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Capitolo 3 - Creazione ed evoluzione tramite il Logos

In questo capitolo elaboreremo più dettagliatamente un modello di creazione ed evoluzione dell’universo basato sul Pensiero di Unificazione, che parte dal presupposto fondamentale dell’esistenza di una causa prima dell’universo, o Dio, causa che è sia mentale che materiale.

In termini moderni, sarebbe come supporre che tutti i livelli emergenti di processi mentali e gradi di coscienza, compreso il livello dei processi mentali e il grado di autocoscienza umani, devono aver avuto origine da quella causa prima o dovevano essere presenti in qualche modo in quella ipotetica esplosione iniziale di energia.

Stabiliremo una corrispondenza tra il modello di produttività creativa che usano gli esseri umani e il modello di produttività creativa che ha dato origine all’universo. Cercheremo di dimostrare che entrambi i modelli si basano su due fasi: una prima fase di elaborazione di un disegno, progetto o piano generale realizzato da un processo mentale intelligente e intenzionale, e una seconda fase di fabbricazione o evoluzione basata su meccanismi guidati da leggi e dal caso.

1. Disegno intelligente e creatività umana

Per cominciare, useremo una versione aggiornata del vecchio modello del Dio artigiano, stabilendo un’analogia tra la produzione di artefatti risultanti dal disegno intelligente e dalla creatività umana e il processo naturale di formazione dell’universo.

Non si tratta di ignorare il modello geologico o di negare qualsiasi ruolo del caso nel processo di formazione dell’universo, ma di sottolineare che questo modello è stato estrapolato e generalizzato a tutti i campi in modo ingiustificato. Tutti gli scienziati distinguono molto bene il disegno di una formazione geologica naturale, come una roccia erosa dal vento o dalle onde del mare, dal disegno intelligente di una scultura di Michelangelo.

Quando gli archeologi trovano una piccola pietra, ad esempio a forma di punta di freccia, con segni che indicano essere stata scolpita, la identificano immediatamente come uno strumento di probabili uomini primitivi. Nessuno di loro si aspetta di trovare un dispositivo semplice come una bicicletta in mezzo al deserto che sia il risultato dell’erosione del vento o di qualsiasi altra condizione ambientale.

Tuttavia, un microrganismo unicellulare, che è una macchina infinitamente più sofisticata e complessa di una bicicletta, è considerato una formazione naturale accidentale e fortuita alla stregua di una roccia vulcanica.

Se fossero stati scoperti canali rettilinei o comunque regolari sulla superficie di Marte, sarebbero stati immediatamente considerati come opere di ingegneria costruite da marziani presumibilmente intelligenti. Come in effetti avvenne con i presunti canali di Marte osservati da Schiaparelli.

La creatività umana

Cominciamo ad analizzare in primo luogo la creatività umana. Quando qualcuno costruisce qualcosa, lo fa sempre per un motivo o con un fine. Il motivo è di solito quello di soddisfare un bisogno proprio o altrui, che sia di natura fisica, intellettuale, emotiva o estetica.

Pertanto, tutte le cose che l’uomo crea hanno un’utilità, sono fatte per un fine o servono uno scopo specifico.

Per esempio, una casa ha lo scopo di servire come luogo in cui vivere, e un’automobile è fatta per servire come mezzo di trasporto. Non viene in mente a nessuno di costruire qualcosa che non serva a niente.

Una volta stabilito il fine a cui si vuole destinare l’oggetto, ha luogo prima di tutto un processo mentale di progettazione. Dopodiché si inizia il processo materiale di fabbricazione.

Il processo di progettazione

Il processo di progettazione è un processo mentale. Il progetto viene elaborato attraverso un’interazione tra la parte funzionale della mente, cioè le capacità intellettuali, emotive e volitive, e la parte oggettiva, cioè immagini mentali, concetti, dati, leggi e calcoli matematici.

Allo stesso tempo, il progetto viene modellato o codificato sotto forma di piani, schemi, disegni o progetti virtuali. Indipendentemente dal suo supporto materiale, una volta che un progetto è stato steso, si può dire che è un prodotto mentale oggettivo o una creazione.

Il processo di progettazione inizia con il determinare l’uso principale a cui serve l’oggetto da fabbricare, seguito dai piani generali, scendendo poi ai piani o dettagli specifici.

Per esempio, il progetto di una casa inizia con il progetto dello spazio interno o abitativo umano, seguito dal progetto dell’intera casa; poi si progetta la struttura che sostiene l’edificio e si determinano i materiali con cui verrà costruita.

Il processo di fabbricazione

Il processo di fabbricazione segue un corso inverso rispetto al processo di progettazione: inizia con i materiali e i dettagli strutturali, e finisce con l’insieme.

Per esempio, con l’argilla e la pietra frantumata si fanno prima i mattoni e il cemento, poi con questi si costruiscono le fondamenta e i muri, e per finire ci si occupa dell’arredamento della casa.

Progetti artificiali e progetti naturali

Tutte le invenzioni, le macchine e i disegni realizzati dall’uomo, sono ispirati a modelli che già esistono in natura o sono semplicemente copie di tali modelli.

