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Dio agisce nella Storia

LA TEOLOGIA CATTOLICA DELLA RIPARAZIONE

La teologia cattolica della riparazione è in qualche modo parallela alla restituzione tramite indennizzo della teologia dell’Unificazione. Per i cattolici la riparazione ha in sé due significati: 1) l’atto di riparare il danno recato al rapporto originale fra l’uomo e Dio e di ristabilire l’amicizia degli uomini col loro Creatore; 2) la compensazione per un male inflitto ad un altro uomo o a Dio. Perciò, in teologia, riparazione si riferisce al fare ammenda per offese recate a Dio dai peccati degli uomini. Anselmo di Canterbury definì il peccato come un affronto all’onore di Dio per il quale Egli richiede scusa e soddisfazione. Di conseguenza Anselmo interpretava la redenzione come la soddisfazione resa dall’uomo per l’offesa di Adamo contro l’autorità legittima di Dio. Peccando, Adamo ed Eva ruppero il giuramento di lealtà verso il loro Creatore.

La teologia cattolica della riparazione tratta il peccato come un danno o un’offesa personale a Dio. Peccando, la prima coppia negò al suo Creatore la lealtà e l’obbedienza assoluta che Gli spettano. Essi offesero personalmente la maestà di Dio. Inoltre, poiché Adamo ed Eva rappresentavano tutta l’umanità, la loro disobbedienza separò tutte le future discendenze umane da Dio. Come discendente di Adamo ed Eva, ogni uomo è coinvolto in questo atto di ribellione e tradimento contro l’autorità divina. Nel peccato di Adamo tutti noi abbiamo peccato – dichiaravano i teologi medioevali.

A causa del peccato l’umanità è soggetta sia alla colpa che al castigo per l’offesa fatta a Dio. La colpa separa l’uomo da Dio; per allontanare la Sua inimicizia e placarne l’ira, l’uomo deve pagare una ricompensa. Il peccato è seguito da una punizione e per ottenere il perdono è necessaria una riparazione.

Nell’Antico Testamento troviamo che esiste un rapporto molto stretto fra peccato e retribuzione (Nm. 16:25-35, Sal. 78, Ger. 15:1-9). Poiché il peccato è un’offesa personale contro Dio, rende l’uomo Suo nemico. Il peccato può uccidere l’animo e consegnare il peccatore in mano alla schiavitù di Satana. Inoltre, dicono i teologi cattolici, il peccatore contrae un debito con Dio che dovrà poi pagare.

Come può l’uomo cancellare il debito che ha con Dio? Come può trasformarsi da nemico di Dio in Suo amico? Il Giudaismo, nell’Antico Testamento, indicò diversi tipi di atti espiatori come mezzi di riconciliazione, ad esempio le offerte di sacrifici, il digiuno, gli oboli e altre forme di penitenza. Durante il periodo ellenistico anche il martirio fu considerato di grandissimo merito come atto espiatorio.

I cristiani presero queste idee dal Giudaismo per spiegare come la morte di Gesù elimina le barriere che esistono fra gli uomini e Dio. Fu detto che Cristo subì l’ira di Dio al posto dei peccatori e a loro beneficio. Oppure, per metterlo in una forma meno cruda, si pensò che Cristo espiasse la caduta dell’uomo grazie all’amore, all’obbedienza e all’umiltà da lui dimostrate nel sottomettersi alle sofferenze della crocifissione.

Come ha tolto Gesù i peccati dal mondo? Percorrendo all’inverso il cammino di Adamo. Mentre Adamo fu pieno di orgoglio, Cristo divenne l’incarnazione dell’umiltà; laddove Adamo disobbedì ai comandamenti di Dio, Cristo rimase obbediente fino alla morte sulla croce. Così egli riconciliò gli uomini a Dio percorrendo in senso inverso il corso di Adamo e offrendoci l’esempio delle virtù del Servo Sofferente, secondo quanto dicono i cattolici.

Il Nuovo Testamento insegna che tutti i cristiani devono seguire il cammino percorso da Gesù. Egli è un esempio da imitare e ci mostra la via per raggiungere la vita eterna. Ciò implica che noi, come lui, siamo chiamati ad eliminare il peso della colpa causata dal peccato e a restaurare tutte le cose alla loro bontà originaria. La riparazione da parte nostra, sostengono i teologi del Cattolicesimo, si può raggiungere attraverso l’obbedienza ai comandamenti della chiesa come pure mediante speciali atti religiosi di abnegazione e di fervente devozione. L’interpretazione data dai Principi Divini sulla restaurazione tramite indennizzo diventa piuttosto chiara quando la si vede nel contesto dell’antica fede e pratica cristiane, anche se esistono alcune differenze importanti. [1]


RESTAURAZIONE TRAMITE INDENNIZZO

Fondamentalmente, la tradizione giudeo-cristiana è una religione di redenzione come pure di rivelazione. Noi, non soltanto vogliamo conoscere la natura di Dio, ma dobbiamo anche cambiare direzione alla nostra vita conformandola alla Sua volontà. “Che cosa devo fare per salvarmi? Come si può rinascere? Dov’è la strada che porta ad una vita piena qui e dopo la morte?” Queste sono le domande fondamentali sollevate dalle Scritture.

Secondo la teologia dell’Unificazione, la storia deve essere interpretata come il lavoro costante di Dio per restaurare l’uomo caduto alla sua natura originale. La provvidenza divina si riferisce alla nostra ricreazione e restaurazione e noi siamo salvati quando possiamo, con l’aiuto di Dio, separarci da Satana. Gli uomini sono redenti attraverso la liberazione dalla schiavitù del male, sono purificati dal peccato originale e crescono fino a raggiungere pienamente l’altezza di figli di Dio.

Qual è la nostra condizione attuale? Dal momento che siamo stati creati da Dio, manteniamo con il nostro Creatore dei legami che niente può spezzare completamente, ma, allo stesso tempo, a causa della caduta, tutti gli uomini sono diventati coscientemente o incoscientemente degli strumenti di Satana. Per usare il linguaggio colorito dei Principi Divini, Satana è entrato proprio a far parte del nostro sangue. Per questo ogni individuo si trova in una posizione di mezzo fra Dio e il Suo avversario. Mentre Dio cerca costantemente di tirarci su, Satana altrettanto vigorosamente ci spinge in basso: è così che noi ci troviamo in una situazione al limite fra la felicità del paradiso e l’agonia dell’inferno. Quando noi agiamo moralmente stiamo dalla parte di Dio, mentre quando pecchiamo cementiamo la nostra alleanza con Satana.

Come si può cambiare questo stato così spiacevole e insoddisfacente? I Principi Divini insegnano [2] che l’uomo può trasformare questa sua condizione soltanto tramite l’indennizzo. Che cosa significa questo? Nel mondo secolare l’indennizzo si riferisce al pagamento di un debito. Diventiamo liberi quando paghiamo tutti i nostri debiti oppure, per usare il linguaggio cristiano tradizionale, espiamo i nostri peccati mediante specifici atti di penitenza. Perciò, lungo i secoli, la chiesa ha sviluppato un minuzioso sistema di penitenza col quale gli uomini caduti potevano separarsi da Satana ed ottenere una completa riconciliazione con Dio.

Sulla base di osservazioni tratte dalla Bibbia, il Cristianesimo ha insegnato che noi potevamo pagare indennizzo o essere liberati dal peccato in tre modi. Primo, una persona poteva espiare un peccato compensandolo con qualche buona azione. La famosa lex talionis dell’Antico Testamento si basava appunto su questo principio: per ogni danno fatto ad un’altra persona, si deve pagare occhio per occhio e dente per dente, ferita per ferita (Es. 21:23-25). Per esempio, nella società antica, se un uomo era riconosciuto colpevole di assassinio doveva pagare con la propria vita, o, se vendeva merce scadente, doveva ricompensare la sua vittima con della merce buona.

Una seconda forma di indennizzo consiste in un pagamento di minor valore rispetto all’ammontare del debito originario. Oggi nel diritto penale un assassino può non essere condannato a morte e invece essere messo in prigione per un lungo periodo di tempo; oppure, nel caso di debiti finanziari, una persona, debitrice di una forte somma che non è in grado di pagare, può ricevere l’ordine dal tribunale di liquidare il suo patrimonio e pagare ai creditori dieci centesimi per ogni dollaro di debito. Una soluzione simile è stata elaborata spesso anche dalla religione. Per esempio, molti cristiani credono che il peccato originale si possa eliminare con il battesimo e con la fede nell’opera redentrice di Cristo.

