L’Assiologia: una Teoria del Valore
L’epoca contemporanea è un tempo di notevole confusione ed esteso disfacimento. Guerre e conflitti non ci danno tregua; il mondo è afflitto da innumerevoli anomalie, quali terrorismo, distruzioni, incendi, rapimenti, omicidi, droga, alcoolismo, immoralità, crisi della famiglia, ingiustizia, corruzione, oppressione, complotti e calunnie. Nel vortice di questa gran confusione, il patrimonio più prezioso dell’umanità è pressoché perduto. Mi riferisco alla scomparsa della fiducia reciproca tra le persone, al deterioramento dell’autorità dei genitori, degli insegnanti e delle autorità di governo, al disprezzo per la dignità della persona, al ripudio delle tradizioni e allo smarrimento del valore della vita.
La causa di tanta confusione e disfacimento è il crollo delle visioni della vita tradizionali. I punti di vista tradizionali sulla verità, la bontà e la bellezza sono stati smarriti. Tra tutti, il più svigorito è il concetto della bontà, poiché vanno scomparendo le preesistenti regole morali ed etiche. Quali sono dunque le cause del crollo delle visioni del valore tradizionali?
Primo, Dio è escluso da tutti i campi dell’attività umana, comprese l’economia, la politica, l’educazione e l’arte e, nello stesso tempo, vengono ignorati i valori religiosi. I sistemi di valori tradizionali, privati delle basi religiose sulle quali quasi tutti sono fondati, non possono che declinare.
Secondo, il materialismo, l’ateismo e specialmente il comunismo si sono infiltrati dappertutto. Il comunismo ha lavorato per contrapporre le persone in due classi e quindi fomentare il conflitto tra di esse, alimentando il senso di sfiducia e disseminando la reciproca ostilità; nel frattempo, ha criticato e ha mirato a distruggere le visioni del valore tradizionali, tacciandole come feudali e sostenendo che esse sono intese soltanto a mantenere i sistemi sociali esistenti.
Terzo, i conflitti tra le religioni e le filosofie stanno a loro volta accelerando la caduta dei valori. I valori sono stati stabiliti sulla base delle varie religioni e filosofie, per cui il disaccordo tra queste determina la gente a considerare i valori stessi meramente relativi.
Quarto, le virtù religiose tradizionali hanno perduto la capacità di persuadere l’uomo moderno, il quale tende a ragionare scientificamente. Gli insegnamenti religiosi tradizionali, che contraddicono la scienza o sono da essa dissociati, risultano inaccettabili per l’uomo moderno, che ripone grande fiducia nella scienza.
Constatando il crollo dei valori tradizionali, ci rendiamo conto della necessità di una nuova visione del valore che, innanzitutto, sappia assorbire gli insegnamenti fondamentali di tutte le religioni e i sistemi di pensiero e che sia anche in grado di sconfiggere il materialismo e l’ateismo. Essa deve inoltre saper abbracciare e perfino guidare la scienza: dovrà essere una visione del valore centrata sul Dio assoluto. L’Assiologia dell’Unificazione cerca di presentare questa visione del valore.
La nuova visione del valore si prefigge di stabilire le basi della società futura, una società edificata da uomini di natura originale, nei quali l’azione dell’intelligenza, del sentimento e della volontà si svilupperà armoniosamente, centrata sul Cuore. I nuovi valori corrisponderanno alle facoltà originali dell’intelligenza, del sentimento e della volontà, che mirano rispettivamente ai valori della verità, della bontà e della bellezza, e per il tramite di questi si concretizzerà una società autentica, artistica ed etica. In questo processo, gli ingredienti saranno: una teoria dell’educazione per il perseguimento del valore della “verità”, necessario per stabilire una società autentica; una teoria dell’arte per il perseguimento del valore della “bellezza”, necessario per stabilire una società artistica; una teoria dell’etica per il perseguimento del valore della “bontà”, necessario per stabilire una società etica. L’assiologia, che è la teoria che si occupa in generale dei valori della verità, della bontà e della bellezza, è anche la teoria generale che serve da base a quelle tre teorie particolari. Così, nella società futura vedremo realizzati i valori della verità, della bontà e della bellezza; in quella società, l’economia raggiungerà un elevato grado di sviluppo grazie al progresso della scienza, risolvendo una volta per tutte e completamente, tutti i problemi economici della società. La vita delle persone sarà dedicata innanzitutto alla realizzazione dei valori. La società in cui si realizzano i valori della verità, della bontà e della bellezza, centrati sul cuore, sarà la società fondata sulla cultura del Cuore, ovvero la società della cultura unificata.
I. LE BASI DEL VALORE E I VARI TIPI DI VALORE
All’inizio del nostro studio di questa nuova visione del valore, esamineremo dapprima cosa siano i valori, poi le basi sulle quali i vari valori vengono a esistere e infine i diversi tipi di valore.
A. COS’È IL VALORE?
In generale, i valori possono essere classificati come materiali o spirituali. I valori materiali concernono le necessità quotidiane delle persone, come i beni di consumo; quelli spirituali, invece, corrispondono alle funzioni dell’intelligenza, del sentimento e della volontà, e quindi essenzialmente sono i valori della verità, della bontà e della bellezza. Di questi due tipi, l’Assiologia dell’Unificazione tratta principalmente i valori spirituali.
Il valore è una qualità di un oggetto che soddisfa un desiderio del soggetto. Indichiamo quindi come valore una specifica qualità dell’oggetto, che soddisfa un desiderio o un’intenzione del soggetto e come tale è riconosciuta dal soggetto stesso. In altre parole, il valore è qualcosa che appartiene a un oggetto, ma non prende effettività finché non viene riconosciuto dal soggetto. Ad esempio, può ben esserci un fiore, ma finché qualcuno (il soggetto) non ne percepisce la bellezza, il valore di quel fiore non diventa effettivo. Così, perché il valore diventi effettivo, un soggetto deve riconoscere la qualità dell’oggetto e apprezzarne il pregio.
B. IL DUALISMO DEL DESIDERIO, DELLO SCOPO E DEL VALORE
Per illustrare i valori, dobbiamo analizzare il desiderio del soggetto. I tentativi di approfondire i temi del valore (compreso il valore materiale), in campo filosofico, si sono di solito concentrati soltanto sui fenomeni obiettivi, senza considerare il desiderio umano, e sono perciò rimasti vaghi e deboli come un albero senza radici o un edificio senza fondamenta. Un albero senza radici non può che seccare, e un edificio senza fondamenta non può che crollare. Analogamente, i sistemi di pensiero oggi esistenti si dimostrano inadeguati a risolvere i diversi problemi sociali. Ad esempio, le teorie economiche, che si occupano dei valori materiali, non sono di grande utilità quando si tratta di spiegare i fenomeni del presente disordine economico. Uno dopo l’altro, emergono molti problemi che gli stessi economisti non avevano previsto, come quello dell’effetto delle relazioni tra l’impresa e i lavoratori sui risultati dell’azienda. Non è stato adeguatamente studiato il fattore costituito dal desiderio umano. Ogni economista sa che la motivazione dell’attività economica è il desiderio umano, ma nessuno si è addentrato in un’analisi seria del desiderio; così, le loro teorie sono come edifici senza fondamenta. Inizieremo con lo studiare il desiderio, per comprendere con esattezza questi fenomeni.
Dal momento che gli uomini sono esseri in cui songsang e hiongsang sono uniti, ovvero esseri con una mente duplice (mente spirituale e mente fisica), anche il desiderio umano è di due tipi, cioè desiderio songsang e desiderio hiongsang. Il desiderio songsang è quello della mente spirituale, cioè il desiderio di verità, bontà, bellezza e amore, mentre il desiderio hiongsang è quello della mente fisica, cioè il desiderio di cibo, indumenti, alloggio e sesso. Perché allora esiste il desiderio nell’uomo? Per realizzare lo scopo della creazione. Lo scopo di creazione di Dio è provare gioia amando il Suo oggetto. Reciprocamente, lo scopo di creazione dell’uomo è mostrare bellezza a Dio e darGli gioia. Lo scopo per cui gli esseri umani sono stati creati può essere completato attraverso la realizzazione delle tre Grandi Benedizioni, cioè crescere, moltiplicarsi e dominare tutte le cose: (1) lo scopo dell’uomo non è altro che l’adempimento delle tre Grandi Benedizioni.
Se Dio gli avesse dato, al tempo della creazione, uno scopo ma non il desiderio, tutt’al più l’uomo si sarebbe soffermato a meditare sul tema “c’è uno scopo di creazione” o “le tre Grandi Benedizioni esistono” ma lo scopo di creazione, costituito dalle tre Grandi Benedizioni, non sarebbe mai stato realizzato. Perciò, Dio dovette dare agli esseri umani l’intenzionalità impulsiva, diretta ad attuare lo scopo, l’impulso della mente a fare od ottenere qualcosa. Il desiderio è questo impulso. Gli esseri umani crescono gradatamente fino alla maturità guidati da un impulso innato a raggiungere lo scopo della creazione, cioè le tre Grandi Benedizioni.
Il desiderio umano include il desiderio songsang e il desiderio hiongsang. Anche nello scopo, in corrispondenza coi rispettivi desideri, ci sono uno scopo songsang e uno scopo hiongsang. Lo scopo songsang è l’aspetto songsang dello scopo di creazione, e lo scopo hiongsang è l’aspetto hiongsang dello scopo di creazione.
L’essere umano è anche un corpo correlato con un duplice scopo, cioè lo scopo per l’insieme e lo scopo individuale. Di conseguenza, lo scopo songsang e lo scopo hiongsang mirano ad ottenere lo scopo per l’insieme e lo scopo individuale rispettivamente. Così, lo scopo di creazione si realizza tramite il compimento dello scopo per l’insieme e dello scopo individuale. Lo scopo per l’insieme è servire la famiglia, la società, il popolo, la nazione, il mondo e, alla fine, Dio, il genitore dell’umanità; esso dà gioia all’umanità e a Dio. Lo scopo individuale, invece, è occuparsi del proprio sviluppo e cercare la propria gioia. Non solo l’uomo, ma anche le cose hanno uno scopo per l’insieme e uno scopo individuale.
