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Capitolo 8 - La ricerca del significato

Ci sono due tipi di domande a cui gli esseri umani hanno sempre cercato di rispondere; alcune riguardano il mondo che li circonda e altre riguardano se stessi, la loro origine e il loro destino, e il significato della vita.

I primi filosofi greci cercarono di rispondere ad entrambi i tipi di domande, perché consideravano l’uomo inserito nella natura e sapevano che condivideva con essa la stessa origine e lo stesso destino.

Gli astronomi, i matematici, i medici e i filosofi naturali del XVII secolo lasciarono da parte le domande sul significato della vita e sulle cause ultime, e si concentrarono solo su ciò che poteva essere misurato e calcolato. Divennero così i primi scienziati in senso moderno.

I fondatori delle religioni, invece, hanno sempre cercato di dare risposte alle domande sull’origine, la destinazione e il significato dell’esistenza umana.

In questo capitolo, cercheremo di trovare risposte alle domande sul significato della vita umana e dell’universo, basandoci sul principio dell’universalità delle interazioni reciproche - o legge del dare e ricevere - nonché sui movimenti circolari e sui cicli che esistono in natura.

Cercheremo anche di conciliare le visioni scientifiche, filosofiche e religiose relative al significato ultimo (o finale) dell’universo.

1. Il fallimento della scienza nel dare un significato alla vita umana

Qualcosa in cui la scienza ha fallito completamente è stato nel dare un senso all’esistenza dell’universo e della vita umana.

Per questo motivo, la scienza non è stata in grado di aiutare le persone a risolvere i problemi pratici delle relazioni umane all’interno della famiglia, della società, della nazione e del mondo, non riuscendo così a contribuire alla piena felicità degli esseri umani.

Oggi anche la «verità scientifica» è oggetto di una profonda crisi, perché tutte le fasi della ricerca sono impregnate da credenze e supposizioni teoriche molto diverse, e i fatti e gli esperimenti possono sempre essere interpretati in vari modi.

Le teorie scientifiche stanno diventando inutili anche per lo sviluppo della tecnologia, che è l’aspetto più apprezzato della scienza, poiché questa va spesso in una direzione molto diversa da quella prevista dagli scienziati teorici.

Per superare l’attuale crisi della razionalità scientifica dovrebbe verificarsi un ravvicinamento tra le diverse tradizioni scientifiche, filosofiche e religiose, che si sono separate a partire dall’Illuminismo, lasciando da parte i loro vecchi dogmi e pregiudizi. È necessario che si cerchino e si edifichino dei punti di incontro, che permettano di elaborare una visione più completa e globale, che dia senso sia all’universo che all’esistenza umana, al fine di garantire agli esseri umani benessere e felicità.

La profezia apocalittica della morte termica o del grande congelamento

Il paradigma scientifico più accettato nella scienza fino al XX secolo era il meccanicismo materialista, erede, da un lato, dell’antico atomismo di Democrito, che implicava l’esistenza di atomi primordiali che in modo spontaneo e casuale si raggruppavano dando origine a tutte le cose (che a loro volta potevano essere scomposte o ridotte agli atomi originali) e, dall’altro, del moderno meccanicismo cartesiano, che sosteneva che l’universo fosse come un’enorme macchina o orologio, ma senza l’intervento di un orologiaio.

Alla fine del XIX secolo vengono formulati due principi della termodinamica: il principio della conservazione dell’energia (l’energia non si crea né si distrugge ma si trasforma) e il principio dell’entropia[1]. Sulla base di questi principi i fisici e gli astronomi giunsero alla conclusione che l’universo è destinato alla morte termica, o entropica.

Quindi, la grande macchina dell’universo sarebbe irrimediabilmente condannata a un totale congelamento cosmico dalla legge dell’aumento dell’entropia sulla base del secondo principio della termodinamica, che indica che in qualsiasi macchina che funziona trasformando una fonte di energia in un’altra c’è una dissipazione di energia, e quindi un progressivo deterioramento o disordine.

Questa idea di cicli ripetitivi di creazione e distruzione, vita e morte, generazione e corruzione, è una credenza molto antica, derivata da un’ingenua osservazione dei cicli naturali. Era presente praticamente in tutte le culture primitive, compresa quella greca.

Per esempio, l’idea di Anassimandro della successione di ere creative e distruttive governate dall’amore e dall’odio, simile alle ere cicliche di creazione e distruzione della tradizione indù; la successione di mondi creati e distrutti dal fuoco di Eraclito e degli stoici; e la formazione di infiniti mondi che si avvicendano gli uni agli altri a causa dell’aggregazione e disgregazione degli atomi, secondo i filosofi atomisti.

