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La Teoria dell’Educazione

Nella società democratica odierna il sistema dell’istruzione è in crisi, come si può rilevare dal degrado della moralità dei giovani e dai frequenti episodi di violenza che hanno per teatro la scuola stessa. Tuttavia, nessuno dispone di una teoria dell’educazione capace di risolvere l’attuale confusione e gli educatori, ai nostri giorni, sembrano aver smarrito il loro scopo. Le relazioni tra docenti e allievi sono compromesse: gli studenti non rispettano i professori e questi ultimi difettano di autorità ed entusiasmo. Gli educatori si sono ridotti a essere fornitori di una conoscenza, di cui gli studenti nella scuola sono i compratori. Il comunismo si è infiltrato in questi ambienti, e le scuole pullulano di problematiche. È stato ben arduo contrastare l’offensiva del comunismo, senza avere idee chiare sull’educazione.

I comunisti disquisiscono: “Nella società classista, la classe dominante potrà mai rispettare i diritti degli operai e dei contadini? Compiere il proprio dovere o la propria missione nella società classista significa sottostare al volere della classe dominante: questa non è democrazia. La democrazia vera è quella degli operai e dei contadini, ovvero la democrazia del popolo. L’educazione democratica, per giovare al popolo, deve contribuire a rovesciare la società capitalista e costruire quella socialista”.

Le accuse mosse dai comunisti al capitalismo risulteranno convincenti, almeno finché la società capitalista non eliminerà sfruttamento, oppressione, ingiustizia e corruzione. Queste piaghe sociali devono essere rimosse a tutti i costi e, per questo motivo, occorre promuovere una nuova visione del valore basata sull’amore di Dio e, allo stesso tempo, stabilire una nuova teoria dell’educazione, fondata sul percorso originale che Dio intendeva stabilire per la crescita dell’essere umano. Una teoria di questo tipo darebbe il giusto indirizzo all’educazione moderna, oggi assai confusa, e aprirebbe nuove prospettive alla progettazione della società ideale del futuro. La teoria dell’educazione che presentiamo qui ha precisamente queste caratteristiche.

Di solito, le teorie dell’educazione hanno due aspetti: uno attento agli ideali, gli scopi e i metodi dell’educazione, che è definito “filosofia dell’educazione”; l’altro studia l’educazione come fenomeno riscontrabile e oggettivo, ed è chiamato “scienza dell’educazione”: quest’ultima prende in considerazione i corsi scolastici, la valutazione degli studenti, le tecniche di apprendimento, l’assistenza ai discenti, l’amministrazione scolastica, l’indirizzo didattico, etc. Si tratta di due aspetti che sono in relazione tra loro rispettivamente come songsang e hiongsang. La scienza dell’educazione sta compiendo grandi progressi, in linea con la tendenza moderna a valorizzare le scienze, mentre la filosofia dell’educazione, piuttosto trascurata, si avvia ad un rapido declino. Il fatto che l’istruzione non abbia un orientamento chiaro, ci conferma sicuramente che manca un’adeguata filosofia dell’educazione. Perciò, oggi c’è l’esigenza urgente di stabilire una nuova filosofia dell’educazione e la teoria dell’educazione dell’Unificazione, che qui proponiamo, intende appunto far fronte a questa necessità.

I. LA FONDAZIONE DEL PRINCIPIO DIVINO NELLA TEORIA DELL’EDUCAZIONE

A. LA SOMIGLIANZA A DIO E LE TRE GRANDI BENEDIZIONI

Dio creò l’uomo e la donna come Suoi oggetti, e si aspetta che essi gli assomiglino. (1) Questo è il presupposto fondamentale dell’educazione, che appunto può essere descritta come l’impegno e il processo per indirizzare la crescita dei ragazzi alla rassomiglianza con Dio, sotto il duplice profilo dell’Immagine Divina e del Carattere Divino. Fondamentalmente, uomo e donna ereditano l’Immagine Divina sin dalla nascita e, per divenire simili a Dio, è sufficiente che crescano, riproducendo in sé la relazione esistente all’interno dell’Immagine Divina ed ereditando il Carattere Divino, cioè il Cuore, la ragione-legge e la creatività di Dio. Dopo aver creato l’uomo e la donna, Dio diede loro le tre benedizioni (comandamenti) di crescere, moltiplicarsi e dominare tutte le cose, dicendo: “Crescete e moltiplicate e riempite la terra, e rendetevela soggetta, e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra”. (2) In primo luogo “crescete” riguarda la crescita; “moltiplicate e riempite la terra” significa dar vita ai figli; infine “rendetevela soggetta (la terra)” consiste nell’avere il dominio su tutte le cose. Realizzando queste tre Grandi Benedizioni (o tre grandi comandamenti), l’uomo e la donna sarebbero arrivati a ereditare il Cuore, la ragione-legge e la creatività di Dio, nonché a rispecchiare le Sue qualità della perfezione, della moltiplicazione e del dominio

1. La Perfezione

Gesù disse: ‘Voi dunque siate perfetti, com’è perfetto il Padre vostro celeste”. (3) È un richiamo a esprimere la perfezione di Dio, la natura circolare e armoniosa della relazione scambievole tra songsang e hiongsang, ovvero l’unità di songsang e hiongsang. In Dio, songsang e hiongsang svolgono un’azione armoniosa di dare e ricevere centrata sul Cuore, nelle posizioni rispettivamente di soggetto e oggetto, in totale unità. In questo consiste lo stato di perfezione.

fig.5.1

Fig. 5.1 – La somiglianza a Dio e le tre Grandi Benedizioni

Di conseguenza, l’uomo che riproduce la perfezione di Dio è colui che ha songsang e hiongsang completamente uniti, centrati sul Cuore. Nell’essere umano ci sono quattro tipi di songsang e hiongsang, come abbiamo illustrato nell’Ontologia, ma qui ci riferiamo specificamente alla mente spirituale e alla mente fisica.

Perché queste due menti si uniscano, la prima deve diventare il soggetto e la seconda l’oggetto, ovvero la mente spirituale, che è attenta ai valori della verità, della bontà e della bellezza, deve avere la supremazia su quella fisica, che cerca cibo, abiti, rifugio e sesso. Così, per ottenere l’unità tra la mente spirituale e quella fisica, occorre che l’attenzione dedicata alla verità, alla bontà e alla bellezza abbia il ruolo primario, e quella concentrata sul cibo, gli abiti, la casa e il sesso rimanga secondaria. Al centro dell’azione di dare e ricevere tra la mente spirituale e quella fisica stanno il Cuore e l’amore.

Ricapitolando, i bisogni relativi all’alimentazione, all’abbigliamento, all’abitazione, devono essere gestiti nell’ambito di una vita improntata alla verità, alla bontà e alla bellezza, con l’amore come fondamento. Imitare la perfezione di Dio vuol dire appunto questo. Negli anni più giovani, è difficile comprendere appieno i valori di verità, bontà e bellezza; è con la maturità e lo sviluppo del cuore che le persone s’indirizzano, centrate sull’amore, verso una vita vera, buona e bella e gradualmente arrivano a rispecchiare la perfezione di Dio.

Dal momento che l’uomo è un essere duplice composto di una persona spirituale e una persona fisica, la sua crescita implica lo sviluppo di entrambe. In particolare, la prima Grande Benedizione, non è affatto limitata alla crescita della persona fisica; essa, anzi, si riferisce principalmente alla crescita della persona spirituale, cioè al progresso del livello spirituale dell’essere umano. Perciò Dio, con la Sua prima promessa, ha voluto che l’uomo diventasse l’erede della Sua perfezione, non appena fosse cresciuto fino alla maturità.

2. La Moltiplicazione

L’uomo deve anche rispecchiare la natura di Dio dal punto di vista della moltiplicazione, replicando la relazione reciproca tra le nature di yang e yin presenti in Dio. Dio è l’Essere armonioso di yang e yin, e uomo e donna devono riflettere la stessa armonia di yang e yin che c’è in Dio, manifestandola nella relazione di marito e moglie. L’esistenza stessa dell’essere umano ha la sua origine nell’armonia di yang e yin di Dio, cioè nella natura di Dio orientata alla moltiplicazione. Così, anche negli esseri umani, yang e yin (uomo e donna) si armonizzano, e dalla loro armonia nascono i figli.

La vocazione a riflettere questo aspetto della natura di Dio sollecita l’uomo e la donna, ovvero yang e yin, a stabilire un’azione armoniosa di dare e ricevere, allo stesso modo in cui yang e yin in Dio sono impegnati in un’azione armoniosa di dare e ricevere. L’uomo e la donna devono sviluppare le qualità necessarie per il matrimonio e la procreazione, perfezionando compiutamente le caratteristiche rispettive di uomo e di donna; entrambi sono chiamati a compiere i rispettivi compiti, l’uno come marito e l’altra come moglie. Una volta giunti a possedere tali qualità, uomo e donna sono destinati a sposarsi e avere figli: questa è la seconda promessa fatta da Dio agli esseri umani.

3. Il Dominio

L’uomo e la donna devono ancora rispecchiare l’aspetto del dominio presente in Dio; esso consiste nel riflettere la creatività di Dio, ovvero la Sua capacità di creare oggetti centrati sul Cuore (sull’amore). Dio creò gli esseri umani e tutte le cose per mezzo della Sua creatività, per poi esercitare il dominio su di essi. A loro volta gli esseri umani, che hanno ricevuto in eredità questo tipo di carattere creativo, sono designati a esercitare il dominio su tutte le cose, centrato sul Cuore. Va precisato che l’uomo acquisisce questa capacità solo dopo aver completato il suo sviluppo. Il dominio è la terza promessa di Dio agli esseri umani.

Ad esempio, le attività economiche sono l’espressione del dominio sulle cose: il contadino coltiva la terra, esercitando così il dominio su di essa; in fabbrica, l’operaio produce beni di consumo, partendo dalle materie prime, attraverso l’utilizzo dei macchinari, e in questo modo esercita il dominio sulle materie prime e sui macchinari. La pesca è una forma di dominio sui pesci e sulle acque, mentre le attività forestali praticano il dominio sugli alberi e sulle montagne.