Il modo in cui le cose completano lo scopo di creazione è diverso da quello in cui gli uomini completano il loro. Le sostanze inorganiche realizzano il loro scopo di creazione seguendo la legge della natura; le piante, seguendo l’autonomia del Principio (la vita) (2) presente in esse; gli animali, seguendo il loro istinto. Gli uomini, invece, devono realizzare il loro scopo di creazione seguendo il desiderio che Dio ha dato loro, usando liberamente la propria volontà ed esercitando la propria responsabilità. Il desiderio è l’impulso della mente teso ad ottenere un certo scopo. Chiamiamo desiderio di realizzare il valore quello orientato allo scopo dell’insieme, e desiderio di cercare il valore quello rivolto allo scopo individuale. Il desiderio songsang e il desiderio hiongsang hanno ciascuno il desiderio di realizzare il valore e il desiderio di cercare il valore.
Definiamo quindi il desiderio songsang e il desiderio hiongsang “desiderio duplice”; il desiderio di realizzare il valore e il desiderio di cercare il valore sono il desiderio duplice corrispondente all’insieme e all’individuo. Per quanto riguarda lo scopo, definiamo lo scopo songsang e lo scopo hiongsang “scopo duplice”; lo scopo per l’insieme e lo scopo individuale sono lo scopo duplice corrispondente all’insieme e all’individuo. Per quanto riguarda il valore (che spiegheremo in dettaglio più avanti), ci sono il valore songsang e il valore hiongsang, che indichiamo come “valore duplice”. Il valore realizzato e il valore ricercato sono il valore duplice corrispondente all’insieme e all’individuo. L’assetto del dualismo del desiderio, dello scopo e del valore, in relazione tra di loro, è descritto nel diagramma seguente.
Fig. 4.1 – La duplicità del desiderio, dello scopo e del valore
C. TIPI DI VALORE
Il valore è la qualità nell’oggetto che soddisfa il desiderio del soggetto. Nel desiderio si possono distinguere il desiderio songsang e il desiderio hiongsang; corrispondentemente, ci sono anche il valore songsang e il valore hiongsang. Il valore songsang è un valore spirituale che soddisfa il desiderio songsang, e consiste di genuinità, (3) bontà, bellezza e amore (quest’ultimo è precisamente la base per i valori di genuinità, bontà e bellezza, (4) che corrispondono alle tre facoltà della mente: intelligenza, sentimento e volontà). In definitiva, il soggetto apprezza un elemento dell’oggetto come valore di genuinità, bontà e bellezza, secondo le facoltà dell’intelligenza, del sentimento e della volontà rispettivamente.
Il valore hiongsang, che soddisfa il desiderio hiongsang, è invece un valore materiale, attinente alle necessità quotidiane, quali il cibo, gli abiti, la casa e il sesso. (5) Il valore materiale è necessario alla vita fisica e soddisfa il desiderio della mente fisica. La vita fisica è la base per la crescita della persona spirituale e la realizzazione delle tre Grandi Benedizioni: così, il valore hiongsang è il presupposto per la realizzazione del valore songsang.
L’amore è la base dei valori di genuinità, bontà e bellezza. Più il soggetto ama l’oggetto e l’oggetto ama il soggetto, più vero, migliore e più bello l’oggetto appare al soggetto. Ad esempio, quanto più i genitori amano i figli e questi i genitori, tanto più i figli appaiono belli, e a quel punto i genitori sentono di amarli ancora di più. In questo modo, l’amore è la sorgente e la fondazione del valore. Senza amore, non può emergere il vero valore. Di conseguenza, sperimentando l’amore di Dio e conducendo una vita d’amore, potremo provare e costruire un valore più brillante di quanto avremo mai provato prima. In conclusione, il valore include l’aspetto songsang e quello hiongsang, ma l’Assiologia è il campo della filosofia che si occupa principalmente del valore songsang.
II. LA DETERMINAZIONE DEL VALORE REALE, E L’UNIFICAZIONE DELLE TEORIE DEL VALORE
A. L’ESSENZA DEL VALORE
Da una parte, l’essenza del valore apprezzato dal soggetto sta nell’oggetto; dall’altra, il valore si concretizza nell’azione di dare e ricevere tra soggetto e oggetto. Così, ci sono due aspetti nel valore: l’aspetto dell’essenza del valore, che è proprio dell’oggetto, e l’aspetto della concretizzazione del valore, che ha luogo tra il soggetto e l’oggetto. Chiamiamo il primo “valore potenziale” e il secondo “valore effettivo”. L’essenza del valore, o valore potenziale, è costituita dallo scopo di creazione dell’oggetto e dall’armonia tra gli elementi abbinati in esso esistenti. In primo luogo, ogni essere ha uno scopo per cui è stato creato, cioè il suo scopo di creazione. Ad esempio, un fiore ha lo scopo di dare gioia all’uomo attraverso la sua bellezza. C’è sempre uno scopo, non solo negli esseri creati da Dio, ma anche nelle cose prodotte dall’uomo (opere d’arte, beni di consumo). In secondo luogo, l’armonia tra gli elementi abbinati è quella tra gli elementi soggettivi e oggettivi, principali e subordinati, presenti nell’oggetto, quali il songsang e lo hiongsang, e yang e yin. In questo modo, gli elementi abbinati trovano la loro armonia centrati sullo scopo di creazione. Ciò costituisce l’essenza del valore, o valore potenziale.
B. LA DETERMINAZIONE DEL VALORE REALE NELLE RELAZIONI CORRELATIVE
Il valore viene determinato, o apprezzato, nell’azione di dare e ricevere tra il soggetto e l’oggetto. Lo scopo di creazione e l’armonia tra gli elementi abbinati sono, come abbiamo visto sopra, le condizioni che l’oggetto deve soddisfare, ovvero i “requisiti dell’oggetto”. D’altronde, anche il soggetto deve adempiere determinate condizioni, i “requisiti del soggetto”, perché si determini il valore. Il soggetto deve nutrire il desiderio di ricercare il valore e deve avere cura o interesse per l’oggetto. Anche la filosofia, il gusto, l’individualità, l’educazione, la visione della vita, la percezione della storia, il punto di vista sul mondo, etc. del soggetto, sono condizioni che influiscono sulla determinazione del valore: sono i requisiti songsang che il soggetto necessariamente deve possedere. I requisiti hiongsang sono invece le sue capacità e la sua salute fisica. Sussistendo i requisiti del soggetto e dell’oggetto, si può svolgere l’azione di dare e ricevere, con la quale si determina il valore. Determinare il valore significa determinarne la quantità e la qualità. La quantità è l’apprezzamento quantitativo, come “molto bello” o “non troppo bello”. Ci sono poi le differenze qualitative: ad esempio, nella bellezza ci sono varie sfumature, come la bellezza aggraziata, impressionante, solenne e comica. (6) Queste sono le differenze di valore qualitative.
La luna, osservata da diverse persone, può apparire triste all’una e felice all’altra; anche la stessa persona, in un momento di tristezza la potrà trovare triste, e in una occasione di gioia la vedrà allegra. Le differenze nella bellezza derivano dallo stato d’animo del soggetto. Lo stesso si può dire per la bontà e la genuinità, come anche per il valore dei beni materiali. Così, le differenze di valore quantitative e qualitative si producono perché la soggettività del soggetto si riflette nell’oggetto. In altre parole, le condizioni del soggetto possono influire sulla determinazione del valore, in quella che definiamo “azione soggettiva”. (7)
Nel Buddismo c’è un proverbio: “le tre dimensioni sono soltanto manifestazioni della mente”: tutti i fenomeni delle tre dimensioni (cioè il mondo intero) sono manifestazioni della mente. (8) Da questo punto di vista, l’apprezzamento del valore di un oggetto è una questione del tutto soggettiva. Nondimeno, l’azione soggettiva è spesso sopravvalutata.
C. I RIFERIMENTI PER LA DETERMINAZIONE DEL VALORE
1. Il Riferimento Correlativo
Abbiamo visto che la determinazione o l’apprezzamento del valore differiscono a seconda del soggetto. Peraltro, soggetti che presentano molti punti in comune nelle condizioni soggettive si troveranno anche d’accordo nell’apprezzamento del valore. Le persone che credono nella stessa religione o filosofia hanno affini sensibilità per i valori. Ad esempio, nel Confucianesimo, la devozione filiale verso i genitori è considerata molto positivamente. Così, tra le persone che hanno la stessa religione o filosofia l’unificazione dei valori è più facile. Durante il periodo della pax romana, erano comunemente accettati i valori dello spirito stoico di autocontrollo e del cosmopolitismo. Durante il periodo Tang in Cina, come pure durante la dinastia Silla in Corea, il Buddismo fu la visione del valore unificante. Negli Stati Uniti è stato il Cristianesimo, e in particolare il Protestantesimo, la visione del valore unificante. Perciò, nelle aree in cui le persone hanno la stessa religione o filosofia, le visioni del valore s’assomigliano. Al contrario, tra religioni, culture e filosofie differenti emergono divergenze nelle visioni del valore. Ad esempio, gli Induisti non mangiano carni bovine, mentre nell’Islam è permesso consumare le carni bovine, ma non quelle suine. Ancora, un comunista che parla di pace intende dire qualcosa di diverso rispetto al significato che quel termine ha nel mondo libero. Perciò, chiamiamo “modelli relativi” i modelli per la valutazione del valore che si applicano solo in ambiti limitati.
2. Il Riferimento Assoluto
I valori dell’umanità non potranno essere unificati attraverso tali modelli relativi, né termineranno i conflitti e le lotte derivanti dalle differenze di valori, finché continueremo a basarci solamente su modelli relativi. È necessario stabilire un modello di valutazione del valore condiviso da tutti, che trascenda le differenze di cultura, pensiero, nazionalità, etc., cioè il modello assoluto. Ma è possibile stabilire un modello assoluto? Per dimostrare che è possibile, dobbiamo provare che l’essere causale dell’universo, che ha fatto nascere tutte le religioni, le culture e i sistemi di pensiero, e tutti gli esseri umani, è un essere unico e assoluto, e dobbiamo poi scoprire i punti in comune che ci derivano da quell’essere causale.