Il continuo rinnovamento ciclico in natura e l’ipotesi di un generatore di energia nell’universo

Tuttavia, quando osserviamo più attentamente i movimenti circolari e ciclici della natura, vediamo che nell’evoluzione dell’universo non ci sono processi accidentali di inversione su larga scala, né grandi balzi in avanti, né cicli di distruzione o dissoluzione massiva che annullano completamente quanto costruito in precedenza; esiste piuttosto un processo continuo di costruzione di unità o sistemi sempre più grandi e complessi.

I processi reversibili e accidentali che si verificano in natura, come i fenomeni atmosferici causati dal caldo e dal freddo o dalle alte e basse pressioni, oppure la formazione e la dissoluzione spontanea di vortici nei fluidi, hanno un carattere secondario e non svolgono un ruolo importante né nell’evoluzione dell’universo né nel mantenimento della sua coesione o stabilità.

In natura c’è un continuo rinnovamento ciclico. In ogni ciclo c’è una moltiplicazione e creazione di cose nuove.

Questi movimenti ciclici, in forma di spirale, sono processi costruttivi che fanno sì che l’universo progredisca continuamente nella direzione della creazione di sistemi ed esseri sempre più complessi, esattamente il contrario della dissoluzione o della morte termica.

Perché questi innumerevoli processi di rigenerazione ciclica che costituiscono l’universo possano essere mantenuti, è assolutamente necessario che ci sia una fonte di energia, che aggiunga tutta la forza necessaria per la moltiplicazione e la creazione di cose nuove. Se aggiungiamo a questo modello la metafora di un grande generatore di energia o di una mente universale inerente all’energia, avremo un’immagine scientifica dell’origine dell’universo, immagine non molto diversa dalle tradizionali concezioni religiose e filosofiche di Dio quale fonte di amore, spirito ed energia.

L’evoluzione dell’universo va in una direzione opposta al disordine previsto dalla legge dell’aumento dell’entropia

La formazione e l’evoluzione dell’universo non possono essere spiegate dai due principi della termodinamica. Supporre semplicemente che in un punto ci fosse una quantità determinata di energia compressa, che accidentalmente esplose dando origine all’universo, non spiega come quell’energia si sia potuta trasformare e abbia potuto creare sistemi ordinati sempre più complessi, che - contestando sfacciatamente il secondo principio della termodinamica - vadano in una direzione completamente opposta al disordine, alla dissoluzione o alla morte termica, che è la direzione a cui punta la legge dell’aumento dell’entropia.

I fisici e gli astronomi che studiano la formazione e l’evoluzione dell’universo non possono ricorrere, come i biologi, a un insieme di mutazioni del DNA così tempestive e miracolose, o ad una ipotizzata lotta per la sopravvivenza tra particelle e atomi, o tra pianeti e stelle.

Per questo motivo oggi gli scienziati parlano di un universo emergente, innovativo e creativo che ha la capacità di auto-organizzarsi in modo spontaneo e superare così la legge dell’entropia crescente.

Tutti questi contraddittori giochi verbali hanno lo scopo di non cadere nell’eresia scientifica di supporre che ci sia un piano o un progetto dietro l’evoluzione dell’universo.

Il vecchio pregiudizio nella scienza dell’assenza di progetti e fini intenzionali

Questo è un pregiudizio creato non dai primi scienziati, ma dai materialisti meccanicisti del XIX secolo e dai neopositivisti e neodarwinisti del XX secolo. Sono dogmi e pregiudizi che dovrebbero essere abbandonati, soprattutto oggi che, grazie alla fisica quantistica, la materia è «svanita», ed è sempre più evidente che i processi mentali e fisici, o elaborazione di informazioni ed energia, vanno sempre di pari passo e sono inseparabili.

L’ipotesi che abbiamo sostenuto, di un Logos o progetto cosmico, può spiegare meglio l’evidente direzionalità dell’universo e la progressiva formazione di sistemi sempre più complessi.

Nonostante il forte pregiudizio scientifico contro i progetti e gli scopi intenzionali, questi sono così evidenti nel mondo organico che i biologi darwiniani non hanno altra scelta che ammetterli; poi cercano di superare lo scoglio parlando in modo incongruo di progetti sofisticati e squisiti non ideati da alcuno, o di una teleologia interna, o teleonomia, non progettata da nessuno.

La visione di un Logos che ha diretto l’evoluzione dell’universo può anche dare un senso alla nostra esistenza che non sia così sterile e desolante come l’affermare che siamo qui per puro caso, che siamo il prodotto di scontri casuali tra amminoacidi, che il senso della nostra vita è lottare tra di noi per il sostentamento e alla fine essere mangiati dai vermi.