Per esempio, il disegno dell’aereo imita il disegno degli uccelli, il disegno della chiglia della barca a vela imita corpo e pinne dei pesci, e i computer simulano il cervello umano.

La sofisticata tecnologia umana è ancora molto indietro rispetto ai meccanismi complessi, sorprendenti, e in parte ancora sconosciuti, che esistono in una singola cellula.

La teoria dei tre mondi di Popper

Popper,[1] nella sua teoria dei tre mondi, al mondo delle creazioni o produzioni culturali umane, o Mondo-3, come lo designa, conferisce un carattere oggettivo o realtà indipendente dalla natura, che costituisce il Mondo-1, e dal mondo psichico, il Mondo-2.

Tuttavia, sembra incongruente provare ammirazione e proclamare l’oggettività del mondo delle produzioni culturali umane (Mondo-3) affermando che, pur essendo cose immateriali, incarnano idee, teorie, disegni e progetti frutto della creatività e dell’inventiva umana, e, d’altra parte, continuare ad affermare che la natura (Mondo-1) è un mondo puramente materiale che non incarna alcuna idea, disegno o progetto intelligente.

Lo straordinario progetto dell’occhio umano

Sun Myung Moon in modo semplice ma con grande buon senso, osservando l’utilità delle parti dell’occhio umano, arriva alla conclusione che esso risponde al progetto di un’intelligenza; esattamente come fece Socrate millenni fa:

Esaminiamo l’occhio. Prima di essere realizzato, l’occhio deve essere stato progettato da qualcuno che ha capito che avrebbe dovuto funzionare in un ambiente in cui avrebbe trovato polvere e vento. Di conseguenza è stato progettato in modo tale da adattarsi a tali condizioni. Possiamo pensare che l’occhio sapesse in anticipo quali condizioni avrebbe dovuto affrontare? Se non lo sapeva, ci deve essere stato qualcuno che lo sapeva e che lo ha creato munito dei mezzi atti a proteggerlo.

Deve esistere quindi una qualche Intelligenza, che opera dietro le quinte, che ha una conoscenza cosmica. Sapeva che il calore avrebbe fatto evaporare l’umidità dalla superficie dell’occhio, e quindi ha creato i condotti lacrimali per lubrificarlo.

C’è una Ragione dietro il progetto della natura. Consideriamo le palpebre, progettate per prevenire il grave problema della polvere che potrebbe entrare nell’occhio. Consideriamo le sopracciglia; sono state progettate per bloccare il sudore che potrebbe scendere nell’occhio. Le sopracciglia sono apparse sapendo che avrebbero avuto questa funzione? O gli occhi hanno messo le sopracciglia perché lo sapevano da soli?

No. C’è un’Intelligenza che conosceva in anticipo l’ambiente in cui l’occhio avrebbe funzionato e ha progettato l’occhio proprio in funzione di tale ambiente.[2]

Lo straordinario progetto dell’occhio umano non cessa di stupire gli scienziati di oggi. Davies sottolinea che è difficile credere che le parti dell’occhio si siano formate a caso:

Le parti componenti di questi organi sono così specificamente interdipendenti che è difficile credere che siano sorte separatamente e gradualmente da una sequenza di eventi indipendenti. Dopo tutto, mezzo occhio sarebbe di dubbio vantaggio selettivo; sarebbe, infatti, completamente inutile.

Ma quali sono le possibilità che la giusta sequenza di mutazioni puramente casuali si sia verificata nel limitato tempo a disposizione in modo che il prodotto finale fosse un occhio perfettamente funzionante? [3]

Monod, fervente difensore del caso, non manca tuttavia di sottolineare che:

È sterile e arbitrario negare che l’organo naturale, l’occhio, rappresenti lo sbocco di un «progetto» (quello di catturare immagini) tanto chiaro quanto quello che ha portato alla realizzazione della macchina fotografica.

Quindi, sarebbe assurdo non arrivare, in ultima analisi, alla conclusione che il progetto che «spiega» la macchina fotografica non sia lo stesso che ha dato all’occhio la sua struttura.[4]

La misteriosa bellezza della natura

Dal punto di vista della bellezza, è ovvio che tutti i grandi artisti si siano ispirati alla bellezza della natura per creare le loro opere d’arte. Questa misteriosa bellezza della natura provoca dubbi agli scienziati agnostici come Weinberg che scrive:

Devo ammettere che a volte la natura sembra più bella dello stretto necessario.

Oltre la finestra dello studio di casa mia c’è un albero, un bagolaro, frequentato da un insieme di variegati uccelli: ghiandaie blu, orioli dal petto giallo e, il più bello di tutti, un cardinale rosso che si fa vivo saltuariamente.