In effetti, com’è spiegato più dettagliatamente nell’ontologia, si possono trovare attributi ricorrenti in tutte le cose. Le cose dell’universo sono fatte in modo diversissimo, ma si muovono con un ordine specifico e denotano caratteri comuni, poiché tutte sono state create a somiglianza dell’essere causale, Dio. Analogamente, pur esistendo tante religioni, culture, filosofie e popoli, diversi tra loro, se c’è un unico essere che li ha creati tutti, devono esserci aspetti ricorrenti che hanno la loro origine in quell’essere causale e fondamentale.
Tante religioni sono apparse nel corso della storia, non certo per il capriccio dei rispettivi fondatori. Per salvare l’intera umanità, e quindi le persone di ciascuna regione ed era storica, Dio ha designato diverse guide spirituali per ciascun territorio e periodo di tempo. Dio infatti ha condotto la provvidenza della salvezza, nei modi più appropriati a ciascun caso, in popoli diversi per lingua, tradizione e ambiente.
Così, per scoprire cosa abbiano in comune le varie religioni, è necessario dimostrare che c’è un unico e identico essere causale, che le ha stabilite tutte. L’essere che è causa di tutte le cose dell’universo è chiamato Dio nel Cristianesimo, Jehovah nell’Ebraismo, Allah nell’Islam, Brahma nell’Induismo, Tathai-a nel Buddismo, e il Cielo nel Confucianesimo. Nessuna di queste religioni, peraltro, ha saputo descrivere chiaramente gli attributi dell’essere causale o fondamentale. Il Confucianesimo non spiega la natura concreta del Cielo, né vi sono spiegazioni sufficienti su Tathai-a nel Buddismo o Brahma nell’Induismo. Non è neppure chiara la ragione per cui Dio (nel Cristianesimo) o Allah (nell’Islam) abbia creato l’umanità e l’universo; né che cosa il Creatore aspetti per liberare il mondo all’istante dalla sua miseria. Di conseguenza, l’essere causale, com’è compreso nelle varie religioni, rimane nel vago, come nascosto da un velo. Ogni religione, poi, coglie solo alcuni aspetti dell’essere causale, e quest’ultimo appare diverso a seconda delle diverse religioni.
Per dimostrare che l’essere causale di queste diverse religioni, dopo tutto, è l’unico e il medesimo, dobbiamo comprendere correttamente gli attributi di Dio, lo scopo di creazione, le leggi (o Logos) della creazione dell’universo, e così via. Una volta giunti a tale comprensione, finiremo col convincerci che tutte le religioni sono sorelle e hanno origine dall’unico e medesimo Dio. Metteremo fine ai contrasti e alle lotte infiniti tra le religioni, così da riconciliarci e amarci, e troveremo che la corretta conoscenza della natura di Dio è la chiave per la soluzione dei problemi reali. La stessa cosa può dirsi delle culture, delle filosofie e dei popoli. Comprendendo che l’essere fondamentale che ha dato vita a tutte le culture, le filosofie e i popoli è l’unico e il medesimo, potremo identificare gli aspetti che tutti condividiamo. Ma quali sono gli aspetti assoluti che possiamo assumere a modello nella valutazione dei valori? Si tratta dell’amore di Dio (l’amore assoluto) e della verità di Dio (la verità assoluta). (9)
Dio creò l’umanità per ottenere gioia attraverso l’amore, e l’amore di Dio prende il nome di agape nel Cristianesimo, pietà nel Buddismo, jen (benevolenza) nel Confucianesimo, compassione nell’Islam, e così via. L’amore di Dio si manifesta tra gli uomini nella forma dell’amore dei tre oggetti, cioè l’amore dei genitori, quello coniugale e quello dei figli. La pratica dell’amore per il prossimo nel Cristianesimo, della pietà nel Buddismo, del jen nel Confucianesimo, della compassione nell’Islam hanno tutte in comune la realizzazione dell’amore dei tre oggetti.
Anche la verità (legge) tramite la quale Dio creò l’universo, e che ne governa il movimento, è eterna e universale. Secondo la legge fondamentale dell’universo, gli esseri non esistono per sé stessi, ma per gli altri e per Dio, cioè sono esseri “per gli altri”. Di conseguenza, il modello universale di bene e male è determinato dal vivere per gli altri (l’umanità) o vivere invece per sé stessi in modo egocentrico. (10)
Per questa strada si arriva a stabilire il modello assoluto per la valutazione del valore. E che dire dell’individualità? L’esistenza di elementi comuni nella determinazione del valore non esclude l’individualità, che va anch’essa tutelata. L’uomo è un essere con uno scopo duplice, lo scopo per l’insieme e quello individuale, ed è anche un corpo individuale di verità, con un’immagine universale e una individuale. Perciò, l’uomo persegue il suo scopo individuale dando la precedenza allo scopo per l’insieme, ed esprime la sua individualità pur conservando l’immagine universale.
Così, l’apprezzamento del valore, nonostante sia basato sul modello assoluto, non può non essere influenzato dall’individualità, cioè dall’azione soggettiva. Comunque, le differenze individuali devono essere fondate sugli aspetti comuni, perché la visione dei valori rimane chiara finché c’è una base comune. Al contrario, nella società caduta c’è poco in comune e si sottolineano le differenze: da questa situazione viene la confusione dei valori.
Oggi c’è l’opportunità di fondare una nuova visione del valore e unificare i sistemi di valori esistenti. Questa nuova visione è basata sull’amore assoluto e la verità assoluta di Dio, che sono i valori assoluti (11) grazie ai quali tutti i diversi sistemi potranno essere armonizzati. Questa è appunto l’unificazione dei sistemi di valori.
III. I LIMITI DELLE TEORIE DEL VALORE TRADIZIONALI
Il crollo dei valori, che si registra oggi, è causato anche dalla perdita della forza persuasiva dei sistemi di valori tradizionali, principalmente religiosi. In questa sezione, illustreremo come ciò sia accaduto nelle visioni del valore tradizionali delle quattro religioni maggiori e dell’umanitarismo, attraverso un’analisi dei punti deboli di tali visioni.
A. I LIMITI DELLA TEORIA DEL VALORE CRISTIANA
Il Cristianesimo esalta molte eccellenti virtù, come quelle espresse nei passi biblici seguenti:
- Ama il tuo prossimo come te stesso. (12)
- Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano. (13)
- Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro. (14)
- Beati i poveri in ispirito, perché di loro è il regno de’cieli. Beati quelli che fanno cordoglio, perché essi saranno consolati. Beati i mansueti, perché essi erediteranno la terra. Beati quelli che sono affamati ed assetati della giustizia, perché essi saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta. Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Iddio. Beati quelli che s’adoperano alla pace, perché essi saran chiamati figliuoli di Dio. Beati i perseguitati per cagion di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli. (15)
- Or dunque queste tre cose durano: fede, speranza, carità; ma la più grande di esse è la carità. (16)
- Il frutto dello Spirito, invece, è amore, allegrezza, pace, longanimità, benignità, bontà, fedeltà, dolcezza, temperanza; contro tali cose non c’è legge. (17)
Secondo il Cristianesimo, che pure insegna tante virtù, “la carità edifica”. (18) Inoltre, “l’amore è da Dio, e … Dio è amore”, (19) cioè la base dell’amore è Dio. Ciò significa che l’amore è la fondazione per tutte le altre virtù. Peraltro, nell’epoca moderna, Nietzsche, Feuerbach, Marx, Russell, Sartre e molti altri hanno negato l’esistenza di Dio e il Cristianesimo non è stato in grado di ribattere con efficacia ai pensatori suoi avversari. In altre parole, il Cristianesimo è uscito sconfitto nello scontro con l’ateismo e molti sono finiti schiavi del materialismo.
Il comunismo ha posto inoltre una sfida alla visione del valore cristiana. I comunisti negano i concetti, affermati dal Cristianesimo, dell’amore assoluto e dell’amore per l’umanità, e propugnano come vero amore quello centrato sulla classe, rivolto ai “compagni”. In una società intessuta di conflitti d’interessi, non ci può essere amore al di là della classe sociale: c’è solo da scegliere se schierarsi con il proletariato o la borghesia. Alla fine, l’amore per l’umanità è una parola vuota, che non può avere attuazione pratica. A chi ascolta le promesse dei comunisti, certamente l’amore centrato sulla classe suona più concreto, mentre l’amore cristiano sembra puramente concettuale e poco convincente, specialmente se non si è convinti dell’esistenza di Dio.
In tempi recenti, nel Terzo Mondo, sono emerse la teologia della Liberazione e la teoria della Dipendenza. Secondo la teologia della Liberazione, Gesù era un rivoluzionario venuto a salvare gli oppressi e i poveri della sua epoca. I veri Cristiani, perciò, devono essere combattenti della rivoluzione sociale. La simpatia per la causa dei poveri si sposa con l’amore comunista centrato sulla classe, e si risolve alla fine in un effettivo allineamento con le idee comuniste, nell’azione indirizzata ai problemi concreti.
Secondo la teoria della Dipendenza, la povertà nel Terzo Mondo proviene inevitabilmente dalle contraddizioni strutturali tra questo e le nazioni industrializzate. Per liberarsi dalla povertà, il Terzo Mondo deve affrontare le nazioni industrializzate. La teoria della Dipendenza si schiera dalla parte del comunismo, in modo molto simile a quanto fa la teologia della Liberazione. (20) Entrambe, paragonate al comunismo, sono prive di una solida filosofia, teoria della storia o dottrina economica e, alla fine, sono destinate a farsi assorbire dal comunismo. Il Cristianesimo, tuttavia, sembra incapace di prendere provvedimenti efficaci per risolvere la situazione.
B. I LIMITI DELLA TEORIA DEL VALORE CONFUCIANA
In via di semplificazione, si può dire che il Confucianesimo consiste di cinque regole morali che governano cinque relazioni umane, quattro virtù, quattro principi e otto articoli, oltre alla lealtà e la devozione filiale.
- Le cinque regole morali che governano le cinque relazioni umane. Fin dall’antichità, le cinque regole morali sono state descritte così: “l’affetto deve caratterizzare le relazioni tra padre e figlio; la giustizia e l’onestà devono caratterizzare le relazioni tra sovrano e suddito; la distinzione deve caratterizzare le relazioni tra marito e moglie; l’ordine deve caratterizzare le relazioni tra fratelli maggiori e minori; la fiducia deve caratterizzare le relazioni tra amici”, Esse sono state considerate come la base delle relazioni umane, e sottolineate soprattutto da Mencio (372-288 a.C.).