Per l’uomo, avere dominio sulle cose equivale a manifestare la propria creatività. Dal punto di vista della realizzazione della base delle quattro posizioni, la creatività è l’attitudine a formare una base delle quattro posizioni interiore e una base delle quattro posizioni esteriore. Così, in agricoltura, il fattore lavora i campi investendo il suo sforzo creativo, basato sulle sue idee, per ottenere il massimo raccolto. Anche nel commercio, il successo richiede idee e volontà creativa. Per dirla in breve, tutte le attività agricole, minerarie, industriali, commerciali, forestali, ittiche, così come tutte le iniziative imprenditoriali, sono forme differenti del dominio che l’uomo esercita sulle cose, esprimendo la propria creatività. Anche la scienza e l’arte rientrano nella categoria del dominio sulle cose, come pure vi rientra la partecipazione politica, che è l’esplicazione del dominio sui fenomeni sociali.

A causa della caduta, peraltro, l’uomo non ha potuto ereditare la creatività di Dio (che è una creatività centrata sul Cuore) e ha invece espresso una creatività egocentrica, che lo ha condotto a infliggere gravi danni alla natura e al prossimo. Nella nuova educazione che qui proponiamo, il maestro deve guidare i suoi allievi a manifestare la creatività che riflette la natura, propria di Dio, del dominio centrato sul Cuore.

B. IL PROCESSO DI CRESCITA DELL’UOMO

Gli uomini sono stati creati per rassomigliare a Dio. È una somiglianza, tuttavia, che non si riscontra immediatamente, al momento della nascita, ma soltanto successivamente, col decorso del tempo necessario per il completo sviluppo della persona. Così, l’uomo deve attraversare i tre stadi della Formazione, della Crescita e della Completezza, così da replicare in sé la perfezione, la moltiplicazione e il dominio di Dio. La crescita è il processo attraverso il quale giungiamo a somigliare a Dio, e in particolare ereditiamo la Sua personalità, l’armonia di yang e yin che c’è in Lui, e la Sua creatività.

Le tre Grandi Benedizioni dateci da Dio implicano che noi esseri umani, sulla base del completamento della nostra crescita, siamo in grado di ereditare la perfezione, la moltiplicazione e il dominio di Dio. In altre parole, le tre Grandi Benedizioni sono di fatto tre grandi promesse, ovvero, sotto un’altra prospettiva, sono i comandamenti che costituiscono la condizione per essere benedetti. Le tre Grandi Benedizioni o comandamenti non si realizzarono a causa della caduta. Nondimeno, queste disposizioni impartite da Dio non sono state revocate, e restano valide ancor oggi, anche se gli uomini si sono separati da Dio. La volontà del Cielo ha spronato gli esseri umani, a prescindere dalla loro stessa consapevolezza, a completare i tre Grandi Comandamenti. Così, anche nella società caduta le persone si sono impegnate, secondo la volontà del Cielo, a maturare nella personalità, a trovare un buon coniuge e formare una famiglia sana, a migliorare la società e governare la natura. Per questo motivo il desiderio di crescere, il desiderio di sposarsi, il desiderio di governare, il desiderio di migliorare, e così via, sono rimasti esigenze ineludibili in tutte le società e in tutte le epoche.

L’uomo deve crescere completando le tre Grandi Benedizioni. In natura, ogni cosa si sviluppa tramite l’autonomia e il dominio del Principio. Tutte le creature crescono in modo naturale, spinte dalla vita stessa che è in loro. Per quanto invece riguarda gli uomini, l’aspetto fisico si sviluppa tramite l’autonomia e il dominio del Principio, così come accade per le altre creature, ma non è così per l’aspetto spirituale. La crescita spirituale è basata sulla realizzazione della “parte di responsabilità” individuale. In altri termini, l’essere umano perfeziona la sua personalità in base al proprio impegno responsabile. La crescita si fonda sull’esperienza dell’amore di Dio congiunta all’osservanza della norma (il Principio), liberamente e spontaneamente perseguite.

I nostri primi progenitori, Adamo ed Eva, avrebbero dovuto crescere osservando il comandamento di Dio, diventare poi marito e moglie e personificare alla fine l’amore di Dio. Come rappresentanti di tutta l’umanità, Adamo ed Eva erano responsabili non soltanto per sé stessi, ma anche per i loro discendenti e, per questo motivo, Dio si guardò bene dall’interferire nella loro responsabilità. Se Adamo ed Eva, in questa seria situazione, avessero adempiuto la loro parte di responsabilità, e fossero cresciuti obbedendo alla Parola di Dio, i loro discendenti avrebbero potuto a loro volta crescere, attendendosi al comandamento, in condizioni molto più leggere. Adamo ed Eva dovevano realizzare le tre Grandi Benedizioni esclusivamente sulla base della loro delicata responsabilità; i loro discendenti, invece, avrebbero avuto un compito molto più semplice, perché avrebbero potuto arrivare alle tre Grandi Benedizioni semplicemente seguendo fedelmente l’insegnamento dei loro genitori. Proprio qui è l’origine della missione, affidata ai genitori, di istruire i propri figli, ovvero il compito dell’educazione.

Alla stregua di ciò che abbiamo appena detto, l’educazione, nella sua forma più elementare, è la guida che i genitori impartiscono ai figli per aiutarli a realizzare le tre Grandi Benedizioni. La forma più originale dell’educazione è quella familiare e, in effetti, l’educazione primitiva sembra essere stata principalmente un’educazione familiare. Successivamente, con il progredire della civiltà, è aumentata la quantità degli insegnamenti e delle informazioni, e gli stili di vita si sono diversificati. L’educazione ha preso le forme dell’istruzione privata e più avanti è comparso il sistema delle scuole pubbliche, quale vige attualmente. In considerazione della difficoltà, da parte dei genitori, di provvedere direttamente all’istruzione dei propri figli, questo compito è stato demandato agli insegnanti, che impartiscono l’educazione nelle scuole, per conto dei genitori. Il maestro deve istruire il suo allievo come delegato dei genitori, con lo stesso cuore del genitore. Questo è il modello originale dell’educazione.

C. I TRE GRANDI IDEALI DELL’EDUCAZIONE

Lo scopo dell’educazione consiste nell’aiutare l’essere umano a rispecchiare in sé la perfezione di Dio, la Sua natura diretta alla moltiplicazione, e la Sua propensione al dominio. Gli ideali dell’educazione possono essere delineati tenendo presenti questi obiettivi.

Per prima cosa, dal punto di vista della somiglianza alla perfezione di Dio, l’obiettivo dell’educazione è il perfezionamento dell’individualità. La perfezione dell’individuo è la prima Grande Benedizione; perciò, l’educazione deve essere impartita in vista del perfezionamento della personalità.

In secondo luogo, dal punto di vista della somiglianza alla moltiplicazione di Dio, l’obiettivo dell’educazione è il perfezionamento della famiglia. Il suo scopo è quello di insegnare ai figli a crescere e sposarsi, creare armonia nella relazione coniugale e stabilire una famiglia serena. In altre parole, l’educazione deve guidare i giovani a realizzare la seconda Grande Benedizione.

Come terzo aspetto, dal punto di vista della somiglianza al dominio di Dio, l’obiettivo dell’educazione è il perfezionamento del dominio. Il suo scopo è quello di valorizzare nei ragazzi l’attitudine a esercitare il dominio centrato sul Cuore sulla natura e sulla società, prendendo a modello la creatività di Dio, e realizzare la terza Grande Benedizione.

II. LE TRE FORME DELL’EDUCAZIONE

Che tipo di educazione sarà necessaria, in relazione agli ideali che abbiamo descritto? Per la perfezione dell’individuo, occorre l’educazione del Cuore; per la perfezione della famiglia, è richiesta l’educazione alle norme; e per la perfezione del dominio c’è bisogno dell’educazione al dominio, che comprende l’istruzione tecnica, l’esercizio intellettuale e la preparazione fisica. Tratteremo ora distintamente queste diverse forme di educazione.

A. L’EDUCAZIONE DEL CUORE

1. L’Educazione per la Perfezione dell’Individuo

L’educazione che indirizza l’individuo a rispecchiare la perfezione di Dio è l’educazione del Cuore. Rispecchiare la perfezione di Dio equivale a raggiungere l’unità tra songsang e hiongsang, arrivare cioè allo stato in cui la mente spirituale e quella fisica stabiliscono un’azione di dare e ricevere centrata sul Cuore e si fondono in completa unità. Perché la mente spirituale e quella fisica si uniscano, il Cuore deve essere il centro dell’azione di dare e ricevere tra esse. Così, l’educazione del Cuore finisce per diventare l’educazione alla perfezione individuale.

Impartire l’educazione del Cuore significa innalzare le persone alla condizione in cui sanno amare tutte le persone e le cose con lo stesso amore di Dio. Per ricevere quest’educazione, bisogna giungere ad avere diretta esperienza del Cuore di Dio. In che modo? Il primo passo consiste nel comprendere chiaramente il Cuore di Dio.

2. Le Forme in cui si Esprime il Cuore di Dio

Nel corso del processo creativo e della provvidenza di restaurazione, il Cuore di Dio si è espresso nelle tre forme rispettivamente del Cuore della speranza, del Cuore del dolore e del Cuore della sofferenza.

(a) Il Cuore della Speranza

Il Cuore della speranza è il Cuore di Dio al tempo della creazione. È il Suo sentimento gioioso, pieno di speranza e aspettativa, nell’attesa di generare Adamo ed Eva, i Suoi amati figli, ai quali avrebbe potuto dedicare il Suo amore infinito. È anche il sentimento di gioia al momento della nascita di Adamo ed Eva.

