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5 - LA SECONDA ISRAELE

Quando giunse a casa, tutto il villaggio lo circondò per salutarlo. «Abbiamo letto il tuo telegramma… dicevi che avresti preso la nave che poi è stata affondata…» gli dissero. Il traghetto, il Konron Maru, aveva urtato una mina e si era inabissato nello Stretto di Corea, centinaia di passeggeri erano morti. «Il giornale ha pubblicato i nomi dei sopravvissuti, ma il tuo non c’era».

Moon rispose che non aveva più preso quella nave. Spiegò che aveva comprato un biglietto per quel traghetto, ma mentre stava andando ad imbarcarsi ebbe la premonizione fortissima di un pericolo imminente, e le sue gambe rifiutarono di muoversi. Così aspettò il traghetto successivo.

La madre, saputo del naufragio, era rimasta così sconvolta da raggiungere di corsa Jeongju per chiedere informazioni, dimenticando addirittura di indossare le scarpe. Quando scoprì che il nome del figlio non era sulla lista dei sopravvissuti svenne.

Seppe che era salvo solo quando Sun-myung le spedì un altro telegramma in cui spiegava di aver cambiato nave.(1) Era stata così in ansia che si accorse del dolore che provava ai piedi solo dopo il ritorno del figlio. L’immagine di sua madre che correva a Jeongju senza scarpe lo colpì profondamente e non la dimenticò mai.(2) «È così che Dio ama i suoi figli?» si chiese. Quanto forte e spontaneo è l’amore di una madre… capiva quanto difficile doveva essere stato per Gesù l’andare contro la propria famiglia per fare la volontà di Dio e sperava che i suoi genitori non si sarebbero opposti, in futuro, alla sua missione. Se lo avessero fatto, egli avrebbe comunque messo la missione al primo posto. Nel corso degli anni si era addestrato a soffocare le proprie emozioni, troncando i propri sentimenti quando sentiva che lo allontanavano dalla volontà di Dio.

Nel Novembre del 1943 Sun-myung Moon si sposò. Secondo le usanze di allora sua moglie, Choi Sun-kil, era stata scelta tramite un accordo tra i genitori della coppia. Per i coreani di quel tempo, ed anche per molti giovani di oggi, prima viene la decisione di sposarsi e poi inizia la ricerca del partner. Considerato ciò, non è chiaro il perché avesse deciso che quello era il momento in cui avrebbe dovuto sposarsi. Forse aveva semplicemente accettato il suggerimento dei suoi genitori che era ora di farlo, seguendo il naturale senso di pietà filiale dei coreani. Oppure aveva accettato il matrimonio perché lo considerava come il passo successivo del suo percorso spirituale. La risposta dipende da quanto Moon avesse già sviluppato la sua visione del matrimonio quale rapporto profondamente religioso, che costituiva quasi la ricostituzione, nella sua propria vita, del rapporto tra Adamo ed Eva così come avrebbe dovuto essere. In effetti anni dopo Moon avrebbe insegnato ai suoi seguaci che il matrimonio incentrato su Dio è il sacramento centrale della fede, è necessario per vivere una vita piena e santa, ed è un mezzo attraverso il quale gli esseri umani, che vivono in questo mondo caduto, possono guarire dalle loro ferite spirituali ed emotive. L’uomo è fatto per la donna e la donna per l’uomo in base ad un progetto divino. Un uomo che comprende il cuore sofferente di Dio deve avvicinarsi a sua moglie come se questa fosse la preziosa figlia perduta di Dio, Eva, e viceversa.

Di quattro anni più giovane di lui, Choi (pron.: Cèi), era una ragazza bella ed intelligente dal forte carattere. I cugini di Moon definirebbero quest’ultimo attributo come un understatement, una affermazione che descrive solo debolmente la realtà. Uno di loro, per descriverne meglio il carattere, si è rifatto ad un detto popolare che si riferiva alla veemenza del clan dei Choi: «Se un Choi si siede su uno spiazzo erboso, nulla crescerà più in quel punto per tre anni». Ed ha aggiunto: «Lei era la Choi dei Choi. Era testarda come un mulo. Una volta deciso qualcosa, non abbandonava più la strada presa».(3) La sua famiglia, relativamente benestante, faceva parte della Chiesa Jaegun, una confessione presbiteriana fondamentalista di Cheolsan, nella Provincia del Pyong-an del Nord. I fedeli della Chiesa Jaegun (che significa Ricostruzione) sostenevano che Satana aveva preso il controllo delle chieste ufficiali e non mostravano alcuna tolleranza verso le altre denominazioni.(4) Nonostante ciò, Moon invitò ad officiare il matrimonio il Rev. Lee Ho-bin, il leader della Chiesa di Gesù.(5) Questi raggiunse il villaggio in treno da Pyongyang e condusse la cerimonia di matrimonio nel cortile della casa della sposa. La coppia passò la prima notte di matrimonio nella casa di famiglia dei Moon in Sangsa-ri e, secondo quanto racconta un cugino di Sun-myung, la moglie si ammalò. Gli abitanti del villaggio non furono favorevolmente impressionati da una moglie che si ammalava proprio il primo giorno della sua vita matrimoniale.(6)