- Le quattro virtù. Mencio predicò quattro virtù, e precisamente l’umanità (jen), (21) la rettitudine, la convenienza e la prudenza. Più tardi, Tung Chung-shu, della dinastia Han, aggiunse la fede, e stabilì la Via delle Cinque Virtù Cardinali.
- I quattro principi. Secondo Mencio, il sentimento di commiserazione, il sentimento di vergogna e disdegno, il sentimento di modestia e compiacenza e il sentimento di approvazione e disapprovazione sono i quattro principi. Ciascuno di essi era considerato come la base di una delle quattro virtù, jen, rettitudine, convenienza e prudenza, rispettivamente.
- Gli otto articoli. Per governare il mondo pacificamente, un’autorità deve (a) esaminare molte cose, (b) ampliare la propria conoscenza, (c) farsi guidare da pensieri sinceri, (d) purificare il proprio cuore, (e) coltivare la propria personalità, (f) provvedere alla propria famiglia, (g) governare bene lo stato e (h) ispirare la pace nel mondo. (22)
- La lealtà e la devozione filiale sono le virtù con cui si servono i superiori o i genitori.
Tra le varie virtù, il Confucianesimo individua quella fondamentale nel jen, la cui base è il Cielo, (23) ma non spiega chiaramente cosa sia il Cielo.
I comunisti contestano il Confucianesimo affermando che esso, secondo la teoria della base e delle sovrastrutture, non è altro che un modo di razionalizzare le regole esistenti: la classe dominante ha foggiato i valori di Confucio, durante il periodo feudale, per indurre il popolo all’obbedienza. Quegli insegnamenti sono inadatti a una società moderna e democratica, fondata sui principi della parità dei diritti e della maggioranza. Di conseguenza, le virtù del Confucianesimo sono oggi del tutto ignorate; la visione del valore di Confucio è stata abbandonata, con effetti di disordine e confusione nelle famiglie e nella società.
C. I LIMITI DELLA TEORIA DEL VALORE BUDDISTA
Per praticare la pietà (maitri), la virtù fondamentale del Buddismo, è necessaria una vita di costante esercizio, attraverso gli stadi di Sfavaka (risvegliato dall’ascolto degl’insegnamenti), Natyekabuddha (risvegliatosi autonomamente in seguito a un avvenimento), Bodhisattva (colui che cerca l’illuminazione) e finalmente Buddha (l’illuminato, ovvero l’uomo di perfetta personalità). Nei primi due stadi non si è ancora pronti a esercitare la pietà, che si attinge successivamente, nei livelli di Bodhisattva e Buddha.
Le persone non sono consapevoli che tutte le cose del mondo cambiano o sono transitorie; così, sono attaccate alla vita presente, e questa è la causa della loro sofferenza. Per porre fine alla sofferenza, bisogna liberarsi di questo attaccamento attraverso l’esercizio. Il riscatto dall’attaccamento e la liberazione dalla sofferenza sono la salvezza per il Buddismo: con la salvezza, l’uomo supera l’egoismo e riesce a praticare la vera pietà.
Il pensiero fondamentale di Buddha è articolato negli insegnamenti delle Nobili Verità e del Nobile Cammino. Le Nobili Verità sono quattro:
- la Verità della Sofferenza mostra che la vita umana è sofferenza,
- la Verità della Causa della Sofferenza insegna che la causa della sofferenza è l’attaccamento,
- la Verità della Fine della Sofferenza spiega che per liberarsi della sofferenza, bisogna superare l’attaccamento,
- la Verità del Nobile Cammino per la Fine della Causa della Sofferenza indica che, per far scomparire la sofferenza, occorre esercitarsi secondo il Nobile Cammino.
Il Nobile Cammino consiste di 1) giusta visione, 2) giusto pensiero, 3) giusta parola, 4) giusto comportamento, 5) giusta vita, 6) giusto impegno, 7) giusta attenzione, 8) giusta concentrazione.
Questo sistema di dodici elementi è stato stabilito ricercando le dodici cause per cui l’uomo prova dolore: secondo l’insegnamento buddista, la radice della sofferenza umana è il desiderio o l’avidità, ovvero, più profondamente, l’ignoranza del Tathai-a (l’origine dell’universo), la condizione di non comprendere che dolore e sofferenza non sono essenziali. Tutti i tipi di sofferenza vengono dall’ignoranza.
Secondo il Buddismo Mahayana, per diventare un Bodhisattva è necessario perfezionarsi in sei attività: 1) offerta, 2) osservanza dei precetti, 3) sopportazione, 4) zelo, 5) concentrazione mentale, 6) saggezza.
La radice delle virtù del Buddismo è la pietà, la cui base è il Tathai-a, l’origine dell’universo. (24) Ma oggi la visione dei valori Buddista non è convincente e mostra varie lacune: non è spiegata l’esatta natura dell’origine dell’universo, non è chiaro come siano venuti a esistere tutti i fenomeni, manca una spiegazione sistematica sull’ignoranza e, soprattutto, nessuna soluzione ai problemi concreti (della vita, della società e della storia) può venire dal mero esercizio.
Anche il comunismo ha posto una seria sfida al Buddismo. La società è piena di sfruttamento, oppressione, differenze tra ricchi e poveri, vari altri malanni sociali, e la causa di queste patologie, secondo i comunisti, non sta tanto nell’ignoranza, quanto nelle contraddizioni inerenti al sistema della società capitalista. L’esercizio buddista, mirato alla salvezza dell’individuo, non è una fuga dalla realtà, che elude la vera soluzione dei problemi? Dedicarsi agli esercizi senza affrontare i problemi è pura ipocrisia. I buddisti, attaccati in questo modo, non hanno saputo ribattere.
D. I LIMITI DELLA TEORIA DEL VALORE ISLAMICA
Secondo l’Islam, Maometto è il più grande di tutti i profeti e il Corano è la più completa di tutte le scritture. I musulmani credono in Abramo, Mosè, Gesù e i profeti, e riconoscono validità al Pentateuco, ai Salmi e al Vangelo. Perciò, le virtù islamiche hanno molti punti in comune con quelle giudeo-cristiane. (25)
L’insegnamento islamico è riassunto nei Sei Articoli di Fede e nelle Cinque Pratiche Obbligatorie. I Sei Articoli di Fede consistono nel credere in Dio, negli angeli, nelle scritture, nei profeti, nell’avvento del giorno del giudizio, e credere che il destino dell’uomo è nelle mani di Allah. Le Cinque Pratiche Obbligatorie sono rendere testimonianza, pregare, digiunare, dare l’offerta, e andare in pellegrinaggio.
L’oggetto della fede è Allah, che è assoluto, unico, creatore e signore. I teologi islamici citano 99 attributi di Allah, tra i quali “compassionevole” e “clemente” sono i più importanti. (26) Possiamo così dire che le virtù fondamentali dell’Islam sono la compassione e la clemenza.
La visione dei valori islamica ha originalmente molti punti in comune coi sistemi di valori di altre religioni, con le quali si trova d’accordo. Nella realtà, ci sono stati molti conflitti e guerre sanguinose tra diverse sette islamiche, come pure tra l’Islam e altre religioni. Il comunismo ne ha tratto spunto per accusare l’Islam, dicendo che l’amore per l’umanità invocato dall’Islam non esiste: lo provano proprio le lotte tra le sette islamiche. In una società di classi, l’amore non può che essere centrato sulla classe. I comunisti hanno così cercato di portare dal loro lato molti paesi islamici.
È molto serio soprattutto il conflitto tra l’Islam da una parte e l’Ebraismo e il Cristianesimo dall’altra: è un problema da risolvere ritornando alle origini dell’ostilità tra i due lati. Se Allah è un Dio clemente, perché non mette fine a questo conflitto? Temi quali lo scopo di Dio nel creare l’umanità e l’universo, l’essenza di tutte le lotte tra gli uomini nella storia e l’opera di Dio nel corso del tempo, per la salvezza degli uomini caduti, suscitano gravi perplessità ancora irrisolte.
E. I LIMITI DELLA TEORIA DEL VALORE UMANITARISTICA
Il termine umanitarismo è usato spesso come sinonimo di umanesimo, sebbene tra i due vi sia una notevole differenza. L’umanesimo è un pensiero che mira a liberare l’umanità, incoraggiando l’indipendenza della personalità umana. L’umanitarismo invece ha forti connotazioni etiche e promuove il rispetto per le persone, la filantropia, la fratellanza universale e così via. A differenza degli animali, gli esseri umani hanno umanità e perciò vanno tutti rispettati. L’umanitarismo è questo tipo di vaga idea, che peraltro non spiega cosa sia davvero un essere umano.
L’umanitarismo è per natura assai vulnerabile da parte del comunismo. Ad esempio, un uomo d’affari umanitarista potrebbe sentirsi dire da un comunista: “Anche senza che te ne renda conto, tu sfrutti i tuoi dipendenti. Perché non costruiamo una società in cui tutti vivano nel benessere?” A un giovane umanitarista, che crede molto nel valore della conoscenza, un comunista chiederebbe: “Perché studi? Non devi pensare solo al tuo successo personale, perché alla fine di esso si avvantaggerà solo la borghesia. Non credi che si debba vivere per gli altri?” Un umanitarista coscienzioso, di fronte a un discorso simile, non saprebbe rispondere, e concluderebbe che il comunismo meriti di essere sostenuto. Così, coloro che hanno una visione umanitaristica non reggono all’attacco del comunismo.
Da tutti gli esempi che abbiamo visto finora, risulta chiaro che i sistemi di valori tradizionali sono poco convincenti e c’è urgente bisogno di stabilire una nuova visione dei valori.
