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3 - LA CHIESA DEL PIANTO

Nella primavera del 1938, Sun-myung Moon ottenne la licenza dalla Scuola Elementare di Jeongju. Usava allora che gli studenti che lasciavano la scuola leggessero un breve discorso di ringraziamento per i loro insegnanti.

Il diciottenne Moon fu l’ultimo a salire sul podio ed iniziò a criticare il sistema educativo. Gli ospiti, tra i quali vi erano il capo della polizia, il magistrato della contea ed altri personaggi importanti del distretto, non ne furono di certo felici. Dopo questa introduzione Moon iniziò, tra l’imbarazzo e lo stupore del direttore e degli insegnanti, a criticare ciascuno di loro, analizzando il loro carattere, mettendo in evidenza le conseguenze che ci sarebbero state se avessero continuato ad insegnare come avevano fatto fino ad allora e li invitò a cambiare. Dopo aver finito con il corpo insegnante, passò ai governanti del Paese e li spronò a guidare la nazione nel modo giusto. Parlò per un’ora. Il suo intervento fu molto apprezzato dagli studenti. La polizia, invece, annotò il suo nome.(1)

Sperava di frequentare la Scuola Normale di Pyongyang e di diventare lui stesso un insegnante. Studiò intensamente per superare l’esame di ammissione, ma fu respinto per daltonismo.(2) Decise così di andare a Seul, dove si iscrisse al dipartimento di elettrotecnica dell’Istituto per l’Industria ed il Commercio Kyongsong,(3) una scuola media maschile del distretto di Heuksok-dong, sulla riva sud del fiume Han.

Negli anni attorno al 1930 Seul si estendeva quasi completamente a nord dell’ampio e lento fiume, ma nei decenni successivi si è ampliata in direzione sud. Oggi l’area a sud del fiume, una volta cosparsa di risaie, campi di meloni, con alcuni villaggi di contadini, ospita la metà dei dieci milioni di abitanti di Seul ed è collegata alla parte nord da oltre venti ponti. Quello sviluppo iniziò con la località di Heuksok-dong e con le vicine Sangdo-dong e Noryang-jin, cresciute attorno alle prime due strade e ponti ferroviari che univano le due rive. Quando Moon si trasferì in quella zona, molti ufficiali coloniali ed insegnanti giapponesi già abitavano con le loro famiglie nelle migliori case di Heuksok-dong. Sia i nomi delle strade che i cartelli indicatori erano tutti in giapponese.

La scuola era stata fondata nel 1934 dal suo preside giapponese, Doi Sanyo. I circa quaranta insegnanti erano giapponesi, ad eccezione dell’insegnante di ginnastica. La lingua usata era il giapponese. Doi Sanyo insegnava la perseveranza ed il raggiungimento degli obiettivi. «Se qualcosa non succede, fatelo succedere voi», diceva. «Se avete bisogno di qualcosa, fate quanto necessario per procurarvelo». Ai 1.900 studenti, così come a tutti gli scolari nel Giappone prebellico, si insegnava a fare quanto loro richiesto e a non sprecare fiato nel giustificare le loro mancanze.

I ragazzi indossavano una divisa di stile militare. I pantaloni, che giungevano appena sotto il ginocchio, non avevano tasche laterali ma solo posteriori. I guanti erano vietati così, quando faceva freddo, gli studenti camminavano con le mani infilate nelle tasche posteriori, una posizione che spingeva in fuori il petto, dando loro un aspetto militaresco.

Nel suo primo anno, Sun-myung Moon visse in tre diverse case. Condivise l’ultima con Kwon Duk-pal, che si era diplomato in quella scuola due anni prima ed era il giovane predicatore laico della chiesa locale, e con un compagno di studi, Yoo Koo-bok. Nel secondo anno, suo cugino Seung-gyun lo raggiunse per studiare nella stessa scuola e visse nel suo stesso alloggio. Sun-myung e Kwon Duk-pal condividevano la stessa stanza. Ciascun pensionante pagava ventidue won al mese. Il costo della scuola era di cinque won e quello del cibo circa dieci won. La dieta di base consisteva in riso e zuppa, e mangiavano grandi quantità di biscotti. A volte, rimasti senza soldi, non mangiavano per uno o due giorni e, quando finalmente ricevevano il sospirato finanziamento da casa, si concedevano dei dolci di riso.