Nel frattempo, la guerra nel Pacifico cresceva in intensità, e sempre più studenti venivano sottoposti ad un esame di diploma anticipato per poi essere inviati sulla linea del fronte. In quanto diplomato in materie tecniche, Moon era esente dal prestare servizio attivo, ma era obbligato a trovare lavoro presso una società che contribuiva allo sforzo bellico. Trovò quindi un impiego presso la Società Elettrica Mansho in Hailar, nella Manciuria controllata dai giapponesi, nei pressi della frontiera tra Mongolia e Russia.(7) Ma, dopo aver trascorso alcune settimane in Seul, cambiò il proprio programma e restò nella capitale, dove trovò lavoro come elettrotecnico presso la Società di Costruzioni Kashima-gumi.(8)

La coppia si stabilì in Heuksok-dong, nella pensione la cui proprietaria apparteneva alla Chiesa di Gesù, Lee Kee-bong.(9) Dopo il primo anno di matrimonio, la moglie di Moon non era ancora incinta. Invece di lamentarsene, come sarebbe stato allora normale, Moon la adorava alla follia. «L’amava così tanto che eravamo tutte gelose», confessò Im Nam-sook, una delle figlie della signora Lee, anni prima allieva di Sun-myung nella scuola domenicale».(10) Egli desiderava costruire con lei un amore inviolabile, in modo che potessero amare profondamente Dio come coppia. Sapeva che, a motivo della missione che lo aspettava, sua moglie avrebbe incontrato varie difficoltà. Immaginava che sarebbe rimasto lontano da casa per lunghi periodi. In particolare, sentiva che i primi anni di matrimonio sarebbero stati carichi di lotte spirituali. Le diceva: «Devi essere in grado di guadagnarti da vivere nel caso mi succeda qualcosa».

Alla fine del Novembre 1944, uno studente suo amico, che era comunista e che gli aveva fatto visita a Seul, era stato arrestato mentre cercava di evitare l’arruolamento; nel corso dell’interrogatorio era spuntato il nome di Moon. La polizia raggiunse l’alloggio di Sun-myung e perquisì la sua stanza. Fu portato alla Stazione centrale di polizia della Provincia di Kyong-gi nel centro di Seul, dove venivano detenuti i sospetti di reati ideologici.(11)

«Tu sei un comunista» gli dicevano i poliziotti.

«Sono un cristiano», replicava lui.

«Dicci quali sono i tuoi amici comunisti clandestini».

«Sono un cristiano», ripeteva. La polizia lo picchiò e cominciò poi la tortura di routine per estorcergli una confessione. Lo tenevano a testa in giù e gli versavano nel naso acqua con peperoncino rosso. Lo tirarono su, gli legarono i polsi dietro la schiena, lo sollevarono in aria e lo trascinarono, in una forma di tortura conosciuta come l’«aeroplano». Nonostante le torture rifiutò di tradire i suoi amici.

La signora Lee, la padrona della pensione, ebbe il permesso di visitarlo. Egli le chiese di portargli un tipo di salsa piccante che poteva provocare la diarrea. Prima della tortura successiva Moon svuotò gli intestini e vomitò per svuotare lo stomaco, in modo che l’acqua piccante passasse direttamente attraverso tutto il sistema digerente. Intanto sua moglie aveva contratto una forma di febbre tifoide ed era andata, per riprendersi, dai genitori di lui. Venendo a sapere che era in prigione, la madre di Moon si recò a Seul ed alloggiò nella casa della signora Lee.

Una settimana dopo la polizia arrestò un altro suo amico, Kwak No-pil, un cristiano che viveva in Heuksok-dong e che si era diplomato nella sua stessa scuola media. Vennero tenuti in celle separate. La signora Lee portava ogni giorno del cibo per i due prigionieri. Alla fine la polizia si convinse che i due erano effettivamente dei cristiani, come avevano affermato, e non dei comunisti. Kwak fu rilasciato e la settimana seguente, dopo sessanta giorni di prigione, anche Moon fu liberato. La prima cosa che fece fu andare a trovare Kwak.

«Mi sento responsabile perché hanno preso anche te», gli confessò.

«No, non sentirti in colpa: avevano già il mio nome», rispose Kwak. I due uomini parlarono della loro esperienza e piansero insieme.

Moon si rimise velocemente in salute e tornò al lavoro. Alcune settimane dopo, all’arrivo della primavera, visitò la sua famiglia. Suo cugino ventunenne, Yong-gi, era stato arruolato nell’esercito giapponese, e gli aveva confidato che programmava di disertare prima di partire per la sua destinazione.

