Capitolo 4 - Indeterminismo e determinismo: libertà e leggi
Un’obiezione molto comune all’idea che vi sia un disegno o progetto cosmico nella natura è questa: se la natura fosse stata progettata da una eventuale intelligenza divina che si presumerebbe onnisciente e perfetta, tutte le cose della natura dovrebbero essere perfette o funzionare senza alcun difetto. Tutto sarebbe pianificato o predeterminato fino al più piccolo dettaglio, come se fosse una macchina perfetta. Tuttavia, la natura trabocca di incidenti e catastrofi, come esplosioni stellari, meteoriti, terremoti, inondazioni, malattie, atrofia degli organi o processi degenerativi.
Inoltre, in un mondo in cui tutto fosse prestabilito e pianificato non ci sarebbe posto per far emergere qualcosa di nuovo, non ci sarebbe né innovazione, né creatività, né autonomia, né libertà. Tuttavia, l’esistenza di un disegno a monte non implica necessariamente che tutto debba essere predeterminato nei minimi dettagli o che non ci possa essere alcun margine di autonomia o creatività.
1. Visioni storiche deterministiche e indeterministiche
Gli stoici furono, con i loro concetti di Logos e Provvidenza, i primi a sviluppare un sistema marcatamente deterministico, secondo il quale tutto in natura accadeva necessariamente per una concatenazione di cause precedenti. Il Logos o le leggi della natura agivano inesorabilmente sia nel mondo naturale che in quello umano.
Questa visione stoica, insieme alla credenza in un Dio onnisciente e onnipotente che può prevedere esattamente ciò che accadrà in futuro, ebbe una notevole influenza sul carattere deterministico della visione meccanicista, che fu il paradigma scientifico egemone fino alla fine del XIX secolo.
Il calcolatore divino di Laplace
Il famoso «calcolatore divino» di Laplace, che poteva prevedere con precisione il futuro, era l’immagine di un fisico matematico ideale, il sostituto del Dio onnisciente. All’interno di questa visione fortemente deterministica, il caso era considerato come un fenomeno secondario che alla fine poteva essere riducibile a calcoli matematici.
Tuttavia, data l’incapacità del meccanicismo di spiegare processi di cambiamento come le formazioni geologiche, e la procreazione e la crescita degli esseri viventi, il modello geologico divenne gradualmente più importante. Questo modello spiegava la formazione di montagne, rocce e terre attraverso processi fortuiti e accidentali, come eruzioni dei vulcani, magma, pieghe e cedimenti, inondazioni, piogge, erosione, trasporto e sedimentazione di materiali. Il modello geologico, basato su incidenti casuali - contrariamente al modello meccanicista - ha un carattere indeterministico.
2. Il carattere sia deterministico che indeterministico del processo di evoluzione dell’universo
Il processo di evoluzione dell’universo è simile al processo di crescita di un seme in un albero.
Un seme di pino diventa necessariamente un pino adulto. La direzione generale del processo e la meta, un generico pino adulto, è ben definita. Tuttavia, la forma finale del tronco, dei rami e delle radici del pino non è prestabilita in anticipo.
Il processo di crescita del pino sarà influenzato dall’autonomia intrinseca e dalla creatività della pianta stessa, che include la capacità di adattarsi all’ambiente e persino di modificarlo intenzionalmente.
I suoi rami saranno diretti verso l’alto alla ricerca del sole e le sue radici verso il basso alla ricerca di acqua e di un terreno fertile, a volte anche rompendo le rocce per avervi accesso.
Inoltre, nella forma della sua chioma e dei suoi rami influiranno fattori come la direzione del vento e le condizioni climatiche della zona in cui si trova, e anche gli incidenti che possono verificarsi durante la sua fase di crescita che ne torcono o mutilano il tronco o i rami.
Proprio come nel processo di crescita di un pino, nell’evoluzione dell’universo possiamo notare una direzione ben definita e costante, che indica l’esistenza di un piano o progetto generale precedente, che non deve determinare il processo e il risultato finale fino al minimo dettaglio.
Così, pur avendo una direzione chiara, il processo non sarebbe totalmente predeterminato né dal piano precedente né dalle leggi o meccanismi inerenti. Sarebbe un processo autonomo e creativo, non solo sottoposto alla necessità.