IV. LA FONDAZIONE DI UNA NUOVA TEORIA DEL VALORE
A. LA FONDAZIONE DELLA TEORIA DEL VALORE ASSOLUTO
Oggi è assolutamente importante fondare una nuova visione del valore. Tentare di introdurre visioni del valore relative non aiuterebbe a prevenire il collasso dei valori tradizionali. Perciò, deve essere stabilita una visione del valore assoluta, ed essa deve fondarsi sulla delucidazione degli attributi del Dio assoluto, e anche dello scopo (scopo di creazione) e delle leggi (Logos) con cui Dio creò gli esseri umani e l’universo.
Dio creò l’uomo come oggetto del Suo amore, e desiderò trarre gioia da quell’amore. Per la felicità degli esseri umani, Dio creò tutte le cose come oggetti del loro amore. I valori assoluti sono la verità, la bontà e la bellezza, basate sull’amore di Dio (l’amore assoluto), cioè la verità assoluta, la bontà assoluta e la bellezza assoluta. Il punto essenziale della nuova visione del valore è che i valori veri nascono dall’amore assoluto.
L’unificazione dei sistemi di valori è l’unificazione dei metri di giudizio del valore (specialmente quello della bontà), nella consapevolezza che tutte le virtù sono espressioni diverse degli stessi valori assoluti e, alla fine, tutte le virtù si propongono di realizzare l’amore assoluto.
Chiaramente, sarebbe sbagliato pensare alla nuova visione del valore come un sistema completamente nuovo, da stabilire a prezzo della negazione delle visioni tradizionali, ereditate dal Cristianesimo, dal Confucianesimo, dal Buddismo, dall’Islam e così via. Al contrario, la nuova visione del valore è basata sulle visioni tradizionali. Dovremo ricostruire le fondamenta crollate, sulle quali riposavano i valori tradizionali, e poi rianimare e rafforzare questi ultimi. Ora, per affermare l’assolutezza della nuova visione del valore, ne illustreremo la base teologica, filosofica e storica.
B. LA BASE TEOLOGICA DEL VALORE ASSOLUTO
La base teologica del valore assoluto muove dalla questione sull’esistenza nell’universo dell’Essere Assoluto, chiamato Dio nel Cristianesimo, il Cielo nel Confucianesimo, Tathai-a nel Buddismo e Allah nell’Islam.
Per stabilire la base teologica, bisogna chiarire i punti oscuri delle religioni tradizionali, ad esempio la ragione per cui l’Essere Assoluto abbia creato l’umanità e l’universo. Come abbiamo spiegato nella teoria dell’Immagine Originale, Dio creò l’umanità e l’universo perché Dio è un essere di Cuore: il Cuore è l’impulso emotivo che cerca la gioia attraverso l’amore. Mosso da questo impulso, Dio creò gli esseri umani come Suoi oggetti d’amore e l’universo come ambiente per la vita degli uomini. Così, avendo identificato la natura del Dio di Cuore, il motivo della creazione è ragionevolmente comprensibile, e questa è una base importante per l’affermazione dell’esistenza di Dio.
Dio desiderava che noi crescessimo a Sua immagine perché, quando ciò fosse accaduto, la gioia di Dio si sarebbe realizzata al livello più intenso. Per questo motivo, Dio ci diede le tre Grandi Benedizioni, indirizzando uomini e donne a perfezionare il loro carattere e la loro unione familiare e qualificarsi come signori di tutte le cose. Così, lo scopo di creazione di Dio sarebbe stato raggiunto attraverso la nostra realizzazione delle tre Grandi Benedizioni. Da questa prospettiva, vediamo che le dottrine delle diverse religioni possono trovarsi d’accordo su un punto: il completamento delle tre Grandi Benedizioni è la realizzazione dello scopo di creazione di Dio.
C. LA BASE FILOSOFICA DEL VALORE ASSOLUTO
I sistemi di valori del Cristianesimo, del Confucianesimo, del Buddismo e dell’Islam si formarono nel periodo dal VI secolo a.C. al VII secolo d.C., un’epoca in cui le persone dovevano accettare senza condizioni la regola dell’autorità. In quelle società gli uomini ascoltarono assolutamente gl’insegnamenti di Confucio, Buddha, Gesù, o Maometto, ma tramandare quei valori ai nostri tempi è diventato difficile, perché la gente ha un modo di pensare più razionale, analitico e logico. Perciò è necessario aggiornare quei sistemi di valori corroborandoli con spiegazioni razionali.
Nella Grecia antica e in Oriente era normale articolare una visione del valore o della vita prendendo spunto dallo studio della natura. In Cina Chu Hsi, affermando la corrispondenza tra la legge naturale e quella etica, disse che le leggi della natura andavano applicate alle norme etiche della società. Più di recente, il marxismo ha ripreso questa posizione, sia pure con un concetto errato della legge naturale, sostenendo che la società si sviluppa secondo leggi naturali (ad esempio la dialettica).
Così, nel creare una nuova visione del valore, dobbiamo osservare la natura e l’universo, studiare le leggi fondamentali che vi operano e derivarne la nostra visione del valore. Chiariremo così come la legge che permea l’universo, cioè la Via del Cielo, sia anche il modello dell’etica e della moralità. Questa sarà la base filosofica dei valori assoluti.
A questo punto viene da domandarsi se vi sia coincidenza tra la legge naturale e quella etica, e se la prima possa applicarsi direttamente alla seconda. Dal punto di vista del Pensiero dell’Unificazione, tutti gli esseri sono dotati dei duplici aspetti del songsang e dello hiongsang, e perciò, perveniamo alla conclusione che la legge etica, come legge songsang, e quella naturale, come legge hiongsang, sono in un rapporto di corrispondenza. L’importante qui è raggiungere un’esatta comprensione della natura.
Come si è detto nell’Ontologia, il marxismo è partito da un’idea distorta della natura e ha erroneamente ritenuto che la natura progredisse attraverso il conflitto tra gli opposti. Di conseguenza, il modo di vita ispirato da quell’interpretazione della natura è anch’esso sbagliato.
Dal punto di vista del Pensiero dell’Unificazione, la legge fondamentale che opera nell’universo non è la dialettica, ma la legge dell’azione di dare e ricevere, la quale, come abbiamo visto nell’Ontologia, ha le caratteristiche di “1” complementarità, “2” scopo e centralità, “3” ordine e posizione, “4” armonia, “5” individualità e collegamento, “6” natura del mantenimento dell’identità e natura dello sviluppo e “7” moto circolare. Ora, esamineremo le visioni del valore sulla base di queste caratteristiche della legge universale.
L’universo ha sia un ordine verticale che un ordine orizzontale. La Luna gira attorno alla Terra, la Terra attorno al Sole, il sistema solare attorno al nucleo della galassia e la galassia attorno al centro dell’universo. Questo è l’ordine verticale dell’universo. Dall’altro lato, i pianeti Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno e Plutone percorrono tutti specifiche orbite, centrate sul Sole. Questo è l’ordine orizzontale dell’universo. I pianeti sono ordinati armoniosamente e tra essi non vi è contraddizione o conflitto. Dal punto di vista del sistema dell’ordine, una famiglia è una miniatura dell’universo. Anche in essa c’è un sistema dell’ordine corrispondente a quello dell’universo, e nello stesso tempo ci sono valori che vengono stabiliti sulla base di quel sistema dell’ordine.
Nella famiglia si viene a stabilire un sistema di valori verticale corrispondente all’ordine verticale dell’universo. I genitori dimostrano benevolenza verso i figli e questi ultimi esprimono devozione verso i genitori. Questo è il sistema di valori verticale a livello familiare. Dall’applicazione di questo sistema alla società o alla nazione derivano vari tipi di valori. Clemenza e buon governo da parte del principe e lealtà da parte del popolo; senso del dovere dell’insegnante, e rispetto e l’obbedienza degli studenti; protezione del giovane da parte del più anziano, rispetto per l’anziano da parte del più giovane; autorevolezza dei superiori e obbedienza dei subordinati. Tutti questi sono valori verticali su vari livelli.
Inoltre, nella famiglia si viene a stabilire un sistema di valori orizzontale corrispondente all’ordine orizzontale dell’universo. C’è amore armonioso tra marito e moglie e amore fraterno tra fratelli e sorelle. Da qui si sviluppano visioni del valore rivolte ai colleghi, vicini, compatrioti, e verso la società e l’umanità, che promuovono i valori della riconciliazione, tolleranza, giustizia, fedeltà, cortesia, modestia, grazia, cooperazione, servizio, solidarietà e così via.
La società nella quale si osservano questi valori verticali e orizzontali rimane in pace e si sviluppa integra. L’unica alternativa è il disordine. Questi valori, lungi dall’essere residui della società feudale, sono quelli che l’umanità deve osservare eternamente, poiché la legge universale è eterna e ad essa è legata la legge della società. Inoltre, la legge universale ha un’individualità, e in relazione a tale carattere ci sono i valori individuali. Tutti i singoli esseri dell’universo contribuiscono all’ordine universale, mantenendo nel contempo le proprie caratteristiche uniche. Anche nella società, ogni persona stabilisce relazioni vicendevoli con gli altri, e nello stesso tempo edifica il proprio carattere. Tra i valori individuali ricordiamo la purezza, onestà, giustizia, astinenza, coraggio, saggezza, autocontrollo, perseveranza, indipendenza, autosufficienza, autonomia, gentilezza, diligenza, innocenza, etc.: sono tutti aspetti in cui ciascuno coltiva le proprie inclinazioni.
Questi valori verticali, orizzontali e individuali non sono sicuramente una novità: sono stati insegnati da Confucio, Buddha, Gesù, Maometto e altri, ma distaccati da una base di chiarificazione filosofica possono risultare ambigui. È per questo che oggi questi valori tradizionali non convincono più: dobbiamo rinnovarli, dando loro una base filosofica rigorosa.
D. LA BASE STORICA DEL VALORE ASSOLUTO
Esaminiamo anche se i valori descritti sopra possano o meno essere dimostrati storicamente. Il comunismo afferma che non soltanto i fenomeni naturali, ma anche le vicende storiche sono progredite attraverso i conflitti (come la lotta di classe). Questo non è vero, come illustreremo nel capitolo dedicato alla teoria della Storia, poiché lo sviluppo può venire soltanto dall’azione armoniosa di dare e ricevere tra soggetto e oggetto (come governo e popolo). Nella storia ci sono stati effettivamente tanti conflitti, che però non possiamo considerare lotte di classe. Si trattava, più precisamente, di lotte tra forze relativamente buone e altre relativamente malvagie, ovvero conflitti tra sistemi di valori differenti. In altre parole, un lato del conflitto era costituito da persone con uno scopo più in linea con la Via del Cielo (il lato relativamente buono) e l’altro era formato da persone il cui scopo era più lontano dalla Via del Cielo (il lato relativamente malvagio). In alcuni casi, il lato relativamente buono veniva dapprima sconfitto dall’altro, ma nel lungo periodo il primo finiva regolarmente per prevalere. Come disse Mencio, chi ha seguito il Cielo è sopravvissuto, chi non lo ha fatto è morto.