«Non è necessario farlo, non ti preoccupare» gli disse Sun-myung, «in aprile la Germania si arrenderà ed in agosto il Giappone sarà sconfitto. Ma dopo la guerra non devi restare qui al nord. Sta arrivando una cultura gelida». Yong-gi fu colpito da queste affermazioni, e pensò che fosse l’istruzione superiore che suo cugino aveva ricevuto a permettergli di conoscere certe cose. Fu chiamato alle armi in maggio ed assegnato ad una base di Taejon, nella Corea del sud, e non fu mai impiegato in combattimento. Allora non aveva compreso la predizione relativa al comunismo, ma in seguito prestò fede al consiglio di suo cugino e fuggì al sud prima che i comunisti consolidassero il loro potere in Corea del Nord.(12)

In Agosto, quando i giapponesi si arresero, l’intera Corea festeggiò l’avvenimento. Le persone invasero le strade e dettero libero sfogo alla felicità per la sopraggiunta liberazione. Sun-myung Moon considera il Giorno della Resa, il 15 agosto – celebrato dai Coreani come Giorno della Liberazione – come l’inizio del suo ministero pubblico.(13) Dal momento del suo incontro con Gesù, nel 1935, non aveva parlato con nessuno della sua nuova visione di Dio. Ora, la sconfitta del Giappone significava che avrebbe potuto agire libero dalla sorveglianza della Polizia. La Corea era ormai libera dai propri dominatori e le nazioni cristiane avevano trionfato sulle nazioni totalitarie. I tempi erano propizi.

Una delle prime cose che fece alla fine della guerra fu l’aiutare vari giapponesi residenti in Corea a fuggire. Avendo saputo che alcuni dei suoi amici erano pronti a pareggiare i conti con un poliziotto giapponese, cercò di convincerli ad abbandonare l’idea: «Il Giappone è finito. Ha fallito. Quella nazione ha perso il suo potere e Dio la punirà. Non avete bisogno di vendicarvi». Fortunatamente lo ascoltarono. Invitò comunque discretamente molti dei giapponesi che ancora vivevano in Heuksok-dong a partire prima che fosse troppo tardi, e ne aiutò alcuni a preparare i bagagli.(14)

Moon ha affermato di aver previsto tempi molto duri e lotte terribili per la Corea, e che trovava difficile unirsi ai festeggiamenti per l’indipendenza. In un discorso, descrisse come non riusciva ad unirsi ai cori di giubilo ed alle grida di «Mansei!» (‘Lunga vita alla Corea!’, letteralmente: ‘Diecimila anni!’), frase gridata sollevando le braccia al cielo: «Le mie braccia semplicemente non volevano sollevarsi».(15)

In effetti, l’esaltazione dei coreani durò poco. Alcune settimane più tardi, la complessità della situazione politica divenne evidente ed i leader coreani iniziarono a capire che, oltre alle divisioni che esistevano tra di loro, le grandi potenze non avrebbero permesso che il futuro della Corea fosse deciso solo dai suoi cittadini. Le truppe russe ed americane invasero il Paese per eliminare i resti dell’esercito giapponese. Le forze di Stalin si erano mosse rapidamente attraverso la Manciuria ed erano giunte nella Corea del Nord. Gli americani, più preoccupati della sicurezza futura del Giappone che di quella della Corea, si mossero in fretta, nel timore che i russi si impadronissero dell’intera nazione. Si incontrarono, come precedentemente concordato, al trentottesimo parallelo, poco appena a nord di Seul. La Guerra Fredda era giunta in Corea.

I patrioti coreani in esilio stavano tornando a casa. Alcuni avevano combattuto contro i giapponesi con i russi, alcuni con i comunisti cinesi, altri con i nazionalisti cinesi. Altri venivano dal Giappone, dalle Hawaii, da vari Stati degli USA. Nessuna fazione riusciva a predominare sull’altra; nemmeno il governo in esilio, con sede in Shanghai, aveva una qualsiasi autorità: nei suoi ventisei anni di esistenza non era stato riconosciuto da un solo governo.

Le stesse divisioni esistevano tra i gruppi politici all’interno della Corea. In quelle prime settimane di libertà, l’unica parvenza di ordine politico sembrava essere offerta dai Comitati popolari, dominati dalla sinistra, che erano spuntati in tutta la nazione nel giro di pochi giorni dopo la liberazione. L’esercito americano, che aveva l’ordine di non riconoscere alcun gruppo o persona come legittimo rappresentante dei coreani, avviò il loro scioglimento nel sud. Al loro posto costituirono il Governo Militare americano, che guidò la nazione per tre anni. Nel Nord i sovietici, che trovavano una forte opposizione al dominio comunista, furono talmente astuti da nominare presidente del governo provvisorio il presidente del Comitato popolare della Corea del Nord, il nazionalista cristiano Cho Man-sik.