In altre pensioni molti degli studenti non amavano vivere accanto a persone che non gradivano. I problemi potevano essere particolarmente gravi nelle pensioni in cui gli studenti cucinavano i loro pasti. Ma i due Moon ed i loro amici andavano d’accordo e, secondo Seung-gyun, il merito di questa situazione andava ad una regola escogitata da suo cugino: questi aveva infatti suggerito di stipulare un patto secondo il quale era vietato lamentarsi della cucina degli altri: «Kwon mangiava nella chiesa e non cucinava a casa – ricorda Seung-gyun – quindi cucinavamo a turno io, Yoo e Sun-myung. Cucinavamo usando un’unica pentola, su un fuoco a legna. Il riso costava poco e prima di cucinarlo dovevamo eliminare i sassolini che potevano essersi mescolati ai chicchi. Preparavamo una zuppa di tofu, cipolle affettate e peperoncino. Assieme al riso mangiavamo ad esempio cipolle e vari tipi di pesce. Se la zuppa riusciva troppo liquida, o troppo salata, dovevamo tacere. Yoo ed io tagliavamo gli ingredienti in modo molto accurato; Sun-myung invece gettava tutto direttamente nella pentola. Ma non potevamo lamentarci».(4)

La sera, Sun-myung ed i suoi amici andavano a volte sulle colline dietro il villaggio; si sdraiavano in terra, guardavano le stelle e parlavano.

Tra i ragazzi, la reputazione di ciascuno dipendeva in gran parte dal modo in cui lottava.(5) Anche se era bravo a lottare, Sun-myung preferiva giocare al calcio.(6) Nel corso del secondo anno, suo cugino Seung-gyun si vantò con i suoi amici che il suo «fratellone» avrebbe potuto facilmente vincere a lotta, se l’avesse desiderato.(7) Sfidò così il campione di lotta della scuola, Cho In-bok, che era anche suo capoclasse. Cho accettò. Seung-gyun cercò di persuadere Sun-myung, che era piuttosto riluttante: «Ma perché dovrei lottare con lui? È un bambino». Cho però incontrò Sun-myung e lo sfidò formalmente.

«Pensi di potermi battere? Perché non ci provi?».

«Non voglio lottare con te», replicò Sun-myung.

Suo cugino, non volendo perdere la faccia, lo spingeva: «Dai, puoi batterlo di sicuro».

Alla fine Sun-myung acconsentì. Cho indossava già i pantaloncini da lotta; il giovane Moon indossava l’uniforme della scuola, e si tolse lo zainetto dalle spalle. Si radunò una piccola folla. Il vincitore sarebbe stato colui che avrebbe vinto due turni di lotta su tre. Il combattimento ebbe inizio; Sun-myung vinse il primo turno, poi il secondo ed anche il terzo: la voce girò, ed il giovane Moon divenne il campione non ufficiale della scuola.

Ogni giorno, Sun-myung scendeva al fiume Han per fare il bagno. Lì vedeva i mendicanti e le famiglie povere che vivevano sotto il ponte, lungo la riva. Spesso si fermava a tagliare loro i capelli. Un’estate suo cugino Seung-gyun si ammalò di malaria. Ogni giorno attorno a mezzogiorno, per quasi due settimane, veniva colto dalla febbre.

«Andiamo al fiume a farci una nuotata» gli propose una volta Sun-myung.

«Non posso, ho la febbre».

«So come curarla» gli rispose Sun-myung, che non voleva andare a nuotare da solo.

«Cosa vuoi dire?» chiese il cugino.

«Tutto sta nel tuo atteggiamento mentale. Vieni, ti faccio vedere cosa voglio dire!». Sun-myung lo condusse sulla riva del fiume Han.

«Ora togliti i vestiti e buttati in acqua».

Seung-gyun cercò di resistere, ma Sun-myung insisté e lo spinse nell’acqua, seguendolo subito dopo. Seung-gyun uscì dall’acqua tremando, e naturalmente la febbre peggiorò.(8) Durante le vacanze estive ed invernali, quando tornava a casa, la sua famiglia notava che la lontananza dal villaggio e la vita nella grande città non raffreddava il suo fervore religioso.

