Il Secondo Avvento
L’APOCALITTICA FONDAMENTALISTA
Ai nostri tempi ci sono due gruppi di cristiani i quali affermano che forse (anzi probabilmente) viviamo negli Ultimi Giorni. Da una parte c’è il gruppo, piuttosto grande, dei protestanti fondamentalisti, che proclamano a gran voce l’imminente ritorno fisico di Gesù Cristo. Dall’altra ci sono i cristiani unificazionisti i quali pure insegnano che la fine della storia può venire nel nostro tempo. Comunque, dal momento che ci sono significative differenze tra il messaggio dei fondamentalisti e gli insegnamenti dei Principi Divini, è importante non confonderli.
I protestanti fondamentalisti – come Hal Lindsey – offrono un’interpretazione premillenaristica della Bibbia. [1] Quali sono i tratti essenziali di questa teologia apocalittica? Primo, Gesù quando ritornerà costruirà un regno terrestre. Regnando come re messianico, egli stabilirà un ordine sociale ideale, in cui ci sarà completa pace, giustizia e onestà.
Secondo, la ricomparsa di Gesù in sembianze corporali avverrà improvvisamente e in modo sorprendente. A causa di una serie di avvenimenti stupefacenti e soprannaturali, che annunceranno la Parusia, il ritorno del Cristo sarà apertamente visibile a tutti. I non credenti riconosceranno immediatamente l’arrivo del millennio come risultato dei fatti miracolosi che lo accompagneranno.
Terzo, il regno che il Cristo stabilirà non sarà semplicemente un’estensione o un perfezionamento dell’attuale situazione sulla terra. Proprio il contrario, perché la Parusia giungerà inaspettata in un tempo di diffuso decadimento morale e di indifferenza religiosa.
Quarto, il Secondo Avvento del Cristo sarà preceduto da una “grande tribolazione”; proprio prima del suo ritorno fisico, l’umanità e la natura subiranno catastrofi sbalorditive. Gesù apparirà in un tempo di tribolazione cosmica, di tumulti sociali e di intensa sofferenza. Alcuni millenaristi credono che i cristiani saranno miracolosamente portati via da questo mondo prima della grande tribolazione, mentre per altri la Chiesa rimarrà sulla terra durante questi sconvolgimenti soprannaturali. [2]
Quinto, il Secondo Avvento si risolverà nella sottomissione di ogni male e nell’imprigionamento di Satana per mille anni. Ma verso la fine di questo millennio di pace e giustizia, Satana sarà liberato e lancerà un disperato assalto finale. Poi, insieme ai suoi alleati demoniaci, sarà sconfitto e gettato nel lago di fuoco che Dio ha preparato per la loro punizione eterna.
Sesto, i millenaristi proclamano che questa descrizione degli Ultimi Giorni è chiaramente spiegata nelle Scritture. Asseriscono anche che, studiando con cura le profezie di Daniele ed Ezechiele, oltre che passi apocalittici del Nuovo Testamento, si può trovare il riscontro dei concreti avvenimenti politici che indicheranno l’imminenza del ritorno di Gesù.
Questa rappresentazione della fine dei tempi fa parte dell’esegesi dispensazionalista di molti fedeli e ministri fondamentalisti, appartenenti a chiese al di fuori della corrente principale del Protestantesimo contemporaneo. Dobbiamo perciò considerare in breve la loro interpretazione della fede biblica. Il dispensazionalismo moderno si è originato con la predicazione del rev. John Nelson Darby (1800-1882), un prete anglicano che divenne capo della setta dei “Fratelli di Plymouth” e del sacerdote congregazionalista texano C. I. Scofield (1843-1921), che pubblicò una popolarissima Reference Bible commentata, che fece testo per i fondamentalisti. [3] Che cosa insegnano questi cristiani della Bibbia di Scofield? [4] La loro prima e più importante affermazione è che le Scritture devono essere interpretate letteralmente. Perciò, tutte le profezie della Bibbia saranno realizzate alla lettera. Se le Scritture dicono che il Cristo, al suo ritorno, starà sul Monte degli Ulivi e questo si spaccherà, allora il Cristo sarà su quella montagna che si spaccherà letteralmente (Zc. 14:4).
Il secondo punto più importante per i cristiani della Bibbia di Scofield è la netta distinzione tra Israele e la chiesa. Dio fece con gli ebrei un patto senza condizioni, che non potrà mai essere rotto. Alla fine, Egli darà loro tutte le benedizioni promesse ad Abramo e alla sua discendenza. La chiesa non prende il posto del popolo scelto ebreo. Essa non era prevista al tempo dell’Antico Testamento, non è esistita fino alla Pentecoste ed è divenuta necessaria solo perché gli ebrei hanno rifiutato il regno terrestre che Gesù aveva offerto loro. [5]
In terzo luogo, i cristiani della Bibbia di Scofield distinguono tra il Regno dei Cieli e il Regno di Dio. Il primo è ebraico, di Davide, messianico. Quando gli ebrei rifiutarono Gesù, la venuta di questo regno fu posposta di un millennio. Al contrario, il Regno di Dio è universale e si riferisce all’onnicomprensivo dominio di Dio sull’umanità.
Quarto, la Bibbia di Scofield divide la storia dell’opera di salvezza di Dio in “economie” separate. Passo dopo passo Egli realizza il Suo scopo. La relazione tra Dio e l’uomo è diversa al tempo di Abramo, in quello di Mosè, in quello di Gesù e nel periodo della chiesa cristiana. Comunque, c’è solo una strada per unirsi a Dio, in qualunque economia. La salvezza viene sempre e soltanto dalla fede. Inoltre, la validità fondamentale della legge morale rimane immutata attraverso la serie delle economie. In molti casi, tuttavia, ciò che deve essere fatto in uno stadio dell’economia di Dio non è più necessario negli stadi successivi. Per esempio, il cerimoniale ebraico fu ordinato da Dio per il periodo dell’Antico Testamento, ma non era più richiesto ai cristiani nell’economia successiva.
L’ultima caratteristica dell’esegesi biblica di Scofield è la sua passione per l’interpretazione tipologica dell’Antico Testamento. C’è tanta ingenuità nel mettere in evidenza come spesso dei “tipi di Cristo” o delle particolareggiate predizioni del Gesù che deve venire sono nascoste nei testi ebraici. Per esempio, Isacco, Giuseppe, Mosè e persino Mordecai nel libro di Ester si riferiscono specificatamente a Cristo. Isacco è un tipo di Cristo perché come Gesù fu offerto in sacrificio e Mosè assomiglia a Cristo perché entrambi da bambini sfuggirono a malapena all’uccisione ordinata da regnanti malvagi. In altre parole, anche se le profezie della Bibbia devono realizzarsi letteralmente, buona parte dell’Antico Testamento contiene dei significati segreti molto più profondi di quanto non sia il testo letterale.
Ora dobbiamo valutare la teologia fondamentalista della storia. Perché questa viene trascurata da quasi tutti i maggiori teologi e la sua diffusione è limitata alle “università bibliche”, ai margini del Protestantesimo contemporaneo? [6] Primo, perché i dispensazionalisti non sono realmente attenti nell’interpretare le Scritture, nonostante la loro pretesa. Per esempio, il Nuovo Testamento non si attiene ad una esegesi letterale delle profezie dell’Antico Testamento. Ecco tre esempi. La predizione che Elia sarebbe tornato prima dell’arrivo del Messia non si realizzò letteralmente perché Giovanni Battista fece da sostituto spirituale del profeta. Atti 4:21-28 interpretano l’imprigionamento di Pietro e Giovanni come la realizzazione del Salmo 2, ma questa non è una realizzazione letterale della predizione secondo cui i re si sarebbero opposti al Messia incoronato da Dio sul monte di Sion. Infine, l’apostolo Giacomo identifica la profezia di Amos sulla restaurazione del tabernacolo caduto di Davide con la conversione dei gentili al Cristianesimo e l’edificazione del Regno spirituale di Dio (At. 15:13-18). [7] Con questi esempi, si può concludere che fin dal tempo del Nuovo Testamento, i cristiani hanno specificatamente contraddetto quanto affermano i fondamentalisti, che cioè tutte le profezie dell’Antico Testamento, riguardanti gli ebrei come gruppo etnico, debbano realizzarsi alla lettera.
I cristiani della Bibbia di Scofield hanno inoltre il loro punto debole là dove cercano la conferma delle predizioni bibliche nei titoli dei giornali. Si può citare qui la discutibile identificazione, da parte di Hal Lindsey, dei testi apocalittici con gli avvenimenti politici correnti. [8] Egli afferma che la Bibbia prevede come segno dell’imminente comparsa del Messia, la creazione del Mercato Comune Europeo, l’ostilità degli Arabi nei confronti di Israele, gli interessi della Russia comunista nel Medio Oriente e le conquiste militari della Cina Rossa. Ognuno di questi avvenimenti politici confermerebbe precisamente una specifica profezia biblica. Ha ragione Lindsey? C’è motivo di essere scettici, perché Lutero, un ben più abile esegeta delle Scritture, usò esattamente gli stessi testi per dimostrare che il XVI secolo erano gli Ultimi Giorni. Secondo lui queste profezie si riferivano al papato, all’alleanza di principi tedeschi contro il Protestantesimo, e agli eserciti inarrestabili dei turchi ottomani. Poi, durante la II Guerra Mondiale, i predicatori fondamentalisti, usando ancora gli stessi testi, dissero con sicurezza che Hitler era l’anti-Cristo, i nazisti erano gli alleati di Satana nell’imminente battaglia di Armaghedon e la misteriosa orda proveniente dall’est era l’esercito giapponese. Dopo che i dispensazionalisti, come Lindsey, sono stati così spesso nel torto, non c’è da meravigliarsi che molti cristiani rifiutino simili fantasiose speculazioni.
Perché lo scenario fondamentalista degli Ultimi Giorni è assente nei libri dei più eminenti teologi del XX secolo come Barth, Bultmann e Tillich o dei loro successori Moltmann, Pannenberg, Cobb, Ogden e Rahner? Emil Brunner spiega il motivo per cui il ritorno di Gesù nel fisico sulle nubi è stato ignorato in epoche recenti. L’Apocalisse biblica è basata su una cosmologia obsoleta, molto differente dalla visione scientifica del mondo. È ridicolo collegare la raffigurazione scritturale del mondo con i nostri concetti moderni. Non possiamo credere che negli Ultimi Giorni le stelle cadranno letteralmente dal cielo o che i cristiani saranno innalzati per incontrare Gesù che ritorna sulle nuvole. Comunque, si può valutare la metafora escatologica del Nuovo Testamento come simbolo del valore storico della vita di ogni individuo e anche del significato universale del corso dell’intera umanità. [9]
Una nota sul dispensazionalismo
A. Origini
Come distintiva e dettagliata interpretazione del piano biblico di salvezza, il dispensazionalismo è in gran parte opera di tre uomini. John Nelson Darby (1800-1882), ministro anglicano che lasciò la sua chiesa per diventare un capo della setta dei “Fratelli di Plymouth” nel 1827. Nei suoi libri e nei suoi sermoni di evangelista internazionale, egli classificò e rese popolari i punti di vista dispensazionalisti. C. R. Scofield (1843-1921), pastore della prima chiesa congregazionalista di Dallas, usò lo schema dispensazionalista nella sua diffusissima Reference Bible. Lewis S. Chafer (1871-1952) fondò il seminario teologico di Dallas nel 1924 e lì insegnò teologia dispensazionalista, anche se i suoi punti di vista furono condannati dall’Assemblea Generale della Chiesa Presbiteriana (meridionale). Lo stesso dispensazionalismo fu continuato dal suo successore John F. Walvoord (1910).