Tempo dopo, gli americani ed i russi proposero un’amministrazione fiduciaria costituita da rappresentanti delle quattro potenze, simile a quella che governava l’Austria. Con il senno di poi questa sarebbe stata l’unica possibilità concreta che il Paese aveva di restare unito, ma i coreani si opposero energicamente e le potenze vincitrici abbandonarono l’idea. Nel Nord, Cho fu internato ed un giovane comandante guerrigliero, Kim Il-sung, si impadronì rapidamente del potere con l’appoggio dei sovietici. I nazionalisti non comunisti cominciarono a fuggire al Sud. Le due metà della Corea precipitarono inesorabilmente verso la divisione permanente. Tre anni dopo sarebbero stati costituiti due diversi governi, uno a Seul ed un altro a Pyongyang.(16)

In questa situazione in rapida evoluzione, Moon si mise alla ricerca di cristiani che accettassero il suo insegnamento. Nel corso dell’occupazione giapponese, erano nati numerosi gruppi spirituali e molte persone, bollate come eretiche dall’establishment cristiano, avevano ricevuto rivelazioni relative all’imminente ritorno del Cristo. Timorosi della persecuzione da parte delle autorità giapponesi e da parte di altri cristiani, tenevano i loro incontri separatamente dagli altri ed in molti casi in segreto. Tra i cristiani più ortodossi vi era una divisione: da un lato coloro che avevano obbedito all’ordine giapponese di partecipare ai culti presso i templi scintoisti, dall’altra coloro che avevano rifiutato e che, di conseguenza, avevano grandemente sofferto. Moon era convinto che, a causa di tali divisioni, il cristianesimo non avrebbe potuto realizzare il regno di Dio: secondo lui, Dio desiderava che si creasse uno spirito di unità tra i cristiani, spirito che avrebbe costituito la fondazione per porre fine alle animosità tra tutte le religioni e tutte le culture. A questo fine, sperava prima di tutto di attrarre i gruppi spirituali verso il proprio insegnamento, e poi di cercare di raggiungere l’unità con le Chiese cristiane tradizionali.

Per la propria protezione, cercò prima di tutto di stabilire dei rapporti personali con persone in posizioni socialmente elevate.(17) Poiché faceva parte dell’élite colta in una nazione sottosviluppata, dove l’avanzamento sociale avveniva tradizionalmente in base a criteri clientelari, ciò non sarebbe stato difficile. La chiesa, la famiglia, la scuola e le conoscenze nel luogo di provenienza gli avevano permesso di stabilire stretti rapporti con persone importanti il cui aiuto si sarebbe rivelato fondamentale, in particolare a motivo dell’incertezza e dell’instabilità del Paese. Se la famiglia non avesse preso le distanze dal suo prozio, Moon Yoon-kook, le porte gli si sarebbero aperte più facilmente. Il prozio aveva infatti stretti rapporti con i leader cristiani del movimento indipendentista, leader che avrebbero assunto il potere nella Corea del Sud.

Poco dopo la liberazione, Moon andò in Corea del Nord e subì un secondo ed inatteso arresto. Si trovava a Kwaksan-myon, non lontano dal suo villaggio, con suo cugino Yong-gi; insieme a lui entrò in un negozio per acquistare una mela.

«Che roba è questa?» gli chiese il negoziante indicando i soldi che Moon gli aveva appena dato.

«Cosa vuole dire?»

«Sta cercando di spacciare soldi falsi?»

«Non sono soldi falsi. Sono soldi della Corea del Sud», risposero. Il negoziante riferì il fatto alla polizia; i due furono arrestati e trattenuti per una settimana. Grazie ad una fortunata coincidenza, il capitano di polizia era stato un insegnante di Sun-myung alle scuole elementari e fece in modo che fossero liberati: un esempio lampante dell’utilità delle conoscenze personali nel Paese.

Nell’ottobre del 1945, Moon e sua moglie si trasferirono da Heuksok-dong al vicino villaggio di Sangdo-dong. La nuova casa era composta da una stanza e da una cucina, ed era vicina alla sede della società per la quale lavorava. Sun-kil era incinta ed il bambino, Sung-jin, nacque nell’aprile del 1946.(18)

Verso la fine del 1945 Moon iniziò a frequentare una chiesa in Sangdo-dong, frequentata da vari membri della Chiesa di Gesù, ai cui servizi aveva partecipato quando era studente. La chiesa apparteneva ad un piccolo gruppo di spiritualisti guidato da un pastore trentacinquenne di nome Kim Baek-moon.