Qualche volta è richiesto un terzo tipo di ammenda. È possibile che si debba pagare un prezzo più alto per cancellare i risultati dei nostri errori. Per esempio, quando gli ebrei inviarono le spie in Canaan per quaranta giorni per vedere se era possibile entrare nella terra promessa, i rapporti con cui esse tornarono erano così scoraggianti che nessuno osò andare avanti come avevano progettato all’inizio. Come risultato, la loro mancanza di fede li costrinse a prolungare di quarant’anni la marcia verso Canaan (Nm. 13-14). Avendo mancato un’opportunità, spesso noi possiamo pagare un indennizzo maggiore per aver successo nel futuro. I peccati si accumulano gli uni sugli altri rendendo la via della restaurazione molto più difficile. Come ci avverte il proverbio, “un punto a tempo ne risparmia cento”.

Come fa una persona a porre le appropriate condizioni per pagare un indennizzo soddisfacente? L’unico modo per cancellare le conseguenze del peccato è di invertire il cammino percorso dall’uomo, che ha causato la perversione del nostro stato originale. Per usare il linguaggio mistico del quarto Vangelo, noi dobbiamo rinascere. Se l’uomo ha causato un grande dolore al cuore di Dio disobbedendoGli, ribellandosi contro di Lui e corrompendo la natura umana, può riparare il danno soltanto attraverso una disciplina di penitenza, l’obbedienza cosciente alla volontà divina e la diligente restaurazione della sua natura originale come amato figlio di Dio. Come ci ha insegnato Gesù nella sua parabola, una volta che il figliol prodigo riconosce la follia delle sue azioni, deve ritornare alla casa di suo padre.

In che modo i primi cristiani hanno pagato per il fatto che Gesù fu rifiutato dal suo popolo, ostacolato dalla sua famiglia, rinnegato dal suo discepolo maggiore e abbandonato dai suoi amici più intimi? Perché il movimento cristiano potesse superare la tragedia della crocifissione, era necessario che i membri della comunità apostolica subissero la derisione popolare, soffrissero persecuzioni e morissero perfino in nome della loro fede. Come Gesù, i primi cristiani furono beffeggiati, ingiuriati e odiati. Solo il sangue di innumerevoli martiri fu sufficiente a superare gli ostacoli creati dalla continua lealtà ad un Messia condannato e crocifisso.

Chi può cancellare le macchie inferte alla creazione di Dio a causa del peccato? Può Dio semplicemente chiudere gli occhi di fronte alla disobbedienza, all’egoismo, alla ribellione dell’umanità? Può Dio restaurare il Suo onore semplicemente sfogando la Sua ira su un sostituto sofferente e senza colpa, come alcuni teologi sembrano insegnare? No, se crediamo nella responsabilità dell’uomo e nella natura amorevole di Dio. Poiché l’uomo non realizzò la sua parte originale di responsabilità e cadde sotto il dominio di Satana, egli deve restaurarsi agli occhi di Dio, adempiendo agli obblighi impliciti nel suo stato. Non c’è altra strada per noi che “portare a compimento la nostra salvezza” (Fil. 2:12). L’uomo stesso deve stabilire le condizioni che permettono a Dio di realizzare il Suo scopo di creazione. Secondo Gesù, noi non ci salviamo dicendo semplicemente “Signore, Signore”, ma facendo la volontà di nostro Padre che è nei Cieli (Mt. 7:21).

Il concetto di indennizzo dei Principi Divini è radicato nell’insegnamento giudeo-cristiano di una legge etica di causa ed effetto. Noi raccogliamo ciò che seminiamo. Come ci ha insegnato Gesù, non possiamo aspettarci di raccogliere fichi dai rovi. La persona deve costruire la sua vita su fondamenti solidi, perché una casa eretta sulla sabbia sarà spazzata via dalla tempesta. Nell’Induismo e nel Buddismo un simile concetto di legge morale si chiama karma. Se uno fa del male non c’è possibilità di sfuggire alle sue conseguenze. In qualche modo e in qualche tempo egli deve pagare un duro prezzo e restaurare il suo giusto stato attraverso la compensazione di numerose opere buone.

Bonhoeffer riconobbe subito come il concetto di salvezza soltanto attraverso la grazia, portato dalla Riforma protestante, poteva facilmente alterare il kerygma del Nuovo Testamento. Di conseguenza egli attaccò la diffusa fede evangelica [3] nella “grazia a buon mercato”, la grazia senza prezzo, senza qualità della sequela, senza un’obbedienza totale alla causa del Regno. Che requisiti domandava Gesù per poter essere suoi discepoli? Egli non chiedeva una confessione di fede in sé stesso, ma l’obbedienza all’autorità del Regno; chiedeva agli uomini di seguirlo, di essere totalmente dedicati a Dio come lo era lui. Secondo le parole di Bonhoeffer, essere discepoli vuol dire che soltanto chi è obbediente crede veramente e solo chi crede è veramente obbediente. Gesù dichiarò: prima obbedisci, rinuncia ai tuoi attaccamenti al mondo comune, abbandona gli ostacoli che ti separano dalla volontà di Dio. [4] Seguendo Bonhoeffer i teologi insisterebbero che la ortoprassia (il giusto agire) è molto più fondamentale della ortodossia (la giusta dottrina). [5]

Tuttavia, alcuni potrebbero chiedere se un accento così forte sull’ortoprassia non trascuri il primato della grazia divina. Se noi sottolineiamo la parte di responsabilità dell’uomo, trascuriamo forse il ruolo supremo di Dio nella salvezza dell’umanità? I Principi Divini non sono forse un nuovo Pelagianesimo, una rinascita della “giustificazione mediante le opere”? [6]

La teologia dell’Unificazione, come i puritani del XVII secolo, intende la restaurazione in termini di cooperazione fra Dio e l’uomo. La salvezza si può ottenere soltanto in un rapporto di alleanza. Dio non può redimere l’uomo senza la sua cooperazione e l’uomo non può essere restaurato al suo stato originale senza l’aiuto costante di Dio.

Gli unificazionisti non sminuiscono il ruolo di Dio nel processo di redenzione. Per vedere come questo avviene, consideriamo ancora il processo di restaurazione. L’uomo caduto si trova soggetto al dominio satanico e Satana continuerà a tenerci nelle sue mani fino a che noi avremo pagato completamente l’indennizzo per ottenere la nostra libertà. Questo è un aspetto del problema della salvezza. Però dobbiamo anche riconciliarci con Dio e qui la situazione è alquanto diversa. Non c’è alcun modo in cui l’uomo possa espiare da sé stesso la tremenda ingratitudine dimostrata verso il suo Creatore. Tuttavia, Dio anela alla riconciliazione tanto quanto l’uomo e perciò accetta misericordiosamente un pagamento simbolico per tutto quello che ha sofferto. Se ci diamo totalmente a Dio, anche se tutto ciò che abbiamo copre solo il 5% del costo totale della redenzione, Dio contribuisce volentieri al rimanente 95%, per così dire. Anche se queste cifre sono soltanto simboliche, mostrano però come la stessa teologia dell’Unificazione riconosca il ruolo primario di Dio nella restaurazione, pur insistendo sulla parte di responsabilità dell’uomo. Quindi, in nessun modo, i Principi Divini sono un ritorno al Pelagianesimo. Nello stesso tempo l’Unificazionismo si differenzia dalla dottrina agostiniana che afferma la salvezza soltanto attraverso la grazia, credendo, come gli ortodossi d’oriente, nel sinergismo. Dio e l’uomo cooperano: Dio come agente primario della redenzione, l’uomo come uno strumento necessario, ma secondario.


INDICAZIONI BIBLICHE SULLA STORIA DI RESTAURAZIONE

Se la storia è predeterminata e registra i potenti interventi di Dio, è possibile per noi comprendere come Dio esercita la Sua sovranità? È possibile scoprire il progetto che Dio ha per il futuro?

Molte persone oggi pensano che non sia possibile predire ciò che avverrà in futuro. Ogni cosa è in continuo cambiamento. Noi possiamo creare o distruggere il nostro futuro perché abbiamo una libera volontà. Non c’è nessun piano prestabilito e nessuna direzione sicura per il corso degli avvenimenti umani.

