2 - LA CONVERSIONE
La conversione della famiglia Moon al cristianesimo fu accelerata da una serie di disavventure che la colpirono attorno al 1931. Il tutto ebbe inizio quando la sorella di Sun-myung, Hyo-shim, sviluppò una malattia mentale. La causa non era chiara, ed i parenti pensavano fosse di origine spirituale. Affermavano che aveva avuto inizio a seguito delle cerimonie sciamaniche celebrate dalla sua famiglia acquisita per placare lo spirito di una tigre che aveva ucciso uno dei loro antenati. I riti prevedevano il porre della carne di cane su un altare quale offerta per la tigre. Tutto ciò costituiva solo una superstizione per Hyo-shim che una volta, con un cinico atto di spavalderia, mangiò di quella carne nel corso di una cerimonia. Probabilmente il profondo timore degli spiriti, che lo sciamanesimo aveva instillato nella maggior parte dei coreani, emerse e ne devastò la mente. I vicini dissero che lo spirito della tigre aveva preso possesso della donna. La famiglia la condusse da un guaritore cristiano, un anziano di nome Sohn, della Chiesa di Nam-so-myon in Jeongju, dove viveva la sorella, e le sue condizioni man mano migliorarono(1). Quando guarì, la «tigre» prese possesso del fratello maggiore di Sun-myung, Yong-soo, che sviluppò gli stessi sintomi. Non riusciva a controllare le proprie emozioni e non faceva altro che spaventare la gente. I disturbi divennero così forti che dovette smettere di lavorare. Anche lui fu portato dallo stesso guaritore e curato.
Contemporaneamente una serie di strani incidenti si verificò nella famiglia di uno degli zii di Sun-myung, di nome Kyung-koo: il cane strappò un orecchio di uno dei bambini; una grande pentola cadde sul cane rompendogli la schiena; la canna fumaria – un grosso tronco cavo – crollò e distrusse tutti i contenitori di terracotta nei quali era conservato il cibo; tutti gli animali della famiglia morirono: il bue, il cavallo e, a seguito di uno strano avvenimento, i sette maiali, che una notte fuggirono dal porcile ed annegarono nel pozzo.
Di fronte a così tanti disastri inesplicabili, i famigliari devono aver creduto di essere succubi dello spirito di un antenato o di un’intera orda di spiriti. Devono aver pensato che gli antenati, che veneravano nella loro casa con le tradizionali cerimonie confuciane, fossero in collera o impotenti. La famiglia di Sun-myung, i suoi due zii e le loro famiglie, iniziarono a frequentare la chiesa cristiana su consiglio di un altro zio, Kyung-chun, loro vicino, la cui famiglia era cristiana ormai da molti anni. Poiché i presbiteriani erano contrari ai riti tradizionali, il padre di Sun-myung passò la responsabilità di officiarli (responsabilità che ricadeva su di lui in quanto figlio maggiore) a suo fratello Kyung-bok.
Sun-myung e suo fratello, ormai guarito dalla strana malattia, accettarono con entusiasmo la nuova religione. Partecipavano alle funzioni regolarmente, e cominciarono a pregare prima dei pasti. Spesso salivano sulle colline circostanti per pregare. Iniziò così il percorso spirituale di Sun-myung nel quale, come suo solito, il ragazzo investì tutte le sue energie. Non si sa se la storia della conversione dei Moon abbia raggiunto i missionari presbiteriani americani nella vicina Soonchon, dal momento che non esistono resoconti scritti in merito. Ciò tuttavia non deve sorprendere: sarebbero stati solo alcuni delle centinaia di convertiti di quell’anno. Il nordovest della Corea era la regione con il maggior tasso di conversioni in una nazione che le Chiese protestanti consideravano, dopo quasi cinquanta anni di missione, miracolosa per la crescita dei nuovi fedeli.(2)
Circa un terzo degli abitanti di Sangsa-ri e di Morum erano cristiani. Alcuni tra i primi convertiti avevano creato, alla fine dell’800, una chiesa nel villaggio Morum. Nel 1930 questa chiesa era stata ricostruita a qualche centinaio di metri di distanza sulla strada per Sangsa-ri, circa duecento metri dalla casa dei Moon. In base ai principi adottati dalle missioni protestanti, dopo la loro costituzione alla fine del 19° secolo, le chiese venivano costruite e gestite con fondi forniti dalle rispettive congregazioni e non dalla direzione della missione.