Durante una di quelle occasioni, iniziò a pregare per rendere grazie del cibo davanti alla famiglia riunita per il pasto, ma fu talmente assorbito dalla preghiera che, quando giunse alla fine, tutti, tranne suo fratello, si erano addormentati. Nelle sere estive, quando gli abitanti del villaggio si sedevano fuori casa, lo vedevano dirigersi verso la vicina Collina Sud per pregare. La sua preghiera era così intensa che i bambini che lo spiavano raccontavano alle loro madri di vederlo lottare con gli alberi e con l’erba alta della collina.

Nel suo primo anno lontano da casa, frequentò i servizi religiosi della Chiesa pentecostale di Heuksok-dong. Questa era una delle sei chiese create dai pentecostali dall’arrivo in Corea della loro prima missionaria americana, Mary C. Rumsey, nel 1928.(9) Era stata costituita alcuni anni prima, quando Pak Kyong-joon, un Anziano della prima chiesa nella quartiere della periferia sud-ovest di Sobing-go, attraversò il fiume per stabilirsi in Heuksok-dong.(10) Il pastore, Pak Song-san, teneva il servizio al mattino in Sobing-go e nel pomeriggio in Heuksok-dong. Già nel 1936 la congregazione, che comprendeva un numero crescente di studenti e scolari a pensione nei dintorni, si era spostata in un locale più grande il cui affitto mensile era di 30 won. Nel 1938, i responsabili della chiesa decisero di trovare una sala più grande.

Dal momento che nella congregazione non vi erano fedeli facoltosi, pensarono di poter chiedere i soldi necessari ai missionari. Il Rev. Pak e sei Anziani della chiesa si incontrarono con due missionarie, una americana ed una inglese, nella casa nel centro di Seul in cui le stesse missionarie vivevano. Il traduttore era Henry Dodge Appenzeller, americano, preside della Scuola Paichai. Questa scuola era stata fondata da suo padre, il primo missionario metodista in Corea.

«Volevamo ampliare la chiesa, ma avevamo bisogno di soldi. La nostra posizione in sintesi era: o ci date i soldi o lasciamo la chiesa», disse Kim Hee-son, uno dei partecipanti all’incontro, rievocandolo quarantasette anni dopo.(11) Le due missionarie si trovavano in una situazione difficile. La tradizione stabilita dalle missioni protestanti in Corea era quella di non finanziare la costruzione delle chiese, bensì di spingere perché le congregazioni si mantenessero autonomamente. Inoltre non avevano i soldi necessari.

«E allora andate», disse la missionaria americana. «No, non dobbiamo dividerci», disse la missionaria inglese scoppiando in lacrime.

In quell’atmosfera carica di emotività, i coreani decisero di cambiare denominazione. La domanda che si fecero fu: di quale Chiesa entrare a far parte, di quella presbiteriana, di quella metodista, o di un’altra ancora? Il Rev. Pak, ancora con l’animo in subbuglio a seguito dello scontro con le missionarie straniere, propose di entrare a far parte della nuova Chiesa di Gesù, perché era la prima denominazione creata da coreani. Poche persone nella congregazione ne sapevano qualcosa.

La Chiesa di Gesù si era costituita attorno al carismatico evangelizzatore Lee Yong-do. Lee era nato nella Provincia di Hwanghae nel 1901, ed era il secondo figlio di una povera famiglia di agricoltori.(12) Era stato imprigionato nel 1919 e condannato a due anni e mezzo di detenzione per attività indipendentiste. Poiché era stato schedato come attivista politico, gli era stato impossibile prendere il diploma di scuola superiore. Nel 1923 un missionario americano lo aveva aiutato ad entrare nel Seminario Metodista di Seul, dove si era diplomato in inglese. Dopo di ciò nel 1927 si era trasferito a Dongchon, nella Provincia di Kang-won. Si alzava tutte le mattine alle quattro per pregare ed era stato lì che, secondo i suoi discepoli, aveva ricevuto lo spirito ed era diventato un predicatore.

Quando era ispirato, a volte parlava per sette o otto ore. Se l’ispirazione non sopraggiungeva poteva non parlare affatto, anche se era stato invitato a farlo. Il suo pseudonimo era ‘Shimuon’, che significa ‘persona che parla solo quando le parole sono necessarie’. In un’occasione, si racconta, stava pregando quanto Satana gli apparve spiritualmente. Lee lo seguì fino alla casa di un fedele, dove il diavolo cercò di uccidere i membri della famiglia; Lee affrontò il diavolo e gli impose di andarsene.

