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Capitolo 6 - L’individuo e il tutto: interconnessione, interrelazione e interdipendenza

Nelle scienze fisiche e biologiche, c’è sempre stato un dibattito tra riduzionisti e olisti; i primi sostengono che le cose dovrebbero essere spiegate riducendole alle loro parti più semplici, gli altri sottolineano che i sistemi e gli organismi hanno le loro proprie leggi o scopi che non possono essere spiegati dalle singole parti.

Questo stesso dibattito si verifica nelle scienze sociali tra coloro che favoriscono un individualismo metodologico, che pensano che sia necessario partire dai desideri, dalle preferenze o dalle scelte razionali degli individui per spiegare la società, e i funzionalisti, che sostengono che le strutture e le istituzioni sociali hanno leggi e scopi propri che influenzano e condizionano gli individui.

Un dibattito quasi identico si verifica nel campo dell’etica tra coloro che mettono in evidenza la coscienza, l’autonomia e i diritti individuali e quelli che, invece, sottolineano i doveri verso la comunità, che in politica si traduce nel dibattito tra liberali e socialisti, o tra individualisti e comunitaristi.

In questo capitolo, cercheremo di studiare in primo luogo le caratteristiche uniche degli individui in relazione a una natura comune condivisa; in secondo luogo, cercheremo di capire come gli individui interagiscono con il tutto; e in terzo luogo cercheremo di vedere se in natura ci sono principi che possono armonizzare la visione individualista e quella olistica, che sembrano apparire opposte e contraddittorie.

1. Natura comune e individualità unica

La natura ci ha rivestiti di due persone, una comune e una particolare

Cicerone spiega la natura comune e l’individualità unica nei suoi termini in questa citazione:

Dobbiamo anche riflettere sul fatto che la natura ci ha, per così dire, rivestiti di due persone: una comune, per cui tutti partecipiamo della ragione e di quella nobiltà con cui superiamo l’irrazionale, da cui risulta la conoscenza per comprendere gli obblighi e mantenere il decoro; e l’altra particolare, che è come l’emblema di ogni individuo.

Perché come osserviamo nei corpi tanta diversità, che alcuni sono appositamente predisposti per la loro leggerezza a correre, altri per la loro forza a combattere, e allo stesso modo nei volti, in alcuni la grazia e in altri una serietà maestosa; così anche nelle anime ci sono dissimilitudini ancora maggiori.[1]

Oltre a condividere una natura ampiamente omogenea, ogni singolo essere umano ha caratteristiche peculiari e uniche. Tra i miliardi di persone sulla terra, non si possono trovare due persone esattamente identiche.

Anche se tutti hanno occhi, naso e bocca, le diverse dimensioni, colore, disposizione e proporzione relativa tra questi stessi elementi rendono unico il volto di ogni individuo.

Allo stesso modo, anche se tutti possediamo le stesse capacità mentali, desideri di base e creatività, ci sono differenze di temperamento e di talento che fanno sì che ognuno di noi possieda una personalità unica.

Per esempio, si può vedere che ci sono persone più sensibili ed emotive dotate di talento artistico; altre più intellettuali con interessi scientifici; e altre più volitive con un’inclinazione per le attività pratiche.

Così, ogni individuo ha costituzione fisica, sembianze, temperamento, talenti e personalità unici e irripetibili.

La natura comune negli esseri umani

Aspetti mentali e corporei

Come tutti gli esseri viventi e le cose dell’universo, tutti gli esseri umani possiedono una natura comune, essenziale e fondamentale che consiste in un aspetto mentale e uno corporeo.

Uomini e donne

Allo stesso tempo, siamo differenziati in uomini e donne. Qualcosa di simile accade con il maschio e la femmina degli animali, o lo stame e il pistillo nelle piante.

Una natura comune mentale e materiale

Tutti noi abbiamo una natura comune fondamentalmente omogenea che si compone di un aspetto mentale e di uno corporeo. Per quanto riguarda l’aspetto corporeo, abbiamo tutti gli stessi organi e arti, cioè occhi, naso, bocca, orecchie, testa, tronco, mani e gambe, e le stesse necessità fisiche, come respirare e mangiare il cibo. Nell’aspetto mentale possediamo anche le stesse capacità di pensare, sentire e prendere decisioni, così come gli stessi desideri fondamentali di conoscere, apprezzare la bellezza e agire correttamente.

In altre parole, abbiamo tutti lo stesso livello di processi mentali. Questi processi mentali sono precisamente quelli che ci permettono di avere un ampio margine di autonomia o libertà, e una grande inventiva o creatività, che si esprime nella capacità di comunicare attraverso un linguaggio articolato e in tutte le produzioni e creazioni culturali, tecniche, scientifiche, artistiche e normative.

La differenziazione in uomini e donne nell’umanità

Gli esseri umani, come la maggior parte degli esseri viventi, si differenziano anche in uomini e donne, ma questa differenziazione non è di tipo qualitativo, perché - nonostante le differenze biologiche e psicologiche tra loro - sia gli uomini che le donne hanno esattamente le stesse capacità mentali, autonomia, creatività, desideri, aspirazioni e necessità fisiche di base.

L’universo esiste sotto forma di coppie complementari maschili (yang) e femminili (yin) affinché possano unirsi dando e ricevendo amore ed essere felici insieme

Secondo Sun Myung Moon:

Quando studiamo l’universo, vediamo che tutti gli esseri esistono formando relazioni reciproche tra il maschile (yang) e il femminile (yin). Questo vale in tutti i casi.

A livello dei minerali, il legame tra ioni positivi e negativi forma le molecole. Nelle piante, l’esistenza e la propagazione avvengono attraverso la cooperazione tra stame e pistillo.

Questa dualità è ancora più marcata negli animali. Gli uccelli, i mammiferi e tutti gli altri tipi di animali esistono come maschio e femmina. Infine, noi esseri umani, che siamo la più alta creazione di Dio, siamo differenziati in uomini e donne. (…)

Per quale scopo Dio ha creato l’universo con la dualità? Il Creatore ha creato tutto sotto forma di maschile e femminile in modo che potessero unirsi dando e ricevendo amore. Tutte le specie si moltiplicano e perpetuano la vita attraverso atti d’amore.[2]

Mascolinità e femminilità, e differenze tra uomini e donne

A differenza della filosofia tradizionale cinese che tende a sostanzializzare i concetti di Yang e Yin qualificando, per esempio, l’uomo come Yang e la donna come Yin, nel Pensiero di Unificazione Yang e Yin sono attributi o qualità secondarie presenti, in misura maggiore o minore, negli aspetti corporali e mentali sia dell’uomo che della donna, e di altri esseri e cose.

Così, la mascolinità e la femminilità che caratterizzano l’uomo e la donna non possono essere identificate direttamente con gli aspetti Yang e Yin della mente e del corpo (chiarezza/oscurità, lucidità/vaghezza, gioia/tristezza, attivo/passivo, forte/debole, duro/molle, concavo/convesso, ecc.). E tanto meno è possibile usare queste qualità opposte per giustificare una differenza di valore o di dignità dell’uomo e della donna, come avviene nelle filosofie e culture antiche.

Come si può dunque definire il carattere maschile o mascolinità e il carattere femminile o femminilità in relazione agli aspetti Yang e Yin?

Aspetti corporei

A livello biologico o corporeo, nonostante una costituzione biologica comune abbastanza omogenea, ci sono evidenti differenze tra uomini e donne, come le differenze cromosomiche, gli ormoni e, soprattutto, gli organi sessuali, oltre ad altri aspetti del corpo femminile adeguati al suo ruolo di maternità e allevamento dei figli.

Quindi si può dire che, sebbene ci siano attributi Yang e attributi Yin sia nel corpo dell’uomo che della donna, vi è una proporzione relativamente maggiore di attributi Yin nel corpo della donna e di attributi Yang nel corpo dell’uomo.

Aspetti mentali

Nell’aspetto mentale, sia l’uomo che la donna hanno le stesse capacità intellettuali, emotive e volitive, così come gli stessi desideri e aspirazioni di base per acquisire conoscenze, apprezzare la bellezza e agire bene, e avere relazioni amorose con i loro cari. E, naturalmente, entrambi hanno la stessa dignità e valore come esseri umani. Tuttavia, ci sono alcune differenze qualitative rispetto agli aspetti Yang/Yin delle loro facoltà mentali.

Per fare alcuni esempi, generalmente l’intelletto maschile si concentra su questioni di portata generale, o nel sintetizzare principi sempre più universali, mentre l’intelletto femminile è orientato più verso l’analisi delle circostanze e dei dettagli concreti.

Inoltre, gli uomini hanno più capacità di elaborazione visivo-spaziale e abilità nella gestione dei numeri, mentre le donne hanno più capacità di elaborazione verbale e linguistica[3].

Per quanto riguarda i sentimenti, le donne sono più empatiche e hanno maggiore capacità di esprimere i propri sentimenti di gioia e tristezza, ad esempio, con risate e pianti, mentre l’uomo è meno portato ad esprimere le stesse emozioni. C’è anche una differenza qualitativa tra l’amore della madre, più disposto alla comprensione e incondizionato verso i suoi figli, e l’amore del padre, più esigente e condizionato dalla realizzazione delle proprie aspettative verso di loro.

Per quanto riguarda gli aspetti volitivi, l’uomo mostra una volontà più aggressiva, impulsiva e indipendente, e la donna mostra una maggiore delicatezza, riflessione e dipendenza nelle sue decisioni.

Pertanto, si potrebbe dire che il carattere femminile, o femminilità, è un’espressione differenziata e qualificata degli aspetti Yang/Yin della mente umana, con una certa impronta Yin. E il carattere maschile, o mascolinità, è un’altra espressione differenziata e qualificata delle stesse sfaccettature Yang/Yin della mente umana, con una certa impronta Yang.