Nonostante i problemi che questa politica creava per alcune chiese, questo principio fu considerato come un fattore chiave della crescita globale del cristianesimo coreano: creava infatti tra i fedeli un senso di proprietà in un’epoca di dominio coloniale, epoca in cui venivano espropriati di tutto ed in cui una potenza straniera imponeva loro nuove pratiche e regole. Fortunatamente per i cristiani di Morum e di Sangsa-ri, l’Anziano della chiesa, nonché attivista per l’indipendenza, Lee Myong-nyong, era un possidente benestante. Fu lui infatti a fornire la maggior parte dell’importo necessario alla ricostruzione. Il pastore della chiesa era il giovane Rev. Gye Hyo-on, che aveva sostituito il prozio di Sun-myung, Yoon-kook, nel 1927.(3)
Poco dopo la conversione della sua famiglia al cristianesimo, il fratello e la sorella minori di Sun-myung si ammalarono.(4) A motivo della mancanza di cure mediche disponibili all’epoca, la malattia non fu neppure diagnosticata. Furono somministrate loro delle medicine a base di erbe ma entrambi morirono.
Il lutto spinse la famiglia ad andare oltre la motivazione originale della conversione (il ricercare il supporto del potente Dio cristiano nel porre fine alla serie di disgrazie), rafforzando in essa la nuova fede. Il proprio dolore, e la sofferenza nel vedere il tormento dei genitori che piangevano i figli morti, costituirono per il giovane Sun-myung Moon la base di quello che sarebbe diventato il punto centrale del suo insegnamento: la consapevolezza che Dio è un genitore che soffre perché ha perso i Suoi figli, tutta l’umanità. Questa percezione del sentimento di Dio avrebbe caratterizzato la sua fede in modo molto profondo; la sua sarebbe divenuta una fede che sarebbe andata oltre la preoccupazione per la salvezza personale o per la liberazione nazionale, i sentimenti che animavano i cristiani con i quali più avanti si sarebbe trovato a collaborare.
Fu in questo periodo che completò il suo corso di sette anni di educazione confuciana. Frequentò quindi per un anno una scuola, l’Istituto Unyong, nella vicina Won-bong-dong. I circa cento studenti della scuola non potevano permettersi l’istruzione fornita dalle scuole elementari di stile occidentale. Lo standard era al disotto della media. Dopo un anno la lasciò e si iscrisse, all’età di quattordici anni, al terzo anno della Scuola Elementare di Osan, dove studiò nuove materie: scrittura coreana, geografia, storia, matematica. La scuola, fondata da un importante attivista dell’indipendenza coreana e devoto cristiano, Lee Seung-hoon, era considerata la migliore della regione.
Ogni giorno lui e suo cugino Seung-gyun, che frequentava il secondo anno, percorrevano a piedi quasi dieci chilometri per raggiungere la scuola. Per giungere in tempo per le nove, ora d’inizio delle lezioni, si alzavano alle sette. Il ricordo che ha Seung-gyun di questo tragitto quotidiano ci dà un’idea del carattere forte e dinamico del giovane Moon:
Camminava molto velocemente. Dovevo correre per non restare indietro. Non appena lo raggiungevo, lui si spingeva di nuovo avanti. Attraversavamo la campagna e la strada era fiancheggiata da alcune case. Pochissimi potevano permettersi di mandare i loro figli a scuola; a volte noi studenti venivamo attaccati da ragazzi più poveri, ma questi prudentemente non provocavano mai Sun-myung, perché vedevano che aveva una costituzione robusta.(5)
Dopo un anno presso la Scuola di Osan, entrambi cambiarono nuovamente e si iscrissero alla Scuola Elementare Statale Jeongju. Moon ha detto che la decisione fu sua, non dei suoi genitori.
Nella Scuola di Osan non si insegnava il giapponese, lingua che voleva imparare per «conoscere il nemico».(6) Lì frequentò il quarto, il quinto ed il sesto anno prendendo così la licenza elementare.
L’istruzione, che all’epoca in Corea non era obbligatoria, veniva offerta in due versioni: nello stile confuciano e nello stile moderno. Nella scuola statale tuttavia lo studio dell’etica giapponese, introdotto dopo le manifestazioni per l’indipendenza del 1919, era obbligatorio. La frequentavano millecinquecento studenti. Sun-myung era più grande della maggior parte dei ragazzi della sua classe, anche se alcuni studenti avevano più di venti anni ed avevano anche dei figli. Durante le vacanze estive partecipava ai corsi tenuti dalla chiesa del villaggio, dove circa venticinque ragazzi, la maggior parte dei quali non andava a scuola, studiava lettura, scrittura, matematica e giapponese. Le lezioni erano tenute dal Rev. Gye e da uno studente delle scuole superiori, Kang Do-sun.