Cosa mai si prefiggeva Dio, mentre spendeva non meno di quindici o venti miliardi di anni per creare l’universo? Tutto il Suo impegno era finalizzato alla creazione di Adamo ed Eva, i Suoi amatissimi figli. Dio trascorse tutto il tempo della creazione dell’universo e superò ogni genere di complicazioni, pregustando il momento della nascita dei Suoi figli.

Per quanto il Suo lavoro possa in effetti essere risultato lungo e difficile, Dio era così pieno di speranza da non sentire lo sforzo e il travaglio del processo creativo.

Anche noi, a volte, abbiamo questo tipo di esperienza. Quando lavoriamo a uno scopo che ci dà gioia, non sentiamo la fatica di quel lavoro e addirittura perdiamo la nozione del tempo che passa, perché siamo concentrati sulla felicità che ci aspetta nel futuro. L’aspettativa di gioia di Dio era ben più grande di qualsiasi gioia che noi possiamo sperimentare. La felicità di Dio alla nascita di Adamo ed Eva fu tanto grande e profonda da andare oltre qualsiasi possibilità di paragone.

(b) Il Cuore del Dolore

Ma Adamo ed Eva si separarono da Dio e precipitarono nel regno della morte, sotto il dominio di Satana. Dio ne fu profondamente affranto. La Sua disperazione fu tanto grande da non poter essere descritta con parole. Per quanto grande era stata la Sua aspettativa fiduciosa durante il periodo della creazione, tanto più profondo fu il Suo dolore, al di là di qualsiasi immaginazione. La Sua gioia illimitata si trasformò, a causa del tradimento, in un dolore illimitato.

Anche tra gli esseri umani, quando un figlio muore, i genitori si disperano e soffrono profondamente. Anche se il figlio è seriamente malato, ed è ormai destinato inevitabilmente a morire, i genitori cercano con ogni mezzo di conservarlo in vita. Questo è il cuore di genitore: quando un figlio muore, i genitori hanno il cuore a pezzi, e non fa differenza se già prima sapevano che dovesse andare così.

(c) Il Cuore della Sofferenza

Il Cuore di Dio nel corso della provvidenza di restaurazione, che è il processo di resurrezione degli uomini caduti, è il Cuore della sofferenza. Dio avrebbe potuto abbandonare Adamo ed Eva al loro destino, e creare altri esseri umani; invece, sebbene Lo avessero tradito, Dio non abbandonò Adamo ed Eva né i loro discendenti, cui era legato dalla relazione tra genitore e figli. Dio desiderò resuscitare Adamo ed Eva caduti e amarli come Suoi figli per l’eternità.

D’altronde, se Dio avesse lasciato andare Adamo ed Eva caduti, per creare degli uomini completamente nuovi, si sarebbe dimostrato un creatore fallito e avrebbe compromesso la Sua dignità. Al contrario, Dio stabilì la condizione di non riconoscere alcun fallimento e dimostrare invece la Sua autorità e perfezione.

Comunque, gli esseri umani, oltre a separarsi da Dio, caddero sotto il controllo di Satana, e arrivarono al punto di schernire Dio, il loro genitore celeste. Perseguitarono i Suoi rappresentanti, i santi e i saggi che Dio aveva mandato, e l’imprigionarono, respinsero, uccisero. Dio sentì che le persecuzioni patite da questi uomini erano dirette contro di Lui. Ogni volta che vide quei santi e saggi bersagliati dalle persecuzioni, Dio sentì come se una spada Gli trafiggesse il petto.

3. Comprendere il Cuore di Dio

Attraverso l’educazione del Cuore, i giovani devono comprendere i tre aspetti del Cuore di Dio che abbiamo descritto, e specialmente il Cuore di Dio nel corso della provvidenza di restaurazione (il Cuore della sofferenza). Per questo motivo, ora descriveremo il Cuore di Dio nei corsi delle famiglie di Adamo, Noè e Abramo, e nei corsi di Mosè e Gesù. Quella che segue è una presentazione del Cuore di Dio secondo gli insegnamenti del Reverendo Sun Myung Moon.

(a) Il Cuore di Dio nella Famiglia di Adamo

Dopo aver creato Adamo ed Eva, Dio fu pieno di gioia smisurata, ma quando loro si allontanarono, il dolore di Dio fu inconsolabile. Per la salvezza di Adamo ed Eva, Dio chiese a Caino e Abele, i loro figli, di fare delle offerte. Naturalmente Dio sperava tanto che riuscissero nell’offerta. Qualcuno potrebbe supporre che Dio, grazie alla Sua onniscienza, sapesse fin dal principio che prima Adamo ed Eva, poi Caino e Abele, avrebbero fallito. Se così fosse, quella di Dio non avrebbe potuto essere vera sofferenza.

Ma questa è un’interpretazione errata dell’onniscienza, o della prescienza, di Dio. L’onniscienza di Dio, come pure la Sua onnipotenza nei confronti dell’umanità si realizzeranno solamente dopo che gli uomini saranno diventati perfetti, completando la loro parte di responsabilità; soltanto allora Dio potrà governare, attraverso gli esseri umani, tutte le cose, le azioni e gli avvenimenti sulla terra.

Dio ha dato agli uomini una parte di responsabilità, perché sperava che l’avrebbero completata, e anzi era fiducioso che effettivamente ci sarebbero riusciti. Dio non avrebbe mai impartito agli esseri umani un comandamento impossibile da osservare. Tuttavia, dal momento che la realizzazione della parte di responsabilità umana dipende dal libero arbitrio della singola persona, è ovvio che c’è sempre la possibilità dell’errore.

Da un punto di vista razionale, il Dio onnisciente e onnipotente doveva sapere anche questo. Ma Dio è “onni-amante” prima ancora di essere onnisciente e onnipotente. Così, nel momento in cui diede ad Adamo ed Eva la loro parte di responsabilità, nella mente di Dio c’era soltanto spazio per pronosticare che Adamo ed Eva, i Suoi amatissimi figli, avrebbero agevolmente realizzato il loro ruolo. In questo stato mentale di Dio, traboccante d’amore, qualsiasi presagio che Adamo ed Eva potessero cadere era soverchiato dalla Sua amorevole aspettativa; come risultato, Dio non serbò alcun senso di premonizione su quanto potesse accadere.

Al tempo di Adamo ed Eva, come pure al tempo di Caino e Abele, Dio fu dapprima pieno di ottimismo e speranza, e non desiderò altro che il loro successo. Ma Adamo ed Eva, e dopo di loro Caino e Abele, fallirono miseramente. In quelle circostanze, Dio provò grande dolore e delusione, ma non poté certo sfogarsi in un pianto dirotto, dimenticando la Sua dignità, perché al di là di tutto il dolore c’era Satana che stava a osservare. Questa situazione Gli fu motivo d’indescrivibile agonia. Non poté far altro che andarsene in silenzio, con la testa china e una smorfia tragica.

(b) Il Cuore di Dio nella Famiglia di Noè

Dopo aver lasciato la famiglia di Adamo, Dio dovette attraversare il deserto di un lungo periodo di 1600 anni, (4) alla ricerca di qualcuno con cui operare sulla terra. In quel periodo, nessuno accolse Dio, tutti gli voltarono le spalle. Non ci fu neppure una casa dove Dio potesse riposare, neppure un solo metro quadro di terra che Gli appartenesse. In questa situazione, Dio cercò qualcuno con cui lavorare e alla fine trovò Noè. In quel momento, la gioia di Dio fu incommensurabile. Peraltro, Dio dovette assegnare a Noè un compito durissimo, quello di costruire l’arca. Noè accolse l’ordine impartitogli da Dio e si dedicò lealmente a costruire l’arca, per 120 anni, indifferente allo scherno della gente.

Non essendo qualificato a essere un “figlio di Dio”, Noè si dimostrò un buon “servo di Dio” e un uomo giusto. Dio percorse la strada della sofferenza, nella posizione di servo, insieme a Noè. Tuttavia, quando Cam, figlio di Noè, disattese la sua parte di responsabilità, anche la famiglia di Noè, che si era salvata dal diluvio, fu invasa da Satana. In questo frangente, Dio provò una terribile frustrazione e, profondamente scoraggiato, dovette lasciare quella famiglia.

(c) Il Cuore di Dio nella Famiglia di Abramo

Dopo 400 anni, Dio trovò Abramo e lo inserì nella Sua provvidenza. Il momento cruciale del corso di Abramo fu l’offerta d’Isacco, il figlio unico che gli era nato all’età di 100 anni. (5) Dio ordinò ad Abramo, che aveva sbagliato l’offerta simbolica delle colombe, dell’ariete e della capra, e della giovenca, di offrire in sacrificio Isacco. In quel frangente, il cuore di Abramo era addolorato in modo indescrivibile, perduto nel dilemma se lasciar vivere Isacco, secondo l’etica umana, o sacrificarlo, secondo il comando del Cielo. Nel suo cuore, in quel momento, Abramo avrebbe voluto uccidere sé stesso piuttosto che suo figlio.

Comunque, alla fine, si risolse a sacrificare Isacco, obbedendo all’ordine di Dio. I tre giorni di peregrinazione sul monte Moriah furono per Abramo lunghi e sofferti. In quel tempo, Dio non si limitò a osservare la situazione a distanza; al contrario, avendogli impartito un ordine così severo e vedendo come Abramo soffriva, Dio soffrì insieme a lui.

Arrivando fino a un passo dal sacrificare suo figlio sul monte Moriah, Abramo stabilì la condizione di aver effettivamente ucciso Isacco, anche se in realtà non l’aveva fatto. È per questo motivo che Dio aveva potuto fermare Abramo un istante prima che uccidesse il figlio e gli aveva dato un ariete da bruciare sull’altare al posto d’Isacco. Dicendo: “Ora so che tu temi Iddio”, (6) Dio espresse non soltanto il Suo dolore, ma anche la Sua gioia nel constatare che Abramo aveva obbedito al Suo comandamento.

