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Capitolo 1 - La ricerca dell’Origine: il superamento del materialismo e dell’idealismo

Fin dagli albori della storia gli uomini si sono sempre interrogati sull’origine della vita e dell’universo. Molti saggi, ma anche persone comuni, ammirando fenomeni naturali come i cicli delle stagioni, la procreazione e la morte, le fasi della luna, il movimento del sole e delle stelle, si sono chiesti: Perché l’universo esiste? Da dove proviene? Come siamo venuti ad esistere? Qual è il senso della nostra esistenza?

Nel corso della storia sono state date due risposte contrastanti a queste domande.

Una è la visione materialista del mondo, che afferma che sia l’origine dell’universo che l’universo stesso sono composti esclusivamente di materia. La sua versione attuale più accettata è la teoria del Big Bang. Secondo questa teoria, all’inizio ci fu un’esplosione di materia o energia, e dall’unione sempre più complessa delle particelle elementari iniziali si formò l’intero universo, inclusi noi stessi. Questa visione del mondo è monistica, nel senso che secondo tale visione la materia è l’unica sostanza costitutiva dell’universo.

All’opposto delle teorie materialiste, nella storia del pensiero sono comparse anche molteplici visioni del mondo, idealiste o spiritualiste, che pongono un’entità spirituale, Dio, all’origine dell’universo, entità da cui tutte le cose hanno avuto origine.

Queste visioni del mondo sono per lo più dualiste, nel senso che affermano che ci sono due sostanze costitutive dell’universo, lo spirito e la materia, che sono di natura diversa. Ad esempio, la dottrina cristiana classica sulla creazione sostiene che Dio, che è puro spirito, ha creato la materia ex nihilo, cioè dal nulla.

Per cercare una soluzione che superi queste visioni contraddittorie del mondo, e per indagare sull’origine dell’universo, esponiamo brevemente le radici storiche di entrambe le coppie di visioni opposte, quella materialista e quella idealista, e le visioni monista e dualista.

1. Radici storiche delle visioni materialista e idealista, e delle visioni monista e dualista

L’antica filosofia greca

Talete, Pitagora e Parmenide

I primi filosofi ionici furono i primi a sostenere una visione monista. Essi cercavano di capire quale fosse l’elemento primordiale e originario da cui tutte le cose provengono e a cui si riducono. Talete, per esempio, identificò questo elemento primordiale, o Arché, con l’acqua. Il monismo di questi primi filosofi era soprattutto ilozoista oppure panpsichista: «Tutto è pieno di divinità», diceva Talete.

Il dualismo risale invece alla cosmogonia pitagorica. Per Pitagora i numeri e le proporzioni erano gli elementi costitutivi di tutte le cose. Tutto aveva origine dall’Uno. Ma, per spiegare l’apparizione del Due, o della Dualità, i pitagorici postulavano l’intervento di un vuoto, una sorta di non-essere che emergeva e divideva l’Uno in due, dando origine alla molteplicità degli esseri e delle cose. In effetti, limitato e illimitato, pari e dispari, unità e pluralità, destra e sinistra, maschio e femmina, statico e dinamico, luce e buio, bene e male, e altre coppie di opposti pitagorici avevano un marcato carattere dualistico in senso ontologico e anche etico.

Parmenide, che era contro questo dualismo pitagorico, affermò che l’unica cosa che esiste è l’Essere e che il non-essere è impensabile. Postulò che nulla può nascere dal non-essere. Attribuì all’Essere le qualità di limitato, immutabile e statico. Quindi, il cambiamento e il movimento non esistono, sono solo apparenze.

Eraclito e Democrito

Eraclito mise in evidenza il cambiamento (Panta rei: tutto scorre) e l’esistenza degli opposti (caldo e freddo, luce e buio, ecc.). Questi si trasformano l’uno nell’altro e sono in un rapporto di tensione ed equilibrio. Contrariamente al dualismo ontologico dei pitagorici, affermò l’esistenza di un Logos Divino, la Ragione cosmica, l’elemento comune che manteneva l’equilibrio tra gli opposti. Egli identificò il Logos con un elemento primordiale, il Fuoco Creativo. Questo Fuoco ha prodotto tutte le cose, che a loro volta sono state consumate dal fuoco.

Democrito, basandosi sull’idea pitagorica che tutte le cose sono fatte di punti - che, secondo loro, erano sia punti geometrici che punti materiali estesi (ciottoli) - e sulla credenza, sempre pitagorica, nell’esistenza di un vuoto intermedio, elaborò la teoria atomista, che affermava che nell’universo esistono solo atomi in movimento e vuoto. Postulò che tutti gli esseri e le cose fossero insiemi casuali di atomi, formulando così la prima visione materialista del cosmo.

Platone

Platone, prendendo come esempio un disco di rame, affermò che la pura forma geometrica circolare era la vera realtà perfetta ed eterna, e il disco di rame materiale era solo una copia imperfetta di tale realtà.

Così facendo, divise la realtà in due mondi: il Mondo delle Idee o delle Forme, i prototipi eterni e perfetti, il cui apice era l’Idea del Bene o Dio, e il Mondo Materiale sensibile degli esseri e delle cose che venivano forgiati dal Demiurgo (l’artigiano) prendendo come modello le Idee eterne, sostenendo così una visione dualistica dell’universo.

La materia per Platone era come un recipiente vuoto capace di assumere qualsiasi forma. Nel Timeo egli delinea una teoria geometrica della materia, sostenendo che tutta la realtà materiale fosse costituita da atomi in forma di triangoli che, combinati in vari modi, potevano costruire tutti i tipi di figure geometriche possibili e tutti gli esseri materiali o senzienti.

Aristotele

Aristotele, ritenendo che la duplicazione della realtà del suo maestro Platone non fosse necessaria, affermò che le Idee o Forme, gli eterni prototipi platonici, si trovavano all’interno degli esseri e delle cose.

Di conseguenza, egli elaborò la sua famosa teoria ilomorfica secondo la quale tutti gli esseri e le cose sono composti da Forma (éidos, morphé) e Materia (hylé).

Le «forme» (le idee platoniche) erano l’anima o l’essenza che definiscono ciò che le cose sono, e la «materia» era il corpo o substrato (argilla, pietra) che possedeva il potenziale per acquisire molteplici forme. Le forme o anime inerenti agli esseri avevano il potere di muovere i corpi verso la loro perfezione.

Anche se iniziò partendo dal presupposto dell’idea di una materia primordiale informe, finì con il postulare l’eternità del mondo. Insieme a questo mondo materiale eterno, definì il concetto di Dio come forma pura e primo motore immobile, la cui funzione era quella di muovere il mondo e condurlo al suo fine ultimo.

In questo modo, stabilì un dualismo di sostanze: da un lato il mondo eterno e increato dei composti di forma e materia e, dall’altro, le forme pure o anime, che formavano una gerarchia il cui vertice era Dio, la forma suprema o pensiero dei pensieri.

Gli stoici e Plotino

Gli stoici, combinando il Logos-Fuoco Divino di Eraclito con i concetti di forma e materia di Aristotele, insegnavano che tutto è composto da un principio attivo o pneuma (respiro, principio vitale), che era come l’anima o il logos, e un principio passivo o materia.

Lo pneuma era una materia più sottile che penetrava la materia ordinaria e la teneva insieme. Poiché il logos-pneuma poteva essere trasformato in materia, e la materia in pneuma, la loro visione era monistica.

Inoltre, oltre a credere in un Logos universale, divino e provvidente, sostenevano che ogni cosa aveva il proprio logos, che era come la sua ragione, il suo piano o il suo progetto. Pertanto, l’origine di ogni cosa veniva spiegata a partire dal logos originario che le produceva.

Plotino tentò di sistematizzare il platonismo affermando che Dio, o l’Uno, un essere completamente omogeneo e al di sopra di ogni dualità, era il principio e la causa prima di tutto ciò che esiste.

Come il calore e la luce procedono dal sole per irradiazione naturale, così tutte le cose emanano da Dio necessariamente a causa dell’eccesso della Sua potenza. L’Uno esce quindi da sé non per un libero atto di amore, ma per un processo necessario ed eterno, «verosimilmente perché è ridondante» dice Plotino: si tratta come abbiamo visto di una necessità originata dall’Uno stesso, che ne resta comunque superiore.

Dopo l’intelligenza (il mondo delle idee platoniche), l’anima del mondo e le anime particolari, la materia era l’emanazione più degradata e lontana dell’Uno, quasi ai confini del non-essere, mantenendo così una visione spiritualista e monistica allo stesso tempo.

La filosofia medievale

Sant’Agostino e Ibn Gabirol

Sant’Agostino collocò il mondo delle idee platoniche nella Mente di Dio, definendole come i modelli ideali delle cose che Dio creò in seguito con un atto volontario d’amore. Riprese il dualismo di Aristotele, sostenendo che Dio fosse puro spirito.