All’inizio dell’adolescenza, Sun-myung cominciò a sviluppare il desiderio di fare qualcosa di grande e significativo. Durante un discorso che tenne in America nel 1965 disse in proposito: «Avevo il forte desiderio di vivere una vita importante, una vita elevata». Questo idealismo, anche se in sé non inusuale, era notevole per la sua grandezza e per la sua espressione, perché non era limitato da timore reverenziale verso i santi e nemmeno verso lo stesso Cristo. A tredici anni, ha affermato più volte, cominciò a pregare per cose straordinarie: «Chiedevo una saggezza maggiore di quella di Salomone, una fede più grande di quella dell’Apostolo Paolo, ed un amore più grande dell’amore di Gesù».(7)
Man mano che la sua fede cresceva, prendeva corpo in lui il desiderio di liberare il mondo dalla sofferenza. Attorno a lui vedeva difficoltà materiali e sofferenze spirituali. Le persone non erano né felici né realizzate. Presso il tempio dedicato agli antenati, sulla collina vicino al villaggio, fantasticava su di loro; sentiva che anche i suoi antenati avevano sofferto, e che i loro spiriti ancora soffrivano. La morte non portava alla perfezione. Nel mondo spirituale l’uomo continua ad essere così come è in vita. Anche i loro discendenti lottano contro gli stessi problemi di generazione in generazione, e così sarà per sempre se non verranno liberati.
Il 17 aprile 1935, mentre stava pregando sulla Collina Namsam,(8) a meno di un chilometro da casa, gli apparve Gesù.(9) Il Cristo, facendo riferimento alle ambizioni del giovane, gli chiese di portare a termine la propria missione. Sun-myung rifiutò. Sognare è una cosa, ma fare una promessa a Dio è tutt’altro. Non era nel suo carattere fare una promessa alla leggera, solo per far piacere a qualcuno o preso dal timore dell’esperienza spirituale. Gesù gli chiese di nuovo: «Questo è il mio lavoro, la mia missione, e desidero che tu la continui». Moon rifiutò di nuovo. Gesù ripeté la sua richiesta per una terza volta: «Non c’è nessun altro che può farlo!». Il giovane ripensò alla perpetua sofferenza del mondo; dall’alto del facile idealismo giovanile gettò uno sguardo nell’abisso delle difficoltà che avrebbe dovuto affrontare e decise. «Lo farò», promise.(10)
Con questo impegno la sua vita cambiava per sempre. Come qualunque bambino continuava a studiare, pescare e divertirsi con i suoi amici e cugini, ma interiormente viveva cose che non poteva condividere con nessuno. Nessuno avrebbe capito la missione che aveva deciso di intraprendere. Se l’avesse rivelata, la sua famiglia ed i suoi amici lo avrebbero preso in giro o avrebbero cercato di persuaderlo ad essere più con i piedi per terra, distruggendo il sogno che stava prendendo corpo dentro di lui, proprio come un albero viene facilmente distrutto quando è ancora un seme.
Per trovare un punto di riferimento per la sua fede, Sun-myung cominciò a leggere ed a pregare meditando sui personaggi biblici e sui santi cristiani. Cercò di capire come questi si rapportassero al loro ambiente. Era curioso di capire le loro motivazioni ed i loro obiettivi.
All’inizio degli anni ’70 disse a dei seguaci americani: «Tutti questi grandi uomini hanno iniziato la loro vita di fede incentrati non su se stessi ma su Dio».(11) Imparò che tutte quelle persone avevano vissuto una lotta tra la loro vita di fede e la vita pratica nel loro ambiente, una lotta alla quale avevano posto termine nel momento in cui avevano sacrificato i loro desideri e si erano concentrati sulla volontà di Dio.
Nelle sue preghiere incontrò spiritualmente e parlò con Gesù e con i suoi discepoli: «Non mi affidavo a loro ciecamente. Piuttosto, analizzavo le loro rivelazioni della verità. Nel corso di quel periodo di analisi arrivai a comprendere la situazione ed il cuore di Gesù più di chiunque altro».(12) Desiderava capire cosa fosse reale e vero: «Ho studiato delle materie scientifiche. Ho una mentalità scientifica, non mi piace la fede cieca. Non mi interessa un Dio astratto. Voglio il Dio della vita, e Dio è vita, è la vita stessa. Quello è il Dio che ricerco. Il Dio che può governare la vita stessa e che può essere il vero perno del mondo».(13) Comprese che nessun sistema di pensiero, nessuna religione, nemmeno il cristianesimo con la sua promessa di salvezza, aveva fornito all’umanità la strada per uscire completamente dall’inferno. Nessun cristiano aveva raggiunto la perfezione dopo il Cristo. Perché? Se ci siamo allontanati da Dio e nessuno è riuscito a ritornare a Lui, c’è qualcosa che ci sfugge. Cosa ci impedisce di unirci totalmente al Creatore? Come deve essere il nostro rapporto con Lui? Perché ci ha creati? Come è caduta l’umanità? Qual è la via della salvezza? Perché tra i milioni di libri pubblicati non ve ne è uno solo che dia una risposta a queste domande? Perché nessuno conosce queste risposte? Le domande si accumulavano l’una sull’altra.