B. Le Idee Principali
Il dispensazionalismo interpreta la Bibbia come una serie di periodi storici separati, ciascuno dei quali riceve la rivelazione divina di obbedire a Dio in un modo specifico. La parola “dispensazione” [10] viene dalla traduzione latina di una parola greca del Nuovo Testamento che vuol dire “servire come amministratore di una proprietà per conto del proprietario”. Teologicamente una dispensazione è uno stadio della rivelazione progressiva di Dio, che rappresenta un modo particolare di amministrazione o regola di vita (L. S. Chafer). Nella Reference Bible di Scofield, una dispensazione è un periodo di tempo durante il quale l’uomo è messo alla prova sull’obbedienza ad una specifica rivelazione della volontà di Dio (nota in calce a Gen. 1:28). In parole povere, in ogni era della storia scritturale, Dio prova l’uomo con speciali comandamenti e lo giudica quando disobbedisce.
Secondo i dispensazionalisti, ci sono sette età dell’uomo che Scofield identifica in: (1) la dispensazione di Adamo; (2) quella di Noè; (3) quella di Abramo; (4) quella di Mosè; (5) il patto della Palestina; (6) quella di Davide; (7) la nuova dispensazione di grazia. La divisione di Chafer è un po’ diversa: (1) la dispensazione dell’innocenza dell’Eden; (2) la dispensazione della coscienza di Adamo; (3) la dispensazione del governo umano di Noè; (4) la dispensazione della promessa di Abramo; (5) la dispensazione della legge di Mosè; (6) la dispensazione della grazia del Nuovo Testamento e (7) la dispensazione finale del Regno di Dio.
Usando l’interpretazione di Scofield, vediamo qual è il contenuto di ciascuna dispensazione. Primo, Adamo, l’uomo creato innocente, fu sottoposto ad una semplice prova. Ma Adamo ed Eva, poiché disobbedirono al comandamento di Dio, furono cacciati dall’Eden. Secondo, l’uomo caduto doveva obbedire alla propria coscienza, fare il bene, astenersi dal male e avvicinarsi a Dio tramite riti sacrificali. Quando gli uomini fallirono nel compiere questi comandamenti divini, Dio li punì col diluvio. Terzo, durante l’alleanza di Noè, l’uomo fu soggetto per la prima volta al governo umano. Questa dispensazione contiene sette elementi:
1) Dio riconferma la positiva relazione dell’uomo con la terra (Gen. 8:21). 2) Dio conferma il ritmo ordinato della natura (8:22). 3) Si stabilisce il governo umano (9:1-6). 4) La terra non sarà mai più distrutta dall’acqua. 5) Si profetizza che i discendenti di Cam saranno una razza inferiore (9:24-25). 6) I discendenti di Sem avranno una speciale relazione con Dio (9:26-27). 7) Infine, si predice che i discendenti di Jafet saranno famosi per il loro genio nella politica, nell’arte e nella scienza (9:27). Il quarto periodo, quello del patto di Abramo, ha anch’esso sette elementi: i discendenti di Abramo diventeranno una grande nazione; Dio li benedirà materialmente e spiritualmente; il nome di Abramo sarà famoso tra i popoli; Dio benedirà tutti quelli che benediranno Adamo e maledirà quelli che lo malediranno; in Abramo saranno benedette tutte le famiglie della terra perché Gesù Cristo verrà dalla sua discendenza.
La dispensazione della legge inizia con Mosè e finisce con la crocifissione di Gesù o con l’esperienza della Pentecoste. Dio dà i Suoi comandamenti (Es. 19:3-4); si chiarisce la responsabilità dell’uomo (19:56); gli ebrei sbagliano e sono giudicati. Il periodo della legge mosaica contiene tre parti: i dieci comandamenti, le regole che governano la vita sociale di Israele e le norme religiose.
La dispensazione successiva che Scofield chiama il patto palestinese, dà le condizioni sotto le quali gli ebrei possono entrare nella terra promessa. Anch’essa ha sette parti: Israele sarà disperso se disobbedirà a Dio (Dt. 28:63-68); dopo essere stati dispersi, gli ebrei si pentiranno; il Cristo verrà ad aiutarli contro i loro nemici ed essi potranno ritornare nella loro terra; tutti saranno convertiti (Rm. 11: 26-27) dal Messia ed egli giudicherà i loro oppressori; infine Israele diventerà meravigliosamente prospera (Dt. 30:9).
Il periodo della dispensazione di Davide (2 Sam. 7:8-17) pone la fondazione per il Regno glorioso di Cristo, nato dal seme di Davide. Dio benedice la famiglia del re Davide, promettendo loro un trono, un’autorità reale e un regno per l’eternità. Se i figli di Davide disobbediranno a Dio saranno puniti, ma il loro regno rimane garantito da Dio per sempre. Su questo punto i dispensazionalisti discordano dalla maggioranza dei cristiani. Questi ultimi credono che la promessa di Dio agli ebrei fu cancellata quando essi rifiutarono Gesù, perciò non c’è nessuna base scritturale per credere che una dinastia davidica ebraica sarà ristabilita in Gerusalemme durante l’era messianica.
La dispensazione finale del Regno inizia con la terribile morte di Gesù sulla croce o con la discesa dello Spirito Santo a Pentecoste. Questo nuovo patto di grazia e il Regno si basano sul sacrificio di Cristo e assicurano la benedizione eterna a tutti i credenti (Scofield Bible, nota in calce a Eb. 8:8).
Secondo Chafer, la grazia non è riuscita a far accettare a livello mondiale Cristo ovvero a realizzare una chiesa trionfante. Perciò è necessario che Cristo ritorni, iniziando la dispensazione finale del Regno. Dopo un periodo di grande tribolazione e dopo il “rapimento in cielo” della chiesa, Cristo incatenerà Satana per mille anni e stabilirà un Regno teocratico, un Regno di Dio terrestre con un rinnovato sistema di sacrifici e un sacerdozio (Is. 60:21-23, Ez. 40-48). Dopo il millennio, Satana avrà il permesso di portare il suo attacco finale all’uomo (Ap. 20:7-9). Dio punirà i ribelli col fuoco (Ap. 20:9) e la vecchia terra e il vecchio cielo saranno distrutti col fuoco (2 Pt. 3:7, 10:12).
C. Valutazione
Quali sono i punti validi dell’interpretazione dispensazionale delle Scritture e quali quelli deboli? Ci sono alcuni aspetti positivi nel dispensazionalismo. Per prima cosa, esso cerca di dare un piano razionale allo scopo di Dio nella storia. Secondo, insegna la rivelazione progressiva. Dio in ogni dispensazione tratta l’uomo in un modo particolare. Ogni era storica ha le sue speciali responsabilità ed un’unica rivelazione della volontà di Dio per quel tempo. Terzo, i dispensazionalisti offrono un’interpretazione millenaristica della Bibbia. La storia culminerà nella creazione di un nuovo cielo e di una nuova terra.
Quali sono le critiche più usuali mosse al dispensazionalismo? Uno, non si tratta di cose insegnate nella Bibbia, ma di un sistema artificiale sovrapposto alle Scritture. Due, il dispensazionalismo non esisteva al tempo delle prime chiese e dei riformatori protestanti; gli insegnamenti di Gesù non sono dispensazionali e neppure lo è il modo in cui Paolo, Agostino, Lutero o Calvino spiegarono le Scritture; il dispensazionalismo è un’innovazione recentissima, un sistema inventato nel tardo XIX secolo da settaristi come John Nelson Darby dei “Fratelli di Plymouth”. Tre, il dispensazionalismo non è presente nelle principali denominazioni – ortodossi orientali, cattolici, anglicani, luterani o calvinisti – ma è adottato solo dalle chiese indipendenti, rinnovatrici, fondamentaliste. Quarto, i dispensazionalisti non sono d’accordo tra loro sul numero e la natura dei vari periodi della rivelazione divina. Infine, essi sono predicatori e fedeli con una limitata visione mentale, che sembrano soprattutto occupati a seminare divisione tra i cristiani.
Per questo motivo, anche i protestanti evangelici come Billy Graham o gli editori di Christianity Today stanno ben attenti a distinguere nettamente il loro lavoro dal dispensazionalismo.
In che cosa si può paragonare la teologia dispensazionalista con i Principi Divini? Entrambi dividono il corso della storia in periodi separati; entrambi danno rilievo al fatto che noi siamo messi alla prova sulla nostra responsabilità e che Dio punisce un’era che non realizza la sua responsabilità nei Suoi confronti. Inoltre, essi mettono l’accento sullo scopo messianico come meta della storia. Infine, spiegano che lo scopo essenziale di Dio non può essere limitato alla predicazione o all’adorazione da parte di una sola chiesa, ma deve includere l’edificazione del Regno dei Cieli sulla terra.
Comunque, le differenze tra il dispensazionalismo protestante e i Principi Divini sono grandi quanto le somiglianze. Per la loro credenza in un’interpretazione esclusivamente letterale delle Scritture i dispensazionalisti insistono sulla nascita da una vergine, la resurrezione fisica, l’ascensione dei corpi e il ritorno di Gesù sulle nuvole. Per lo stesso motivo, essi divergono dai Principi Divini sulla natura della caduta, la totale sufficienza della morte redentrice di Gesù sulla croce, il “rapimento in cielo” dei santi, la distruzione totale della terra negli Ultimi Giorni e la punizione eterna dei dannati. I dispensazionalisti non comprendono la restaurazione tramite indennizzo, non riescono a vedere come l’era del Nuovo Testamento sia parallela a quella dell’Antico Testamento, credono che gli ebrei rimangano il popolo scelto pur avendo rifiutato Gesù e pensano che Israele sarà il luogo dove avverrà il Secondo Avvento. Essi riconoscono gli Ultimi Giorni e l’arrivo dell’era messianica in base alle numerose meraviglie soprannaturali e alle catastrofi naturali. Inoltre, non sono affatto interessati a riconciliare la scienza e la religione o ad unire tutte le fedi. Si può concludere che, in questi argomenti fondamentali, i Principi Divini e i dispensazionalisti hanno punti di vista completamente diversi.