I caratteri maschile e femminile sono opposti e allo stesso tempo complementari, il che fa sì che uomini e donne sentano una grande attrazione e un fascino reciproco, che permettono loro di aiutarsi e sostenersi a vicenda.

Tuttavia, allo stesso modo in cui ci sono aspetti Yang/Yin nell’uomo e nella donna, in entrambi coesistono anche alcuni aspetti maschili e femminili. Carl Jung affermò che nella psiche dell’uomo ci sono qualità femminili allo stato latente (anima), e nell’anima della donna c’è una parte maschile allo stato latente (animus).

A parte le considerazioni generiche sul carattere maschile e femminile, si può osservare che ci sono uomini con un marcato carattere maschile e altri più sensibili e femminili. Ci sono anche donne delicate e femminili e altre più forti o virili. Lo stesso si può dire dei tratti maschili e femminili della mente. Tutti gli uomini e le donne hanno la capacità di sviluppare i tratti che sono i punti di forza dell’altro sesso. Per questo motivo, ci sono numerosi esempi di donne che hanno eccelso in tutti i campi della scienza, delle arti, della religione, dell’economia e della politica.

L’uomo e la donna possono dimorare nel cuore dei loro partner e formare un’unità inseparabile perché in entrambi ci sono aspetti maschili e femminili latenti

Secondo Sun Myung Moon, Dio può dimorare nel cuore dell’uomo e della donna perché, raccogliendo in sé l’essenza della mascolinità e della femminilità, ha un profondo cuore paterno e materno.

Inoltre, marito e moglie possono formare un’unità inseparabile perché in entrambi ci sono aspetti maschili e femminili latenti:

Nell’uomo c’è una natura femminile latente, mentre nella donna c’è una natura maschile latente. (...) Poiché Dio possiede caratteristiche duali [di maschile e femminile], può dimorare sia nella donna che nell’uomo. Allo stesso modo, nonostante le loro rispettive caratteristiche predominanti, i mariti e le mogli possono dimorare l’uno nel cuore dell’altro in virtù delle caratteristiche duali latenti in loro. Essi costituiscono un’unità e sono inseparabili.[4]

Dimensione divina e cosmica dell’amore coniugale

Secondo il Pensiero di Unificazione, l’unione di marito e moglie ha un enorme significato divino e cosmico:

In primo luogo, marito e moglie rappresentano ciascuno una delle caratteristiche duali di Dio, lo yang e lo yin. Di conseguenza, la loro unione coniugale significa la manifestazione di Dio.

In secondo luogo, l’unione originale di una coppia rappresenta lo stadio finale della creazione di Dio, che esprime il completamento della creazione dell’universo. Lo scopo ultimo di Dio nella creazione dell’universo è la creazione di esseri umani che abbiano il giusto dominio su tutte le cose.

In terzo luogo, marito e moglie rappresentano in origine la metà del genere umano. Nella coppia il marito rappresenta l’umanità maschile e la donna l’umanità femminile. Quindi, la loro unione rappresenta l’unità di tutta l’umanità.

In quarto luogo, in origine, marito e moglie rappresentano ciascuno metà della famiglia mondiale. All’interno della famiglia, il marito rappresenta tutti gli uomini e la moglie rappresenta tutte le donne. Così, la loro unione rappresenta la perfezione della famiglia.

Vista da questa prospettiva, l’unione amorevole di marito e moglie significa la manifestazione di Dio in quella famiglia e il completamento della creazione dell’universo. Mostra anche l’unità del genere umano e la perfezione della famiglia. Quindi, l’unione tra marito e moglie è davvero un’unione preziosa e sacra con valore divino.[5]

La natura comune in altri esseri e cose

Quando scendiamo al livello degli animali superiori e in generale del resto degli esseri viventi, possiamo vedere che tutti gli organismi viventi condividono una natura comune, quella di possedere un aspetto mentale e uno materiale; natura che può persino estendersi al mondo delle molecole, degli atomi e delle particelle.

La differenza sta nel fatto che man mano che si scende nella scala degli esseri viventi, anche i processi mentali scendono ad un livello inferiore. Per esempio, si può ragionevolmente supporre che gli animali superiori possano avere un certo grado di coscienza, una certa capacità di comprensione, giudizio e scelta, e anche una sensibilità emotiva e affettiva.

Mancano però di coscienza autoriflessiva e di ragione, nel senso kantiano del termine. Cioè della capacità più intuitiva e riflessiva di fare inferenze e dedurre da casi specifici principi e leggi generali.

Per questo motivo, si può notare che l’autonomia e la creatività degli animali è profondamente diversa da quella degli esseri umani, come dimostra la loro incapacità di elaborare un linguaggio articolato e di emulare le grandi produzioni tecniche, scientifiche e artistiche umane. E, come per gli esseri umani, c’è una differenziazione tra maschio e femmina negli animali, tra stame e pistillo nelle piante, e tra protoni ed elettroni negli atomi.

Differenze tra gli esseri umani e le altre creature

Ci sono curiose e significative differenze tra gli esseri umani e gli animali. Noi abbiamo maggior autocoscienza e capacità mentale rispetto agli altri esseri; è singolare però che, alla nascita, ci troviamo in uno stato di maggior bisogno di attenzioni, cura e protezione rispetto agli altri esseri, e rimaniamo in tale stato per un periodo considerevole.

La natura ci ha fornito pochissimi istinti innati, quindi abbiamo bisogno di seguire un processo di apprendimento attraverso l’educazione e l’esperienza; al contrario gli animali hanno, quasi dal momento della nascita, forti e marcati istinti innati, caratteristici della loro specie. Grazie a queste caratteristiche possono cavarsela da soli molto prima dell’uomo, senza dover ricevere un’educazione specifica o imparare dall’esperienza. Fromm sottolinea questo fatto:

L’uomo nasce senza equipaggiamento per l’azione appropriata che l’animale possiede; egli dipende dai suoi genitori per un tempo più lungo di qualsiasi animale, e le sue reazioni all’ambiente circostante sono meno rapide e meno efficaci di quanto lo siano le azioni istintive regolate automaticamente.

Attraversa tutti i pericoli e le paure che questa mancanza di equipaggiamento istintivo implica. Eppure, questa stessa impotenza dell’essere umano è la base da cui scaturisce lo sviluppo dell’umanità; la nostra debolezza biologica è la condizione per lo sviluppo della cultura umana.[6]

Cioè, questa indipendenza precoce degli animali - che apparentemente costituisce un vantaggio iniziale - più oltre diventa uno svantaggio, perché la loro vita è in gran parte condizionata dai loro istinti profondi e innati. Ciò è palese nei modelli di comportamento degli animali, che di solito sono periodici e ripetitivi. Basti pensare alle modalità di procacciamento del cibo, di accoppiamento, di costruzione del nido, di accudimento della prole. Diverse per ogni specie ma in ogni specie ripetitive.

Nell’essere umano invece, quell’apparente svantaggio, che implica un’iniziale impotenza e forte dipendenza dovute all’assenza di istinti innati, diventa poi - una volta che apprende attraverso l’educazione e l’esperienza - un grande vantaggio. In questo modo infatti arriva a godere di maggiore indipendenza, libertà, creatività e capacità innovativa non condizionata da istinti ripetitivi innati.

Ci sono profonde differenze tra gli esseri umani e gli animali. Noi siamo stati dotati di una grande autonomia, libertà e responsabilità perché potessimo sviluppare il nostro potenziale in modo creativo e unico.

Come in parte abbiamo già detto, gli animali - a differenza degli esseri umani - non hanno questo potenziale, né la capacità di modellare la propria personalità, perché sono controllati da istinti innati rigidi e ripetitivi. Quindi, il loro valore risiede più nel valore di ogni specie nel suo insieme che nei suoi singoli membri.

Fermo restando quanto sopra, gli animali superiori mostrano alcune caratteristiche individuali uniche, anche se in misura minore rispetto agli individui umani.

Man mano che si scende nella scala degli esseri viventi, però, queste caratteristiche individuali uniche svaniscono fino a lasciar quasi totalmente spazio alle caratteristiche uniche e uniformi della specie.

Nel mondo minerale, le caratteristiche individuali uniche dei materiali sono esattamente identiche alle caratteristiche degli elementi chimici semplici che compongono quel materiale, senza alcuna individualizzazione. Per esempio, un lingotto d’oro puro è esattamente identico a qualsiasi altro lingotto dello stesso minerale.

L’individualità unica e irripetibile degli esseri umani

Qualcosa in cui la tradizione scientifica, filosofica e religiosa coincidono, è nel riconoscere che l’essere umano possiede un valore unico, cioè un’individualità unica e irripetibile.

Pur condividendo una comune natura biologica e psichica, ogni essere umano ha caratteristiche uniche che lo differenziano dal resto degli altri esseri, tanto nella struttura fisiologica o nell’aspetto esteriore quanto nelle sue qualità caratteriali o nei suoi talenti innati, caratteristiche che gli conferiscono un valore straordinario.

Gli esseri umani potrebbero essere paragonati ai pezzi unici, irripetibili e insostituibili di un grande macchinario; ognuno di tali pezzi avrebbe un valore equivalente all’intero macchinario, perché in assenza di uno solo di tali elementi il macchinario non potrebbe funzionare correttamente.