Vi doveva essere un motivo anche nel perché le risposte a queste domande non «sbocciavano» semplicemente nella mente. Se i problemi dell’umanità fossero puramente intellettuali, i pensatori ne avrebbero trovato la soluzione secoli fa. Capì che i problemi dovevano essere di ordine spirituale. Era come se lo spirito dell’uomo fosse malato. Per trovare la cura, avrebbe dovuto continuare a percorrere la strada della crescita spirituale che già Gesù aveva percorso. Sarebbe dovuto diventare uno con Dio. Come Gesù aveva detto: «Siate quindi perfetti come il vostro Padre Celeste è perfetto». Questo sforzo invitava di per sé, nella sua vita, tutti i tipi di tentazioni e di lotte inaspettate. Nelle sue preghiere lottava contro delle forze oscure. A volte, terribili ondate di profonda paura scuotevano la sua anima.
Una volta cercò di spiegare ciò che aveva provato in quegli anni, ma non riuscì a trovare le parole: «Se arrivaste davvero a sapere cosa ho provato il vostro cuore si fermerebbe». La fede gli permetteva di continuare: «Sapevo che Dio è un Dio vivente. Sapevo che mi aveva scelto per quella missione. Perciò credevo che quella fosse l’unica strada che gli uomini, me incluso, potessero percorrere. Quindi non potevo tirarmi indietro».(14)
Nel corso degli anni, la ricerca interiore che aveva come oggetto le vite dei principali personaggi della storia biblica lo portò a condividere il loro stato d’animo:
Quando arrivai alla caduta di Adamo ed Eva, sentii come se il fatto mi riguardasse personalmente. Sentii il dolore di Dio nel vedere la caduta di Adamo. Sentii il dolore di Adamo stesso. In ciascun evento mi mettevo nella posizione di coloro che vi erano coinvolti, e mi sentivo con loro e con Dio, in tutta la storia. Quella non è la storia di qualcun altro, ma è la mia stessa vita.(15)
Comprese che la vita di coloro che vivono per Dio è una vita di sofferenza, che l’esperienza di Dio nel corso della storia umana è stata una storia di dolore e che Egli ha condiviso la sofferenza dei Suoi figli. Nel viaggio al cuore dell’esperienza di Dio, anche Sun-myung incontrò dolore e smarrimento: «Ho sparso così tante lacrime. Non solo ho compreso il Principio, ma l’ho vissuto».(16)
Moon ha spiegato che riceveva le rivelazioni sia tramite l’intuizione che sotto forma di simboli che doveva interpretare. Nel 1965 spiegò questo procedimento fornendo diversi particolari nel corso di una sessione di domande e risposte con alcuni giovani seguaci americani ed ospiti:
Anche se ve lo spiegassi non potreste capirlo pienamente, a meno che anche voi abbiate avuto un’esperienza spirituale. Per scoprire la verità più alta, dovete avere la coscienza più «piana». Questa è un’espressione orientale. Voi direste «chiara», «pulita», ma il nostro termine è «coscienza piana», che significa non prevenuta, senza pregiudizi. Questo è un livello orizzontale. Quindi il cuore di Dio, o lo spirito di Dio, potrà lavorare verticalmente, formando con la coscienza un angolo di 90 gradi. Se la coscienza non è perfettamente piana, orizzontale, l’angolo formato non è di 90 gradi, e riceverete un messaggio o una rivelazione sbagliati. Se l’angolo di 90 gradi viene mantenuto, quando vi troverete di fronte ad un problema saprete immediatamente cos’è giusto e cos’è sbagliato. Quando incontrerete delle persone e le sentirete parlare, saprete immediatamente chi ha torto e chi ha ragione. Ciò è molto importante al fine di ricevere qualcosa [spiritualmente].