Prima di tutto, Dio creò dal nulla una materia primordiale. Poi, le diede una forma impiantando nella materia i logos seminali (prototipi o modelli ideali) di ogni creazione. San Tommaso e i principali filosofi medievali arabi ed ebrei adottarono tale dottrina della creazione dal nulla e il dualismo che essa implica.

Ibn Gabirol nel suo libro La fonte della vita elaborò i concetti di forma universale e materia universale. Poiché l’effetto deve essere simile alla causa che lo origina - sostiene il nostro autore - tutti i tipi di materia devono provenire da una materia universale primordiale, e tutti i tipi di forme devono avere la loro origine in una forma universale originale.

Quindi, per Ibn Gabirol, tutto ciò che esiste può essere ridotto a tre radici. Vale a dire: Dio, la materia universale e la forma universale. Egli mantenne il concetto tradizionale di creazione dal nulla come atto di volontà divina, ma elevò la materia, a differenza di Plotino, a una posizione molto vicina a Dio, dandole la dignità di concausa o co-origine di tutte le cose.

La filosofia moderna

Cartesio

Cartesio, accentuando il dualismo aristotelico e cristiano, elaborò la sua famosa teoria dualista della separazione dell’anima o spirito dalla materia, come due sostanze completamente diverse che non hanno nulla in comune.

In sintesi, secondo Cartesio esistono tre sostanze: Dio o sostanza infinita; l’anima o spirito umano (res cogitans: la cosa pensante); e il mondo o materia (res extensa: la cosa estesa).

Nel mondo materiale i minerali, le piante e gli animali sono macchine o automi, e la pressione e gli urti sono le uniche forze che agiscono su di essi. L’uomo è l’unico essere che pensa (anima), anche se il suo corpo è una macchina come per il resto degli esseri e delle cose del mondo.

Dio ha creato il mondo come un enorme orologio che funziona secondo leggi eterne. Poi lo ha messo in movimento dandogli il primo impulso. Da allora in poi il mondo ha continuato a funzionare solo in base a pressioni e urti, similmente ai meccanismi e agli orologi che venivano fabbricati ai tempi di Cartesio.

Il meccanicismo materialista

Per i primi filosofi e scienziati materialisti era molto facile eliminare questo sostanziale dualismo cartesiano, semplicemente presupponendo che sia le leggi che l’universo-orologio fossero eterni, come pensava Aristotele. Essi ignorarono i servigi dell’orologiaio, e affermarono anche che l’uomo era una macchina come gli animali e gli altri esseri viventi, relegando l’«immaginario» spirito umano alla categoria di fantasma all’interno della macchina.

Tale meccanicismo materialista è stato una credenza ontologica molto influente tra gli scienziati, almeno fino alla fine del XIX secolo, e fino ad oggi tra i biologi, per i quali tutti gli esseri viventi, noi compresi, sono semplicemente meccanismi sofisticati frutto delle mutazioni casuali del DNA e della selezione naturale.

Fondamentalmente, questa credenza ontologica è un monismo materialista molto simile alla vecchia visione atomista di Democrito. Tutti gli esseri e le cose sono aggregati di molecole, atomi e particelle che differiscono solo per il grado di complessità del composto, che può essere alla fine ridotto a quelle componenti e che sono governati dalle stesse leggi della fisica e della chimica.

La fisica quantistica: la materia diventa indefinibile

Tuttavia, con l’avvento della fisica quantistica all’inizio del ventesimo secolo, la materia è diventata indefinibile. Come ha detto Popper, «il materialismo ha superato se stesso».[1]

I modelli planetari e deterministici della struttura dell’atomo hanno dovuto essere abbandonati. Oggi, le particelle ci appaiono talvolta come onde di un campo quantico di natura fisica sconosciuta, e talvolta come corpuscoli o pacchetti di energia. Eddington spiega così la nuova situazione:

Oggi sappiamo che l’esplorazione del mondo esterno con i metodi della scienza fisica non ci porta a una realtà concreta, ma a un mondo di ombre e simboli, al di sotto del quale questi metodi sono incapaci di penetrare.

Se oggi si chiede ai fisici che cosa hanno finalmente deciso essere gli atomi o gli elettroni, non risponderanno parlando di palle da biliardo o di turbine, o qualsiasi altra cosa concreta; si riferiranno piuttosto a una serie di simboli matematici ed equazioni che riflettono il loro comportamento in modo soddisfacente.[2].

Heisenberg, famoso per aver formulato il principio di indeterminazione che ha messo fine al determinismo materialista in fisica, spiega che il linguaggio matematico è l’unico capace di descrivere le particelle elementari:

Le leggi matematiche formulate dalla teoria quantistica mostrano chiaramente che i nostri concetti intuitivi ordinari non possono essere applicati senza ambiguità alle particelle elementari.

Tutte le parole o i concetti che usiamo per descrivere gli oggetti fisici ordinari, come posizione, velocità, colore, dimensione, ecc., diventano indefiniti e problematici quando cerchiamo di applicarli alle particelle elementari...

È importante rendersi conto che, mentre il comportamento delle particelle elementari non può essere descritto senza ambiguità nel linguaggio ordinario; il linguaggio matematico, invece, si presta in modo molto più adeguato a rendere conto di ciò che accade, in modo molto preciso.[3]

La rinascita della natura

I campi di forze, che nel XIX secolo si supponeva fossero costituiti da una materia sottile o etere, ora svolgono funzioni simili alle vecchie anime aristoteliche o ai principi attivi degli alchimisti, nel senso che il loro compito è quello di organizzare le particelle e mantenerne la coesione attraverso un’interazione o scambio di fotoni o energia. Inoltre, sembra che questi campi controllino le particelle mediante complicate equazioni matematiche.

Dagli ultimi decenni del ventesimo secolo pare che le scienze stiano tornando al Rinascimento. Gli antichi principi vitali, le anime e le forze nascoste che erano state esorcizzate dai meccanicisti stanno riemergendo, ma con nomi diversi.

Oggi si parla di un universo evolutivo e creativo che ha la capacità di auto-organizzarsi o auto-regolarsi. Si parla di proprietà sistemiche, principi organizzativi, leggi olistiche emergenti, nuovi tipi di causalità non locale e discendenti, campi morfogenetici e di evoluzione creativa e organicista.

Rupert Sheldrake, biologo inglese, si esprime in questi termini nel suo libro La rinascita della natura:

La natura è ora di nuovo vista come auto-organizzantesi. Invece dell’anima dell’universo e di tutti gli altri tipi di anima al suo interno, la base di questa auto-organizzazione si attribuisce ora al campo gravitazionale universale e a tutti gli altri tipi di campi al suo interno.

Indeterminismo, spontaneità e creatività sono riemersi in tutto il mondo naturale. Scopi o fini immanenti sono ora modellati in termini di attrattori. E al disotto di ogni cosa, come un mondo sotterraneo cosmico, vi è il regno imperscrutabile della materia oscura. Questi sviluppi hanno reintrodotto molte delle caratteristiche della natura animata negate nella rivoluzione meccanicista; in effetti, hanno iniziato a rianimare la natura.[4]

Il crollo della certezza nella conoscenza scientifica

Con il crollo del neopositivismo, è venuta meno la presunzione che la conoscenza scientifica sia l’unica vera conoscenza. Tutte le teorie scientifiche sono contaminate da presupposti ontologici, credenze, valori e persino pregiudizi e dogmi. Inoltre, non possono essere verificate né con gli esperimenti né con i fatti, perché anche il modo in cui si fanno gli esperimenti o il modo in cui si osservano i fatti è intriso di valori o di credenze.

Tutto ciò, assieme all’attuale proliferazione di teorie scientifiche contraddittorie, è ciò che ha causato la crisi della verità e della razionalità, che aveva il suo ultimo baluardo nella scienza. L’aspetto positivo di questa situazione è che oggi c’è una maggiore libertà di pensiero e creatività di ricerca.

All’epoca dell’Illuminismo si lottava per liberarsi dai dogmi della Chiesa. Oggi potrebbe essere necessario lottare contro alcuni dei vecchi pregiudizi e dogmi della cosiddetta scienza moderna.

L’Illuminismo fu il trionfo di una razionalità riduttiva carica di un forte pregiudizio contro la visione religiosa del mondo tipica del medioevo e la proliferazione di forze occulte, magia, platonismo e misticismo del Rinascimento. Sembra che oggi il pendolo stia oscillando dalla parte opposta. Speriamo di poter trovare un punto di equilibrio.