Gli organismi e i sistemi potrebbero avere la capacità di scegliere certe possibilità ed escluderne altre, o anche di produrre innovazioni. Inoltre, il processo sarebbe soggetto alle circostanze ambientali e ad incidenti casuali.
Credo che l’esposizione di queste caratteristiche sia una spiegazione più coerente e completa della teoria del puro caso che crea miracolosamente meccanismi altamente sofisticati e deterministici.
3. Il Logos come progetto cosmico, che preconfigura tutti gli esseri e le cose, e quale forza vitale intrinseca auto-organizzante con autonomia e creatività proprie che dirige l’evoluzione dell’universo
Quindi, presumere che il processo di evoluzione sia stato guidato da un Logos, piano, progetto o disegno precedente non implica necessariamente che l’evoluzione debba essere predestinata o predeterminata nei minimi dettagli. Questo perché quel presupposto Logos o progetto precedente potrebbe benissimo essere un piano generale che preconfigura o predispone - non predetermina - tutti gli esseri e le cose; poi tali esseri e cose, in modo autonomo e creativo, svilupperebbero il loro potenziale fino ad acquisire una forma o struttura definitiva.
Il Logos, quindi, sarebbe come una forza vitale auto-organizzante che opererebbe con un ampio margine di autonomia o capacità di autoregolazione e adattamento alle circostanze, e anche con creatività o capacità di modificare i progetti originali per adattarli all’ambiente. Di conseguenza, il risultato finale non è assolutamente predeterminato; è invece la realizzazione di una possibilità tra una vasta gamma di possibilità diverse che esistono all’interno dello stesso piano generale precedente.
4. Il Logos come capacità razionale o ragione (indeterministica) e legge (deterministica)
Poiché il Logos è stato il frutto di un processo mentale di progettazione simile a un processo mentale umano, con elementi intenzionali e meccanici, è ragionevole pensare che il Logos sia stato anche, da un lato, una forza con un carattere razionale, intenzionale, autonomo, creativo e quindi indeterministico, e, dall’altro, una forza con un carattere di legge, meccanico, necessario e deterministico.
Ciò concorda con il doppio significato di capacità razionale (Ragione) e legge che aveva il concetto classico di Logos. Infatti, il concetto di capacità razionale, che include intenzionalità, scopo, autonomia, scelta, libertà, creatività e indeterminismo, non è opposto a, né incompatibile con, il concetto di legge o legalità, che include regolarità, regole, principi, leggi, meccanismi, necessità e determinismo.
Ogni intenzione, piano, scopo o fine richiede dei mezzi strumentali per realizzarlo, il che implica meccanismi necessariamente controllati da leggi deterministiche. E ogni macchina o meccanismo che funziona secondo delle leggi implica l’esistenza di un precedente progetto, scopo o intenzione. Così questi concetti si riferiscono in realtà a due processi complementari che appaiono sempre uniti a tutti i livelli della realtà.
Sang Hun Lee riassume molto bene, nella seguente citazione del Pensiero di Unificazione, questo doppio carattere di intenzionalità e di meccanismo, sia del Logos che dell’universo:
Poiché tutte le cose sono state create dal Logos (ragione-legge), tutti gli esseri creati contengono elementi di ragione e di legge.
Di conseguenza, mentre tutte le cose esistono e compiono movimenti, questi due elementi lavorano insieme. Tuttavia, quanto più basso è il livello dell’essere creato, tanto più prevalentemente opera l’elemento della legge; quanto più alto è il livello dell’essere creato, tanto più prevalentemente troviamo che opera l’elemento della ragione.
Nei minerali, che costituiscono il livello più basso degli esseri creati, sembra che operi solo l’elemento della legge, mentre negli esseri umani, che costituiscono il livello più alto degli esseri creati, sembra che operi solo l’elemento razionale. In realtà, però, la legge e la ragione operano congiuntamente in entrambi i casi.[1]
5. Complementarità delle leggi intenzionali (teleologiche) e delle leggi meccaniche in natura
Kant, nella sua Critica del Giudizio, ha sottolineato la necessità e la convenienza di integrare e unire le spiegazioni intenzionali (teleologiche) e meccaniche per comprendere meglio la natura.