Egli pregava per ore, piangendo profusamente. Pregava per i poveri, ed era sempre molto generoso con i mendicanti. Una volta, alcuni ministri religiosi nella città di Pyongyang, nel nord della Corea, che lo avevano invitato a parlare, lo stavano aspettando alla stazione. Si aspettavano naturalmente che il famoso predicatore fosse una persona imponente e ben vestita. Quando il pastore scese dal treno, vestito dei suoi soliti poveri abiti, non lo notarono. Lee, non sapendo che un comitato di ricevimento lo stava aspettando, si avviò da solo verso la chiesa, dove rimase a pregare per due o tre ore prima che i ministri lo trovassero.

Lee Ho-bin, suo caro amico e compagno di seminario, che in seguito divenne il leader della denominazione, ricorda come crebbe la sua fama: «I suoi sermoni erano molto creativi ed originali. Era molto versatile: musicista, poeta, drammaturgo e predicatore. Quando la YMCA desiderava organizzare un revival religioso chiedeva la sua partecipazione, perché attirava molti fedeli da tante chiese diverse».

Kim Young-oon era una metodista e viveva in Haeju, quando Lee Yong-do giunse nella sua cittadina per tenervi un revival cristiano. Ecco il suo ricordo: «Alcuni Anziani della chiesa cominciarono a criticare il Rev. Lee perché dei membri della congregazione, dopo i suoi sermoni, restavano in chiesa a pregare tutta la notte, avevano esperienze spirituali, parlavano in lingue, andavano in trance e profetizzavano. Io ero uno di coloro che restava a pregare tutta la notte. La chiesa si divise. Coloro che parteggiavano per Lee Yong-do cominciarono a tenere degli incontri separati ai quali partecipai anch’io».

Lee Ho-bin stima che, nel 1932, circa trenta chiese e seimila fedeli si consideravano seguaci di quel predicatore carismatico. La gelosia nei confronti di Lee Yong-do crebbe. I pastori di altre chiese diffusero racconti secondo i quali i fedeli che dicevano di pregare tutta la notte, in realtà partecipavano a delle orge. Quei pastori chiesero alle autorità giapponesi di non permettere a Lee di tenere i suoi servizi di revival. I giapponesi però non avevano alcun desiderio di aiutare le organizzazioni cristiane: al contrario le avversavano, perché erano protette e sostenute da missionari stranieri. I pastori cercavano apertamente di convincere le loro congregazioni che i seguaci di Lee Yong-do erano malvagi e che non dovevano nemmeno salutarli quando li incontravano per strada.

Nel luglio del 1932, Lee era stato invitato da un insegnante dell’Istituto Biblico Femminile Martha Wilson, nel porto di Wonsan, nel nordovest del Paese, a partecipare ad un servizio religioso del mattino.(13)

Anche quest’insegnante, Baek Nam-ju, era una figura controversa: lui stesso ed un gruppo di dieci fedeli avevano tenuto per due anni dei servizi di preghiera, per partecipare ai quali si alzavano alle quattro o alle cinque del mattino. In inverno camminavano a piedi scalzi al fine di irrobustirsi spiritualmente. Insegnava anche che l’interpretazione classica delle Chiese, riguardo al secondo avvento del Cristo ed alla distruzione del mondo negli Ultimi Giorni, era errata. La Bibbia, diceva, doveva essere interpretata spiritualmente e non letteralmente; affermava inoltre che la fede ha a che fare con il cuore e con la vita, e non con le cerimonie e le apparenze. Nel dicembre di quell’anno, Baek ed il suo gruppo furono espulsi dalla loro chiesa per eresia. Egli continuò a tenere i propri servizi religiosi ed il gruppo continuò ad espandersi. La polizia giapponese, sospettando che fosse un gruppo a favore dell’indipendenza, iniziò a sorvegliarlo attentamente.

Allo stesso tempo, nella chiesa metodista la pressione nei confronti del carismatico leader Lee Yong-do andava aumentando; Lee fu espulso pochi mesi dopo Baek. Dal momento che si considerava una persona che trascendeva le denominazioni esistenti, non amava l’idea di dover formare un’altra denominazione. Però, senza una registrazione ufficiale, non avrebbe potuto tenere degli incontri. Nel giugno del 1933, un alto dirigente dell’Ufficio del Governatore generale giapponese si offrì per aiutarlo ad ottenere la licenza per tenere gli incontri religiosi.(14) I giapponesi desideravano chiaramente promuovere lo sviluppo di una chiesa che non aveva alcun rapporto con i missionari stranieri.