Kim proveniva dalla città di Taegu, nel sud della Corea. All’età di diciassette anni era andato a vivere con suo fratello, che lavorava nella città portuale di Chongjin, nel nord. Andarono a vivere assieme in un nuovo alloggio in Hoeryong dove Kim fu convertito dalla padrona di casa, una donna di mezza età di nome Kim Nam-jo. Costei aveva stretti rapporti con due predicatori carismatici, Baek Nam-ju e Lee Yong-do.(19) Dopo la conversione, Kim si era iscritto ad un seminario in Seul. Persona tranquilla, istruita, Kim era molto devoto.

La sua conversione negli anni ’30 coincise con un periodo di straordinaria attività spirituale dei gruppi cristiani coreani. Migliaia di persone avevano iniziato a parlare in lingue e ricevevano rivelazioni che non riuscivano a capire. Nel corso degli incontri di rinnovamento spirituale molti partecipanti cadevano in estasi, come ubriachi in spirito. Kim notò che questi fenomeni, anziché aiutare le persone, portavano molti credenti verso comportamenti immorali ed infine distruggevano la loro vita di fede. Si chiese perché lo spirito di Dio si presentasse in questo modo: qual era lo scopo, se creava solo un gran caos? Dopo molta preghiera, ricevette la risposta: lo spirito scendeva per preparare la via del Signore, per purificare i cuori di coloro che lo ricevevano, e non per eccitarne i sensi. Ma prima di ogni altra cosa, scendeva perché Dio voleva trovare un uomo in particolare. Per realizzare il Suo regno, Dio deve iniziare da una persona, come se questa persona fosse un nuovo Adamo. Lo scopo della discesa dello spirito era il portare alla perfezione un unico uomo.

Kim iniziò ad insegnare verso la fine degli anni ’30. Gran parte di coloro che andavano ad ascoltarlo erano membri della Chiesa di Gesù. Egli insegnava che la Corea era la Israele dei tempi moderni, ed in essa si sarebbe realizzata la seconda venuta del Cristo. Nel 1943 iniziò un ritiro in Supchol-ri, nella Contea di Paju, nella campagna a nord di Seul. Dal momento che l’oppressione dei Giapponesi contro i cristiani era sempre più dura, era costretto ad insegnare segretamente. Nel settembre del 1945, il mese dopo la fine della guerra, costituì formalmente la Chiesa del Gesù di Israele, aprendo un luogo di culto in Sangdo-dong, Seul, ed un piccolo centro di preghiera in Supchol-ri.(20) Due uomini e dieci donne si unirono a Kim nel suo ritiro, dove vivevano una vita di fede in castità. Due anni dopo, iniziò un corso seminariale della durata di tre anni.

Kim andava a predicare a Seul una volta alla settimana. La congregazione era piccola, composta da circa cinquanta persone, ma di essa facevano parte molti intellettuali ed altre figure influenti. Se l’establishment cristiano ufficiale gli avesse procurato qualche problema per le sue concezioni eretiche, sarebbe stato in grado di contare su potenti alleati. Uno degli Anziani della Chiesa era la moglie del proprietario del Chosun Ilbo, il quotidiano più importante della Corea, e la figlia della coppia era una delle donne nubili che partecipavano al ritiro di Kim.

Un’altra fedele era la moglie di Lee Bom-sok, che nel 1948 sarebbe diventato il primo capo del governo della Corea del Sud. Sua moglie era entrata nella Chiesa per il tramite di uno degli Anziani che era stato un suo compagno alle scuole elementari. Lee stesso era un nazionalista coreano che aveva combattuto contro i giapponesi per anni come guerrigliero, in Manciuria. Aveva ottenuto il brevetto di ufficiale presso l’Accademia militare cinese; per un certo periodo era stato un generale dell’esercito di quel Paese ed aveva fatto parte dello staff di Chiang Kai-shek, il leader nazionalista cinese. Era tornato in Corea nel 1945 con il sostegno di un generale americano, Albert C. Wedemeyer, che era stato consigliere militare di Chiang.(21) Nel 1946, Lee costituì l’Associazione Nazionale della Gioventù Coreana, che ricevette l’appoggio del Dipartimento della Difesa di Washington, e che era stata da lui concepita come la base di un futuro esercito coreano. L’Associazione crebbe rapidamente e ben presto raggiunse 1.300.000 membri. Filo-occidentale ed anticomunista, in quei tempi estremamente instabili i suoi membri agivano come ausiliari di polizia e combattevano la guerriglia comunista. Quando divenne capo del governo, Lee assunse la responsabilità della ridistribuzione delle proprietà detenute dai giapponesi. Grazie alla sua posizione organizzò la cessione di una ditta di Inchon, la Società Aegyong, che fabbricava sapone, profumi e candele, a Kim. Gli utili furono usati per finanziare il ritiro spirituale.(22)

Quando visitava il gruppo di Kim, Moon assumeva un ruolo modesto, e svolgeva lavori umili. Sua moglie non approvava Kim Baek-moon e non frequentava la chiesa con il marito. In effetti la donna si lamentava della devozione di Moon.(23) Gli altri membri della chiesa cominciarono però a notarne la profonda spiritualità. Kim Yong-jin, uno dei due uomini presenti nel ritiro, ricorda: «Moon studiava la Bibbia nella chiesa di Kim, come me. La cosa speciale che lo distingueva era che, pur non avendo ricevuto alcuna istruzione teologica formale, poneva al Rev. Kim domande molto dettagliate, diverse dalle domande ordinarie che gli altri facevano». Nelle parole di Hong Yi-sun, una delle donne del ritiro: «Sun-myung Moon pregava moltissimo».

