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6 - LA GERUSALEMME DELL’EST

Pyongyang nel 1946 era ancora un centro molto attivo del cristianesimo coreano. Le denominazioni che erano state messe al bando dai giapponesi si erano ricostituite. Vi erano chiese dappertutto. I cristiani chiamavano la città la «Gerusalemme dell’Est». Il loro destino, però, era segnato: le autorità locali, sostenute dalle forze sovietiche, cominciarono ad abbattere questa forte presenza cristiana.(1)

Kim Baek-moon restò nella città solo per alcuni giorni e tenne degli incontri di rinnovamento spirituale nella casa di Na, nella periferia nord di Kyongchang-ri, ritornando poi al sud. Sun-myung Moon visitò alcuni parenti che vivevano in Chong-up, presso Pyongyang, poi si fermò nella casa di Na. Lì cominciò a tenere dei servizi religiosi.

Alcuni giorni dopo il suo arrivo a Pyongyang, incontrò Kim Chong-hwa e suo marito, che vivevano nelle vicinanze. La donna era la leader del gruppo femminile nella Chiesa Somunae-pak, una delle chiese presbiteriane più grandi della città. Chong-hwa sarebbe diventata la sua principale seguace nella Corea del Nord. «Da Seul è arrivato un grande predicatore» disse alla cugina di suo marito, Kim In-ju, anch’ella presbiteriana, «perché non vieni ad ascoltarlo?».(2)

L’11 giugno le due donne si diressero verso la casa di Na, dove alcune persone si erano riunite per l’incontro religioso. Notarono che la stanza non era divisa tra uomini e donne, come succedeva nelle chiese cristiane ufficiali. Quando l’incontro iniziò, entrambe furono colpite dallo stile poco ortodosso del servizio. Invece dell’incontro di un’ora al quale erano abituate, in cui si cantavano alcuni inni ed il pastore dava un breve sermone, quel servizio religioso sembrava non avesse un formato particolare. I credenti, per la maggior parte donne di mezza età, cantavano continuamente lo stesso inno.

Cantavano anche alcune canzoni tradizionali coreane come se fossero inni religiosi, cosa che, per un ospite ortodosso, sconfinava nel rivoluzionario.(3) Mentre cantavano, videro che gli occhi del giovane predicatore erano pieni di lacrime.

Quando Moon pregava, le sue preghiere erano diverse da qualsiasi cosa avessero sentito nelle varie chiese. Pregava con una tale intensità ed un tale sentimento che lacrime e sudore sembravano sgorgare dalla sua pelle. «In vita mia non ero mai stata colpita così profondamente da una preghiera», ricorda Kim In-ju. Moon lesse un passo dalla Bibbia e cominciò la sua predicazione.

Il suo sermone verteva sul fatto che la morte di Gesù sulla croce non era il piano originale di Dio. Il piano di Dio prevedeva che Gesù vivesse molto più a lungo sulla terra per realizzare la Sua provvidenza di salvezza. Mentre predicava, piangeva di dolore per Gesù. Le due donne sobbalzarono all’idea che la morte di Gesù non fosse predestinata.

La loro fede diceva che la salvezza era possibile per merito della morte di Gesù sulla croce, e non avevano mai preso in considerazione qualcosa di diverso. Non avevano nemmeno mai pensato che non sarebbe dovuto morire così giovane e che avrebbe dovuto compiere il lavoro di salvezza di Dio vivendo molto più a lungo sulla terra. Kim In-ju si sorprese a piangere.

Quella notte sognò che stava percorrendo un tunnel oscuro. Alla fine del tunnel incontrò Moon. Passava un funerale. Dalla bara colavano i fluidi della decomposizione e cadevano sui suoi vestiti. Aveva paura. Moon le pulì il vestito e le disse di andare in un giardino. Lì, tra fiori meravigliosi, incontrò Gesù, che la prese per mano e la guidò mentre camminava.

In precedenza aveva sognato Gesù solamente dopo molti giorni di preghiera al mattino presto. Cominciò così a partecipare ai servizi religiosi di Moon, nella speranza di sognare Gesù più spesso. Cominciò anche a profetizzare. Si alzava presto al mattino e le parole cominciavano a fluire dalla sua bocca. A volte aveva visioni del mondo spirituale, e udiva la voce di Dio così chiaramente come se stesse ascoltando la radio. Sentiva Dio non come un’astrazione, ma come una realtà concreta.

In un sermone, Moon affermò che la Corea era la seconda Israele, il luogo in cui Gesù sarebbe tornato. Il ritorno, aggiunse, non si sarebbe verificato né in spirito né nel modo soprannaturale che i cristiani si aspettavano. Disse che, proprio come la missione del profeta del Vecchio Testamento, Elia, era passata, al tempo di Gesù, a Giovanni Battista, così la missione di Gesù sarebbe passata ad un’altra persona.(4) Dopo questo sermone, In-ju pregò per chiedere a Dio in quale luogo della Corea Gesù sarebbe tornato. Nella sua preghiera ebbe una visione. Gesù le apparve, camminò nella stanza, chinò la testa e cominciò a pregare: «Questa tua figlia deve percorrere una via lunga e difficile. Che completi questo viaggio senza smarrirsi». La voce era quella di Moon. Dopo che Gesù finì di pregare e disse «Amen», la donna alzò lo sguardo, ma invece del volto di Gesù vide quello di Moon. Sentì che la risposta alla sua preghiera era stata data. Moon era il Cristo che doveva venire.

Qualche tempo dopo si sentì spinta da Dio a leggere le profezie sul regno di Dio nel capitolo 60 di Isaia, e sentì una voce dentro di sé che diceva: «Questo è il capitolo che il Maestro Moon(5) deve realizzare». La mattina dopo andò ad incontrare Moon, e prima che potesse aprire la bocca egli le chiese: «Non ti ha detto Dio ieri sera di leggere Isaia 60, e non ti ha detto che quello era il capitolo che oggi deve essere realizzato?». Kim In-ju ebbe vari incontri di questo tipo con Moon. Queste esperienze spirituali non erano affatto rare; al contrario, erano piuttosto comuni tra i primi seguaci.

Alcune settimane dopo, Kim In-ju portò il suo nipote diciottenne, Kim Won-pil, ad un incontro religioso. Era un ragazzo timido, al quale gli altri membri della congregazione, persone molto spirituali e che facevano domande che egli non riusciva a capire, incutevano un timore reverenziale. «Lei medita molto, vero?» gli chiese Moon. «Lei dovrebbe focalizzare la sua meditazione su un punto centrale».(6)

Questo consiglio semplice e basato sull’intuito colpì profondamente Kim, che iniziò a frequentare regolarmente i servizi religiosi. Non aveva esperienze spirituali come gli altri; non capiva i concetti complessi, e si sentiva inadeguato perché non era in grado di giungere a piangere come gli altri durante le preghiere. Ma si trovava in pace alla presenza di Moon, ed aveva fiducia in lui. Prendeva appunti quando Moon parlava, e li studiava. «Ricordi che il nostro gruppo è davvero unico» gli disse Moon una volta. «È totalmente diverso da qualunque cosa del passato o da qualunque cosa si svilupperà in futuro. In tutta la storia esiste un solo gruppo di questo tipo».