2. Spirito e Materia devono esistere sin dall’origine dell’universo

Spinoza: unità di pensiero e materia

Spinoza ha corretto Cartesio affermando che Dio è l’unica sostanza esistente (monismo), perché è la causa di tutto e l’unica sostanza che non ha bisogno di un’altra per esistere. Secondo Spinoza, il pensiero (lo spirito) e la materia non sono due sostanze separate, ma sono solo attributi di quell’unica sostanza. Cioè, l’origine, la causa prima di tutto, è allo stesso tempo pensiero e materia:

Il pensiero è un attributo di Dio, o, in altre parole, Dio è res cogitans (cosa pensante)... L’estensione è un attributo di Dio, o, in altre parole, Dio è res extensa (cosa estesa).[5]

Giordano Bruno: la radice prima spirituale e materiale

Giordano Bruno attribuisce anche la materialità a Dio sostenendo, contro il dualismo di Aristotele, che il principio di tutte le cose non è solo la causa formale dell’universo, ma deve essere anche la sua causa materiale. Questo Principio primo è la fonte di tutte le forme (anime) e di tutta la materia nella creazione:

Theo.- Allora l’universo avrà un primo principio che sarà inteso come indistintamente materiale e formale. Quindi non è difficile accettare che il tutto, secondo la sostanza, sia uno, come inteso da Parmenide, che fu trattato in modo vergognoso da Aristotele.

Dicsono.- Dunque, anche scendendo in questa scala della natura c’è una doppia sostanza, spirituale e materiale; tu affermi, tuttavia, che entrambe si riducano ad un solo [uno stesso] essere e ad una sola radice.[6]

«Legge della somiglianza tra causa ed effetto»

Il ragionamento è semplice: se Dio è il principio di tutto, anche la materia deve avere la sua origine in Dio.

Questo ragionamento si basa su un assioma molto antico espresso in molte forme che può essere chiamato «Legge della somiglianza tra causa ed effetto», o tra il creatore e la sua opera. In altre parole, ciò che non è nella causa non può apparire nell’effetto.

Non è logico dire che Dio ha creato la materia dal nulla. Ma è altrettanto assurdo dire che all’origine c’era solo materia e poi la mente è sorta miracolosamente. Quindi, la cosa più logica è pensare che spirito e materia devono essere stati presenti nella prima causa o origine dell’universo.

Anche la causa prima o Dio deve contenere aspetti mentali (Sungsang) e materiali o energetici (Hyungsang).

Questo è precisamente ciò che il Pensiero di Unificazione sostiene. Il suo ragionamento è semplice: se in tutti gli esseri e le cose dell’universo ci sono aspetti mentali (Sungsang) e materiali (Hyungsang), e poiché l’effetto riflette la natura della sua causa - come l’opera riflette il suo creatore -, anche la causa prima o Dio deve contenere aspetti mentali (Sungsang) e materiali o energetici (Hyungsang), ed essere l’origine di entrambi gli aspetti:

[L’attributo assoluto di Dio] si riferisce alla mente che possiede l’energia, o, dal verso opposto, all’energia che possiede la mente. In altre parole, l’energia e la mente non sono elementi totalmente diversi, ma sono originariamente uniti come uno solo. Questo attributo assoluto si manifesta come sungsang, la mente di Dio, e come hyungsang, il corpo [energia] di Dio.[7]

Due nuovi concetti filosofici: Sungsang e Hyungsang

Il Pensiero di Unificazione introduce due nuovi concetti filosofici, sungsang (carattere interiore) e hyungsang (forma esteriore). In realtà, non esiste una traduzione nelle lingue occidentali fedele al suo significato originale.

Fondamentalmente, sono due concetti simili alla forma (eidos) e alla materia (hylé) aristoteliche, e alla dualità classica di spirito (mente) e materia (corpo), ma con due differenze significative:

  1. Essi non sono essenzialmente eterogenei; piuttosto, entrambi contengono elementi mentali ed energetici in comune.
  2. Non hanno origini diverse, ma sono aspetti inseparabili di tutti gli esseri e le cose, hanno un’origine comune e hanno la stessa natura omogenea.

Il Sungsang consiste principalmente di elementi mentali, ma in esso vi è anche qualche elemento di energia. Nel Sungsang, l’elemento mentale è predominante sull’elemento energetico.

Allo stesso modo, lo Hyungsang è costituito soprattutto di energia, ma c’è qualche elemento mentale incluso in esso. Quindi, Sungsang e Hyungsang non sono elementi totalmente eterogenei. Entrambi hanno in comune l’elemento mentale e l’elemento energetico. (…)

Nell’Immagine Originale (Dio), Sungsang e Hyungsang sono totalmente uniti. Essi sono alla radice un unico attributo assoluto, dal quale sono generati i diversi Sungsang e Hyungsang. Quando questo attributo assoluto si manifesta nel mondo creato attraverso la creazione, diventa due elementi diversi. Ciò è analogo al disegno di due linee rette a partire da un unico punto. Una delle linee in questo caso corrisponde al Sungsang (o spirito), e l’altra corrisponde allo Hyungsang (o materia). [8]

Il Pensiero di Unificazione armonizza le visioni monistiche e dualistiche, e supera il materialismo e l’idealismo

In questo modo, il Pensiero di Unificazione armonizza le visioni monistica e dualistica, affermando che Sungsang (spirito) e Hyungsang (materia), che nell’universo si manifestano reciprocamente come due sostanze separate ed eterogenee (dualismo), all’origine sono unite in una sola sostanza omogenea (monismo).

Inoltre, supera il materialismo e l’idealismo mostrando che l’universo non deriva solo dalla materia o solo dallo spirito, ma da un’unica sostanza in cui il materiale e lo spirituale sono completamente uniti.

3. Unità del mentale e del materiale

Questo è un primo assunto di base derivato dalla visione del mondo del Pensiero di Unificazione con cui, in linea con la tradizione filosofica di Ibn Gabirol, Giordano Bruno e Spinoza, tra gli altri, tale pensiero cerca di superare il monismo e il dualismo.

Per dimostrare la sua validità, analizzeremo più in dettaglio la mente, o processi mentali, e la materia, o processi materiali, come si manifestano in natura. Per comodità, e per poter definire meglio questi processi mentali e materiali, cominceremo con gli esseri umani e poi scenderemo fino alle particelle elementari.

I processi mentali negli esseri umani

L’aspetto mentale diventa più evidente negli esseri umani perché questi - pur essendo una complessa combinazione di atomi e molecole e un organismo vivente composto da cellule in cui si svolgono una serie di processi biochimici - mostrano chiaramente un’attività mentale. Questa è evidente in molti fenomeni come ricordare, riflettere, meditare, pianificare, comprendere, interpretare, ragionare, ipotizzare, speculare, avere aspettative, desiderare, scegliere, decidere, provare sentimenti, ecc.

Oltre a possedere tutte queste qualità mentali, gli esseri umani si distinguono da tutte le altre creature per il fatto di possedere autocoscienza e un’identità personale unica.

Nei processi mentali si possono distinguere due parti: una parte funzionale e operativa - che, usando il linguaggio informatico si potrebbe chiamare il software che elabora l’informazione - e una parte oggettiva composta da informazioni, dati e oggetti mentali.

Questi dati e oggetti mentali sono composti da rappresentazioni, concetti, idee, immagini, icone, simboli, parole, proposizioni, numeri, formule matematiche, teorie, principi o leggi, che sono informazioni raccolte ed elaborate dalla parte funzionale della mente.

La parte funzionale e operativa della mente

La parte funzionale e operativa della mente può essere divisa in tre funzioni o facoltà principali, cioè sentimento, intelletto e volontà.

L’intelletto ci spinge a chiedere, a indagare e a cercare la conoscenza o verità.

Il sentimento è la capacità di sperimentare un’intera gamma di sentimenti e passioni, e ci spinge a cercare la bellezza e a provare gioia e felicità in tutti i tipi di relazioni, specialmente nelle relazioni d’amore tra gli esseri umani.

La volontà è la capacità di prendere decisioni, di scegliere, di voler fare qualcosa e di essere determinati a farlo, e ci spinge a fare il giusto (o bene), e anche a fare ciò che è più efficace, utile o conveniente.

Tre fasi nell’aspetto intellettuale, emotivo e volitivo

Il processo intellettuale di acquisizione della conoscenza può essere diviso in tre fasi, seguendo lo schema e la terminologia kantiana.

Prima di tutto si verifica la percezione (sensibilità), che è un processo di ricezione, riconoscimento ed elaborazione di tutte le informazioni che arrivano attraverso i sensi e che vengono codificate sotto forma di rappresentazioni, concetti e dati mentali che sono immagazzinati nella memoria. Poi viene la fase della comprensione (giudizio), in cui le nuove conoscenze vengono giudicate, valutate o confrontate con quelle acquisite in precedenza. Inoltre, diversi concetti sono messi in relazione e associati cercando correlazioni e cause, e si cerca di capire come funzionano le cose. La terza fase è quella della ragione, in cui si traggono inferenze (conclusioni) da un insieme di singoli fatti o circostanze, cercando di scoprire leggi e principi generali. In questo stadio si avanzano anche ipotesi e si elaborano teorie e credenze.

Anche i processi relativi al sentimento e alla volontà seguono tre fasi simili. C’è sempre un primo stadio di sensibilità o ricezione di sentimenti / emozioni o stimoli. Poi c’è un secondo stadio di giudizio o valutazione dei sentimenti e dei comportamenti, come i giudizi estetici e morali. E, alla fine, c’è uno stadio più riflessivo e intuitivo, che è lo stadio in cui avviene la creatività artistica e la riflessione profonda sui principi morali universali.