Anche se capisco bene come le piume dai colori brillanti si siano evolute da una competizione per la ricerca del compagno, è quasi impossibile smettere di immaginare che tutta questa bellezza sia stata in qualche modo espressa proprio per noi.[5]

La bellezza naturale fa dire a Dobzhansky, biologo darwiniano, cose curiose e incongrue come queste:

L’arte è la manifestazione di un’attività estetica. Un osservatore, se è sensibile e competente, prova una soddisfazione estetica dalla scoperta e dalla contemplazione delle varie strutture e forme di vita apparentemente infinite degli esseri viventi.

Non mi riferisco qui solo alle belle farfalle e ai belli uccelli. Qualsiasi corpo vivente è un’opera d’arte. La sua bellezza sta nella sua teleologia interna... La bellezza delle creazioni artistiche umane è imposta dai loro creatori; è una teleologia esterna. (...)

È da notare che, per l’uomo, la teleologia interna ha un fascino estetico... è qui che l’evoluzione assomiglia a una creazione artistica. Il suo capolavoro è l’essere umano.[6]

Come può egli affermare che un meccanismo totalmente cieco, accidentale e fortuito - cioè una serie di straordinarie coincidenze casuali - ha potuto creare un’immensa e bellissima opera d’arte, cioè una natura piena di bellezza che genera in noi stessi - per un altro incredibile caso - una grande soddisfazione estetica, e che il suo capolavoro è l’uomo?

L’unica cosa che resta da dire è che l’evoluzione non è solo creativa, ma anche onnisciente e onnipotente.

2. Creazione, formazione ed evoluzione dell’universo attraverso il Logos

Usando l’analogia del modello della creatività umana, presenteremo ora una spiegazione più dettagliata dell’origine e dell’evoluzione dell’universo usando il concetto classico di Logos basato sul Pensiero di Unificazione.

Questo modello offre una visione unificante che combina e armonizza le diverse metafore e modelli usati nella storia del pensiero nelle tradizioni scientifiche, filosofiche e religiose, e specialmente il modello creazionista ed evoluzionista.

Affinché la spiegazione sia il più completa possibile, introduciamo prima brevemente la spiegazione del Pensiero di Unificazione sul motivo o scopo di Dio nel creare l’universo.

Il ragionamento è semplice; se vediamo che l’aspirazione ultima degli esseri umani - che sono gli esseri che possiedono il più alto grado di processi mentali - è quella di raggiungere la piena felicità soddisfacendo il desiderio più profondo del loro cuore che è quello di amare ed essere amati, per analogia, l’essere che è la causa prima dell’universo doveva avere un motivo simile che lo ha spinto a creare l’universo.

La teoria della motivazione del Cuore

Il Pensiero di Unificazione afferma che la parte più profonda della mente di Dio è lo Shimjung, o Cuore.

Questa teoria della motivazione del Cuore armonizza la visione cristiana di un Dio d’amore che ha creato gli esseri umani con un atto volontario ma non necessario, perché Dio da solo è un essere assolutamente perfetto e felice, con le teorie emanazioniste che sostengono che tutto viene da Dio in modo necessario, a causa dell’eccesso di potenza o di perfezione di Dio, simile al modo in cui la luce e il calore emanano dal Sole:

Quindi, il Cuore di Dio può anche essere espresso come «l’impulso emotivo ad amare infinitamente». L’amore richiede necessariamente un partner oggetto [un partner che riceve l’amore e lo ricambia, NdT].

In particolare, l’amore di Dio è un impulso irrefrenabile e, quindi, un partner oggetto d’amore era assolutamente necessario per Dio... Con il Cuore che funge da movente, Dio ha creato gli esseri umani e tutte le cose come Suoi partner oggetto d’amore.[7]

Il concetto di Logos

La gamma di significati della nozione classica di Logos riunisce tutte queste connotazioni: intelligenza razionale comune, piano, progetto, discorso ragionato, parola, rapporti numerici, misura, ordine e legge.

Per analogia con il modello della creatività umana, supponiamo che nella formazione ed evoluzione dell’universo siano avvenuti due processi: un primo processo di progettazione e un secondo processo di fabbricazione.

Chiamiamo quindi Logos il frutto del primo processo di progettazione. Sarebbe qualcosa come il piano, la concezione, il disegno o il progetto generale dell’universo. Questo Logos sarebbe una produzione o creazione mentale, ma oggettiva e reale, basata su un supporto materiale energetico.

Il secondo processo, quello di fabbricazione, sarebbe equivalente al processo di formazione ed evoluzione dell’universo, durante il quale il Logos o progetto si materializza. In altre parole, un processo in cui il Logos si sviluppa, si evolve o si dispiega.

Processo di progettazione del Logos

Abbiamo visto prima che nei processi mentali umani interviene una parte funzionale e operativa con aspetti intellettuali, emozionali e volitivi che gestisce un’altra parte oggettiva, composta da immagini e rappresentazioni mentali, concetti, simboli, principi e leggi, formule ed equazioni matematiche.

Poiché la creatività umana supera di gran lunga quella degli altri esseri viventi, e i processi mentali umani sono i più complessi e di livello superiore, è ragionevole supporre che il processo mentale che portò alla creazione dell’ipotizzato Logos o Progetto cosmico sia stato un processo mentale simile a quello umano.