In quelle prime settimane Moon aveva definito gli aspetti organizzativi del suo nuovo ruolo di leader spirituale. Prima del servizio religioso della domenica alle 10 del mattino, pregava per ore. Alcune delle donne spiritualiste pregavano per tutta la notte, ed altri si univano alla loro preghiera la mattina presto della domenica. In questo modo si preparavano per il servizio religioso. Quando vi erano delle persone che visitavano la chiesa solo per curiosità, Moon trovava difficoltà a predicare, ma se la congregazione si era preparata come le spiritualiste l’avevano istruita, l’ispirazione arrivava. A volte i servizi duravano ore ed i fedeli diventavano così ispirati che si alzavano e danzavano. Dal momento che la casa di Na dava sulla strada, il rumore cominciò ad attirare l’attenzione della gente.

Coloro che partecipavano senza il marito o senza la moglie cominciarono ad avere problemi in famiglia. Dopo aver sentito la spiegazione di Moon, che la caduta dell’uomo era stata causata da un atto sessuale, e di come Dio soffriva a causa della perdita dei Suoi figli, molti si sentivano impuri e smettevano di avere rapporti sessuali con il coniuge. Mariti e mogli sospettosi si presentavano alla chiesa per capire cosa succedeva, e vedevano molti uomini e donne nella stessa stanza, che cantavano e parlavano tra di loro per ore, cosa davvero poco comune, a motivo della rigida usanza coreana che proibiva i contatti con il sesso opposto. Si diffusero dicerie su fantomatiche orge; un marito si convinse che quel giovane predicatore di bell’aspetto aveva una tresca con sua moglie, e riferì il fatto alle autorità comuniste.(7)

L’11 agosto 1946, a seguito della denuncia, alcuni agenti catturarono Moon e lo condussero nella stazione di polizia di Daedong. Arrivarono alla stazione di polizia alle 11 di sera e gli altri prigionieri, nella cella affollata, dormivano. La sua esperienza dietro le sbarre in Seul lo aveva reso attento al codice sociale tra i prigionieri. La prima regola è che, qualunque sia il lavoro o il reato del nuovo arrivato, questi è sempre al punto più basso della «scala sociale». Di conseguenza prese posto vicino al gabinetto.(8) Il mattino dopo il «capo» della cella, il prigioniero che vi si trovava di più tempo, guardò verso di lui.

«Che quell’uomo venga a sedersi vicino a me» disse agli altri nella cella. «È una persona speciale». Nella sorpresa generale, quando Moon gli si sedette vicino, il detenuto si inchinò con rispetto.

«Adesso ho incontrato la persona che volevo incontrare» affermò, e si presentò: si chiamava Hwang, e spiegò a Moon che faceva parte di un gruppo religioso che aveva ricevuto la rivelazione secondo la quale avrebbe incontrato il Signore in prigione. L’ispiratrice del gruppo, una spiritualista di nome Huh Ho-bin, e gli altri responsabili, erano nelle celle vicine. «La notte scorsa ho sognato la signora Huh che si inchinava di fronte a qualcuno, e stamattina quando mi sono svegliato ho visto che quella persona era in questa cella. Era lei, signor Moon».

«Perché siete in prigione?» Chiese Moon.

«Dicono che se rinneghiamo le rivelazioni ci lasceranno andare, ma i leader rifiutano di farlo» spiegò Hwang.

L’uomo raccontò la storia del gruppo della signora Huh. La storia era iniziata a Cheolsan, il villaggio della moglie di Moon, con una donna di nome Kim Song-do, una credente che si era convertita al cristianesimo a seguito della guarigione da una malattia mentale da parte di un guaritore spiritualista cristiano.(9) La donna scoprì di avere anche lei la capacità di guarire: imponeva le mani sul proprio figlio e lo curava quando era ammalato. Man mano che la sua fede si rafforzava, la persecuzione da parte di suo marito, confuciano tradizionalista, aumentava. Questi le strappò i vestiti per impedirle di andare in chiesa, ma alla fine decise di abbandonare la moglie e morì poco dopo. Lei continuò ad andare in chiesa.

Nel 1924, il pastore della chiesa di Kim fu arrestato per adulterio.(10) La donna ne fu distrutta, e pregò profondamente per capire come un uomo di Dio poteva fare un tale errore. Satana le apparve e la derise. Poi apparve Gesù, e le disse che l’adulterio era la radice del peccato; aggiunse che la sua crocifissione era stata il risultato della mancanza di fiducia in lui del suo stesso popolo, che il Secondo Avvento del Cristo sarebbe avvenuto attraverso un altro uomo, che sarebbe nato in Corea. Kim scrisse le parole di Gesù su dodici rotoli di carta, larghi trenta centimetri per quasi due metri: Gesù le aveva detto di insegnare ciò che aveva imparato. Il pastore della sua chiesa le disse che era opera del diavolo, ma la sua storia divenne nota e ben presto molti cristiani cominciarono a visitarla. Poiché l’interesse attorno a questa vicenda non ortodossa cresceva, la chiesa presbiteriana la espulse.

Kim cominciò a tenere dei servizi religiosi a casa sua, insegnando che i credenti devono pentirsi della morte di Gesù come se lo avessero ucciso loro personalmente. Ricevette rivelazioni che gli uomini avrebbero dovuto prepararsi per la venuta del Signore, che i celibi e le nubili non avrebbero dovuto sposarsi, che le coppie sposate avrebbero dovuto astenersi dai rapporti sessuali. Riceveva visite di persone che provenivano da tutta la Corea, ed ella insegnava loro che dovevano prepararsi per la venuta del Messia. Il suo gruppo si espanse alle città vicine ed a Jeongju, Anju, Sukcheon, Pyongyang, Wonsan, Haeju e Seul.

I servizi religiosi erano rumorosi esteriormente e mistici interiormente. Nel 1934, la Chiesa di Gesù tenne servizi congiunti con il gruppo informale della Kim per proteggerlo dalle autorità giapponesi. Come abbiamo visto nel terzo capitolo, la Chiesa di Gesù si stava espandendo rapidamente. Questo rapporto durò per tre anni fino a che la Chiesa di Gesù, esasperata dalla visione «eretica» del gruppo, secondo la quale il Signore sarebbe tornato nella carne, e dalle affermazioni di alcuni dei suoi credenti secondo cui la Kim era il Signore, pose fine all’ospitalità. Baek Nam-ju, che era stato espulso dalla Chiesa di Gesù per adulterio, aiutò la signora Kim ad organizzare il gruppo in modo indipendente e ne suggerì il nome: Chiesa del Santo Signore. Il figlio maggiore di lei, Chung Suk-cheon, fu registrato in qualità di responsabile nominale della Chiesa.

Alcuni del gruppo della Kim credevano che la donna non sarebbe mai morta. La signora Kim, più realisticamente, cominciò a preparare sua nuora – che era figlia di un ministro religioso – ad ereditare la propria missione. Istruì il proprio figlio e la propria nuora dall’astenersi dai rapporti sessuali. Suk-cheon non era entusiasta dell’idea, e si oppose. Tempo dopo fu colto da una emiparesi, cosa che i credenti considerarono una punizione del Cielo per la sua disobbedienza.

Nel 1943, uno dei giovani seguaci della signora Kim disse ad una persona alla quale stava testimoniando che il Giappone sarebbe declinato e che la Corea, in futuro, sarebbe diventata una grande potenza. L’uomo non capì che stava parlando con un poliziotto. Kim ed i suoi due figli furono arrestati e torturati duramente. Furono liberati senza essere incriminati di nulla circa cento giorni più tardi. Indebolita dalle torture, Kim Song-do morì nell’aprile seguente a sessantadue anni.