Un altro membro, Pak Sul-nam, ricorda che Moon una volta stava pregando nella chiesa con gli altri quando improvvisamente dette con la testa un colpo contro una tavola del rivestimento in legno delle pareti; il colpo fu così forte da lasciarvi il segno. I fedeli considerarono questo fatto come una prova della sua spiritualità. Il Rev. Kim disse ai seguaci che Moon aveva una profonda saggezza spirituale. Vari mesi dopo l’entrata di Moon nel gruppo, Kim impose le mani sulla testa di Moon e lo benedisse, dicendo che in lui c’era la saggezza di Salomone.(24)

In quel periodo avvenne un fenomeno che fu considerato più tardi come il vero inizio della storia del gruppo. Durante un incontro, il 2 marzo del 1946, discese lo Spirito Santo; i fedeli dissero che Gesù stesso era apparso, e Kim cominciò a ricevere continuamente delle rivelazioni in merito al ruolo della Corea quale nuova nazione scelta. Egli ricevette la rivelazione: «Tu sei Israele»; chiese a Dio cosa significasse, e ricevette in risposta che avrebbe avuto in futuro la missione di diffondere il nuovo insegnamento in tutto il mondo.(25)

Dal punto di vista della Chiesa di Unificazione, il riconoscimento di Moon da parte di Kim costituisce il vero evento provvidenziale, la precondizione perché il gruppo potesse ricevere lo Spirito Santo. Kim avrebbe dovuto riconoscere in modo naturale che era proprio Moon la persona che stava aspettando, il nuovo Adamo, il Cristo. Avrebbe anche dovuto far sì che i anche i suoi seguaci comprendessero il ruolo di Moon.(26) Se fosse diventato il primo seguace di Moon, gli avrebbe fornito il nucleo centrale della teologia che aveva già elaborato. Se tutto ciò fosse successo Moon avrebbe cercato, attraverso il gruppo di Kim, di coagulare i gruppi spirituali cristiani, ed avrebbe avviato un movimento di revival all’interno del cristianesimo volto ad unificare tutte le denominazioni. Un tale movimento, nel piano di Moon, avrebbe costituito la base per creare armonia tra le principali religioni.

Dal punto di vista dei seguaci di Kim, Moon, procedendo da solo, fallì nella sua missione. Chiaramente, se al momento dell’incontro si fosse creata unità, ciascuno di loro avrebbe realizzato e soddisfatto gli obiettivi ed i bisogni dell’altro: in effetti Moon possedeva le risposte alle domande teologiche di Kim ancora senza risposta, e Kim aveva sia le qualità intellettuali per formulare il pensiero di Moon che l’organizzazione per iniziare il lavoro di creazione dei rapporti tra le comunità religiose.

Ciò che non sappiamo è quanto seriamente Kim abbia riconosciuto la «saggezza» di Moon. Considerava Moon uno studente dotato, intelligente, ma pur sempre inferiore a lui? O non considerava Moon nemmeno uno «studente»? Moon poneva di certo tante profonde domande, ma poi era in grado di offrire una collaborazione solo a tempo parziale: non era uno dei residenti celibi del ritiro, bensì un uomo sposato con un lavoro. Può anche darsi che, al contrario, Kim fosse troppo preso dalla propria ricerca spirituale per riconoscere la spiritualità di Moon, che così tanto aveva colpito gli altri membri del gruppo. Oppure anche che l’avesse riconosciuta e se ne fosse sentito minacciato, o che si fosse verificato uno scontro tra due uomini ispirati… Il gruppo di Kim ricorda che il loro leader chiese a Moon di andarsene. Non è chiaro però se ciò è vero e se sì perché fosse successo. Qualunque fosse stata la causa, Moon aveva capito, dopo alcuni mesi, che non avrebbe potuto lavorare con il gruppo di Kim.(27) Avrebbe dovuto continuare da solo.

Gli eventi che seguirono sono poco chiari. La versione unificazionista comunemente accettata è che Moon, mentre stava andando a comprare del riso, ricevette una rivelazione secondo la quale avrebbe dovuto partire immediatamente per la Corea del Nord. Secondo la versione più particolareggiata Moon ebbe quell’esperienza mentre stava andando a comprare del riso con un camion ed aveva l’intenzione di fermarsi a Supchol-ri per salutare Kim, forse per ammorbidire la separazione.