La differenza potrebbe consistere solo nel fatto che Dio, o causa prima, avrebbe capacità maggiori. Potremmo immaginarlo come la Mente dell’universo o un supercomputer con una grande potenza e una grande quantità di informazioni immagazzinate.

Osservando la natura, non si può negare che Dio possegga una straordinaria capacità intellettuale di inventiva, previsione, gestione di dati o esecuzione di calcoli matematici di alto livello. Né si può negare che possegga una capacità emotiva di gestire immagini mentali e di creare molteplici forme di ricca e varia bellezza. Egli deve avere anche la capacità di scegliere tra diverse possibilità o opzioni.

Questo processo di progettazione del Logos, per analogia con il processo di progettazione umana, comincerebbe con i piani generali, secondo gli obiettivi finali predeterminati in precedenza. E poi scenderebbe ai piani e ai dettagli specifici.

Sarebbe simile al processo di progettazione di una casa, che inizia con il disegno dello spazio abitativo e la pianta globale, e finisce con il calcolo delle strutture e delle fondamenta e la determinazione dei materiali.

Quindi, è logico supporre che oltre ad un Logos generale o progetto globale dell’universo, si progetterebbero dei Logos particolari e specifici, cominciando dagli esseri umani, che sono il livello più alto e complesso, per poi scendere lungo la scala degli esseri viventi fino alle strutture di base o fondamenta dell’universo.

Questo processo di progettazione, il cui prodotto finale sarebbe il Logos, non comprenderebbe solo la progettazione statica o spaziale dell’universo e dei suoi diversi livelli e strutture, così come le sue leggi fondamentali, ma includerebbe anche la progettazione del processo dinamico e temporale di formazione ed evoluzione dell’universo.

Vale a dire, includerebbe il progetto di tutti gli strumenti e meccanismi di produzione, moltiplicazione ed evoluzione, che sarebbero responsabili della costruzione, in modo scaglionato, di tutti i livelli della realtà.

Il processo di formazione ed evoluzione dell’universo

La prima cosa da notare è che il processo di produzione segue un corso praticamente inverso a quello di progettazione. Per esempio, con l’argilla e la pietra frantumata si fanno prima i mattoni e il cemento, poi con questi si costruiscono le fondamenta e i muri, per finire poi con l’arredamento della casa.

Per questo motivo l’universo è iniziato con la costruzione delle particelle, che sono come mattoni di energia, e con queste sono stati costituiti tutti i diversi tipi di atomi.

Poi, con questi atomi, sono state realizzate le molecole e così via, fino a giungere a realizzare le stelle e i pianeti che costituiscono lo scheletro, o la struttura di base dell’universo, necessario per la successiva comparsa degli esseri viventi.

Una rivoluzione copernicana nell’osservazione della formazione e dell’evoluzione dell’universo

L’errore chiave delle attuali visioni scientifiche sull’origine e l’evoluzione dell’universo, che impedisce loro di dare spiegazioni coerenti, è il non capire che il processo dall’energia alle galassie è solo un processo di costruzione di un edificio dalle fondamenta al tetto, senza rendersi conto che prima doveva esserci un processo di progettazione nella direzione opposta.

Ciò avviene quando si osserva lo stesso fatto da due prospettive diverse. Per esempio, i popoli antichi, vedendo il sole sorgere all’orizzonte, credevano che il sole si muovesse e girasse intorno alla terra, perché è ciò che sembrava evidente. Copernico invece giunse a comprendere che era il globo terrestre a girare intorno al sole.

In modo analogo, può sembrare che la spiegazione più ovvia sia dire che all’origine dell’universo ci fosse solo energia, che da questa si siano formate le particelle e così via fino alle galassie. Quando però ipotizziamo che ci sia stato un precedente processo di progettazione, la formazione e l’evoluzione dell’universo vengono viste da una prospettiva completamente diversa e inversa, con la quale è possibile dare una spiegazione più completa e coerente.

La prima cosa che Dio concepì nella Sua mente fu l’idea (Logos) degli esseri umani

Secondo il Pensiero di Unificazione, la prima cosa che Dio ha concepito nella sua mente è stata l’immagine degli esseri umani, un uomo e una donna: i Suoi capolavori, immaginati come gli esseri più perfetti concepiti a Sua immagine e somiglianza, come Suoi figli che Egli poteva amare direttamente. Poi, prendendo quell’immagine (Logos) dell’uomo e della donna come modello, estraendone aspetti parziali e trasformandola, Dio concepì le immagini degli animali, delle piante e dei minerali.

Questo perché il resto della creazione è stato creato a somiglianza dell’uomo come suo ambiente, e come oggetto del suo amore e delle sue cure in grado di restituirgli gioia. Tuttavia, il processo di creazione ed evoluzione ha seguito un corso inverso. Prima Dio formò l’universo materiale (minerale), poi il regno vegetale e il regno animale e infine, come massima opera della Sua creazione, apparvero gli esseri umani:

Nel creare l’universo, ciò a cui Dio pensò per primo fu l’essere umano completo e unitario... Prendendo come modello l’immagine dell’essere umano unitario, che aveva immaginato all’inizio, Dio formò successivamente le idee degli animali, delle piante e dei minerali. In altre parole, nel processo di concettualizzazione, Dio ha sviluppato prima il concetto (Logos) dell’essere umano, poi quello degli animali, poi delle piante e infine dei minerali e dei corpi celesti.