La sua missione, spiegò a Moon il suo compagno di cella, era passata ad un’altra donna, Huh Ho-bin, che era la responsabile della Chiesa del Santo Signore in Pyongyang. Huh e suo marito, Lee Il-duk, erano dei fedeli così fanatici che andavano alla stazione di Pyongyang ad aspettare l’arrivo della Kim anche dopo la sua morte. Ogni volta che la signora Huh riceveva una rivelazione, il suo stomaco si muoveva, come se fosse incinta. Quest’esperienza così particolare era citata dai suoi seguaci quale ulteriore prova della verità degli insegnamenti della signora Kim secondo i quali, diversamente dall’insegnamento cristiano comunemente accettato, il Signore sarebbe nato nella carne. Il gruppo della Huh fu così conosciuto informalmente come «Bokjung-kyo», letteralmente la «Chiesa dell’interno del ventre».

Si dice che Gesù sia apparso ad Huh e che le abbia rivelato dei particolari della propria vita di sofferenza che non si trovano nella Bibbia. Secondo le rivelazioni ricevute, Gesù era stato trascurato da Maria, non era amato da Giuseppe, e non aveva mai ricevuto del buon cibo o degli abiti decenti, nemmeno nel giorno del suo compleanno; Gesù avrebbe confidato alla donna: «Tu sei mia madre». Le disse inoltre che sarebbe stato il suo maestro, e che voleva ricevere da lei l’amore di una madre e l’amore di una moglie. Con una originale e straordinaria espressione di devozione, la signora Huh ed i suoi seguaci prepararono per Gesù un completo di abiti coreani ed occidentali per ogni tre giorni della sua vita, dalla nascita fino all’età di trentatré anni. A questo fine fu destinata un’intera stanza; per ciascun capo compravano solo il miglior materiale disponibile, non contrattavano sul prezzo, ed ogni tre punti dovevano fare un nodo; ciò era indice di grande cura, perché dà una maggiore durata all’abito ma prolunga di molto la fabbricazione. Quando il lavoro fu completato, Gesù le disse di fare la stessa cosa per il Signore che sarebbe venuto.

«Il nuovo Signore ha ventisei anni e dovete servirlo bene come avete servito me» disse loro Gesù.

Circa trecento persone la aiutarono nell’impresa, offrendo tempo e denaro. La disciplina era molto rigida. Il marito obbediva alle sue istruzioni; addirittura una volta, in inverno, lei gli ordinò di uscire fuori casa a piedi nudi, nella simbolica cacciata dell’arcangelo che aveva ingannato Eva.

«Non tornare per sei mesi. Puoi vivere di elemosina» gli ingiunse la signora Kim. Poiché l’uomo aveva accettato fino in fondo la penitenza, la moglie lo accolse di nuovo in casa dopo sei giorni.

Huh ricevette la rivelazione che il Giappone si sarebbe arreso il 7 luglio del 1945 secondo il calendario lunare (16 agosto del calendario solare). Parlò tranquillamente e liberamente di ciò, per questo fu arrestata dalle autorità giapponesi. Al processo le chiesero: «Chi è più grande, Dio o l’Imperatore?»

«Dio!» urlò. Fu condannata a morte, ma il Giappone fu sconfitto pochi giorni prima dell’esecuzione capitale. In prigione aveva ricevuto la rivelazione che l’imperatore, la cui voce non era mai stata sentita, avrebbe parlato per radio al popolo. I suoi seguaci le credettero e la profezia si avverò. Poi disse ai discepoli che avrebbe incontrato il nuovo Signore dopo la caduta del Giappone. Perciò, quando fu rilasciata, i suoi seguaci erano in trepidante attesa di incontrare il Messia. Cominciarono perciò di nuovo a preparare gli abiti per il Signore. Ricevette poi la rivelazione che le persone non dovevano pregare, ma che si dovevano inchinare a Dio come se fosse presente davanti a loro. Il compagno di prigione di Moon, Hwang, disse che in una notte fece ben cinquemila inchini. L’attesa era spasmodica; acquistarono una bella casa per il Signore a Pyongyang, e nominarono dodici discepoli e settanta apostoli. La figlia sedicenne di Huh fu preparata perché diventasse la moglie del Signore.

Huh disse che avrebbe incontrato il Signore quando si fossero riuniti tutti in un unico posto. Più tardi chiarì il messaggio, dicendo che secondo la rivelazione avrebbe incontrato il Messia in prigione come Choon-hyang: l’eroina di un’antica leggenda coreana che viene imprigionata ingiustamente per aver rifiutato le avances di un governatore corrotto. Nella leggenda, l’amante fedele di Choon-hyang giunge alla prigione vestito di stracci, come se fosse ridotto in miseria. Dopo che lei gli giura il suo eterno amore, egli le rivela il proprio vero ruolo, quello di un investigatore in incognito mandato dal re e la libera.

Nel 1946, i leader della Chiesa dell’Interno del Ventre si riunirono, pensando che avrebbero incontrato il Signore. Furono invece arrestati dalle autorità comuniste ed imprigionati. Dal momento che il gruppo viveva di offerte, e molti membri avevano venduto i loro beni e donato alla Chiesa il loro denaro, le autorità accusarono i leader di frode. Tuttavia, nel corso degli interrogatori, la polizia non fu in grado di trovare prove che sostenessero l’accusa. Trovarono così per liberarli un pretesto che potesse permettere loro di salvare la faccia: i leader avrebbero dovuto negare la credenza che il ventre di Huh si muoveva come se contenesse un bambino ogniqualvolta la donna aveva una rivelazione. Nonostante le torture tutti rifiutarono. Hwang disse a Moon che il fratello della signora Huh era già morto per i colpi ricevuti.

«Il vostro gruppo è stato preparato in modo speciale da Dio» gli disse Moon. «Rinnegate di fronte alle autorità le vostre esperienze spirituali. Me ne prendo io tutta la responsabilità. Dovete solo negare i fatti ed essere rilasciati. Dite alla signora Huh di fare la stessa cosa».

Quando i prigionieri si riunirono a mezzogiorno per mangiare, Hwang passò il messaggio ad Huh. La donna però rifiutò di accettare ciò che le era stato detto. Hwang invece, nel corso dell’interrogatorio successivo rinnegò le rivelazioni e fu rilasciato.(11)

Poco dopo, il marito di Huh fu trasferito nella stessa cella di Moon, che gli diede lo stesso consiglio che aveva dato a Hwang; l’uomo però affermò che avrebbe seguito sua moglie. Moon cercò quindi di far giungere un messaggio a lei; il messaggio era scritto con del fango usando una lisca di pesce come pennino, su un pezzo di panno bianco: «Chi scrive questo messaggio ha una missione dal Cielo. Prega per capire chi è. Se rinneghi tutto ciò che hai ricevuto sarai rilasciata». Huh lesse il messaggio, che però fu poi scoperto da una guardia. Moon fu identificato come autore e fu duramente torturato.

Ciò accadde il 18 settembre. Moon era in prigione già da sei settimane, e negli interrogatori si cercava di fargli confessare che era una spia del Governo Militare americano che governava la Corea del Sud. Gli chiesero perché era venuto da Seul e perché viveva a Pyongyang senza carta d’identità; egli spiegò che era venuto per predicare la parola di Dio e che non era una spia.

