno in un’unica direzione, in modo che l’uomo possa godere una felicità eterna, completamente libero dall’ignoranza e diretto verso la bontà che è ciò che la mente originale desidera.” Dott. Sun Myung Moon |
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Attualmente, questa armonia non è espressa e molte persone lamentano il declino dell’influenza della religione. Per poter rivestire un ruolo attivo nella società, la religione deve superare la sua reputazione di una forza che crea divisione. Infatti, i critici dichiarano che non si può parlare di “religione” ma solo di “religioni”. Qualsiasi discussione di “una prospettiva religiosa” sulla moralità deve affrontare questo problema della diversità delle religioni. Ė possibile per la “religione” parlare con una voce unica sulle questioni di moralità?
D. Unità e diversità
L’opinione moderna ha dei preconcetti nel vedere le religioni dal punto di vista della loro unità, e il conflitto religioso è più evidente che l’armonia tra le religioni. Elizabeth Nottingham ha evidenziato gli aspetti sia migliori che peggiori della religione: “La religione è collegata ai tentativi dell’uomo di esplorare le profondità del significato sia in se stesso che nell’universo. Ha dato nascita ai prodotti più vasti dell’immaginazione umana ed è stata usata per giustificare la crudeltà estrema dell’uomo nei confronti del suo simile. La religione può evocare stati d’animo di sublime esaltazione ed anche immagini di paura e di terrore”. 2 Tuttavia, di fronte a quelle “immagini di paura e di terrore”, i leader religiosi spesso rispondono con dichiarazioni di solidarietà. Nel gennaio 2002, per esempio, Papa Giovanni Paolo II convocò una riunione ecumenica nella cittadina di Assisi in Italia, in risposta agli attacchi terroristici avvenuti negli Stati Uniti quattro mesi prima. Rivolgendosi ad un pubblico che comprendeva leader di una dozzina di religioni, il Papa chiese di riconoscere che “chiunque usa la religione per fomentare la violenza va contro l’ispirazione religiosa più vera e più profonda”. 3
Molti libri di testo sulle religioni mondiali trattano ciascuna religione come un’entità distinta e mettono l’accento sulla sua unicità. Il relativismo che pervade l’educazione occidentale non ha fiducia nei modelli universali e gli studiosi si concentrano sulle espressioni di verità che sono proprie di ciascuna religione. Tuttavia ci sono dei punti di convergenza, specialmente sui valori. Alcuni temi caratterizzano il terreno comune che è condiviso dalle religioni.
Nell’opera World Scripture: A Comparative Anthology of Sacred Texts (Le Scritture del Mondo: Una Antologia Comparativa di Testi Sacri), brani tratti dai testi sacri delle varie religioni del mondo sono disposti secondo l’argomento, fornendo un’immensa risorsa di materiale comparativo, con punti di vista e commenti introduttivi per illustrare il significato dei passi difficili.4 La World Scripture crea un terreno comune per la comprensione delle religioni, che persone di ogni religione possono riconoscere da sole e alle loro condizioni. L’editore Andrew Wilson nota una considerevole quantità di punti comuni, che chiama i Dieci Punti di Unità. Tra questi c’è credere che l’universo è morale e creato per uno scopo, che gli esseri umani sono soggetti alle leggi spirituali, che ogni persona raccoglie i frutti delle sue azioni. Cosa più fondamentale, tutti condividono la convinzione che esiste una Realtà Suprema o un Dio trascendente che definisce lo scopo e il significato della vita e con il quale gli esseri umani hanno un rapporto.
Dieci Punti di Unità tra le Religioni del Mondo
+Andrew Wilson, “World Scripture and Education for Peace”. Testo presentato alla conferenza sponsorizzata dalla New Ecumenical Research Association a Chateau de Bellinglise, Elincourt Ste-Marguerite, Francia, 7-12 maggio 1992 (New York: International Religious Foundation, 1992). |
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Ė considerevole il fatto che questi punti di unità si focalizzano sulla moralità personale, specialmente l’abnegazione, la bontà, l’amore, gli obblighi morali, vivere per uno scopo e obbedire alle leggi spirituali. Per migliaia di anni, le esortazioni morali delle religioni del mondo sono state proclamate in modo chiaro ed evidente. I seguenti passi, scelti da vari testi sacri, illustrano la continuità di questa chiamata alla moralità personale e alla bontà:
Non fare alcun male, coltivare il bene, purificare la propria mente – questo è l’insegnamento dei Budda.
Buddismo. Dhammapada 183
Esèrcitati nella pietà, perché l’esercizio fisico è utile a poco, mentre la pietà è utile a tutto, portando con sé la promessa della vita presente come di quella futura.
Cristianesimo. 1 Timoteo 4.7-8
Una fossa piena d’acqua ai piedi di una montagna in mezzo a una vegetazione incolta.
L’uomo superiore, determinato alla buona condotta, nutre la sua virtù.
Confucianesimo. I Ching 4: Immaturità
Questo Atman, risplendente e puro, che i discepoli senza peccato vedono risiedere dentro il corpo, si raggiunge con la pratica incessante di verità, austerità, giusta conoscenza e castità.
Induismo. Mundaka Upanishad 3.1.5
Per….. l’anima e Colui che l’ha perfezionata e l’ha ispirata con la coscienza di ciò che è sbagliato e ciò che è giusto:
Ha certamente successo chi la fa crescere ed è veramente perduto chi la corrompe …
Islamismo. Corano 91.7-10
Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio.
Giudaismo e Cristianesimo. Michea 6.8
Quindi ci sono delle ragioni molto valide per legare la religione alla moralità. Tuttavia, quale delle due dipende dall’altra?
E. Possiamo Essere Buoni Senza la Religione?
Solo le persone religiose possono condurre una vita morale? La risposta ovviamente è no. Persone che sono religiose solo di nome o persino persone non religiose possono essere morali tanto quanto i credenti e qualche volta dimostrano di avere una sensibilità morale più elevata. Molte persone laiche rispettano la dignità di ogni essere umano. Le garanzie dei diritti umani sono basate sul rispetto della dignità umana.
Le persone possono essere religiose senza essere buone? Il credo religioso non sempre conduce a un comportamento morale. Le religioni insegnano codici morali, inspirano le persone ad essere buone e stabiliscono le conseguenze per le trasgressioni. Tuttavia, a volte, le religioni ostacolano o persino impediscono il progresso, chiudendo le porte all’illuminazione e alle riforme. Le storie delle grandi religioni del mondo illuminano sia i livelli di conquista dell’uomo che le profondità della degenerazione.