Gli Anziani del gruppo accettarono l’inattesa offerta e decisero di chiamarsi semplicemente «Chiesa di Gesù». Lee Yong-do fu nominato presidente. Tra i fondatori, i nomi più importanti erano quelli di Lee Ho-bin e Lee Hwan-shin, compagni di seminario di Yong-do, oltre a quelli di Baek Nam-ju e Han Joon-myung del gruppo di Wonsan. La nuova chiesa dichiarò come suo giorno di fondazione una data retroattiva, quella del 3 gennaio 1933. Lee Yong-do si era intanto ammalato di tubercolosi e morì in ottobre, all’età di trentadue anni. Lee Ho-bin lo sostituì in qualità di presidente.

Nella nuova chiesa l’attività spirituale ferveva anche grazie all’associazione dei membri di Wonsan guidati da Baek. Ad esempio, qualcuno nel gruppo affermava di aver ricevuto una rivelazione secondo la quale avrebbero dovuto stabilire dei rapporti con un altro gruppo spirituale che operava sulla costa occidentale, guidato da una donna. Sembra che Baek abbia percorso a piedi scalzi il viaggio di andata e ritorno di oltre 200 chilometri affrontato per incontrarla.(15) Più tardi, nell’inverno del 1934, la Chiesa di Gesù decise di espellere Baek per adulterio.(16) Quell’evento venne minimizzato dai suoi amici, ma secondo alcune voci era legato alla rivendicazione di una missione di tipo messianico. Sin dall’ondata di revival che aveva attraversato la Corea con grande rapidità nel 1907, delle persone aperte spiritualmente ricevevano rivelazioni che il Messia sarebbe venuto in Corea nella carne.

Una di queste persone era la signora Kim Bom-joon; secondo la sua profezia, la Corea era la nuova Israele ed un giorno da quel Paese sarebbero partiti missionari diretti in tutto il mondo. Affermava che Baek avrebbe concepito un figlio da una vergine, e che il bambino sarebbe stato il Messia. Il bambino nacque, ma quando le voci dell’avvenimento si sparsero, l’establishment cristiano accusò Baek di eresia. Kim piangeva e pregava: «Cosa faremo? Gesù viene crocifisso di nuovo, tutto è finito». In seguito però la donna ricevette un’altra rivelazione, secondo la quale dal momento che la missione di Baek non aveva potuto essere compiuta, era stato preparato un altro bambino, che era già nato, in Pyongyang. Kim si stava già preparando ad andare ad incontrarlo ma la sua famiglia, pensando che fosse pazza, glielo impedì.(17)

I leader della Chiesa di Gesù negavano qualsiasi ruolo messianico. Le spiritualiste come Kim venivano duramente rimproverate, ma per alcuni anni la loro intensa spiritualità, che attirava tante persone, continuò ad esprimersi. La Chiesa di Gesù era nata dalla persecuzione ed era stata fondata da leader spirituali profondamente ispirati; mancava però sia di organizzazione che di chiari obiettivi. I suoi leader erano non denominazionali ed agivano più in base all’ispirazione che ad un qualsiasi piano di espansione numerica e di diffusione. La chiesa crebbe dal 1930

- anche se la sua fondazione ufficiale avvenne nel 1933

- fino a circa il 1935. Poi la sua spiritualità declinò rapidamente, e cadde sotto l’oppressione sempre più soffocante delle autorità giapponesi.(18)