I conflitti tra bene e male non erano finalizzati al progresso della storia; piuttosto, essi sono serviti a indirizzare la storia verso una direzione migliore. (27) Quest’analisi è confortata dall’approfondimento storico. Tanti poteri temporali sono sorti e caduti, ma le religioni, impegnate a seguire il Cielo, sono riuscite a durare. Analogamente, gli insegnamenti e gli esempi dei santi e dei giusti, che pur sono rimasti vittime delle forze del male nel loro tempo, hanno servito da modello per le persone venute dopo di loro. Così la Via del Cielo, che è assoluta, ha operato nella storia e i potenti che hanno tentato di contrastarla non sono rimasti impuniti.
Come ulteriore caratteristica della storia, notiamo che essa aveva già uno scopo, sin dal suo punto d’inizio. L’universo fu creato secondo un ideale (Logos), centrato su uno scopo (lo scopo di creazione). Negli esseri viventi, c’è già un’idea inerente nel seme o nell’uovo (impressa nella struttura genetica), e il seme o l’uovo si sviluppano secondo quell’idea. Alla stessa maniera, nella storia, c’era un ideale sin dalla partenza, verso il quale la storia è progredita. All’inizio, c’era una meta cui la storia tendeva: si trattava dell’ideale di una nazione, l’ideale fondante di un paese, indicato nella mitologia o tracciato in altre forme, e l’ideale dell’umanità, espresso nelle scritture sacre delle religioni. Anche se la storia è stata contaminata dal peccato, a causa della Caduta dei primi antenati, Dio ha fatto uso di simboli e figure, attraverso la mitologia e le scritture, e ha mostrato l’immagine del mondo ideale che Egli aveva concepito nell’ideale originale della creazione, il mondo ideale che è andato perduto e dovrà essere restaurato nella storia. L’ideale ricercato dall’umanità è il mondo di bontà, pace e felicità, che si conforma con la Via del Cielo. Perciò il mondo futuro, che la storia ambisce a costruire, può essere descritto come il mondo coerente con la Via del Cielo, il mondo in cui è saldamente stabilita la vera visione del valore.
V. I MUTAMENTI STORICI NEI SISTEMI DEL VALORE
Nell’esposizione seguente, esamineremo in prospettiva storica i mutamenti nei sistemi di valori dell’Occidente, per cogliere il processo storico attraverso cui le visioni del valore della filosofia greca e del Cristianesimo, che entrambe ricercavano i valori assoluti, sono state sopraffatte da visioni del valore relative e sono alla fine tramontate. Confermeremo così la nostra tesi, che la confusione del mondo di oggi non può essere risolta senza una nuova visione del valore, cioè la visione del valore assoluta.
A. LE PRIME TEORIE DEL VALORE
1. La Teoria del Valore Materialista
Nella Ionia, un’antica colonia greca, sorse nel VI secolo a.C. una filosofia naturalista e materialista. Prima d’allora, la Grecia era fondata su una cultura tribale, permeata di significati mitologici. Insoddisfatti delle spiegazioni mitologiche, i filosofi ionici cercarono di definire il mondo e la vita da una prospettiva basata sulla natura.
Nella città ionica di Mileto, prosperava il commercio e lo scambio con altri popoli. I mercanti, realisti e attivi, coltivavano i loro affari in tutta l’estensione del Mediterraneo. In quest’atmosfera, la gente gradualmente abbandonò il modo di pensare basato sui miti.
Talete (c. 621-546 a.C.) riconobbe la causa di tutte le cose nell’acqua; Anassimandro (c. 610-547 a.C.) nell’apeiron (l’infinito); Anassimene (c. 585-528 a.C.) nell’aria; ed Eraclito (c. 535-475 a.C.) nel fuoco. Insieme a queste filosofie naturali, iniziarono a maturare modi di pensare obiettivi e razionali.
2. La Teoria del Valore Arbitraria (Sofistica)
Durante il V secolo a.C., in Grecia si affermò la democrazia, centrata su Atene, e i giovani cercarono di affinare la propria erudizione per ottenere il successo nella vita. A tale scopo, era molto importante l’arte di esprimersi in modo suggestivo (la retorica). I virtuosi di quest’arte, chiamati sofisti, erano retribuiti per istruire i giovani nell’arte oratoria.
Fin allora, la filosofia greca si era occupata soprattutto della natura; ma i sofisti, coscienti del fatto che la sola filosofia naturale non poteva risolvere i problemi umani, presero a indirizzare la loro ricerca alle questioni sociali. Ben presto si resero conto che, al contrario delle leggi naturali, rigorosamente obiettive, le regole e la moralità dell’uomo differivano da un paese all’altro e da un’era all’altra, senza alcuna apparente obiettività o universalità. Per questo, i sofisti assunsero una posizione relativista e scettica sui valori, desistendo da qualsiasi sforzo, teso a trovare risposta ai problemi sociali. Secondo Protagora (c. 481-411 a.C.), l’uomo è la misura di tutte le cose. Ritenendo che il metro della verità dipendesse dalla singola persona, Protagora si orientò chiaramente al relativismo. All’inizio, i sofisti ebbero un’influenza illuminante sulla cultura del loro tempo, ma poi divennero scettici sull’esistenza stessa della verità. Alla fine, attribuirono importanza solo all’arte della persuasione, finalizzata a prevalere nella discussione a tutti i costi, ricorrendo anche ad argomenti falsi, i cosiddetti “sofismi”. Il discorso ingannevole divenne tanto invalso che la parola “sofista” finì con l’individuare chiunque parlasse in modo raffinato ma fuorviante.
3. La Ricerca del Valore Assoluto
(a) Socrate
Alla comparsa di Socrate (470-399 a.C.), il sofismo era al suo apice nella società greca. Socrate criticò i sofisti perché, a suo modo di vedere, pretendevano di sapere, mentre in realtà non sapevano nulla. Da parte sua, Socrate disse di essere certo di una sola cosa, e cioè appunto di non sapere nulla: questo era il punto d’inizio della sua ricerca della vera conoscenza. Socrate cercò le basi della moralità nel daimon, il Dio inerente all’essere umano, e affermò che la moralità è assoluta e universale. La virtù, nella sua dottrina, è un atteggiamento amorevole di ricerca della conoscenza: il suo pensiero fondamentale identifica la conoscenza con la virtù e incoraggia l’unità di conoscenza e azione, giacché dopo aver conosciuto la virtù, bisogna metterla in pratica senza riserve. Come si arriva alla vera conoscenza? Essa non può essere trasfusa da una persona all’altra, né può essere attinta nella solitudine. Secondo Socrate, soltanto tramite il dialogo (domande e risposte) con gli altri l’uomo può giungere alla vera conoscenza (la verità universale) che trova tutti d’accordo. Socrate cercò di salvare Atene dal disordine sociale, stabilendo le virtù assolute e universali.
(b) Platone
Platone (427-347 a.C.) teorizzò l’esistenza di una dimensione immutabile dell’essenza, il mondo delle Idee, dietro quella cangiante dei fenomeni. L’uomo, la cui anima è prigioniera del corpo, di solito è convinto che il mondo fenomenico sia la vera realtà. L’anima umana, che preesisteva nel mondo delle Idee e da esso si è separata per venire ad abitare nel corpo, costantemente aspira a quel mondo, che è la vera realtà. Secondo Platone, la conoscenza delle Idee non è altro che la reminiscenza di quanto l’anima già conosceva prima di entrare nel corpo. Le Idee etiche sono la bellezza, la verità e la bontà, e quest’ultima è considerata la primaria. Platone enunciò quattro virtù che ognuno deve possedere: saggezza, coraggio, temperanza e giustizia. Il governo dello stato, in particolare, deve essere affidato ai filosofi, che hanno la virtù della saggezza e la conoscenza dell’Idea della bontà. Per Platone, l’Idea della bontà è la fonte di tutti i valori. Platone cercò il valore assoluto, come erede dello spirito socratico.
B. LE TEORIE DEL VALORE ELLENISTICO-ROMANE
Il periodo ellenistico-romano durò approssimativamente tre secoli, da quando Alessandro il Grande sconfisse i Persiani, fino all’unificazione del Mediterraneo sotto Roma, completata con la conquista dell’Egitto. In quest’era predominò una tendenza individualista, tesa alla sicurezza e alla pace mentale della persona. La caduta delle polis (città-stato) privarono d’interesse le teorie del valore centrate sullo stato, così che i Greci svilupparono uno stile di vita individualista, nel contesto di relazioni sociali sempre più instabili. Contemporaneamente, emerse l’ideale cosmopolita, che trascese i confini delle nazionalità. Le scuole di pensiero più rappresentative di quest’era furono la stoica, l’epicurea e la scettica. Come risultato delle tendenze individualiste, le persone provarono il senso dell’impotenza e, nel successivo periodo romano, cercarono di elevarsi a un livello superiore a quello della condizione umana, gradualmente sviluppando aspirazioni religiose. Il neoplatonismo fu il prodotto di questa ulteriore tendenza.
1. La Scuola Stoica
Il fondatore della scuola stoica fu Zenone di Cizio (c. 336-264 a.C.). Per gli stoici, il Logos è Dio. Il Logos (legge, ragione) dimora in tutte le cose dell’universo, e questo si muove in maniera ordinata, secondo le leggi. Analogamente, il Logos dimora anche nell’uomo. Perciò, possiamo conoscere la legge dell’universo tramite la nostra ragione, e dobbiamo vivere secondo natura. Tutti gli esseri umani sono fratelli e sorelle, in quanto figli di Dio, e devono osservare la legge dell’universo. Così, gli stoici stabilirono l’ideale cosmopolita.