Supponiamo che vogliate capire cos’è l’albero della conoscenza del bene e del male.(17) Che cos’è? Fino ad un certo livello, gli spiriti possono dirvi cos’è. Ma per le verità più elevate gli spiriti non possono aiutarvi. Non ve lo diranno perché non lo sanno. E Dio non ve lo dirà subito. Perciò dovrete ricercare, dovrete scoprirlo da soli. Perciò, da questa posizione di angolo retto [coscienza: orizzontale, Dio: verticale, NdT] potete chiedere a Dio: «L’albero della conoscenza del bene e del male, è un albero letterale?» ed immediatamente saprete che non lo è, che è qualcos’altro. Continuando a chiedere alla fine scoprirete cos’è e, in modo naturale, arriverete a sapere che quell’albero ha qualcosa a che fare con la corruzione della nostra linea di sangue.
In altre parole, quando arriverete ad essere uniti a Dio potrete conoscere le risposte. Farete delle supposizioni, le presenterete a Dio dicendogli: «È vero che è così?». E saprete se la vostra ipotesi è corretta. Questo è il modo in cui ho scoperto il crimine di Satana.(18)
Quale crimine aveva commesso Satana? La chiave per rispondere a questa domanda si trova nei versetti della Bibbia che ci narrano la storia del primo uomo e della prima donna. Mito o fatto? Che l’uomo attuale discendesse da un’unica coppia di genitori era più plausibile dell’idea dell’evoluzione spontanea in diversi luoghi. Che i nostri antenati dovessero ricordare per noi chi questi progenitori fossero era meno probabile. Ma forse è proprio questo ricordo, piuttosto che i particolari storici, ad essere significativo per noi.
Forse quella storia è ancora alla radice della nostra cultura perché è significativa per noi tanto quanto lo era per i nostri antenati tribali. Allora, cosa potrebbe significare la storia della caduta dell’uomo e del giardino di Eden? Cosa era successo? Davvero tutto era iniziato con il mangiare un frutto? Quell’idea era troppo ridicola. Nelle chiese i sermoni vertevano sulla disobbedienza di Adamo ed Eva. Ma Dio, essendo un padre amorevole, avrebbe sicuramente perdonato la disobbedienza relativa ad un fatto così banale quale il mangiare un frutto. La storia doveva essere simbolica. Moon sentì che, perché quanto era successo fosse così devastante e definitivo, la caduta doveva avere a che fare con l’amore, il cuore della creazione di Dio.
Come ogni bambino, Adamo ed Eva avrebbero dovuto crescere, sia spiritualmente che fisicamente, fino a raggiungere la maturità. Avrebbero dovuto raggiungere l’unità di cuore con Dio come individui, prima di essere benedetti in matrimonio e di formare una famiglia. I due alberi nel giardino, l’Albero della Vita e l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male, simboleggiavano Adamo ed Eva alla maturità.
Prima però che essi raggiungessero quel livello, il male riuscì ad entrare nella creazione di Dio, nel mondo spirituale, con la caduta dell’arcangelo Lucifero. L’arcangelo aveva tentato Eva, ancora immatura, ed aveva avuto con lei una relazione sessuale in spirito. Eva aveva quindi offerto il «frutto» ad Adamo, lo aveva cioè tentato ad avere una relazione sessuale in fisico con lei.
Tramite quell’atto prematuro, entrambi distrussero l’ideale di Dio: la loro unione in matrimonio dopo il raggiungimento della loro maturità in amore. A seguito di quell’errore caddero sotto la dominazione spirituale di Lucifero caduto, il quale divenne Satana. Dio appare, in questa visione, come impotente, impossibilitato a raggiungere e trarre in salvo i propri figli. Da quella unione immatura nacquero i figli di Adamo ed Eva, i figli dei loro figli, e tutti i loro discendenti: tutti sotto il dominio di Satana. Il loro primo figlio, Caino, uccise suo fratello. È così che, secondo le culture ebraico-cristiana ed islamica, iniziò la razza umana.
Più Moon leggeva la Bibbia e pregava e meditava sui suoi testi, più gli sembrava che gli eventi fondamentali che si erano verificati dopo Adamo riconducessero alla storia della famiglia dei nostri progenitori. La vita di Noè, Abramo e Gesù sembravano contenere una eco di quella di Adamo. Perché?
La famiglia di Adamo, essendo la prima famiglia venuta ad esistere, sarebbe dovuta essere il modello dello scopo di Dio nel creare l’uomo, ma purtroppo era diventata il modello del fallimento dell’umanità. Se Dio stava ancora cercando di salvare i Suoi figli (e sia l’insegnamento cristiano che l’esperienza spirituale personale rendevano Moon convinto di ciò), voleva dire che Dio cercava di realizzare oggi ciò che si sarebbe dovuto realizzare all’inizio della storia umana.