Nel 1938, l’anno in cui Sun-myung si recò a Seul, la Chiesa di Gesù aveva trentadue chiese in Corea, tutte nel nord della nazione. I servizi in Seul si tenevano solo nella casa della signora Kang Suk-kyong, un membro benestante della congregazione che si era trasferito nella città da Pyongyang. Saltuariamente, dei leader della chiesa e dei predicatori tenevano degli incontri nella sua casa. Piangevano ed urlavano così tanto nel corso dei loro incontri che i vicini se ne lamentavano con la polizia. Si decise quindi di costruire una nuova chiesa in Heuksok-dong, in Seul, dove vivevano due figlie della signora Kang. Non c’erano però soldi per mandare un pastore a tempo pieno nella città. Fu in quel tempo che la congregazione pentecostale di Heuksok-dong iniziò a cercare una nuova chiesa di cui far parte. Il Rev. Pak Song-san chiese alla Chiesa di Gesù se era disposta ad accogliere i suoi fedeli di Heuksok-dong. La risposta fu positiva ed una nuova Chiesa di Gesù, chiamata «Sala di culto di Myongsudae», con circa centoventi membri, cominciò ad ospitarne i servizi religiosi. Kwon Duk-pal, il giovane predicatore laico del gruppo pentecostale, ne divenne la guida. I suoi sermoni erano così commoventi che la nuova chiesa divenne conosciuta nel quartiere come «la Chiesa del pianto».

Nel corso dell’ultimo dei suoi tre anni di scuola media, Sun-myung frequentò quella chiesa. Nel corso di quel periodo lui ed i suoi tre compagni alloggiarono in casa di Lee Kee-bong e brevemente in casa della sorella di quest’ultima, Lee Kee-ha. Le due donne erano figlie della signora Kang, che aveva finanziato la chiesa.

Ogni giorno, dopo la scuola, Sun-myung andava in chiesa a pregare. Manteneva segreta la natura della sua intensa ricerca, ma coloro che gli erano vicini sentivano la sua diversità e la sua profonda spiritualità. Un compagno di scuola racconta: «Era un cristiano esemplare. Andava spesso sulle colline a pregare. Molti cristiani lo facevano, ma nessuno di loro restava fuori tutta la notte a pregare come faceva lui».(19)

Aveva ricevuto l’incarico di prendersi cura della scuola domenicale per i trenta bambini circa della congregazione. Parlava loro della Bibbia e di Dio e saltuariamente li portava a fare delle gite.(20) Era popolare tra i bambini, che lo chiamavano «il grande signor Moon», mentre suo cugino era «il piccolo signor Moon».

La figlia di Lee Kee-bong, Im Nam-sook, che allora aveva nove anni, sentiva che Moon aveva un collegamento speciale con Dio, e ne aveva quasi un timore reverenziale. Un giorno lui le prese un braccio e glielo torse dietro la schiena, dicendole allegramente: «Non chiamarmi signore! Chiamami fratello».(21)

Spesso dopo il servizio religioso, che si teneva ogni domenica ed ogni mercoledì, invitava alcuni degli anziani della chiesa nella sua stanza, a condividere del cibo ed a cantare, pregare e parlare fino a notte fonda. «Ci riunivamo in sei o sette, per pregare e cantare» ricorda Kim Heeson, l’anziano. «Pregavamo a turno, uno dopo l’altro. Ed alla fine del giro ci accorgevamo che era mattina presto». In altre occasioni si incontravano semplicemente per condividere della zuppa e per parlare.

I membri della Chiesa di Gesù andavano a Seul e, saltuariamente, nei villaggi vicini, per evangelizzare le persone; si riuniva una piccola folla e, a volte, la polizia arrivava e cercava di impedire a Moon di predicare. Allora lui protestava: «Perché è un crimine testimoniare di Dio?».

Una domenica pomeriggio del marzo 1940, stava tornando a casa da un servizio di preghiera nella nuova Chiesa di Gesù in Sangdo-dong, il quartiere vicino, con alcuni altri fedeli, quando incrociarono una persona anziana che giaceva sulla strada. L’uomo disse che stava male e che stava cercando di tornare nella sua casa di Pyongtaek, un villaggio a circa sessanta chilometri a sud di Seul. Uno degli anziani preparò per lui un bastone per camminare.

«Deve andare alla stazione di Noryangjin. È ad un chilometro da qui», disse uno dei fedeli.

«Ma io non ho i soldi per comprare il biglietto», rispose l’uomo.

«La porteremo noi alla stazione» disse Moon. Lungo la strada chiesero alle persone che incontravano un contributo per il biglietto, che costava un won e dieci chon. Moon raccolse due won e cinquanta chon, acquistò il biglietto ed usò il resto per comprare del tè all’uomo. Questi si commosse e si mise a piangere.

«Dovete dirmi il vostro indirizzo, così potrò ripagarvi», disse.