Tuttavia, solo il pregiudizio potrebbe non far vedere alle persone il profondo contributo delle grandi religioni al progresso morale e spirituale dei popoli di questo mondo. Tutte le comunità dipendono dalla volontà dei loro membri di prendersi cura degli altri e di condividere le responsabilità. La ricerca conferma l’impatto prezioso che gli individui e i gruppi religiosi hanno sulla salute morale delle società.
In “Key Factors Influencing Caring, Involvement and Community”(I fattori chiave che influenzano la cura, il coinvolgimento e la comunità), Virginia A. Hodgkinson, artefice e direttore esecutivo del Centro Nazionale delle Statistiche sulla Beneficenza degli Stati Uniti, ha concluso che “I risultati dalle indagini sul volontariato e la beneficenza hanno costantemente mostrato che l’appartenenza a istituzioni religiose e in particolare la frequenza di partecipazione ai servizi religiosi è un forte fattore per predire il volontariato e la beneficenza.”5 I risultati sono validi per tutti i gruppi di età, inclusi i giovani. Gli adolescenti che hanno dichiarato di partecipare alle funzioni religiose, fanno volontariato quasi ogni settimana con una frequenza tre volte superiore a quella di chi non ha mai partecipato. Gli adulti che hanno partecipato a funzioni religiose, fanno volontariato quattro volte di più rispetto a quelli non hanno mai partecipato.
La Hodgkinson ha scoperto che le persone che fanno parte di un gruppo religioso condividono tradizioni comuni, dedicano tempo e risorse per sostenersi vicendevolmente e partecipano con il gruppo a soddisfare i bisogni della società più grande. “In questo modo,” lei conclude, “le congregazioni offrono un’esperienza fondamentale e a lungo termine per un gran numero di americani per imparare a prendersi cura e condividere le responsabilità all’interno di una comunità.” La sua ricerca ha inoltre indicato che è molto più probabile che i membri di organizzazioni religiose partecipino ad altre organizzazioni di volontariato, di servizio e professionali.
Così il comportamento morale non è solamente un ideale promosso dalle religioni ma è anche il frutto della pratica religiosa.
1 Louis Untermeyer, Makers of the Western World (New York: Simon and Schuster, 1955), p. 54.
2 Elizabeth K. Nottingham, Religion and Society (Garden City, New York: Doubleday, 1954).
3 New York Times, 25 gennaio 2002, p.5
4 Andrew Wilson, Ed., World Scripture: A Comparative Anthology of Sacred Texts (New York: Paragon House, 1991).
5 Virginia A. Hodgkinson, “Key Factors Influencing Caring, Involvement, and Community:” In Paul G. Shervish, et al., Care and Community in Modern Society: Passing on the Tradition of Service to Future Generations (San Francisco: Jossey-Bass, 1995).
Parte 2: Credo Religioso e Moralità
I due credi religiosi essenziali che sono comuni alle religioni di tutto il mondo hanno un impatto particolarmente importante sul comportamento morale. Questi sono la fede in una Realtà Suprema e in una vita nell’aldilà.
A. La Realtà Suprema
L’esistenza e la natura della Realtà Suprema o dell’Essere Assoluto è forse la più grande domanda dell’uomo. Fin dall’alba della storia, le persone hanno cercato una risposta a questa “domanda ultima” attraverso la religione e la filosofia. Questa Realtà Suprema – conosciuta in vari modi come Dio, Allah, Jahve, l’Assoluto, etc., o con nessun nome – è ritenuta conoscibile da alcuni e misteriosa da altri. La Realtà Suprema può essere trascendente o immanente, disinteressata o appassionata. Alcune persone sperimentano Dio come un essere personale, mentre altre percepiscono una forza impersonale oppure una Verità che non è né un essere né un non essere. Nonostante queste differenze nel modo di intenderla, la maggioranza delle persone nel corso della storia ha creduto in qualche realtà trascendente. Questo fenomeno suggerisce fortemente che gli esseri umani hanno un senso religioso innato che li spinge a ricercare questa realtà. Alcuni sostengono che questa è di per sé la prova che Dio esiste: nel più profondo del nostro essere stiamo cercando di ritornare alle nostre origini.
La nostra comprensione di questa realtà forma il nostro modo di vedere il mondo e il nostro posto in esso. Cosa più significativa, l’esistenza o la non esistenza di una Realtà Suprema ha profonde implicazioni per la moralità. Alcuni hanno sostenuto che se non esiste Dio allora tutto è permesso. Se è così, un mondo senza Dio è un mondo senza standard morali. Ė un mondo dove vige la regola del più forte e del più egoista. D’altra parte se non solo crediamo in una Realtà Suprema ma vediamo in essa la fonte di tutto ciò che è buono e vero, sentiamo in modo naturale che la vita ha uno scopo e un significato. Abbiamo un motivo per sviluppare il nostro carattere ed aspirare ad una vita di bontà. Crediamo che alla fine la virtù sarà premiata.
Particolarmente interessante è come questa Realtà Suprema a volte è ritratta come un Dio personale e persino come un genitore buono e amorevole. Come è stato notato nella presentazione “La Necessità di un’Educazione Morale, l’esperienza di un amore incondizionato all’interno della famiglia ha un impatto significativo sul comportamento morale. Se è vero che la visione di Dio come un essere benevolo e amorevole è soprattutto prevalente nelle fedi bibliche, è presente comunque anche in altre fedi.
“ Io sono Tathagata,
Il Più Onorato fra gli uomini.
Io appaio nel mondo
Come dentro a questa grande nuvola
Per versare ricchezze su tutti
Gli esseri viventi assetati,
Per liberarli dalle loro miserie
Per raggiungere la gioia della pace,
La gioia del mondo presente,
E la gioia del Nirvana….”
Buddismo: Sutra del Loto 5: Parabola della nuvola di pioggia
Il Maestro disse. “La bontà è davvero così distante? Se vogliamo veramente la bontà, dovremmo trovare che era proprio al nostro fianco.”
Confucianesimo. Analetti 7.29
Amare è conoscere Me stesso, la Mia natura più profonda, la verità che io sono.
Induismo. Bhagavad Gita 1 8.55
Egli è Colui che ha fatto scendere l’acqua dal cielo bevanda per voi ed erba pei pascoli.