Dal punto di vista spirituale, come affermato nel libro Il Principio Divino, si potrebbe dire che Dio ha creato ogni essere umano con una personalità unica, irripetibile e insostituibile per poterlo amare in modo unico, personale ed esclusivo; proprio nel modo in cui i genitori provano una gioia unica nell’amare ciascuno dei loro figli, che sono per essi tesori unici, irripetibili e insostituibili di valore inestimabile.[7]

A differenza degli animali e delle piante, le cui caratteristiche individuali uniche diminuiscono fino ad essere equiparate alle caratteristiche uniche della specie a cui appartengono, ogni individuo umano ha caratteristiche uniche marcate e irripetibili, come è ben espresso nella seguente citazione del Pensiero di Unificazione:

L’Immagine Individuale manifesta la specifica natura umana in tre modi diversi.

In primo luogo, nella particolarità delle nostre caratteristiche corporee e facciali.

In secondo luogo, nel tipo di comportamento peculiare di ogni persona.

In terzo luogo, nella particolare espressione creativa di ognuno. Ciò non si riferisce solo alla creatività artistica, ma anche ad ogni tipo di attività attraverso la quale esprimiamo la nostra capacità creativa.

Dio si compiace quando guarda ogni singolo essere umano perché ogni persona esprime ai Suoi occhi una bellezza unica attraverso le caratteristiche, il comportamento e l’attività creativa.

Questa è la bellezza dell’individualità, che include la bellezza specifica delle caratteristiche, del comportamento e dell’espressione creativa.[8]

Un ammirevole camaleonte

A differenza degli animali, l’essere umano è configurato in modo da potersi modellare - in modo libero e responsabile - sviluppando i propri potenziali talenti innati.

L’uomo è come un camaleonte o un diamante grezzo, che ha la responsabilità di modellarsi o perfezionarsi per creare un’opera d’arte unica, come dice Pico Della Mirandola nel suo famoso Discorso sulla Dignità dell’Uomo:

Non ti ho dato, Adamo, né un posto determinato, né un aspetto tuo proprio, né alcuna prerogativa tua, perché quel posto, quell’aspetto, quelle prerogative che tu desidererai, tutto appunto, secondo il tuo voto e il tuo consiglio, ottenga e conservi. La natura determinata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte.

Tu te la determinerai, da nessuna barriera costretto, secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà ti consegnai. Ti posi nel mezzo del mondo, perché di là tu meglio scorgessi tutto ciò che è nel mondo.

Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che tu avessi prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori, che sono i bruti; tu potrai rigenerarti, secondo il tuo volere, nelle cose superiori che sono divine. (...) Chi non ammirerà il nostro camaleonte? O piuttosto chi ammirerà qualsivoglia altro [essere] di più? [9]

Il DNA e l’influenza delle circostanze ambientali

Questa personalità unica di ogni individuo, la cui base genetica risiede nel carattere unico del suo DNA, non si perde nonostante l’influenza delle circostanze ambientali.

Durante il periodo di crescita di una persona, è evidente che il clima e il luogo in cui vive, il cibo che mangia e altre circostanze ambientali influenzano la sua costituzione fisica, ma ciò che l’ambiente non può fare è convertire una persona in un’altra. Le persone sono facilmente riconoscibili per la loro espressione facciale unica, nonostante i cambiamenti prodotti dal passare del tempo o dalle malattie.

Le condizioni ambientali possono a lungo andare produrre trasformazioni più profonde, come i fenomeni di microevoluzione, o i meccanismi biologici di adattamento all’ambiente, che sono stati quelli che hanno dato origine alle differenze tra le razze umane. Nemmeno questi cambiamenti, però, hanno alterato le caratteristiche uniche della specie umana o quelle di uno qualunque dei suoi componenti.

Per questo è assurdo parlare - come facevano i darwinisti sociali e i nazisti - di razze superiori e più evolute e di razze meno sviluppate per giustificare guerre e colonialismo, affermando che si trattava di processi di selezione naturale o di lotta per la sopravvivenza del più adatto. Tutte le persone, qualunque sia il colore della loro pelle, possiedono una natura umana equivalente e un’individualità unica di uguale valore.

L’influenza dell’educazione e delle circostanze sociali

Durante l’Illuminismo, l’idea che fosse l’educazione a formare in gran parte il carattere e il modo di essere delle persone divenne ampiamente accettata.

È evidente che le circostanze familiari e sociali, l’ambiente culturale del tempo in cui si vive, gli studi e l’educazione ricevuti, il lavoro svolto e le esperienze personali influenzano la formazione del carattere o della personalità degli esseri umani. Ciò, tuttavia, non fino al punto di modificare l’inconfondibile e unica individualità congenita. Inoltre, dobbiamo tener conto del fatto che l’essere umano ha sufficiente autonomia e creatività per non lasciarsi influenzare dagli altri, per prendere le proprie decisioni e persino per cambiare le proprie circostanze sociali.

Questo tipo di idee illuministe, portate all’estremo, fecero credere ai dittatori comunisti come Stalin che le persone fossero completamente condizionate dal sistema sociale, e che potevano essere eliminate se rifiutavano di cooperare con la rivoluzione, con la stessa tranquillità con cui si stermina il bestiame afflitto da una malattia infettiva.

Inoltre, i biologi darwiniani attuali cercano di omologarci con gli animali - negando il valore della nostra individualità unica e speciale dignità - ignorando o minimizzando le enormi differenze che esistono tra le altre specie e la nostra. In questo modo è più facile per essi affermare che deriviamo da un antenato comune a quello delle scimmie. La conseguenza di questo modo di pensare è che corriamo il rischio di diventare delle cavie nelle loro mani, sia a livello individuale che a livello sociale.

La speciale dignità e il valore intrinseco di ogni persona

Ognuno di noi possiede caratteristiche individuali uniche, peculiari e irripetibili, ed è un essere dotato di grande autonomia, libertà e responsabilità per poter sviluppare il proprio potenziale in modo creativo e unico. Per questo ogni essere umano ha sempre percepito di avere una speciale dignità e un grande valore intrinseco come persona, e non solo come membro di una specie. Questa convinzione è il fondamento su cui si basa la difesa dei diritti umani moderni.

Quindi, ci sono ragioni sufficienti per mantenere valido il presupposto che l’essere umano è stato dotato di una personalità unica e insostituibile, e di conseguenza portatore di una dignità speciale e di un valore intrinseco come individuo. Questo presupposto ha implicazioni etiche molto importanti per l’essere umano, certamente molto più del presupposto che siamo solo un’altra specie animale.

Siamo esseri con la capacità di eseguire processi mentali di livello superiore e con un più elevato grado di autocoscienza

La speciale dignità e il valore intrinseco che distingue l’essere umano dal resto delle creature e degli oggetti, da un punto di vista scientifico può essere riconosciuto per il fatto che, pur condividendo una natura biologica molto simile a quella degli altri esseri viventi, l’essere umano si distingue per la sua capacità di realizzare processi mentali di livello molto superiore (capacità di concettualizzare, di dedurre leggi generali, fare discorsi, ecc.) e per il fatto di possedere un più elevato grado di autocoscienza (capacità di riflettere su se stessi). E anche per il fatto che gli esseri umani hanno il più alto grado di autonomia, libertà e creatività per perseguire i propri obiettivi e trasformare il proprio ambiente rispetto a tutte le altre specie.

Siamo esseri con capacità di parola, dialogo, libertà e responsabilità

Il valore intrinseco e la dignità umana, da una prospettiva filosofica puramente razionalista o umanistica, è riconosciuto dal fatto che ogni uomo ha una natura comune a tutto il genere umano in cui spicca la ragione; questa natura dona a ciascuno di noi, a differenza degli animali, la capacità di parlare e dialogare con altri esseri umani, e di essere dotati di libertà e responsabilità per sviluppare il proprio carattere e dirigere la propria vita.

La speciale dignità e il valore sacro delle persone dal punto di vista spirituale

Dal punto di vista spirituale, tutte le religioni condividono la convinzione che tutti gli esseri umani possiedono una speciale dignità e un valore sacro o divino.

Secondo la tradizione biblica, questo valore sacro deriva dal fatto che sono stati creati come figli di Dio a Sua immagine e somiglianza; secondo altre tradizioni, il valore sacro degli esseri umani deriva dal fatto che ciascuno di essi è portatore di un logos, o anima, che è una parte o scintilla dello stesso e comune Logos, Tao o Spirito Assoluto, e cioè della Realtà Ultima o Principio Cosmico che governa l’universo.

Per tutte queste ragioni, abbiamo sempre percepito che ogni essere umano ha una speciale dignità e un grande valore intrinseco come individuo, e non solo come generico membro della specie umana.

Questa consapevolezza della speciale dignità degli esseri umani è il fondamento dei concetti di uguaglianza e libertà dell’uomo, così come dell’attuale difesa dei diritti umani.

Principio dell’identità unica

Da tutto quanto precede, possiamo formulare questo sesto principio generale della natura, che è la base della credenza nel valore intrinseco, speciale e unico di ogni persona e dei suoi diritti umani innati.

  1. «Principio di sussistenza e conservazione dell’identità unica degli individui e delle specie, nonostante il cambiamento, la trasformazione, la crescita e lo sviluppo. Questa identità unica nel caso degli esseri umani si esprime in ogni persona sotto forma di personalità e di caratteristiche individuali uniche e irripetibili, che è ciò che dà loro una dignità speciale e un valore innato; nel caso di altri esseri viventi e delle cose, l’identità si manifesta nelle caratteristiche uniche della loro specie o classe».