Le componenti intenzionali e meccaniche dei processi mentali

I processi mentali, sebbene sembrino un flusso continuo di sentimenti / emozioni e pensieri, possiedono una forte componente intenzionale. I desideri ci spingono a perseguire valori, beni, obiettivi e fini.

L’intelletto, il sentimento / emozione e la volontà ci spingono a perseguire i valori di verità, bellezza e bontà. Tutte le attività culturali umane corrispondono a questi tre valori.

Le attività scientifiche, filosofiche e culturali sono guidate dalla ricerca, acquisizione e distribuzione della conoscenza e della verità. Le attività artistiche sono guidate dalla ricerca della bellezza e del godimento estetico. E le attività religiose, etiche e politiche sono guidate dalla ricerca del bene o della giustizia.

Oltre a questo carattere intenzionale, i processi mentali hanno anche un aspetto meccanico. Molte delle operazioni mentali sono meccaniche e ripetitive, seguono leggi, regole e procedure definite. La maggior parte dei processi di raccolta, codifica e manipolazione delle informazioni che avvengono nello stadio della percezione e della comprensione hanno questo carattere meccanico. Tuttavia, lo stadio della ragione è più intenzionale e intuitivo.

I caratteri intenzionale e meccanico dei processi mentali sono aspetti inseparabili e complementari. Ogni meccanismo, legge o regolarità, implica un progetto e un’intenzione. E ogni intenzione implica mezzi, strumenti o meccanismi per raggiungere il fine verso cui è diretta.

Il supporto materiale o energetico dei processi mentali

Inoltre, tutti i processi mentali richiedono un certo supporto materiale o energetico. È facile vedere come idee, piani e progetti siano codificati nel linguaggio e nella scrittura, e quindi acquisiscano un supporto materiale sotto forma di libri, strumenti o oggetti d’arte. Allo stesso modo un sentimento / emozione, un pensiero, un desiderio non sono qualcosa di totalmente immateriale ma hanno una componente di forza o di energia.

In effetti, i sentimenti o l’amore possiedono molte proprietà simili a quelle dei campi di forze elettromagnetiche: attrazione e repulsione, induzione, azione a distanza. Inoltre, idee, credenze e desideri esercitano un innegabile effetto causale sul comportamento. C’è un’interazione causale che va dal mentale al fisico e dal fisico al mentale. Se il mentale fosse completamente immateriale e il materiale non avesse alcun aspetto mentale, questa interazione sarebbe impossibile.

I processi mentali negli altri esseri viventi

A partire dagli esseri viventi superiori, quando osserviamo il comportamento chiaramente intenzionale degli animali, non possiamo non supporre che anch’essi possiedano una mente. Essi devono avere dei processi mentali e un certo grado di coscienza, anche se non raggiungono il grado di autocoscienza o la capacità di auto-riflessione della mente umana.

Dal loro comportamento si può dedurre che possiedono anche un certo grado di intelligenza, sentimento / emozione e volontà. Per quanto riguarda gli aspetti emotivo e volitivo, in essi si possono osservare dei comportamenti affettivi, altruistici e cooperativi quasi umani.

Per quanto riguarda l’aspetto intellettuale, la differenza potrebbe essere spiegata con il fatto che i loro processi mentali sono limitati alla percezione, elaborazione e immagazzinamento di semplici rappresentazioni mentali, e ad un certo grado di comprensione o giudizio per confrontare, associare e mettere in relazione diverse rappresentazioni mentali tra loro.

È evidente, comunque, che agli animali manca la ragione, intesa come la capacità di concettualizzare, di articolare un linguaggio, di elaborare un discorso e di dedurre leggi e principi universali, aspetto che è, di fatto, la fonte dell’inventiva e della creatività umana.

Essi suppliscono a tale mancanza di ragione con istinti per noi sorprendenti, dato che abbiamo pochi istinti innati. È sorprendente, per esempio, il senso di orientamento degli uccelli migratori.[9] L’intelligenza, la conoscenza e la lungimiranza che sarebbero necessarie per pianificare ed attuare tale comportamento sembrano superare le capacità intellettuali degli animali. D’altra parte, osservando che il comportamento animale è abbastanza ripetitivo e poco creativo, è logico pensare che sia un comportamento geneticamente programmato.

Nelle piante, possiamo anche osservare comportamenti istintivi vedendo come le radici crescono alla ricerca di acqua, come i rami e le foglie cercano la luce del sole, e come i fiori sembrano voler attirare gli insetti per riprodursi.

Autonomia e creatività negli organismi viventi

Le due caratteristiche comuni a tutti gli organismi viventi sono l’autonomia e la creatività. Avere autonomia significa avere un certo margine di manovra o una certa capacità di regolarsi per adattarsi ai cambiamenti dell’ambiente al fine di soddisfare le necessità vitali.

La creatività ha due aspetti: uno è la sorprendente capacità di riprodursi; l’altro è la capacità di influenzare e modificare l’ambiente per adattarlo ai propri fini.

Per poter esercitare queste capacità di autonomia e creatività, l’organismo ha bisogno di raccogliere informazioni dall’ambiente, elaborare queste informazioni e poi selezionare o scegliere una risposta motoria tra diverse possibilità, che è essenzialmente ciò che definisce un processo mentale.

Anche ogni organismo unicellulare, oltre ad essere un meccanismo guidato da leggi, raccoglie ed elabora informazioni. Si può già vedere - come sottolinea molto bene Popper - che «possiedono un centro di attività, di curiosità, di esplorazione, di pianificazione: c’è un esploratore, la mente dell’animale».[10] Oppure, ciò che è lo stesso, hanno una capacità di autonomia o di scelta e creatività.

Queste capacità di autonomia e creatività aumentano man mano che si sale nella scala degli esseri viventi. Esse sono l’espressione del fatto che una capacità razionale, o un’intelligenza con un marcato carattere intenzionale, interviene sempre più nei loro processi mentali.

Rappresentazione grafica dei processi mentali (autonomia e creatività) e dei processi materiali nei diversi livelli di esseri e cose

Vi sono degli studiosi di botanica[11] che attribuiscono alle piante non solo intelligenza ma anche emozioni. Infatti, pare che le piante siano in grado di rispondere, esprimendo gioia attraverso l’emissione di un certo tipo di vibrazioni, alla cura e all’attenzione dei loro proprietari.

Negli animali superiori, è evidente che nei loro processi mentali intervengono elementi razionali di intelligenza, emozioni e desideri di spiccato carattere intenzionale.

I processi mentali negli atomi e nelle particelle

I campi quantici di forze, che formano e controllano le particelle e gli atomi mediante costanti numeriche e leggi matematiche, assomigliano ai processi mentali.

L’indeterminismo quantico può avere due cause: il caso o una certa capacità di autoregolazione (autonomia). L’atomo, più che ad una nuvola, sta diventando sempre più simile ad una cellula. Quindi, l’indeterminazione quantistica può benissimo essere dovuta ad una plasticità, sensibilità o capacità di autoregolazione dell’atomo stesso.

Ciò implicherebbe l’esistenza di una sorta di elaborazione dell’informazione o di processi mentali anche nella dimensione atomica.

Il fisico inglese David Bohm ha affermato che «nella vecchia fisica, la materia (che era l’unica realtà) era completamente meccanica, non lasciando così alcuno spazio alla mente. Ma se, secondo la nuova fisica, ogni dimensione è inclusa in tutte le altre, se ne deduce che non esiste una vera separazione dei vari campi. La mente deriva dalla materia. E la materia contiene l’essenza della mente».[12]

E in un’altra occasione, ha detto che «anche la materia inanimata deve avere qualche tipo di aspetto mentale... Naturalmente, ciò non significa che la conoscenza possa essere attribuita agli elettroni o ad altre particelle... Tuttavia, la cosa fondamentale è che non esiste una cesura netta tra conoscenza, vita e materia, sia animata che inanimata».[13]

«Mente e materia si fondono in una sola cosa»

Si può quindi concludere che i processi mentali e materiali sono due aspetti inseparabili che sono presenti in misura maggiore o minore in tutte le entità dell’universo.

Scienziati come Bohm, Jeans ed Eddington parlano di un continuum materia-mente quale realtà fondamentale dell’universo:

Se ci addentriamo sempre di più nell’immanenza che risiede nella materia, credo che alla fine arriveremo alla corrente che sentiamo anche come mente, così che mente e materia si fondono in una cosa sola.[14]

Abbiamo ormai smesso di considerare la mente come un intruso nel dominio della materia; stiamo cominciando a sospettare che dovremmo piuttosto considerarla come il creatore e il governatore del regno della materia.[15]

Per dirla tutta, la mia conclusione è che il mondo è composto da «materia» mentale.[16]

Sun Myung Moon, da una prospettiva mistica, esprime la stessa opinione:

Se visto in uno stato mistico, un singolo granello di sabbia contiene in sé i principi dell’universo. Un singolo atomo contiene l’armonia sconfinata dell’universo.