I Coreani del Nord avevano ereditato i metodi di tortura dei giapponesi, ed avevano aggiunto alcuni perfezionamenti sovietici. Per vari giorni nel corso degli interrogatori, a Moon non fu dato del cibo e non gli fu permesso di dormire. Quando cadeva dal sonno, una guardia gli urlava o lo colpiva. Le guardie si alternavano in turni di tre ore. Dopo un paio di giorni, elaborò un metodo per rilassare totalmente il sistema nervoso per pochi minuti alla volta, pur tenendo gli occhi aperti. Fu anche picchiato selvaggiamente. Si determinò a resistere fino in fondo, immaginando che ogni colpo che riceveva aumentava le benedizioni che avrebbe ricevuto da Dio.(12)

Moon fu infine interrogato da un investigatore sovietico e dichiarato innocente. Il 31 ottobre le autorità comunicarono ai suoi seguaci che potevano portarlo via. La sua principale seguace, Kim Chong-hwa, e suo marito, Chong Myong-sun, giunsero alla prigione con il giovane Kim Won-pil e Na Choi-sup, la figlia della sua padrona di casa. La vista dello stato in cui Moon era li sconvolse. Era stato gettato nel cortile, quasi morto per i colpi, con i vestiti incollati al corpo dal sangue rappreso. Mentre lo trasportavano a casa vomitava talmente tanto sangue che pensarono sarebbe morto. Si parlava già di preparare il funerale. Kim Won-pil raggiunse una clinica cinese, ai piedi della collina di Mansudae nel centro della città, ed acquistò delle medicine cinesi. Dopo tre settimane Moon cominciò a riprendersi.

Ben presto ricominciò ad insegnare. In dicembre, il cognato di Kim Chong-hwa, Cha Sang-soon, e due donne, Ok Se-hyun e Chong Dal-ok, divennero sue seguaci. Ok era una donna agiata di mezza età, che aveva ricevuto la rivelazione che il Signore sarebbe tornato.

Una delle prima cose che Moon fece, dopo essersi rimesso, fu di chiedere alla trentasettenne Cha, presbiteriana da molto tempo, di scoprire cosa fosse successo alla signora Huh. Cha andò a trovare la madre di Huh, che le disse che tutti i membri erano ancora in prigione.

Sembrò felice di incontrarlo: «Ieri ho avuto la rivelazione che avrei ricevuto una visita importante» disse. Cha le chiese in che modo pensava che il Signore sarebbe tornato. La donna rispose: «Avrà un buon carattere ed un bell’aspetto, sarà istruito e mia figlia lo incontrerà in prigione».(13)

Huh alla fine morì in prigionia. Allo scoppio della guerra di Corea, nel 1950, gli altri leader del gruppo vennero inviati tutti in un campo di lavoro, e si suppone siano stati uccisi.

Se Huh avesse pregato chiedendo di capire chi le aveva spedito il messaggio, affermano gli Unificazionisti, Dio glielo avrebbe mostrato e lei avrebbe rinnegato le proprie rivelazioni solo al fine di riacquistare la libertà.(14) Ovviamente, come per la Chiesa di Israele di Kim Baek-moon, possiamo solo ipotizzare gli sviluppi che la missione di Moon avrebbe avuto se la Chiesa dell’Interno del ventre si fosse unita a lui. Nel caso in cui Kim avesse formulato la dottrina e messo a frutto la propria influenza, Huh ed i suoi seguaci avrebbero portato, nel nuovo movimento di Moon, sia l’aspetto cerimoniale che una spiritualità più «disciplinata». Anche se avevano preparato la figlia di Huh come sposa del Cristo, Moon naturalmente non l’avrebbe sposata, dal momento che aveva già moglie. La preparazione era un atto di devozione e di obbedienza alle rivelazioni di Huh. Come poscritto dobbiamo tuttavia dire che, quando la moglie di Moon lo lasciò, ed egli si risposò, la nuova moglie era la figlia dell’unica sopravvissuta del gruppo di Huh. Se l’incontro con Huh avesse avuto un esito migliore, nel clima politico in continuo peggioramento, Moon avrebbe forse condotto i suoi nuovi seguaci in Corea del Sud, invece di restare a Pyongyang dove poco tempo dopo avrebbe subito un secondo arresto.

Nel gennaio del 1947 egli si trasferì nella casa di Kim Chong-hwa e di suo marito, Chong Myong-sun, che erano diventati i principali membri del suo piccolo gruppo; disse alle sorelle Na che doveva farlo perché la loro casa era troppo vicino alla strada, ed i servizi attiravano troppa attenzione. Ma può darsi che dubitasse della loro devozione, perché Choi-sup cominciava già ad essere turbata dalle esperienze spirituali di altri membri del gruppo che consideravano Moon come il Cristo tornato sulla terra. La donna infatti affermò: «Pregavo davvero tanto per capire se ciò che diceva era vero; pregavo così tanto che non potevo mangiare. Infine decisi che fosse falso. Credevo in lui solo come in un bravo insegnante della Bibbia». Assieme a sua sorella si trasferì in Corea del Sud, dove si iscrissero nel nuovo corso seminariale di Kim Baek-moon.

«Ma perché dice una cosa del genere?» chiese infastidito Kim durante un sermone, dopo che le sorelle Na gli avevano riferito che, secondo Moon, doveva essere Kim a seguire lui, e non viceversa. In un altro sermone, disse al gruppo che Moon affermava di essere il nuovo Cristo.(15)

Il nuovo padrone di casa di Moon, Chong Myong-sun, lavorava in una vicina fabbrica di calze, gestita da suo fratello.(16) Sosteneva Moon e sua moglie gli cuciva i vestiti e gli faceva il bucato. Moon tenne i suoi servizi in quella casa nell’anno seguente, servizi che, alla fine del 1947, erano frequentati regolarmente da circa quaranta persone.

Durante la giornata si prendeva cura dei membri, pregava e studiava la Bibbia. Investiva tutto se stesso nei suoi seguaci. Molti erano stati guidati a lui da rivelazioni che avevano ricevuto. Digiunava per tre giorni, a volte per sette giorni, per ogni nuova persona.

Nel 1947 scrisse un inno e lo chiamò «La canzone dei vincitori». Ecco la prima strofa:

Cantate osanna al Signore,

offrite tutto con cuore umile.

Venite a servire il Signore, gioite in lui,

in colui che porta nuova vita a tutto il mondo.

Cerchiamo con determinazione, e troviamo,

la gloria promessa del Signore.

Allora canteremo nuove canzoni nel giardino,

canzoni di libertà piene di gioia.(17)

Un giorno del 1947, una donna di mezza età, Chi Seung-do, entrò alla fine di un servizio di preghiera poiché aveva sentito cantare questo inno dalla strada.

«Da dove viene?» chiese Moon.

«Sto tornando dal servizio dalla Chiesa di Sangjonhyon»

«Da quanto tempo è cristiana?»

«Da 24 anni»

«Allora Dio deve averle dato qualche rivelazione in questo tempo»

«Nel 1943, Dio mi ha detto che se avessi pregato avrei trovato il Messia entro cinque anni. Ed oggi Dio mi ha condotto qui»

«Beh, se Dio la guida così bene, deve pregare di più!». E nelle preghiere che fece nella settimana successiva, Dio le dette dei segni che la convinsero che Moon era il Signore.(18)

Nel frattempo, le chiese cristiane affrontavano difficoltà sempre maggiori nei rapporti con il governo. I comunisti erano stati obbligati all’inizio a trattare con cautela le chiese, a motivo del notevole contributo dei cristiani al Movimento antigiapponese. Non solo erano stati più efficaci dei comunisti nel corso dell’occupazione, ma al momento dell’indipendenza i cristiani costituivano la forza più influente in tutta la nazione. Inoltre la zona in cui la presenza cristiana era più forte era nel Nord, ed in particolare in Pyongyang. In Nord Corea si contavano nel 1945 circa trecentomila protestanti e cinquantamila cattolici. Ironia della sorte, al momento dell’indipendenza i comunisti erano più forti in Corea del Sud che in Corea del Nord.