Anche oggi, come sempre nel passato, Dio stava cercando di realizzare ciò che idealmente avrebbe dovuto essere realizzato dalla famiglia di Adamo ed Eva. L’enfasi che la Bibbia metteva sulle figure maschili implicava che questo procedimento di salvezza era iniziato con un uomo.
Pareva a Moon che il fulcro della provvidenza di salvezza di Dio consistesse nella ricerca di un vero uomo, il Messia, un uomo che conosceva la verità e viveva per essa; un vero uomo con una personalità che riflettesse la personalità di Dio, che potesse superare il male sulla base di una fede incrollabile, ed il cui cuore potesse unirsi totalmente al cuore di Dio. Un tale uomo avrebbe potuto iniziare il procedimento per riportare il mondo a Dio. Sarebbe così diventato l’Adamo perfetto, l’Albero della Vita, l’antenato dell’umanità.
Gesù era stato il primo, dopo la caduta, a raggiungere la completa unità con Dio, ma fu ucciso prima di poter rivelare pienamente il proprio insegnamento. Moon giunse a credere che, se Gesù non fosse stato ucciso, si sarebbe sposato, avrebbe creato una famiglia e sarebbe stato il fondatore vivente del Regno di Dio in terra. La sua fine prematura impedì a Dio di offrire al mondo la strada che gli avrebbe permesso di portare a compimento l’ideale di creazione. Nel corso della sua ricerca silenziosa e tormentata, Moon divenne estremamente sensibile. Mentre studiava in Giappone, una volta abbracciò un albero e scoppiò a piangere.(19) In un’altra occasione, secondo il racconto dei primi discepoli, lesse in un giornale che uno studente si era suicidato perché non riusciva a trovare la verità. Iniziò a piangere in modo incontrollabile; i suoi amici, venuti a trovarlo nella casa in cui era ospite, si accorsero che dell’acqua colava da un soffitto. Era il pavimento di legno della stanza nella quale si trovava Sun-myung. Le lacrime lo avevano attraversato. Aveva pianto per tre giorni.
Alla fine della sua lunga lotta spirituale, quando fu sicuro della verità che aveva scoperto, ne cercò conferma prima di iniziare la sua missione pubblica.(20) Iniziò un digiuno di quaranta giorni. Anni dopo riferì di aver incontrato spiritualmente, durante quel digiuno, Confucio, Buddha, Maometto, Gesù ed altri personaggi religiosi di rilievo nel mondo spirituale.
Anche se proveniva da una formazione protestante, Moon sapeva che tutte le principali fedi contengono una parte della verità completa; nel corso di quell’incontro, i fondatori delle fedi principali confermarono quanto da lui era stato scoperto. La ricerca del Principio, affermò, era durata nove anni ad iniziare dal suo incontro con Gesù nel 1935.(21)
Alla conclusione di quel periodo, per poter essere assolutamente sicuro di ciò che aveva scoperto, Moon aveva dovuto affrontare Lucifero, l’arcangelo che aveva causato la caduta di Adamo ed Eva. Moon racconta che, nel corso di quella esperienza, Lucifero confermò tutto, tranne l’interpretazione della caduta. A quel punto Moon portò Lucifero di fronte a Dio, di cui udì la voce e che gli si manifestò sotto forma di onde e montagne.
Dio chiese a Moon se la caduta era avvenuta, secondo lui, a causa del frutto di un albero, a motivo della libertà, a seguito di un atto d’amore illecito, o per qualche altro motivo. Moon affermò che era avvenuta a seguito di un atto d’amore illecito.
A quel punto ebbe un’esperienza devastante: Dio respinse questa affermazione e gli disse che si sbagliava. Improvvisamente una forza spirituale colpì Moon in modo così violento che - affermò in seguito - se in quel momento non fosse stato fisicamente in piedi, non sarebbe stato più in grado di rialzarsi. Convinto della verità delle sue conclusioni, insistette nella sua versione, ma Dio la respinse di nuovo. Quando Moon riaffermò la propria convinzione, Dio riconobbe che era la verità, e quella forza malvagia si allontanò. Anche Lucifero riconobbe che era la verità.(22)
Il test del rifiuto era necessario: perché Moon non fosse semplicemente un «credente», ma potesse raggiungere la completa unità con Dio, incarnare il Principio che aveva scoperto, ed insegnare agli altri a seguire lo stesso cammino, era necessario che mostrasse una convinzione ed una determinazione così profonde e granitiche da riuscire a difendere quel Principio davanti a Dio stesso.