Tutte le cose che esistono, anche se forse non ne sono consapevoli, sono esseri risultanti che si sono formati attraverso l’azione di forze complesse. Le molecole più piccole, gli atomi e persino le particelle subatomiche non sono privi di coscienza, ma contengono in sé un certo livello di coscienza e di scopo.

Quindi, tutte le cose che esistono sono venute in essere attraverso la mano amorevole di Dio, e necessariamente possiedono un legame di cuore con Dio.[17]

La struttura a strati di tutti gli esseri e di tutte le cose

La realtà sembra essere stratificata su diversi livelli che mostrano gradi di organizzazione sempre più complessi. I livelli superiori includono quelli inferiori, mentre rivelano nuovi aspetti mentali e materiali che non appaiono in quelli inferiori. Così le cellule, pur includendo il mondo quantico delle particelle e degli atomi, rivelano strutture molecolari complesse uniche.

In termini di processi mentali, passiamo da campi di forze che organizzano le particelle secondo equazioni e leggi matematiche a un campo di vita o protocoscienza con capacità di percezione, memoria, elaborazione delle informazioni e risposta motoria, che dà alle cellule una certa autonomia e creatività, compresa la capacità di riprodursi.

Le piante e gli animali, pur essendo composti da cellule e includendo il livello quantico, manifestano processi mentali sempre più elevati, che non appaiono negli atomi o nelle cellule; possiedono cioè livelli superiori di coscienza, autonomia e creatività. Negli animali superiori appaiono chiari segni di percezione e giudizio, così come di emozione, intelligenza e comportamento intenzionale.

E i processi mentali degli esseri umani, oltre a comprendere tutti i livelli inferiori, mostrano un alto grado di autoconsapevolezza o auto-riflessione, e un forte senso di identità personale. Inoltre, i processi di percezione e comprensione si completano con una ragione intuitiva e creativa, che si riflette nello sviluppo di un linguaggio simbolico articolato, nella scrittura e in tutte le attività e produzioni culturali uniche della specie umana.

Principio dell’unità del mentale e del materiale

In sintesi, alcune recenti scoperte scientifiche confermano questo primo principio della natura, che è il principio della presenza universale in tutti gli esseri e le cose di processi mentali e materiali.

  1. «Principio della presenza unita e diffusa nell’universo dei processi mentali e materiali (o energetici). I processi mentali e materiali sono due aspetti inseparabili che sono presenti in misura maggiore o minore in tutte le entità dell’universo - secondo il loro livello -, ed è l’uomo l’essere in cui i processi mentali appaiono al loro massimo livello. Entrambi gli aspetti sono come due facce della stessa medaglia. Non c’è niente che sia totalmente materiale senza un aspetto mentale, né c’è qualcosa di totalmente mentale senza un aspetto materiale».

4. Origine comune del mentale e del materiale

Ora ci addentreremo in questo secondo assunto di base che deriva dalla visione del mondo del Pensiero di Unificazione che cerca di superare il materialismo e l’idealismo. Oggi non si può sostenere l’idea aristotelica di un mondo eterno e increato, né l’idea dei primi meccanicisti di un universo-orologio eterno. Tutti i livelli della realtà sono apparsi nel corso di un processo temporale.

All’inizio c’erano campi di forze e particelle, e poi atomi semplici, strutture molecolari complesse, stelle, pianeti, organismi unicellulari, e più tardi si sono formate diverse specie vegetali e animali fino ad arrivare alla specie umana. Inizieremo esponendo e criticando i diversi paradigmi scientifici che cercano di spiegare questo processo di formazione dell’universo, per concludere con il paradigma dell’Unificazione sostenuto dal Pensiero di Unificazione.

Il paradigma riduzionista

Questa visione sostiene che, dopo una prima esplosione di energia, si sia creato un insieme di particelle da cui si sono formati spontaneamente tutti gli elementi chimici conosciuti, dai gas più semplici agli elementi più pesanti, che hanno poi costituito le galassie, le stelle e i pianeti.

Questa visione riduzionista ha la sua origine nell’antico atomismo greco. Tutte le cose che esistono nell’universo sono conglomerati di parti più semplici; quindi, il tutto può essere ridotto ai suoi componenti più semplici e spiegato attraverso di essi. L’immagine dell’insieme di particelle originali ricorda l’antica immagine democritea di uno spazio vuoto in cui gli atomi, scontrandosi tra loro, formano ogni tipo di composto.

Ora, si sa che le parti più semplici o irriducibili della materia non sono gli atomi o le particelle. Oggi si pensa che all’origine dell’universo (e quindi delle particelle, e poi degli atomi) vi sia stata una esplosione di energia. L’energia venne considerata l’elemento costitutivo più semplice da quando Einstein divulgò la sua famosa formula di equivalenza tra massa ed energia, E = mc2.

In seguito, le particelle cominciarono ad essere considerate come pacchetti di energia. Nella fisica quantistica contemporanea i campi di forze quantiche sono considerati la realtà primaria e fondamentale. Le particelle non sono che pacchetti quantificati di energia.

Il sogno di una «teoria finale»

Weinberg cerca di unificare i campi di forze conosciuti: gravitazionale, elettromagnetico, debole e forte, in un unico campo unificato, e di formulare una Teoria del Tutto,[18] molto simile alle leggi fisiche fondamentali che governano l’universo. Esse sarebbero - secondo la sua visione riduzionista - le leggi che spiegherebbero l’emergere dell’universo. In altre parole, sarebbero le leggi fondamentali da cui deriverebbero tutte le altre leggi della natura, come le leggi della chimica, le leggi della meccanica e le leggi biologiche.

L’impossibilità di ridurre a materia tutti i livelli superiori dei processi mentali

L’aspetto seducente di questa visione riduzionista è la semplicità dell’argomento su cui si basa e il suo monismo. Essa si basa sul presupposto che l’evoluzione dell’universo sia stato un processo in cui le parti più semplici e più piccole si sono gradualmente fuse e unite per formare gruppi e sistemi sempre più complessi.

È quindi di buon senso supporre che tutto ciò che esiste non sia altro che diverse combinazioni o raggruppamenti di particelle, poiché all’origine - dopo l’ipotizzata esplosione di energia - la prima cosa che si è formata sono state le particelle.

Inoltre, poiché la causa precede sempre il risultato nel tempo, se all’origine c’era solo energia o materia, il risultato finale deve essere semplicemente energia o materia organizzata in modo più complesso, che alla fine potrebbe essere ridotto alla sua causa.

Il problema più serio della visione riduzionista è che i diversi livelli di cose e di esseri con un’organizzazione sempre più complessa, che si presuppone si siano formati nel corso del tempo, sono molto difficili da ridurre ai livelli inferiori.

Per coerenza logica e per senso comune, se tutto ciò che esisteva all’inizio erano quelle prime particelle e tutto il resto si è formato da combinazioni di esse, ciò che esiste ai livelli superiori dovrebbe poter essere ridotto e infine spiegato da esse e dalle leggi che le governano.

Tuttavia, vi sono molti processi chimici che non possono essere spiegati dalle leggi delle particelle elementari. E se passiamo agli organismi viventi, appare impossibile ridurli a semplici strutture molecolari. Ancora più irriducibile è la comparsa della coscienza o dei processi mentali negli esseri superiori, in cui c’è una componente intenzionale molto forte, unita a processi di raccolta, immagazzinamento, elaborazione e selezione delle informazioni, cose molto difficili da spiegare con la fisica delle particelle.

Per questo motivo gli scienziati riduzionisti hanno sempre rifiutato di studiare i processi mentali, sostenendo che erano privati e soggettivi, che mancassero di oggettività o che semplicemente non esistessero.

Oggi non negano più che esistano o che abbiano un effetto causale sul comportamento, ma affermano che sono identici a qualche tipo di processo fisico ancora sconosciuto che avviene all’interno del cervello. In altre parole, non perdono la speranza che un giorno il pensiero possa essere ridotto a qualche reazione chimica o interazione tra particelle fisiche.

Il paradigma dell’emergentismo

Di fronte a questa impossibilità di ridurre tutto alla fisica è emersa una nuova visione, il cosiddetto paradigma dell’emergentismo, nel significato di comparsa, apparizione. Questi scienziati affermano che i nuovi livelli di organizzazione che emergono in natura, pur basandosi su quelli inferiori, sono irriducibili ad essi.