Per mezzo suo ha fatto germinare i cereali e l’olivo, le palme e le vigne e ogni altro frutto. In verità in ciò vi è un segno per gente che sa riflettere….. Se voleste contare i favori di Allah, non potreste enumerarli. In verità Allah è perdonatore, misericordioso.
Islamismo. Corano 16.10,8
Paziente e misericordioso è il Signore, lento all’ira e ricco di grazia.
Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature.
Giudaismo e Cristianesimo. Salmo 145: 8-9
Ė la Via del Cielo non mostrare nessun favoritismo. Ė per sempre dalla parte dell’uomo buono.
Taoismo. Tao Te Ching 79
Un rapporto con un Dio giusto, buono e amorevole ha profonde implicazioni per la nostra comprensione del mondo e il nostro ruolo in esso.
- Per il singolo credente, può creare ordine dal caos, fornendogli un contesto per capire se stesso nello schema più grande delle cose. Alcuni concetti religiosi molto diffusi, come l’idea del giudice onnipresente che ci guarda quando nessuno ci vede, danno ai credenti un chiaro orizzonte morale.
- Credere in Dio e nella nostra potenzialità di rispecchiare il nostro “creatore” fornisce un modello per lo sviluppo morale. L’attuale confusione sugli obiettivi dell’educazione morale riflette una confusione sullo scopo dell’educazione e la natura della persona che deve essere educata. Senza un’idea chiara di chi deve essere educato o una comprensione dello scopo della vita umana, la metodologia e gli obiettivi dell’educazione non approdano a nulla. Dal punto di vista di alcune delle principali religioni, il presupposto fondamentale dell’educazione dell’individuo è che l’umanità è creata da Dio per realizzare uno scopo, un ideale originale di creazione.
- L’esistenza di Dio fornisce un’autorità morale che rafforza la decisione morale. le concezioni umanistiche della vita morale hanno poca autorità morale. Secondo Immanuel Kant, una vita buona è guidata da ciò che il pensiero razionale definisce come il proprio dovere. La prescrizione utilitarista è di esercitare una benevolenza imparziale o mostrare lo stesso riguardo. Quando sono contestati, questi principi etici non possono essere difesi senza far riferimento a una Realtà Suprema. Perché dovrei agire secondo quello che la ragione mostra essere il mio dovere? La risposta è: devi semplicemente farlo. Perché dovrei adottare un’attitudine imparziale e non considerare la mia felicità più importante di quella di chiunque altro? La risposta è: devi semplicemente farlo. Per molti, la via di uscita da questo ragionamento chiuso si trova nella volontà autorevole di Dio.
- La relazione con un Dio d’amore può essere una risorsa vitale di forza nelle avversità. Ė stato documentato che l’amore può offrire un potente sostegno nella sofferenza apparentemente insopportabile. Per esempio, in Man’s Search for Meaning (La ricerca di significato dell’uomo), lo psicologo Victor Frankl ha raccontato le sue esperienze nel campo di concentramento nazista dove trascorse molti anni. Tra gli orrori e la disperazione che lo circondavano, fu lo stesso capace di trovare soddisfazione:
“Un pensiero mi trafisse: per la prima volta nella mia vita vedevo la verità come la canzone creata da tanti poeti, proclamata come saggezza finale da tanti pensatori. La verità – quell’amore che è l’ultimo e il più alto obiettivo al quale un uomo può aspirare. Poi capii il significato del più profondo segreto che la poesia umana e il pensiero e il credo umano devono insegnare; la salvezza dell’uomo è attraverso l’amore e nell’amore. Capii come un uomo a cui non rimane più nulla al mondo può ancora conoscere la felicità, se pure per un breve momento, nella contemplazione del suo amato. In una posizione di totale desolazione, quando un uomo non può esprimere se stesso in azioni positive, quando la sua unica realizzazione può consistere nel sopportare le sofferenze nel modo giusto – in un modo onorevole – in una simile posizione l’uomo può, attraverso la contemplazione amorevole dell’immagine del suo amato, ottenere soddisfazione. Per la prima volta nella mia vita, ho potuto capire le parole: “Gli angeli si perdono nella contemplazione perpetua di una gloria infinita”.
L’aspetto più importante della relazione con un Dio personale è l’esperienza di una fonte incondizionata di amore. Come è stato messo in evidenza nella presentazione “Principi Universali e scopi della Vita”, noi raggiungiamo la nostra piena umanità attraverso le relazioni d’amore. Il vero amore è la fonte della gioia e dell’energia della vita. La famiglia ha la missione unica di educare il cuore attraverso le esperienze d’amore. L’essenza dell’esperienza familiare è l’amore dei genitori che crea la dimensione di cuore dove i figli possono svilupparsi e maturare completamente.
Un fattore significativo nel determinare la forza e la felicità dei legami familiari è la convinzione religiosa. Quando i genitori hanno un rapporto molto stretto con un Dio d’amore la famiglia è più forte. Nicholas Stinnett ha notato come negli ultimi 40 anni la ricerca ha mostrato costantemente una correlazione positiva tra la religione e i rapporti familiari di successo. Stinnett rilevò che nelle famiglie da lui studiate, questo impegno religioso andava oltre i semplici riti:
“Esistono fattori che indicano che questa caratteristica religiosa era più profonda che andare semplicemente in chiesa o partecipare ad attività religiose. Potrebbe essere più propriamente definita l’impegno ad uno stile di vita spirituale. Le parole sono inadeguate per trasmettere questo concetto, ma quello che tante di queste famiglie hanno detto è che avevano la consapevolezza dell’esistenza di un Dio o di un potere superiore che dava loro un senso di scopo e dava alla loro famiglia un senso di sostegno e di forza. La consapevolezza di questo potere più alto nella loro vita li aiutava ad essere più pazienti gli uni con gli altri, più disposti al perdono, più veloci a superare la rabbia, più positivi e più capaci di sostenere le loro relazioni.”1
Commentando queste osservazioni James Henslin ha scritto: “Se le ricerche di Stinnett sono generalizzabili, come sembrano essere, incoraggiare l’impegno religioso delle famiglie non solo rafforzerebbe le famiglie stesse ma anche le comunità in cui vivono”.2
Se la famiglia è la scuola dell’amore, allora possiamo descrivere Dio come la fonte dell’amore. Qualcuno potrebbe dire, “Dio è amore”. Spesso è nell’esperienza d’amore che siamo più morali. Come è detto nella presentazione “Principi Universali e Scopi della Vita”, “L’amore nel suo senso più vero è fondamentalmente morale. Richiede azioni altruiste: dare, servire e sacrificare noi stessi per il bene dei nostri cari.” Quando Dio è al centro della vita familiare, le persone hanno un’esperienza di amore potente e costante. Essere a contatto di questa forza d’amore dà energia alle famiglie e le rafforza. Come Henslin suggerisce, questo può offrire la speranza di comunità più forti e più morali.
