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Capitolo IV - Lo Scopo della Venuta del Messia

Per capire lo scopo della venuta del Messia dobbiamo conoscere lo scopo della Provvidenza di Dio per la restaurazione e il Suo volere per gli uomini. Inoltre dobbiamo scoprire la situazione di Gesù quando venne, e capire i motivi per cui egli fu crocifisso. Inoltre dobbiamo comprendere la missione di Giovanni Battista e vedere se l’ha portata a termine oppure no.

Sezione 1

La provvidenza di Dio per la salvezza attraverso la croce

1. Lo scopo della storia della salvezza

Come spiegato nel terzo capitolo, la provvidenza di Dio per la salvezza è la provvidenza per la restaurazione. Per cui, lo scopo della storia per la salvezza è lo stesso scopo della storia per la restaurazione.

cap4-01

Lo scopo della storia della salvezza è:

(1) Restaurare l’uomo caduto allo stato di uomo perfetto.

(2) Restaurare l’inferno sulla terra e nel mondo spirituale allo stato di Regno dei cieli sulla terra e nel mondo spirituale.

(3) Restaurare il mondo del male sotto la sovranità di Satana nel mondo del bene sotto la sovranità di Dio.

2. Lo scopo della venuta di Gesù

Gesù fu mandato da Dio, come Messia, per realizzare il Suo scopo di salvezza che è lo scopo per la restaurazione dell’uomo allo stato di unità con Dio.

Per cui, il suo scopo era salvare gli uomini caduti e restaurarli allo stato originale della perfezione realizzando lo scopo della provvidenza per la restaurazione.

Mt. (5:48) “Siate dunque perfetti, come è perfetto il Padre Vostro celeste”.

Egli venne anche per restaurare l’inferno in Regno dei cieli come possiamo trovare in Mt. (4:17), Mt. (6:10) e Mt. (3:2):

Mt. (4:17) “Da allora Gesù cominciò a predicare e dire: ’Fate penitenza, poiché il Regno dei cieli è vicino”.

Un uomo completamente salvato ha le stesse caratteristiche di chi ha raggiunto la perfezione senza essere passato attraverso la caduta. Questo uomo perfetto è quello che sia Dio che Gesù volevano avere come uomo restaurato.

Quali sono le caratteristiche dell’uomo restaurato e dell’uomo della creazione originale?

(1) Non ha peccato originale.

(2) Non ha bisogno di pregare continuamente e vivere una vita di sofferenza e di indennizzo.

(3) I suoi figli sono in grado di entrare automaticamente nel Regno dei cieli.

(4) Non ha bisogno di un salvatore.

3. La provvidenza di salvezza fu completata attraverso la croce?

Molti cristiani pensano di raggiungere la completa salvezza solo credendo nella crocefissione di Gesù. Per capire se ciò è vero oppure no, dobbiamo analizzare la vita spirituale dei cristiani.

(1) I cristiani non sono stati liberati dal peccato originale.

L’uomo senza peccato originale non può essere accusato da Satana, ed è in grado di dar vita a dei figli senza peccato originale. I cristiani però sanno di non essere in questo stato.

Non importa quanto devoto un cristiano possa essere, egli ha ancora il peccato originale ed è limitato dalla legge del peccato.

Rm. (7:22-25) “Poiché io mi compiaccio nella legge di Dio secondo l’uomo interno, ma vedo un’altra legge nelle mie membra che combatte contro la legge della mia ragione e m’incatena alla legge del peccato che è nelle mie membra. Misero me uomo, chi mi libererà da questo corpo di morte? ... Così, dunque, sono proprio io che con la mente servo alla legge di Dio e con la carne alla legge del peccato”.

1 Gv. (1:10) “Se diciamo di non aver peccato facciamo di Dio un bugiardo e la Sua parola non è in noi”.

I cristiani stanno aspettando di essere completamente salvati:

Rm. (8:23) “Anche noi che già possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo in noi stessi aspettando l’adozione, la redenzione del nostro corpo”.

(2) I cristiani hanno bisogno di pregare e di vivere una vita di sofferenza e di indennizzo.

I cristiani sono spinti a “pregare incessantemente” per essere salvati (1 Ts. 5:17).

(3) I figli dei cristiani non sono salvati.