Il primo confronto aperto non sarebbe tardato: avvenne infatti a seguito della costituzione, nel 1945, a Shin-uiju, nella Provincia del Nord Pyong-an, del Partito Cristiano Socialdemocratico quale primo partito politico in Corea del Nord.(19) I fondatori erano due pastori presbiteriani, Yoon Ha-yong e Han Kyong-jik. Durante un raid comunista contro una chiesa locale, in cui si era riunito il comitato organizzativo del Partito, furono uccise ventitré persone. Da qui presero origine dure proteste da parte di studenti cristiani in Shin-uiju; in Pyongyang, il leader cristiano Kim Hwa-sik ed altre quaranta persone furono arrestati il giorno prima della prevista presentazione di un Partito di ispirazione cristiano-liberale.

Il punto di svolta si ebbe quando il clero cristiano rifiutò di partecipare ad una cerimonia comunista in celebrazione del Movimento 1° Marzo (movimento per l’indipendenza). Circa sessanta membri del clero di varie chiese furono arrestati, ma i cristiani tennero duro e celebrarono la loro cerimonia, alla quale parteciparono diecimila persone, nella chiesa di Jangdae-hyon in Pyongyang. Le forze di polizia fecero un’incursione nella chiesa nel corso del servizio, e i manifestanti si riversarono in strada.

Di fronte ad una opposizione così massiccia le autorità adottarono tattiche più subdole, sfruttando le divisioni tra le chiese ed infiltrandosi in esse. Per influenzare i potenti leader cristiani, i comunisti si servirono del pastore protestante Kang Yang-uk, zio per parte di madre del leader comunista Kim Il-sung. Compito di Kang era persuadere i cristiani dall’astenersi dalla politica. La sua «Lega Cristiana», filocomunista, costituita nella primavera del 1946, incontrò all’inizio scarso successo. Egli era stato uno dei ministri religiosi che avevano spinto i cristiani a celebrare i riti scintoisti nel corso della dominazione giapponese, e non era certo popolare. Ma nel 1949 sia i pastori che i laici furono obbligati a far parte della Lega. Coloro che si rifiutavano venivano arrestati.

Nello stesso periodo in cui veniva costituita la Lega, il governo confiscò dei beni appartenenti a quindicimila templi buddisti, chiese cristiane ed altre organizzazioni religiose, in base ad una legge di riforma dei possedimenti terrieri. In agosto, quando l’industria pesante fu nazionalizzata, il governo colse l’opportunità per confiscare i beni rimanenti; in questo modo la sopravvivenza dei gruppi religiosi veniva a dipendere esclusivamente dalle donazioni dei loro membri. Anche l’istruzione fu messa sotto il controllo del governo e le scuole private cristiane furono statalizzate. Il 3 novembre del 1945 i cristiani, organizzati dall’Associazione Presbiteriana delle Cinque Provincie, boicottarono le elezioni generali, che si tenevano di domenica. Il boicottaggio provocò pressioni più intense da parte del governo.

Nonostante l’oppressione crescente molti credenti, o perché incapaci di comprendere gli avvenimenti, o semplicemente perché ingenui, non coglievano la serietà della svolta antireligiosa. Molti subirono, mansueti, la pressione comunista, o cercarono semplicemente di ignorarla. L’esperienza coloniale aveva accecato molti coreani rendendoli incapaci di vedere le divisioni che li travagliavano. «Non mi preoccupavo troppo per i comunisti. In fondo erano coreani…» disse Han Joon-myong in un’intervista. Han, che era uno dei fondatori della Chiesa di Gesù, aggiunse: «Pensavo che, nonostante fossimo in disaccordo sul piano politico, nel cuore fossimo fratelli. Mi sbagliavo». Durante la guerra coreana sopravvisse miracolosamente al massacro di trecento oppositori uccisi dalle autorità comuniste in una caverna, nell’ottobre del 1950. Ebbe bisogno di quell’esperienza, disse, per convincersi che i comunisti non lo consideravano loro fratello.(20)

I comunisti non si facevano scrupolo di servirsi delle rivalità tra le religioni e le denominazioni. Ad esempio, sembra che nessun cristiano si sia opposto all’arresto dei membri della Chiesa dell’Interno del ventre. Pare addirittura che abbiano considerato questo fatto come la prova che la mano di Dio si era mossa per punire quegli eretici.

Questo fa capire che Sun-myung Moon non poteva aspettarsi alcun appoggio, a difesa del suo diritto di predicare, da parte delle Chiese costituite, perché per quelle Chiese rappresentava un problema crescente: sempre più frequentemente dei buoni cristiani lasciavano la loro chiesa per entrare nel suo movimento. Tra i suoi seguaci vi erano delle personalità di una certa importanza, ed i pastori delle chiese dalle quali questi provenivano soffrivano del loro brusco allontanamento e della perdita delle loro offerte.(21) Kim Chong-hwa, per esempio, era stata la responsabile delle donne della chiesa presbiteriana di Somunae-pak, una grande comunità con migliaia di membri, che gestiva due scuole. Il padre di Kim In-ju, Kim Chi-joon, era un Anziano della chiesa presbiteriana di Jangdae-hyon, la maggiore della città. Il marito di Ok Se-hyun era un anziano della chiesa presbiteriana di Jangdong. Chi Seung-do era membro della Chiesa presbiteriana di Sangjon-hyon. Chong Dal-ok era la figlia di un pastore metodista.

Tuttavia, quella che le varie chiese consideravano la sfida principale nei loro confronti era l’insegnamento, considerato eretico, che Moon impartiva. Egli cercava di convincere i fedeli che la seconda venuta del Cristo si sarebbe verificata in Corea. Vari pastori lo incontrarono cercando di demolire certi aspetti poco ortodossi della sua teologia; egli però teneva loro testa, cortesemente ma fermamente, ribadendo la propria visione basata sull’interpretazione della Bibbia.(22) Alle domande sul ruolo che aveva nella provvidenza di Dio, glissava rispondendo di pregare per ricevere la risposta. Dopo l’uscita dalla prigione, disse ai seguaci che dovevano pregare nel nome del nuovo Cristo. Alcuni credevano, sulla base di rivelazioni e di esperienze spirituali, che lui stesso fosse il nuovo Cristo. Altri, come Kim Won-pil, giunsero a questa stessa conclusione ascoltando il suo insegnamento ed osservando il suo modo di vita ed il suo comportamento.(23)

Le critiche e la dura opposizione da parte delle loro famiglie e delle chiese ufficiali ingenerava a volte dei dubbi anche nei membri più spirituali. Però, man mano che risolvevano le loro difficoltà, la loro fede cresceva. Discutevano i loro problemi con Moon; egli a volte offriva interpretazioni delle loro esperienze interiori, altrimenti raramente parlava di fenomeni spirituali. Moon attraeva il piccolo gruppo che cresceva attorno a lui grazie alla passione ed alla comprensione di Dio, non grazie alle sue facoltà paranormali. Non parlava mai delle proprie visioni, non offriva straordinarie profezie e nemmeno praticava guarigioni miracolose. Ascoltava i problemi dei seguaci e li consigliava in merito alla loro vita di fede.(24)

Alcuni suoi seguaci però a volte non si curavano molto della sensibilità degli altri. Quelli più spirituali testimoniavano d’impulso, senza aspettare che le persone alle quali parlavano scoprissero personalmente Moon ed il significato dei suoi insegnamenti. Una signora, durante un servizio di preghiera, dichiarò di aver visto Gesù nel cuore di Moon. Un’altra donna spirituale annunciò agli altri membri che Moon stesso era il Cristo. Coloro che avevano ricevuto personalmente rivelazioni di questo genere sentivano crescere la loro ispirazione, ma per altri certe dichiarazioni erano difficili da accettare. I tentativi fatti da certi seguaci di convincere delle persone al di fuori del gruppo che Moon era il Cristo posero ben presto fine alla speranza che i suoi insegnamenti potessero essere presi in considerazione dalle chiese stabilite.