Persino i cristiani affermano che il futuro è un mistero che nessuno riuscirà mai a svelare. La storia è nelle mani di Dio e la Sua provvidenza è imperscrutabile. Come può un semplice uomo presumere di poter conoscere i più profondi segreti di un Dio completamente trascendente? “Le Sue vie non sono le nostre vie e neppure i Suoi pensieri sono i nostri pensieri”, insisteva Barth per provare l’incomprensibile trascendenza del Totalmente Altro.

Tuttavia, i cristiani ortodossi hanno fatto anche due altre affermazioni. Innanzitutto, la tradizione giudeo-cristiana afferma che Dio fa conoscere la Sua volontà nella storia, una storia che tende verso uno scopo definito, determinato da Dio fin dall’inizio. In secondo luogo, sia gli ebrei che i cristiani sostengono che le Scritture contengono rivelazioni divine attraverso le quali Dio svela lo scopo per cui Egli ha creato l’uomo e tutte le cose. Se questo è vero, allora nella Bibbia dovrebbero esserci delle importanti indicazioni per scoprire lo scopo della storia e i mezzi attraverso i quali Dio vuole realizzarlo. Poiché Dio opera nella storia e le Scritture hanno lo scopo di rivelare la finalità dei Suoi piani, i cristiani non possono dunque affermare che Dio è totalmente incomprensibile e che il Suo scopo ultimo è del tutto nascosto. Per questo motivo la teologia dell’Unificazione sostiene che, attraverso un’interpretazione ispirata della Bibbia, è possibile scoprire le indicazioni fondamentali per comprendere la storia di salvezza.

Quali sono dunque le regole per interpretare nel modo giusto le Scritture? Come si può scoprire la parola di Dio racchiusa nelle parole della Bibbia, per usare la terminologia neo-ortodossa?

Per la teologia dell’Unificazione il racconto di Adamo ed Eva è particolarmente importante per capire la natura e il destino dell’uomo. Interpretando correttamente i primi capitoli della Genesi possiamo comprendere il perché dell’attuale miseria dell’uomo e la sua gloria futura.

In che modo Dio si aspettava che Adamo avrebbe realizzato il suo ruolo nella creazione? Secondo la Bibbia Jahvè voleva che il primo uomo e la prima donna godessero di una felicità eterna nel giardino dell’Eden, stabilendo una fondazione di fede e una fondazione di sostanza. Interiormente, attraverso la loro fede in Dio, ed esteriormente, attraverso un’obbedienza concreta alla Sua volontà, Adamo ed Eva avrebbero potuto crescere in pace con Dio e fra di loro. Grazie a questa fondazione interiore ed esteriore, la prima coppia avrebbe creato una base delle quattro posizioni, stabilendo una famiglia con Dio al centro, in un mondo centrato su Dio. Con la realizzazione dello scopo originario della creazione, la volontà di Dio sarebbe stata realizzata sia in terra che nel mondo spirituale. Al centro della teologia messianica, sia dell’Antico che del Nuovo Testamento, c’è la convinzione che lo scopo finale della creazione può e deve essere realizzato attraverso la rinnovata collaborazione tra Dio e l’uomo. Dio potrà annunciare la Nuova Era quando l’uomo avrà stabilito la fondazione di fede e di sostanza che rappresentano i presupposti fondamentali per l’avvento dell’era messianica nel suo pieno splendore. Quindi, fin dal momento in cui Adamo cadde, Dio continuò ad agire nella storia per trovare il modo di poter dare all’uomo le tre benedizioni che originariamente aveva promesso a Adamo. Le Scritture dovrebbero essere studiate con questa prospettiva. Il messaggio principale riguarda il modo in cui l’uomo caduto può essere restaurato per rendere Dio pienamente felice.

Dopo il racconto della storia di Adamo ed Eva, la Genesi narra il drammatico conflitto tra i loro due figli. Anche in questo fatto i Principi Divini vedono un’importante lezione storica. Sebbene la lotta mortale tra Caino, il primogenito di Adamo, e Abele, il secondogenito, possa avere molti significati simbolici, come ad esempio la naturale ostilità tra il pastore nomade e l’agricoltore, il suo scopo principale è quello di mostrare quanto l’inimicizia tra fratelli possa rendere vano lo scopo di Dio per la creazione. Nella tradizione giudeo-cristiana, Caino ha per lungo tempo rappresentato l’ostilità dell’uomo nei confronti di Dio e l’odio verso gli altri. Abele, invece, viene spesso considerato come il servo sofferente di Dio e il martire della giustizia.

La teologia dell’Unificazione si associa a questa interpretazione comune ma rivela delle implicazioni molto più profonde racchiuse in questo racconto biblico. Se Abele è dalla parte di Dio e Caino diventa volontariamente uno strumento di Satana, come potrà l’umanità, divisa in questo modo, stabilire il Regno di Dio? Come può Abele placare l’ostilità del fratello e diventare un vero servo di Dio? Caino, per ottenere ciò che voleva, fece uso della violenza, ma questo lo portò a comprendere che il suo odio aveva avuto l’unico effetto di allontanarlo da Dio e dagli uomini. Il compito di Abele era invece quello di vincere il fratello con l’amore. Caino si sentiva rifiutato, lontano da Dio e provava risentimento verso il fratello minore. Il suo orgoglio ferito e la sua gelosia lo portarono ad arrabbiarsi violentemente e ad uccidere Abele. Cosa avrebbe dovuto fare Caino? Egli avrebbe dovuto dominare il suo orgoglio, il suo risentimento e la sua amarezza servendo con tutto il cuore suo fratello e Dio. Compiendo la loro specifica parte di responsabilità, Caino e Abele avrebbero potuto rimediare il danno fatto dai loro genitori caduti e restaurare la loro relazione con Dio dandogli l’opportunità di realizzare il Suo ideale di creazione.

Un tipo di lotta come quella tra Caino e Abele ha continuato a ripetersi per tutta la storia e questa ostilità distruttiva si manifesta ad ogni livello – individuale, familiare, nazionale e mondiale – come un’espressione della lotta cosmica che esiste fra Dio e Satana. Tuttavia, l’unico modo in cui Dio può trionfare sul Suo nemico è quello di trovare qualcuno che possa sottomettere il potere del male attraverso l’umiltà, il servizio e l’amore. La tragedia di Abele riflette la condizione universale dell’uomo, in quanto egli non seppe dimostrare il potere trionfante dell’amore altruista. Com’è possibile realizzare la volontà di Dio se qualcuno non ci mostra il modo di superare la mancanza di amore che gli uomini hanno verso i loro simili?

In che modo le Scritture spiegano il metodo usato da Dio per restaurare l’umanità? Qual è il piano per la salvezza espresso nella Bibbia? La prima preoccupazione di Dio è quella di trovare una figura centrale attraverso cui Egli possa manifestare la Sua volontà ed esercitare la Sua sovranità. Dopo la caduta di Adamo, Dio cercò qualcuno già nella sua famiglia. Neppure la morte di Abele lo scoraggiò e infatti, come mostra l’Antico Testamento, Dio si rivolse a Noè, Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè ed infine Gesù, perché diventassero strumenti della Sua volontà di redenzione.

Vediamo così come Dio opera attraverso delle figure centrali al fine di realizzare la Sua volontà. Questa è una delle lezioni più importanti delle Scritture. La Bibbia riporta con quale determinazione e costanza Dio agisce nella storia perché la Sua volontà sia realizzata a livello individuale, familiare, nazionale, mondiale. Dal tempo di Adamo fino ai nostri giorni, Dio ha lavorato con fatica per portare armonia sulla terra e nel mondo spirituale. I Principi Divini, dunque, interpretano il programma di restaurazione come un ritorno al principio di creazione originale di Dio.

C’è una seconda legge importante nel piano di salvezza di Dio che viene spesso trascurata ai nostri giorni sebbene sia stata chiaramente riconosciuta nel passato da alcuni Padri della chiesa e da molti commentatori rabbinici. Leggendo attentamente la Bibbia si nota come alcuni numeri vengano costantemente ripetuti nella storia di salvezza giudeo-cristiana. Alcuni di questi numeri sono il 3; il 4, il 7, il 10, il 12, il 40, il 70, il 120 e il 400.