Era necessario anche perché così Satana non avrebbe potuto accusarlo di agire solo su ispirazione da parte di Dio o su Suo impulso. Affrontando quel test avrebbe dimostrato di aver scoperto lui stesso la verità, e che la sentiva come vera nel profondo. C’è però anche una spiegazione più profonda di questa esperienza di rigetto e di abbandono che si radica nella visione che Moon ha del cuore spezzato di Dio. Se Dio soffre perché rigettato dai Suoi figli, come afferma Moon, perché dovrebbe Dio aver fiducia in un uomo che afferma di essere diverso, di essere un figlio che condivide i Suoi sentimenti e si prende cura di Lui? Il cuore sofferente di Dio gli chiederà di provare quanto afferma.
Moon non ha descritto a fondo questa esperienza, né ha spiegato quanto tempo è durata, né ha detto se vi sono stati episodi dello stesso tenore. La strada che aveva percorso dal momento in cui Gesù lo aveva chiamato lo aveva condotto al punto in cui, come Gesù, aveva sentito il cuore di Dio. Sapeva che la sua missione consisteva nel dissolvere il profondo dolore di Dio. Era ormai pronto per la lotta che lo aspettava.(23)
Note
(1) Sembra che dei missionari americani abbiano saputo dell’avvenimento che aveva riguardato Hyo-shim, ma non della conversione che ne era derivata. La missione della vicina Syenchun (come veniva scritto Soonchun allora) riferì dello strano caso di una donna in un luogo chiamato Syengmyen, che sembrava fosse posseduta da un demone. Gli Anziani della chiesa pregarono e lo spirito, al momento di abbandonare la donna, disse che sarebbe andato presso una certa casa in un luogo chiamato Samyen. Che sia questo un riferimento a Nam (Sud) So-myon dove Hyo-shim fu curata? Un esponente della chiesa visitò tempo dopo quella famiglia, e gli fu detto che una delle donne della casa era da poco tempo «posseduta da un demone». Rif.: Syenchun’s Triumph in Christ, relazione dattiloscritta del febbraio 1931, Missione coreana della Chiesa presbiteriana, USA.
(2) Per dei resoconti sullo sviluppo del cristianesimo in Corea al tempo dell’infanzia di Moon, vedi Wildfire: Church Growth in Korea di Roy E. Shearer, William B. Eerdmans Publishing Co., Grand Rapids, Michigan, History of the Korea Mission, Chiesa presbiteriana USA 1884-1934 a cura di Harry A. Rhodes, pubblicato dalla Missione in Corea, Chiesa presbiteriana USA, Seul, e Mission to Korea di George Thompson Brown, Consiglio delle missioni mondiali, Chiesa Presbiteriana, USA. Per una avvincente relazione sul lavoro dei primi missionari nel nord della Corea, vedi Gold in Korea di William Newton Blair, Chiesa Presbiteriana USA, New York City, l957. Per una storia più completa, vedi A History of the Church in Korea di Allen D. Clark, Christian Literature Society of Korea, Seul, 1971.
(3) Il Rev. Gye negli anni ’80 viveva in California, ma ha declinato l’invito a rilasciare un’intervista per questo libro.
(4) Il fratello si chiamava Yong gwan. Secondo il cugino Moon Yong-gi, il nome della sorella era Yong-ho.
(5) Intervista concessa all’autore da Moon Seung-gyun.
(6) Sun-myung Moon, discorso nella Chiesa di Chongpa-dong, Seul, 30 dicembre 1990. Note dell’Autore.
(7) Sessione di domande e risposte con seguaci americani e loro ospiti nel corso di un tour di incontri negli Stati Uniti, marzo 1965, pubblicata da The Unified Family, Washington DC, 1967. Rif.: MS- I, pag. 1.
(8) In coreano, «Collina sud» si dice Namsan, Il cugino di Moon, Seung-gyun, afferma che è lì che Moon andava a pregare. Questo rilievo, senza nome specifico sulle mappe locali, era sovrastato da una collina più grande, chiamata Monte Myodu, che viene identificata in una pubblicazione ufficiale della Chiesa di Unificazione come il luogo nel quale Moon incontrò Gesù. Rif. Footprints of the Unification Movement, Vol. l, HSA-UWC International, Seul, 1996, pag. 20.
(9) A quel tempo Moon aveva quindici anni. Tuttavia, in base al modo coreano di contare gli anni, secondo il quale alla nascita si ha un anno, Sun-myung aveva sedici anni. Non sapendo questo, molti pensano erroneamente che l’evento sia avvenuto nel 1936. Per quanto riguarda il giorno, si afferma in genere che fosse il giorno di Pasqua. In realtà, nel 1935 la Pasqua cadeva il 21 aprile. Yu Kwang-yol afferma che Gesù abbia rivelato a Moon che la vera data della resurrezione è il 17 aprile. Vedi: History of the Unification Church, Vol. I, di Yu Kwang-yol, HSA-UWC, Seul, 1978, pag. 13.