Quasi tutti coloro che continuavano a seguirlo dovettero affrontare un qualche tipo di persecuzione. Ok Se-hyun fu picchiata dal marito. Kim Won-pil fu cacciato dalla sua famiglia, e dovette alloggiare presso la casa di Ok. I genitori di Kim In-ju le dissero che Satana si era ormai impadronito di lei. Essi credevano che Gesù sarebbe venuto letteralmente «sulle nuvole», come è scritto nella Bibbia, ed erano convinti che la loro figlia, che affermava che Cristo sarebbe tornato come uomo, fosse completamente posseduta dal demonio.

«Dobbiamo liberarti da Satana per salvarti dall’anticristo», le dicevano. La picchiavano e la frustavano spesso, e le proibivano di uscire per andare in quella che definivano «la casa di Moon». A volte, dopo essere stata frustata, guardava fuori della finestra e vedeva due o tre membri vestiti di bianco, che pregavano per lei sulla strada. Sapeva che era stato Moon a mandarli e si sentiva confortata. Una volta i suoi genitori visitarono la casa del loro nipote, Chong Myong-son, dove Moon abitava. Quando vide Moon, il padre di Kim In-ju lo afferrò per i capelli e cominciò ad urlare contro di lui: «Pensi di essere Gesù? Pensi di essere Gesù?». Continuava ad urlare e non lo lasciava andare. Moon non si mosse. Nel caos che ne scaturì, Kim Chong-hwa dette un calcio alla madre di In-ju, ed uno dei membri, una donna di nome Chong Deuk-eun, morse la mano del padre di In-ju. «Guarda che razza di persona stai seguendo…» disse alla figlia una volta tornato a casa, mostrandole il polso livido.(25) Le cose non migliorarono certo quando la donna che aveva rivelato alla madre di Kim In-ju che costei si recava di nascosto alla «casa di Moon» divenne cieca, e l’Anziano della chiesa che aveva detto al padre di impedire ad In-ju di frequentare gli incontri di Moon, ebbe un colpo apoplettico e restò semiparalizzato.

Un caso ancora più grave, che i fedeli interpretarono come un castigo, fu quello che coinvolse un’altra seguace, una cristiana molto devota di nome Pak Ul-nae. Il marito di Pak a volte si avvicinava alla casa ed urlava delle oscenità attraverso la finestra della stanza di Sun-myung Moon. Una sera, dopo una di queste incursioni, morì improvvisamente colpito da un attacco cardiaco. Questi eventi alimentarono le controversie che circondavano il giovane predicatore.

Moon cercò di disinnescare le ostilità inviando Cha Sang-soon a spiegare i suoi insegnamenti ad un certo numero di esponenti del cristianesimo. Questa mossa non ebbe però un grande successo. Nella chiesa di Jangdong, dove cercò di incontrare Choi Pil-gun, il pastore e presidente del seminario di Pyongyang, Cha fu preso e cacciato di peso dalla chiesa da sei o sette responsabili.(26)

Le chiese capirono che, senza il potere del governo, non sarebbero state in grado di impedire a Moon di predicare, così cominciarono a scrivere proteste formali contro di lui. Secondo alcuni suoi seguaci le autorità comuniste avevano ricevuto, fino all’inizio del 1948, circa ottanta esposti, secondo i quali Moon raggirava i cristiani, distruggeva le loro famiglie e commetteva adulterio. Per indagare su questi fatti, la polizia inviò una spia, una donna che restò nella chiesa alcuni giorni e fece molte domande.

Nel frattempo, a metà del febbraio del 1948, Chi Seung-do disse di aver ricevuto la rivelazione che il 1 marzo sarebbe stato un giorno speciale per il Cielo. Moon, che era sempre sensibile alle esperienze spirituali dei suoi seguaci, disse che si sarebbero dovuti preparare a celebrare quel giorno, e chiese a Cha di andare a Jeongju ed invitare la propria famiglia. Cha prese il treno e stette nella casa dei Moon in Sangsa-ri per tre giorni. A cena tutta la famiglia, inclusi i parenti, si riunì per ascoltare, e Cha spiegò a tutti che il loro figlio era il Cristo che era ritornato. Cha sentì che il nonno di Moon aveva accettato ciò che aveva detto, ma che gli altri parenti erano scettici.(27) In effetti erano molto critici. Si aspettavano che Moon diventasse un qualche tipo di leader, ed ora che la Corea era stata liberata dal dominio giapponese, che diventasse un politico. Alcuni parenti pensavano che un giorno sarebbe potuto diventare anche presidente… ma che senso aveva proclamare di essere il Messia? Il Messia sarebbe venuto sulle nuvole, come diceva la Bibbia. Nessuno aveva mai supposto che il Salvatore potesse essere una persona diversa da Gesù. Era come se stesse andando in cerca di guai, e se ne lamentarono apertamente: «Ci aspettavamo che sarebbe diventato un traditore, ma è diventato un traditore in senso religioso». Ma erano pur sempre i suoi famigliari, e si preoccupavano per lui.

Cha ritornò a Pyongyang il 28 febbraio con la madre ed il fratello di Moon, ma scoprì che questi era stato arrestato dalla polizia il 22 febbraio. I seguaci dissero che la polizia era arrivata circa due ore prima dell’inizio del servizio domenicale. Kim Chong-hwa, Ok Se-hyun, Kim Won-pil ed una giovane donna che era venuta per partecipare all’incontro di preghiera erano stati arrestati assieme a lui. La giovane e Won-pil furono rilasciati dopo due giorni di interrogatori. Ok fu rilasciata dopo nove giorni. Non erano stati picchiati ma era stato impedito loro di dormire. Kim Won-pil comprese, dalle domande che gli erano state fatte, che secondo le autorità Moon ingannava i fedeli per estorcere loro del denaro. La polizia interrogò gli scolari delle elementari ai quali Won-pil insegnava per capire cosa insegnasse davvero. Ad Ok fu chiesto se Moon era una spia sudcoreana.

La data del processo fu fissata per il 3 aprile, ma poi fu rinviata al 7 aprile in modo che i dirigenti della polizia ed altri esponenti del regime potessero parteciparvi. Era stato definito come il processo al «Gesù che era sceso dalle nuvole per salvare la gente».(28) L’aula dell’udienza era piena.(29) Gran parte dei seguaci era presente, ad eccezione di Kim In-ju, confinata in casa dai suoi genitori.

Sun-myung Moon, con la testa rasata, fu fatto entrare con altri prigionieri il cui processo si doveva svolgere quel giorno. Tra questi vi era il suo seguace Kim Chong-hwa. A Moon furono tolte le manette e fu fatto sedere di fronte al giudice. Poco dopo si alzò, si stirò e si sedette di nuovo.(30) Gli altri prigionieri mantenevano la testa bassa, gli occhi volti a terra. Alcuni dei seguaci seduti in fondo all’aula cominciarono a pregare a voce alta.