I SEGNI DEI TEMPI
Un Aiuto dall’Alto
La grande maggioranza dei cristiani – ad eccezione dei protestanti della Riforma [11] – ha sempre creduto che esistano normalmente delle comunicazioni tra gli abitanti del mondo spirituale e le persone sulla terra. Fin dai tempi più antichi a cui gli antropologi sono potuti risalire con le loro ricerche, questa credenza nella regolare correlazione tra queste due dimensioni di esistenza è stata una dei più saldi principi di fede degli uomini. È una convinzione che può essere riscontrata nell’antica Persia, India, Cina, Sud America, Egitto ed Europa. [12] In seguito agli studi più recenti sulle esperienze paranormali e alle odierne ricerche psichiche, un crescente numero di cristiani liberali è giunto ad accettare come fondamentalmente vera questa antica fede. [13]
Ma perché dovrebbe avvenire tale comunicazione tra questi due regni? I cattolici e gli ortodossi orientali direbbero che pregano S. Antonio, S. Francesco e la Madonna per ricevere ispirazione, guida e aiuto pratico nel loro pellegrinaggio di fede. Anche secondo i Principi Divini questo è vero: noi, che siamo sulla terra, possiamo essere molto aiutati dall’assistenza personale del mondo spirituale. I Principi Divini, tuttavia, danno un’ulteriore spiegazione, di solito ignorata dal pensiero cristiano tradizionale. I principi di creazione stabiliscono che l’anima dell’uomo può crescere fino alla perfezione solo se è unita al proprio corpo fisico in questa vita, o, in seguito, tramite la cooperazione con persone sulla terra. Di conseguenza, gli uomini-spirito che non hanno raggiunto la perfezione, devono scendere a lavorare con le persone che hanno una missione simile alla loro, per completare il proprio processo di restaurazione. [14]
Infatti, in coincidenza con i punti cruciali della storia di salvezza, c’è stata un’insolita proliferazione di fenomeni psichici. Ciò spiega perché il Vangelo di Matteo riporta che dopo la morte di Gesù molti “esseri spirituali” furono visti nella città di Gerusalemme (27:52-53) [15] Per un motivo analogo, le prime congregazioni cristiane ricevevano i doni spirituali di parlare in lingue, profetizzare, guarire, avere estasi e visioni. In momenti di grande significato provvidenziale nell’opera di Dio, gli spiriti disincarnati accorrono sulla terra per cooperare alla realizzazione dello scopo divino. Facendo così, essi possono rapidamente avanzare nella propria crescita. [16]
Quasi tutti gli osservatori della scena religiosa contemporanea notano che nei nostri giorni si assiste ad una notevole diffusione dei poteri psichici. Questo “Grande Risveglio” del XX secolo è ben più significativo che non il lento declino delle vecchie denominazioni stabilite. La ricerca religiosa e l’esperienza personale della presenza di Dio sono incredibilmente diffuse, nonostante le chiese deserte, la secolarizzazione di molti sacerdoti, la chiusura di numerose scuole ecclesiastiche e la crescente mancanza di interesse per le chiese tradizionali, soprattutto da parte della classe media e della maggioranza dei giovani. Il teologo svedese Wingren è nel giusto quando conclude che il Cristianesimo consolidato è oggi una minoranza, nella stessa misura in cui lo erano stati i loro predecessori nell’Impero Romano pagano. [17] Questo, però, non vuol dire che siamo diventati tutti atei, anzi l’uomo sta cercando Dio ancora più che in passato. La differenza rispetto al periodo prima del 1960 è che un gran numero di persone non si rivolge più alle chiese tradizionali o alle sinagoghe per ricevere nutrimento spirituale.
I nostri tempi appaiono anche minacciati da orde di spiriti malvagi. Come si può spiegare altrimenti la convulsione spirituale della nostra epoca? La società contemporanea sembra essere letteralmente infestata dalla violenza, dall’instabilità emotiva e dalla disuguaglianza sociale. Psichiatri, come Karen Horney hanno parlato della Neurotic Personality of Our Time e hanno detto, d’accordo con i teologi, che l’uomo moderno sembra soffrire di ansietà ontologica (Angst). Di qui, Tillich ha riesumato il concetto di “demoniaco” [18] per spiegare l’irrazionalità distruttiva dell’anima contemporanea.
Secondo i Principi Divini l’insolita attività psichica di questa generazione è un chiaro segno che l’umanità sta entrando in un nuovo periodo. Proprio ora stiamo sperimentando le doglie dell’era messianica. La neve si scioglie, il ghiaccio si fonde, la linfa comincia a scorrere negli aceri con l’avvicinarsi della primavera cosmica.
L’Ecumenismo Moderno
Una seconda prova dell’avvento della Nuova Era deve trovarsi nella nascita dello spirito religioso ecumenico. Un gesuita francese ha scritto che alla fine, dopo 19 secoli e 21 concili cosiddetti ecumenici, i cristiani riconoscono che anche i non cristiani possono validamente incontrarsi con Dio. [19] Nel nostro mondo, i ghetti ecclesiastici e la bigotteria religiosa sono passati di moda come il razzismo e lo sciovinismo.
Come fenomeno cristiano, il movimento ecumenico moderno può essere visto come confluenza di quattro tendenze differenziatesi in vario modo nei primi decenni di questo secolo: la cooperazione di varie missioni protestanti, volta ad agevolare l’evangelizzazione del mondo; la crescita del liberalismo protestante, che riconobbe i valori del pluralismo teologico e denominazionale; gli sforzi degli anglicani di fare da ponte tra cattolici e protestanti e, non meno importante, il desiderio del patriarca ecumenico di Costantinopoli di promuovere la cooperazione tra tutti i cristiani su materie di interesse pratico. Come risultato, nacque il Consiglio Mondiale delle Chiese, che gradualmente iniziò a cooperare col Vaticano. A partire dall’Assemblea di Amsterdam del 1948, molte delle denominazioni principali hanno deciso di unificare per quanto è possibile la loro testimonianza. Si può dire che l’arcivescovo Temple non abbia molto esagerato dicendo che il movimento ecumenico è un nuovo grande avvenimento del nostro tempo.
Ancor più importante è la crescente esperienza di fratellanza fra i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà di altre fedi. [20] Quali enormi cambiamenti ci sono stati, per esempio, nei rapporti tra i cristiani e gli ebrei dopo la II Guerra Mondiale! [21] Ben pochi teologi o capi di denominazioni insistono oggi nell’affermare pubblicamente che gli ebrei devono diventare cristiani per essere salvati. Su scala più piccola, sembra che ci sia un movimento simile, riguardo all’amicizia tra musulmani, buddisti e altri non-cristiani. Non si devono ignorare gli ostacoli quasi insuperabili sul cammino che porta alla realizzazione di una nuova fede onnicomprensiva per tutta l’umanità. Nello stesso tempo, non dobbiamo ignorare la pressante esigenza di unità in campo religioso. I protestanti fondamentalisti, così come i cattolici e gli ortodossi ultra-conservatori, hanno spesso denunciato l’ecumenismo come un tradimento della loro “unica fede vera”. I Principi Divini, invece, sono fondamentalmente d’accordo con chi auspica una maggiore apertura mentale in campo religioso ritenendo che questa sia la volontà di Dio per il nostro tempo. In effetti, secondo la teologia dell’Unificazione, il movimento per l’unità religiosa è un chiaro segno dell’imminenza dell’era tanto attesa.
Il Corso degli Avvenimenti Umani
Secondo quanto affermato, in un recente passato, dai teologi biblici, Dio manifesta il Suo scopo attraverso le Sue potenti azioni nella storia sacra. [22] Questo era il merito principale della loro interpretazione delle Scritture nei termini della storia di salvezza. Il loro punto debole, come rileva Pannenberg, era il modo in cui circoscrivevano le “azioni di Dio” al tempo e al popolo biblici. Noi dovremmo guardare a tutta la storia come teatro dell’attività e delle rivelazioni di Dio. [23] Per questo motivo, la teologia dell’Unificazione usa il modello della storia scritturale per trovare il significato dei tempi e degli avvenimenti mondiali.
Scoprendo i parallelismi tra la nostra epoca e l’esperienza biblica possiamo constatare di essere alle soglie del completamento messianico della storia. Non ci troviamo forse a raccogliere i risultati di tutto ciò che è stato seminato dalla Riforma in poi? [24] Se è così, noi stiamo ripetendo il periodo di 400 anni di preparazione per la venuta di Gesù. Se il tempo tra l’esilio di Babilonia e la nascita di Gesù rassomiglia inconfondibilmente al corso degli avvenimenti da Lutero in poi, allora ci stiamo avvicinando ad un altro momento drammatico dell’economia di Dio. Per questo un intellettuale lungimirante come Koestler ha osservato che l’uomo è giunto di fronte a un’importante decisione. Egli dovrà cambiare completamente sé stesso e istituire un nuovo ordine sociale migliore di qualsiasi altro già sperimentato o altrimenti, probabilmente, si autodistruggerà. [25]
Secondo i Principi Divini, la I Guerra Mondiale pose le basi per il nuovo e decisivo ingresso di Dio nella storia. Spengler pensò che essa costituisse il segnale dell’inevitabile Declino dell’Occidente. Significativamente, appena un anno dopo la firma del trattato di Versailles, lo scrittore mistico, premio Nobel, W. B. Yeats pubblicò un poema intitolato The Second Coming (1920). [26] Nel corso della I Guerra Mondiale, quattro grandi imperi erano andati in rovina e altri due erano stati seriamente danneggiati. Quando poi i comunisti di Lenin assunsero il controllo della Russia, le persone come Yeats sentirono che le cose stavano precipitando, lo spirito d’anarchia era stato liberato e l’oscurità stava scendendo sulla terra.
Secondo la teologia dell’Unificazione, la lotta tra il comunismo e la democrazia segna l’attacco finale di Satana contro Dio. Ma proclamare questo ci lascia esposti al ridicolo e allo scherno. Molti intellettuali preferiscono trattare il Comunismo come un fenomeno puramente economico e politico. Perché confondere il problema, essi dicono, mischiandoci dei fattori estranei come Dio? Per questo motivo, l’atteggiamento dei Principi Divini verso il Comunismo deve essere spiegato con particolare attenzione. Soprattutto, la teologia dell’Unificazione non deve essere confusa con le forme di anticomunismo legate a politiche reazionarie, con il “laissez-faire” dell’economia capitalista o i modelli sociali borghesi.
Come Caino e Abele, la democrazia e il collettivismo marxista lottano l’uno contro l’altro per la supremazia. La lotta ha serie implicazioni spirituali. Un tempo, molti cristiani erano d’accordo che il Marxismo fosse totalmente antitetico alla fede biblica. Per esempio, in un periodo in cui il Vaticano era risoluto a esporre le proprie convinzioni, papa Pio XI dichiarò che il Comunismo è intrinsecamente sbagliato e che nessuno, volendo salvare la civiltà cristiana, doveva, in alcun modo, cooperare con i marxisti. [27] Anche il Consiglio Mondiale delle Chiese, nei suoi incontri di Amsterdam ed Evanston, accusò con fermezza il sistema sovietico e la sua ideologia.
Dal punto di vista cristiano, quali sono i difetti fondamentali della filosofia e della pratica marxista-leninista? I punti principali su cui concordano i teologi ecumenici sono i seguenti:
- Il Marxismo nega Dio e la Sua sovranità su tutta storia umana.
- Il Marxismo presume assurdamente che una sola classe – il proletariato – sia libera dal peccato.
- Il materialismo e il determinismo dei marxisti sono incompatibili col concetto cristiano dell’uomo come essere libero e responsabile, creato ad immagine di Dio.