Che cosa offre esattamente la religione alle famiglie? Un rafforzamento e una riaffermazione personale attraverso la preghiera e la riflessione e l’esperienza di una comunità religiosa. Secondo Ronald Grenn, professore di religione al Dartmouth College, l’esperienza autentica della comunità rappresenta “una vivificazione pratica del punto di vista morale”. La religione aiuta le persone a guardare oltre le distinzioni sociali e a percepire l’uguaglianza essenziale dell’umanità; infonde principi morali nell’ordine sociale. Green sottolinea che i momenti rituali “incorporano e riflettono gli elementi chiave del punto di vista morale e forniscono le informazioni e le capacità necessarie per riuscire ad applicarlo.” Quando i riti religiosi sono intrapresi volontariamente “simboleggiano e decretano la rinuncia alla proprietà, agli agi o al vantaggio che segna l’adozione del punto di vista morale.”3 In altre parole, i rituali aiutano a tradurre l’impegno morale in un impegno sociale. Quindi la religione aiuta le comunità a prosperare.
La religione dà alla moralità la forza della convinzione che viene dall’aver visto “la parola fatta carne”. I filosofi possono discutere su grandi principi morali e i profeti possono proclamare i comandamenti di Dio, ma è solo quando vediamo l’incarnazione umana di questi principi e comandamenti astratti che siamo in grado di credere ed acquistare la capacità di agire. Così, a differenza dei sistemi della filosofia e della legge, tutte le grandi religioni ci presentano una persona o delle persone che incarnano la legge morale. Può essere un profeta come Mosè o Maometto, una serie di incarnazioni come nell’Induismo, o un rivelatore unico e superlativo come nella figura di Gautama Budda o di Gesù Cristo. La nostra sfida, poi, è quella di essere all’altezza della potenzialità rivelata dall’incarnazione della legge morale.
B. La Vita nell’Aldilà
La fede in una vita dopo la morte, dove sperimentiamo le conseguenze della nostra vita terrena, è condivisa da tutte le culture. Per coloro che credono in un Dio di amore, di bontà e di giustizia, è inconcepibile che le persone amate da Dio non debbano condividere l’eternità di Dio. Se Dio è eterno e noi siamo i suoi amati, allora anche noi dobbiamo essere eterni.
Certo, a volte si contesta che credere nell’aldilà diminuisce la necessità di un pieno impegno nella vita terrena ma non è necessariamente così. Come affermò lo storico Arnold Toynbee, ci sono tre alternative: (1) credere nell’esistenza solo di questo mondo (2) credere nell’esistenza solo dell’altro mondo e (3) vedere questo mondo solo come una provincia del Regno di Dio che include un altro mondo.4 Credere soltanto alla realtà di questo mondo tende a promuovere l’etica del piacere e del potere. D’altra parte, coloro che prendono seriamente solo il mondo dell’al di là tendono a provare disprezzo per le responsabilità e le istituzioni di questo mondo. Quando la religione promuove un insegnamento del genere, agisce veramente come un oppio.
Le tradizioni Ebree-Cristiane-Islamiche hanno la visione di uno sfondo delle vicende umane più ampio di quello fornito dall’analisi scientifica. Questa visione getta un ponte al di là delle limitazioni del tempo e dello spazio. La vita dell’aldilà è coerente con questa vita, anche se qualche volta è evidente una tensione dialettica. Quello che è fatto qui ha la sua realizzazione là, quello che è fatto adesso ha la sua conclusione dopo.
Anche se le concezioni della vita dopo la morte variano da una fede all’altra, la maggior parte sostiene che ci sono conseguenze dirette delle nostre azioni sulla terra nella vita dell’aldilà e che un Cielo o un paradiso attende i buoni mentre la punizione attende i cattivi. Il “Cielo” è descritto in varie maniere come un luogo di amore, gioia e amicizia infinita con Dio e con il prossimo. D’altra parte, l’ “inferno” è caratterizzato dall’assenza di amore e dal dominio dell’egoismo, della meschinità, della colpevolezza e della vendetta. Sia la promessa che la minaccia di una vita ultraterrena possono fornire una valida motivazione per condurre una vita morale.
“Il Cielo” nelle Religioni del Mondo Ci sono numerosi cieli, disposti gerarchicamente e abitati da esseri felici, che vivono a lungo ma alla fine mortali, conosciuti come “dei e “semidei”. Esistono anche regni simili al cielo, chiamati generalmente Terre Pure, dove risiede il Corpo della Gioia – un corpo elevato composto di luce – di un essere illuminato. Questo cielo è fatto esso stesso di luce, che sorge dalla saggezza illuminata di quell’essere: non ha nessuna esistenza indipendente senza la sua presenza lì. Buddismo Il Cielo è un luogo dove i redenti vanno a ricevere la ricompensa di una compagnia eterna con Dio. Ė dipinto come pieno di palazzi e di strade dorate. Dopo il giudizio finale si formeranno un nuovo cielo ed una nuova terra (visione Battista). Il Cielo è dimorare in perfetta santità e gioia con Dio; è detto poco sulla natura del mondo dell’al di là perché sia il cielo che l’inferno sono indescrivibili (visione Presbiteriana). Il “Cielo” designa una condizione piuttosto che un luogo: l’eterna pienezza della vita, la suprema felicità che viene dall’intimità con Dio (visione Cattolica Romana). Cristianesimo I testi sacri più antichi degli Indù, i Veda, parlano di un viaggio dell’ “anima” nel regno celeste degli antenati. Scritti posteriori descrivono due strade che l’anima dipartita può prendere: la strada degli antenati, che conduce alla rinascita, e la strada degli dei, che conduce alla liberazione dalla rinascita. Per quelli che prendono la strada degli antenati, il cielo è un luogo temporaneo dove l’anima può godere i frutti delle buone azioni che ha compiuto mentre era sulla terra. Quando il merito di queste persone è esaurito, i loro desideri li trascinano indietro sulla terra a rinascere. Induismo Il Cielo è descritto come un “Giardino” che ha diversi livelli (di solito sette) con gli esseri più alti direttamente sotto il trono di Dio. Le anime lì sono contente e possono fissare lo sguardo nel volto di Dio. Islamismo Il Cielo è un luogo dove l’ansietà e il travaglio sono finiti. Alcuni saggi hanno detto che lì si svolge un’attività calma e pacifica e che i misteri della vita sono risolti. Per gli ebrei vivere una vita degna di lode è più importante che cercare il Cielo. Giudaismo Il Cielo è chiamato garo-demana (“la casa del canto”) o wahisht (“il luogo migliore”). Il Cielo è considerato come un giardino di delizie dove le anime dimorano nella pace e nella gioia, godendo calore e piacere fino alla resurrezione. Zoroastrismo |
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Credere in una vita nell’aldilà può accrescere lo sviluppo morale perché porta a considerare le conseguenze a lungo termine delle nostre azioni e influenza i nostri orientamenti. Quelli che si aspettano un’esistenza anche dopo la morte fisica tendono ad essere meno attaccati al corpo e alle cose materiali. Invece di focalizzarsi sulle realizzazioni esteriori, danno la priorità alle relazioni d’amore e al servizio per l’umanità.