2. Interconnessione, interrelazione e interdipendenza tra tutte le entità individuali dell’universo

Questo assunto, difeso nell’antichità dagli stoici, è oggi corroborato dalla scienza ed è anche un postulato essenziale del Pensiero di Unificazione, come è chiaro da queste citazioni di Marco Aurelio, Paul Davies e Sun Myung Moon:

Medita spesso sulla coesione di tutto ciò che esiste nel mondo e sulle strette relazioni che le cose mantengono tra loro. In un certo senso, tutte le cose sono intrecciate tra loro e così sono anche gli amici. Si reggono a vicenda grazie all’impulso del movimento e al respiro comune e all’unione della sostanza.[10]

Da dove vengono le miriadi di galassie, stelle e pianeti, i cristalli e le nuvole, gli organismi viventi? Come si sono disposti in un’interdipendenza così armoniosa e ingegnosa? Il cosmo, la sua impressionante immensità, la sua ricca diversità di forme, e soprattutto la sua unità coerente, non possono essere accettati semplicemente come un fatto irrazionale.[11]

Nell’universo tutto è collegato e correlato, dalle cose più piccole alle più grandi.[12]

Dalle cose più piccole alle più grandi

Quando si osserva il processo di formazione ed evoluzione dell’universo, si può vedere chiaramente come le singole entità si uniscono e formano gruppi di unità sempre più grandi.

Per esempio, le particelle subatomiche chiamate leptoni e quark furono unite da interazioni di forze, formando così i diversi tipi di particelle, che sono fondamentalmente i protoni e i neutroni (che costituiscono il nucleo degli atomi) e gli elettroni (che formano una nube elettronica attorno al nucleo).

Le particelle vennero poi nuovamente portate ad unirsi tra di loro da interazioni di forze attrattive e repulsive costituendo così diversi tipi di atomi, a partire dal più semplice, l’atomo di idrogeno, che è composto da un protone e un elettrone.

Più tardi, i diversi tipi di atomi si unirono tra loro grazie ai legami chimici, costituendo così molecole dalle più semplici alle più complesse.

Questi elementi chimici poi si unirono in ammassi più grandi, come le stelle e i pianeti che costituiscono le unità di base dell’universo, oltre ad altri corpi celesti come satelliti, comete, asteroidi o meteoriti, una grande massa di materia interstellare composta da gas, ghiaccio e polvere, e molteplici flussi di diversi tipi di radiazioni e di plasma.

Poi, stelle e pianeti si unirono grazie all’equilibrio tra forze centrifughe e centripete sulla base di campi gravitazionali, dando origine ai sistemi planetari. Come nel caso del nostro sistema solare, che è una struttura ordinata di pianeti che ruotano sul proprio asse mentre girano intorno al sole.

Ma, oltre a ciò, si può osservare che il sistema solare, insieme ad altri sistemi solari, gira intorno ad un ammasso di stelle che si trova al centro della nostra galassia, costituendo un’unità più grande o una struttura organizzata a forma di spirale che è la nostra galassia.

Dalle cose più semplici agli esseri più complessi

Nell’universo non c’è solo questa catena di entità individuali che costituiscono unità sempre più grandi in senso quantitativo e spaziale - che vanno dalla scala microscopica delle sub particelle alla scala macroscopica delle galassie - ma c’è anche un’altra gradazione ordinata in senso qualitativo, che parte da unità o sistemi semplici e sale lungo una scala di organismi sempre più organizzati e complessi.

L’atomo di idrogeno, formato da un protone e da un elettrone, è l’elemento più semplice e più abbondante nell’universo. Quest’ultimo, infatti, si stima sia composto, in massa, per il 71-73% circa di idrogeno, seguito dall’elio (due protoni e due elettroni) per il 25-27% circa. Il che significa che tutti gli altri elementi concorrono alla composizione dell’universo per poco più del 2%.[13] Curiosamente, questa composizione della materia nell’universo è simile alla composizione del sole.

Si suppone che all’interno delle stelle si siano originati i nuclei degli atomi degli elementi più pesanti, che poi si sono uniti formando strutture molecolari sempre più complesse.

I principali elementi che sono apparsi in ordine di complessità - e che sono anche i più abbondanti - sono elio, ossigeno, azoto, carbonio e ferro.

Tutti questi elementi sono i materiali di base necessari per costruire e mantenere l’esistenza delle cellule e degli esseri viventi.

L’idrogeno è la fonte di energia o combustibile dell’universo, poiché l’energia rilasciata dal sole e dalle stelle - così necessaria per gli organismi viventi - proviene dalla fusione nucleare dell’idrogeno, che viene lentamente consumato e convertito in elio.

I principali gas dell’atmosfera terrestre, anch’essi vitali per gli organismi viventi, sono azoto, ossigeno e anidride carbonica, quest’ultima composta da un atomo di carbonio e due di ossigeno.

L’acqua, che è una molecola composta da due atomi di idrogeno e uno di ossigeno, è un componente essenziale delle cellule e degli organismi.

Il carbonio è l’atomo fondamentale di tutte le strutture molecolari complesse, come gli idrati di carbonio e le proteine che costituiscono il materiale essenziale o i mattoni delle cellule e degli organismi.

Poi, dalle strutture molecolari più complesse - attraverso interazioni guidate o organizzate per mezzo di campi vitali - sono state create le cellule. In primo luogo, sotto forma di virus, batteri e organismi unicellulari.

Una cellula, nonostante le sue dimensioni microscopiche e l’aspetto di una goccia d’acqua, è in realtà un sistema più complesso del sistema solare. È composta dal nucleo, il cui componente essenziale è il DNA - una molecola elicoidale complessa di acido desossiribonucleico, che contiene l’informazione genetica dell’essere vivente - e dal citoplasma.

Una cellula è il costituente o il mattone di base degli esseri viventi e, allo stesso tempo, è anche la fabbrica e la catena di montaggio degli stessi, grazie alla sua capacità di dividersi e moltiplicarsi.

Così, in seguito, organismi multicellulari sempre più complessi si sono formati dalla divisione e moltiplicazione di una cellula staminale o embrione.

Questi organismi viventi sempre più complessi sono costituiti da diversi organi e tessuti che agiscono insieme, e ciascuno di essi svolge una funzione specifica necessaria per la vita dell’intero organismo.

Tutti gli organismi viventi sono integrati nel sistema globale formato dal sole e dalla terra, la cui dimensione terrestre è comunemente chiamata biosfera e che funziona tramite la cooperazione o gli scambi tra elementi minerali e organismi viventi, come i cicli di acqua, ossigeno e anidride carbonica.

Diversi livelli di organismi viventi formano colonie integrate in una grande varietà di ecosistemi organizzati, in cui i minerali servono da cibo per le piante e i vegetali, e questi a loro volta servono da cibo per gli animali erbivori i quali, a loro volta, servono da sostentamento ai predatori.

Si può anche osservare che, man mano che gli organismi viventi diventano sempre più complessi, hanno una maggiore autonomia e creatività, esprimendo così livelli più elevati di autocoscienza e di processi mentali.

Questo processo ha il suo culmine negli esseri umani, che sono gli organismi viventi più complessi, e che possiedono i più alti livelli di processi mentali e di autocoscienza, così come il massimo grado di autonomia, libertà e creatività.

La centralità degli esseri umani

Anche se abbiamo una dimensione microscopica se paragonata alle dimensioni delle galassie, e anche se abitiamo un piccolo pianeta parte di una delle innumerevoli galassie del cosmo, possiamo considerarci come il frutto ultimo dell’evoluzione dell’universo.

Questo perché siamo i sistemi organizzati della massima complessità, una complessità di gran lunga superiore a quella dei sistemi galattici; abbiamo inoltre un livello di processi mentali che ci qualifica per occupare quella posizione centrale come «osservatori» che hanno la capacità di conoscere, studiare e valutare l’universo nel suo insieme. Ciò è espresso molto bene ne Il Principio Divino:

Se non ci fossero persone che apprezzano l’universo, questo potrebbe essere paragonato ad un museo senza visitatori. Gli oggetti esposti in un museo raggiungono il loro vero valore e sono custoditi come reliquie storiche solo quando ci sono persone che li apprezzano, li amano e se ne compiacciono.

È la loro relazione con gli esseri umani che dà valore alla loro esistenza. Se non ci fosse nessuno ad apprezzarli, che senso avrebbe la loro esistenza? Lo stesso vale per l’universo, i cui signori sono gli esseri umani. (…)

Le diverse cose della creazione entrano in relazione reciproca con uno scopo comune quando gli esseri umani scoprono l’origine e la natura della materia, e quando identificano e classificano le piante e gli animali dell’acqua, della terra e dell’aria, e tutte le stelle del cielo.[14]

«Il cosmo è un insieme appositamente progettato, che ha la vita e l’umanità come obiettivo e scopo fondamentale»

Il biologo Michael J. Denton ha questa stessa opinione e parla della rinascita dell’antica concezione dell’uomo quale microcosmo:

Tutte le prove disponibili nelle scienze biologiche sostengono la proposizione centrale della teologia naturale tradizionale - che il cosmo è un insieme appositamente progettato, che ha la vita e l’umanità come obiettivo e scopo fondamentale, un tutt’uno in cui tutte le sfaccettature della realtà, dalla dimensione delle galassie alla capacità termica dell’acqua, hanno il loro significato e spiegazione in questo fatto centrale.

Quattro secoli dopo che la rivoluzione scientifica aveva apparentemente distrutto irrimediabilmente il posto speciale dell’uomo nell’universo, bandito Aristotele e reso obsoleta la speculazione teleologica, il flusso inarrestabile di scoperte ha virato radicalmente a favore della teleologia e del progetto, e la dottrina del microcosmo è rinata.[15]

La metafora dell’uomo quale fine ultimo, centro e microcosmo dell’universo

In effetti, oggi si sta ristabilendo la visione classica antica dell’uomo come fine ultimo, centro e microcosmo dell’universo. Questo perché, anche se l’uomo non vive - come si credeva in passato - al centro dell’universo, ci sono indicazioni che egli ne è il centro per la sua complessità, perché ha inclusi in sé tutti i livelli inferiori e perché sembra che l’universo sia stato costituito così com’è affinché gli esseri che potevano conoscerlo e apprezzarlo potessero comparire e vivere in esso.