- Marx sbagliò ad affermare che una società perfetta può essere stabilita semplicemente cambiando il nostro sistema economico.
- La pretesa del totalitarismo marxista che tutti gli uomini prestino assoluta lealtà al partito comunista nega la suprema autorità di Dio. [28]
Come altri cristiani, gli unificazionisti accettano queste affermazioni del Consiglio Mondiale delle Chiese. Inoltre, la teologia dell’Unificazione rileva altri errori fondamentali delle teorie marxiste:
Primo, un’ontologia realistica deve essere basata non sul principio dialettico della contraddizione inevitabile quanto piuttosto sul principio della polarità creativa. Secondo, la figura centrale che deve fare il passo decisivo per il progresso dell’uomo non sarà né un rivoluzionario politico né un riformatore economico, ma un leader centrato su Dio che stabilirà una vera famiglia centrata su Dio come base per la creazione di un mondo migliore (si veda S. H. Lee, Communism: A Critique and a Counter Proposal, 1973).
LA NECESSITÀ DI LEADERSHIP
Secondo i Principi Divini, colui che viene per compiere il ministero del Secondo Avvento sarà un uomo come lo era Gesù. Come si è detto, è razionalmente inaccettabile per l’intelletto dell’uomo moderno che il Signore venga sulle nuvole. [29] Molti teologi e molti cristiani delle denominazioni più diffuse, oltre alle decine di milioni di persone che oggi, nell’Occidente, sono distaccate dal Cristianesimo tradizionale, trovano incredibile il concetto fondamentalista che Gesù sia asceso fisicamente in un cielo fisico, dove ha vissuto per 2000 anni e dal quale discenderà verso la terra sulle nuvole. [30] Questo tipo di teoria non è stata più predicata, in gran parte delle denominazioni, da almeno un secolo. Ben pochi teologi si preoccupano di riesumare una simile antiquata nozione, e ancora meno, sono quelli che perdono tempo a cercare di difenderla. Conseguentemente, secondo quanto è stato consigliato dai teologi del Vaticano, non è più richiesto ai fedeli della Chiesa Cattolica di credere nel ritorno fisico di Gesù. [31]
D’altronde molti cristiani che hanno abbandonato l’obsoleta nozione del ritorno di Gesù sono inclini ad ignorare la sempre valida speranza millenaristica. I liberali, per esempio, hanno sostituito la speranza nella venuta del Cristo con la fede nell’eterna presenza del suo spirito. Cristo è sempre tra noi, ad ispirare e guidare gli uomini di buona volontà. Egli agisce attraverso il suo nuovo corpo, la Chiesa, ed è presente in particolare quando si celebra l’Eucarestia, dicono i sacramentalisti. I protestanti evangelici insistono che il Cristo bussa sempre alla porta del cuore dell’uomo, perché vuole dimorare per sempre nell’anima rinata di ciascun credente.
Nello stesso tempo in cui la teologia moderna ha rimosso un grande ostacolo all’accettazione del punto di vista unificazionista, essa sembra averne messi altri due al suo posto. Primo, c’è la comune affermazione che il Regno di Dio non potrà mai essere realizzato nella storia. Reinhold Niebuhr, per esempio, argomentò persuasivamente che il Regno rappresenta una meta trascendente al di là delle realizzazioni terresti. [32] Apparentemente la teologia di Niebuhr si è sviluppata sulla disillusione seguita alle numerose costruzioni utopistiche del XIX e del XX secolo.
Tuttavia, egli giustificò il proprio “cinismo addomesticato” secondo i termini della dottrina luterana. Lutero insegnava che è impossibile per una società o per un individuo raggiungere la perfezione nell’ambito di una realtà terrestre. Anche i cristiani devono riconoscere che la loro giustificazione viene attraverso la sola fede. Essi sono simultaneamente giustificati e peccatori. Tramite la Sua grazia soltanto, Dio ignora il peccato dell’uomo e tramite la Sua pietà gli concede il perdono. Questo insegnamento, credeva Niebuhr, era una valutazione assai realistica della natura e del destino dell’uomo.
Aveva ragione Lutero? Dobbiamo capire che la sua dottrina crebbe nell’ambito della Cristianità del XVI secolo. Egli intendeva ribellarsi alla dottrina ufficiale, secondo la quale la chiesa medioevale rappresentava il regno terrestre di Cristo e il papato era l’incarnazione visibile della volontà di Dio. Era veramente difficile credere una cosa simile, così egli la combatté con l’insegnamento della salvezza tramite la sola fede.
Ma quali sono state le conseguenze sociali di questa tesi luterana? Sono state almeno tre: 1) la fede è limitata alla relazione personale dell’uomo con Dio; 2) la società viene a perdere ogni valore positivo, perché il massimo che la famiglia, lo stato o la legge possono fare è di servire da diga per trattenere le acque impetuose della depravazione universale; 3) i cristiani devono accettare passivamente l’esistenza delle istituzioni sociali piuttosto che rimanere coinvolti nel tentativo senza speranza di migliorarle. [33]
Per fortuna, i calvinisti si ribellarono istintivamente ad un simile quietistico conservatorismo sociale. A Ginevra, Calvino voleva fondare una collettività cristiana. I suoi discepoli, i puritani, erano ugualmente convinti che il Regno di Cristo si poteva stabilire in Gran Bretagna o nella Nuova Inghilterra. [34] Nel XX secolo la stessa fede ottimistica è stata riaffermata prima dai cristiani del Social Gospel, anteriormente alla I Guerra Mondiale e poi dai teologi della speranza, dopo la II Guerra Mondiale. Perciò c’è una base già sufficientemente preparata per l’annuncio, che i Principi Divini faranno, che il Regno di Dio può essere realizzato qui e adesso.
Questa moderna “teologia del mondo”, per usare il termine cattolico, pone comunque un secondo scoglio sulla strada per l’accettazione dei Principi Divini. Perché? Perché presume che la realizzazione del Regno possa avvenire nel nostro tempo senza un Messia. Tutto quello che dobbiamo fare è applicare gli insegnamenti di Gesù alla vita politica ed economica del nostro tempo. I teologi liberazionisti, in particolare, ritengono fecondo il dialogo cristiano con i marxisti, perché entrambi sono centrati su un’utopia futura. Quello che i cristiani chiamano il Regno, i marxisti lo descrivono come la società senza classi che garantirà pace, giustizia, dignità e sicurezza a tutti gli uomini. Questi teologi vedono giustamente che sia i cristiani sia i marxisti sono impegnati sostenitori del “Principio della Speranza”. Inoltre, essi valutano correttamente le implicazioni terrene della fede apocalittica. [35]
Tuttavia, i comunisti, ben più dei cristiani rivoluzionari, riconoscono il significato cruciale della figura centrale che inaugurerà la Nuova Era. [36] Non possiamo creare un’era messianica senza l’ispirazione, la direzione e la spinta di un Messia. Il mondo contemporaneo ha già la capacità tecnologica, le risorse finanziarie e il potenziale umano adeguato per costruire una nuova società basata sugli ideali della “coesistenza, prosperità e causa comune”. Quello che ci manca è soltanto l’ispirazione di una persona scelta da Dio che ci possa dare una guida.
DOVE VERRÀ?
Abbiamo evidenziato finora come la teologia dell’Unificazione e le altre correnti contemporanee del pensiero cristiano stiano convergendo. Il prossimo punto sembra davvero sbalorditivo. I Principi Divini suggeriscono che lo strumento umano scelto da Dio per la realizzazione dell’era tanto attesa apparirà in Corea. Questa affermazione può essere difficile da accettare da principio, anzi è stata ripetutamente ridicolizzata. Non saranno i Principi Divini un semplice prodotto dell’ingenuo nazionalismo coreano come hanno insinuato i critici?
Per comprendere questa parte della teologia dell’Unificazione può essere utile richiamare alcuni basilari insegnamenti biblici. Primo, Dio è il creatore di tutti gli uomini, perciò nessuna nazione è di per sé stessa indegna di essere la Sua prescelta. Secondo, fin dal tempo di S. Paolo, i cristiani hanno generalmente rifiutato di considerare come popolo scelto di Dio solo gli ebrei. Terzo, se Dio è sovrano, è anche libero di fare quello che ritiene più opportuno per realizzare la Sua volontà. Barth specialmente ci ha ricordato questa libertà divina. Tutte queste fondamentali affermazioni ebraico-cristiane servono a provare che non si può intrinsecamente escludere che Dio scelga un coreano.
Ora, se Dio è in condizione di scegliere chiunque come figura centrale nell’era che viene, come troveremo degli indizi circa la Sua possibile scelta? Durante i secoli la civiltà si è spostata verso Occidente: gli antichi imperi del Medio Oriente furono rimpiazzati dall’Impero Romano. Questo fu a sua volta sostituito dalle grandi potenze dell’Europa occidentale, che ha mantenuto la posizione dominante prima di passare agli Stati Uniti. Se questo flusso delle civiltà continuerà, il prossimo punto focale dovrà essere da qualche parte in Asia orientale. Questa conclusione non sembra irragionevole.
Anche gli studiosi dei fenomeni politici oggi predicono che nel prossimo futuro il Giappone e la Cina potrebbero dominare gli affari mondiali allo stesso modo degli Stati Uniti dopo il 1917. Ma la teologia dell’Unificazione chiarisce che né la Cina né il Giappone hanno la fondazione spirituale necessaria per diventare una nuova Israele. Se Dio ha bisogno di una forte base cristiana per un nuovo popolo scelto, queste qualifiche, nell’ambito dell’Asia orientale, si possono trovare solo in Corea. [37]
Quali sono le speciali caratteristiche della Corea che ne fanno la prima candidata per la scelta divina? I Principi Divini attribuiscono alla Corea questa prerogativa fondamentale soprattutto su basi razionali. Storicamente, molte nazioni hanno dichiarato di essere il popolo scelto di Dio. I giapponesi ritengono di essere i discendenti della divinità solare; i cinesi dicono che la loro nazione è posta al centro dell’universo; i russi dicono che Mosca è destinata a diventare la terza Roma; i tedeschi, durante la I Guerra Mondiale, usavano cantare “Germania sopra tutti”, perché i popoli biondi e con gli occhi azzurri del nord dovevano essere la razza eletta. Lo stesso si può dire per gli egiziani, gli assiri, gli indiani, i greci, i francesi, gli americani ed altri ancora. Quindi, i coreani non fanno differenza rispetto agli altri popoli che hanno affermato di essere stati scelti da Dio come Suoi speciali strumenti. In che cosa dunque la Corea rassomiglia all’antica Israele che servì Dio in un modo unico?
Come gli ebrei biblici, la Corea ha posto una base nazionale per la restaurazione tramite indennizzo. Cioè, essa ha svolto il ruolo di servo sofferente di Dio. Poiché entrambe le nazioni sono situate geograficamente in zone di passaggio, hanno ugualmente patito invasioni straniere. Così, il carattere dei coreani è stato spesso messo alla prova e temprato nel fuoco delle conquiste e delle persecuzioni da parte straniera. Come risultato, i coreani rassomigliano molto da vicino agli ebrei della Bibbia nella profondità del loro sentimento nazionalistico e nella loro invincibile volontà di sopravvivenza. Senza un’incrollabile fiducia in sé stessi e una salda fede nelle tradizioni religiose, i coreani sarebbero già da tempo divenuti uno dei numerosi popoli “scomparsi” della storia. Quanto spesso hanno sperimentato cosa vuol dire portare una croce!