Indipendentemente da come saranno assegnate le ricompense o le punizioni, credere nella vita dell’aldilà dà un significato morale alle nostre azioni. Questo punto si trova nelle scritture delle più importanti religioni del mondo. Come la letteratura Sikh afferma, “Il Paradiso non si raggiunge senza buone azioni.”5 Il Bhagavad Gita dichiara: “Nessuno che compie azioni buone farà mai una brutta fine, né qui né nel mondo dell’aldilà.”6 Perciò c’è un incoraggiamento per il credente a vivere una vita morale.
Naturalmente l’impatto della fede sul comportamento morale dipende dalla profondità e dall’intensità di questa fede. Quando le persone si trovano faccia a faccia con la loro mortalità, la loro reazione istintiva è avere a cuore le persone che amano e le semplici gioie della vita sulla terra. Contemplare la vita dell’aldilà porta in pieno risalto il significato della vita terrena. Una prova decisiva di questo punto si trova studiando le persone che riferiscono esperienze di pre-morte.
Un considerevole numero di persone ha riportato in modo curioso esperienze di pre-morte simili. Un rapporto sulla rivista di medicina inglese Lancet conclude che questi racconti sono attendibili.7 I ricercatori hanno studiato 344 pazienti in dieci ospedali dell’Olanda che erano stati rianimati con successo dopo un arresto cardiaco. Il 12% di questi pazienti ha riportato esperienze di “pre-morte” dove vedevano luci alla fine di un tunnel o erano in grado di parlare con parenti o amici defunti. La maggior parte di loro aveva una eccellente memoria degli eventi, facendo così cadere la teoria che questi ricordi sono falsi.
Il responsabile della ricerca Pim van Lommel ha detto che lo studio di questi casi suggerisce che i ricercatori, investigando sullo stato di coscienza, dovrebbero guardare oltre le cellule e le molecole. Persino quando il cervello non mostra segni di attività elettrica, è possibile che una persona sia ancora cosciente. Molte persone descrivono di aver visto i loro corpi da lontano come se guardassero un film. Altri dicono che si sentivano trascinati verso una luce brillante.
L’idea che la coscienza possa in qualche modo esistere indipendentemente dalla materia, è significativa. Tradizionalmente uno degli argomenti più forti contro la vita dopo la morte è stata l’osservazione che lo spirito è alla mercé della materia. Le funzioni mentali sembrano cessare quando il cervello muore. Il corpo e il suo sistema nervoso sembrano essere il carburante o la causa, mentre la coscienza, come funzione non-materiale, sembra essere l’effetto. Se si rimuove la causa, l’effetto se ne va. Tuttavia lo studio olandese concluse che la coscienza può continuare ad esistere anche dopo la morte del cervello; così la coscienza piuttosto che materia sembra essere la causa. Alcune delle testimonianze significative di pazienti che hanno vissuto esperienze di pre-morte (come il racconto che riportiamo qui sotto) sono state confermate dal team di ricerca.
Una Storia Significativa Dopo la Rianimazione La rivista medica inglese Lancet ha riportato la seguente testimonianza dell’esperienza extracorporea di un paziente sottoposto a rianimazione. Durante la notte un’ambulanza portò all’unità coronarica dell’ospedale un uomo di 44 anni che era stato rinvenuto su un prato da un passante circa un’ora prima. Era in coma e la sua pelle era diventata blu. Inizialmente fu sottoposto a respirazione artificiale, massaggio cardiaco e defibrillatore. L’uomo non rispondeva, così gli inserirono un tubo per respirare. Un’infermiera dell’unità coronarica riportò quanto avvenne dopo: “Quando vogliamo intubare il paziente, mi accorgo che in bocca ha una dentiera. Gli tolgo la dentiera e la metto nel carrello. Intanto continuiamo la rianimazione cardio respiratoria. Dopo circa un’ora e mezza il paziente ha battito cardiaco e pressione del sangue sufficienti ma è sempre ventilato e intubato ed è ancora in coma. Viene trasferito all’unità di terapia intensiva per continuare la respirazione artificiale.” Dopo più di una settimana la stessa infermiera stava distribuendo le medicazioni nel reparto di cardiologia quando incontra il paziente che era in via di guarigione. Quando l’uomo la vide disse: “Quell’infermiera sa dove sono i miei denti”. Con sua sorpresa affermò: “Sì, tu eri lì quando sono stato portato all’ospedale e mi hai tolto la dentiera dalla bocca e l’hai messa in quel carrello dove ci sono tutte quelle bottiglie e c’era quel cassetto scorrevole in basso e tu hai messo lì i miei denti.” L’infermiera era stupita, perché si ricordava che questo era successo mentre l’uomo era in coma profondo. Fece delle ricerche e riportò: “Sembra che l’uomo abbia visto se stesso sdraiato su un letto e abbia percepito dall’alto come gli infermieri e i dottori erano stati occupati con la rianimazione cardio-respiratoria. Ė stato anche in grado di descrivere correttamente e nei dettagli la piccola stanza dove era stato rianimato, così come l’arrivo di quelli che erano presenti come me. Mentre osservava la situazione aveva avuto molta paura che avremmo smesso di fargli la rianimazione e che sarebbe morto. Ed è vero che noi eravamo stati molto negativi sulla prognosi del paziente a causa delle sue cattive condizioni cliniche quando era stato ricoverato. Il paziente mi ha raccontato che ha cercato disperatamente e senza successo di farci capire che lui era ancora vivo e che dovevamo continuare la rianimazione. Ė profondamente impressionato dalla sua esperienza e dice che non ha più paura della morte. Quattro settimane dopo ha lasciato l’ospedale in piena salute.” |
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Che crediamo o meno alla validità delle esperienze di pre-morte, è interessante notare che credere fortemente nella vita dell’aldilà ha implicazioni significative per le priorità e i comportamenti successivi di quelli che hanno avuto tale esperienza. I ricercatori olandesi hanno scoperto che le persone che hanno avuto questo tipo di esperienze hanno riportato cambiamenti decisivi nella loro personalità rispetto a quelle che si sono trovate in prossimità della morte ma senza avere queste esperienze. Sembravano aver perso la paura della morte ed essere diventate più compassionevoli, più sensibili. Secondo le ricerche svolte, le persone con esperienza di pre-morte “sono diventate più dotate di empatia e vulnerabili emotivamente e spesso c’è stato un aumento evidente di sentimenti intuitivi. La maggior parte di queste persone non mostrava nessuna paura della morte ma credeva fortemente nella vita dell’aldilà.”