Pertanto, non è irragionevole attribuire un valore cosmico e sacro ad ogni essere umano, come molti filosofi hanno intuitivamente sostenuto fin dall’antichità, come risulta dalle seguenti citazioni:

L’uomo è un mondo in miniatura. (Democrito)[16]

L’uomo è una cosa sacra per l’uomo. (Seneca)[17]

L’uomo è l’intermediario di tutte le creature, collegato ai superiori, re degli inferiori, per l’intuizione dei suoi sensi, per la penetrazione indagatrice della sua ragione, per la luce della sua intelligenza, interprete della natura, intersezione dell’eternità stabile con il tempo che scorre, e cupola del mondo. (Pico della Mirandola) [18]

Ciascun uomo è l’immagine in miniatura di Dio. (Manilio)[19]

Per questo l’uomo è chiamato microcosmo, perché c’è in lui una somiglianza con tutto l’universo. Mentre il suo corpo è nella scala del mondo corporeo, la sua anima è nel rango del mondo spirituale.

In questo senso i filosofi, definendo la filosofia, hanno detto che la filosofia è la conoscenza dell’uomo, della sua anima, poiché a partire dalla sua propria conoscenza l’uomo conosce la totalità (dell’esistente). (Ibn Saddiq)[20]

Un singolo essere umano è più prezioso dell’universo. Il valore di ogni persona è infinito, perché essa è creata come partner d’amore di Dio. (Sun Myung Moon)[21]

Ogni essere umano è un piccolo universo, il microcosmo del grande universo della creazione di Dio. Dio, la Sorgente del grande universo, è anche la sorgente della nostra energia. Come piccoli universi individuali, ognuno di noi sta alla presenza del grande universo e riceve la sua energia nel proprio cuore. Così, siamo collegati a una fonte di energia senza fine, e di conseguenza siamo dotati di valore cosmico. (Sun Myung Moon)[22]

Ciò che ha un prezzo può essere sostituito da qualcosa di equivalente; d’altro canto, ciò che è al di sopra di ogni prezzo [l’essere umano] e quindi d’altra parte, ciò che è al di sopra di ogni prezzo [l’essere umano] e che, quindi, non ammette nulla di equivalente, ha una dignità. (Kant)[23]

In che modo meraviglioso è stato creato e configurato l’uomo, quando si penetra nel suo vero essere... e nella sua grandezza - pensate a questo - che non vi è nulla in cielo o in terra che non si trovi nell’uomo. (Paracelso)[24]

Tutte le entità individuali sono interdipendenti e interrelate, e formano una catena di individui sempre più grandi e complessi costituendo così l’intero cosmo, che è quindi simile ad un grande individuo

Una prima conclusione da trarre da queste osservazioni è che gli individui non esistono in modo isolato o completamente indipendente.

Tutte le entità individuali sono interdipendenti l’una dall’altra e sono correlate e interconnesse, e formano una catena di individui sempre più grandi e complessi.

Una seconda conclusione è che il concetto di individuo è relativo, poiché le entità individuali formano altre unità o individui più grandi; questi sono composti appunto da tali entità individuali che continuano a mantenere la propria esistenza e individualità e una certa propria indipendenza.

Pertanto, si potrebbe dire che l’universo è formato da una catena di individui che, pur mantenendo la propria individualità e una certa indipendenza, si uniscono e formano altri individui sempre più grandi e complessi, fino a formare l’intero cosmo che è come un grande individuo o un grande organismo.

La metafora della somiglianza del cosmo con un grande individuo

La visione dell’universo come un cosmo ordinato che assomiglia ad un grande individuo è anche un concetto comune a tutte le tradizioni culturali, filosofiche e religiose del passato.

Siamo le membra di un grande corpo. (Seneca)[25]

Devi sapere che questo universo, considerato nel suo insieme, costituisce un’unica individualità, e niente di più; voglio dire che il globo del cielo supremo, con tutto il suo contenuto, è, senza dubbio, un individuo. (Mosè Maimonide)[26]

Tutto l’Universo è un individuo, cioè come una persona, e ognuno degli esseri corporei e spirituali, eterni o corruttibili, è un membro e una parte di questo grande individuo. (Leone Ebreo)[27]

Quando raggiunse un tale grado di conoscenza, scoprì che l’intera sfera celeste, così come ciò che conteneva, era come una cosa sola, unita e intrecciata nelle sue parti... e che il tutto assomigliava molto a un individuo. (Ibn Tufayl)[28]

A casa nell’universo di plasma

Curiosamente, i più recenti modelli scientifici cosmologici, come i modelli dell’universo di plasma, coincidono nel considerare l’universo come un grande corpo interconnesso. Recenti scoperte rivelano che gli spazi apparentemente vuoti dell’universo sono intervallati da grandi correnti interstellari e intergalattiche di materia oscura ionizzata - principalmente composta da ioni di idrogeno, elettroni liberi e altri tipi di radiazioni o sub particelle - che viene designata con il nome generico di plasma.

Queste grandi correnti interstellari di materia elettrificata, generate da enormi campi magnetici che a loro volta generano i propri sottocampi, formano filamenti o stringhe giganti che collegano le stelle all’interno di una galassia e anche a galassie diverse. Quindi, l’intero universo sarebbe molto simile a un grande organismo organizzato e interconnesso da campi magnetici invisibili che generano enormi fiumi o correnti di plasma energetico, sotto forma di filamenti o stringhe giganti che interconnettono tra loro stelle e galassie. [29]

Questa visione, che mostra che c’è una grande somiglianza o analogia tra la struttura dell’universo e quella del nostro stesso corpo, ci fa sentire più «a casa» rispetto alla fredda sensazione di solitudine e isolamento che ispirava la visione scientifica tradizionale, che ci considerava come un insignificante, microscopico granello di polvere alla deriva in un immenso spazio vuoto.

La doppia dimensione, individuale e relazionale (sociale), di tutti gli esseri e le cose dell’universo

Una terza conseguenza di queste osservazioni è che tutte le entità individuali sembrano avere una doppia dimensione: una individuale e un’altra relazionale o sociale. Sono, cioè, entità individuali che mantengono la loro propria esistenza e hanno un certo grado di indipendenza, ma anche entità relazionali o sociali interdipendenti e interconnesse tra loro.

Gli esseri umani, pur avendo una forte dimensione individuale, sono anche esseri relazionali o sociali con una forte tendenza naturale e innata a vivere in comunità, formando famiglie, tribù, clan, società e nazioni.

Oggi, possiamo vedere come queste comunità e nazioni, che nel corso della storia avevano vissuto in isolamento, sono sempre più interdipendenti e tendono alla formazione di una comunità globale attraverso un processo di globalizzazione di tutti gli aspetti della cultura.

3. Scopo individuale e scopo per l’insieme

Come è chiaro da questa citazione di Sun Myung Moon, l’affermazione che tutti gli esseri sono interconnessi da questi due scopi è un presupposto essenziale del Pensiero di Unificazione:

Tutti gli esseri sono interconnessi attraverso un insieme di scopi duali. Al centro di ogni entità, ci sono due scopi.

C’è lo scopo relativo al suo carattere interno [mente] che cerca il bene dell’insieme più grande, e c’è lo scopo relativo alla sua forma esterna [corpo] che cerca la propria conservazione e comfort.[30]

Il fine particolare e il fine per l’insieme

L’esistenza di questi fini duali, espressi in vari termini, è anche un presupposto ampiamente condiviso da molte tradizioni filosofiche e religiose. Generalmente, si basa sulla convinzione che l’universo sia come un grande organismo o corpo, le cui parti soddisfano sia un fine particolare che un fine per il tutto o bene comune. Leone Ebreo esprime questo punto in modo poetico:

L’intero universo è un individuo, cioè, come se fosse una persona, e ciascuno degli esseri... è un membro e parte di quel grande individuo, essendo stato prodotto tutto di lui e di ciascuna delle sue parti da Dio per un fine comune per l’insieme e un fine particolare di ciascuna delle parti...

Il fine del tutto è la perfezione unitaria dell’universo, progettata dal divino architetto. Il fine di ogni parte non è solo la perfezione della parte stessa, ma è anche il servire con rettitudine alla perfezione del tutto... Per questo fine comune è stata creata, ordinata e dedicata ogni parte, più che per il fine particolare... Per questo è più felice per ciò che è comune che per ciò che è proprio, esattamente come avviene in un individuo umano, nel quale la perfezione di alcune delle sue parti, come l’occhio o la mano, non consiste esclusivamente e fondamentalmente nell’essere bello l’occhio o la mano, né nel fatto che l’occhio veda sufficientemente o la mano compia molte arti, ma sta prima di tutto nell’occhio che vede e nella mano che compie ciò che è adatto al beneficio di tutta la persona. [31]

Tutte le entità individuali si uniscono per formare unità di individui sempre più grandi

Osservando l’universo, si può vedere che entità individuali più piccole si uniscono e formano unità o individui ogni volta più grandi. Le particelle si uniscono e formano atomi; gli atomi si uniscono di nuovo e formano strutture molecolari sempre più complesse, che sono la base di tutti i tipi di materia inorganica e organica.

Tutti gli organismi viventi sono costituiti da cellule che, oltre ad avere una vita propria, svolgono funzioni che mantengono la vita dell’intero organismo.

La terra è come un grande organismo ogni parte del quale svolge una funzione per renderla un luogo stabile e abitabile. Inoltre, la terra, come gli altri pianeti, mentre ruota sul proprio asse per garantire la propria stabilità, descrive un’orbita intorno al sole, formando così il sistema solare.