In effetti, ci sono numerose similitudini tra lo spirito della nazione coreana, raffigurato nella classica storia compilata dall’abate Ilione [38] e l’interpretazione della storia ebraica data dagli annalisti e cronisti reali biblici. Come gli storici biblici, Ilione riporta le antiche storie popolari del suo paese e vi aggiunge memorabili storie di re, santi ed eroi. Anch’egli interpreta il passato della sua nazione da una prospettiva religiosa, enfatizzando le meraviglie soprannaturali dei primi tempi. Per lui, come per gli storici jahvisti e deutoronomici, il sentimento nazionale è considerato il tratto più importante della vita. Secondo Ilione, la storia coreana deve essere ricordata perché rivela la costante interdipendenza tra il sacro e il secolare, vera e propria “storia di salvezza” somigliante a quella tramandata dalle Scritture.
Inoltre, gli esegeti scritturali come Filone, Origene e Agostino hanno osservato il significato mistico di certi numeri nella teologia della storia biblica. [39] Di particolare rilievo è il numero 40, come è spiegato nei Principi Divini: il diluvio al tempo di Noè durò 40 giorni; gli ebrei passarono 40 anni nel deserto; la cattività babilonese durò 40 anni; Gesù stette nel deserto 40 giorni per superare le tentazioni di Satana. Il numero quaranta ha quindi qualcosa a che fare con il piano biblico della storia di salvezza. Per i Principi Divini significa un periodo di indennizzo, come preparazione per una grande missione o benedizione divina. È quindi una pura coincidenza che la Corea abbia sofferto 40 anni di oppressione giapponese come preparazione spirituale per il ruolo che deve svolgere ai nostri giorni? Se i cristiani credono veramente che la Bibbia faccia luce sull’opera di redenzione di Dio, allora questo strano parallelismo tra l’antica Israele e la moderna Corea devono farci riflettere. Non c’è proprio la possibilità che la Corea possa spandere la “luce per i gentili” nei nostri giorni?
Nel 1905 il giapponese Marquis Ito e il ministro dell’educazione coreano Wan-yong Lee, favorevole ai giapponesi, firmarono il trattato di Eul-sa, che tolse alla Corea la propria sovranità e ne fece un protettorato nipponico. Nel 1910 il Giappone annetté con la forza la Corea. La regina Min fu assassinata e tutti i più eminenti patrioti furono imprigionati o uccisi; ma i coreani non si sottomisero mai alla perdita delle loro tradizionali libertà politiche. Nel marzo 1919 al Pagoda Park di Seul un gruppo di personalità coreane fece una manifestazione pubblica per l’indipendenza dal Giappone, ma il movimento per la libertà nazionale fu spietatamente represso dalle autorità militari di occupazione. Molti coreani, per continuare la lotta per la libertà, si rifugiarono in Manciuria e da lì proseguirono le agitazioni per l’indipendenza. Per contrastare il movimento popolare clandestino nel paese e l’influenza dei rifugiati all’estero, i giapponesi istituirono un sanguinoso regime del terrore ed una politica colonialista e repressiva che continuò fino alla sconfitta del Giappone nella II Guerra Mondiale. [40]
Anche se ci furono importanti leaders buddisti e portavoci della locale religione del Chondogyo [41] ad appoggiare il movimento di indipendenza del 1919, i cristiani portarono molto spesso il peso della persecuzione giapponese, perché i missionari erano in grado di pubblicizzare la causa coreana in America e in Gran Bretagna. Perciò non si esagera se si paragonano i 40 anni di persecuzione dei cristiani (1905-1945) con i 400 anni di schiavitù che gli ebrei patirono in Egitto e i 400 anni in cui i cristiani furono sporadicamente perseguitati dalla Roma pagana. Sotto questo aspetto la Corea può sicuramente essere chiamata “la terza Israele”.
Secondo i Principi Divini, chi è prescelto da Dio per portare avanti oggi il Suo scopo di redenzione deve essere sulla prima linea tra le forze di Dio e le potenti armate del Suo avversario satanico. [42] Ripetutamente, la prima Israele ha dovuto affrontare i nemici di Dio: l’Egitto, l’Assiria, Babilonia ed il mondo pagano greco-romano. Dalla II Guerra Mondiale in poi, la Corea è tragicamente divisa tra le forze rivali della tirannide comunista e dei difensori della democrazia. Di conseguenza, i Principi Divini parlano della Corea come di una vittima sacrificale offerta sull’altare di Dio per la restaurazione universale.
Questa idea può risultare estremamente difficile da accettare per un non-coreano. Perché localizzare così arbitrariamente l’attività di redenzione di Dio? Cosa c’è che, agli occhi di Dio, dà più valore alla Corea che alle altre vittime della tirannide marxista come la Cina, il Tibet, la Germania, l’Ungheria, il Vietnam o la Cambogia?
Bisogna fare due osservazioni a questo riguardo. Primo, i Principi Divini non affermano l’idea di una nazione superiore o di una razza eletta. Tutti gli uomini sono uguali agli occhi di Dio, in quanto creati tutti come Suoi figli. Quindi, la Corea di oggi e l’antica Israele non si trovano in uno stato intrinsecamente più alto. Israele nel passato e la Corea nel nostro tempo sono scelte solo funzionalmente, sono esaltate o distinte dalle altre per servire l’umanità.
Secondo, il concetto di nazione eletta in accordo ai Principi Divini è molto diverso dalle solite varietà di nazionalismo. Comunemente, i nazionalisti giurano suprema e indiscussa fedeltà al proprio paese, nel giusto come nel torto. Ma tutte le nazioni, anche il popolo eletto, devono essere soggette alla più alta sovranità di Dio. In nessun modo alla Corea è stato dato il diritto divino di dominare il mondo sotto l’aspetto politico, economico o culturale.
Per compiere una missione speciale nella provvidenza di restaurazione universale di Dio, una nazione deve attraversare un cammino sacrificale cosparso di sangue, sudore e lacrime. Cioè, il popolo scelto deve scoprire il cuore addolorato di Dio, come fece Israele. Dio ha sofferto profondamente, col cuore spezzato, per l’ostinazione dei Suoi figli, così ogni nazione che intenda servirLo deve rendersi conto che la lotta contro Satana dà luogo inevitabilmente ad un corso storico di indicibile miseria. Solo percorrendo il sentiero del dolore, come Dio stesso ha fatto, un popolo può comprendere il Suo cuore di genitore e può quindi essere preparato a servire come Suo speciale strumento.
Come possiamo aspettarci, chiedono i Principi Divini, di essere sempre favoriti dalla fortuna se il nostro scopo è quello di rendere manifesto il cuore sofferente di Dio? Come può un’agiata, opulenta e compiaciuta nazione essere consapevole di cosa voglia dire essere il Creatore di un mondo ingrato e ribelle?
Comunque, la sofferenza in sé stessa non è necessariamente una virtù. Spesso una disfatta può solo distruggere la volontà di una nazione e farla scomparire. Come gli ebrei della Bibbia, i coreani hanno subito le invasioni di molti aggressori ma sono sopravvissuti grazie alla loro invincibile fede religiosa. Con uno spirito simile a quello di Giobbe, essi hanno confidato nella profonda giustizia e bontà di Dio nonostante le disgrazie quasi insuperabili.
Le caratteristiche fondamentali del sentimento di devozione della Corea, maturato in 4500 anni, hanno un valore inestimabile, se Dio ha deciso di scegliere la Corea per una missione dispensazionale. I coreani non si sono mai contentati di limitare la propria fede ad una credenza animistica nella divinità che si manifesta nella natura. Fin dall’inizio, i coreani hanno messo in rilievo la preoccupazione del mondo spirituale per il benessere pratico dell’uomo. È stato facile perciò per loro apprezzare gli insegnamenti etici del Confucianesimo, perché essi valorizzavano già virtù umane come la lealtà, la pietà filiale e la giustizia. Allo stesso tempo gli antichi coreani erano consapevoli dei loro doveri spirituali verso il Dio trascendente. Perciò i missionari buddisti furono accolti calorosamente quando spiegarono il valore della meditazione, della tranquillità e della serenità. Il teismo sciamanico, le etiche sociali confuciane e la spiritualità buddista insieme, prepararono un terreno fertile nel quale, nel secolo scorso, è stato piantato il seme del Vangelo. Di conseguenza, molti missionari protestanti e cattolici hanno lodato i coreani per il loro caldo, fervente Cristianesimo.
Oltre a queste ben note virtù del carattere coreano, i Principi Divini ci ricordano che spiritualisti e sensitivi coreani, hanno ripetutamente ricevuto rivelazioni che la loro nazione avrà un ruolo unico nella realizzazione del piano di Dio per l’umanità. Durante tutte le sue amare traversie politiche, il popolo coreano ha trovato conforto nella speranza messianica. È stato del tutto naturale, poi, per il movimento dell’Unificazione nascere in una nazione così accuratamente preparata a ricevere gli insegnamenti che esso portava.