La missione di Abramo passò poi a Isacco, che aveva seguito la determinazione del padre. Più tardi, i discendenti d’Isacco avrebbero lasciato la loro patria in Canaan, per andare in Egitto a compiere il corso di sofferenza di 400 anni che avrebbe indennizzato l’errore di Abramo nell’offerta simbolica e avrebbe stabilito la fondazione per ricevere il Messia a livello nazionale.

(d) Il Cuore di Dio nel Corso di Mosè

Mosè, cresciuto come principe nel palazzo del Faraone d’Egitto, si batté per liberare i suoi compatrioti, gli Israeliti, e ricondurli nella terra di Canaan. Tuttavia, durante il viaggio verso Canaan, gli Israeliti, annichiliti da sofferenze estreme, si ribellarono a Mosè, la loro guida. Quando Mosè discese dal monte Sinai, dopo aver completato quaranta giorni di digiuno e aver ricevuto le due tavole della legge, gli Israeliti stavano adorando un vitello d’oro. Dio disse: “Ecco, è un popolo di collo duro. Or dunque, lascia che la mia ira s’infiammi contro a loro e ch’io li consumi!” (7)

Cosa provò Mosè in quel momento? Sentì che doveva salvare il suo popolo a tutti i costi, anche a prezzo della sua vita, e implorò accoratamente Dio: “Calma l’ardore della Tua ira e pentiTi del male di cui minacci il Tuo popolo”. (8) Davanti al fervente appello di Mosè, Dio rinunciò a distruggere gli Israeliti.

Dopo che gli Israeliti avevano vagato nel deserto per quarant’anni, Dio ordinò a Mosè di far scaturire acqua dalla roccia in una località chiamata Kades Barnea. (9) Adirato contro gli Israeliti che mostravano di non aver fede in Dio, Mosè colpì la roccia due volte, contro la volontà di Dio. Così, Dio chiamò Mosè sulla cima del monte Pisga e, mostrandogli la terra di Canaan, che Mosè tanto si era adoperato a raggiungere, gli disse: “Questo è il paese riguardo al quale io feci ad Abramo, a Isacco ed a Giacobbe, questo giuramento: io lo darò alla tua progenie. Io te lo ho fatto vedere con i tuoi occhi, ma tu non v’entrerai”. (10)

In realtà, Dio avrebbe tanto voluto che Mosè entrasse nella terra di Canaan, ma poiché c’era un’accusa di Satana (basata sul fatto che Mosè aveva colpito la roccia due volte), Dio dovette a malincuore stabilire quella sanzione. Dio fu profondamente dispiaciuto di quella decisione. Il Suo sentimento era quello di chi sta per entrare in territorio nemico da solo, dopo aver perduto un amico assai vicino e leale.

(e) Il Cuore di Dio nel Corso di Gesù

Gesù venne sulla terra come Messia. Tutta la terra avrebbe dovuto accoglierlo sinceramente, ma, fin dalla sua infanzia, Gesù non trovò altro che ripudio. La sua famiglia, la sua religione (L’Ebraismo) e la sua nazione (Israele) lo rifiutarono. Alla fine non ebbe alcun posto dove andare.

Gesù passò 33 anni quasi sempre solo, conducendo una vita di solitudine. Quando vedeva una nuvola, le diceva: “Nuvola, tu puoi capire il mio cuore sofferente?” Parlando agli alberi, diceva: “Siete così gentili da comprendere il mio dolore?” Gesù trascorse un’esistenza davvero terribile. Camminando sulle rive di Galilea, incontrò una donna di Samaria, che non apparteneva al popolo scelto. Dio accompagnò in solitudine il corso solitario di Gesù.

Alla fine, vedendo Gesù crocefisso, Dio provò il dolore più grande. Gesù appariva così miserabile, che Dio non poté reggere il suo sguardo e distolse il viso da lui. Dio non poté togliere il Suo amatissimo figlio dalla croce. Nel vedere Gesù sulla croce, Dio soffrì ancor più di Gesù stesso.

4. Come Presentare il Cuore di Dio

Questo fu il cuore di Dio nei corsi di Adamo, Noè, Abramo, Mosè e Gesù. Inoltre; dietro gli affanni dei santi, dei saggi, degli uomini di buona volontà di diverse religioni e nazioni, c’era sempre il Cuore di Dio che li guidava. Maestri e genitori devono presentare il Cuore di Dio ai ragazzi, non solo attraverso discorsi sul Cuore di Dio, ma anche con films, romanzi, testi teatrali, dipinti e così via.

5. L’Educazione del Cuore nella Pratica

È anche necessario insegnare il Cuore di Dio tramite la pratica dell’amore nella vita familiare. Per fare questo, i genitori devono amare seriamente i loro figli in modo tale che questi, anche quando sono rimproverati, sentano naturale la consapevolezza che vengono ripresi perché i loro genitori li amano. Inoltre, i genitori devono avere il rispetto dei figli: per ottenerlo, devono impegnarsi duramente al servizio di Dio e dell’umanità, anche soffrendo fino al punto da muovere i propri figli a compassione.

Lo stesso può dirsi per l’educazione scolastica. Gl’insegnanti devono mostrare l’amore di Dio in pratica e amare i ragazzi dal profondo del cuore, con sentimento di genitori. Gli allievi ne saranno toccati, rispetteranno e ameranno i loro maestri, e li seguiranno con profonda convinzione. Amando i ragazzi in questo modo, gl’insegnanti devono indirizzarli alla pratica di una vita d’amore, e aiutarli a scoprire la gioia che viene da una vita spesa per Dio e per il prossimo.

B. L’EDUCAZIONE ALLE NORME

1. L’Educazione per la Perfezione della Famiglia

L’educazione alle norme mira a qualificare l’individuo a diventare parte di un rapporto coniugale e formare una famiglia. L’uomo deve essere istruito sul contegno di un buon marito, la donna su quello di una buona moglie. L’educazione alle norme implica anche l’apprendimento del comportamento appropriato rispettivamente ai genitori e ai figli e della giusta relazione tra fratelli e sorelle nella famiglia.

Attraverso l’educazione alle norme, occorre insegnare con speciale attenzione la sacralità e il mistero del sesso. Il sesso va sperimentato solo nell’ambito del matrimonio, e fino a quel momento non deve essere contaminato. Secondo la Bibbia, Dio disse ad Adamo ed Eva: “Ma del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare”. (11) Questo ammonimento indica appunto che il sesso è sacro e non deve essere violato. Non era un comandamento destinato soltanto a Adamo ed Eva; esso è valido per ogni essere umano, da allora fino ad oggi; è una regola suprema che resterà sempre in vigore. Di conseguenza, l’educazione alle norme insegna a osservare le leggi; essa deve indurre nei ragazzi, per prima cosa, l’obbedienza al comandamento di Dio.

2. L’Educazione a Diventare un Essere di Ragione-Legge

L’educazione alle norme, allo stesso tempo, aiuta a diventare un essere di ragione-legge, che vive secondo le regole del Cielo. Infatti, la famiglia è una riproduzione in miniatura dell’universo. Le regole del Cielo sono basate sulla legge dell’azione di dare e ricevere che permea l’universo. Dalle regole del Cielo discendono due tipi di leggi: le leggi naturali e i valori morali. Questi ultimi costituiscono le norme.

Come nell’universo c’è un ordine verticale e un ordine orizzontale, così ci sono un ordine verticale e un ordine orizzontale nella famiglia. Anche tra i valori morali, individuiamo valori verticali e valori orizzontali e ci sono poi i valori individuali. Il tema dei valori è già stato trattato più diffusamente nel capitolo sull’Assiologia.

L’educazione alle norme deve essere accompagnata dall’educazione del Cuore. Le norme dicono: “È vietato fare questo”, oppure “Si deve fare così”. Se non c’è amore, le norme risultano meramente formali e legali. L’educazione alle norme, invece, deve essere instillata in un’atmosfera d’amore. In altre parole, norme e amore devono essere una cosa sola.

L’amore senza norme è quello che chiamiamo amore cieco. Se i genitori o i maestri amassero di quel tipo d’amore i loro figli o allievi, questi ultimi finirebbero per disprezzarli. L’amore del genitore e l’amore del maestro devono avere un aspetto di autorevolezza e dignità e perciò devono essere in sintonia con il Logos. Di fronte a troppo poco amore e troppa attenzione alle norme, i ragazzi si sentono prigionieri e si ribellano. In realtà, l’amore deve essere al di sopra delle norme. I ragazzi devono sentire l’amore dei loro genitori e maestri anche quelle volte che non riescono a seguire le norme.

Ci deve essere unità tra amore e norme. L’amore è armonioso e rotondo, mentre le norme sono, per così dire, lineari. Una persona in cui amore e norme sono uniti è una persona che armonizza il circolo e la retta. Giacché l’amore tende a perdonare e accettare, mentre le norme cercano di regolare rigidamente, il carattere di quella persona è polarizzato verso l’unità, ed è allo stesso tempo molto armonioso e molto ponderato. L’individuo che ha questo carattere è talvolta assai severo, talaltra davvero gentile, e può sempre assumere l’atteggiamento più consono al tempo e alle circostanze.

C. L’EDUCAZIONE AL DOMINIO (ESERCIZIO INTELLETTUALE, ISTRUZIONE TECNICA, PREPARAZIONE FISICA)

1. L’Educazione a Perfezionare la Natura del Dominio

Prima di perfezionare la natura del dominio, occorre acquisire la conoscenza degli oggetti sui quali esercitare il dominio stesso. L’educazione intellettuale serve a questo scopo. Successivamente, bisogna affinare la tecnica, per sviluppare la creatività e questo è l’obiettivo dell’educazione tecnica. Infine, l’essere umano ha bisogno di allenare il suo fisico, per essere il soggetto del rapporto di dominio. Questa finalità è coltivata dall’educazione fisica. Definiamo così il complesso dell’educazione intellettuale, tecnica e fisica “educazione al dominio”.