2. L’universo ha un significato?

In modo poetico, Ibn Gabirol sottolinea che tutte le cose dell’universo si muovono verso l’unione e la concordia:

In generale, tutte le cose, diverse e separate, sia quelle superiori che quelle inferiori, cioè gli individui, le specie, i generi, le diversità, le sostanze e gli accidenti e tutti gli opposti e i contrari si muovono verso l’unità, desiderano la concordia, cercano l’unione, perché, anche se sono divise, sono unite, e pur essendo diverse, concordano su qualcosa che le tiene insieme e le fa concordare, e la radice comune di questo è che l’unità supera tutto, è diffusa in tutto ed è il redentore di tutto.[2]

Il carattere direzionale dell’universo

La scienza attuale ammette ormai che sia la formazione dell’universo che l’evoluzione degli esseri viventi hanno un marcato carattere direzionale, che va dalle cose più piccole alle più grandi, e dalle cose più semplici agli esseri più complessi, come sottolinea molto bene Sheldrake, e come riconosce un biologo darwiniano prestigioso come Dobzhansky:

Il processo evolutivo cosmico ha una direzione, una freccia del tempo. (...) Proprio come un embrione passa attraverso una serie di stadi, ognuno dei quali forma la base per il successivo, così fa il cosmo evolutivo. Non ci poteva essere vita biologica finché non c’erano pianeti... non c’erano galassie e stelle finché non c’erano atomi di materia, e non c’erano atomi di materia finché non erano nate le loro particelle costitutive.[3]

L’evoluzione nel suo insieme ha avuto senza dubbio una direzione generale, dal semplice al complesso, dalla dipendenza alla relativa indipendenza dall’ambiente, ad una sempre maggiore autonomia degli individui, (...) e infine un aumento della coscienza.[4]

Scopo dei movimenti circolari

I movimenti circolari o i cicli regolari e stabili che esistono in natura evidentemente non sono apparsi per caso. Il senso comune ci dice che il caso può produrre solo movimenti caotici, irregolari e instabili. Le cause diretta di questi movimenti circolari naturali sono le interazioni di forze o gli scambi reciproci di elementi tra coppie di entità complementari. Poiché le interrelazioni reciproche richiedono uno scopo comune per il loro mantenimento e continuità, è ragionevole pensare che tutti questi movimenti circolari e cicli della natura abbiano uno scopo.

Questo scopo o obiettivo è, in generale, l’esistenza, la stabilità, la coesione, l’unità, l’armonia, la cooperazione, la moltiplicazione, il progresso e lo sviluppo dei sistemi naturali.

L’unione di tutte le parti in un tutto armonioso

Se nell’universo ci fossero solo movimenti caotici e irregolari che cambiano continuamente direzione, si potrebbe giungere alla conclusione che tutto sia il risultato di incidenti casuali o fortuiti e che l’universo non abbia alcuna direzione o significato definito.

Tuttavia, esiste una quantità imbarazzante di molteplici tipi di movimenti ciclici o circolari in tutte le sfere e livelli dell’universo, il cui scopo ovvio è quello di assicurare l’esistenza e la coesione di entità individuali e di raggruppare e organizzare queste entità in sistemi di unità sempre più grandi, garantendo anche l’unità, la coesione e la stabilità dell’insieme.

La direzione di questi molteplici tipi di movimenti circolari è verso l’unificazione o l’unione di tutte le parti in un tutto armonioso, ivi inclusa l’unione armoniosa e pacifica di tutti gli esseri umani come una grande famiglia, attraverso relazioni di scambi reciproci di amore, conoscenza, beni e servizi, e anche l’unione e l’armonia dell’intera umanità con altri organismi viventi e cose della natura. Questa visione costruttiva e globale della direzione e del significato dell’universo è più in linea con le attuali tendenze olistiche di molte branche della scienza.

La «conclusione positiva» della freccia del tempo dei cicli naturali

La freccia del tempo di questi movimenti circolari o ciclici della natura, basati sul principio dell’universalità delle interazioni reciproche, punta più a raggiungere un’armonia globale tra tutti gli esseri umani e di questi con la natura, piuttosto che alla loro distruzione o dissoluzione.

Questa visione si adatta meglio alla visione di un fine felice o di un regno di pace e giustizia dell’antica tradizione semitica, così come a tutte le utopie sociali e politiche che sono sorte in quasi tutte le culture, e che sono state l’espressione di una delle più antiche e desiderate aspirazioni dell’umanità nel corso della sua storia.