Il prigioniero fu accusato di diffondere falsità, di ingannare persone ingenue per estorcere loro del denaro e di usare quelle persone per estorcere altri soldi ad altre persone. Fu accusato anche di distruggere le famiglie e le istituzioni, portando così disordine nella società.

«Come è arrivato sulla terra? Con le nuvole o con l’aereo?» gli chiese il pubblico ministero. I cristiani presenti risero. Moon non rispose.

«Cosa indossava quando è sceso dal cielo? Gesù aveva una corona di spine; e lei?» Moon continuò a tacere.

«Cosa ha studiato al college?»

«Ho un diploma in elettrotecnica»

«Ci spieghi come viene prodotta l’elettricità». La domanda aveva lo scopo di dimostrare che Dio e l’elettricità sono invisibili, e che Dio, come l’elettricità, è creato dall’uomo. Moon spiegò in dettaglio i principi dell’elettricità. Alla fine il giudice lo interruppe. L’avvocato che aveva accettato di difenderlo su richiesta dei suoi seguaci si appellò alla clemenza della corte. Ma data la natura del sistema, e l’importanza politica del processo nel contesto della campagna antireligiosa, la richiesta restò inascoltata. Nel corso del processo alcuni urlavano minacce o chiedevano la pena capitale. «Deve essere giustiziato!» gridò qualcuno tra la folla; «Picchiatelo a morte!» urlò un altro.

Il processo durò quattro ore e per l’ora di pranzo era finito. Quando il giudice lesse il verdetto, Moon chiese di cancellare la parte relativa alla diffusione di notizie false ed all’abuso della credulità popolare. Il giudice ignorò la richiesta ed annunciò la sua decisione. Moon fu condannato a cinque anni. Kim Chong-hwa fu condannato a diciotto mesi. Il pubblico composto da comunisti e cristiani sembrò piuttosto compiaciuto del risultato.

Gli rimisero le manette, che gli lasciavano una mano libera. I suoi seguaci riuscirono a passargli un contenitore con del cibo. Moon prese il contenitore con la mano ammanettata e mentre veniva portato via sorrise, sollevò la mano libera e salutò.

casa dei Moon Ciò che resta della casa dei Moon a Sangsa-ri, oggi in Corea del Nord
(HSA UWC Seul)

mercato a Jeongju Giorno di mercato a Jeongju, la città prossima al villaggio di Moon. Foto dei primi decenni del ’900
(Kokusho Kankosai Co., Tokyo)

la madre di Moon Kim Kyung-gye, la madre di Moon
(HSA-UWC)

fratello di Moon Yong-soo, fratello di Moon. Secondo la sua famiglia, rimasta in Corea del Nord, fu ucciso durante un raid aereo americano
(HSA-UWC Seul)

Moon Yoon-kook Il Rev. Moon Yoon-kook. pastore della chiesa frequentata dal giovane Moon
(Sem. presbiteriano, Seul)

Lee Myong-nyong Lee Myong-nyong, Anziano della chiesa del villaggio. Fu uno dei 33 firmatari della dichiarazione di indipendenza del 1919.

via di Seul Una via di Seul negli anni ’20, durante l’occupazione giapponese
(Kokusho Kandokai Co., Tokyo)

Moon Foto di Moon nel periodo della scuola media, con l’uniforme della sua scuola
(HSA-UWC Seul)

Moon durante gli studi Foto di Moon durante il periodo di studi a Seul (1938-1941). Sun-myung è a destra; è il suo turno di cottura del pasto per i compagni di stanza.
Da sinistra: Yoo Koo-bok, Seung-gyun (cugino di Moon), e Kwon Duk-pal, il predicatore laico della chiesa che Moon frequentava
(HSA-UWC Seul)

Moon con il gruppo di studio biblico Moon, in piedi sotto l’orologio, con dei compagni del gruppo di studio biblico in Seul. Foto del febbraio 1949
(Pak Kyong-do)

Moon con il gruppo della scuola domenicale Foto di gruppo della scuola domenicale. Moon è il secondo da destra della fila superiore dei ragazzi
(Pak Kyong-do)

Moon con i fedeli della Chiesa Foto di gruppo dei fedeli della Chiesa frequentata da Moon (in piedi, secondo da destra) a Seul.
Kwak No-pil (seduto, ultimo a destra) fu arrestato con Moon come sospetto comunista
(HSA UWC, Seul)

Moon con la sua padrona di casa Moon (in piedi, secondo da sinistra).
A destra, seduta, la sua padrona di casa, Lee Kee-bong
(HSA UWC, Seul)

Kim Song-do Kim Song-do, fondatrice del Gruppo del Santo Signore
(HSA UWC, Seul)

Lee Yong-do Lee Yong-do, carismatico predicatore della Chiesa di Gesù – 1932
(Chun Chul-ja)

Lee Ho-bin Rev. Lee Ho-bin, primo responsabile della Chiesa di Gesù
(Lee Ho-bin)

Choi Sun-kil Choi Sun-kil, prima moglie di Sun Myung-moon
(Pak Chong-hwa)

Il gruppo di Kim Baek-moon Il gruppo di Kim Baek-moon, attorno al tempo in cui Moon entrò a farne parte. Kim è sul fondo: è la persona più alta, con gli occhiali.

Kim Baek-moon Kim Baek-moon, fondatore della Chiesa di Gesù di Israele.

Kim Il-sung Kim Il-sung visita un impianto idroelettrico nell’ottobre del 1949
(FLPH, Pyongyang)

Kim Won-pil Kim Won-pil, il giovane discepolo di Moon
(HSA-UWC)

Chi Seung-do Chi Seung-do
(HSA-UWC)

Ok Se-hyun Ok Se-hyun
(HSA-UWC)

Heungnam L’impianto di fabbricazione di fertilizzanti di Heungnam nel quale Moon, detenuto, fu costretto ai lavori forzati dal 1948 al 1950. Queste foto sono state scattate negli anni ’30, nel periodo in cui l’impianto era di proprietà di una società Giapponese
(Nippon Nitrogen Fertiliser Co., Tokyo)

HeungnamHeungnam

HeungnamHeungnam

HeungnamHeungnam

HeungnamHeungnam

HeungnamSchizzo della prigione di Heungnam fatto da Pak Chong-hwa

Pak Chong-hwaPak Chong-hwa, il prigioniero che viaggiò assieme a Moon ed a Kim Won-pil da Heungnam a Pusan

Kim Won-dokKim Won-dok, compagno di prigionia e seguace di Moon

guerra di CoreaUn combattimento durante la guerra di Corea, che esplose nel giugno del 1950

guerra di CoreaHeungnam dopo i bombardamenti delle forze ONU

rifugiatiI rifugiati attraversano il fiume Daedong, a Pyongyang, servendosi dei resti di un ponte bombardato.

rifugiatiI rifugiati nordcoreani vengono controllati da un soldato americano con un rilevatore di mine.

Moon con i seguaciSun-myung Moon, in piedi a sinistra, con alcuni dei suoi primi seguaci, a Pusan. Seduto al centro Kim Won-pil
(HSA-UWC Seul)

Lee Yo-hanLee Yo-han, che si unì a Moon a Pusan.
(HSA-UWC Seul)

Kang Hyun-shilKang Hyun-shil, la prima evangelista della Chiesa di Unificazione
(HSA-UWC Seul)

baraccaLa baracca costruita da Moon con materiali di fortuna a Pusan nel 1951
(HSA-UWC Seul)

MoonMoon guida una riunione di preghiera all’aperto, in Corea del Sud, nei primi anni ’50
(HSA-UWC Seul)

Note

(1) I dati ufficiali del governo giapponese riportano un declino nel numero dei cristiani da 508.000 nel 1940 a 383.000 nel 1942. Nello stesso periodo il numero dei buddisti era aumentato da 538.000 a 607.000. Nel 1942 vi erano in Corea circa 92.000 seguaci dello Scintoismo: gran parte di loro probabilmente era costituita da giapponesi residenti in Corea. Rif.: Chosen Chongdolzbu Tong-gye Yeonbo (Statistiche annuali del Governatorato coreano). Per altre informazioni su questo periodo e quello successivo alla guerra, vedi Allen D. Clark, A History of the Church in Korea, cap. 10, The Christian Literature Society of Korea, Seul, 1971.