L’educazione al dominio si fonda sull’istruzione generale, elaborata più profondamente attraverso la specializzazione nei differenti campi. Con l’educazione intellettuale, si apprendono discipline specialistiche quali le scienze naturali, la politica, l’economia, gli studi sociali. Anche nell’educazione tecnica troviamo vari campi di specializzazione, come, ad esempio, quella artistica. Attraverso l’educazione al dominio, apprendiamo come sviluppare la nostra creatività. Essa è una qualità innata, di cui tutti disponiamo a livello potenziale, ma per manifestarla effettivamente è necessaria l’educazione al dominio.

2. Lo Sviluppo della Creatività e la Struttura in due Stadi

Lo sviluppo della creatività potenzia la capacità di formare una base delle quattro posizioni interiore e una base delle quattro posizioni esteriore, nella struttura in due stadi della creazione. La capacità di formare una base delle quattro posizioni interiore è l’attitudine a formare un Logos (un progetto, un piano, un concetto). Per essere capaci di sviluppare il Logos, occorre acquisire una gran mole di conoscenze tramite l’educazione intellettuale, ed esaltare i contenuti dello hiongsang interiore (idee, giudizi, e così via) sia qualitativamente che quantitativamente. Grazie all’azione del songsang interiore (intelligenza, sentimento e volontà) sullo hiongsang interiore, centrato sul Cuore, l’uomo concepisce un piano o un progetto, utilizzando le informazioni contenute nello hiongsang interiore. Elaborare il Logos significa sviluppare nuove idee; nell’industria, ad esempio, significa introdurre innovazioni tecnologiche.

Per altro verso, l’affinamento della capacità di formare una base delle quattro posizioni esteriore implica il miglioramento dell’attitudine a concretizzare nuove idee, usando utensili e materie prime coerentemente e con un certo criterio: in altre parole, si tratta di perfezionare nella pratica l’azione di dare e ricevere esteriore. In questo processo è richiesta appunto l’educazione tecnica, ma naturalmente c’è bisogno anche di una buona condizione fisica e, perciò, occorre migliorare la salute corporea attraverso l’educazione fisica.

3. L’Educazione al Dominio Basata sull’Educazione Universale

L’educazione al dominio deve essere impartita sulla base dell’educazione del Cuore e di quella alle norme e in collegamento con esse. Soltanto se è basata sul Cuore e sulle norme, l’educazione intellettuale, tecnica e fisica può risultare completa e la creatività può manifestarsi appieno.

L’educazione del Cuore e l’educazione alle norme devono essere trasmesse a tutti indistintamente, poiché esse costituiscono l’educazione universale. Al contrario, l’educazione al dominio deve essere fornita a ciascuno secondo la sua attitudine, i suoi interessi e i suoi desideri. Alcuni si specializzeranno nelle scienze naturali, altri in letteratura, altri ancora in economia, etc. Perciò, l’indirizzo scelto da ciascuno varierà in dipendenza delle sue preferenze e capacità individuali. In questo senso, l’educazione al dominio è un’educazione individuale.

fig.5.2

Fig. 5.2 – Universalità e individualità nell’educazione

Possiamo affermare che l’educazione universale e quella individuale si relazionano come songsang e hiongsang, giacché l’educazione del Cuore e l’educazione alle norme danno una preparazione spirituale, cioè formano la mente, mentre l’educazione al dominio è una preparazione materiale, nel senso che illustra agli studenti determinate materie e insegna le tecniche necessarie al concreto esercizio del dominio su tutte le cose. Di conseguenza, l’educazione universale (l’educazione del Cuore e l’educazione alle norme) e l’educazione individuale (l’educazione al dominio) devono procedere fianco a fianco, per produrre un’educazione equilibrata, comprensiva di entrambi gli aspetti dell’universalità e dell’individualità.

Gli educatori dell’antica Grecia, del Medioevo e dell’Evo Moderno si sono sempre sforzati, sebbene le loro dottrine fossero imperfette, di trasmettere l’insegnamento dell’amore e dei principi etici e morali. Oggi, invece, questi settori dell’educazione sono trascurati, mentre viene privilegiata un’educazione che definiremmo sbilanciata, in quanto è eccessivamente concentrata sulle nozioni e la tecnica. Lo sviluppo armonioso e sano della natura umana ne risulta disturbato. Perciò, deve emergere una nuova teoria dell’educazione, in cui venga dato nuovo risalto all’insegnamento dell’amore e dei principi etici e morali. È su questa base che deve essere impartita l’educazione intellettuale e tecnica. Solo con un’educazione equilibrata di questo tipo, la scienza e la tecnologia possono essere orientate nella giusta direzione. Così saranno naturalmente risolti problemi quali l’inquinamento e la distruzione dell’habitat naturale. Inoltre, da questo stile di istruzione, gli educatori riguadagneranno l’autorità del loro ruolo.

Bisogna aggiungere che il punto di partenza sta nell’educazione familiare, di cui la formazione scolastica è l’estensione e lo sviluppo. Senza unità tra i due aspetti, è ben difficile trasmettere una buona educazione, soprattutto nel campo dell’educazione del Cuore e dell’educazione alle norme, ed è impossibile realizzare un’educazione unitaria.

III. L’IMMAGINE DI UNA PERSONA IDEALMENTE EDUCATA

Finora sono coesistiti molti generi di educazione, contraddistinti ciascuno da una peculiare immagine dell’uomo ideale, corrispondente al rispettivo ideale educativo. Anche la teoria dell’educazione dell’Unificazione ha una propria immagine della persona ideale, che si può descrivere, innanzi tutto, come una persona di carattere, in secondo luogo come un buon cittadino e, in terza istanza, come un individuo geniale. Tale è l’immagine di un uomo e una donna ideali, in cui sono riflesse l’educazione del Cuore, l’educazione alle norme e l’educazione al dominio. Perciò, quando consideriamo l’educazione sotto l’aspetto dell’immagine della persona ideale, l’educazione del Cuore può essere definita come la formazione di una persona di carattere, l’educazione alle norme può essere vista come l’istruzione di un buon cittadino, e l’educazione al dominio può essere considerata come la maturazione della genialità.

A. UNA PERSONA DI CARATTERE

L’uomo ideale, nella prospettiva dell’educazione del Cuore, si presenta come una “persona di carattere”. L’educazione del Cuore indirizza all’esperienza del Cuore di Dio e chi riceve questo tipo di educazione diventa una persona di carattere. Il Cuore è la sorgente dell’amore e il nucleo della personalità. Un individuo senza cuore non sarà mai una persona di carattere, indipendentemente da quanto possa essere colto, godere di ottima salute o esercitare grande potere. Secondo il criterio mondano, un personaggio dotato in una certa misura di meriti, conoscenze e vigore fisico può essere considerato una persona di carattere ma, nel Pensiero dell’Unificazione, tale è soltanto chi ha assimilato il Cuore di Dio e pratica l’amore.

Chi è, allora, una persona di carattere? È colui che ha maturato una personalità completa, bilanciando le facoltà intellettuali, sentimentali e volitive sulla base del Cuore (o dell’amore). Una persona di carattere, soprattutto, pratica l’amore: ama fratelli e sorelle, è devoto ai genitori, serve la società, è leale alla sua nazione e ama l’intera umanità.

B. UN BUON CITTADINO

La figura della persona ideale formata nell’educazione alle norme è quella del “buon cittadino”. In definitiva, un buon cittadino è un membro a pieno titolo del Regno dei Cieli. L’educazione alle norme può essere impartita a scuola, ma deve avere alla sua base l’insegnamento ricevuto nella famiglia. Poiché la famiglia rappresenta l’ordine dell’universo in miniatura, si può dire che la società, il mondo e il cosmo sono l’espansione del sistema dell’ordine nella famiglia. Così, chi riceve un buon livello di educazione alle norme nella famiglia ha più facilità a osservare anche le norme presenti nella società, nella nazione e nel mondo, e può diventare un buon membro della famiglia, un buon membro della società, un buon membro della nazione e un buon membro dell’umanità. In altre parole, chi è ben disciplinato nella famiglia si conforma spontaneamente alle regole della società, della nazione e del mondo.

Chi avrà vissuto da buon cittadino in terra diverrà uno spirito buono anche nel mondo spirituale. Definiremo un buon membro del cosmo la persona che conduce un’esistenza improntata alla bontà sia in terra che nella dimensione spirituale (il cosmo è in questo caso la combinazione del mondo fisico e di quello spirituale). Vivere da buon cittadino nella famiglia, nella società, nel mondo e nel cosmo equivale a vivere nel Regno dei Cieli.

C. UN INDIVIDUO GENIALE

L’immagine della persona ideale nell’educazione al dominio è quella di un “individuo geniale”, cioè una persona ricca di creatività. In origine, tutti avevano un tale talento, poiché la creatività faceva parte della natura originale umana, come proiezione della creatività di Dio. Alla nascita, ogni essere umano dispone di questa creatività allo stadio potenziale e perciò, a meno che non abbia specifiche carenze mentali, può diventare un genio, semplicemente manifestando tutta la propria creatività. È necessaria tuttavia l’educazione, e più specificamente l’educazione al dominio, per concretizzare queste capacità creative.

Come abbiamo già detto, l’educazione al dominio deve essere basata sia sull’educazione del Cuore che su quella alle norme: in altri termini, l’educazione deve essere adeguatamente bilanciata e solo col raggiungimento di un buon equilibrio può esprimersi la vera creatività. Se l’educazione del Cuore e l’educazione alle norme mancano o sono insufficienti, la creatività non può manifestarsi compiutamente. Immaginiamo ad esempio un ragazzo dotato nel campo musicale, che apprende a suonare il piano, i cui genitori litigano in continuazione, ovvero spesso lo rimproverano e lo picchiano. Il ragazzo andrà a scuola col cuore ferito e, quando suonerà lo strumento, il travaglio delle sue emozioni ostacolerà la scorrevolezza delle dita sulla tastiera e comprometterà la sua eccellente creatività.