Il sistema solare, come unità, ruota attorno al centro della galassia, costituendo una struttura ancora più grande. In modo simile gli esseri umani, mentre perseguono la soddisfazione dei loro bisogni individuali, si uniscono tra loro nel formare famiglie, comunità, nazioni e comunità di nazioni.

Come potremmo essere tutti interconnessi se esistesse solo il fine individuale della propria sopravvivenza?

Se lo scopo di tutti gli esseri e le cose fosse esclusivamente la propria conservazione, crescita e sviluppo - o la lotta per la sopravvivenza, come dicono i darwinisti - come è possibile che nell’universo tutti gli esseri e le cose siano così interconnessi e collegati?

Come è stato possibile che l’universo fosse costituito da piccole unità che si raggruppano in unità sempre più grandi e complesse per formare un grande organismo interconnesso? Se l’unico scopo delle particelle fosse stato la loro stessa esistenza, perché si sono riunite attraverso interazioni reciproche per formare gli atomi? Se l’unico scopo degli atomi fosse stato quello di mantenere la propria stabilità, perché si sono uniti ad altri atomi tramite legami chimici per formare strutture molecolari?

Se lo scopo delle cellule fosse esclusivamente la propria sopravvivenza, come è stato possibile che si siano formati organismi multicellulari in cui tutte le cellule cooperano per mantenere la vita dell’intero organismo?

Scopo individuale e scopo per l’insieme

È evidente che le particelle sono configurate per conservare la propria stabilità e allo stesso tempo per unirsi e formare atomi. In modo simile gli atomi sono fatti per mantenere il loro legame interno, e allo stesso tempo per unirsi ad altri atomi e formare molecole. Anche gli elementi chimici sono stati configurati in anticipo, non solo per mantenere la loro coesione interna, ma per costituire sistemi solari e galassie.

Nel nostro sistema solare, per esempio, il movimento di rotazione della terra sul proprio asse ha lo scopo individuale di garantire la propria stabilità, mentre il movimento di rivoluzione intorno al sole soddisfa lo scopo comune di mantenere la coesione e garantire la stabilità del sistema solare nel suo insieme.

Inoltre, si può dire che il mondo inanimato, dalle particelle microscopiche alle macroscopiche strutture planetarie, non esiste esclusivamente per garantire la propria esistenza e stabilità, ma è anche preconfigurato per permettere la comparsa di una prima cellula vivente.

Allo stesso modo, le cellule sono state fatte non solo per conservare la propria vita, ma per costituire numerosi e variegati organismi viventi, che sono composti da milioni di cellule.

Per esempio, lo scambio di elementi tra il nucleo e il citoplasma all’interno di una cellula, e tra la cellula e il suo ambiente esterno, ha lo scopo individuale di mantenere la propria esistenza, mentre le loro interazioni con altre cellule all’interno dei vari organi dell’organismo, soddisfano lo scopo comune di mantenere la vita dell’intero organismo.

Gli scopi duali non sono imposti dall’esterno, ma dettati dall’interno della natura stessa di ogni entità

Questi scopi, sia quelli individuali che quelli comuni, non sono imposti o forzati da qualcosa di esterno, ma dettati dall’interno dalla natura stessa o costituzione degli esseri e delle cose, che sono preconfigurati per soddisfarli in modo naturale, come se fossero pezzi fatti per incastrarsi tra loro.

Non solo, ma tutti gli individui sono dotati internamente di forze, impulsi, istinti, desideri o aspirazioni che li muovono a realizzare questi due scopi, in alcuni casi in modo inconscio o automatico, in altri in modo semiconscio o istintivo, e in altri ancora in modo cosciente e volontario.

L’impulso naturale alla cooperazione con l’obiettivo di un bene comune

Nel caso degli esseri umani, l’impulso alla cooperazione con l’obiettivo di un bene comune è naturale e innato come l’impulso di autoconservazione. In questo senso gli antichi filosofi come Aristotele e gli stoici avevano ragione nel dire che l’uomo è un animale sociale e che la natura ha fatto gli uomini uno per l’altro, per collaborare, come se fossero le due mani di uno stesso corpo, o le sue file di denti superiori e inferiori.

Gli esseri umani non sono per natura esseri egoisti che si associano solo per paura o per impotenza, come diceva Hobbes. Il motivo che spinge gli uomini ad associarsi e collaborare non è solo quello di poter soddisfare meglio i bisogni individuali.

L’essere umano ha un desiderio o impulso innato non solo di formare famiglie e comunità, ma anche di essere utile agli altri, di fare cose a beneficio degli altri e di contribuire al bene comune.

Questa tendenza può essere vista anche negli animali, poiché non solo possiedono un istinto di sopravvivenza che li spinge a cercare il cibo, ma hanno anche un istinto sessuale che li induce a riunirsi in coppie e ad avere prole, e un forte istinto materno che li spinge a curare, nutrire e proteggere la loro prole.

Anche le particelle, gli atomi, le molecole, gli elementi chimici, i soli e i pianeti sono spinti da forze interne - in questo caso in modo inconscio e automatico - ad auto-organizzarsi o a formare sistemi sempre più grandi e complessi.

Tutte le creature dell’universo formano un vasto corpo organico intrecciato da questi doppi fini

Inoltre, così come il concetto di individuo è relativo, anche i concetti di scopo individuale e di scopo per il tutto sono relativi.

Poiché ciò che è uno scopo comune ad un certo livello di interazione tra due individui, compie la funzione di scopo individuale dal punto di vista dell’unità superiore o individuo superiore costituito da quegli individui.

E ciò che è uno scopo individuale, quando si scende ad un livello inferiore, è lo scopo comune tra le parti o entità che compongono l’individuo.

Si potrebbe dire che esiste qualcosa come una catena di interazioni e scopi che raggruppano o integrano gli individui in insiemi sempre più grandi. Pertanto questi due scopi, l’individuale e il globale, sono interconnessi e, quindi, inseparabili. In questo modo, tutte le singole entità dell’universo formano un gigantesco individuo o organismo interconnesso da questi due fini.

4. Complementarità tra scopo individuale e scopo dell’insieme

Entrambi gli scopi, sebbene sembrino a prima vista contraddittori, sono in realtà complementari. Ciò è espresso molto bene ne Il Principio Divino:

Nell’ideale di Dio, non può esistere uno scopo individuale che non sostenga lo scopo dell’insieme, né può esistere uno scopo dell’insieme che non garantisca gli interessi del singolo. L’infinita varietà di esseri nell’universo forma un unico vasto corpo organico intessuto di questi scopi duali. [32]

«L’utilità di ogni individuo coincide con quella dell’insieme»

Cicerone spiega ciò negli stessi termini:

Uno solo, dunque, deve essere lo scopo di tutti: che coincida l’utile individuale con quello di tutti, in quanto se ciascuno se lo arrogherà, tutta la società umana andrà in frantumi.

E se la natura prescrive che l’uomo provveda ad un altro uomo, qualunque esso sia, per il fatto stesso che è uomo, ne consegue necessariamente, secondo la stessa legge di natura, che l’utilità di ogni individuo coincide con quella comune. [33]

Un individuo che contribuisce allo scopo dell’insieme alla fine beneficia se stesso, e un insieme che protegge e potenzia gli individui alla fine apporta beneficio a se stesso.

Entrambi gli scopi, sebbene sembrino a prima vista contraddittori, sono in realtà complementari.

Da un lato, il fine immediato dello scopo individuale è quello di assicurare l’esistenza dell’individuo. Così, nel nostro caso, lo scopo individuale ci spinge a soddisfare i bisogni materiali di base per la nostra sussistenza. Ci spinge anche ad acquisire conoscenze e a sviluppare i nostri talenti innati. Tuttavia, il fine indiretto o ulteriore è quello di poter contribuire meglio al soddisfacimento dei bisogni delle nostre famiglie e della nostra comunità.

Se gli individui, spinti da un individualismo estremo, cercano solo il proprio interesse personale, non solo deterioreranno e frammenteranno il tutto, ma alla fine causeranno la propria autodistruzione.

D’altra parte, il fine ultimo dell’insieme è quello di proteggere, beneficiare e servire gli individui. Per questo motivo i genitori - che sono i rappresentanti della famiglia nel suo insieme - sono come servi dei loro figli, e lavorano duramente per mantenerli.

I leader politici - in quanto rappresentanti della società nel suo insieme - dovrebbero essere anche servitori pubblici che lavorano a beneficio di tutti i membri della società. Se l’insieme - o i suoi rappresentanti - abusa della propria autorità, maltratta o elimina gli individui, tale insieme finirà per distruggere se stesso.

Principio degli scopi duali

Questo settimo principio generale della natura può aiutare ad armonizzare le visioni riduzioniste e individualiste con quelle funzionaliste e olistiche, e a ridurre le tensioni e i conflitti di interesse tra individui e comunità affermando la complementarità e la reciprocità dei diritti e dei doveri.

  • «Principio di universalità e complementarità dello scopo individuale e dello scopo dell’insieme. Tutti gli esseri e le cose hanno lo scopo individuale di preservare la propria esistenza e allo stesso tempo hanno lo scopo dell’insieme che li spinge a formare unità sempre più grandi e a contribuire al mantenimento e alla coesione dell’insieme. I due scopi non sono contraddittori ma complementari, perché il fine ultimo del rafforzare e migliorare l’individuo è che l’individuo possa contribuire meglio all’insieme, e il fine ultimo di mantenere e rafforzare l’insieme è quello di proteggere e beneficiare gli individui».

5. L’universalità dell’ordine nella natura e nella società umana

La metafora dell’organismo o sistema per descrivere la società

Le società e le nazioni composte da famiglie assomigliano ad un organismo composto da cellule che, pur conservando la loro esistenza individuale, collaborano tra loro per mantenere la vita dell’organismo come insieme. Sono simili anche al sistema planetario in cui i pianeti, mentre ruotano sui loro assi per mantenere la propria stabilità, ruotano intorno al sole per conservare la stabilità e la coesione dell’insieme.