Essi non sono salvati automaticamente ma hanno bisogno di preghiera e di una vita di sofferenza e indennizzo. Non importa quali siano i meriti dei loro genitori, essi devono ripercorrere la stessa strada.

(4) Tutti i cristiani hanno bisogno di un salvatore.

Gesù disse: “vengo tra breve” (Ap. 22:20). Per poter entrare nel Regno dei cieli, i cristiani devono unirsi al Signore che viene come Adamo perfetto, l’albero della vita (Ap. 22:14).

Quando paragoniamo la vita dei cristiani con quella dell’uomo della creazione originale, comprendiamo che i cristiani non hanno raggiunto lo stadio della perfezione.

Da questo possiamo capire che solo avendo fede nella crocefissione di Gesù, l’uomo non può essere salvato completamente. Questo perché Gesù, quale Messia, non fu in grado di realizzare attraverso la croce il suo scopo di salvezza, a causa dell’incredulità del popolo di Israele. Questo è il motivo per cui promise di tornare.

Sezione 2

La morte di Gesù

1. La morte di Gesù sulla croce

La morte di Gesù sulla croce fu il desiderio originale di Dio?

Esamineremo questo punto sotto vari aspetti.

(1) Le parole e le azioni dei suoi discepoli.

At. (7:51-53) “O duri di cervice e incirconcisi di cuore e d’orecchi, voi sempre resistete allo Spirito Santo; come furono i vostri padri, così siete voi ... Uccisero perfino quelli che annunziavano la venuta del Giusto, del quale ora voi siete stati traditori ed uccisori…”.

I discepoli furono molto indignati e addolorati alla morte di Gesù, e maledirono perfino coloro che lo avevano crocefisso. Se la morte di Gesù fosse stata il desiderio originale di Dio e di Gesù stesso, i discepoli non avrebbero dovuto essere adirati.

Da qui, possiamo capire che Gesù non venne per essere perseguitato e per morire sulla croce.

(2) La provvidenza di Dio.

Dio scelse Abramo e moltiplicò il popolo eletto per fare la fondazione sulla quale il Messia avrebbe potuto compiere il Suo scopo.

Dio mandò molti profeti per predire la venuta del Messia permettendo così al popolo di prepararsi a riceverlo. Inoltre Dio insegnò loro ad unirsi al Messia che sarebbe venuto attraverso il periodo di unione con il Tabernacolo e con il tempio che erano il simbolo e l’immagine del Messia.

Anche dopo la nascita di Gesù, Dio mandò i tre saggi dall’oriente, i pastori, Simone ed Anna e Giovanni Battista per testimoniare che Gesù era il Messia.

Il volere di Dio era quello di spingere il popolo ebreo ad accettare Gesù come Messia. La missione del popolo ebreo era quella di credere in Gesù e seguirlo. Gli ebrei si trovavano sotto l’oppressione dell’Impero Romano e stavano aspettando la venuta del Messia che li avrebbe salvati. Se essi avessero riconosciuto in Gesù il Messia che stavano aspettando da così tanto tempo, non l’avrebbero crocefisso ma l’avrebbero seguito.

Da questo possiamo capire che la crocefissione di Gesù non fu la volontà di Dio, ma fu il risultato di un crimine causato dall’ignoranza e dalla mancanza di fede del popolo di Israele.

Perciò Gesù non venne per essere crocefisso.

(3) Le parole e le opere di Gesù.

Gesù stesso chiese al popolo di credere in lui:

Gv. (6:28-29) “Che dobbiamo fare per praticare le opere di Dio? Rispose Gesù e disse loro: “che crediate in chi Egli ha mandato”.

Lc. (19:41-44) “E come fu vicino alla città, vedendola pianse su di essa dicendo: se avessi conosciuto almeno in questo giorno ciò che giova alla tua pace! Ma ora è nascosto ai tuoi occhi… perché non conoscesti il tempo in cui sei stata visitata”.

Mt. (23:37) “Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono stati mandati, quante volte ho voluto raccogliere insieme i tuoi figli, come una gallina raccoglie insieme i suoi pulcini sotto le ali, ma voi non avete voluto”.

Gv. (5:43-40) “Indagate le Scritture, perché voi credete in esse avere la vita eterna: sono proprio quelle che testimoniamo di me e voi non volete venire a me per avere la vita”.

Gv. (5:43-46) “Io sono venuto nel nome del Padre mio e non mi ricevete; se un altro verrà in nome proprio lo riceverete”.