Dal momento che ogni essere umano ha la sua individualità, anche la creatività di ciascuno ha caratteristiche uniche. Alcuni hanno creatività musicale e altri creatività matematica; altri ancora sono forniti di creatività politica o di creatività negli affari e, manifestando appieno la creatività che è stata loro data, possono rispettivamente diventare geni della musica, della matematica, della politica o degli affari. Ciò equivale a dire che ciascuno, sulla base della propria individualità, può diventare un genio unico.

Tuttavia, a causa della caduta, gli uomini non sono più stati capaci di dimostrare la creatività data loro da Dio nella misura più completa, e hanno avuto grossi problemi a svilupparsi come geni. In effetti, solo uno tra decine di migliaia riesce a raggiungere il livello di un genio, mentre tutti gli altri rimangono nella mediocrità. Questa è la realtà dell’educazione al dominio nella società caduta.

Inoltre, dobbiamo sapere che nella formazione di un genio interviene anche il mondo dello spirito. Quando viene impartita un’educazione equilibrata, sulla fondazione di una famiglia centrata su Dio, gli spiriti buoni prestano la loro assistenza e, con questo contributo, i talenti del ragazzo si sviluppano più rapidamente.

IV. LE TEORIE TRADIZIONALI SULL’EDUCAZIONE

Questo paragrafo presenta alcune teorie tradizionali sull’educazione. Paragonando a esse la teoria dell’educazione dell’Unificazione, sarà possibile comprendere il significato storico di quest’ultima.

A. LA TEORIA DELL’EDUCAZIONE DI PLATONE

Secondo Platone (427-347 a.C.), l’anima umana consiste di tre parti, e precisamente la porzione “concupiscibile” quella “irascibile” e quella “razionale”. Le virtù richieste in ciascuna di queste parti sono rispettivamente la temperanza, il coraggio e la saggezza. Quando queste tre virtù sono armonizzate si manifesta la giustizia. Nella nazione, tre distinte classi sociali corrispondono alle tre parti dell’anima. La massa dei cittadini, compresi i commercianti, gli artigiani e gli agricoltori, formano la classe più bassa, corrispondente all’anima concupiscibile, i guerrieri costituiscono la classe intermedia, corrispondente all’anima irascibile, e i governanti appartengono alla classe superiore, corrispondente all’anima razionale. La nazione ideale si realizza quando il governo è assunto dai filosofi, che conoscono l’Idea del bene. Per Platone, l’educazione avvicina le persone al mondo delle Idee: il riferimento è qui all’educazione dei filosofi, una minoranza di governo. L’uomo ideale immaginato da Platone è colui che ama la saggezza (il filosofo) e vive nell’armonia, cioè ha mente e corpo in armonia e possiede le quattro virtù della saggezza, del coraggio, della temperanza e della giustizia. Scopo dell’educazione è edificare una nazione ideale, nella quale si possa concretizzare l’Idea del bene.

B. LA TEORIA DELL’EDUCAZIONE CRISTIANA NEL MEDIOEVO

Mentre l’educazione dei tempi dell’antica Grecia si riprometteva di sviluppare persone capaci di servire la società, l’educazione nel mondo cristiano del Medioevo mirava a coltivare individui che vivessero l’ideale cristiano. L’immagine dell’uomo ideale medievale s’identifica in quella di un “uomo religioso” che ama e rispetta Dio e ama il suo prossimo. L’insegnamento, impartito specialmente nei monasteri, indirizzava verso la perfezione della vita spirituale, basata sulle virtù della castità, della povertà e dell’obbedienza. Lo scopo dell’educazione consisteva nell’incoraggiare le persone a compiere il bene e prepararle alla vita dell’al di là.

C. LA TEORIA DELL’EDUCAZIONE NEL RINASCIMENTO

Nell’età del Rinascimento si affermò una visione del mondo centrata sull’uomo, tesa a rivalutare la dignità umana, che soppiantò la precedente visione centrata su Dio, nella quale obbedienza e astinenza avevano il ruolo di virtù fondamentali. Erasmo Desiderio da Rotterdam (1466-1536) fu il principale esponente del nuovo ideale educativo umanista. Secondo Erasmo, lo scopo dell’educazione è insegnare alle persone, originalmente libere, come ottenere lo sviluppo completo della loro natura umana e acquisire una ricca cultura individuale. Erasmo sottolineò gli aspetti umanistici della cultura, quali la letteratura, le belle arti e le scienze, ed esaltò anche l’educazione fisica, che era stata trascurata nel Medioevo. L’immagine dell’uomo ideale del Rinascimento è quella di un personaggio di cultura a tutto tondo, in cui mente e corpo sono armoniosamente sviluppati. L’ideale del ritorno alla natura proprio di Erasmo fu ereditato da Jan Amos Komenski e Jean-Jacques Rousseau.

D. LA TEORIA DELL’EDUCAZIONE DI KOMENSKI

Per Jan Amos Komenski (1592-1670), la vita umana ha come scopo ultimo l’unità con Dio e la beatitudine eterna nell’altra vita, rispetto alla quale l’esistenza sulla terra costituisce una preparazione. Per questo motivo, tutti devono “a” conoscere tutte le cose, “b” essere in grado di assumere il controllo di ogni cosa, e “c” riflettere l’immagine di Dio. Komenski evocò la necessità di tre generi di educazione: intellettuale, morale e religiosa. Insegnare “tutte le cose a tutti gli uomini” fu il motto della sua teoria dell’educazione, definita perciò come “pansofia” (12)

Komenski ritenne che il talento necessario a realizzare gli obiettivi dell’educazione sia naturalmente inerente a ogni persona, e il ruolo dell’educazione consista appunto nel far emergere questo dono naturale, ovvero la “natura”. Fondamentalmente, i genitori dovrebbero essere responsabili dell’educazione, ma ove essi non potessero provvedervi, le scuole dovrebbero prenderne il posto. Secondo Komenski, l’immagine dell’uomo ideale è quella di un “pansofista”, ovvero un individuo che ha assimilato tutte le cognizioni riguardanti Dio, la natura e gli esseri umani. Lo scopo dell’educazione è formare pratici Cristiani, che conoscono tutto il conoscibile, e compiere l’unificazione pacifica del mondo tramite il Cristianesimo.

E. LA TEORIA DELL’EDUCAZIONE DI ROUSSEAU

Nell’epoca dell’Illuminismo, Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) scrisse una novella educativa intitolata “Emilio”. Secondo Rousseau, Dio fa tutte le cose buone, ma nella loro combinazione con l’uomo esse diventano malvagie. (13) I giovani devono essere educati in modo naturale, perché possiedono una bontà inerente, che deve essere coltivata così come esiste in origine. L’educazione proposta da Rousseau mira a maturare la personalità in modo naturale, rimovendo i fattori, determinati dall’indottrinamento basato sulla cultura tradizionale e sugl’insegnamenti morali e religiosi, suscettibili di ostacolare lo sviluppo dei doni di natura. Tuttavia, nella realtà, l’uomo allo stato originale mal si adatta a vivere nella società corrente, mentre nella struttura repubblicana ideale, invece, l’individuo potrebbe esprimersi ugualmente bene come uomo naturale e come membro della compagine sociale. Per questo Rousseau sottolineò la necessità di educare gli individui a diventare buoni cittadini.

L’immagine dell’uomo ideale nella teoria dell’educazione di Rousseau è quella di un “uomo naturale”; lo scopo dell’educazione consiste nel nutrire l’uomo naturale e realizzare la società repubblicana ideale della quale quell’uomo possa essere cittadino. Le teorie di Rousseau sono state riprese da Kant, Pestalozzi, Herbart, Dewey e altri.

F. LA TEORIA DELL’EDUCAZIONE DI KANT

Immanuel Kant (1724-1804) attribuì grande importanza all’educazione, affermando che l’uomo è l’unico essere che ha bisogno di essere educato, e può diventare tale solo tramite l’educazione. (14) Secondo Kant, la missione dell’educazione sta nello sviluppare in modo armonioso i doni naturali delle persone e incoraggiare l’azione libera, nell’ottemperanza alle leggi morali. La visione dell’educazione di Kant mostra l’influsso di Rousseau. Per Kant, inoltre, l’educazione non deve puntare a conformarsi ai canoni di una specifica società, quanto piuttosto perseguire, più generalmente, la perfezione dell’umanità, in una prospettiva cosmopolita.

D’altra parte, Kant riscontrò un male radicale, nella natura degli uomini, che entra in scena quando la legge morale è subordinata all’egoismo. Perciò l’individuo, attraverso un processo di conversione interiore, deve porre la regola morale al di sopra dell’egoismo, come peraltro il dovere gl’impone. Il rispetto per la moralità, la fiducia nella scienza e la devozione a Dio caratterizzano la sua visione dell’educazione e dell’umanità. Per Kant, l’immagine dell’uomo ideale è quella di un “uomo buono” e lo scopo dell’educazione è perfezionare la natura del genere umano nel suo complesso, fino a stabilire una pace perenne e internazionale.

G. LA TEORIA DELL’EDUCAZIONE DI PESTALOZZI

Seguendo le orme di Rousseau, Johann Heinrich Pestalozzi (1746-1827) teorizzò l’educazione conforme a natura e puntò a liberare il carattere umano, la natura nobile inerente alle persone. Colui che si basi su cose semplici e pure, arriverà a operare il bene apprendendo intuitivamente i principi fondamentali. L’educazione prende le mosse dall’amore materno nella famiglia, e la formazione familiare costituisce la base dell’educazione.

Secondo Pestalozzi, tre forze basilari formano la natura umana, e precisamente la forza mentale, quella del cuore e quella tecnica; esse corrispondono alla mente, al cuore e alla mano. L’educazione della mente è la conoscenza, l’educazione del cuore è l’insegnamento morale e religioso, e l’educazione della mano è l’esercizio della tecnica e l’allenamento fisico. (15) Il potere interiore che unisce le tre forze è l’amore. (16) L’amore è la fondazione della forza del cuore e il motore dell’educazione morale e religiosa. Indubbiamente, questi tre tipi di educazione devono essere armonizzati, con al centro l’educazione morale e religiosa.