Infine, per quanto riguarda la creazione vera e propria, l’ordine seguito fu l’esatto contrario: Dio creò prima i minerali e i corpi celesti, e poi le piante, gli animali e infine gli esseri umani.[8]

Come è possibile che qualcosa di mentale possa portare ad un processo materiale?

Credendo che ciò possa avvenire, non c’è forse il pericolo di cadere in credenze mistiche o parlare di forze soprannaturali? Questo ipotetico progetto cosmico o Logos, una volta elaborato e completato da un processo mentale di progettazione, divenne un prodotto mentale reale e oggettivo basato su un supporto materiale o energetico. Da lì è iniziato il processo di materializzazione del Logos.

Questo processo si è svolto in modo autonomo, cioè con una certa capacità di autoregolazione, ma anche in modo automatico o meccanico, cioè seguendo leggi predeterminate, e in parte anche con processi fortuiti o accidentali.

Partiamo dal presupposto che mente e materia non sono due sostanze indipendenti. Questi due aspetti non esistono mai separatamente.

Ogni processo mentale si svolge sempre in qualche tipo di supporto materiale e ogni processo materiale include sempre qualche tipo di processo mentale. Inoltre, c’è una continuità tra mente e materia, ed esse possono interscambiarsi.

Precedenti storici dell’idea di un Logos che giunge a materializzarsi

Prima di proseguire e cercare di spiegare i dettagli di questo processo di materializzazione del Logos, vediamo che questa teoria di un Logos che si materializza, o di una continuità tra spirito e materia, non è nuova, ma ci sono termini e idee molto simili nella maggior parte delle tradizioni filosofiche e religiose, anche se alcuni autori optarono per visioni dualiste e altri per visioni moniste.

I pitagorici immaginavano una continuità tra l’Uno, gli altri numeri, i rapporti numerici (Logos), i punti geometrici adimensionali, i punti materiali estesi, e le cose.

Eraclito parlava del Logos come di un fuoco creativo che forgiava tutte le cose e si scambiava con tutte le cose: «Tutte le cose sono scambio equivalente per il fuoco e il fuoco per tutte le cose...».

Platone immaginava un Demiurgo che forgiava le cose materiali prendendo come modello i prototipi ideali ed eterni (Logos).

Aristotele teorizzava che ci fosse una gerarchia di forme o anime, cominciando dal Motore Primo (Dio) e arrivando all’Anima del Mondo (logos generale), anima razionale, anima sensibile e anima vegetativa, che erano le forme (logos particolari) incise nella materia.

Gli stoici immaginavano un processo monistico di formazione dell’universo a partire da un Logos generale o comune, seguito da una moltiplicazione dei logos seminali con un supporto di una materia attiva più sottile, o pneuma, che si compenetrava con una materia passiva più densa (processo definito «mescolanza totale»).

Plotino pensava che tutte le cose avessero origine per emanazione o processione dall’Uno, cominciando dall’Intelligenza (Logos), dalle Anime e arrivando fino alla materia.

In quasi tutte le tradizioni religiose c’è un concetto che svolge una funzione simile al Logos, quale mediatore nella ipotizzata creazione o formazione del cosmo. Come, per esempio, il Dharma (insegnamenti, leggi costitutive del cosmo e norme morali allo stesso tempo) e Rita (ordine) nell’induismo; Il Tao cinese (la Via, verità cosmica e morale); e la Parola di Dio (Verbo) usata da Dio per creare il mondo, che è un concetto condiviso da ebrei, cristiani e musulmani.

Sant’Agostino, pur avendo una visione dualista, tentò di collegare la Verità o archetipi ideali nella mente di Dio (logos) con le cose materiali attraverso le ragioni o logos seminali degli stoici.

La metafisica della luce tentava di elaborare una visione di carattere monistico, presupponendo una continuità tra Dio, modelli ideali, specie (logos seminali) sostenute in una luce più sottile, la luce fisica e la materia più densa. Essi immaginarono il processo di creazione dell’universo per il tramite di una diffusione sferica da un punto di quei tipi di luce sottile, che erano responsabili della moltiplicazione delle specie seminali o logos e della creazione della materia.

Come si può vedere, questa è un’idea molto simile alla moderna teoria del Big Bang, la famosa esplosione di energia da un unico punto che ha dato origine all’universo.

La moderna teoria dei campi e il Logos

L’idea di un campo di forze è nata nel XIX secolo per cercare di spiegare gli effetti causati da magneti e correnti elettriche. All’inizio, gli scienziati immaginarono uno spazio solcato da linee di forza, che per questo fu chiamato campo.