Gesù lavorò duramente predicando la verità, ma il popolo non gli volle credere. Per distoglierli dalla loro incredulità e per far sì che credessero in lui, Gesù fece miracoli ed opere meravigliose.

Gv. (10:38) “... sebbene non crediate in me, credete alle opere, affinché sappiate e conosciate che in me è il Padre e io nel Padre”.

Ma essi non credettero in lui e lo perseguitarono dicendo:

Mt. (12:24) “Costui non caccia i demoni se non in virtù di Belzebul, principe dei demoni”.

Gesù era molto adirato perché il popolo non credeva in lui a causa della mancanza di fede dei capi del Giudaismo; fu per questo che egli ebbe parole di condanna verso di loro:

Mt. (23:13-16) “Ma guai a voi, scribi e farisei, ipocriti, perché chiudete il Regno dei cieli innanzi agli uomini; voi infatti non entrate, né lasciate entrare coloro che vorrebbero entrare ... girate il mare e la terra per fare un proselito e, quando lo è divenuto, ne fate un figlio della Geenna due volte più di voi. Guai a voi, guide cieche …”.

Se gli Ebrei, avessero creduto in Gesù quale Messia, come egli desiderava, non l’avrebbero perseguitato e crocefisso.

Da questo possiamo capire che Dio non predestinò la crocefissione di Gesù quale realizzazione dello scopo della venuta del Messia.

San Paolo sapeva questo e disse che la crocefissione di Gesù fu il risultato dell’ignoranza del popolo.

1 Cor. (2:7-8) “… la sapienza di Dio ... che nessuno dei principi di questo mondo ha mai conosciuto: se infatti l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria”.

(4) Ci sono altri versi che testimoniano che Gesù non venne per essere crocifisso.

Mt. (26:39) “E, avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra, pregando e dicendo: Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice. Però, non come voglio io, ma come vuoi tu”.

Se la via della croce fosse stata predestinata da Dio, Gesù non avrebbe pregato in quel modo. Molti cristiani credono che Gesù pregò così a causa della sua debolezza fisica; questo non è vero. Ci sono persone nel mondo caduto che desiderano morire per la loro nazione; allora, è mai possibile che il Salvatore del mondo intero abbia un comportamento così debole nel momento in cui va alla morte per realizzare il suo scopo di salvezza? Gesù non era un uomo così debole. Egli fu di gran lunga più grande di qualsiasi uomo caduto. L’interpretazione di molti cristiani, che Gesù pregò per debolezza, è un grande insulto sia per Gesù che per Dio.

Allora perché pregò di fare sì che quel calice si allontanasse da lui? Ci devono essere stati dei motivi per questa preghiera.

I motivi sono:

a) Per Dio

Dio ha lavorato strenuamente per salvare gli uomini caduti preparando la strada per il Messia. Il Messia venne per amore di Dio a realizzare il Suo volere. La grande attesa e tutte le speranze di Dio erano riposte sulle spalle di Gesù. Se egli fosse morto senza realizzare totalmente la sua missione, si sarebbe sentito umiliato davanti a Dio. Egli avrebbe dato a Dio un grandissimo dolore, lo stesso provato al tempo a della caduta di Adamo. Gesù voleva confortare e dare gioia a Dio suo padre, realizzando il Suo desiderio. Se fosse morto, Dio avrebbe dovuto lavorare ancora duramente per preparare la fondazione del Secondo Avvento, così come aveva già fatto per il primo Avvento.

Perciò Gesù pregò per poter realizzare lo scopo della sua venuta senza morire e restituire gioia a Dio, diventando il Signore di gloria.

b) Per tutta l’umanità

Nessuno ebbe la possibilità di andare nel Regno dei cieli prima del tempo di Gesù. Come Messia egli era il pioniere che stava aprendo la strada verso il Regno dei cieli, la strada che tutte le persone avrebbero dovuto seguire per poter diventare figli di Dio. Se avesse realizzato il suo scopo senza morire sulla croce, anche i suoi seguaci avrebbero potuto ricevere la piena salvezza senza sofferenza. Se fosse stato crocifisso, anche i suoi seguaci avrebbero dovuto percorrere la stessa strada di sofferenza per ricevere una salvezza limitata.