È anche d’accordo con l’attuale tendenza alla globalizzazione di tutti gli aspetti della cultura, o alla crescente interdipendenza reciproca tra tutti i popoli e le nazioni, così come con la maggiore consapevolezza ecologica di sentirsi parte del pianeta Terra, che è un grande organismo vivente interconnesso che dobbiamo curare e proteggere.

Da un punto di vista umano, questa visione è certamente più calda e piena di speranza di quella di un universo freddo, senza direzione né senso, prodotto da eventi fortuiti e destinato a una morte catastrofica o termica imminente o futura.

Il principio dell’universalità delle interazioni reciproche, o legge del dare e ricevere, indica che è l’amore il senso ultimo della vita e dell’universo

Questo principio dell’universalità delle interazioni reciproche può dare significato anche alla vita umana. La massima aspirazione dell’essere umano è essere felice, e questa felicità si ottiene attraverso relazioni armoniose e stabili di scambi reciproci di amore, conoscenza, cura e beni tra gli esseri umani.

Nessuno che sia solo o isolato, che non si relazioni con qualcuno o qualcosa, può essere felice o sentirsi soddisfatto. Pertanto, si potrebbe dire che lo scopo o il significato della nostra vita è essere felici stabilendo molteplici relazioni reciproche armoniose e stabili con altri esseri umani, con gli altri organismi viventi e con gli esseri inanimati della natura.

Quindi, il principio dell’universalità delle interazioni reciproche, o la legge del dare e ricevere, indica che è l’amore il senso ultimo della vita e dell’universo.

L’amore universale è la forza motrice dell’universo

Poeti e mistici di tutte le culture ed epoche, come Leone Ebreo, hanno espresso la convinzione che l’amore universale è la forza fondamentale che crea, muove e tiene insieme tutto l’universo:

Sofia: Veramente nel mondo, l’amore non solo si trova in ogni cosa comune, ma è imperativo, perché nessuno può essere felice senza amore.

Filone: Non solo la felicità mancherebbe se l’amore fosse assente, ma il mondo non esisterebbe né ci sarebbe nulla in esso, se non ci fosse l’amore.

Sofia: Perché così tante cose?

Filone: Perché il mondo e le sue cose esistono nella misura in cui è un tutto unito e collegato con tutte le parti alla maniera delle membra di un individuo.

Se non fosse così, la divisione causerebbe la sua totale scomparsa, e poiché l’amore è l’unica cosa che permette all’universo di essere unito alle sue varie parti, ne consegue che l’amore è la causa dell’esistenza del mondo e di tutte le cose in esso.[5]

Il senso ultimo dell’universo è l’unione di tutti gli esseri e le cose attraverso l’amore

Secondo Sun Myung Moon, la forza dietro le innumerevoli relazioni di dare e ricevere che costituiscono l’universo è la forza dell’amore che ha origine nel cuore, che è la parte più profonda della mente di Dio e degli esseri umani. Pertanto, il significato ultimo dell’universo è quello di realizzare l’unione di tutti gli esseri e le cose attraverso l’amore:

Tutte le cose create esistono all’interno del sistema di coppie di relazioni soggetto-oggetto.

Perché è così? Poiché tutti gli esseri creati sono in grado di sviluppare il loro amore in misura assoluta, esistono in un sistema di coppia soggetto-oggetto per poter dare e ricevere e raggiungere l’unità attraverso l’amore. Non c’è una sola cosa che sia stata creata al di fuori di questo principio. Ogni cosa è nata dall’amore.[6]

Il cerchio che unisce l’inizio e la fine, l’alfa e l’omega

Il risultato finale o globale dell’universo deve essere simile e in qualche modo presente nell’origine da cui deriva. Così, l’origine, intesa come la fonte dell’amore e dell’energia, deve includere l’essenza del tutto, essere presente in esso e rappresentarlo.

Quindi, amare l’insieme dell’umanità e della natura equivale ad amare Dio. In cambio, si sarà amati da tutti e da Dio. È come chiudere un cerchio che è iniziato con l’origine dell’universo e il cui processo di evoluzione è culminato nell’essere umano, che è l’osservatore che può conoscere, apprezzare, valorizzare e amare l’universo intero e, così facendo, può ricollegare tutte le cose all’origine. Questa visione che costituisce un cerchio che unisce l’inizio e la fine, che dà senso all’esistenza, è qualcosa di comune nelle antiche tradizioni filosofiche e religiose. Sun Myung Moon lo spiega come segue:

Su cosa si baserebbe il motivo fondamentale del movimento dell’universo? Non si muoverebbe incentrato sull’uomo o sulla donna, e nemmeno su Dio stesso.