Si sostiene che la natura o la materia hanno la capacità di auto-organizzarsi, di creare sistemi spontaneamente ordinati. Pertanto, si verificano dei salti, ed emergono cose assolutamente nuove. Come ha detto Davies:

Il paradigma dell’emergentismo, al contrario, riconosce che le proprietà collettive e olistiche dei sistemi fisici possono mostrare nuove e impreviste modalità di comportamento che non sono rilevate dall’approccio newtoniano e termodinamico. Sorge quindi la possibilità dell’auto-organizzazione, in cui i sistemi saltano improvvisamente e spontaneamente da una forma a forme più complesse.[19]

L’universo creativo

Gli scienziati che sostengono la teoria dell’emergentismo parlano anche di nuove leggi, leggi di livello superiore, che sono come principi organizzativi olistici che controllano il comportamento cooperativo e la coerenza globale dei nuovi sistemi più complessi, e rendono possibile l’emergere di nuove funzioni volte a mantenere la stabilità dei nuovi organismi e sistemi. Come dice Popper, l’universo è creativo:

Io sostengo che l’universo, o la sua evoluzione, è creativo, e che l’evoluzione degli animali senzienti con esperienze coscienti ha fornito qualcosa di nuovo.[20]

Quando si parla dell’emergere di cose totalmente nuove è impossibile sostenere il monismo

La forza di questa visione è che sembra adattarsi meglio alla realtà multiforme e straordinariamente ricca dell’universo e spiega adeguatamente le caratteristiche uniche e differenziate dei diversi livelli di realtà esistenti, al contrario del riduzionismo che è più semplice e coerente, ma deve ignorare troppe cose. Tuttavia, il problema dell’emergentismo è che con questa visione è molto difficile sostenere il monismo. È necessario fare dei veri e propri giochi di prestigio dialettici - come nel caso del filosofo e saggista spagnolo Ferrater Mora - per sostenere che all’inizio c’era solo materia e che durante l’evoluzione sono emerse cose nuove e irriducibili ai livelli inferiori. Il nostro autore sostiene che i livelli inferiori sono cause necessarie ma non sufficienti per l’emergenza dei livelli superiori. Ma, contraddicendo quanto detto, aggiunge che questi livelli inferiori sono abbastanza sufficienti perché da soli, in certe condizioni, diano origine ai livelli superiori, difendendo un impossibile monismo sui generis che non è né monismo né pluralismo. [21]

L’emergere misterioso e miracoloso di cose nuove porta al pluralismo

La scienza ha passato secoli a criticare i religiosi e gli spiritualisti per il fatto di credere che Dio abbia creato tutte le cose dal nulla e per l’essere dualisti, cioè per ammettere sostanze spirituali completamente diverse dalla materia, che in qualche modo misterioso possono esercitare un’influenza su di essa; oggi invece gli scienziati emergentisti credono nella comparsa miracolosa di cose assolutamente nuove, che sembrano sorgere dal nulla, e cadono non nel dualismo, ma, ancora peggio, nel pluralismo.

Credere che all’inizio esistesse solo un’unica mente, e poi la materia sia apparsa dal nulla, è altrettanto miracoloso e misterioso che affermare che all’inizio ci fosse solo la materia e che poi qualcosa di totalmente nuovo, la mente o la coscienza, sia emerso dal nulla. Per rendere meno evidente questa incongruenza, cercano di «gonfiare» il concetto di materia con ogni tipo di proprietà e potenzialità.

Il paradigma panpsichista

Alcuni scienziati attuali, come Freeman Dyson, hanno una visione panpsichista che afferma che la mente, o spirito, è già presente in qualche modo nella materia. Essi parlano di una materia che include la mente e che è capace di auto-organizzarsi, di creare ordine e di essere creativa, lungimirante e innovativa, per facilitare il transito a livelli superiori. Questa è una visione simile all’antico ilozoismo dei filosofi presocratici, o all’animismo presente in quasi tutte le culture primitive. Come diceva Talete, «tutto è pieno di dei». Afferma infatti Dyson:

La peculiare armonia tra la struttura dell’universo e le esigenze della vita e dell’intelligenza è… una manifestazione dell’importanza della mente nello schema delle cose... Alcuni di noi potrebbero essere disposti ad andare oltre... a sostenere l’ipotesi che ci sia uno spirito universale o un’anima del mondo, sottostante alle manifestazioni di intelligenza che osserviamo.[22]

Un nuovo concetto di materia arricchita dello spirito

L’idea è semplice: la coscienza o mente ha potuto emergere nel corso dell’evoluzione perché era già potenzialmente nella materia fin dall’inizio.

Le recenti scoperte in biologia e fisica quantistica portano a pensare che dei processi mentali a livelli primitivi, come la raccolta, l’immagazzinamento e l’elaborazione delle informazioni, e una certa capacità di scelta, si verificano negli esseri viventi più semplici, o addirittura nelle particelle elementari. Come ha detto Martinez:

[Il paradigma panpsichista] sostiene un concetto di materia arricchita che non ammette opposizione allo spirito; è cioè una materia che considera il cosiddetto spirito come qualcosa di veramente non distinto da esso, in altre parole non riconosce la dualità materia-spirito.[23]

Il difficile passaggio dalla materia animata alle capacità mentali superiori

Questi studiosi tendono ad attribuire alla materia sempre più proprietà e capacità per facilitare il transito da un livello all’altro. Per esempio, parlano di una materia dinamica, che ha il potenziale di acquisire forme multiple e una capacità spontanea di auto-organizzarsi. Attribuiscono agli atomi anche una capacità di coscienza e pensiero, per cui la coscienza e il pensiero degli esseri superiori sarebbero il frutto di un’evoluzione di questa capacità.

Il problema principale della teoria panpsichista è che, nonostante le molte proprietà o capacità mentali che vengono attribuite alle particelle o agli atomi, rimane un grande divario tra queste e le capacità mentali degli esseri superiori, per cui è ancora molto difficile spiegare il passaggio dall’una all’altra.

Il paradigma dualista (spiritualista)

L’impianto soprannaturale dello spirito nell’embrione umano

Altri scienziati con credenze dualiste spiritualiste, come John Eccles, ritengono che l’unica spiegazione per l’emergere della mente (o spirito), in particolare del livello di autocoscienza e dell’identità personale unica umane, sia quella di un intervento soprannaturale; tale intervento impianta lo spirito nell’embrione umano ad un certo punto del suo sviluppo.

Sono così costretto a credere che esista ciò che potremmo chiamare un’origine soprannaturale della mia mente autocosciente unica, del mio sé unico o della mia anima unica; il che, naturalmente, dà origine a tutta una nuova serie di problemi. Come fa la mia anima ad essere collegata al mio cervello, con la sua origine evolutiva? [24]

Come può lo spirito interagire con la materia se essi non hanno nulla in comune?

A parte le classiche difficoltà di dover supporre due origini diverse, una per lo spirito e l’altra per la materia, o del credere che la materia sia stata creata dal nulla, è difficile spiegare come lo spirito possa collegarsi o interagire con la materia quando sono due sostanze che non hanno nulla in comune.

Gli esseri umani sono i soli ad avere mente e coscienza?

Oltre a ciò, si può osservare che i processi mentali e la coscienza non sono esclusivi degli esseri umani, ma si verificano anche negli animali e, in generale, in tutti gli esseri viventi. Quindi, secondo la tesi dualista, sarebbe necessario supporre un impianto progressivo dello spirito durante tutta l’evoluzione. John Eccles cerca di evitare quest’ultimo ostacolo negando che gli animali abbiano una mente, limitando così l’esistenza della coscienza o spirito all’essere umano.

Il paradigma dell’unificazione

Tutti i livelli superiori hanno una causa comune che combina tutte le proprietà emergenti

L’errore di tutti i paradigmi precedenti consiste nel supporre che, poiché le particelle sono state le prime cose a formarsi nel processo di evoluzione dell’universo, siano esse stesse la causa necessaria e sufficiente di tutto ciò che è venuto dopo, e che tutti i livelli superiori abbiano avuto origine esclusivamente dai livelli inferiori.

La causa prima o origine non è stata la causa della formazione solo delle prime particelle, ma anche di tutto ciò che è apparso con il passare del tempo.

E se osserviamo che cose nuove e irriducibili stanno emergendo ai livelli superiori, come i vari livelli di processi mentali e di autocoscienza, non si può semplicemente dire che queste cose sono emerse miracolosamente dal nulla, come afferma l’emergentismo, o dagli aspetti mentali dei livelli inferiori, come dice il panpsichismo, ma devono tutte provenire in qualche modo dalla causa prima o origine dell’universo.

Una causa prima che combina l’essenza della mente e della materia

In una conferenza internazionale di scienziati, Sun Myung Moon ha spiegato in modo semplice e conciso questa ipotesi di una causa prima che combina l’essenza della mente e della materia, come possiamo vedere nella seguente citazione:

Tuttavia, poiché il mondo di effetto è composto di esseri unificati con due nature, la causa deve essere un essere monistico con l’essenza delle due nature, quella della materia e quella della mente, unificate in una.