Egli non voleva che ciò accadesse, per questo pregò che quel calice si allontanasse da lui.

c) Per il popolo eletto di Israele

Il popolo eletto di Israele aveva sofferto a lungo, era passato attraverso molte difficoltà e miserie e alla fine il Messia era giunto; ma se il popolo lo avesse rifiutato e crocifisso, avrebbe perso la sua qualifica di popolo eletto; sarebbe quindi stato distrutto, disperso per il mondo e perseguitato dalle altre nazioni a causa della sua mancanza di fede e del suo crimine contro Dio.

Gesù non voleva che tutto questo dovesse succedere al suo popolo e per evitarlo pregò che il calice si allontanasse da lui.

Gv. (3:14) “E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così deve essere innalzato il Figlio dell’uomo”.

Quando il popolo di Israele nel deserto non credette a Mosè, apparvero dei serpenti velenosi che iniziarono a mordere gli ebrei, uccidendoli. Per salvare quelle persone, Mosè innalzò su di un palo un serpente di bronzo e coloro che lo guardarono poterono essere salvati.

Gesù disse queste parole con cuore addolorato poiché previde di dover andare sulla croce, proprio come Mosè aveva innalzato il serpente di bronzo, per dare la salvezza spirituale a coloro che avessero creduto in essa.

Lc. (19:44) “I tuoi nemici ... atterreranno te e i tuoi figli in te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non conoscesti il tempo in cui sei stata visitata”.

Come Gesù predisse, il popolo di Israele fu distrutto dopo la sua morte.

Is. (9:5-6) “Poiché ci è nato un pargolo, ci è stato donato un figlio sulle cui spalle è il principato e il cui nome è: Mirabile Consigliere, Dio onnipotente, Padre perpetuo, Principe della pace, per ingrandire il principato e per una pace senza fine, sul trono di Davide e il suo regno, per consolidarlo e rafforzarlo con il diritto e la giustizia, da ora in poi, per sempre”.

Lc. (1:32-33) “Egli sarà grande e sarà chiamato figlio dell’Altissimo. Il Signore Iddio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno e il suo Regno non avrà fine”.

Da questi versi possiamo capire che Dio voleva costruire l’eterno Regno dei cieli sulla terra, mandando Gesù come Messia.

(5) Fatti storici

La sorte miserabile del popolo di Israele

Se la croce fu il volere di Dio, non possiamo comprendere perché il popolo di Israele abbia avuto una sorte così miserabile, dopo aver realizzato la Sua volontà. Questo destino fu invece il castigo per il crimine della crocifissione.

La sofferenza dei Cristiani

Perché i seguaci di Gesù dovettero subire così grandi sofferenze? Che Dio sia così crudele da mandare il Suo amato figlio sulla croce e costringere i suoi seguaci a percorrere una strada miserabile di morte e sofferenza? Non fu questa l’intenzione originale, ma fu piuttosto il risultato della mancanza di fede e del crimine del popolo di Israele. Poiché Gesù ha dovuto subire tali sofferenze, tutti i suoi seguaci devono seguire la sua stessa strada. Inoltre fu la punizione per tutta l’umanità per il peccato collettivo di aver ucciso Gesù. In questo caso i cristiani rappresentano tutta l’umanità.

2. Il limite di salvezza ottenuto attraverso la croce e lo scopo del Secondo Avvento del Messia

(1) Salvezza completa

Se il popolo avesse creduto in Gesù, egli non sarebbe stato crocifisso, ed avrebbe potuto realizzare lo scopo della sua venuta, che era quello di aiutare gli uomini a lasciare la loro posizione nel mondo satanico e unirsi a lui. In questo modo si sarebbero separati completamente da Satana e avrebbero restaurato la loro posizione originale.

Perché ciò potesse avvenire, essi avrebbero dovuto credere in Gesù completamente, in fisico e spirito, e vivere secondo la sua volontà. In questo modo sarebbero diventati uno con lui (Gv. 14:20) il loro fisico e spirito sarebbero diventati come il fisico e spirito di Gesù, e avrebbero perciò raggiunto la completa unità con Dio. Questo è lo stato di salvezza perfetta.

Gv. (14:20) “In quel giorno voi conoscerete che io sono nel Padre mio e che voi siete in Me e io in voi”.

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(2) Salvezza spirituale.

Tuttavia, a causa della mancanza di fede del popolo di Israele, Satana poté invadere il corpo fisico di Gesù e crocifiggerlo.