Finora abbiamo concluso che la religione può essere una forza potente per il bene nel nostro mondo. I credi che sono condivisi da tutte le religioni del mondo hanno un’influenza significativa sul comportamento morale, e il comportamento morale degli individui e delle comunità a sua volta offre un contributo vitale per il benessere della società nel suo insieme. Ma forse il contributo più grande della religione è nel modo in cui espande il nostro senso di collegamento al mondo più grande.
1 Nicholas Stinnett, “Strong Families” In James M. Henslin, Ed., Marriage and Family in a Changing Society ( New York: Free Press, 1992), p.185.
2 James M. Henslin, Ed., Marriage and Family in a Changing Society ( New York: Free Press, 1992), p.302.
3 Ronald M. Green, “Religious Ritual: A Kantian Perspective,” Journal of Religious Ethics, 7:2 (1979), pp.41-53; e Ronald M. Green, Religion and Moral Reason: A New Method for Comparative Study ( New York: Oxford University Press, 1988).
4 Arnold Toynbee, “The Meaning of History for the Soul,” Civilization on Trial. Cap. XIII (New York: Oxford University Press, 1948).
5 Adi Granth, Ramkali-ki-Var, M.1, p. 952.
6 Bhagavad Gita 6.40-41.
7 Pim van Lommel, Ruud van Wees, Vincent Meyers e Ingrid Elfferich, “ Near-death Experience in Survivors of Cardiac Arrest: A Prospective Study in the Netherlands.” Lancet Vol. 358, No 9298, 15 dicembre 2001.
Parte 3: LA RELIGIONE E UN’ETICA UNIVERSALE
La religione ha contribuito notevolmente ad espandere il nostro concetto di “comunità”. Robert Bellah e i suoi co-autori di “The Good Society” (La Buona Società) fanno notare che quando ci prendiamo cura solo della nostra cerchia di amici e familiari, o delle persone con lo stesso colore di pelle, o della nostra nazione non contribuiamo molto a migliorare la comunità mondiale. Inoltre, quando ci prendiamo cura solo degli esseri umani non trattiamo il mondo della natura con il dovuto rispetto. Gli autori notano che non è facile per nessuno di noi superare la nostra diffidenza e agire in modo responsabile nella comunità universale. Ė solo nei “momenti critici” che ricerchiamo le cause ultime ed esaminiamo i limiti delle nostre interazioni. Solo allora iniziamo a vedere che confini della nostra vita non possono essere stabiliti nel tempo e nello spazio. Le esperienze religiose ci aprono alla consapevolezza di essere partecipi di quel mondo senza confini.
“Noi possiamo davvero cercare sinceramente di occuparci del mondo che ci circonda e dei significati che scopriamo quando interagiamo con questo mondo, e sperare di renderci conto nella nostra esperienza di vita che facciamo parte di una comunità universale, dando un senso alla nostra vita come profondamente connessa gli uni agli altri. Quando allarghiamo la nostra attenzione per includere l’universo naturale e il terreno ultimo che esso esprime e dal quale proviene, a volte siamo pervasi da un senso di gratitudine e di grazia, perché possiamo far parte di un mondo che è tanto terrificante quanto squisitamente bello. In quei momenti sentiamo il desiderio di celebrare la gioia e il mistero di cui facciamo parte. Le religioni nel loro aspetto migliore ci aiutano ad individuare questa spinta a celebrare in modo da includere tutti i significati che possiamo abbracciare. L’impulso verso un significato più grande, la riconoscenza e la celebrazione deve avere una forma istituzionale come tutte le altre tendenze centrali che organizzano la nostra vita, in modo che non lo disperdiamo in sentimenti puramente privati”.1
Può il credo religioso fornire veramente una base per un’etica che promuova l’unità piuttosto che la divisione? Certo le religioni hanno schemi concettuali di riferimento molto diversi. Tuttavia l’etica è più legata al comportamento della metafisica. Hans Kung sostiene che le etiche si interessano di ciò che dovrebbe o non dovrebbe essere fatto nella vita quotidiana. “E in riferimento a questa prassi, le persone delle varie religioni, che sono religiose nel miglior senso della parola, si sono sempre trovate e capite fra di loro.”2
Il passo verso la cooperazione e un dialogo religioso sincero è iniziato abbastanza di recente ma è andato avanti. La Chiesa Cattolica Romana, ad esempio, benedì per la prima volta la tolleranza come una virtù civile negli anni sessanta, alla fine del Concilio Vaticano Secondo. Ognuna delle grandi religioni ha creato, quasi fin dai suoi inizi, un insieme variopinto di voci che va dal pacifista al terrorista. Ma ogni religione ha dentro di sé il potenziale per lo sviluppo e l’adattamento. Questi sviluppi hanno molte digressioni ma lo sviluppo quasi inevitabilmente va dall’esclusività verso la globalità e dall’attivismo verso la pace. Regredendo o deviando occasionalmente, ogni religione impara nel corso dei secoli che deve trovare un modo per convivere con le diramazioni che considera eretiche e con le altre religioni. Non può abbracciare il mondo intero se non nell’amore.