L’uomo prova dolore perché è preda delle passioni. Per risolvere la sua sofferenza, l’uomo deve liberarsi delle passioni e raggiungere lo stadio dell’apatia (assenza di passioni), la condizione perfettamente pacifica di una mente che non può in alcun modo essere indotta in tentazione. La scuola stoica promosse l’ascetismo, ed esaltò l’apatia come virtù suprema.
2. La Scuola Epicurea
La scuola fondata da Epicuro (341-270 a.C.) propose il piacere come supremo bene, in aperto dissenso rispetto alla scuola stoica, che incoraggiava l’ascetismo. Epicuro riteneva che il piacere fosse direttamente legato alla virtù: non si riferiva al piacere fisico, quanto invece all’assenza di dolore corporale e alla quieta pace dell’anima. Epicuro chiamò atarassia tale stato mentale di separazione dal dolore, e lo indicò come la condizione suprema dell’essere.
3. La Scuola Scettica
L’uomo sperimenta il dolore perché tende a giudicare ogni cosa in vari modi. Pirrone (c. 356-275 a.C.) suggerì di cercare la calma mentale, attraverso l’astensione da qualsiasi giudizio. Secondo la scuola scettica, è meglio evitare qualsiasi forma di valutazione, poiché la conoscenza della verità è inaccessibile all’uomo.
L’assenza di passione (apatia) della scuola stoica, la piacevole pace della mente (atarassia) della scuola epicurea e l’astensione dal giudizio (epoché) della scuola scettica, miravano ad assicurare la calma della mente dell’individuo. Questi tre metodi misero in discussione l’assolutezza dei valori sostenuta da Socrate e Platone.
4. Il Neoplatonismo
Lo sviluppo filosofico greco proseguì nel periodo romano, susseguito a quello ellenistico, e raggiunse il suo acme col neoplatonismo, la visione filosofica che ebbe come maggiore esponente Plotino (205-270 d.C.). Plotino enunciò la teoria dell’emanazione, secondo la quale tutto fluisce da Dio. In particolare, prima la nous (ragione), che è la realtà più vicina alla perfezione di Dio, poi l’anima e infine la materia imperfetta, emanarono da Dio uno stadio dopo l’altro. Se in precedenza la filosofia greca era stata improntata a un dualismo, che raffigurava Dio e la materia in conflitto tra loro, Plotino, al contrario, elaborò una visione monista e affermò che Dio è ogni cosa. L’anima umana fluisce nella materia sensuale e, nello stesso tempo, cerca di ritornare alla nous e a Dio. L’uomo non deve farsi prendere dalle cose materiali e deve lasciare che la sua anima ascenda fino al livello in cui può percepire Dio e unirsi a Lui: questo è il percorso della virtù suprema. Secondo Plotino, lo stato dell’uomo completamente unito con Dio è l’estasi, che è lo stato della mente più alto. La filosofia ellenista culminata nel pensiero di Plotino ebbe grande influenza sulla filosofia cristiana, che sarebbe sorta poco dopo.
C. LE TEORIE DEL VALORE MEDIEVALI
1. Agostino
Agostino (354-430 d.C.) impiantò la base filosofica della fede nel Cristianesimo dell’Occidente. Per Agostino, Dio è eterno, immutabile, onnisciente, onnipotente; è un essere di bontà suprema, amore supremo e bellezza suprema, creatore dell’universo. A differenza di Platone, che aveva considerato il mondo delle Idee indipendente e a sé stante, Agostino affermò che le Idee esistono nella mente di Dio, e ogni cosa fu creata con le Idee come prototipo. A differenza di Plotino, secondo il quale il mondo emanò necessariamente da Dio, Agostino enunciò la teoria della creazione e disse che Dio creò liberamente il mondo dal nulla, senza utilizzare alcuna materia. La causa del peccato, secondo Agostino, sta nel fatto che Adamo, il primo progenitore, abusò della sua libertà e tradì Dio. L’uomo caduto può salvarsi solo attraverso la grazia di Dio. Agostino disse che la fede in Dio, la speranza nella salvezza e l’amore per Dio e per il prossimo sono la strada per la vera felicità, e raccomandò queste tre virtù: fede, speranza e carità.
2. Tommaso d’Aquino
Tommaso d’Aquino (1225-1274), stabilì saldamente la teologia cristiana, classificando le virtù in religiose e naturali. Le une sono quelle primarie del Cristianesimo, e cioè fede, speranza e carità, le altre sono quelle primarie della filosofia greca, e cioè saggezza, coraggio, temperanza e giustizia. Le virtù religiose, tra le quali la carità è la più importante, portano al rapimento mistico, cui le persone si qualificano attraverso l’amore per Dio e il prossimo. Le virtù naturali, che si conformano all’osservanza delle direttive della ragione, sono il mezzo per raggiungere le virtù religiose.
D. LE TEORIE DEL VALORE MODERNE
Per quanto riguarda le visioni del valore, nulla di particolarmente significativo è emerso nel periodo moderno. Le visioni del valore moderne possono essere considerate l’evoluzione o la trasformazione di quelle della filosofia greca o di quelle cristiane.
René Descartes (1596-1650) dubitò di tutti i valori stabiliti. Lungi dall’essere uno scettico, egli si sforzò di trovare un punto saldo nel mezzo dei dubbi e pervenne alla famosa affermazione cogito, ergo sum (penso, perciò esisto). Ponendo la ragione come base del giudizio, Descartes formulò una visione del valore secondo cui gli uomini devono agire con volontà risoluta, controllando le passioni con la ragione.
Blaise Pascal (1623-1662) vide nell’uomo un essere contraddittorio, grande e spregevole nello stesso tempo: l’uomo è per natura la più debole di tutte le creature, ma è la più grande per la sua capacità di pensare. Tuttavia, la vera felicità dell’uomo non consiste nell’usare la ragione, ma nell’arrivare a Dio tramite la fede o il cuore. (28)
Immanuel Kant (1724-1804) trattò di come vengano a esistere verità, bontà e bellezza, rispettivamente nelle tre opere Critica della ragion pura, Critica della ragion pratica e Critica del Giudizio. Secondo Kant, le persone devono realizzare questi valori e, con particolare accento sulla moralità, devono seguire l’imperativo morale incondizionato di “fare qualcosa”, cioè l’imperativo categorico che viene dalla ragion pratica.
Jeremy Bentham (1748-1832) propose il concetto della “massima felicità per il massimo numero”. La felicità è lo stato di assenza di dolore. Il valore del comportamento umano può essere determinato calcolando piacere e dolore quantitativamente. L’utilitarismo di Bentham è una teoria del valore hiongsang, nata nel contesto della Rivoluzione Industriale.
Soren Kierkegaard (1813-1855) individuò tre stadi dell’esistenza: bisogna attraversare lo “stadio estetico” e lo “stadio etico” prima di arrivare allo “stadio religioso” dell’esistenza. L’uomo non deve vivere per il piacere; non basta ascoltare la coscienza e osservare le norme etiche; si deve invece vivere stando davanti a Dio nella fede. Kierkegaard cercò di restaurare la vera visione del valore cristiana.
Friedrich Nietzsche (1844-1900) sentì che l’Europa, alla fine del XIX secolo, era succube del nichilismo e tutti i sistemi di valori crollavano. Nietzsche vide nel Cristianesimo una moralità da schiavi, tesa a opprimere e livellare le persone, che era la causa principale del diffondersi del nichilismo. Egli presentò una nuova teoria del valore il cui modello era la “volontà di potenza”, vivere fortemente in un mondo senza divinità.
Wilhelm Windelband (1848-1915), della scuola neokantiana, esaminò i valori come tema centrale della filosofia, assumendo quelli di verità, bontà e bellezza in modo unitario. Sulla scia di Kant, che aveva distinto punti di fatto e punti di diritto, Windelband distinse giudizi di fatto e giudizi di valore, e affermò che occuparsi dei giudizi di valore è il compito della filosofia. Un giudizio di fatto è una proposizione obiettiva su un fatto, mentre un giudizio di valore è una proposizione in cui entra un apprezzamento soggettivo del fatto. Ad esempio, le proposizioni “questo fiore è rosso” e “l’uomo ha costruito la casa” sono giudizi di fatto, mentre le proposizioni “questo fiore è bello” e “quell’uomo si comporta bene” sono giudizi di valore. Da allora, fatto e valore sono stati trattati separatamente, nel senso che i giudizi di fatto sono oggetto delle scienze naturali e i giudizi di valore sono oggetto della filosofia.
Questo secolo ha visto emergere la filosofia analitica, che utilizza l’analisi logica del linguaggio come metodo filosofico e, per quanto riguarda l’assiologia, ritiene che: 1) non si possono conoscere i valori se non tramite l’intuizione, 2) un giudizio di valore non è altro che un sentimento di personale approvazione o disapprovazione morale e 3) il significato dell’assiologia è circoscritto all’analisi del linguaggio dei valori. La filosofia analitica, in generale, tende a escludere l’assiologia dalla filosofia.
Il pragmatismo, rappresentato da John Dewey (1859-1952), basa il giudizio del valore sull’utilità per la vita. Concetti di valore come verità, bontà e bellezza sono considerati soltanto mezzi o strumenti per la più efficace utilizzazione delle cose. La percezione del valore, perciò differisce da persona a persona, e anche uno stesso soggetto può avere modi diversi di percepire il valore. La posizione di Dewey è relativista e pluralista.
Per ultima, esamineremo la visione del valore comunista. Secondo Tugarinov, il valore è un fenomeno della natura o della società utile e necessario per le persone che appartengono a una società o classe specifica nella storia, come qualcosa di concreto, come uno scopo o come un ideale. (29) Per il comunismo, il paradigma del valore è l’utilità per la classe del proletariato. La visione del valore comunista postula che tutti i sistemi di valori religiosi esistenti sono borghesi e vanno ripudiati e distrutti. Per il comunismo, l’azione morale è quella che contribuisce a promuovere il collettivismo ed edificare la società comunista, e si basa su virtù quali la dedizione, l’obbedienza, la sincerità, l’amore per i compagni e il reciproco aiuto.