In altre parole, la causa ultima deve essere un essere assoluto e unificato, con due nature che possono creare rispettivamente gli attributi della mente e della materia. Solo da una causa unificata e monistica può nascere un mondo di effetto unificato. Cioè, l’effetto unificato deve avere un essere unificato e monistico come causa.[25]

Una causa prima definita come mente energetica o energia mentale

Un Dio in cui gli aspetti mentali e materiali si fondono, che pensa, progetta, sente e agisce, e che ha creato la materia con la sua propria energia.

Pertanto, è facile supporre che all’inizio non ci sarebbero stati solo campi di forze fisiche, ma anche campi di vita vegetale e animale.

Questi campi sarebbero inclusi in un campo ad essi superiore, che potremmo chiamare la mente dell’universo, il cui supporto materiale sarebbe l’energia primaria e basilare da cui si formarono tutti i tipi di materia.

In pratica, in questa causa prima, la mente e l’energia sarebbero una stessa cosa, una sostanza omogenea, che potrebbe essere definita come una mente energetica o un’energia mentale. Come conseguenza logica di questa ipotesi, si deduce l’affermazione dell’esistenza di una prima causa intelligente.

Questa affermazione non implica quindi la necessaria credenza in un Dio con una natura completamente diversa dal resto dell’universo, che interviene nella natura in modo miracoloso e soprannaturale.

Porta invece a concepire un Dio in cui gli aspetti mentali e materiali si fondono; un Dio che pensa, progetta, pianifica e agisce; che ha fatto la materia con la sua propria energia e che ha diretto l’evoluzione di tale materia attraverso i diversi campi di forze che esistevano già dall’inizio.

Principio della comune origine di mentale e materiale

In breve, questo secondo principio di natura è il presupposto più ragionevole di fronte all’evidenza dell’impossibilità di ridurre ad una causa prima puramente materiale dell’universo tutti i livelli emergenti dei processi mentali superiori e dei gradi di coscienza superiori.

2) «Principio della comune origine dei processi mentali e materiali. Gli aspetti mentali e materiali hanno un’origine comune e la stessa natura omogenea; c’è una continuità tra i due aspetti, che possono interagire tra loro. Questa origine comune, Dio o causa prima dell’universo, potrebbe essere definita come una mente energetica o un’energia mentale, un Dio in cui gli aspetti mentali e materiali si fondono, che pensa, progetta, sente e agisce, e che ha creato la materia con la sua stessa energia».

5. Armonia e unità tra coppie di esseri complementari, maschio e femmina, e tra poli opposti in tutti gli esseri, cose e aspetti della natura

In natura tutti gli esseri e le cose appaiono sotto forma di coppie o parti complementari, o poli opposti: uomo e donna, animali maschio e femmina, stame e pistillo nelle piante, catione e anione nelle molecole, protone ed elettrone negli atomi. L’interazione dinamica tra queste coppie, parti o poli è la fonte delle forze generatrici che producono la moltiplicazione, lo sviluppo, l’esistenza e danno anche un senso alla vita. La vita umana è generata dall’unione di un uomo e una donna. L’amore tra uomo e donna dà senso alla loro vita, e la loro unione diventa il centro della famiglia e della stirpe. Gli animali si riproducono tramite l’unione tra maschi e femmine, e le piante dall’interazione tra stame e pistillo. I minerali, formati da molecole e atomi, esistono grazie all’interazione tra catione e anione, e tra protoni ed elettroni.

Nell’universo e nei movimenti ciclici della natura si possono vedere anche elementi, aspetti e qualità opposti come stelle e pianeti, luce e oscurità, giorno e notte, il susseguirsi delle stagioni, caldo e freddo, cielo e terra, oceani e continenti, montagne e valli, parti concave e convesse, alto e basso, duro e morbido, davanti e dietro, semplice e composto, attivo e passivo, dinamico e statico, suoni alti e bassi, colori chiari e scuri, linee rette e curve, dolce e amaro, ecc.

Tutta questa diversità, contrasto, cambiamenti e cicli ritmici è ciò che crea l’armonia e l’incredibile bellezza degli esseri e delle cose della natura e dell’universo.

Gli opposti nella filosofia greca antica

Questi aspetti della natura hanno sempre attirato l’attenzione dei saggi e dei filosofi di tutte le culture. La maggior parte dei primi filosofi greci, nella loro ricerca degli elementi primordiali immutabili ed eterni che stanno dietro il cambiamento e la trasformazione di alcune cose in altre, consideravano questi fenomeni come semplici apparenze che nascondono l’essenza delle cose. Tuttavia, vari filosofi trattarono il problema degli opposti. Uno di essi fu Pitagora e un altro Eraclito.

Pitagora

Secondo Pitagora, il numero era il costituente essenziale di tutte le cose, e i rapporti numerici erano il principio dell’armonia e dell’ordine cosmico.

L’universo ha avuto origine dall’Uno, la Monade Divina e causa prima del tutto. L’Uno si è diviso in Due per l’intervento del vuoto o dell’aria, dando origine alla Dualità, che rappresenta le dieci opposizioni che si manifestano in natura; limitato-illimitato, pari-dispari, unità-pluralità, destra-sinistra, maschile-femminile, moto-riposo, dritto-curvo, luce-buio, bene-male e quadrato-oblungo. La dualità genera tutti gli altri numeri e i cinque elementi (terra, aria, acqua, fuoco ed etere) che sono i costituenti di un cosmo armonioso e ordinato.

Eraclito

Secondo Eraclito, in natura c’è un continuo cambiamento e trasformazione delle cose nei loro opposti: freddo e caldo, luce e buio, alto e basso, ecc. Allo stesso tempo, afferma l’esistenza di un Logos divino, una ragione cosmica, che è la comunanza, l’elemento costitutivo delle cose che fa esistere gli opposti e assicura che il cambiamento tra gli opposti sia proporzionale ed equilibrato. Egli identifica il Logos con un elemento primordiale, un fuoco creativo e artistico che produce tutte le cose. «Dio [Logos] è il giorno e la notte, l’inverno e l’estate, la guerra e la pace, la sazietà e la fame [tutti gli opposti]; cambia come il fuoco che, mescolato ai profumi, si chiama secondo la fragranza di ciascuno di essi» (Framm. 67). A differenza di Pitagora, che sottolineava l’unione armoniosa degli opposti, Eraclito affermava che tra gli opposti c’è una tensione e un equilibrio, come quello tra l’arco e la freccia, che non esclude una certa discordia o polemica. Per questo motivo, è considerato il precursore della dialettica hegeliana e marxista.

Yin-Yang nella filosofia tradizionale cinese

Come spiegato da Y.O. Kim, nella cultura cinese «fin dai primi tempi ci furono tentativi di spiegare i fenomeni dell’universo in termini di due forze cosmiche che rappresentano il femminile (yin) e il maschile (yang), il buio e la luce, il morbido e il duro, l’inattività e l’attività. Si pensava che tutto nel mondo risultasse dall’interazione, dal conflitto o dall’armonia dei principi yin e yang. (…)

Spesso collegata al concetto di yin-yang, ma originariamente separata da esso, esisteva un’altra spiegazione naturalistica dell’universo conosciuta come la teoria dei cinque elementi. Secondo i suoi sostenitori, i cinque agenti - metallo, legno, acqua, fuoco e terra - operando con totale regolarità, motivano e governano tutta la crescita e il cambiamento nel mondo fisico». [26]

Il Libro dei Mutamenti (I Ching)

Secondo Chan, «La dottrina dello yin e yang è molto semplice, ma la sua influenza è molto vasta. Nessun aspetto della civiltà cinese - dalla metafisica alla medicina, al governo, all’arte - è sfuggito alla sua impronta».[27] Questa dottrina appare anche nel Libro dei Mutamenti (I Ching), poiché è ampiamente accettata sia dal taoismo che dal confucianesimo. «All’inizio c’è il Grande Ultimo (T’ai-chi), scrive Chan. Esso generò lo yin e lo yang, che a loro volta danno origine alle quattro forme. Queste si riferiscono agli yin e agli yang maggiori e minori». [28]

Dall’interazione tra queste due forze cosmiche non solo emergono i cinque agenti e la molteplicità delle cose, ma si evolvono anche tutti i modelli, le idee, i sistemi e la cultura. L’universo è un ambito in perpetua attività e cambiamento, in cui tutte le cose sono per sempre fuse e mescolate tra loro. Come si può vedere, c’è una grande somiglianza tra questa dottrina dello yin e yang e le filosofie di Pitagora ed Eraclito.

La causa prima o Dio deve contenere l’essenza delle caratteristiche di maschile e femminile, o Yang e Yin, che si manifestano in tutti gli esseri e le cose dell’universo

Di fronte all’evidenza della presenza universale di coppie complementari di esseri e cose maschili e femminili, o Yang e Yin, che sono cruciali per la loro esistenza e moltiplicazione, il Pensiero di Unificazione spiega come segue:

Se in tutti gli esseri e le cose dell’universo ci sono aspetti maschili e femminili, o Yang e Yin, e poiché l’effetto deve riflettere la natura della sua causa - come l’opera riflette il suo creatore -, anche la causa prima o Dio deve contenere l’essenza degli aspetti maschili, o Yang, e degli aspetti femminili, o Yin, ed essere l’origine di entrambi gli aspetti.