Ma quale dovrebbe essere il punto focale di questo dialogo interreligioso? Qual è la base pratica per un obiettivo comune? Lo studioso islamico Muzzammil Siddiqi dice che questa meta non dev’essere nient’altro che un’etica globale:
“Io credo che il dialogo religioso sia un’impresa sommamente etica. L’obiettivo di tale dialogo non è solo imparare i fatti riguardanti le altre persone, la loro fede e le loro tradizioni ma anche liberare la comunità mondiale dal pregiudizio e dall’incomprensione e stabilire l’amicizia tra gli uomini sulla base della lealtà, della giustizia e della buona volontà. Il dialogo religioso deve aiutarci a intraprendere passi pratici verso lo stabilimento di etiche globali che porteranno giustizia a livello sociale, economico e politico così come responsabilità ed equilibrio ecologico.”3
I Valori Messi Esaltati da Ogni Religione Le religioni formano la civiltà promovendo i valori morali e trasmettendoli da una generazione all’altra. Ogni tradizione religiosa mette l’accento su certi ideali che hanno un ampio richiamo. Ė possibile avere a cuore e sostenere gli ideali della propria tradizione e nello stesso tempo riconoscere gli ideali ammirevoli degli altri e imparare da loro. Un modo per creare un terreno morale comune per una cultura mondiale armoniosa è vedere come ogni religione ha qualcosa da offrire al mondo intero. La seguente lista di ideali promossi dalle varie tradizioni offre un punto di partenza per un’impresa del genere: Religioni tradizionali Africane – la solidarietà comune Buddismo – l’auto disciplina, la compassione Cristianesimo – la fede, l’amore sacrificale Confucianesimo – l’integrità personale, le responsabilità familiari, l’ordine etico e sociale Induismo – la comprensione e lo sviluppo della coscienza interiore Islamismo – l’obbedienza a Dio, l’armonia tra le razze Giainismo – la non violenza, il rispetto per la vita Giudaismo – il monoteismo etico, la guida divina Religioni degli Indiani d’America – l’armonia tra gli esseri umani e la natura Sciamanismo – l’armonia tra il mondo spirituale e il mondo fisico Scintoismo – l’armonia interiore, la sincerità Sikhismo – l’eliminazione delle barriere tra i vari gruppi socio-economici Taoismo – l’equilibrio tra le forze vitali della natura |
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Per quarant’anni il Dott. Sun Myung Moon ha investito le sue energie e le sue risorse nello sforzo di stabilire un terreno comune tra le religioni come base per una società pluralista con Dio al centro. Egli crede che questo terreno comune consiste nel formulare delle soluzioni pratiche ai problemi sociali. “Il Dioismo”, come egli chiama questa sua visione, invita ogni comunità religiosa a rinnovare il suo impegno a realizzare i suoi ideali più alti. Questo apre la strada perché le comunità religiose si servano reciprocamente come parte di un insieme armonioso perseguendo l’ideale comune della pace mondiale.
Finora le società democratiche sono state compiacenti nei confronti del pluralismo religioso stabilendo un terreno comune secolare. Questo favorisce la civiltà ma a spese della fede religiosa. Il costo tuttavia è alto. Senza valori religiosi, la società non fornisce il nutrimento che può sostenere la civiltà. Soltanto i valori religiosi fanno emergere le qualità migliori delle persone permettendo loro di realizzare gli scopi della loro vita.
Il “Dioismo” incoraggia il ritorno della religione al centro della vita pubblica. In particolare, il Dott. Moon ha chiesto la partecipazione delle religioni del mondo alle Nazioni Unite. Come possono le Nazioni Unite – egli dice – fare efficacemente dai intermediari nei conflitti mondiali senza riconoscere e considerare le tendenze religiose che caratterizzano molti di questi conflitti?
Rinnovare le Nazioni Unite per Costruire una Pace Duratura Tratto dal messaggio rivolto dal Dott. Sun Myung Moon alle Nazioni Unite il 18 agosto 2000 Quando osserviamo le tante tragedie globali che accadono intorno a noi, dovremmo riconoscere quanto è assolutamente importante che le religioni si uniscano insieme e imparino ad abbracciarsi tra di loro. Nell’era moderna, nella maggior parte delle nazioni, gli ideali religiosi sono arrivati ad avere un posto totalmente separato dai centri del potere politico secolare e la maggior parte delle persone ha finito per accettare questa realtà come il modo in cui dovrebbero andare le cose. Io credo, tuttavia, che è tempo che le organizzazioni internazionali il cui scopo è sostenere l’ideale della pace mondiale riconsiderino il loro rapporto con le grandi religioni del mondo. Credo che oggi ci sia un urgente bisogno, all’interno delle Nazioni Unite e in tutte le loro numerose attività, di incoraggiare il rispetto reciproco e una maggiore cooperazione fra i leader politici e religiosi del mondo. È giunto il tempo che la religione si rinnovi e manifesti una vera leadership nel mondo. Le persone di fede dovrebbero sentirsi responsabili delle condizioni miserevoli, delle sofferenze e delle ingiustizie sperimentate dai popoli del mondo. Le persone religiose non hanno dato il buon esempio praticando l’amore e vivendo per gli altri e per questa ragione devono fare un profondo esame di coscienza. È tempo che si pentano di essersi preoccupate della salvezza individuale e degli interessi ristretti delle loro confessioni. Queste pratiche hanno impedito alle istituzioni religiose di dedicarsi totalmente alla causa della salvezza mondiale. La nostra era, più di ogni altra, ci chiede di trascendere le nostre fedi e gli interessi delle particolari religioni, e praticare il nostro amore e i nostri ideali per il bene del mondo. In particolare Dio si rivolge a noi leader – specialmente ai leader religiosi – nella speranza che prendiamo posizione contro le ingiustizie e i mali del mondo e doniamo al mondo il Suo vero amore. Quindi tutte le persone di fede devono unirsi nel cuore per poter esprimere pienamente, sia nelle parole che nelle azioni, l’ardente desiderio di Dio per la restaurazione e la pace dell’umanità. La pace mondiale si può realizzare completamente solo quando la saggezza e l’impegno dei leader religiosi, che rappresentano le preoccupazioni interiori della mente e della coscienza, lavorano con spirito di collaborazione e di rispetto insieme ai leader della nazione che hanno tanta saggezza pratica ed esperienza terrena sulla realtà esteriore o “corpo”. Alla luce di questo, è tempo che prendiamo seriamente in considerazione persino la prospettiva di ristrutturare le Nazioni Unite. Ad esempio, forse è possibile concepire le Nazioni Unite come un’istituzione bicamerale. L’attuale struttura delle Nazioni Unite, composta da rappresentanti nazionali, può essere considerata come un congresso dove sono rappresentati gli interessi di ciascuna nazione partecipante. Tuttavia, io propongo che si prenda seriamente in considerazione l’idea di formare un’assemblea religiosa o un consiglio di rappresentanti religiosi all’interno della struttura delle Nazioni Unite. Questa assemblea o consiglio sarebbe costituita da stimati leader spirituali in campi quali la religione, la cultura e l’educazione. Naturalmente i membri di questa assemblea interreligiosa dovranno aver dimostrato la capacità di trascendere gli interessi limitati delle singole nazioni e farsi portavoce degli interessi di tutto il mondo e di tutta l’umanità in generale. Le due camere, lavorando insieme nel rispetto reciproco e in spirito di collaborazione, saranno in grado di fare grandi progressi per dare inizio ad un mondo di pace. La saggezza della visione dei grandi leader religiosi integrerà sostanzialmente l’intuito politico, l’esperienza e la perizia dei leader politici del mondo. |
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Il “Dioismo” cerca di invertire il percorso che ha relegato i valori religiosi nella sfera privata. Perché questo avvenga sarà essenziale che le singole religioni trascendano le loro affermazioni esclusive e riconoscano i valori che hanno in comune. I profeti moderni immaginano il giorno in cui il dialogo interreligioso darà sicuramente i suoi frutti in un’etica globale che sostiene e rafforza l’educazione morale.