Facciamo alcuni esempi: Adamo ebbe tre figli (Caino, Abele e Set), Noè ebbe tre figli (Cam, Sem e Iafet) e Gesù ebbe tre discepoli principali (Pietro, Giacomo e Giovanni). Giacobbe ebbe 12 figli, Mosè unì 12 tribù, Gesù scelse 12 apostoli. Il diluvio al tempo di Noè durò 40 giorni, gli ebrei trascorsero 40 anni nel deserto e Gesù fu tentato dal diavolo per 40 giorni. I membri della famiglia di Giacobbe furono 70, Mosè scelse 70 anziani e Gesù mandò 70 discepoli per proclamare la venuta del Regno. È possibile che questi numeri siano soltanto casuali? O si tratta invece di indicazioni di come Dio lavora per restaurare l’umanità? I Principi Divini arrivano alla conclusione che, un attento studio dei numeri che spesso si ripetono nella Bibbia, rivelerebbe l’esistenza di condizioni che devono essere fatte perché Dio possa liberare l’uomo dal suo legame con Satana.

Se certi numeri sono importanti per scoprire il piano di salvezza delle Scritture, essi suggeriscono anche che Dio lavora attraverso vari stadi per realizzare il Suo Regno. Dato che nel mondo della natura ci sono tre stadi: quello di formazione, quello di crescita e quello di completezza, anche la storia può essere similmente divisa nell’era dell’Antico Testamento, nell’era del Nuovo Testamento e nell’era messianica che deve venire. Ciò significa che la storia segue più o meno un progetto definito. Questo è il terzo importante insegnamento della Bibbia.

Per gli ebrei il cuore delle Scritture è la Torah: la legge rivelata da Dio perché l’uomo possa trovare l’eterna felicità obbedendo ai comandamenti divini. Generalmente, però, i cristiani considerano l’Antico Testamento in modo completamente diverso. Per loro la storia di salvezza ebrea ha un significato duraturo perché mostra soprattutto come Dio preparò Israele per l’avvento del Messia. Perciò tradizionalmente i cristiani hanno dato più importanza ad un’interpretazione messianica degli antichi scritti ebraici. Questo è anche il metodo seguito dai Principi Divini.

Fin dalla metà del XIX secolo, un terzo tipo di esegesi ha sostituito entrambi questi vecchi metodi. Invece di considerare le Scritture da un punto di vista teologico, la maggior parte degli studiosi ha cercato di comprenderle storicamente. Per quanto il metodo critico storico possa essere utile nell’esaminare le varie parti della Bibbia, vedendole nel contesto della loro realtà sociale, politica ed intellettuale, esso tende però a trascurare il valore religioso dei testi sacri. Anche esaminando il fatto biblico alla luce del contesto culturale, rimane sempre la domanda: qual è la Parola di Dio per il nostro tempo?

Per la teologia dell’Unificazione lo scopo principale dell’Antico Testamento è quello di mostrare come Dio e l’uomo collaborino alla restaurazione del mondo caduto attraverso il pagamento di indennizzo. Dopo Adamo ed Abele ci furono cinque eroi nell’Antico Testamento che si qualificarono come figure centrali nel corso dell’economia di Dio per la restaurazione: Noè, Abramo, Isacco, Giacobbe e Mosè. Grazie alla profonda fede e determinazione di questi uomini, Dio poté iniziare a riparare il danno che era stato fatto al tempo della caduta.

Quale fu il contributo che ciascuna di queste figure centrali portò alla restaurazione? I Principi Divini spiegano piuttosto dettagliatamente come questi uomini servirono da strumenti per Dio. [7] Per il nostro scopo è sufficiente riassumere quello che essi realizzarono. Grazie a questa sua fede in Dio e alla sua determinazione ad obbedire al comandamento di costruire l’arca, Noè poté stabilire una fondazione di fede a livello individuale. Seguendo lo stesso corso di indennizzo, Abramo, Isacco e Giacobbe ebbero successo nello stabilire una fondazione di restaurazione a livello familiare. Quindi, con lo stesso impegno, liberando le tribù ebraiche dalla schiavitù satanica, Mosè poté estendere la base per la restaurazione a livello nazionale. Secondo la teologia dell’Unificazione queste realizzazioni sono le caratteristiche più importanti della vita religiosa e del pensiero dell’Antico Testamento, perché queste cinque figure centrali aprirono la strada per la missione di Gesù di restaurare l’uomo a livello mondiale.

Dietro le realizzazioni di Noè, dei tre patriarchi ebrei e di Mosè è possibile comprendere diverse leggi basilari che operano nel processo di redenzione: 1) Dio è determinato a restaurare il Suo dominio sulla creazione e a portare a termine il Suo scopo originale. 2) L’uomo ha la sua parte di responsabilità che deve realizzare. 3) La misura in cui Dio può intervenire dipende da quanto l’uomo realizza la sua parte di responsabilità. 4) Più grande è la missione affidata ad una figura centrale, più difficili sono le tentazioni che essa deve superare. 5) Quando una figura centrale fallisce, il suo successore deve indennizzare l’intero corso che era stato fino ad allora restaurato per poi continuare ad estendere il processo di restaurazione. 6) Per realizzare lo scopo di Dio, l’uomo deve essere preparato a resistere agli inganni di Satana.

Come molti studiosi della Bibbia hanno rilevato, questa comprensione giudaica della storia presume che il corso degli eventi umani corrisponda ad un modello ben definito. Imparando ciò che il passato ci insegna possiamo avere qualche idea di ciò che accadrà in futuro. Le Scritture ci dicono che le azioni di Dio non sono mai irrazionali o arbitrarie, ma rivelano piuttosto un piano.

Ciò significa che il modello generale del processo di restaurazione nell’era dell’Antico Testamento verrà ripetuto, ad un altro livello, nell’era del Nuovo Testamento inaugurata con l’avvento di Gesù Cristo. Se studiamo attentamente il modo in cui Dio e l’uomo hanno lavorato insieme per preparare il mondo all’arrivo di Gesù, possiamo vedere come Dio ha continuato a preparare l’umanità per l’avvento dell’era messianica proprio fino ai giorni nostri.

Quali sono i meriti della visione dei Principi Divini? Prima di tutto essi riaffermano in modo sorprendente il valore e l’autorità della rivelazione biblica. In secondo luogo, la teologia dell’Unificazione fa uso della fede biblica, secondo cui Dio agisce nella storia, come prova del valore di redenzione della storia stessa. In terzo luogo, facendo ciò, essa corregge la comune credenza protestante secondo cui Dio, dal tempo della composizione delle Scritture, ha cessato di parlare ed agire. Riconoscendo il carattere rivelatore delle Scritture, la teologia dell’Unificazione usa il messaggio biblico per spiegare il continuo lavoro di redenzione di Dio nel mondo contemporaneo.

Quale fu il corso di restaurazione che preparò la fondazione necessaria per la missione di Gesù?

  1. I 400 anni di schiavitù in Egitto.
  2. L’era dei Giudici ebrei.
  3. Il regno unito ebraico.
  4. I regni divisi di Israele e Giuda.
  5. L’esilio babilonese e il ritorno da esso.
  6. I 400 anni di preparazione per la venuta del Messia.

Secondo i Principi Divini l’azione redentrice di Dio e dell’uomo, che lavorano insieme dal tempo della morte di Gesù sulla croce, ha seguito un corso parallelo di restaurazione attraverso indennizzo. Se questo è vero, allora i nostri giorni sono un tempo di eccezionali promesse.


UNA VISIONE BIBLICA DELLA STORIA CRISTIANA

Secondo la visione profetica dell’Antico Testamento, Dio dirige gli avvenimenti storici in conformità ad un Suo piano prestabilito. Il popolo eletto di Israele, poiché credeva che Jahvè affermasse la Sua autorità nella storia, era spinto avanti da un senso del destino. Gli ebrei vedevano le loro azioni come una risposta al patto di Dio e perciò avevano fede che un giorno il Suo Regno sarebbe diventato una realtà. [8]

La teologia dell’Unificazione non fa altro che usare questo modello biblico della storia di salvezza per spiegare la formula con cui si è sviluppato il Cristianesimo. Mentre questo metodo sembra abbastanza naturale alla luce della fede biblica, i Principi Divini, in effetti, rappresentano un modo di interpretazione sicuramente innovatore. Dove mai prima d’ora si era fatto uno sforzo così coerente per paragonare il modello della storia di salvezza dell’Antico Testamento con gli avvenimenti della successiva era cristiana?