Avanzarono ipotesi basate su ogni tipo di meccanismo, come molle, fili o tubi che giravano, per cercare di dare una spiegazione meccanicistica ai suoi effetti. Poi, utilizzando alcuni di questi modelli, Maxwell elaborò le note equazioni che sorprendentemente calcolano con precisione le forze elettromagnetiche. Avendo osservato che era impossibile che i campi, a causa delle loro proprietà, fossero costituiti da una qualsiasi sostanza materiale conosciuta, fu ripreso l’antico concetto di etere, una sostanza sconosciuta con proprietà straordinarie. Alla fine, però, si decise di non speculare più sulla natura fisica dei campi, il concetto di etere fu scartato e si mantennero solo la nozione astratta dei campi di forza e le equazioni matematiche che li governano. Fu proprio questa ricerca sui campi che portò al crollo del paradigma del meccanicismo materialista in fisica.

All’inizio alcuni ipotizzarono l’esistenza di una dualità di sostanze: il campo sottile o etere, da una parte, e le particelle dall’altra. Ma alla fine, con l’avvento della fisica quantistica, arrivarono alla conclusione che i campi quantici sono l’unica realtà primaria, e che le particelle sono una realtà derivata.

La vecchia immagine di particelle o corpuscoli materiali che galleggiano in uno spazio vuoto si è trasformata in quella di minuscoli pacchetti di onde di un campo energetico che riempie completamente lo spazio, come dice poeticamente il fisico inglese David Bohm:

Ciò che si può dire allo stato attuale della fisica teorica implica che lo spazio vuoto contenga tutta questa energia e che la materia costituisca semplicemente una leggera «increspatura» di questa energia; quindi, la materia è come una piccola increspatura in questo straordinario oceano di energia.[9]

L’attuale concetto scientifico di un Campo Unificato (gravitazionale, elettromagnetico, forte e debole) che crea e governa la materia attraverso leggi fondamentali della natura, equazioni matematiche o funzioni d’onda, è una nozione molto simile al concetto che stiamo usando di Logos.

Alcuni fisici e biologi, come Charon e Sheldrake, estendono il concetto di campi fisici a livelli superiori parlando di campi evolutivi, campi vitali, campi morfogenetici e campi di livello superiore.

Il campo evolutivo che guida le strutture materiali

Secondo Charon, dei campi evolutivi specifici guidano le strutture materiali verso lo stato finale dell’universo, in una progressione dal disordine all’ordine:

Una struttura materiale è incapace da sola di creare la vita, perché evolve sempre dall’ordine al disordine, mentre la vita va dal disordine all’ordine. La struttura non può quindi essere un «attore» vivente, può solo essere un «ricevitore» capace di entrare in risonanza con qualcosa di preesistente alla struttura materiale nello spazio e a ciò che i fisici chiamano spesso campo.

Questo campo ha come limite i due stati, quello iniziale e quello finale dell’universo nel suo insieme. E poiché chiamiamo ordine qualsiasi progressione verso lo stato finale dell’universo, affermiamo che qualsiasi struttura «adattata» al campo specifico passa dal disordine all’ordine.

Un tale campo può essere giustamente chiamato il campo «evolutivo», poiché è il motore di tutta l’evoluzione dell’universo tra il suo stato iniziale e il suo stato finale.[10]

L’attività creativa dei campi morfogenetici

Secondo Sheldrake, l’apparizione di nuovi esseri e cose è dovuta all’attività creativa dei campi morfogenetici che sono racchiusi nel grande campo unificato primordiale dell’universo:

L’idea dei campi morfogenetici è stata ampiamente adottata nella biologia dello sviluppo. Ma la natura di questi campi è rimasta oscura. (…) Molti fisici teorici ora pensano che i campi fondamentali della fisica siano sorti da un campo superiore e più inclusivo, il campo unificato primordiale dell’universo.

Allo stesso modo, ad ogni livello di organizzazione, nuovi campi morfici possono sorgere da campi di livello superiore e all’interno di questi.

La creatività non avviene solo dal basso verso l’alto, con nuove forme che sorgono da sistemi meno complessi per salti spontanei; procede anche dall’alto verso il basso, attraverso l’attività creativa dei campi di livello superiore.[11]

Il Logos come un grande campo unificato primordiale

Quindi, il nostro ipotizzato Logos o progetto cosmico, il frutto reale, oggettivo ed energetico di un processo di progettazione all’interno della mente di Dio, potrebbe essere definito come un grande campo unificato primordiale che comprenderebbe una serie di campi sfalsati (staggered fields), come quelle bambole russe che sono una dentro l’altra, corrispondenti ai diversi livelli di realtà, dal livello umano, animale e vegetale fino a finire al livello atomico.

Questo Logos generale conterrebbe quindi i logos o progetti specifici di tutti gli esseri di ogni livello.

Questo grande campo unificato esisteva prima dell’esplosione di energia o Big Bang che ha dato origine al processo di formazione delle particelle, degli atomi, delle molecole e degli esseri viventi.