IL DEFINITIVO RITORNO A CASA
In una delle sue lettere, Agostino descrisse i fedeli come cittadini di una comunità nella quale il re era la verità, la legge era l’amore e la sua durata era eterna. [43] Cosa accadrà quando quella città celeste sarà fermamente stabilita? Molti cristiani credono che una volta che la sovranità di Dio sarà assicurata sulla creazione, i santi godranno l’eterna beatitudine del cielo e i peccatori patiranno la pena eterna tra le fiamme dell’inferno. Altri cristiani hanno un punto di vista molto diverso. Per loro la visione di un inferno eterno è al tempo stesso immorale e insostenibile. Come è messo in rilievo da Berdyaev, credere in un inferno eterno significa attribuire la vittoria finale a Satana e confessare che Dio troverà impossibile ottenere l’amore dei Suoi figli perduti. [44]
Ma qual è l’alternativa al cielo per i buoni e all’inferno per i cattivi? Un crescente numero di teologi dice che la speranza cristiana presuppone logicamente una dottrina di salvezza universale. [45] Se crediamo che l’amore di Dio è onnipotente, allora dobbiamo affermare la necessità della riconciliazione universale tra Dio e l’umanità. Presto o tardi tutti gli uomini faranno ritorno alla casa del loro eterno Padre. Dio non sarà mai pienamente felice se non quando potrà gioire della restaurazione di tutto ciò che ora è infranto dall’orgoglio e sfregiato dalla lussuria. Affermare la signoria finale del Dio di cuore implica l’irresistibile trionfo della Sua agape al di là di tutti gli ostacoli che gli uomini hanno messo sulla Sua strada. Questa fede, fin dal tempo di Origene, è stata chiamata tecnicamente dottrina dell’apocatastasi. [46]
Quali argomenti sono stati adottati a sostegno della speranza cristiana nella salvezza universale? Perché i teologi come Schleiermacher hanno abbandonato l’antica credenza in un inferno eterno a favore del punto di vista secondo cui il potere redentivo di Dio realizzerà un giorno la restaurazione universale di tutte le anime? [47]
Primo, gli universalisti si appellano all’amore irresistibile di Dio. Se Dio è amore, allora perché Lui possa realizzare il Suo piano per i Suoi figli, l’amore divino dovrebbe essere invincibile. Perché sminuire la pietà di Dio? L’amore divino non è illimitato e inesauribile? Secondo il teologo contemporaneo del Nuovo Testamento Ethelbert Stauffer, la grazia e la volontà irresistibili di Dio sono destinate a superare le più ostinate opposizioni. [48]
La spiegazione di Berdyaev della riconciliazione universale con Dio è derivata dalla sua fede nella vittoria definitiva di Dio. Troppi cristiani credono più nel potere del diavolo che nel potere divino. Se siamo veramente cristiani dobbiamo credere che l’inferno sarà conquistato da Cristo. L’ultima parola deve essere di Dio e non di Satana. L’inferno scomparirà nell’incommensurabile, inesprimibile profondità divina. [49]
Il vescovo Robinson usava lo stesso genere di prova per l’apocatastasi. L’amore è una necessità della natura divina. Dio non può essere contento di qualcos’altro inferiore alla vittoria totale. La Sua volontà di signoria è inesauribile, così alla fine tutti i peccatori dovranno arrendersi al Suo amore. Un inferno eterno sarebbe perciò una delusione della natura essenziale di Dio. Naturalmente, gli uomini sono liberi, ma questo non vuol dire che essi rifiuteranno per sempre il richiamo dell’amore. Ogni figliol prodigo tornerà una volta o l’altra a casa. [50]
Una seconda prova a favore della riconciliazione universale è basata sulla dignità essenziale di ogni uomo. Mentre alcuni universalisti basano la loro fede sulla bontà di Dio, altri credono nella salvezza universale in virtù della fondamentale bontà dell’uomo. Se da una parte Dio è troppo buono per gettare qualcuno nell’inferno, dall’altra anche l’uomo è troppo buono per essere dannato eternamente. Il poeta Tennyson, per esempio, scrisse che Dio non butterà niente di ciò che ha creato nel mucchio dei rifiuti, quando il Suo lavoro sarà finito. [51] Durante quasi tutto il XIX secolo i cristiani liberali sono stati di questa opinione. Essi negavano la tradizionale dottrina biblica della dannazione eterna, perché erano convinti dell’infinito valore di ogni anima umana. Gli unitari e gli universalisti portarono via decine di migliaia di calvinisti dalle loro chiese perché proclamavano un Cristianesimo razionale, che affermava la perfezione di Dio e la perfettibilità dell’uomo. L’uomo è stato creato fondamentalmente buono; se fallisce nel realizzare la sua vera natura, il più delle volte questi difetti di carattere sono dovuti a forze psichiche, biologiche, sociali e storiche al di fuori del suo controllo. [52]
Come corollario di ciò, si potrebbe riconoscere la solidarietà dell’umanità. Siamo tutti membra di un unico corpo, per citare S. Paolo. [53] Può l’occhio fare a meno della mano? Può il cervello sopravvivere senza il cuore? Dal momento che tutti gli uomini sono diversi, ma interdipendenti, come le membra di un singolo corpo sociale, così i loro destini sono collegati inestricabilmente. Come può uno essere felice, domanda Berdyaev, se sa che gran parte del suo prossimo è sottoposta ad una tortura eterna? Come possono i pii teologi cattolici accettare così facilmente la dannazione di Aristotele semplicemente perché gli è capitato di essere pagano, quando la loro stessa teologia dipende così tanto dalla saggezza aristotelica? Come può un cristiano sedere tranquillamente di fronte a qualcuno sapendo che brucerà per sempre nell’inferno? [54]
Due delle più grandi figure bibliche si resero conto dell’importanza della solidarietà umana. Mosè disse a Dio che se Egli non avesse perdonato i peccati di Israele, lui stesso avrebbe voluto avere il suo nome cancellato dal libro della vita (Es. 32:31-32). Analogamente S. Paolo espresse il fervente desiderio di essere maledetto al cospetto di Dio se la sua dannazione avesse potuto portare la salvezza al popolo ebreo. [55] Inoltre, c’è un’implicita, se non addirittura esplicita credenza nell’apocatastasi nella soteriologia paolina: perché se in Adamo tutti siamo morti, in Cristo tutti siamo rinati (1 Cor. 15:22). Dal momento che noi viviamo come membra di un unico corpo, non possiamo veramente essere salvati se non in una onnicomprensiva comunità. Se ricerchiamo la suprema gioia dell’unità con Dio, dobbiamo renderci conto che la nostra beatitudine sarebbe incompleta se il nostro prossimo non potesse condividere la nostra gioia.
Quali sono le principali obiezioni alla più ampia speranza della riconciliazione universale? Primo, il Nuovo Testamento sembra insegnare che l’era messianica porterà beatitudine senza fine ad alcuni e dannazione eterna ad altri. Nel giudizio finale la gramigna sarà separata dal grano e gettata nel fuoco. Nella parabola di Lazzaro e del ricco, Gesù raffigura un baratro tra i salvati e i perduti (Lc. 16:19-31). Inoltre, egli parla di un imperdonabile peccato contro lo Spirito Santo. Questi ed altri testi sembrano indicare che Gesù dava ragione ai Farisei sulla teoria della dannazione eterna.
Schleiermacher ed altri mettono in rilievo, comunque, che il Nuovo Testamento contiene alcuni accenni alla salvezza universale. Studiosi cattolici moderni (p. es. Hans Urs von Balthasar e Karl Rahner) insistono che abbiamo il diritto di scegliere tra l’idea della punizione eterna e quella della riconciliazione universale, perché entrambe trovano conferma nelle Scritture. [56]
Anche Barth insiste che la chiesa non ha giustificazioni bibliche per dire né che tutti gli uomini saranno salvati, né che la malvagità umana è troppo forte per essere superata dalla grazia di Dio. [57] Schleiermacher va un passo più avanti. Riconoscendo entrambi gli elementi del Nuovo Testamento, egli dà la preferenza alla speranza dell’apocatastasi. Anche se Gesù usò il linguaggio convenzionale di un inferno di fiamme, egli non ne fece mai una parte essenziale dei suoi insegnamenti, ma si limitò ad impiegare questo linguaggio simbolico per elevare e purificare le idee dei suoi ascoltatori. In altre parole, egli parlò della parabola della dannazione per mettere enfasi sulla necessità di comportarsi caritatevolmente in questa vita. [58]
Ma la credenza nella restaurazione universale non comprometterebbe spaventosamente la moralità? Perché penare e impegnarsi a comportarsi bene se poi Dio ci salverà in ogni caso? Questa è la seconda e più comune obiezione alla salvezza universale, ma essa trascura il messaggio fondamentale del Vangelo.
Secondo i protestanti ortodossi noi non siamo salvati perché siamo buoni. Cristo viene a salvare non i giusti ma i peccatori e noi siamo salvati nonostante i nostri peccati. Così i cristiani ortodossi rinunciano a fissare uno standard morale in base al quale stabilire chi deve essere salvato. In questo, sia gli ortodossi che gli universalisti, non si rifanno a definizioni legalistiche o moralistiche di pietà. Il Cristo viene per espiare i peccati del mondo intero (1 Gv. 2:2), perché Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati (1 Tm. 2:4), non volendo che alcuno perisca (2 Pt. 3:9).
Inoltre, questa visione trascura quella che è la motivazione più alta della bontà. La salvezza non è semplicemente una ricompensa per chi è buono, piuttosto la bontà è l’espressione naturale dell’amore dell’uomo per Dio e per il prossimo. In effetti, credere nella salvezza universale stimola la vita morale, sulla base della fede in un Dio che ama tutti gli uomini e della fiducia nel valore infinito di ogni persona. Non è questa una motivazione migliore per fare del bene piuttosto che credere che la maggior parte degli uomini non sia degna di essere salvata?
Un punto di vista ebraico, tramandatosi al Cristianesimo, raffigura Dio come un giudice, il quale esamina tutte le azioni della vita di un uomo, sommando quelle buone e sottraendo quelle cattive, per poi vedere se quella persona merita il cielo o l’inferno. Tuttavia, nessuna delle principali forme di ortodossia cristiana sarebbe d’accordo su un tale giudizio, deciso sulla base delle sole azioni. A iniziare da Paolo, è stata messa in crisi questa correlazione “opere-giustizia”. I cattolici hanno trovato una via d’uscita offrendo al fedele l’aiuto aggiuntivo costituito dal sovrabbondante tesoro dei meriti accumulati dai santi. I luterani spiegano che la salvezza viene come un dono immeritato. Il Calvinismo arriva al punto di negare che la vita di una persona abbia qualcosa a che fare col suo destino finale, dal momento che Dio ha deciso il destino di ciascun uomo prima della creazione del mondo. I teologi ortodossi hanno ragione di evitare gli atteggiamenti semplicistici in materia di moralismo.
Nello stesso tempo i critici dell’apocatastasi insistono giustamente sulla necessità di conciliare la grazia di Dio e la Sua giustizia. Il Nuovo Testamento avverte sempre che ciascuno è chiamato a decidere in favore di Cristo o ad affrontare terribili conseguenze. Se un uomo rifiuta la luce, rimarrà nel buio. Dio non deve giudicarlo, perché è lui stesso che si condanna quando rifiuta la mano protesa di Dio. Brunner perciò ribadisce che prendere sul serio la responsabilità dell’uomo significa rendersi conto che dobbiamo rispondere della nostra vita di fronte al Giudice divino. [59]
Anche Origene riconosceva questo fatto. Egli concepiva la nostra vita come una scuola, in cui tutti gli uomini imparano a realizzare la propria potenzialità come figli di Dio. In caso di fallimento nel prepararsi adeguatamente prima della morte, si deve continuare l’addestramento nell’aldilà. Anche Satana, prima o poi, si renderà conto della follia del suo comportamento e si riconcilierà con Dio. [60] Echeggiando gli insegnamenti del Vangelo di Luca, Origene pensò: quanta gioia proverà Dio quando l’ultima pecora smarrita sarà ritornata all’ovile!
Così per Origene la salvezza universale è un processo che non è ristretto a questa vita soltanto. Per quanto è possibile, noi dobbiamo abbandonare in questa vita tutto ciò che possa ostacolare la riunione con nostro Padre. Comunque, l’opportunità di un ulteriore sviluppo rimane aperta anche nell’altra vita.