I teologi della liberazione mettono l’accento sull’importanza del fatto che Mosè liberò le tribù ebraiche da quattro secoli di schiavitù in Egitto. La fede dell’Antico Testamento è fondata su due esperienze: la schiavitù e la libertà. Al tempo del Nuovo Testamento, il Vangelo di Matteo paragona Gesù a Mosè: la missione di Gesù era quella di liberare l’uomo dalla prigionia di Satana e i suoi insegnamenti fornivano una nuova Torah alla seconda Israele. Perciò dovremmo ricercare un qualche parallelo fra i quattro secoli di Israele in Egitto e il primo periodo della storia cristiana.

Quali prove esistono per dimostrare che il periodo del primo Cristianesimo assomiglia a quello della schiavitù in Egitto? In entrambi i casi i fedeli subirono l’opposizione del potere secolare dominante. Così come gli ebrei erano sottomessi ad un faraone crudele, i cristiani furono brutalmente perseguitati da alcuni imperatori romani.

Fino a che Costantino non divenne imperatore nel IV secolo, la fede in Gesù Cristo non fu tollerata come una delle religioni legittime del mondo romano. Pertanto, i due periodi illustrano la legge biblica della restaurazione tramite indennizzo.

I primi quattro secoli del Cristianesimo lasciarono un’impronta permanente sul futuro. Durante questo periodo, il movimento cristiano, piuttosto instabile, assunse una solida forma strutturale. Come riuscì la chiesa a trionfare sui suoi nemici? Insistendo sull’importanza dell’unità. Soltanto un Cristianesimo unito poteva sopravvivere ad un mondo ostile e quindi la chiesa, a poco a poco, creò un canone del Nuovo Testamento, un credo fondamentale ed un clero dotato di autorità.

Pari importanza assumerà in un tempo successivo la prima filosofia cristiana della storia elaborata dal vescovo nord-africano Agostino. Perché La Città di Dio esercitò così tanta influenza? Innanzitutto, perché si basava sulla condizione decaduta dell’uomo e sulla determinazione di Dio a restaurare la Sua creazione. Secondo, perché vedeva la storia come una lotta tra la città di questo mondo, dominata dal male, e la città ideale di Dio. Terzo, perché Agostino riaccese la speranza degli uomini in un tempo di disastri politici e di disperazione spirituale dovuti alla conquista della città di Roma da parte dei barbari. Quarto, perché La Città di Dio faceva ricordare ai cristiani le loro responsabilità politiche nel realizzare il piano originale di Dio per la creazione.

Una volta che gli ebrei furono entrati nella terra promessa cominciò il lungo periodo dei Giudici che si concluse con Samuele. L’Antico Testamento descrive questo secondo periodo come un tempo di travaglio. Un’epoca similmente piena di problemi la passarono i cristiani approssimativamente dal 400 all’800 d.C.

La nuova Roma cristiana, stabilita a Costantinopoli, fu assalita da numerosi nemici. Esternamente fu indebolita da un’ondata dopo l’altra di invasioni barbariche. Peggio ancora, i musulmani avanzarono nel vicino Oriente e nel Nord-Africa, occuparono la Spagna e penetrarono in Francia. Per un po’ di tempo deve essere sembrato improbabile che il Cristianesimo potesse sopravvivere. [9] Come il popolo di Israele era stato duramente oppresso dai filistei nel periodo dei Giudici, così la nuova Israele soffrì terribilmente per lo smembramento dell’Impero Romano.

Sia internamente, che esternamente, la chiesa dovette affrontare seri problemi. Subito dopo che Costantino si dimostrò favorevole al Cristianesimo, fu naturale che alcune città imperiali, di primaria importanza, diventassero i centri principali del potere ecclesiastico. I vescovi di Costantinopoli, Alessandria, Antiochia, Gerusalemme e Roma, chiamati patriarchi, divennero gelosi gli uni degli altri e spesso ingaggiarono lotte disgregatrici per ottenere il primato. “Ognuno faceva quel che gli pareva meglio”, per citare il libro dei Giudici (21:25).

Questa tragica mancanza di unità assunse tre forme rovinose: le liti fra i cinque patriarchi, gli antagonismi fra imperatori cristiani e prominenti uomini di chiesa e gli scismi causati dai tentativi di imporre l’uniformità teologica. La comunità cristiana fu ripetutamente divisa: mentre gli ariani polemizzavano con i sostenitori del credo di Nicea, i semi-nestoriani lottavano contro i semi-monofisiti e i vescovi di Roma approfittavano di ogni opportunità per indebolire i patriarcati rivali di Costantinopoli e di Alessandria.

Dalle condizioni caotiche in cui si trovava Israele al tempo dei Giudici, nacque la monarchia unita degli ebrei. In modo alquanto simile, quando la maggior parte del mondo cristiano era sotto il controllo dei musulmani o dei barbari, Carlo Magno apparve nell’Europa occidentale come il campione dell’ortodossia e dell’unità politica.

I Principi Divini affermano che Carlo Magno svolse un ruolo cardinale nel corso della restaurazione di Dio. Perché la sua opera fu così importante? Suo nonno, Carlo Martello, aveva fermato gli invasori musulmani costringendoli a ritirarsi nella Spagna. Nel 771 d.C. Carlo Magno divenne il sovrano unico del regno dei franchi. Il giorno di Natale dell’anno 800 egli fu incoronato nella basilica di S. Pietro dal papa Leone III come imperatore del Sacro Romano Impero. Durante il suo lungo regno, Carlo Magno governò su un vasto territorio che comprendeva la Francia, il Belgio, i Paesi Bassi, la maggior parte della Germania occidentale, l’Austria, la Cecoslovacchia, la Svizzera, l’Italia settentrionale e centrale, come pure alcune parti dell’Ungheria e della Jugoslavia. Perciò Carlo Magno creò l’ideale di un’Europa unita. [10]

Il suo regno segna anche un cambiamento di fondamentale importanza nella storia cristiana. Prima che lui salisse al trono, il centro della vita e del pensiero della chiesa si trovava nell’Impero Romano d’oriente. Da lui in poi, fino al 1914, la maggior parte degli avvenimenti importanti della storia cristiana avranno luogo nell’Europa occidentale.

Carlo Magno si assunse molto coscienziosamente la responsabilità di monarca cristiano e di difensore della fede. Si ritenne come un secondo re Davide ed è sotto questa luce che viene visto nei Principi Divini. A tale scopo egli protesse il papa, si interessò attivamente alle questioni teologiche, appoggiò i migliori uomini di chiesa del tempo e stimolò una rinascita culturale nell’Europa cristiana. Purtroppo, come la monarchia unita degli ebrei cominciò a sfasciarsi quasi subito dopo la morte di Davide, così le realizzazioni di Carlo Magno non furono mantenute dai suoi successori. Nonostante gli sforzi valorosi di Carlo Magno, il Sacro Romano Impero non riuscì a fornire una sicura fondazione per la città ideale descritta da Agostino.

Dopo il regno di Salomone, le dieci tribù del nord si ribellarono contro Gerusalemme e fondarono un regno rivale. Questa divisione indebolì gravemente gli ebrei da un punto di vista sia religioso che politico. Parallelamente ai 400 anni di conflitto fra i regni di Israele e di Giuda, l’Europa cristiana attraversò un periodo di circa quattro secoli di travaglio politico e di dispute religiose.

Quali furono le caratteristiche principali del periodo che va 1000 al 1500? Innanzitutto, nel 1054 il papa di Roma scomunicò il patriarca di Costantinopoli, provocando una separazione tra l’Ortodossia Orientale e il Cattolicesimo che è persistita fino ai giorni nostri. Secondo, ci furono ripetutamente delle lotte fra papi potenti e ambiziosi sovrani europei; terzo, la chiesa d’Occidente si macchiò di cupidigia, di orgoglio e di mondanità nonostante la presenza dei monaci e dei mistici del Medio Evo la cui pietà e devozione furono veramente esemplari. Infine, per tutta l’Europa si diffuse uno spirito nazionalistico che minacciò di distruggere l’unità creata un tempo dal regno cristiano.