L’interazione armoniosa tra yang e yin è un fattore indispensabile nella varietà e nello sviluppo, così come nell’espressione della bellezza in natura

Secondo il Pensiero di Unificazione:

Il processo con cui Dio ha creato l’universo, mescolando armoniosamente gli elementi yang e yin, può essere paragonato ad una maestosa opera d’arte o ad una grande sinfonia. L’interazione armoniosa di yang e yin è indispensabile perché si producano cambiamento e sviluppo e perché la bellezza si esprima.[29]

In modo simile all’antica filosofia greca di Pitagora ed Eraclito sugli opposti, il Pensiero di Unificazione afferma che:

  • La polarità yang e yin, e maschile e femminile, non implica una differenza di valore, cioè che un polo è superiore o più sublime e un altro inferiore o imperfetto.

  • Tale dualità non ha niente a che vedere con la contrapposizione tra bene e male, sia in termini morali che naturali.

  • In sintonia con i Pitagorici, l’armonia e l’unità tra questi poli, opposti e complementari, è la fonte della molteplicità, della varietà e della bellezza della natura.

  • Viene respinta, quindi, l’idea che tra gli opposti vi sia un rapporto controverso, conflittuale o contraddittorio come ipotizzato da Eraclito, e come sostenuto dalla successiva dialettica hegeliana e marxista.

Il maschile e il femminile, come lo yang e lo yin, sono qualità secondarie degli aspetti mentali e degli aspetti materiali, che sono le componenti primarie o essenziali di tutte le sostanze individuali dell’universo

Le componenti primarie di tutte le entità individuali dell’universo sono i loro aspetti mentali e materiali, essendo gli aspetti maschili e femminili (yang/yin) qualità secondarie che caratterizzano e individualizzano il corpo e la mente degli individui, creando così l’immensa varietà di esseri e cose della natura.

Questa è la differenza fondamentale tra il Pensiero di Unificazione e la filosofia tradizionale cinese; quest’ultima considera infatti lo Yang-Yin la dualità essenziale dell’universo, riferendosi a yang e yin a volte come sostanze individuali e a volte come attributi, come spiega questa citazione:

Nel Pensiero di Unificazione, yang e yin sono visti come gli attributi del sungsang [mente, spirito] e dello hyungsang [corpo, materia]. Nel mondo creato, sungsang e hyungsang sono visti come costituiti da sostanze individuali, mentre yang e yin rappresentano gli attributi di queste.

Contrariamente a questa visione, nella filosofia orientale, yang e yin sono considerati a volte come sostanze e a volte come attributi, senza che vi sia una chiara distinzione tra i due. Per esempio, il sole (una sostanza) è considerato yang, ma anche la luminosità del sole (un attributo) è considerata yang; il fuoco (una sostanza) è considerato yang, come anche il suo calore (un attributo).[30]

Il Pensiero di Unificazione armonizza la filosofia occidentale con quella orientale

La filosofia occidentale, in generale, ha ruotato intorno ai concetti di eidos e hylé (spirito/materia, mente/corpo), mentre la filosofia orientale si è concentrata principalmente sulla dualità di yin e yang. Sebbene i concetti di Li e Qi, equivalenti a spirito e materia, si trovino anche nella filosofia orientale, non sono stati analizzati come nelle correnti idealiste e materialiste della filosofia occidentale.

Il Pensiero di Unificazione può armonizzare entrambe le filosofie e le culture attraverso i concetti di sungsang e hyungsang (eidos/hylé, mente/corpo), quali aspetti primari ed essenziali delle sostanze individuali, e la polarità yang e yin (maschile/femminile), come qualità e attributi secondari degli aspetti mentali e degli aspetti materiali di tutti gli esseri e le cose dell’universo, come è espresso nel grafico seguente:

Principio di armonia, unità e origine comune del maschile e del femminile, come dello yang e dello yin

Questa ipotesi, che ha una lunga tradizione filosofica, soprattutto nella cultura dell’Estremo Oriente, opportunamente qualificata, complementa il principio di unità tra il mentale e il materiale, più radicato nella tradizione filosofica occidentale.

  • «Principio della presenza congiunta e generalizzata nell’universo di coppie di esseri o di parti complementari con caratteristiche maschili e femminili, e di yang e yin, la cui armoniosa interazione e unione genera varietà, cambiamento, moltiplicazione e bellezza nella natura. Questi aspetti maschili e femminili, e di yang e yin, sono sfaccettature opposte ma complementari che provengono da un’origine comune, la causa prima o Dio, che contiene in forma unita e armonizzata l’essenza di entrambe tali caratteristiche duali».

[1] K. R. Popper, L’io e il suo cervello.

[2] Sir Arthur Eddington, Cuestiones Cuánticas, ed. K. Wilber, Kairós, Barcelona, 1987, p. 225.

[3] Werner Heisenberg, Cuestiones Cuánticas, ed. K. Wilber, Kairós, Barcellona, 1987, p. 85.

[4] Rupert Sheldrake, La rinascita della natura.

[5] Spinoza, Etica.

[6] G. Bruno, De la causa, principio et Uno.

[7] Sang Hun Lee, New Essentials of Unification Thought, UTI, Corea, 2006, pp. 9-10.

[8] Sang Hun Lee, New Essentials of Unification Thought, UTI, Corea, 2006, p. 10.

[9] «Voglio ora discutere un aspetto del comportamento degli uccelli che illustra in modo più evidente i sorprendenti poteri di organizzazione percettiva che molte di queste creature possiedono. (...) Sembra, tuttavia, che alcune specie, come lo storno, possano orientarsi usando solo la direzione azimutale, mentre altre possono essere in grado di estrapolare il percorso osservato del sole per trovare il punto più alto, che nell'emisfero nord è sempre, in modo più o meno accentuato, verso sud, e può servire come punto fisso di riferimento. I migratori notturni devono affrontare ovviamente altri problemi. Diversi uccelli migratori sono in grado, quando emigrano in autunno, di mantenere la direzione corretta anche quando possono vedere solo la parte centrale del cielo. Tuttavia, perdono l'orientamento quando le stelle sono coperte dalle nuvole». W. H. Thorpe, «Reductionism in Biology,» in Studies on the Philosophy of Biology, Barcellona, 1983, pp. 167-169.

[10] K. R. Popper, L’io e il suo cervello.

[11] Peter Tompkins & Christopher Bird, La vita segreta delle piante.

[12] David Bohm, Il paradigma olografico.

[13] D. Bohm e D. Peat, Scienza, ordine e creatività.

[14] David Bohm, Il paradigma olografico.

[15] Sir James Jeans, Cuestiones Cuánticas, ed. K. Wilber, Kairós, Barcellona, 1987, p. 196.

[16] Sir Arthur Eddington, Cuestiones Cuánticas, ed. K. Wilber, Kairós, Barcellona, 1987, p. 259.

[17] Sun Myung Moon, Speech Collection Books, Seoul, HSA-UWC, 9:168, (May 8, 1960).

[18] Steven Weinberg, El sueño de una teoría final, Crítica, Barcellona, 1994.

[19] Davies, Paul, Il cosmo intelligente: Le nuove scoperte sulla natura e l'ordine dell'universo.

[20] K. R. Popper, L’io e il suo cervello.

[21] «Il livello organico è “emergente”, per cui il fisico è una condizione necessaria, ma non sufficiente, per rendere conto delle peculiarità degli organismi, anche se è una condizione sufficiente perché in determinate condizioni emergano i processi organici». (...) Perplesso da questa situazione, aveva proposto un monismo sui generis. Ammetto che l'espressione è infelice, perché dicendo “monismo” sembra che, nonostante la clausola, si continui a sostenere che esiste una, e una sola, specie di realtà, per cui qualsiasi cosa, fenomeno, processo, ecc. di cui si parla dovrà essere ridotto a questa presunta unica specie.». J. Ferrater Mora, Dalla materia alla ragione.

[22] Freeman Dyson, Turbare l’universo.

[23] F.J. Martínez Martínez, Materialismo, idea de totalidad y método deductivo en Espinosa.

[24] John Eccles, L’uomo e il suo cervello.

[25] Sun Myung Moon, The Role of Unified Science in the Moral Orientation of the World, 26 novembre 1972, Waldorf Astoria Hotel, New York, USA, Primo Convegno Internazionale sull’Unità delle Scienze.

[26] Y.O. Kim, World Religions, vol. 3, Golden Gate, New York, 1976. pp. 104,105.

[27] Chan, Wing-tsit, A Source Book in Chinese Philosophy, Princeton University Press, 1969, p. 244.

[28] Ibid., p. 263.

[29] An Introduction to the Thought of Sun Myung Moon, RIUWT, USA, 2003, p. 46.

[30] An Introduction to the Thought of Sun Myung Moon, RIUWT, USA, 2003, p. 27.

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