Molte dottrine sul Giudizio finale si poggiano su un concetto punitivo di giustizia. Gli uomini sono gettati nell’inferno a soffrire per la loro malvagità. Il punto di vista di Origene si basa sulla nozione purificatrice o redentoria della punizione. Se gli uomini vengono messi in prigione, è con lo scopo di essere riportati sulla retta via. Perciò, secondo Origene, le sofferenze temporanee nell’aldilà sono preparate da Dio per ripulirci e prepararci alla gloria futura. La sua fede nella riconciliazione universale unisce gli avvertimenti del Nuovo Testamento sul Giudizio, con la fede nella definitiva, totale vittoria di Dio. [61]
Ora vediamo come la salvezza universale dovrà compiersi secondo il pensiero dell’Unificazione. I Principi Divini adottano uno schema tripartito della storia di salvezza, simile a molte interpretazioni cristiane del programma di Dio per la restaurazione del mondo. Primo, c’è l’era dell’Antico Testamento, che inizia con la caduta di Adamo e si conclude con la nascita di Gesù Cristo. Poi, c’è l’era del Nuovo Testamento, durante la quale i cristiani hanno fatto da polo centrale di Dio per la realizzazione dell’economia divina. Riconoscendo questo fatto, Paolo parlò della comunità cristiana come la “nuova” o “spirituale” Israele. Come l’era dell’Antico Testamento doveva preparare l’avvento del Messia, l’era del Nuovo Testamento era destinata a preparare l’ambiente per la piena realizzazione della provvidenza di Dio. Fin qui non c’è nulla di diverso nel punto di vista unificazionista rispetto alle usuali opinioni conservatrici protestanti. La teologia dell’Unificazione è fortemente radicata ad una visuale del mondo centrata sulle Scritture ma, allo stesso tempo, i Principi Divini vanno ben oltre il Protestantesimo bibliocentrico.
Che cosa scopriamo in questi tre periodi di storia sacra? Con ogni nuova era c’è un grande balzo in avanti nella comprensione, nell’esperienza e nella visione religiose. Perciò i Principi Divini parlano di questi tre periodi come di altrettanti stadi di evoluzione psichica, che si spiegano con il processo di restaurazione spirituale, così come si sviluppa attraverso la storia.
A causa della caduta, divenne necessario che Dio e l’uomo cooperassero nella restaurazione della natura umana. Perciò, all’apparire della famiglia di Adamo, Dio si impegnò a porre la fondazione per l’economia di resurrezione. Abramo fu una figura particolarmente significativa nella storia di salvezza, poiché con lui Dio poté assicurarsi almeno una base sostanziale per la resurrezione allo stadio di formazione. Quando Mosè diede i dieci comandamenti agli ebrei, essi poterono progredire nella comprensione della religione e sperimentarono una relazione molto più stretta con Dio. Questa fede centrata sulla Torah andò poi approfondendosi e raffinandosi con la predicazione dei profeti. In tutta l’era dell’Antico Testamento, perciò, Dio chiese agli ebrei il rispetto e l’obbedienza alla legge data tramite Mosè.
Ma se noi guardiamo indietro alla fede e all’etica del periodo dell’Antico Testamento, è facile coglierne i difetti. Con poche eccezioni significative, l’antica religione ebraica consisteva in sacrifici di animali nel tempio di Gerusalemme, [62] nella stretta obbedienza alle numerose, minuziose regole stabilite dalla Torah mosaica e nell’orgoglio nazionale di essere parte del popolo scelto degli ebrei. Come i profeti dichiararono ripetutamente, questa fede popolare aveva molte debolezze.
C’era un’altra importante mancanza nella religione dell’Antico Testamento. In molti casi si pensava a Dio come un imponente, quasi inavvicinabile monarca che sedeva su un trono situato nella lontananza del cielo. Le persone guardavano a Lui con paura e tremore, mentre Egli conduceva i Suoi affari con loro tramite degli angeli intermediari.
Così gli uomini, nella posizione di leali servitori di Dio, potevano evolversi solo fino alla cima dello stadio di formazione. I Principi Divini spiegano, come disse anche Swedenborg, che esiste una corrispondenza fondamentale tra il tipo di consapevolezza spirituale che raggiungiamo sulla terra e il livello dove arriviamo nell’altra vita. Di conseguenza, i patriarchi, i giudici, i profeti, i saggi e i pii re dell’Antico Testamento, divennero “spiriti in formazione” capaci di stabilire lo stadio di formazione del mondo spirituale.
Comunque, il periodo dell’Antico Testamento vide anche la fioritura della speranza messianica. Come risultato della predicazione di Isaia, di Geremia e degli altri profeti canonici, il popolo scelto iniziò a ricercare una relazione più intima con Dio, un nuovo patto e l’alba di un’era ideale di giustizia e di pace. Perciò, anche nel mondo spirituale, le anime devote dell’Antico Testamento furono desiderose di cooperare per il passo successivo nel programma di restaurazione universale di Dio.
La missione di Gesù era quella di portare l’uomo dallo stadio di formazione su, fino alla cima dello stadio di perfezione. Come Messia, unto da Dio, egli cercò di accorciare la distanza tra gli uomini e il loro Creatore, rivelando il cuore di genitore dell’Onnipotente. Invece della timorosa riverenza che si offriva a Dio, il cui nome era vietato pronunciare, Gesù parlò di Lui come del nostro Padre amorevole, Abba, letteralmente papà. Analogamente, nelle sue parabole egli parlò dell’amore disperato del Padre per i Suoi figli perduti. In questo modo, Gesù andò ben oltre il livello della fede del suo tempo centrata sul tempio e circoscritta alla Torah. Così facendo, quelli che lo seguirono poterono avvicinarsi a Dio e furono elevati dallo stato di servi a quello di figli adottivi di Dio. Comunque, come sappiamo, Gesù trovò un’intensa opposizione. Dal momento che il suo ministero fu troncato prima che potesse essere compiuto, Gesù portò la resurrezione solo fino al livello di crescita. Così lui e i suoi seguaci si trovano nel regno dove abitano gli “spiriti in vita”, quello che i Vangeli chiamano Paradiso.
Perciò Gesù promise al ladrone crocifisso al suo fianco: “Oggi sarai con me in Paradiso” (Lc. 23:43). I santi dell’Antico Testamento, che si trovavano nello stadio di formazione del mondo spirituale, aspettavano ardentemente l’arrivo di Gesù e discesero sulla terra per cooperare con lui. Analogamente i santi del Cristianesimo e i devoti che si trovano in Paradiso stanno ansiosamente aspettando la completa realizzazione Regno.
Se sta sorgendo l’era messianica, vuol dire che siamo nella posizione unica di poter essere resuscitati allo stadio di completezza – sia fisicamente che spiritualmente – cooperando alla realizzazione del Regno. Alla fine, gli individui avranno il privilegio di unirsi completamente a Dio ed essere trasformati in “spiriti divini”, che condivideranno la gloria e la gioia del Signore per sempre.
Alcuni teologi, tra i quali Barth, sostengono che tutti gli uomini delle varie epoche sono equidistanti da Dio: Dio non è più vicino a Paolo che ad Abramo, perché Egli è ugualmente trascendente, indipendentemente dal secolo. Dal punto di vista dei Principi Divini, un tale concetto è fuorviante. Se Dio agisce nella storia, come afferma la Bibbia, allora Egli si rivela più pienamente man mano che il tempo passa. Ai tempi di Abramo Dio appariva distantissimo dall’uomo, mentre ai nostri giorni Egli sembra molto più vicino. Secondo gli unificazionisti, Dio ha lavorato così tanto nella storia che il nostro è un tempo di vicinanza a Lui senza precedenti.
L’incomparabile avanzamento spirituale, compiuto nella nostra epoca, è il risultato delle realizzazioni divine ed umane. Vale a dire, Gesù e tutti i santi del Paradiso hanno cooperato intensamente con le persone sulla terra nell’economia finale di Dio. La teologia dell’Unificazione applica la profezia di Gioele a questo tempo del Secondo Avvento: “Dopo questo, io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni” (2:28). Questa diffusione dello spirito si riferisce ai frequenti fenomeni psichici causati dalla discesa di spiriti a cooperare.
La teologia dell’Unificazione si trova d’accordo con Origene e con i più recenti esponenti dell’apocatastasi. [63] Se Dio deve trionfare completamente, allora ciò implica necessariamente restaurazione universale e salvezza illimitata. Anche Satana e le sue schiere di sostenitori dovranno non solo essere disarmati, ma anche riuniti a Dio. Comunque, contrariamente ad Origene e alla maggior parte degli universalisti, i Principi Divini predicono che la trasformazione di questo mondo nel Regno di Dio non dovrà essere un lento processo di durata plurisecolare.
Come potrà avvenire una simile, stupefacente rinascita spirituale, intellettuale, morale e materiale? Per prima cosa, naturalmente, questo mondo ha bisogno dell’ispirazione e della forza di una nuova guida. L’apocalisse sia biblica che extra-canonica ha generalmente riconosciuto che la Nuova Era dovrà essere inaugurata da una figura carismatica, guidata da Dio, che dovrà contrapporsi alla pigrizia, allo scetticismo e all’inerzia dell’umanità. Una guida dinamica è sempre stata necessaria per rialzare le basse maree della storia. Di conseguenza, il ruolo del Messia è indispensabile per generare l’energia necessaria per attuare un cambiamento spirituale, morale e culturale.
Secondo, la storia ci ricorda anche che ogni figura messianica può avere successo solo attraendo un fedele gruppo di seguaci, pieni di energia e di talento. Questo ci aiuta a capire meglio quanto fu difficile per Gesù realizzare la sua meta. Su chi poteva contare? I Vangeli raccontano che le risorse umane che i discepoli fornirono a Gesù erano ben misere. Non appena essi dovettero affrontare una forte opposizione, Pietro negò il suo maestro, Giuda lo tradì per un pugno di monete d’argento, e il resto dei discepoli pensò solo a mettersi in salvo. Certo, sarebbe andata diversamente se Giovanni Battista avesse appoggiato incondizionatamente Gesù o se una persona dotata come Paolo fosse stata al suo fianco prima della Domenica delle Palme! Così, perché la guida mandata da Dio possa compiere la sua missione, dovrà essere attorniata da appassionati seguaci.
Terzo, la tanto attesa Nuova Era potrà essere molto accelerata se questa guida potrà lavorare in un ambiente di collaborazione piuttosto che di ostilità. Deve esserci un clima di opinioni favorevoli, perché Dio possa efficacemente realizzare il Suo scopo di redenzione. Ciò vuol dire che ogni programma di restaurazione deve conquistarsi la simpatia di coloro che sono in posizioni responsabili e influenti. Nel caso di Gesù, come sarebbe stata diversa la sua carriera se avesse avuto l’appoggio del Sinedrio o qualche amico tra i consiglieri del governo romano! Sappiamo, ad esempio, con quale rapidità il Cristianesimo si diffuse nell’impero appena Costantino si pronunciò in suo favore. Dunque, si può ragionevolmente concludere che la restaurazione messianica del nostro mondo si realizzerà molto rapidamente, non appena la ristretta minoranza di chi può manovrare l’opinione pubblica, si renderà conto che questi cambiamenti porteranno beneficio a tutti.
Quarto, infine, un movimento centrato su Dio sarà rafforzato dall’immenso potere del mondo spirituale. Non si deve sottovalutare l’influenza trasformatrice di quelle che le Scritture chiamano “le schiere del cielo”. Quando noi sulla terra dimostreremo la nostra dedizione alla realizzazione del Regno di Dio, il mondo spirituale scenderà su di noi fino al punto che nel deserto sbocceranno le rose, come predisse Isaia. Se Dio è al nostro fianco, chi potrà prevalere contro di noi?