Satana controlla sia i corpi fisici che gli spiriti degli uomini caduti sotto il suo dominio. Così, anche se i seguaci di Gesù sono uniti a lui con fede, il loro corpo fisico rimane sotto il dominio di Satana, poiché il corpo fisico di Gesù fu distrutto da Satana.

Da ciò possiamo capire che attraverso la croce, gli uomini caduti non possono avere la salvezza fisica. Questo è il motivo per cui S. Paolo disse:

Rm. (7:25) “Con la mente servo alla legge di Dio e con la carne alla legge del peccato”.

Grazie ai meriti della redenzione di Gesù sulla croce, fu stabilita la fondazione vittoriosa per la sua resurrezione, che divenne la fondazione per la salvezza spirituale. Questo fu il volere secondario di Dio, perciò, credendo alla resurrezione di Gesù e unendosi a lui, l’uomo può ottenere la salvezza spirituale.

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La salvezza fisica quindi non è stata ancora completata perché il peccato originale non è stato cancellato.

Questo è il motivo per cui i cristiani non sono in grado di avere la salvezza completa allo stato di perfezione dell’uomo: I Tess. (5:17); Rm. (7:25); I Gv. (1: 10). Il Messia non portò la salvezza fisica, perciò deve ritornare per completare l’opera di redenzione.

(3) Perché la crocefissione di Gesù divenne una condizione per la redenzione?

Il popolo di Israele fu scelto da Dio perché realizzasse la provvidenza di salvezza. Prima della venuta di Gesù, si trovava dal lato di Dio, ma dal momento che rifiutò e perseguitò Gesù, Dio dovette abbandonarlo, perché rifiutare e perseguitare Gesù era come rifiutare e perseguitare Dio stesso. Il popolo di Israele passò così dal lato di Satana.

Lo scopo di Dio nel mandare Gesù non fu quello di mettere il suo popolo dal lato di Satana, ma di portarlo più vicino a Sé, dandogli la piena salvezza. Ma a causa dell’incredulità e persecuzione del popolo, accadde il contrario.

Dio deve prendere speciali misure per poter riportare il popolo incredulo dalla sua parte. Per far questo, Dio deve pagare il prezzo di dare a Satana il corpo di Gesù.

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Il desiderio di Satana era di uccidere il Messia e impedire a Gesù di salvare gli uomini, ma quando fu sulla croce Gesù chiese perdono per i suoi nemici e amò coloro che erano dal lato di Satana donando persino la propria vita per loro.

Lc. (23:34) “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”.

Offrendo Gesù, il Suo amato figlio, a Satana, Dio amò gli uomini caduti, che erano dal lato di Satana, più del suo stesso figlio, per cui il desiderio di Satana fu soddisfatto.

Satana accusò Dio di non ricevere pieno amore né da Lui né dagli uomini, i Suoi figli; ma ricevendo l’amore di Dio e di Gesù, Satana dovette arrendersi e perse la base per la sua accusa.

Per questo, da allora in poi, Satana stette in una posizione difensiva e Dio in una posizione di attacco; così Dio poté esercitare la sua potenza per resuscitare Gesù, senza offrire a Satana una condizione per accusare.

Per questo, la sfera della resurrezione di Gesù divenne la sfera di vita che Satana non poté invadere. Tuttavia, poiché la resurrezione di Gesù fu spirituale, anche la resurrezione di coloro che credono in lui è limitata allo spirito.

Per questo, la crocefissione di Gesù divenne la condizione di redenzione per dare la vita spirituale al popolo caduto sotto il dominio di Satana a causa della sua incredulità. Questo avviene restaurando la sua fede nella resurrezione di Gesù.

3. Due tipi di profezie riguardanti la missione di Gesù

Nella Bibbia ci sono due tipi di profezie che riguardano Gesù.

(1) Signore di gloria: Is. (9:5-7); Is. (11:4); Is. (60:1-22); Lc. (1:32-33).

(2) Signore di sofferenza: Is. (53:1-12).

Perché Dio diede due diverse profezie?

La volontà di Dio può essere realizzata solo al compimento della parte di responsabilità di Dio e della parte di responsabilità dell’uomo. Dio completa sempre la Sua parte di responsabilità; tuttavia ci sono sempre due possibilità riguardanti la parte di responsabilità dell’uomo. Una è la realizzazione, l’altra è il fallimento; entrambe dipendono dal desiderio e dallo sforzo dell’uomo nel rispondere alla volontà di Dio.