Difatti, dove si pensano dei fini come principi della possibilità di certe cose, si debbono anche ammettere dei mezzi, la cui legge d’azione per sé non abbisogni di nulla che presupponga un fine, e che quindi possa essere meccanica, pur essendo una causa subordinata ad effetti intenzionali.
E perciò che anche nei prodotti organici della natura, specialmente quando, per la loro infinita quantità, ammettiamo l’elemento intenzionale nel legame delle cause naturali operanti secondo leggi particolari, e ne facciamo (almeno come ipotesi permessa) il principio universale del Giudizio riflettente per la totalità della natura (il mondo), si può pensare una connessione grande ed anche universale delle leggi meccaniche con quelle teleologiche nelle produzioni naturali.[2]
Distribuzione graduata della capacità razionale (indeterminismo) e della legge (determinismo) nei diversi livelli della realtà
Il Logos o progetto cosmico generale comprenderebbe una serie di logos o campi energetici particolari corrispondenti a ciascuno dei livelli emergenti della realtà, come quelle bambole russe che contengono al loro interno una serie di bambole sempre più piccole.
In primo luogo, ci sarebbero i campi di autocoscienza nella dimensione umana, che in modo graduato comprenderebbero i campi di vita biologici di animali superiori e inferiori, piante e organismi unicellulari, fino ai campi quantistici fisici.
Durante il processo di evoluzione dell’universo, questi particolari logos o campi si sono materializzati in modo inverso nei diversi livelli della realtà.
In primo luogo, i campi fisici - i cui logos particolari hanno un minimo di capacità razionale e un massimo di legge - hanno formato il mondo minerale di particelle, atomi e molecole governati da leggi.
In seguito, sulla base del mondo minerale, i campi vitali biologici formarono gli esseri viventi in modo graduale e a tappe, con i livelli superiori basati su quelli inferiori. I campi vitali biologici - con elementi di crescente capacità razionale così come elementi di legge e meccanici - stavano formando esseri viventi con la capacità di eseguire processi mentali progressivamente più intenzionali. E ciò fino ad arrivare agli esseri umani, che sono gli esseri con maggiore capacità razionale, il che permette loro di elaborare le informazioni in modo più complesso e di avere più autonomia e creatività del resto degli esseri viventi, pur essendo anche, allo stesso tempo, meccanismi governati da leggi.
Come possiamo vedere, intenzionalità, autonomia e creatività da un lato, e meccanismi governati da leggi dall’altro, sono due aspetti complementari inerenti a tutti i livelli della natura che vanno sempre insieme, così come gli aspetti mentali e materiali sono complementari e inseparabili tra loro.
L’unica distinzione è una differenza di grado o di proporzione, poiché ai livelli inferiori prevalgono gli elementi di legge e meccanici su quelli intenzionali, e nei livelli superiori sugli aspetti meccanici predomina l’intenzionalità, l’autonomia e la creatività.
6. Libertà e Necessità (Leggi)
Quindi, tutti questi concetti, che sono sempre stati considerati incompatibili o contraddittori tra loro come intenzionalità e leggi, scopo e meccanismo, autonomia ed eteronomia, libertà e necessità, indeterminismo e determinismo, sono in realtà complementari e inseparabili, come spiega molto bene Sang Hun Lee nella seguente citazione:
Così, libertà e necessità, intenzionalità e meccanicità operano in modo integrato nell’esistenza e nel movimento di tutte le cose.
In altre parole, la libertà funziona in connessione con la necessità, e la finalità opera insieme alla meccanicità.
Fino ad oggi, la relazione tra libertà e necessità è stata spesso intesa come un’antinomia: libertà e necessità erano considerate concetti opposti, nello stesso modo in cui libertà e costrizione potrebbero essere intese come concetti in contrapposizione.
Nel Pensiero di Unificazione, tuttavia, la ragione e la legge nel Logos non sono viste come in una relazione di antinomia, ma di unità.[3]
La legge è ciò che permette l’autonomia o la libertà, il che significa avere un margine di manovra o di scelta all’interno di un quadro di leggi.