I profeti dell’Antico Testamento annunciarono che se il popolo di Israele non si fosse riformato, la nazione sarebbe stata destinata alla distruzione. Le loro profezie si realizzarono quando il regno del Nord fu abbattuto dagli Assiri e gli ebrei del Sud, più tardi, furono portati in esilio a Babilonia. Disastri simili si abbatterono sulla chiesa cattolica e sui cristiani d’Europa. Da un lato il papato fallì miseramente le sue grandi crociate per riconquistare la Terra Santa. Nonostante alcune prime sconfitte, i musulmani furono in grado di consolidare il loro dominio nel vicino Oriente e di spingersi avanti nell’Europa orientale fino a cingere d’assedio la città di Vienna. Quando Costantinopoli capitolò sotto i turchi ottomani nel 1453, tutti e quattro gli antichi patriarcati orientali ortodossi divennero sottomessi a governi non cristiani.

In secondo luogo, l’organizzazione ecclesiastica del periodo medioevale era diventata ormai antiquata. Il potente papato creato da Gregorio VII (dal 1073 al 1085) e da Innocenzo III (dal 1198 al 1216) avevano bisogno di notevoli restauri. Poiché la chiesa così spesso e così stupidamente si era invischiata nella politica, all’inizio del XIV secolo la corte papale fu trasferita da Roma ad Avignone sotto la protezione del re francese. Un secolo più tardi i cattolici si trovarono ad avere tre papi nello stesso tempo: un papa a Roma, un altro ad Avignone ed un terzo eletto da cardinali con idee riformiste riunitisi a Pisa.

Probabilmente ancor più pericoloso dell’avanzata degli eserciti islamici e della scandalosa disunità fra i capi della chiesa, era il fatto che la nuova era si andasse permeando di uno spirito di secolarismo. Viviamo in questo mondo e il nostro scopo principale è di godere le soddisfazioni che ci offre, dicevano gli uomini. Anche se il Rinascimento non era apertamente anti-cristiano, segnava però il superamento dell’ideale medioevale. La vita non era più vista come un pellegrinaggio verso il Cielo e gli uomini rinascimentali pensavano che un Dio buono aveva creato la terra perché venisse goduta in tutta la sua pienezza. Dal punto di vista della chiesa, il declino dell’era medioevale deve essere stato così traumatico come, per gli antichi ebrei, lo era stato l’esilio in Babilonia.


L’ERA DELLE IDEOLOGIE

Poiché l’era cristiana ripete il modello essenziale della storia di salvezza dell’Antico Testamento, ci deve essere uno speciale significato provvidenziale in questi ultimi quattro secoli dell’era moderna. I nostri tempi rispecchiano semplicemente l’esaurimento spirituale della civiltà occidentale, il suo collasso morale e l’eclisse della sua coscienza, come pensa il rabbino Berkovits [11] o è possibile che il mondo intero si stia muovendo verso una nuova era di speranza, come predice Moltmann? Secondo i Principi Divini dovremmo esaminare le implicazioni messianiche dei nostri tempi. Se sembra veramente che l’uomo contemporaneo stia vivendo in un deserto, forse questa può essere la strada che conduce alla terra promessa, come scoprirono gli ebrei. Prima abbiamo detto che la storia genera regolarmente dei movimenti gemelli, paragonabili in un certo senso, ai due figli di Adamo, Caino e Abele. Ciò significa che la storia opera seguendo una legge fondamentale di polarità. L’era moderna perciò ha dato vita ad una serie di correnti che sono in relazione e tuttavia anche in contrasto fra di loro:

  1. Il Rinascimento e la Riforma
  2. L’Illuminismo e il Pietismo
  3. La Rivoluzione anglo-americana e quella francese
  4. L’Industrialismo e l’Idealismo socialista
  5. Il Nazionalismo e l’Imperialismo

Paragonando questi movimenti paralleli a personaggi della Bibbia, dovremmo stare molto attenti a non contrapporli troppo nettamente. Come Dio intendeva servirsi di tutti e due i figli di Adamo e voleva che lavorassero insieme come fratelli a beneficio del Suo Regno, così non dovremmo mai pensare ai movimenti Caino e Abele, come qualcosa di inevitabilmente antitetico.

Il Rinascimento, per esempio, non era totalmente satanico e la Riforma non era completamente dal lato di Dio, né l’Illuminismo era del tutto un male e il Pietismo soltanto un bene. Come Caino e Abele, ognuno aveva un ruolo positivo da svolgere nella storia: la tragedia fu che così spesso non riuscirono ad agire in armonia a vantaggio di uno scopo più alto.

Quali furono gli aspetti positivi del Rinascimento? Il Rinascimento cercò di curare i mali del Medio Evo ricorrendo alla saggezza dei classici greci e romani. Invece di cercare la fuga dalla realtà terrena, esso sottolineò come Dio abbia creato il mondo come luogo in cui l’uomo potesse migliorarsi. Gli esponenti del Rinascimento, perciò, enfatizzarono la dignità dell’uomo, il potere della sua ragione, l’amore per la natura e l’importanza della ricerca scientifica. [12] Come dicono i Principi Divini in tutti questi vari modi, essi intendevano riaffermare la natura originale dell’uomo.

La Riforma non intendeva opporsi al Rinascimento in quanto tale, quanto piuttosto approfondire e rafforzare gli stessi valori, ricordando agli uomini la loro eredità biblica. L’Ellenismo del Rinascimento e l’Ebraismo della Riforma, operando insieme anziché in rivalità avrebbero elevato l’umanità a un livello più alto nella provvidenza di restaurazione.

Secondo l’opinione dei riformatori protestanti, l’unica possibilità che l’uomo aveva di migliorare la propria situazione era quella di accettare e praticare una filosofia di vita teocentrica. Mentre il Rinascimento indicava un ritorno allo spirito greco-romano, i protestanti spingevano l’uomo a ritornare al Cristianesimo originale degli apostoli. Quali erano quindi i loro principali insegnamenti? 1) La salvezza dipende dalla fede individuale. 2) L’autorità della Bibbia è superiore a quella del papa, di un concilio ecumenico, del vescovo o del prete del luogo. 3) Non c’è bisogno di farsi monaco o suora per condurre una vita cristiana. 4) Dio parla direttamente alla coscienza di ciascun uomo, per cui ognuno, in materia di religione, poteva usare il proprio discernimento. [13] L’uomo moderno fece un altro passo avanti nella comprensione di sé stesso e del mondo con l’Illuminismo, nel XVIII secolo. Quali furono i benefici di quest’Era della Ragione? Visto che la troppa enfasi posta sui problemi dottrinali nella Riforma e nella Controriforma cattolica aveva portato alle disastrose guerre di religione, [14] molti intellettuali cominciarono a concentrarsi sugli insegnamenti etici di Gesù piuttosto che sulle sottigliezze metafisiche dei dogmi della chiesa. Inoltre, come risultato delle numerose invenzioni e scoperte scientifiche, essi impararono come Dio governa la creazione tramite leggi naturali. [15]

Un’altra conseguenza fu che, per la prima volta, i cristiani si resero conto dell’esistenza delle grandi religioni asiatiche. I missionari gesuiti riportarono le loro conoscenze della civiltà cinese, così che gli insegnamenti di Confucio divennero popolari tra gli europei più istruiti. Alla fine, stanchi di controversie teologiche, gli scrittori occidentali cominciarono a insistere sul valore della tolleranza. [16] Per tutti questi aspetti, l’Illuminismo aiutò il progresso umano.

Tuttavia, non era sufficiente ridurre il Cristianesimo ad una “religione nei limiti della ragione”, per usare i termini di Kant. Più importante è la religione del cuore. [17] Di conseguenza, per rimediare alle carenze del razionalismo e del naturalismo illuministici, sorse il movimento pietista. Il Pietismo assunse tre forme: una rinascita del Cristianesimo nel Centro-Europa, basata sull’esperienza religiosa personale; il Metodismo dei fratelli Wesley; il Grande Risveglio in America. [18] Come Caino e Abele, l’Illuminismo e il Pietismo avrebbero contribuito ad approfondire la consapevolezza umana dello scopo di Dio per la creazione, se avessero lavorato insieme piuttosto che opporsi l’uno all’altro.

Si può far risalire la nascita della democrazia all’antica Atene. Comunque, essa cominciò ad assumere la forma attuale come risultato della rivolta contro la monarchia assoluta in Inghilterra nel XVII secolo. Questa lotta per i diritti parlamentari, in opposizione alla dinastia degli Stuart, fu appoggiata dal movimento puritano, poiché aveva promesso maggiore libertà religiosa. Se gli inglesi, nel complesso, si contentarono di limitare i poteri del re, il loro ideale di governo rappresentativo preparò la strada perché altrove avvenissero cambiamenti sociali più radicali.