La formazione dei primi elementi essenziali dell’universo tramite il Logos

Parleremo prima di tutto della formazione delle prime particelle. Oggi i fisici sono d’accordo sul fatto che il campo e l’energia sono la realtà primaria, e le particelle sono un loro prodotto. Quando si suppone che ci sia stata una causa intelligente, che è anche una fonte di energia, e che in un primo processo mentale abbia prodotto un Logos o progetto cosmico - qualcosa di simile ad un programma informatico su un supporto energetico - che corrisponde al concetto scientifico di campo, non è difficile immaginare il modo in cui un’idea o un piano possa materializzarsi sotto forma di particelle.

Qualcuno potrebbe obiettare quanto segue: che bisogno c’è di supporre che ci sia un progetto o un programma informatico all’interno dei campi fisici? Perché non pensare che le particelle si siano formate spontaneamente a caso per fluttuazioni o accumuli di onde di energia?

La fisica quantistica ci insegna che i pacchetti di energia non si formano in modo arbitrario, ma che l’energia è quantizzata, cioè le misure dei pacchetti non sono continue ma seguono una scala discontinua.

La formula E=hn, scoperta da Planck all’inizio del XX secolo, che ha rivoluzionato la fisica, stabilisce una proporzione tra l’energia (E) dei pacchetti o quanti e la frequenza di vibrazione (n) tramite una costante universale (h), che determina la scala. Chi ha scelto proprio questo numero?

Se la formazione dei pacchetti di energia fosse stata fortuita o accidentale, sarebbe più logico pensare che si sarebbero formati pacchetti di tutte le misure e frequenze combinate arbitrariamente.

Invece, le particelle assomigliano molto alle note di una scala musicale. In effetti, i fisici definiscono ormai le particelle solo con dei numeri. È molto probabile che ogni particella e nucleo atomico abbia il proprio campo quantico associato o microchip in cui sono contenute le informazioni o i numeri chiave che lo definiscono.

La prova di ciò è che la nuvola elettronica che circonda il nucleo atomico fluttua e reagisce in modo imprevedibile se viene bombardata con fotoni di luce, il che significa che ha una qualche capacità di autoregolazione o autonomia.

Quindi, semplicemente variando in modo intenzionale e intelligente i numeri del campo quantico associato si potrebbero costruire nuove particelle, così come variando le frequenze delle onde sonore si può creare la grande varietà di note musicali di una sinfonia.

«Strane coincidenze»

Quando gli scienziati cercano di spiegare come si siano formati in modo spontaneo o accidentale i diversi tipi di atomi a partire da un plasma primordiale, incontrano salti o lacune inspiegabili.

Inoltre, continuano ad apparire valori numerici, intensità di forza, costanti universali, tutti di grande importanza per la futura struttura dell’universo e per la successiva comparsa della vita, come si può vedere in questa citazione di Tipler:

Il Santo Graal della fisica moderna è spiegare perché queste costanti numeriche - numeri, per esempio, quale il rapporto tra la massa del protone e quella dell’elettrone - hanno il particolare valore numerico che hanno. Anche se ci sono stati progressi significativi verso questo obiettivo negli ultimi anni, siamo ancora molto lontani da una risposta a questa domanda.

Si è scoperto che ci sono una serie di strane coincidenze tra numeri di enorme grandezza che, apparentemente, sono completamente indipendenti; inoltre, queste coincidenze sembrano essere essenziali per l’esistenza nell’universo di osservatori basati sul carbonio quali gli esseri umani.

Queste coincidenze sono così numerose e strane che Carter ha proposto una versione più forte del Principio Antropico... che l’universo deve essere tale da permettere la creazione di osservatori al suo interno in qualche fase del suo sviluppo.[12]

Freeman Dyson indica in questa citazione altri esempi di quelle «coincidenze numeriche» che rendono l’universo abitabile:

Ci sono alcuni esempi impressionanti nelle leggi della fisica nucleare di coincidenze numeriche che sembrano cospirare per rendere l’universo abitabile. La potenza delle forze di attrazione nucleare è esattamente quella necessaria per superare la repulsione elettrica tra le cariche positive nel nucleo di atomi comuni come l’ossigeno o il ferro. Ma le forze nucleari non sono abbastanza potenti per unire due protoni. (...)

Se le forze nucleari fossero state un po’ più potenti di quanto sono, i nuclei degli atomi di idrogeno sarebbero passati da uno a due protoni, quindi l’atomo di idrogeno sarebbe diventato molto più pesante.

L’idrogeno con un solo protone nel nucleo sarebbe stato un elemento raro, quindi le stelle come il Sole, che per molto tempo hanno bruciato grazie alla lenta combustione dell’idrogeno dei loro nuclei, non potrebbero esistere.[13]

Bisogna essere proprio ciechi o avere un forte pregiudizio dogmatico per non vedere che dietro l’evoluzione dell’universo c’è un progetto che lo guida in una certa direzione.

Nell’evoluzione dell’universo è chiaro che l’idrogeno, l’elemento più semplice e abbondante, è un elemento chiave che - come dice Dyson - serve come fonte di energia per tutto l’universo, poiché tutte le stelle possono irradiare energia attraverso la lenta combustione dell’idrogeno stesso.