La differenza tra un organismo, il sistema planetario e la società umana è che nei primi due le posizioni e le funzioni delle singole parti o entità sono fisse, e le loro interrelazioni sono governate automaticamente o istintivamente da leggi meccaniche o biologiche.

Nelle società umane invece - poiché gli esseri umani possiedono un’individualità unica e il più alto grado di autonomia e creatività - le posizioni e le funzioni sociali sono intercambiabili e flessibili, e le interrelazioni tra individui e famiglie sono scambi reciproci di amore, conoscenza, beni e servizi che si svolgono in modo libero, responsabile e creativo.

Non siamo parti di macchine né formiche di un formicaio

Tuttavia, la metafora non deve essere applicata letteralmente ma solo in modo analogico, poiché gli esseri umani non sono né parti di macchine, né tantomeno cellule o formiche che hanno posizioni o funzioni fisse all’interno di una macchina, di un organismo o di un formicaio.

La metafora illustra semplicemente il fatto che gli individui umani sono fatti per adempiere, allo stesso tempo e armoniosamente, lo scopo di preservare la propria esistenza individuale e lo scopo di servire l’insieme.

C’è da notare però che il modo in cui gli esseri umani devono soddisfare questi due scopi è radicalmente diverso da quello del resto delle creature e delle cose.

Infatti, l’individuo umano è fatto per aiutare gli altri o servire la propria famiglia, la comunità, la nazione o il mondo di sua iniziativa, e in modo libero e responsabile.

È in questo aspetto che risiede il valore morale e la superiorità dell’uomo sul resto delle creature e delle cose; infatti, quale valore morale avrebbero i sacrifici che dovessimo fare per il bene comune se vi fossimo costretti con la forza?

L’abuso storico delle metafore organiciste e meccaniciste

Purtroppo, se si studia la storia, lo scopo individuale e lo scopo dell’insieme non sono sempre stati armonizzati. Molte società antiche, che paragonavano letteralmente la società ad un organismo umano, giustificavano le disuguaglianze sociali o la segregazione in classi fisse ed ereditarie, la tirannia, lo sfruttamento del popolo, l’abuso di potere e la privazione delle libertà individuali.

I totalitarismi più recenti, usando la metafora delle macchine sociali governate da inesorabili e ferree leggi che condizionano completamente gli individui, non solo hanno limitato le libertà individuali ma hanno massacrato milioni di persone in nome di un presunto bene comune.

Questi gravi mali sociali si verificano quando i governanti - cioè i rappresentanti dell’insieme - motivati da ambizioni di potere o di grandezza personale, falliscono miseramente nella loro missione di proteggere e valorizzare gli individui. Causano così gravi danni non solo al popolo ma provocano anche, alla lunga, la distruzione dell’ingiusto sistema sociale o regime politico da loro istituito.

La metafora della legge della giungla applicata alla società umana

All’estremo opposto c’è la metafora usata dai darwinisti sociali - profondamente radicata nel capitalismo moderno - che paragona la società ad una giungla in cui individui e imprese lottano per la propria sopravvivenza divorandosi a vicenda, in modo che solo i più forti e più adatti sono destinati al successo, mentre i più deboli e i disabili sono destinati al fallimento e all’estinzione.

È un individualismo estremo ed egoista che corrode e distrugge le famiglie, il tessuto sociale e la società nel suo insieme; esso finisce col corrompere e distruggere gli stessi individui, come si può vedere nelle società democratiche di oggi.

In sintesi, lo scopo individuale e lo scopo dell’insieme non sono due scopi contraddittori in continua tensione o lotta tra loro; sono, al contrario, due scopi complementari e interdipendenti.

Se si realizzano contemporaneamente, possono interlacciare tra loro gli individui, le famiglie, i gruppi sociali e la società nel suo insieme, creando un organismo unito in cui tutte le sue parti cooperano armoniosamente per un bene comune; un bene che ha ripercussioni a beneficio di ciascun individuo.

Principio dell’ordine

In conclusione, possiamo sottoscrivere la validità di questo ottavo principio generale della natura. Esso sostiene che la società umana dovrebbe essere organizzata a somiglianza di un grande organismo o sistema ordinato.

  • «Principio dell’universalità dell’ordine, sia in natura che nella società umana, creato dal mantenimento e dallo svolgimento da parte di ogni singola entità di diverse posizioni, ruoli e funzioni».

6. Interdipendenza e cooperazione reciproca tra i diversi organismi viventi e i sistemi fisici della natura

Non solo gli esseri umani sono integrati nell’intera società umana, gli animali nelle popolazioni e nelle colonie, le cellule negli organismi, e i pianeti e il sole nel sistema solare, ma tutti i sistemi fisici e le comunità di organismi che vivono in natura sono interdipendenti e cooperano tra loro, formando un superorganismo.

Il mondo inanimato composto da atomi, molecole, pianeti e stelle non solo è stato preconfigurato per contribuire in ultima analisi alla stabilità del sistema solare e delle galassie, ma è stato anche progettato per lo scopo ulteriore di creare una nicchia ecologica o culla per la nascita della vita.

Il valore della costante della legge di gravità, la distanza tra la terra e il sole, il valore delle forze di attrazione e repulsione che legano gli atomi, e molti altri valori numerici, hanno reso possibile che alcuni elementi e molecole molto semplici - e curiosamente i più abbondanti - come l’idrogeno, l’azoto, l’ossigeno, il carbonio, l’anidride carbonica e l’acqua, collaborassero in modo sorprendente per creare l’ambiente adatto alla comparsa dei primi microorganismi unicellulari.

La cosa più sorprendente però è che questi primi microrganismi unicellulari collaboreranno attivamente con quegli elementi chimici per trasformare la composizione dell’atmosfera terrestre e del suolo al fine di creare l’ambiente e le condizioni appropriate per la comparsa dei nuovi organismi multicellulari.

L’ipotesi di Gaia

Davies commenta nella citazione seguente la famosa «ipotesi di Gaia» di Lovelock; egli arriva ad affermare che la terra è come un grande organismo vivente che si autoregola:

Lovelock era stato colpito dal fatto che, nel corso delle ere geologiche, la presenza della vita sulla Terra ha profondamente modificato l’ambiente in cui quella stessa vita fiorisce. Per esempio, la presenza di ossigeno nell’atmosfera è un risultato diretto della fotosintesi delle piante. (…)

Questa trasformazione nella composizione chimica dell’atmosfera terrestre è stata una felice combinazione, perché ha corrisposto in modo piuttosto preciso alla crescente produzione di calore del sole. Man mano che il sole diventava più caldo, la coltre di anidride carbonica veniva gradualmente consumata dalla vita.

Inoltre, l’ossigeno produceva uno strato di ozono nell’atmosfera superiore che bloccava i raggi ultravioletti pericolosi. Fino ad allora la vita era limitata agli oceani. Grazie alla protezione dello strato di ozono, la vita fu in grado di prosperare nelle condizioni ambientali della terraferma.

Il fatto che la vita abbia agito in modo tale da mantenere le condizioni necessarie alla propria sopravvivenza e al proprio progresso è un bellissimo esempio di autoregolazione. Che contiene una interessante qualità teleologica. È come se la vita avesse previsto la minaccia e avesse agito per evitarla. Naturalmente, bisogna resistere alla tentazione di supporre che i processi biologici siano stati guidati da cause finali in un modo specifico.[34]

Questa teoria è stata condannata come un’eresia dalla maggior parte dei biologi darwiniani perché, come Lovelock afferma esplicitamente nella citazione seguente, implica che gli elementi chimici e i microrganismi abbiano cooperato per raggiungere uno scopo che andava oltre il loro fine individuale di mantenere la propria esistenza.

Tuttavia, è ormai un fatto accettato da tutti gli scienziati che la costituzione dell’atmosfera e del suolo terrestre è stata il risultato di una cooperazione tra elementi chimici e organismi viventi.

E se c’è stata una cooperazione è evidente che non è avvenuta per caso, o per una selezione naturale prodotta da una lotta per la sopravvivenza tra organismi ed elementi chimici, ma è avvenuta perché dietro tale cooperazione c’era uno scopo ulteriore. In altre parole, è avvenuta perché c’era una forza interiore o un impulso all’interno di entrambe le parti che le ha indotte a realizzare uno scopo a beneficio dell’insieme:

L’ipotesi Gaia, quando l’abbiamo esposta negli anni ‘70, presupponeva che l’atmosfera, gli oceani, il clima e la crosta terrestre fossero in uno stato adatto alla vita grazie al comportamento degli stessi organismi viventi. (...) Per molti scienziati, Gaia era un concetto teleologico che doveva essere previsto e pianificato dal biota.

Come potevano batteri, alberi e animali riunirsi per decidere quali fossero le condizioni ottimali?

Come potevano gli organismi mantenere l’ossigeno al livello del 21% e la temperatura media a 20oC? Non rilevando alcun meccanismo di controllo a livello planetario, negarono la sua esistenza come fenomeno e affermarono che l’ipotesi di Gaia era teleologica.

Questa fu la loro decisione definitiva. Nel mondo accademico le spiegazioni teleologiche [basate sul disegno intelligente, quindi intenzionale] sono un peccato contro lo spirito santo della razionalità scientifica; negano infatti l’oggettività della natura.[35]

La terra è come un grande organismo vivente intercorrelato in cui minerali, piante e animali collaborano nella comparsa delle forme di vita superiori

Come spiega Lovelock nel suo libro Le età di Gaia, usando l’esempio dei cicli dell’ossigeno e dell’anidride carbonica, tale cooperazione tra mondo minerale, vegetale e animale è avvenuta e avviene continuamente in natura. Tra piante, animali e minerali ci sono relazioni costanti di cooperazione reciproca e scambi di elementi. Le piante assorbono i minerali dalla terra e li trasformano in materia organica con l’aiuto dell’energia solare, mediante la fotosintesi, mentre assorbono l’anidride carbonica dall’atmosfera e rilasciano ossigeno.