È possibile tuttavia che Moon possa aver desiderato di andare in Corea del Nord. Con i comunisti che iniziavano a schiacciare le attività religiose nel Nord, Moon sentiva l’urgenza di contattare i gruppi spirituali che secondo lui erano stati preparati da Dio per ricevere il proprio insegnamento.(28) Nel giugno del 1946, Kim stava pianificando di portare alcuni seguaci in Corea del Nord per un revival religioso in Pyongyang. Non desiderava che Moon andasse con lui. «Sta diventando più difficile andare al Nord» gli disse, «forse devi restare qui. Può essere pericoloso».(29) Moon decise di partire comunque.

Il 5 giugno, mentre Kim stava per prendere il treno verso il Nord, Moon mise poche cose in uno zaino e disse alla moglie che stava andando in Corea del Nord ad acquistare del riso.(30) Affermò che sarebbe tornato dopo circa quindici giorni.(31) Giunse fino a Munsan, dove Kim si stava preparando a partire con Na Choi-sup, una delle donne celibi del suo gruppo, ed altre due o tre donne anziane. Il padre di Na era stato un importante Anziano della Chiesa di Gesù, ed era morto in prigione durante l’occupazione giapponese. Il gruppo avrebbe alloggiato con la madre di Na nella casa di famiglia in Pyongyang. Presero il treno per Kaesong; lì aspettarono la notte e passarono clandestinamente la frontiera fino alla stazione successiva, dove presero il treno per Pyongyang.(32) In seguito la moglie di Moon cercò più volte di raggiungerlo con il bambino, ma fu bloccata alla frontiera. Sarebbero trascorsi sei anni prima che potessero incontrarsi di nuovo.

Note

(1) Riferito dal cugino di Moon e riportato in History of the Unification Church Vol. 1, cap. 6, di Yu Kwang-yol, HSA-UWC, Seul, 1978.

(2) Ad esempio nel 1979, nel corso di un sermone, chiese: «Siete il tipo di persona verso cui Dio correrebbe in lacrime così in fretta per il desiderio di incontrarla da dimenticarsi anche di mettere le scarpe?» (The Abel’s Right Path from the Providential Point of View, Barrytown, New York, 30 Dic. 1979, HSA-UWC, USA).

(3) Intervista dell’autore a Moon Seung-gyun.

(4) L’Autore ringrazia Kang Hyun-shil per questo punto. Kang era uno studente del seminario presbiteriano quando, nel 1952, entrò nel movimento di Moon; ha affermato che la madre di Choi disapprovava Moon perché lo stesso non faceva parte della Chiesa Jaegun.

(5) Particolari riferiti all’Autore da Lee in un’intervista. Lee è deceduto nel 1989.

(6) Intervista concessa all’Autore da Moon Yong-hyon.

(7) The Life of Rev. Sun Myung Moon Parte I: Cronologia, 1920-1987, Op. cit., pag. 9.

(8) Il nome della società giapponese è oggi Kashima Kensetsu Construction Company.

(9) Im Nam-sook in un’intervista concessa all’Autore.

(10) Pak Sul-nam, una delle donne del gruppo di Kim Baek-moon, ha riferito all’Autore che «Moon rispettava davvero le donne» e prestava ascolto alle opinioni di sua moglie. Questa osservazione è degna di nota se inquadrata nel contesto della società coreana di allora, fortemente maschilista.

(11) Questo resoconto è ricavato da interviste concesse da Kwak No-pil e da Im Nam sook.

(12) Intervista concessa all’Autore da Moon Yong-gi.

(13) Moon ha affermato che la sua ricerca del Principio durò nove anni; ciò significa che sarebbe stato pronto ad iniziare la sua missione nel 1944. È possibile che non avesse ancora deciso come procedere, o semplicemente che agisse con grande cautela a motivo del suo recente arresto. Si potrebbe anche pensare che la sua missione non iniziò prima dell’estate del 1946, momento in cui iniziò ad insegnare pubblicamente il contenuto del Principio (vedi Capitolo 6).

(14) Sun-myung Moon, op. cit., Discorso di Waseda.

(15) Sun-myung Moon, discorso nella Chiesa di Chongpa dong, Seul, 30 Dic. 1990, note dell’autore. «Mansei» è l’equivalente coreano della parola giapponese «Banzai», e si urla portando entrambe le braccia in alto.

(16) Per ulteriori notizie su questo periodo, vedi Bruce Cumings, The Origins of the Korean War: Liberation and the Emergence of Separate Regimes, 1945-47, Princeton University Press, Princeton, 1981.

(17) Sun-myung Moon, sermone, The Significance of July 1,1973, in God’s Will and the World, HSA-UWC, New York, 1985, pag.140. Moon non ha specificato chi avesse incontrato per questo scopo.