Un altro elemento chiave per la vita, che si suppone esista in quantità considerevoli sotto forma di particelle di ghiaccio nello spazio, è l’acqua.

Anche se si specula ancora su dove si siano formati gli elementi più pesanti, tali luoghi sarebbero come fabbriche per produrre strutture molecolari più complesse come il carbonio, anch’esso fondamentale per la vita.

Così, vediamo che vi è stato un processo di fabbricazione di molecole sempre più complesse, che sarebbero poi i materiali di base per giungere alle cellule viventi.

Formazione dei primi esseri viventi

La cellula è come l’elemento costitutivo degli organismi viventi, ma ha delle caratteristiche molto speciali.

Si può dire che prima della comparsa dei primi organismi viventi, il metodo di fabbricazione degli elementi fosse simile a quello di produzione del cemento o alle reazioni usate negli impianti chimici, dove si utilizzano processi di riscaldamento, miscelazione o pressione per produrre grandi quantità dello stesso prodotto. Tuttavia, nella cellula è come se la fabbrica e la catena di montaggio fossero state miniaturizzate e introdotte in ciascuna di esse.

Invece di moltiplicare gli elementi fabbricandoli in grandi quantità, la cellula usa il metodo della moltiplicazione facendo copie di se stessa, dividendosi in due, o unendo due cellule che danno origine a semi o embrioni che poi crescono per diventare prodotti completi.

Un seme che cresce o un embrione che si moltiplica è come una fabbrica automatizzata che sta costruendo un prodotto assorbendo i materiali dall’esterno.

Questo si ottiene perché la cellula ha un computer centrale, il DNA, dove è contenuto il progetto virtuale e tutte le istruzioni necessarie per fabbricare il prodotto, o l’organismo, completo.

La cellula è come l’unità di base e la fabbrica miniaturizzata degli organismi viventi. Indipendentemente da quando e come si sia formata la prima cellula, è chiaro che risponde a un disegno o progetto superiore a quello delle strutture molecolari. Per questo motivo, è ragionevole pensare che nella sua costruzione sia intervenuto un campo di forze di livello superiore, cioè un campo vitale che conterrebbe il disegno virtuale o progetto specifico della cellula, e che sarebbe parte del Logos generale o progetto cosmico.

Il primo passo sarebbe la costruzione del DNA, che è come il supporto materiale o hardware e allo stesso tempo funge da catena di montaggio delle proteine, che sono il materiale da costruzione di base degli organismi viventi.

Poi, una volta completato il DNA, il disegno virtuale o programma genetico della cellula verrebbe automaticamente caricato nel DNA, facendo sì che la cellula venga completata e cominci a funzionare e riprodursi come un essere vivente o come l’embrione di un essere vivente.

La comparsa di tutti gli esseri viventi seguirebbe processi simili in cui intervengono livelli sempre più alti di processi mentali e campi vitali di coscienza; questi processi culminano con la comparsa degli esseri umani, gli esseri viventi che mostrano il più alto livello di processi mentali, compresa l’autocoscienza e l’identità personale unica.

Principio delle due fasi dei processi creativi

Da quanto sopra esposto, possiamo concludere dicendo che l’ipotesi più ragionevole e con maggior potere esplicativo è questo quarto principio della natura, che permette di unificare il processo di formazione ed evoluzione dell’universo, opera della produttività creativa di Dio, con l’evoluzione tecnologica e culturale, opera della produttività creativa degli esseri umani, in un unico modello universale.

  1. «Principio dell’universalità del modello di produttività creativa basato su due fasi: una prima fase di creazione di un progetto, disegno o Logos elaborato da un processo mentale; e una seconda fase di fabbricazione o evoluzione guidata intenzionalmente dal progetto o Logos, che comporta anche meccanismi governati da leggi e processi casuali».

[1] K. R. Popper, L’io e il suo cervello.

[2] Sun Myung Moon, Speech Collection Books, Seul, HSA-UWC, 117:78, (1 febbraio 1982).

[3] Paul Davies, Il cosmo intelligente: Le nuove scoperte sulla natura e l'ordine dell'universo.

[4] Jacques Monod, Il caso e la necessità.

[5] Steven Weinberg, El sueño de una teoría final, Crítica, Barcellona, 1994.

[6] T. Dobzhansky, «El azar y la creatividad en la evolución», in Estudios sobre la filosofía de la biología, F. J. Ayala y T. Dobzhansky, Ariel, Barcellona, 1983, pp. 419, 420, 428.

[7] Sang Hun Lee, New Essentials of Unification Thought, UTI, Corea, 2006, p. 24.

[8] Sang Hun Lee, New Essentials of Unification Thought, UTI, Corea, 2006, p. 115.

[9] David Bohm, Il paradigma olografico.

[10] Jean F. Charon, De la materia a la vida, Guadarrama, Madrid, 1971, pp. 363-364.

[11] Rupert Sheldrake, La rinascita della natura.

[12] J. D. Barrow & F. J. Tipler, Il principio antropico.

[13] Freeman Dyson, Turbare l’universo.

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