1 Robert Bellah, Richard Madsen, William Sullivan, Ann Swidler e Steven Tipton, The Good Society ( New York: Random House, 1991).
2 Hans Kung e Jurgen Moltmann, Eds., The Ethics of World Religions and Human Rights (Philadelphia: Trinity Press International, 1990), p. 118.
3 Muzammil Siddiqi, “Global Ethics and Dialogue among World Religions: An Islamic Viewpoint,” Ethics Religion and the Good Society: New Directions in a Pluralistic World (Louisville, Kentucky: Westminster John Knox Press,1992), p. 178.
CONCLUSIONE
Nonostante le sfide del pensiero illuminista e la graduale secolarizzazione della società, la religione continua a svolgere un ruolo vitale nella vita moderna, fornendo risposte alle domande assolute delle persone sul significato dell’esistenza. Queste domande definiscono la nostra umanità. Sono, come ha affermato Huston Smith, “la sostanza determinante di ciò che rende umani gli essere umani”.
In un mondo di voci e testi religiosi in conflitto, ognuno dei quali ritiene di parlare dal punto di vista divino, la via per trovare il significato è qualche volta nebbiosa ma la International Educational Foundation crede che è lo stesso possibile donare ai nostri giovani un’educazione morale che eviti di promuovere gli interessi di una religione a scapito delle altre. La soluzione è di mettere in risalto i valori universali.
La IEF pone l’accento sulla necessità di coltivare il cuore e la coscienza oltre ad educare l’intelletto, come è stato troppo enfatizzato nel ventesimo secolo. Basati sugli insegnamenti del Dott. Sun Myung Moon, i due volumi del programma My Journey in Life, sono un tentativo di rispondere a questa necessità.
Attraverso l’insegnamento di principi e valori universali, il primo volume, A Student Textbook for Character Development, cerca di aiutare i giovani adolescenti a sviluppare il loro cuore e il loro carattere, sottolineando l’importanza dell’unità tra la mente e il corpo, dello sviluppo della coscienza e della purezza sessuale. A sostegno di questo, il volume include gli insegnamenti etici e morali delle grandi tradizioni religiose del mondo che sono all’origine delle principali culture mondiali.
Con argomenti delle lezioni come “Che tipo di persona dovrei diventare?” “Per che cosa vivere?” e “La sfida della vita”, il testo porta i ragazzi ad interiorizzare i valori fondamentali che sono l’essenza di un buon carattere. In questo modo il curriculum cerca di aiutare i giovani a sviluppare la forza interiore per resistere alle pressioni negative dei compagni e ad altre influenze pericolose.
Questo volume sullo sviluppo del carattere sfida gli studenti ad esaminare i principi e i valori che costituiscono una vita di significato. Offre uno schema per tre scopi fondamentali della vita: diventare persone dal carattere maturo, stabilire relazioni d’amore e una famiglia, prendersi cura e dare un contributo all’ambiente umano e naturale. I giovani che aspirano a questi obiettivi di vita sono messi in grado di resistere ai richiami della droga, del crimine e della promiscuità sessuale. Alla fine le influenze socialmente dannose saranno superate solo quando le persone si concentreranno su un’alternativa realizzabile che risponde alle loro speranze e ai loro sogni di vita più profondi.
Il secondo volume, A Student Textbook for Developing Loving Relationships, è scritto per i ragazzi più grandi. Si focalizza sui rapporti umani particolarmente in preparazione al matrimonio e alla famiglia. Gli argomenti trattati comprendono la sessualità, il matrimonio, la famiglia, la risoluzione del conflitto e la responsabilità sociale. Inoltre il libro tratta argomenti impegnativi come il divorzio, le famiglie con un solo genitore, l’alcolismo e l’esperienza del rifiuto. Il libro descrive le tradizioni del matrimonio e della famiglia nelle religioni del mondo per dimostrare che esistono delle norme universali fondamentali per l’amore umano e la sua espressione sessuale. In questo modo, gli studenti possono sviluppare la loro visione di un ideale realistico per i loro rapporti e un futuro matrimonio, essendo nel contempo coscienti delle insidie lungo il cammino. I due volumi di My Journey in Life affermano il ruolo delle tradizioni delle grandi religioni nel promuovere l’educazione morale.
Non è intento di questa serie di presentazioni “Alla Ricerca del Vero Scopo della Vita” dare un punto di vista religioso su tutti gli aspetti dell’educazione morale. Tuttavia, questa presentazione esplora due aree di corrispondenza negli insegnamenti delle maggiori religioni mondiali: la Realtà Suprema e la vita dell’aldilà. Quando si concentra sui valori universali, la religione ha un ruolo vitale nell’educazione morale persino nelle società pluralistiche. Il programma di My Journey in Life può servire da modello.
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