Una volta che la discesa degli spiriti avverrà, l’atmosfera psichica del nostro mondo diventerà completamente diversa. Gli uomini potranno percepire più facilmente il potere e la presenza di Dio e i due mondi non sembreranno più separati, perché le persone avranno visioni, sentiranno voci e faranno sogni. Così il mondo spirituale diverrà un’esperienza di tutti i giorni. Sarà poi facile parlare di Dio e persuadere le persone della Sua nuova economia. Supponete che stiate cercando di descrivere il tepore della primavera a qualcuno che non l’ha mai provato. Sarà difficile per lui credere di non aver più bisogno di un cappotto pesante. Quando però la primavera arriverà davvero, lui poserà il cappotto del tutto spontaneamente. I fenomeni psichici stanno già avvenendo in misura considerevole, come vediamo dai libri, dai giornali e dagli altri mass-media. Comunque, ricordiamoci che anche le nostre attività umane cresceranno intensamente.
Vi siete mai domandati come è possibile la salvezza universale o il Regno di Dio sulla terra? Come può cambiare tutto così radicalmente? A me sembra che questi grandiosi miglioramenti saranno possibili una volta che l’ambiente spirituale sarà cambiato. Se il nostro modo di vita è stato modificato così drasticamente dagli aeroplani, dalla televisione, dai viaggi spaziali, quanto più grandi saranno i cambiamenti quando tutto sarà permeato da una dinamica e positiva atmosfera spirituale!
Note
[1] N. B. La parola inglese “dispensation” qui tradotta con “dispensazione” corrisponde all’“economia” del linguaggio teologico italiano.
[2] Cfr. H. Lindsey, The Late Great Planet Earth (1970). Un noto evangelico, Samuel Escobar, ha condannato questo best-seller per il suo nazionalismo americano intensamente conservatore e per la sua ostilità nei confronti dei paesi europei e arabi, C. R. Padilla, ed., The New Face of Evangelicalism (1976) p. 259.
[3] Cfr. C. L. Feinberg, “The Rapture of the Church: How and When?” in Jesus the King Is Coming (1975), pp. 27-35.
[4] Scofield Reference Bible (1909), ed. riveduta (1967).
[5] Per importanti studi, cfr. M. J. Erickson, Contemporary Options in Eschatology (1977) e C. B. Bass, Backgrounds to Dispensationalism (1960).
[6] Cfr. C. L. Feinberg, “Israel and the Prophetic Scriptures,” Prophecy and the Seventies (1971), pp. 163-198.
[7] Per esempio, il Moody Bible Institute, la Bob Jones University, il Dallas Theological Seminary. I fondamentalisti non devono essere confusi con gli evangelisti, rappresentati dal giornale Christianity Today.
[8] M. J. Erickson, op. cit., pp. 105-106. Cfr. L. Berkhof, The Kingdom of God: the Development of the Idea of the Kingdom, Especially Since the Eighteenth Century (1951), p. 165.
[9] Lindsey trovò il Mercato Comune Europeo predetto in Daniele 7; i comunisti russi in Ezechiele 38 e i comunisti cinesi in Apocalisse 16:22 e 9:16-18; inavvertitamente, egli compromise la sua interpretazione appoggiando chi aveva identificato il re del nord citato da Ezechiele (cc. 38-39) con lo zar di Russia, una persona ben diversa dal dittatore comunista (The Late Great Planet Earth, p. 63).
[10] E. Brunner, Eternal Hope (1954), un libro preparato sul tema del Consiglio Mondiale delle Chiese tenutosi ad Evanston: “Christ the hope of the world”.
[11] Secondo le statistiche del 1978, ci sono almeno due cattolici e ortodossi orientali per ogni protestante nel mondo.
[12] Cfr. M. Eliade Shamanism (1970) e altre opere.
[13] Si veda, per esempio, la situazione della Chiesa Anglicana, che è particolarmente significativa per la sua rispettabilità istituzionale, per la sua distinzione sociale e per il suo acume teologico. L’accettazione della realtà dei fenomeni psichici tra i teologi episcopali può essere vista chiaramente nella vita del vescovo James L. Pike e del canonico J. B. Philip, come pure negli scritti del rev. Morton Kelsey: A. Spraggett, The Bishop Pike Story (1970), l’autobiografia di Phillips, Ring of Truth (1967), Kelsey’s Encounter with God (1972) e The Christian and the Supernatural (1976).
[14] Si noti che i Principi Divini non insegnano la reincarnazione, come talvolta alcuni critici hanno affermato.
[15] Questo passo, anche se ha un debole supporto storico poiché manca negli altri Vangeli, mostra che Matteo si aspettava che un momento cruciale nella relazione di Dio con l’uomo dovesse essere accompagnato da fenomeni soprannaturali.
[16] Si noti che i Principi Divini parlano di tre tipi di resurrezione: 1) la resurrezione di Gesù; 2) il progresso degli spiriti verso stati più elevati tramite la cooperazione con i viventi; 3) quelli che completano la resurrezione fino alla perfezione sulla terra partecipando all’economia finale di restaurazione di Dio (AP. 20:6).
[17] G. Wingren, Creation and Gospel (1979), pp. 153-155.
[18] I vecchi liberali avevano eliminato qualsiasi riferimento a Satana e ai demoni. Tillich ritornò all’antica parola “demoniaco”, considerando questo uno dei maggiori contributi alla teologia. Ciò viene spiegato in The Religious Situation, suo primo libro in inglese. Egli non credeva in spiriti malvagi personali, ma in poteri irrazionali e distruttivi che controllano gli individui e talora intere nazioni (p. es. il nazismo).
[19] G. Deleury, “A Hindu God for Technopolis” in J. B. Metz, ed., New Questions on God (1972), p. 135.
[20] Cfr. W. E. Hocking, Living Religions and a World Faith (1940); S. J. Samartha, ed., Dialogue between Men of Living Faiths 1971) e il suo Living Faiths and Ultimate Goals (1974).
[21] Cfr. J. M. Cuddihy, No Offense: Civil Religion and Protestant Taste (1978) per vedere come ci sia bisogno di intellettuali cattolici, protestanti ed ebrei per superare le ristrettezze delle rispettive tradizioni religiose.
[22] Cfr. G. E. Wright, The Challenge of Israel’s Faith (1944); B. W. Anderson, Rediscovering the Bible (1951); F. V. Filson, The New Testament Against Its Environment (1950); O. Cullman, Christ and Time (1951). Per uno studio critico, si veda B. S. Childs, Biblical Theology in Crisis (1974).
[23] D. H. Olive, Wolfhart Pannenberg (1973), pp. 44-45.
[24] Per stimolanti studi sugli effetti di Lutero sul pensiero successivo, si confrontino J. Maritain, Three Reformers (1929) e G. Santayana, Egotism in German Philosophy (1940) con W. Pauck, Heritage of the Reformation (1950).
[25] A. Koestler, Janus: A Summing Up (1978).
[26] M. L. Rosenthal, Selected Poems and Two Plays of Yeats (1962), p. 91.
[27] Enciclica Divini Redemptoris (1937).
[28] Man’s Disorder and God’s Design (1948), p. 194; The Christian Hope and the Task of the Church (1954), p. 35. Cfr. Y. O. Kim, Unification Theology and Christian Thought (1975), pp. 191-195.
[29] Principi Divini, p. 443.
[30] Il pastore anglicano e teologo Paul Badham mostra come non siano più credibili ai nostri tempi le comuni prove della Patristica sulla resurrezione e sul ritorno fisico di Gesù. (Christian Beliefs about Life after Death, 1976, pp. 47-64).
[31] Citato da O. Cullmann in Christ and Time (1964), p. 147 and G. C. Berkouwer, The Return of Christ (1972), p. 146.
[32] R. Niebuhr, Nature and Destiny of Man (ed. 1964), vol. II pp. 86-87.
[33] Questo non rinnega il messaggio innovatore e liberatorio del giovane Lutero. Comunque, dopo che si unì ai principi tedeschi, egli tese a sostenere il nazionalismo ultra-conservatore. Non si devono dimenticare i commenti di Barth sul modo in cui il Luteranesimo del XX secolo aiutò il Kaiser e Hitler.
[34] Cfr. H. R. Niebuhr, The Kingdom of God in America (1937) and J. H. Nichols, Democracy and the Churches (1961).
[35] A. Fierro, The Militant Gospel (1977).
[36] Dove sarebbe il Marxismo oggi senza le direzioni di Lenin, Stalin e Mao?
[37] Le Filippine sono l’unica altra nazione fortemente cristiana dell’Asia orientale. Tuttavia, sembra che la religione di questo paese sia in gran parte di derivazione spagnola (e americana).
[38] The Samguk Yusa (E. T. 1972).
[39] Cfr. V. F. Hopper, Medieval Number Symbolism (1969), pp.69-88.
[40] Cfr. F. A. McKenzie, Korea’s Fight for Freedom (1920).
[41] B. Weems, Reform, Rebellion and the Heavenly Way (1966).
[42] Principi Divini, pp. 461-463.
[43] Epistola 138, a Marcellino.
[44] Cfr. N. Berdyaev, The Beginning and the End (1952), pp. 235-239.
[45] Quando il teologo gesuita tedesco Karl Rahner compì 75 anni, gli chiesero quale libro gli sarebbe piaciuto ancora scrivere; egli rispose che avrebbe voluto elaborare una dottrina non eretica dell’apocatastasi. (America, 10 marzo 1979, p. 179).
[46] Cfr. J. Danielou, Origen (1955), pp. 276-289.
[47] F. Schleiermacher, The Christian Faith (1960), pp. 547-548.
[48] E. Stauffer, New Testament Theology (1955), p. 222.
[49] N. Berdyaev, The Destiny of Man (1960), pp. 273-283.
[50] J. A. T. Robinson, In the End God (1968), pp. 132-133.
[51] A. Tennyson, “In Memoriam”, LIV.
[52] Cfr. J. E. Odgers “Universalism” in Hastings Encyclocpedia of Religion and Ethics (1922).
[53] Efesini 4:25.
[54] Berdyaev, Destiny, p. 276.
[55] Romani 9:3.
[56] Balthasar, Word and Redemption, p. 163; Rahner, Theological Investigations (1974), IV, pp. 339-340.
[57] Barth, Church Dogmatics, II/2 (1957), p. 477.
[58] Cfr. H. Schwarz, On the Way to the Future (1972), pp. 146-147.
[59] E. Brunner, Dogmatics (1962), vol. III p. 419.
[60] La redenzione del diavolo è spiegata da G. Papini, Il Diavolo, (1953).
[61] Dal momento che molti studiosi affermano che l’Apocalisse biblica è di origine zoroastriana, merita notare che i parsi affermano la natura temporanea dell’inferno. (Si veda H. Schwarz, op. cit., p. 144).
[62] I Principi Divini interpretano il sistema sacrificale del periodo dell’Antico Testamento come la rappresentazione simbolica della necessità di un mediatore tra l’uomo e Dio.
[63] Per esempio, John Hick in Evil and the Love of God (1966), p. 373-385.
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