(18) Il bambino fu partorito in casa, con la sorella della padrona, Lee Kee-yon, e Pak Sul-nam, una delle donne del gruppo di Kim Baek-moon, che fungevano da levatrici. Intervista concessa all’Autore da Pak Sul-nam.

(19) I particolari relativi a Kim Baek-moon sono stati ricavati da interviste a: Shin Hyon-shik, l’Anziano della chiesa di Kim in Seul; Pak Kyong-do, un seguace di Kim che in seguito entrò nella Chiesa di Unificazione; Kim Yong-jin, un pastore presbiteriano di Chonju, Provincia di Cholla del Nord, uno degli uomini del ritiro di Kim; e Hong Yi-sun, una delle donne dello stesso ritiro, che in seguito divenne la seconda donna ad essere ordinata pastore nella Chiesa Metodista coreana. Per il confronto tra le teologie di Moon e Kim, l’autore si è basato su quanto riferito dal teologo Pak Sang-ne, che insegnava all’Università di Yonsei. Negli anni 50 Pak divenne membro della Chiesa di Unificazione; dopo due anni la lasciò ed entrò nella chiesa di Kim, che abbandonò poi nel 1982, dopo ventisette anni. L’Anziano Shin Hyon-shik ha declinato varie richieste dell’autore e di intermediari di incontrare Kim. Ulteriori informazioni sono state fornite da Choe Joong-hyun, Unificazionista e studioso dei gruppi cristiani coreani.

(20) La chiesa si chiamava Israel Yasokyo, il ritiro Israel Yasokyo Sudowon. Israel era scritto in coreano, ed il resto del nome in caratteri cinesi. Yaso corrisponde a Gesù nella pronuncia coreana dei caratteri cinesi.

(21) Sembra che Wedemeyer dovesse essere nominato a capo del Governo militare americano in Corea, ma alla fine si decise che il suo ruolo nella Cina del Nord fosse più importante. Vedi Korea: the Politics of the Vortex di Gregory Henderson, Harvard University Press, Cambridge, Mass., 1968, pag. 416, nota 32.

(22) Più oltre Lee perse l’appoggio di Rhee e fu nominato ambasciatore a Taiwan. Morì nel 1972 all’età di settantadue anni. Le informazioni su di lui derivano da un’intervista concessa all’Autore da An Ho-sang che era stato il responsabile ideologico del gruppo giovanile di Lee ed il primo ministro coreano dell’istruzione. Vedi anche Henderson, op. cit., e l’opera di Harold Joyce Noble, Embassy at War, University of Washington Press, 1975, PP- I 64-5,247.

(23) Secondo quanto affermato in alcune interviste da Pak Sul-nam e da Im Nam-sook. Im ha anche detto che la moglie di Moon si era lamentata con lei del fatto che in quel periodo Moon consegnava la propria paga a Kim invece che a lei.

(24) Sun-myung Moon, serie di discorsi History of the Unification Church, 27 Dic. 1971, The Unified Family, Washington DC, pag. 6.

(25) Riportato da uno degli Anziani di Kim, Shin Hyon-shik. Shin disse che da quel momento, Kim cominciò ad ordinare le rivelazioni che riceveva in una teologia sistematica.

(26) L’affermazione dei seguaci di Moon che egli è il «secondo Messia» (il Cristo, Signore del Secondo Avvento) non implica che sia colui che nel cristianesimo tradizionale verrebbe definito come la seconda persona della Trinità. Per ulteriori spiegazioni vedi «Esposizione del Principio Divino».

(27) Moon non aveva abbandonato la speranza che Kim avrebbe riconosciuto il suo insegnamento. Vedi il Capitolo 10.

(28) Per la spiegazione di come Moon pensava che Dio avesse preparato quei gruppi perché si unissero, vedi il suo discorso History of the Unification Church, 27 dic. 1971, Washington DC.

(29) Secondo Baek Hee-suk, figlia di Lee Kee-hwan di Heuksok-dong, intervista concessa all’Autore.

(30) Kim In-ju, la seconda persona a diventare seguace di Moon in Corea del Nord, afferma che era giunto a Pyongyang il 6 giugno.

(31) L’ex moglie di Moon, Choi Sun-kil, in un’intervista di Im Nam-sook per conto dell’Autore. Secondo Im, Choi gli aveva creduto ingenuamente: «Era una chiara scusa perché la moglie non si preoccupasse. Moon avrebbe potuto comprare il riso in Seul». Kim Won-pil sostiene che mentre stava andando a comprare il riso, Moon aveva avuto la rivelazione di andare a Pyongyang (vedi Kim Won-pil, Father’s Course and Our Life of Faith, HSA-UWC, Londra, 1982, P. l 45. Secondo altre versioni Moon era uscito a procurarsi legna per il fuoco.

(32) Intervista concessa all’autore da Na Choi-sup.

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