(2) Intervista concessa all’Autore da Kim In-ju.

(3) Anche se per le due Kim questo tipo di servizio religioso era sorprendente, in realtà riprendeva un modello comune ai gruppi spirituali; non era stato sviluppato da Moon.

(4) Rif.: Malachia 4:5, Matteo 17:12-13, e Giovanni 1:21.

(5) In coreano: Moon Sonseng.

(6) Kim Won-pil, Father’s Early Ministry in Pyongyang, Today’s World. Genn. 1982, P.7. Per il resoconto di Kim su questo periodo non Corea del Nord vedi anche Testimony of Father’s Life, discorso del 14 ottobre 1979, stampato da HSA-UWC, New York, ed una serie di discorsi agli unificazionisti, tradotti e pubblicati in inglese sotto il titolo Father’s Course and our Life of Faith, HSA-UWC, Londra, 1982.

(7) Secondo la sorella di Choi-sup, Yoo-sup, la querela fu presentata dal marito di Kim In-ju.

(8) Questa parte è tratta dalla serie di discorsi di Sun-myung Moon ‘History of the Unification Church,’ 27 Dic. 1971, The Unified Family, Washington DC.

(9) La storia delle due spiritualiste Kim Song-do e Huh Ho-bin è tratta da: Sun-myung Moon, The History of the Unification Church, 27 Dic. 1971; intervista a Kim Sun-yong, nuora di Kim Song-do; Chung Soo-won, figlio di Kim Sun-yong e leader della Chiesa di Unificazione, So-myongha-shin Deut Kil Dara (Seguendo la chiamata della provvidenza di Dio) in Witness: Experiences of Faith, Vol. 1 (raccolta di testimonianza dei primi membri della Chiesa di Unificazione), HSAUWC, Seul, 1982, PP. 346-59; Hong Soon-ae, membro di entrambi i gruppi e che più avanti sarebbe diventata la suocera di Sun-myung Moon, in un discorso del 1 agosto 1974, note manoscritte; altri punti da interviste a Lee Ho-bin e ad Han loon-myung della Chiesa di Gesù, e da Kim Won-pil, op. cit. Father’s Course, cap.4.

(10) Ancora oggi secondo la legge della Corea del Sud l’adulterio è un reato.

(11) Hwang comunque, debilitato dalle torture, morì poco dopo il suo rilascio. Kim Won-pil, Today’s World, Genn. 1982, p.11.

(12) «Mentre ero in prigione in Corea del Nord subii delle torture terribili. Più dura era la tortura, più forte diventavo. Ciascuna delle mie cellule lottava contro il dolore. M’immaginavo che ogni colpo che ricevevo moltiplicava le benedizioni di Dio. Per questo le torture non mi spaventavano e potevo facilmente sopportarle». Rif.: Sun-myung Moon, May God Protect Us, New Hope, HSA-UWC, New York, 1973, pag. 28.

(13) Intervista dell’autore a Cha Sang-soon.

(14) Kim Won-pil, Today’s World, Genn. 1982, pag. 11.

(15) Na Choi-sup, Na Yu-sup, e Pak Kyong-do intervistati dall’autore.

(16) Il resoconto seguente è tratto da interviste a Kim In-ju, Ok Sehyun, e Cha Sang-soon.

(17) Questo è uno dei 47 Inni sacri della Chiesa di Unificazione. Di questi, altri sette sono stati scritti da Moon: «Garden of Restoration» (1950), «New Song of Inspiration» (1950), «Blessing of Glory» (1950), «Suffering Heart» (1951), «Grace of the Holy Garden» (1953), «Song of the Principle Soldiers’» (1959), «Unified Soldiers» (1962).

(18) Chi Seung-do, Hana-nim-eui Indo-dero (In base alla Guida di Dio) in «Witness: Experiences of Faith,» Vol. 1, HSA-UWC, Seoul, 1982, pp. 362-81.

(19) Più oltre fu ridenominato «Partito socialdemocratico» per renderlo più «appetibile». Per altre informazioni su questo periodo, vedi Allen D. Clark, op. cit.

(20) Intervista dell’autore ad Han Joon-myong.

(21) Per quanto l’accusa fosse spietata, il fatto era assolutamente reale e concreto. Vedi Kim Won-pil, Today’s World, Genn. 1982, p. 18.

(22) Kim Won-pil, Ibid.

(23) Kim Won-pil, op. cit. Fathers Course, cap. 16.

(24) Kim Won-pil, Today’s World, Genn. 1982, p. 15.

(25) Kim In-ju ha detto all’autore: «Quel fatto mi fece star male per anni», ed ha aggiunto che nel 1970, poco prima di morire, suo padre scrisse delle scuse formali a Moon. Anni dopo suo marito conobbe il Principio e cominciò a provare rispetto per Moon.

(26) Intervista concessa all’Autore da Cha Sang-soon.

(27) Resoconto tratto da interviste a Cha ed al cugino di secondo grado di Moon, Seung-gyun. Secondo Seung-gyun fu Cha a dire loro che Moon era il Messia. Cha ha negato di aver definito Moon il secondo Cristo, ma ha detto di averlo definito “un grande uomo”. È possibile che siano stati altri seguaci di Moon a dire alla famiglia di quest’ultimo che lo consideravano il Messia, quando la madre ed il fratello di Moon si recarono a visitarlo a Pyongyang.

(28) Il resoconto del processo è basato su interviste ad Ok Se-hyun, su interviste scritte a Kim Won-pil, e sul Today’s World, Genn. 1982, pag. 19. L’autore non ha chiesto di esaminare i verbali del procedimento, partendo dal presupposto che la Corea del Nord non avrebbe concesso il permesso. Questi verbali potrebbero trovarsi negli Stati Uniti, non a Pyongyang. Dopo aver occupato quella città durante la guerra di Corea, le forze americane sequestrarono tonnellate di documenti che furono spediti all’Archivio Nazionale degli Stati Uniti; si trovano ancora lì, abbandonati ed in gran parte non classificati.

(29) Né Kim Won-pil né Ok Se-hyun ricordano il nome dell’avvocato difensore e nemmeno il luogo in cui si trovava il tribunale. In Pyongyang vi erano allora solo due tribunali, la Corte distrettuale (Chi-bang Bobwon) e l’Alta Corte di Giustizia (Go-deung Bobwon). L’autore presume che il processo si sia svolto nella prima.

(30) Questo comportamento era anomalo per i detenuti coreani. Nel sistema giudiziario coreano, sia del Nord che del Sud, una volta arrestato l’imputato perde la sua posizione sociale ed è considerato colpevole, ed ha enormi difficoltà nel provare la propria innocenza. L’atteggiamento normale è quindi agire in modo remissivo e «pentito», per ottenere un miglior trattamento dalle guardie ed una sentenza il più possibile mite dal giudice. Mostrarsi fiduciosi e certi della propria innocenza è un comportamento che non paga.

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