Facciamo un semplice esempio. Un’automobile è un meccanismo che funziona secondo alcune leggi meccaniche, ma allo stesso tempo ha un certo margine di manovra.
Se intendiamo guidarla su un terreno impervio, o forzarla ad andare più veloce di quanto possa fare, è ovvio che l’auto si romperà e smetterà di funzionare.
Detto in altro modo, i meccanismi e le leggi dell’automobile sono precisamente quelli che ci permettono di godere della libertà di guidarla fino alla destinazione desiderata, a condizione di rispettare le leggi meccaniche e di adattarsi ai margini di manovra consentiti.
Allo stesso modo, avere libertà significa semplicemente avere un margine di manovra o di scelta tra un numero limitato di possibilità, sempre all’interno di un meccanismo soggetto a leggi.
In altre parole, avere libertà significa avere una certa autonomia o capacità di autoregolazione per potersi adattare all’ambiente scegliendo tra una vasta gamma di possibilità. Allo stesso modo, avere creatività significa avere la capacità di modificare o manipolare l’ambiente per adattarlo ai nostri scopi e bisogni. La nostra autonomia e creatività operano però sempre all’interno delle leggi naturali.
L’autonomia, o libertà, non è illimitata ma è inquadrata in una cornice di leggi fisiche e morali
Sia la nostra autonomia che la nostra creatività non sono illimitate ma sono inquadrate in una cornice di leggi.
Tali autonomia e creatività non sono esclusive degli esseri umani, ma tutti gli esseri viventi ne godono in misura maggiore o minore. La differenza è che la gamma di autonomia e creatività dell’essere umano è la più ampia ed estesa.
Ciò ha anche conseguenze etiche. Perché, così come esistono delle leggi fisiche alle quali dobbiamo conformarci, esiste anche una correlazione di queste leggi naturali con delle leggi morali, alle quali dobbiamo adeguare il nostro comportamento.
Le leggi morali sono come le leggi naturali che regolano le relazioni umane e che, come disse Kant, sono inerenti alla natura umana.
Proprio come il codice della strada regola la circolazione stradale, le norme morali regolano il flusso o circuito del dare e ricevere nei rapporti di scambio reciproco di affetto, amore, conoscenza, beni e servizi tra gli esseri umani.
Il rispetto della legge morale non limita la libertà ma, al contrario, è ciò che garantisce che questo circuito di dare e ricevere reciproco scorra liberamente e aumenti continuamente, dando luogo a una felicità condivisa sempre crescente.
Se non rispettiamo le leggi morali ci sarà un cortocircuito o un deterioramento in quel flusso di dare e ricevere, e ciò provocherà dolore o infelicità. Il fatto che possiamo violarle, cioè che possiamo mentire, imbrogliare o maltrattare gli altri, non significa che siamo completamente autonomi rispetto ad esse.
Prova ne è che soffriamo sempre le conseguenze negative causate da tali violazioni. Il problema è che il danno non è così immediato o visibile come quando si viola una legge naturale, come ad esempio la legge di gravità. Di conseguenza, a causa dell’immaturità o dell’ignoranza, spesso le leggi morali non vengono rispettate con il fine - illusorio - di poter ottenere una soddisfazione o un beneficio immediato che però non tiene conto delle conseguenze negative a lungo termine.
7. Principio di indeterminazione
Da tutto quanto detto sopra, possiamo affermare la validità di questo quinto principio della natura sulla presenza congiunta di aspetti indeterministici e deterministici nell’universo.
- «Principio dell’indeterminazione fondamentale della natura, basato sulla presenza universale in tutte le entità - in grado maggiore o minore a seconda del loro livello - di un certo margine di autonomia e creatività derivato dal loro grado di processi mentali intenzionali, in coesistenza e complementarità con meccanismi deterministici governati da leggi e meccanismi indeterministici casuali».
[1] Sang Hun Lee, New Essentials of Unification Thought, UTI, Corea, 2006, p. 29.
[2] I. Kant, Crítica del giudizio.
[3] Sang Hun Lee, New Essentials of Unification Thought, UTI, Corea, 2006, p. 10.
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