(10) Questa è la spiegazione corrente nella Chiesa di Unificazione dell’incontro di Moon con Gesù. Tuttavia, in una intervista con l’autore, Lee Yo-han, direttore del seminario della Chiesa in Corea e da lungo tempo seguace di Moon, sostiene che la descrizione di questi eventi da parte di Moon sia una sintesi, e che in realtà la missione gli sia stata data nel corso di un certo periodo di tempo, non tutta in una volta. Lee afferma: «Vi è stata sofferenza ed esperienza, e poi preghiera e scambio con Dio, e poi ancora sofferenza ed esperienza. Per il Padre (Moon) c’era un periodo nel quale doveva realizzare la sua missione. Questa non fu realizzata dalla sera alla mattina. Vi è stato uno sviluppo. La rivelazione è condizionale, non assoluta. È una prenotazione, non è un biglietto».
(11) Sun-myung Moon, discorso Faith and reality, riportato in «New Hope», HSA-UWC., New York, 1973, pag. 2.
(12) Sun-myung Moon, discorso Men are Destined to go the Road of Restoration, 14 marzo 1965, pag. 6, The Unified Family, USA, 1967.
(13) Ibid.
(14) Op. cit. MS-I, pag. 4.
(15) Ibid. «Il Principio» si riferisce all’insegnamento di Moon. I testi teologici usati nella Chiesa di Unificazione sono stati scritti sotto la guida di Moon dai suoi seguaci. Il primo si chiamava Wonri Haesul (Spiegazione del Principio), pubblicato a Seul nel 1957. Il secondo, Wonri Kangron (Discorso sul Principio), pubblicato a Seul nel 1966, è stato tradotto in inglese come Divine Principle negli Stati Uniti nel 1973. Un testo più ampiamente usato è Outline of the Principle – Level 4 pubblicato negli USA nel 1980. Un nuovo testo, Exposition of the Divine Principle è stato pubblicato negli USA nel 1996. In Italia esiste l’opera Esposizione del Principio Divino, traduzione dell’opera precedente, ora esaurita. Una nuova edizione è prevista da parte di Steber Edizioni.
(16) Op. cit. MS-3, pag. 13.
(17) L’albero della conoscenza del bene e del male era uno dei due alberi nel Giardino di Eden, come riportato nel Libro della Genesi.
(18) Op. cit. MS-I, pag. 3.
(19) Sun-myung Moon, Sonseng-nimeui long-gyong Yoohak Shijeol (La vita da studente del Padre in Tokyo), discorso agli studenti unificazionisti all’Università di Waseda, Tokyo, 8 ottobre 1965, tradotto dal giapponese in Moon Sun-myung Sonseng Malseum Seonjib (I sermoni del Rev. Sun Myung Moon), Vol. 15, HSA-UWC, Seul, 1986, pagine180-184.
(20) Due punti del Principio furono sviluppati più oltre. Moon ha affermato che trascorsero vari anni prima di arrivare a capire che Dio non poteva intervenire per prevenire la caduta perché aveva creato l’uomo libero. Anche già nei primi anni ’50 aveva fatto riferimento alle «caratteristiche duali» di Dio e della creazione, la nozione specifica di carattere interiore e di forma esteriore quale coppia di caratteristiche duali comparve per la prima volta nel 1957 nel «Wonri Haesul», scritto da Eu Hyo-won (precisazione di Kang Hyun-shil).
(21) Vedi la sessione di domande e risposte con il Rev. Lee Sang-hun, un discepolo molto vicino a Moon e direttore dell’Istituto del Pensiero di Unificazione di Seul, in Unification Thought Quarterly N° 7, Seul, 1984.
(22) Ibid.
(23) Una possibilità interessante, ma non ancora approfondita, è che vari altri cristiani coreani abbiano potuto avere esperienze simili a quelle di Moon. Lee Yo-han ha riferito all’autore che, pur se la Corea era stata «scelta da Dio» per la sua tradizione di pietà filiale, la persona che avrebbe dovuto rivelare la nuova verità sarebbe dovuta essere certamente una, ma scelta tra molte. Secondo Lee, che era un pastore cristiano (vedi cap. 10), nel 1945 in Corea si contavano circa settanta «messia» e che nei primi anni ’60 la loro fortuna declinò rapidamente.
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