Il motivo che può muovere Dio e l’universo non è altro che l’amore. Perciò si dice che l’amore è il principio e la fine. In 1 Corinzi 13:13 è scritto: «Ora, dunque, queste tre cose rimangono: fede, speranza, amore; ma la più grande di esse è l’amore». Perché dovrebbe essere così? Questo punto non è mai stato spiegato completamente.[7]

Il senso della vita è sperimentare la massima gioia o felicità possibile attraverso le relazioni d’amore

L’eterna aspirazione dell’uomo è essere felice, e la massima felicità si ottiene attraverso relazioni d’amore armoniose e stabili con altri esseri umani. Nessuno che viva da solo o isolato, senza rapporto con altri esseri umani, può essere felice.

Pertanto, anche il senso comune ci dice che lo scopo o il significato della nostra vita è quello di sperimentare la massima gioia o felicità possibile attraverso relazioni d’amore con altri esseri umani e la natura.

Per questo motivo, le storie d’amore sono state il soggetto più ricorrente e affascinante di tutte le opere di poesia, letteratura, cinema e arte. E i grandi esempi di amore e sacrificio di eroi, eroine o santi sono ciò che ha mosso moltissime persone ad ammirarli, venerarli ed emularli.

L’unico controllo su se stesso che l’essere umano ammette volontariamente è quello basato sull’amore

Inoltre, l’unico controllo su se stesso che l’essere umano accetta con gioia e volontariamente è un controllo basato su una relazione d’amore. Per le persone che amiamo profondamente siamo disposti a fare qualsiasi cosa, senza sentirci schiavi o dominati da loro.

In questo senso, il principio dell’unione dell’umanità attraverso un amore universale completa e qualifica il principio precedente dell’universalità dell’ordine naturale e sociale, stabilendo che l’unità tra gli esseri umani deve essere basata principalmente su relazioni d’amore. Se, per mantenere l’ordine sociale, si dà più importanza alle leggi, alle norme morali, alla differenziazione delle posizioni, dei ruoli e delle funzioni, si ottiene solo un ordine freddo, inospitale, autoritario e rigido.

Ciò ripugna profondamente alla natura umana, perché gli esseri umani nel profondo del loro cuore desiderano vivere sperimentando la piena gioia e felicità in un’atmosfera calda e affettuosa creata da relazioni armoniose di scambi reciproci di amore, attenzione e affetti profondi.

Principio del fine ultimo

In base a tutto ciò, possiamo enunciare questo dodicesimo principio generale della natura sul significato dell’universo e della vita umana, che completa il principio dell’ordine sostenendo che l’unità e la coesione tra gli esseri umani devono essere basate principalmente su relazioni d’amore volontarie, responsabili e creative.

  1. «Principio del significato o fine ultimo dell’universo, visto come l’unione di tutti gli esseri umani quale un’unica grande famiglia globale, l’unione dell’umanità con il resto della natura, e l’unione dell’intero universo con la sua origine o Dio, attraverso un amore universale, che rende possibile il benessere e la piena felicità di tutta l’umanità. Ciò pur mantenendo l’autonomia e l’individualità unica delle persone e delle famiglie, così come le caratteristiche uniche e differenziate dei diversi gruppi etnici, popoli e culture del mondo»

[1] Il concetto di entropia è molto complesso; possiamo però fornire alcune approssimazioni. Ad esempio, in ogni macchina o sistema alimentato da qualunque fonte di energia, si produce una continua dissipazione di energia (che viene cioè dispersa e non può essere riutilizzata) sotto forma di calore. Ciò porta ad un aumento dell'entropia nell’ambiente, fino a raggiungere a lungo andare una situazione di equilibrio termico tra il sistema e l'ambiente. Nel nostro caso, considerando l’intero universo come un ambiente chiuso in cui avvengono scambi termici, secondo questa teoria si arriverà ad una temperatura uniforme in tutti i suoi punti, cosa che impedirà qualsiasi reazione e movimento.

[2] Ibn Gabirol, La fonte della vita.

[3] Rupert Sheldrake, La rinascita della natura.

[4] T. Dobzhansky, «El azar y la creatividad en la evolución», in Estudios sobre la filosofía de la biología, F. J. Ayala y T. Dobzhansky, Ariel, Barcellona, 1983, p. 397.

[5] Leone Ebreo, Dialoghi di amore.

[6] Sun Myung Moon, Speech Collection Books, Seul, HSA-UWC, 209-89, (27 novembre 1990).

[7] Ibid., 185-157, (8 gennaio 1987).

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