Gli animali si nutrono della materia organica prodotta dalle piante e respirano assorbendo l’ossigeno che queste rilasciano. In cambio, rilasciano l’anidride carbonica di cui le piante hanno bisogno e, quando muoiono, arricchiscono il suolo di nutrienti organici che servono come fertilizzante per le piante.

Oltre a ciò, le piante con fiori colorati dalle forme appariscenti attirano gli insetti che le aiutano nel loro processo di fecondazione trasportando il loro polline e ricevendo in cambio il loro nettare.

È evidente che - anche se gli animali si nutrono di piante - tra vegetali e animali non c’è lotta per la sopravvivenza; al contrario, si scambiano elementi, hanno bisogno gli uni degli altri e, come dice Lovelock, gli uni non potrebbero esistere senza gli altri.

In effetti, le piante non sono fatte solo per la loro sopravvivenza individuale, o solo per la loro specie o per tutto il mondo vegetale, ma per servire il mondo animale, e il mondo animale non è fatto per se stesso ma per servire il mondo vegetale.

E mondo minerale, vegetale e animale sono fatti per il fine ultimo di servire gli esseri umani. Infatti, tutti e tre questi mondi hanno collaborato per trasformare la terra e creare circostanze favorevoli alla nostra comparsa.

«L’evoluzione assomiglia ad una creazione artistica. Il suo capolavoro è l’uomo»

Proprio come i microrganismi hanno collaborato con i gas per creare una nicchia o ambiente per le piante, e le piante hanno aperto la strada ai primi animali terrestri, così le diverse specie, emerse in modo scaglionato, hanno collaborato e preparato il terreno e i mezzi per la comparsa degli esseri umani. Questi sono il frutto ultimo di quell’evoluzione, come ammette lo stesso Dobzhansky, convinto sostenitore della teoria darwiniana: «L’evoluzione assomiglia ad una creazione artistica. Il suo capolavoro è l’uomo». [36]

Ciò può essere visto dalla direzione dell’evoluzione, in cui appaiono gradualmente organismi con livelli crescenti di coscienza e processi mentali, e con una crescente autonomia e creatività fino a culminare nell’essere umano.

La terra è come il ventre di una grande madre

Quindi, si potrebbe affermare che lo scopo ulteriore del mondo minerale, vegetale e animale è stato quello di creare l’ambiente e le condizioni necessarie per la comparsa della specie umana.

Ciò comunque non significa che l’essere umano sia il dominatore che può sfruttare o usare a proprio arbitrio il resto degli esseri viventi, come purtroppo ha fatto finora. Piuttosto, tra gli esseri umani e la natura ci dovrebbe essere cooperazione e interdipendenza reciproca.

In altre parole, la terra, le piante e gli animali sono fatti per servire gli esseri umani e, d’altra parte, gli esseri umani sono fatti anche per servire e prendersi cura della terra e degli altri esseri viventi.

Potremmo dire che la terra è come il ventre di una grande madre e che noi viviamo al suo interno assimilando e assorbendo continuamente i suoi elementi. Pertanto, se facciamo del male a quel ventre, facciamo del male a noi stessi.

Il mondo naturale è come un grande organismo interconnesso e interdipendente in cui tutte le parti collaborano svolgendo una funzione vitale per la sopravvivenza e la felicità dell’insieme.

L’insieme del mondo naturale - in cui siamo integrati - è come un grande organismo interconnesso e interdipendente in cui tutte le parti collaborano svolgendo una funzione vitale per la sopravvivenza e la felicità dell’insieme.

Per questo motivo, quando una parte viene distrutta o deteriorata, il resto dell’organismo ne subisce le conseguenze. Per esempio, se contaminiamo l’atmosfera, i fiumi, i mari e la terra, o distruggiamo le foreste e le specie animali, noi stessi ne subiamo le conseguenze.

Gli animali e le piante non sono macchine o cose, ma sono esseri che hanno un certo grado di coscienza e intelligenza molto simile alla nostra. Hanno i loro fini individuali e quelli di tutta la loro specie.

Pertanto, dovremmo trattarli come se fossero nostri fratelli o cugini; dovremmo persino cercare di comunicare con essi. E dovremmo sacrificarli solo per uno scopo superiore, come soddisfare i bisogni umani fondamentali, non per motivi egoistici, per piacere o per motivi di profitto.

Gli esseri umani come frutto finale, capolavoro e centro dell’universo, la cui missione è quella di prendersi cura della terra e vivere in armonia con il resto degli esseri viventi

Questa visione concorda con la maggior parte delle tradizioni religiose e filosofiche del passato che considerano gli esseri umani come il frutto ultimo dell’universo e li collocano in una posizione privilegiata come figli di Dio e signori della creazione; la loro missione è amare, curare e vivere in armonia con tutte le creature della natura. Questa visione è ben illustrata nelle seguenti citazioni dal Principio Divino e da discorsi tenuti da Sun Myung Moon:

Siamo inebriati dalla bellezza del mondo naturale e sperimentiamo il rapimento dell’unione mistica. Ciò avviene perché noi siamo il centro delle nature interiori di tutte le cose che esistono nel mondo naturale. Gli esseri umani sono quindi stati creati come centro dell’universo, e il luogo in cui Dio e gli esseri umani diventano completamente una sola cosa è il centro del cosmo.[37]

Per realizzare l’ideale dell’amore, Dio ha fatto tutte le creature e ha posto gli esseri umani al centro dell’universo. Siamo chiamati i signori della creazione perché abbiamo il privilegio di ricevere per primi l’amore di Dio. Poi, come rappresentanti del Dio dell’amore, siamo nella posizione centrale, agendo per il bene di tutto il mondo creato. [38]

[1] Cicerone, De officiis.

[2] Sun Myung Moon, Speech Collection Books, Seul, HSA-UWC, 201:204-05, (9 aprile 1990).

[3] Per un approfondimento sulla fondatezza di questa affermazione vedasi ad esempio la pagina web in italiano:

[4] Sun Myung Moon, Speech Collection Books, Seul, HSA-UWC, 256-58, (12 maggio 1994).

[5] An Introduction to the Thought of Sun Myung Moon, RIUWT, USA, 2003, p. 61.

[6] Fromm, E., Paura della libertà.

[7] Il Principio Divino, Parte I, Cap. VII, Sez. 1

[8] An Introduction to the Thought of Sun Myung Moon, The Research Institute for the Integration of World Thought, HSA Publications, New York, 2003, p. 63.

[9] Pico Della Mirandola, Discorso sulla Dignità dell'Uomo.

[10] Marco Aurelio, Meditazioni, VI, 38.

[11] Paul Davies, Il cosmo intelligente: Le nuove scoperte sulla natura e l'ordine dell'universo.

[12] Sun Myung Moon, Speech Collection Books, Seoul, HSA-UWC, 16:119 (2 gennaio 1966).

[13] La quantità di idrogeno presente nell’universo è ancora più impressionante se calcolata non in peso ma a livello di numero di atomi. In questo caso l’idrogeno costituisce oltre il 90% del numero di atomi presenti nell’universo (NdT).

[14] Il Principio Divino, Parte I, Cap. I, Sez. II, 3.4.

[15] Michael J. Denton, Nature’s Destiny: How the Laws of Biology Reveal Purpose in the Universe, The Free Press, New York, 1998, p. 389.

[16] Democrito, Framm. 34.

[17] Manilio 95, 33.

[18] Pico della Mirandola, Discorso sulla dignità dell’uomo.

[19] Manilio 4, 895.

[20] Ibn Saddiq, Il Microcosmo.

[21]Sun Myung Moon, Speech Collection Books, Seul, HSA-UWC, 262:145, (23 maggio 1994).

[22] Ibid., 121:193, (27 ottobre 1982).

[23] Kant, Fondamenti della metafisica e dei costumi.

[24] Paracelso, Textos esenciales, Siruela, Madrid, 1995, p. 94.

[25] Seneca, Epistole. Dichos y proverbios del mundo clásico, Selección de Eduard Valentí, Crítica, Barcellona, 1987.

[26] Mosè Maimonide, La guida dei perplessi.

[27] Leone Ebreo, Dialoghi di amore.

[28] Ibn Tufayl, Il filosofo autodidatta.

[29] Anthony Peratt and G. Carroll Streit, At Home in the Plasma Universe, articolo pubblicato in The World and I, settembre 1999, p. 183, Washington. USA.

[30] Sun Myung Moon, Il significato dell’inaugurazione della Sun Moon Peace Cup, Little Angels Performing Arts Center, Seul, Corea, 2002.

[31] Leone Ebreo, Dialoghi di amore.

[32] Il Principio Divino, Parte I, Cap. I, Sez. III, 1.

[33] Cicerone, De officiis, Libro III, Par. 27.

[34] Paul Davies, Il cosmo intelligente...

[35] Lovelock, J., Le età di Gaia.

[36] T. Dobzhansky, «El azar y la creatividad en la evolución», in Estudios sobre la filosofía de la biología, F. J. Ayala y T. Dobzhansky, Ariel, Barcellona, 1983, p. 428.

[37] Il Principio Divino, Parte I, Cap. I, Sez. II, 4. (4).

[38]Sun Myung Moon, Speech Collection Books, Seul, HSA-UWC, 132:246, (20 giugno 1984).

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