«Non si preoccupi» rispose l’Anziano Kim Hee-son, «Deve solo andare alla Chiesa di Gesù e credere in Gesù». Quando giunsero di nuovo a Heuksok-dong era ormai notte.

«Quando aiutiamo le persone, come in questo caso, sentiamo una profonda soddisfazione, anche se abbiamo saltato la cena» osservò Moon.(22)

Note

(1) Sun-myung Moon, op. cit., discorso di Waseda.

(2) Seung-gyun, cugino di secondo grado di Moon, intervista concessa all’autore.

(3) In coreano, Kyongsong Sang-gong Kang-seup Hag-won. Nel 1939 fu ribattezzata Kyongsong Sang-gong Shilmu Hak-kyo (Scuola pratica di commercio e industria di Kyongsong). Kyongsong era il nome di Seul durante l’occupazione giapponese. L’edificio originale è stato distrutto da un incendio nel 1965. Al momento della redazione vi si trovava una scuola media.

(4) Intervista dell’Autore.

(5) «Lottare» in genere significava praticare la lotta coreana ssirum, simile al «sumo» giapponese, in cui lo scopo è gettare a terra il proprio avversario.

(6) I ragazzi potevano scegliere tra i club di calcio, di basket e di lotta ssirum ai quali partecipavano dopo la scuola.

(7) È d’uso normale in Corea che i cugini e gli amici maschi si definiscano vicendevolmente «fratelli».

(8) Narrato all’Autore da Moon Seung-gyun.

(9) Rumsey fu raggiunta nel 1932 da un altro americano, T. M. Parsons, e da due missionari inglesi, E. H. Meredith e L. Vessey. Nel 1938 vi erano sei chiese e 192 fedeli. Dopo questo picco il loro numero cominciò a decrescere. I missionari furono obbligati dalle autorità giapponesi a lasciare la Corea entro la fine del 1940. Rif.: The Christian Encyclopedia, The Christian Literature Press, Seul, 1980, pag. 1181.

(10) Secondo quanto riferito da Pak Kyong-do, fratello di Pak Kyong-joon, in un’intervista concessa all’Autore.

(11) Intervista concessa all’Autore da Kim Hee-son.

(12) Questo resoconto relativo a Lee Yong-do ed alla Chiesa di Gesù è stato compilato sulla base delle interviste: a Chun Chul-ja, nuora di Lee; ai fondatori della Chiesa di Gesù Han Joon-myung e Lee Ho-bin; a Lee long-sun, direttore del Seminario Joong-ang in Seul, fondato dalla Chiesa di Gesù; alla teologa della Chiesa di Unificazione Kim Young-oon.

(13) L’Istituto si trovava nel quartiere di Kwangsuk-dong. Era stato fondato da due missionarie presbiteriane canadesi, sorelle, che gli avevano imposto il nome della loro madre.

(14) Il dirigente era Kim Dae-wu, un coreano della sezione Affari sociali dell’Ufficio del Governatore Generale.

(15) Vedi il Capitolo 6 per la storia del gruppo del Santo Signore sulla costa occidentale. Han Joon-myung ha riferito all’autore che Baek era accompagnato da Lee Ho bin e dalla sorella di Han, e che percorse parte del percorso a piedi scalzi in segno di disciplina interiore.

(16) Han Joon-myung ha affermato che dopo la morte della moglie Baek «aveva problemi di autocontrollo», e che fu espulso «dopo aver compiuto un atto impulsivo nell’autunno del 1934».

(17) Fatto riferito all’autore dalla nipote di Kim Bom-joon, Kim Bok-soon. Han Joon-myung sostiene che la nipote ha confuso il gruppo di Baek con il gruppo dell’«Interno del ventre» in Pyongyang (vedi Capitolo 6).

(18) Secondo Kim Young-oon, Moon attribuì questo declino all’introduzione da parte di Han Joon-myung delle idee di Swedenborg. Kim dice di non essere d’accordo con questa opinione.

(19) Intervista dell’autore a Kwak No-pil.

(20) Almeno sette dei ragazzi affidati a lui si unirono più avanti alla Chiesa di Unificazione.

(21) Intervista concessa all’Autore da Im Nam-sook. I bambini per riferirsi a Moon usavano le parole «Shi» (signore) e «Sonseng» (maestro).

(22) Questo episodio è stato raccontato all’Autore da Kim Hee-son.

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