Politicamente, l’Era della Ragione diede nascita alle rivoluzioni americana e francese. Pur avendo molti aspetti in comune, queste ribellioni contro la monarchia assoluta condussero a dei concetti di democrazia assai diversi. In America la lotta per l’autogoverno era normalmente connessa con la dottrina cristiana della dignità innata in ogni uomo come figlio di Dio. [19] Dicevano i Padri fondatori che, poiché Dio ci ha creati, noi abbiamo degli specifici, inalienabili diritti e delle precise responsabilità. Questa fede derivata direttamente dalla Bibbia rese possibile la fondazione, negli Stati Uniti, di un governo stabile e rappresentativo. Al contrario, la Rivoluzione francese fu all’origine essenzialmente anticristiana e portò al tumulto sociale, all’odio tra le classi e, alla fine, alla dittatura. [20] Mentre gli americani definirono l’uomo in termini di libertà individuale, i rivoluzionari francesi lo considerarono un eterno ribelle. [21] Perciò gli avvenimenti del 1789 si potrebbero definire come l’imitazione satanica di quelli del 1776. a href=”#cap8_dow22″>[22]

Il XIX secolo assistette all’ampia industrializzazione dell’Europa occidentale e degli Stati Uniti. Nello stesso tempo, dal punto di vista intellettuale e morale, questo periodo manifestò un intenso idealismo sociale. Ancora una volta si può notare una situazione Caino-Abele. Eppure, queste tendenze non furono completamente antagoniste l’una con l’altra. Da una parte, i profeti del progresso sociale predicavano che l’umanità sarebbe stata in grado di creare il cielo in terra tramite l’industrializzazione, la ricerca scientifica e l’urbanizzazione. Dall’altra, certi profeti di giustizia sociale particolarmente lungimiranti, ammonirono che la rivoluzione tecnologica avrebbe danneggiato i valori morali, disumanizzato l’uomo e causato vasti disordini sociali.

Spesso, oggigiorno, si loda l’affermazione di Karl Marx, che, nel passato, la filosofia ha mostrato all’uomo come interpretare il mondo, mentre nel presente essa deve dirgli come cambiarlo. [23] Non c’era niente di originale in una simile dichiarazione. Il XIX secolo fu pieno di riformatori sociali che riconobbero i difetti della loro epoca e si ingegnarono ad eliminarli. Furono dei non marxisti ad abolire lo schiavismo e mettere fuori legge la tratta dei negri, ad estendere il diritto di voto, a promulgare le leggi contro il lavoro dei minori nelle fabbriche e a lottare per i diritti dei lavoratori. La differenza tra questi riformatori e i comunisti fu che essi furono troppo saggi per credere che, utopisticamente, il diritto di proprietà privata potesse essere eliminato e uno stato onnipotente potesse formarsi sotto il controllo dittatoriale di un’élite marxista. [24]

L’era moderna ha creato un’ultima coppia di ideologie in conflitto: il Nazionalismo e l’Imperialismo. I nazionalisti affermavano che gli unici valori dovevano essere trovati nella propria lingua, nella propria storia, nella propria cultura e nella propria tradizione razziale. [25] Nel XIX secolo, gli ungheresi, i cechi, i serbi, i greci, gli arabi, i messicani ed altri ancora reclamarono i propri diritti nazionali contro i rispettivi domini imperialisti. Come annunciò Woodrow Wilson alla conferenza di pace di Versailles, ogni minoranza nazionale ha il diritto all’autodeterminazione.

Nello stesso tempo, le grandi potenze divennero, nell’era moderna, aggressivamente imperialiste. Prima furono i portoghesi e gli spagnoli a creare vasti imperi oltremare. Seguendo il loro esempio, gli inglesi e i francesi stabilirono imperi coloniali ancora più estesi. Come era prevedibile, i conflitti tra i nazionalisti e gli imperialisti condussero inevitabilmente alla I Guerra Mondiale. [26]

Quale insegnamento si può trarre da queste ideologie rivali, Umanesimo rinascimentale, Protestantesimo, Razionalismo, Pietismo, Democrazia, Tecnocrazia, Nazionalismo e Imperialismo? Secondo i Principi Divini, Dio le usò per preparare l’umanità, esteriormente e interiormente, al sorgere della Nuova Era. Ciascuna di esse costituì un passo verso la restaurazione e il completamento dello scopo divino per la creazione. La scienza e l’industria crearono gli strumenti per il progresso materiale. L’imperialismo indirettamente promosse le attività missionarie cristiane in tutto il mondo e tese ad allargare la visione dell’uomo fino a comprendere l’intero globo. [27] Il Rinascimento e l’Illuminismo fecero riscoprire la bontà della terra che Dio aveva creato per l’uomo e lo incoraggiarono a godere dei benefici che essa gli offriva. La rivoluzione americana riaffermò la dignità di ogni individuo e i rivoluzionari francesi mostrarono chiaramente la necessità di maggiori riforme sociali. Così ciascuna delle tendenze dei tempi moderni mostra l’importanza della parte di responsabilità dell’uomo nella realizzazione del Regno di Dio.


I DISASTRI MONDIALI E LA RICOSTRUZIONE

Per coloro che sono vissuti prima del 1914, la I Guerra Mondiale ha significato la perdita effettiva di tutto ciò che avevano di più caro. Tillich disse una volta che la guerra rappresentò la fine dell’era protestante. Barth dichiarò di aver perso tutta la fede nel Cristianesimo liberale al quale era stato educato, dopo aver visto i più eminenti teologi protestanti tedeschi sostenere entusiasticamente la politica militarista del Kaiser Guglielmo II. Papa Pio X, si mormorò, morì di crepacuore quando vide l’Europa precipitare nella guerra.

L’Arciduca Ferdinando, erede al trono degli Asburgo, fu assassinato il 28 giugno 1914. Non appena l’Austria-Ungheria dichiarò guerra alla Serbia, questa chiese aiuto alla Russia zarista. Russia, Francia, Gran Bretagna e Italia si mossero contro le potenze centrali: l’Austria, la Germania e l’Impero Ottomano, guidato dal sultano di Turchia. Dal momento che la maggior parte delle grandi potenze aveva colonie oltremare in Asia e Africa, la lotta si sviluppò su scala mondiale. Poi, quando sembrò che gli alleati stessero per perdere la guerra, gli Stati Uniti intervennero.

La I Guerra Mondiale durò solo quattro anni, ma i suoi effetti furono disastrosi per tutti coloro che vi furono coinvolti. Le dinastie degli Hohenzollern, degli Asburgo, degli Ottomani e dei Romanov furono rovesciate e i loro vasti imperi furono spezzettati. La Francia perse così tanti giovani da esserne permanentemente mutilata. I confini politici subirono drastici cambiamenti in tutto il mondo. Quando al poeta premio Nobel francese Paul Valéry fu chiesto cosa aveva insegnato la guerra, rispose che gli uomini avevano compreso come l’intera civiltà umana poteva morire. Seppure non era stata completamente distrutta dalla I Guerra Mondiale, la civiltà europea era stata così gravemente ferita dalle dure battaglie da non poter più riconquistare l’egemonia sugli affari mondiali.

Secondo i Principi Divini, il Kaiser divenne, consapevolmente o inconsapevolmente, uno strumento di Satana. In definitiva fu lui a sguinzagliare le forze demoniache che devastarono il mondo e, alla fine, distrussero il suo trono, insieme ai suoi sogni di dominio mondiale. A causa della sua temerarietà e vanità Guglielmo II sconvolse l’ordine mondiale dell’Europa.

Peggio ancora, la I Guerra Mondiale diede l’opportunità al Marxismo di assumere il controllo della demoralizzata Russia. Giustamente, visto come andarono le cose, gli inglesi e i francesi paragonarono il Kaiser ad Attila, re degli Unni, il flagello di Dio. Il totalitarismo poté comparire e poi prosperare in seguito alla distruzione, al disfattismo e alla delusione, causato dalla I Guerra Mondiale. Comunque, quei milioni di persone che soffrirono in modo così terribile, lottarono con coraggio e morirono per quella che sinceramente ritenevano “la guerra che mette fine a tutte le guerre”, pagarono l’indennizzo sufficiente per stabilire lo stadio di formazione per l’economia finale di Dio, come ci dicono i Principi Divini. [28]

Il trattato di Versailles non fece altro che gettare i semi della II Guerra Mondiale. Quando apparve ovvio che la Società delle Nazioni non era in grado di impedire le aggressioni, i militaristi giapponesi presero la Manciuria alla Repubblica Cinese (1931) e l’Italia fascista mandò le sue truppe ad occupare l’Abissinia (1936). Nello stesso tempo i nazisti si impadronirono dell’Austria, presero sotto il loro controllo una parte della Cecoslovacchia e misero gli occhi sulla Polonia. Iniziata nell’autunno del 1939, la II Guerra Mondiale si protrasse fino alla tarda estate del 1945.