E. LA NECESSITÀ DI UNA NUOVA TEORIA DEL VALORE
Come abbiamo visto, molti sistemi di valori sono sorti nel corso della storia; in effetti, la storia può essere vista come una successione d’infruttuosi tentativi di stabilire valori assoluti.
Nell’antica Grecia, Socrate e Platone cercarono di stabilire valori assoluti ricercando la vera conoscenza. Ma con la caduta della società delle città-stato, crollò anche la visione del valore della filosofia greca. Di nuovo, il Cristianesimo cercò di stabilire valori assoluti centrati sull’agape (l’amore di Dio). La visione del valore cristiana governò la società medievale, ma con la fine di quest’ultima perse gradualmente la sua forza.
Nell’epoca moderna, Descartes e Kant stabilirono visioni del valore centrate sulla ragione, come nella filosofia greca, ma la comprensione di Dio, che posero alla base della loro visione del valore, rimase ambigua. Così, le loro visioni mancarono di assolutezza. Pascal e Kierkegaard cercarono di rinnovare i veri valori cristiani, ma non arrivarono a stabilire un solido sistema di valori.
La scuola neokantiana ha studiato i valori, considerandoli uno dei principali temi della filosofia, ma ha separato completamente la filosofia, deputata a discutere dei valori, dalle scienze naturali, incaricate di occuparsi dei fatti. Ne sono venuti molti problemi: gli scienziati hanno proseguito il loro lavoro disinteressandosi dei valori, e così abbiamo avuto le armi di distruzione di massa, il deperimento dell’ambiente naturale, l’inquinamento, e così via.
Utilitarismo e pragmatismo sono sistemi di valori materialisti e del tutto relativi. La filosofia analitica è priva di valori. Il pensiero di Nietzsche e il comunismo possono essere classificati come ideologie antagoniste ai valori, in contrapposizione alle visioni tradizionali.
Le teorie del valore basate sulla filosofia greca e sul Cristianesimo non sono più considerate importanti. Le altre visioni tradizionali sono logore e contraddette dalle scienze naturali. Le concezioni del valore sono state quasi estromesse dall’ambito della ricerca filosofica. Di conseguenza, la società odierna è piena di confusione. La speranza più profonda è riposta nell’avvento di una nuova visione, capace di stabilire valori assoluti e rinfrescare simultaneamente i sistemi di valori tradizionali. Essa dovrà essere in grado di debellare il materialismo e guidare lo sviluppo scientifico nella sua corretta prospettiva. Infatti, valore e fatto sono in rapporto tra loro come songsang e hiongsang: proprio come songsang e hiongsang sono uniti negli esseri esistenti, anche valore e fatto sono originalmente uniti. L’Assiologia dell’Unificazione si propone per l’appunto di rispondere a queste esigenze del nostro tempo.
Note: L’Assiologia: Una Teoria del valore
(1) Genesi 1:28.
(2) Il termine “autonomia del Principio” identifica la forza che guida ogni essere nella creazione a crescere automaticamente fino alla sua piena maturità (Esposizione …, op. cit., pag. 46).
(3) La genuinità, o veridicità, è qualità diversa dalla verità: consiste nell’incarnare la verità o essere vero.
(4) Nel Pensiero dell’Unificazione, l’amore è, in effetti, un valore, ma non è un altro tipo di valore come la genuinità, la bontà e la bellezza. L’amore è la base di questi tre valori ed è l’elemento in comune tra loro. Così, più forte sarà il livello dell’amore, sia da parte del datore sia del ricettore, più forte sarà anche la loro esperienza dei valori.
(5) Il valore materiale include il sesso come pure il cibo, l’abbigliamento e la casa. In questo caso, il sesso è l’oggetto della vita sessuale (dell’organo riproduttivo), e così fa parte del concetto di valore materiale. Il sesso, il cibo, l’abbigliamento e la casa sono valori perseguiti dalla mente fisica, ma in particolare il sesso corrisponde all’amore (amore sessuale), che è un valore ricercato dalla mente spirituale.
(6) Si veda in proposito il capitolo sulla teoria dell’arte.
(7) Nei discorsi del Reverendo Sun Myung Moon ci sono molti brani che descrivono l’azione soggettiva nella determinazione del valore: “Supponete che il Figlio di Dio vi abbia dato un fazzoletto. Quel fazzoletto varrebbe più dell’oro, più della vita, più di qualunque altra cosa al mondo. Se voi siete veri Figli di Dio, il luogo dove vi coricate, anche il più umile, è una reggia. Così, i nostri abiti non sono un problema, e il posto dove dormiamo non è un problema, perché noi siamo già ricchi, siamo i principi di Dio (New Hope – Twelve Talks by Sun Myung Moon, a cura di Rebecca Salonen, New York, The Holy Spirit Association for the Unification of World Christianity, 1973).
(8) Le tre dimensioni sono i tre stadi del mondo in cui ogni essere vive, muore e si trasforma, cioè la dimensione del desiderio, la dimensione della materia e la dimensione dell’immaterialità rispettivamente. La dimensione del desiderio è la più bassa; chi l’abita è consumato dai desideri del piacere carnale, del cibo e del sonno. La dimensione della materia è posta al di sopra di quella del desiderio e consiste di materia squisita, riservata a chi si è liberato del desiderio. La dimensione dell’immaterialità è lo stadio più elevato, altamente spirituale, che trascende la materia.
(9) Il termine “verità,” usato nell’espressione “verità assoluta,” significa la Parola, o Logos, ed è differente dal termine usato nelle assiologie tradizionali, cioè nel contesto dei valori di verità, bontà e bellezza. Per esprimere quest’ultimo significato di verità, l’Assiologia dell’Unificazione usa il termine “genuinità”.
(10) Dobbiamo riconoscere che un principio universale agisce indipendentemente dalla razza cui appartenete. Potete vedere che l’universo ha certe leggi fondamentali, e chiunque vi contravvenga sarà giudicato di conseguenza, indipendentemente dalla sua razza o statura. Qual è lo spirito di questa costituzione dell’universo? Il suo scopo è proteggere e innalzare gli uomini e le donne che s’impegnano a vivere per gli altri, ed eliminare coloro che sfruttano gli atri e cercano il proprio esclusivo tornaconto. Per questo motivo, possiamo dire che le persone buone sono quelle che vivono per gli altri, e le azioni buone sono quelle che favoriscono gli altri (Sun Myung Moon, God’s Will …, op. cit., pag. 497).
(11) Alla Conferenza Internazionale sull’Unità delle Scienze il Rev. Moon affermò che i valori assoluti vanno perseguiti sulla base dell’amore assoluto.
(12) Vangelo secondo Matteo 22:39.
(13) Vangelo secondo Matteo 5:44.
(14) Vangelo secondo Matteo 7:12.
(15) Vangelo secondo Matteo 5:3-10.
(16) Prima epistola ai Corinzi 13:13.
(17) Epistola ai Galati 5:22-23.
(18) Prima epistola ai Corinzi 8:1.
(19) Prima epistola di Giovanni 4:7-8.
(20) Dopo la Seconda Guerra Mondiale, i paesi meno progrediti ottennero l’indipendenza politica ma, economicamente, continuarono a dipendere dalle nazioni industrializzate e non riuscirono a superare la loro condizione di sottosviluppo. La teoria della Dipendenza interpreta questa situazione come una relazione tra nazioni centrali e periferiche, e vi individua una proiezione su scala internazionale della lotta di classe nella società capitalista. In altre parole, proprio come la classe lavoratrice è sfruttata dalla classe capitalista, così le nazioni meno progredite sono sfruttate dalle potenze industriali attraverso le imprese multinazionali. Perciò, per emergere dalla loro condizione di sottosviluppo, i paesi meno progrediti devono affrancarsi dalle nazioni industrializzate e istituire il socialismo, attraverso modalità quali l’espulsione delle multinazionali, l’abolizione di ogni forma di relazione di dipendenza e il rovesciamento della classe capitalista e autoritaria.
(21) Jen è vera virtù, benevolenza, rispetto reciproco, amore ricambiato, buona volontà, umanità.
(22) La Grande Scienza, una parte delle Memorie sui Riti. Chu Hsi definì I Dialoghi, II Libro di Mencio, Il Giusto Mezzo e La Grande Scienza come i Quattro Classici Cinesi, che sarebbero opera di uno dei discepoli di Confucio.
(23) II Cielo ha prodotto la virtù che è in me (Confucio, l Dialoghi, op. cit.). Ciò significa che le virtù sono un dono del Cielo. Tung Chung-shu disse il Cielo è jen (benevolenza).
(24) Il Buddismo dice che Tath-agata è “colui che viene dal Tathai-a“. Inoltre, un sutra buddista dice che Tath-agata ha il grande cuore pietoso che si trova in ogni essere vivente. Perciò, il Tathai-a può essere considerato la radice della pietà, che è la virtù fondamentale del Buddismo.
(25) Noi crediamo in Dio, e nella rivelazione data a noi, ad Abramo, Ismaele, Isacco, Giacobbe e alle Tribù, e in quella data a Mosè e Gesù, e in quella data ai profeti dal loro Signore: noi non facciamo differenza tra una e l’altra e c’inchiniamo davanti a Dio nell’Islam (Il Sacro Corano, Sura 11, Versetto 136).
(26) Il capitolo iniziale (Sura 1) del Corano contiene i Sette Versetti, che sono chiamati “l’essenza del Corano” e descrivono chi sia Allah.
(27) cfr. il Capitolo 8, La Teoria della Storia.
(28) Secondo Pascal, l’uomo senza fede non può conoscere la vera bontà né la giustizia. Tuffi cercano la felicità, senza eccezioni. Cos’altro proclama questa aspirazione e quest’impotenza, se non il fatto che una volta nell’uomo c’era la vera felicità, della quale non resta ora che un’impronta e una traccia vuota? Nessuno può aiutarlo, giacché questo abisso infinito può essere riempito solo da un oggetto infinito e immutabile; in altre parole, Dio stesso. È il cuore a riconoscere Dio e non la ragione. Questa è la fede: Dio è percepito dal cuore, non dalla ragione (Blaise Pascal, Pensées).
(29) V.P. Tugarinov, I Terni dei Valori nella Filosofia, Dipartimento di Filosofia dell’Università di Leningrado.
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