L’immagine dell’uomo ideale evocata da Pestalozzi è quella di un soggetto in cui le tre forze fondamentali sono sviluppate in modo armonioso ovvero, in altri termini, un uomo completo centrato sull’amore e la fede. L’educazione si propone di coltivare la natura umana e costruire una nazione e una società morali e religiose.

H. LA TEORIA DELL’EDUCAZIONE DI FROEBEL

Friedrich Fröbel (1782-1852) elaborò con ulteriore sforzo sistematico la visione dell’educazione di Pestalozzi. Secondo Fröbel, la natura e gli uomini hanno la loro unità in Dio e si muovono secondo le leggi fissate da Dio. La natura divina è l’essenza di tutte le cose, e la missione di tutte le cose consiste nell’esprimere, rivelare e sviluppare questa natura. Così, le persone devono manifestare nella propria vita la natura divina ad esse inerente, e l’educazione deve guidarle in quella direzione. Fröbel scrisse che la libera e spontanea rappresentazione del divino, nell’uomo e attraverso la vita dell’uomo, è lo scopo ultimo e il compito di tutta l’educazione, come pure il destino finale dell’uomo. (17)

Fröbel evidenziò in special modo l’importanza dell’educazione dei bambini e dell’educazione familiare: il luogo in cui allevare i bambini è la casa, e i genitori sono gli insegnanti. Come Pestalozzi, Fröbel insistette sul ruolo della madre. La scuola materna (Kindergarten), di cui Fröbel fu il fondatore, è un complemento necessario all’educazione familiare. L’uomo naturale di buon carattere, descritto da Rousseau, era diventato per Pestalozzi un uomo completo di nobile natura. Secondo Fröbel, l’immagine dell’uomo ideale è una persona completa con una natura divina.

I. LA TEORIA DELL’EDUCAZIONE DI HERBART

Johann Friedrich Herbart (1776-1841) sistemò la pedagogia come scienza e v’incorporò l’etica e la psicologia, traendo gli obiettivi dell’educazione dall’etica e i metodi educativi dalla psicologia. In primo luogo Herbart, seguendo Kant, considerò l’uomo buono come l’immagine della persona ideale, e il nutrimento del carattere morale come la meta dell’educazione. Poi, egli delineò il metodo educativo, suggerendo che gli elementi costitutivi della fondazione della vita spirituale siano rappresentazioni nella mente: il carattere morale dell’individuo può essere sviluppato coltivando il ciclo del pensiero, ovvero una raccolta di rappresentazioni. In altre parole, Herbart propugnò la formazione del carattere morale attraverso l’apprendimento delle conoscenze.

Herbart evidenziò l’importanza nell’istruzione della formazione delle rappresentazioni e analizzò il processo dell’istruzione. Secondo la scuola herbartiana, che ha rivisitato nel tempo la teoria di Herbart, il processo dell’istruzione consiste di cinque stadi: la preparazione, la presentazione, la comparazione, l’integrazione e l’applicazione.

J. LA TEORIA DELL’EDUCAZIONE DI DEWEY

Alla fine del XIX secolo, sorse negli Stati Uniti una visione della vita pragmatica, che pose il comportamento al centro dell’esistenza umana. John Dewey (1859-1952) elaborò il migliorismo, affermando che l’intelligenza è uno strumento funzionale al comportamento e il pensiero si sviluppa nel corso dello sforzo dell’individuo che cerca di controllare il suo ambiente. Dewey affermò che l’educazione è tutt’uno con la crescita e non ha altro scopo al di fuori di sé stessa, (18) e ne ricavò che essa non debba aver alcuna finalità stabilita in anticipo. Secondo Dewey, l’educazione consiste principalmente di una trasmissione attraverso la comunicazione e una costante riorganizzazione o ricostruzione dell’esperienza. La trasmissione deve avvalersi dei mezzi apprestati dall’ambiente, piuttosto che procedere direttamente dagli adulti (insegnanti) ai bambini. La società progredisce tramite questa educazione. Dewey intendeva arrivare a un tipo di educazione pratica e tecnica mirata alla ricostruzione della società. L’immagine dell’uomo ideale, nella teoria dell’educazione di Dewey, è quella di un uomo attivo.

K. LA TEORIA DELL’EDUCAZIONE COMUNISTA

Marx e Lenin criticarono aspramente il tipo di educazione fornita dalla società capitalista, nella quale, secondo Marx, le politiche educative erano designate a mantenere il popolo nell’ignoranza. (19) Gli insegnanti sono lavoratori produttivi che manipolano le teste dei bambini e lavorano per arricchire i proprietari delle scuole. (20) Dal punto di vista di Lenin, l’educazione capitalista è uno strumento del dominio classista dei borghesi, il cui scopo è preparare docili ed efficienti servitori della borghesia, schiavi e strumenti del capitale. Al contrario, nella società socialista, le scuole devono diventare, secondo Lenin, uno strumento della dittatura del proletariato e gli insegnanti i soldati che instillano lo spirito del comunismo nelle masse dei lavoratori. (21)

L’obiettivo dell’educazione nazionale nell’Unione Sovietica, illustrato nel preambolo del documento “Fondamenti dell’Educazione Nazionale” del 1973, era quello di formare architetti attivi della società comunista, di elevata cultura, evoluti pienamente a tutto campo, allevati nel pensiero marxista-leninista, rispettosi della legge sovietica e dell’ordine socialista, con un coerente atteggiamento comunista verso il lavoro. (22) In altre parole, lo scopo dell’educazione comunista è preparare persone dedicate alla costruzione della società comunista. L’immagine dell’uomo ideale è l’essere umano evoluto pienamente a tutto campo. (23)

Quali sono dunque i contenuti dell’educazione comunista? Essa attribuisce primaria importanza all’educazione tecnica generale (o “politecnismo”), da condurre in collegamento con l’esperienza lavorativa, contrapposta all’educazione tecnica individuale. Nella società socialista, non ci sono conflitti d’interesse tra individui o gruppi, né esistono individui separati dal loro rispettivo gruppo. È perciò necessaria un’educazione collettiva. L’educazione tecnica generale fu teorizzata da Nadezda Konstantinovna Krupskaja (1869-1939), e l’educazione collettiva da Anton Semënovic Makarenko (1889-1939).

L. LA TEORIA DELL’EDUCAZIONE DEMOCRATICA

Le idee sull’educazione nella democrazia sono basate sul pensiero democratico. La teoria di Dewey ha svolto un ruolo fondamentale nella prima metà del XX secolo. Secondo la definizione elaborata dopo la Seconda Guerra Mondiale, la democrazia non è un culto, ma un’appropriata modalità in cui le energie emancipate degli uomini hanno modo di mostrarsi in un’infinita varietà di forme. La democrazia è adeguatamente intesa non come una meta splendida e remota, quanto come lo spirito che pervade ogni libertà attuale. La responsabilità è l’essenza di questa libertà. I doveri impediscono ai diritti di elidersi l’uno con l’altro. La riprova della parità di trattamento, in relazione ai diritti da condividere allo stesso modo dei doveri da accollarsi, è la radice della democrazia.

Un sistema di educazione per la vita in una democrazia deve basarsi sul riconoscimento del merito e la dignità dell’individuo. Esso sarà organizzato per fornire opportunità educative adeguate alle attitudini e alle capacità di ciascuna persona e, attraverso i contenuti e i metodi dell’istruzione promuoverà la libertà d’indagine, e allenerà la capacità di analisi critica; incoraggerà un’ampia discussione d’informazioni concrete nell’ambito della competenza raggiunta dagli studenti nei vari stadi del loro sviluppo. Non è possibile promuovere queste finalità se l’operato della scuola si limita alla prescrizione di un unico corso di studio o all’approvazione di un singolo libro di testo per ciascuna materia. Il successo dell’educazione in una democrazia non può essere misurato in termini di uniformità e standardizzazione. L’educazione deve preparare l’individuo a diventare un membro della società responsabile e collaborativo. (24)

L’ideale dell’educazione democratica è formare cittadini democratici che, nell’osservanza di principi quali l’ideale del popolo, il governo della maggioranza e l’uguaglianza tra pari, rispettano i diritti degli altri e realizzano le proprie responsabilità, e su questa base affermano i propri diritti e s’impegnano a perfezionare la propria personalità. Lo scopo dell’educazione democratica, perciò, è la perfezione del carattere e la formazione di componenti responsabili della società. La sua immagine dell’uomo ideale è quella di una persona democratica di carattere.

V. L’OPINIONE DEL PENSIERO DELL’UNIFICAZIONE SULLE TEORIE DELL’EDUCAZIONE TRADIZIONALI

In questo paragrafo esamineremo le teorie dell’educazione tradizionali sopra ricordate, dal punto di vista del Pensiero dell’Unificazione.

Per Platone, l’immagine dell’uomo ideale corrisponde a un filosofo che ha riconosciuto l’Idea del Bene. Lo stato che venisse ad essere governato da un tale filosofo diventerebbe uno stato ideale. Tuttavia, nessun simile filosofo è mai sorto nella Grecia antica e la polis (la città-stato) non fu capace di dare contezza dell’Idea del Bene. Inoltre, col sopraggiungere dell’età dell’Ellenismo, l’Idea del Bene, troppo ambigua, tramontò insieme alla struttura delle città-stato. In effetti, finché non è chiaro lo scopo di Dio nel creare l’universo e l’umanità, il modello della bontà rimane oscuro e di conseguenza non può manifestarsi l’Idea del Bene.