Si sono fatti vari studi politici, economici, sociologici e psicologici sull’ascesa di Hitler e del Nazionalsocialismo. Ma quale ruolo ebbe effettivamente, dal momento che veniva ad opporsi al programma di restaurazione universale di Dio? Secondo i Principi Divini, il Kaiser Guglielmo II diede al mondo un’imitazione satanica della missione di Adamo, che doveva raggiungere la perfezione ed esercitare il dominio sulla creazione. Come l’imperatore tedesco, Hitler era determinato a dominare il mondo. Ma c’era qualcosa di ancor più mostruoso nel piano nazista di dominio mondiale. Non promise Hitler di stabilire qualcosa di simile all’era messianica? Egli parlò dei tedeschi come del popolo scelto, adoperando deliberatamente concetti dell’Antico Testamento. Il suo Terzo Reich avrebbe dovuto durare mille anni, proprio come se fosse stato il tanto atteso millennio. Inoltre, egli pensava chiaramente di essere il Messia, capace di creare l’Ordine Nuovo, un paradiso terrestre per i suoi seguaci. Per questi motivi, i Principi Divini definiscono Hitler come l’imitazione satanica di Gesù, che offriva all’umanità un surrogato demoniaco del Regno di Dio.

Come abbiamo già detto, la I Guerra Mondiale aveva dato ai marxisti la prima base politica dalla quale promuovere la causa del materialismo, del determinismo economico e del totalitarismo. In seguito alla II Guerra Mondiale, Stalin poté ampiamente estendere i confini del dominio comunista. L’Unione Sovietica divenne ben presto la più grande potenza del continente euro-asiatico e nel giro di pochissimi anni fu in grado di appoggiare la nascita del governo comunista in Cina. I marxisti hanno sempre creduto che tutto il mondo, presto o tardi, sarà dominato dal Comunismo, ed hanno sempre agito di conseguenza. Se ciò dovesse accadere, afferma la teologia dell’Unificazione, Dio sarebbe impossibilitato ancora una volta a realizzare il Suo scopo.

Cosa devono fare i cristiani in questo tempo sia di giudizio apocalittico che di promessa escatologica? Prima di tutto i cristiani devono lavorare insieme e cooperare con tutti gli uomini di fede. Solo una chiesa unita può curare e salvare un mondo diviso. Ma questa unità non vuol dire inventare un modo uniforme di adorazione e far accettare con la forza un qualche credo. I cristiani devono unirsi per costruire il Regno di Dio sulla terra. Tutto il resto è secondario.

Poi, tutti i cristiani devono aprire la loro mente e il loro cuore al messaggio di Dio per il nostro tempo. Ai tempi di Gesù, la peggiore opposizione non venne dagli uomini malvagi, ma dai custodi della “religione stabilita”. Come emerge chiaramente dal Vangelo, Gesù era costantemente criticato dai capi religiosi e dai loro devoti fedeli. Perciò, facciamo in modo che non si dica di noi che siamo coloro che ebbero orecchie ma non ascoltarono ed ebbero occhi ma non videro. Possa Dio illuminare ciascuno di noi con la Sua verità per i nostri giorni.


Note

[1] Basato sugli articoli “Reparation, duty of” e “Reparation, theology of” nella New Catholic Encyclopedia.

[2] Principi Divini, pp. 206-207.

[3] Evangelico in Europa di solito si riferisce ai luterani, mentre in America il termine è riferito ai protestanti della Riforma di sinistra e ai fondamentalisti di sfondo battista o metodista pietistico. La critica di Bonhoeffer è diretta a tutti i tipi di evangelici.

[4] D. Bonhoeffer, The Cost of Discipleship (1963), pp. 69, 73.

[5] Per esempio, J. B. Metz e Harvey Cox.

[6] Paolo, Lutero e i teologi della nuova ortodossia sono stati particolarmente ostili ad ogni nozione di salvezza mediante le opere, perché ciò implicherebbe che l’uomo può salvarsi da sé stesso. Bonhoeffer ed altri hanno cercato di correggere l’estremismo dei seguaci della dottrina paolina insistendo sia sulla grazia di Dio che sull’obbedienza dell’uomo.

[7] I Principi Divini, pp. 221-303.

[8] Cfr. lo studio di J. L. Crenshaw sullo studioso dell’Antico Testamento Gerhard von Raad (1978), p. 158.

[9] Cfr. K. S. Latourette, Thousand Years of Uncertainty (1970), pp. 286-288.

[10] Cfr. H. Fichtenau, The Carolingian Empire (1964); Einhard, Life of Charlemagne (1960); A. Cabaniss, Charlemagne (1972).

[11] E. Berkovits, Crisis and Faith (1976), Prefazione.

[12] Per un’interpretazione classica, cfr. J. H. Randall, The Making of Modern Mind (1976), pp. 111-248.

[13] Come ritiene lo psicoterapista viennese Victor Frankl, il vero uomo di religione rispetta la libertà di scelta del suo prossimo, poiché egli crede che Dio ci ha creati liberi, il che implica la possibilità di dire no alla nostra fede (The Unconscious God, 1975, p. 56).

[14] La guerra dei 30 anni in Germania finita nel 1648, la guerra olandese di indipendenza dalla Spagna, la guerra civile inglese che portò al protettorato di Cromwell e la prima ribellione degli hussiti in Cecoslovacchia (Boemia).

[15] Sir Isaac Newton fu il più importante personaggio scientifico dell’Illuminismo.

[16] Il filosofo inglese John Locke (m. 1704) illustrò come l’idea della ragionevolezza del Cristianesimo si combinava con le esortazioni alla tolleranza religiosa.

[17] La pietà soprattutto deve dimorare nel cuore” – Prof. Joachim Feller, Università di Lipsia (1689).

[18] Per una difesa attuale del Pietismo, si veda D. Brown, Understanding Pietism (1978), pp. 9-28 o F. H. Littel, Radical Pietism in American History; in F. E. Stoeffler, ed., Continental Pietism and Early American Christianity (1976), pp. 164-182.

[19] È stato riconosciuto che molti dei fondatori della repubblica americana furono deisti (Jefferson, Franklin). Si può anche osservare che la guerra di indipendenza ebbe radici puritane (Samuel Adams, John Adams, Roger Sherman). John Adams, per esemplo, collegò la ribellione coloniale alla lotta dei congregazionalisti contro l’imposizione di vescovi anglicani nella Nuova Inghilterra. Secondo lui, la pratica dell’autogestione delle chiese locali portò, in modo del tutto naturale, alla richiesta di libertà politiche.

[20] C. Dawson, The Gods of Revolution (1972) mostra le tendenze anticristiane dell’Illuminismo francese.

[21] Cfr. A. Camus, The Rebel (1956) per un’analisi percettiva della tradizione rivoluzionaria francese e dei suoi problemi.

[22] L’opinione dei pensatori conservatori come Edmund Burke e Joseph de Maistre, per esempio.

[23] Cfr. E. Voegelin, From Enlightenment to Revolution (1975) per una critica percettiva di Marx.

[24] Per un brillante attacco al Marxismo contemporaneo, si veda Bernard-Henri Levy, The Human Face of Barbarism (1979).

[25] Cfr. L. Snyder, The New Nationalism (1968).

[26] La I Guerra Mondiale scoppiò nei Balcani, dove l’attrito tra nazionalisti e imperialisti era stato l’aspetto politico dominante alla fine del XIX secolo. Per questo motivo, i Balcani furono definiti la polveriera d’Europa.

[27] I conquistatori spagnoli piantavano sempre una croce, come simbolo del loro dominio, nei propri territori del Nuovo Mondo. Con questo spirito i missionari cristiani in Africa e in Asia si aspettavano protezione dai rispettivi governi della loro madrepatria.

[28] Principi Divini, p. 426.

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