Durante il Medioevo la Cristianità promosse un tipo di educazione tesa a indirizzare la gente all’amore di Dio e del prossimo. Non si trattava, però dell’agape, cioè l’amore sacrificale dimostrato nella crocifissione di Gesù. Non fu possibile chiarire perché l’amore di Dio abbia il carattere del sacrificio né perché Dio abbia creato l’umanità. Quella visione cristiana dell’educazione si trovò in difficoltà a guidare la transizione nel periodo moderno e il concomitante risveglio della cultura della natura umana.

L’educazione nel periodo rinascimentale va apprezzata per aver liberato i valori umanisti che erano rimasti repressi. Tuttavia, a partire dalla metà del XVI secolo, quella cultura si formalizzò gradualmente, fino ad esaurirsi nel mero studio della classicità, e si sbilanciò nella direzione di una visione della vita troppo centrata sull’uomo, alla deriva rispetto ai fondamenti della moralità religiosa.

Komenski individuò il ruolo dell’educazione nella valorizzazione dei doni naturali inerenti a ogni persona, ma non indicò con chiarezza di quali doni si trattasse. Anche il concetto della pansofia risulta problematico, laddove esso implica che l’acquisizione della vera conoscenza conduce alla virtù e alla fede. Dal punto di vista del Pensiero dell’Unificazione, la vera educazione intellettuale può affermarsi soltanto sulla base dell’educazione del Cuore e dell’educazione alle norme. Vagamente, i tre generi di educazione invocati da Komenski hanno qualche contiguità con l’educazione del Cuore, l’educazione alle norme e l’educazione al dominio descritte nella teoria dell’educazione dell’Unificazione.

Anche Rousseau voleva educare i giovani in modo naturale, ma il suo concetto di “natura” nell’individuo era incongruo. Parimenti discutibile è la sua valutazione della natura umana come incondizionatamente buona. Rousseau suggerì di istruire i figli in modo naturale, ma senza l’educazione del Cuore e l’educazione alle norme, con al centro l’amore di Dio, è impossibile valorizzare le loro qualità naturali e indirizzarli a diventare esseri umani nel senso originalmente inteso.

Kant attribuì speciale importanza all’educazione morale, ma la sua teoria rimase sfornita di solide basi, perché Dio, che è il fondamento della moralità, era concepito da Kant come un’entità che certamente doveva esistere, ma sulla cui effettiva esistenza permanevano diverse incertezze. Inoltre, Kant affrontò il tema della moralità solo dal punto di vista delle norme individuali. Il suo approccio fu inadeguato, perché l’etica, che regola le relazioni tra gli esseri umani, è altrettanto importante della moralità.

Pestalozzi teorizzò che i tre tipi di educazione, e precisamente l’educazione della conoscenza, l’educazione morale e religiosa e l’educazione tecnica, debbano trovare unità nell’amore. Questa affermazione riproduce il concetto del Pensiero dell’Unificazione, secondo cui l’educazione alle norme e l’educazione al dominio sono basate sull’educazione del Cuore (l’educazione della conoscenza e l’educazione tecnica di Pestalozzi corrispondono all’educazione al dominio, mentre la sua educazione morale e religiosa corrisponde all’educazione alle norme nel Pensiero dell’Unificazione). Anche il suo concetto dell’educazione dell’uomo completo, e il suo principio che l’educazione familiare sia la fondazione dell’educazione, concordano con la teoria dell’educazione dell’Unificazione. Nondimeno, nell’esposizione di Pestalozzi non è presente la consapevolezza che lo scopo dell’educazione è la realizzazione delle tre Grandi Benedizioni, così come manca un’appropriata spiegazione di Dio, che è il fondamento dell’educazione morale e religiosa. Per questi motivi, la teoria dell’educazione di Pestalozzi non si è definitivamente consolidata.

Analogo commento può essere espresso su Fröbel, che ereditò la dottrina educativa di Pestalozzi. Secondo Fröbel, l’uomo completo con una natura divina è l’immagine dell’uomo ideale. Questo punto è in perfetta assonanza col punto di vista del Pensiero dell’Unificazione, secondo il quale l’essenza dell’educazione sta nell’insegnare ai giovani come crescere nella rassomiglianza a Dio.

Herbart pose le rappresentazioni e la loro relazione reciproca all’origine di tutte le attività spirituali, come il sentimento e la volontà, e sostenne che il carattere morale si costruisce attraverso il ciclo del pensiero. Ma dal punto di vista del Pensiero dell’Unificazione, l’uomo manifesta la moralità non semplicemente coltivando il proprio pensiero, bensì ricercando il valore della bontà e osservando le norme, con al centro il Cuore (l’amore).

Dewey non riconobbe all’educazione alcuno scopo, e sottolineò invece soltanto la crescita e il progresso. Questo approccio, che prescinde dallo scopo dell’esistenza umana, non è in grado di risolvere l’alienazione dell’individuo e i problemi sociali. Oggi, in realtà, proprio mentre la scienza e la civiltà si sviluppano, emergono tanti mali sociali proprio nelle società in cui è stato messo in pratica il metodo educativo di Dewey. Non è possibile formare persone e società complete per il tramite dei metodi dell’educazione tecnica pratica, a meno che essa non sia basata sull’educazione del Cuore e l’educazione alle norme.

Le visioni dell’educazione socialista come strumento per la dittatura del proletariato e di quella capitalista come artifizio della borghesia per il governo classista, delineate nel marxismo-Ieninismo, sono aspetti di una prospettiva che vede tutte le relazioni umane in termini di lotta di classe. Sulla base dell’erroneità della dialettica materialista e della concezione marxista della storia, si deve affermare che anche questa visione dell’educazione è sbagliata. Il marxismo-leninismo dice di prendere a modello la persona evoluta pienamente a tutto campo, che però non ha la personalità di chi ha sviluppato intelligenza, sentimento e volontà in proporzioni ben equilibrate; si tratta piuttosto di qualcuno che ha elaborato una capacità produttiva, che gli consente di intraprendere un qualche tipo di lavoro. Il comunismo punta sull’educazione tecnica generale, che però, radicata nel lavoro, non è altro che un addestramento professionale. Per giunta, l’educazione collettiva finisce per opprimere la dignità e la libertà dell’individuo.

L’educazione democratica è basata sul valore e sul rispetto dell’individuo. Tuttavia, l’esagerata attenzione ai diritti individuali ha generato una tendenza verso l’individualismo e l’egoismo. La teoria democratica ha rivalutato la natura umana su una base umanistica, e i suoi valori sono risultati condizionati in senso relativista. La conseguenza è stato l’inevitabile disordine sociale. Solo quando l’educazione del Cuore e l’educazione alle norme vengono impartite sulla fondazione dell’amore assoluto di Dio, il valore e la dignità dell’individuo possono essere saldamente stabiliti e l’armonia e l’ordine sociale mantenuti.

Note: La Teoria dell’Educazione

(1) Genesi 1:27

(2) Genesi 1:28

(3) Vangelo secondo Matteo 5:48

(4) Il tempo da Adamo a Noè, descritto nella Bibbia, è un tempo simbolico, la cui durata cronologica fu molto più lunga. Il tempo simbolico serve a illustrare come Dio abbia operato nella storia umana, piuttosto che descrivere un corso cronologico. Anche quello da Noè ad Abramo è un tempo simbolico ma, a partire da Abramo, la Bibbia segue una descrizione cronologica.

(5) Genesi 21:5

(6) Genesi 22:12

(7) Esodo 32:9-10

(8) Esodo 32: 12

(9) Numeri 20:8

(10) Deuteronomio 34:4

(11) Genesi 2: 17

(12) J.A. Komenski, Didactica Magna, Amsterdam 1657. L’opera aveva il seguente sottotitolo: “La vera arte d’insegnare tutto a tutti gli uomini, ovvero un certo incentivo a fondare scuole in tutte le parrocchie, città e villaggi, nelle quali l’intera gioventù di entrambi i sessi, senza eccezione, possa velocemente, piacevolmente e approfonditamente divenire erudita nelle scienze, pura nella morale, esercitata alla pietà, e in questo modo istruita in tutti gli aspetti necessari alla vita presente e futura”.

(13) J. J. Rousseau, Émile, 1762

(14) Immanuel Kant, Lezioni di pedagogia, 1803

(15) Sull’educazione intellettuale (mentale) e morale-religiosa (del cuore), Pestalozzi scrisse che, originalmente, l’educazione intellettuale non è affatto idonea a generare innocenza e sentimenti infantili. Come dalle spine non nascono fichi e gli sterpi non portano uva, così la mera educazione spirituale, separata dall’educazione del cuore, non produce il frutto dell’amore. L’educazione spirituale, essendo vittima dell’egoismo e delle debolezze causate da questa separazione, ha in sé stessa la causa del suo degrado, e si esaurisce per la sua stessa azione, come una fiamma che si estingue non appena viene staccata dal contenitore del combustibile (Johann Heinrich Pestalozzi, Die Methode, 1800).

(16) Nel Schwanengesang (Canto del cigno, 1826), scritto poco prima della morte, Pestalozzi parlò della forza spirituale, della forza del cuore e della forza tecnica, e spiegò che l’amore è il potere che le unisce.

(17) Friedrich Fröbel, Menschenerziehung, 1826.

(18) John Dewey, Democracy and Education, New York, 1916.

(19) K. Marx, Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850, Selected Works, op. cit.

(20) K. Marx, Das Kapital, 1867-94

(21) V. I. Lenin, Collected Works, Mosca, 1965.

(22) Y. Shibata e S. Kawanobe, Materiale sulla pedagogia sovietica, Tokyo, 1976.

(23) V. I. Lenin, Collected Works, op. cit.

(24) Nel 1946, una missione educativa fu inviata dagli Stati Uniti per offrire consulenza sulla riforma dell’educazione in Giappone, come parte del contributo americano alla ricostruzione, dopo la sconfitta nella II Guerra Mondiale. Il lavoro di quella missione è contenuto nel “Report of the United States Education Mission to Japan” (Tokyo, 1946) che è una proposta di educazione democratica, ed è citato qui per l’eccellente valore riassuntivo degli ideali educativi della democrazia.

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