A causa di queste due possibilità, Dio diede due diverse profezie.

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Mandare Gesù era responsabilità di Dio, credere in Gesù era responsabilità degli uomini. L’uomo deve sempre completare la sua parte di responsabilità affinché la volontà di Dio venga realizzata.

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Poiché l’uomo non completò la sua parte di responsabilità credendo in Gesù, si realizzò la seconda profezia del Signore di sofferenza.

4. Interpretazione dei versi biblici che sembrano predire la morte di Gesù

(1)

Mt. (16:23) “Via dal mio cospetto, Satana. Tu mi sei di scandalo perché tu non sei dal lato di Dio, ma degli uomini”.

Quando Pietro si oppose all’intenzione di Gesù di morire sulla croce, Gesù lo chiamò Satana. A causa di ciò, molti pensano che la crocefissione fosse il corso predestinato da Dio che Gesù doveva seguire. In realtà, Gesù parlò in questi termini perché ormai la mancanza di fede di Israele era un dato di fatto che niente avrebbe potuto cambiare. L’umanità ormai non poteva più ricevere la salvezza completa, perciò Gesù decise di morire sulla croce per portare almeno la salvezza spirituale.

Se Gesù non avesse intrapreso la via della croce, l’umanità non avrebbe avuto nemmeno la salvezza spirituale, e questo era ciò che Satana più desiderava. Pietro, quindi, opponendosi alla crocefissione, esprimeva il desiderio del male. Per questo Gesù lo chiamò Satana.

cap4-07

(2)

Gv. (19:30) “Quando Gesù prese l’aceto disse: “È compiuto”.

Questo non significa che egli, morendo sulla croce, compì l’intero scopo di salvezza. Gesù cambiò il suo corso di salvezza completa in salvezza spirituale solo quando si rese conto che l’incredulità del popolo era un dato di fatto e non poteva più essere cambiato.

Gesù intendeva dire che aveva compiuto la sua missione per la salvezza spirituale, che era il suo scopo secondario, dopo che la mancanza di fede del popolo aveva escluso la possibilità di realizzare lo scopo primario, quello di portare la salvezza completa.

Sezione 3

Gesù e Giovanni Battista

A. Il motivo per cui il popolo di Israele non credette in Gesù

1. Perché Elia doveva tornare

Al tempo del Regno Unito, il re Salomone costruì il tempio; tuttavia, nei suoi ultimi anni, egli deviò dal volere di Dio e diventò corrotto, permettendo a Satana di invadere l’ideale del tempio.

Per restaurare quell’ideale e stabilire la fondazione per poter mandare il Messia, che era il tempio sostanziale, Dio mandò quattro profeti maggiori e 12 profeti minori per separare il popolo da Satana.

Il profeta Elia andò nei Regni divisi del Nord e del Sud per compiere la sua missione; ma a causa della mancanza di fede del popolo, egli non poté realizzarla e fu “rapito in cielo”.

Così, Satana ebbe una condizione per invadere il Messia alla sua venuta, se il popolo non l’avesse accettato.

Era necessario perciò che Elia tornasse per realizzare la separazione del popolo da Satana. Questo è il motivo per cui Dio promise di mandare Elia prima dell’avvento del Messia.

Ml. (4:5) “Ecco, io vi mando il profeta Elia, prima che venga il giorno del Signore, giorno grande e spaventevole”.

Il popolo di Israele aspettava il ritorno di Elia più dell’avvento del Messia poiché il Messia poteva venire solo dopo la venuta dell’Elia.

2 Re (2:11) “Ora, mentre stavamo camminando e parlando, ecco che un carro di fuoco con cavalli di fuoco li separò ed Elia salì al cielo in un turbine”.

Il popolo di Israele credeva che Elia fosse salito in cielo; per questo si aspettava che scendesse giù dal cielo, proprio come oggi i cristiani si aspettano che il Signore del Secondo Avvento scenda dal cielo.

Quando ancora non si era udita alcuna notizia sulla venuta dell’Elia, Gesù definì se stesso il Messia. Ciò causò grande confusione nel popolo di Israele, che si chiese: “Se Gesù è il Messia, allora dov’è Elia?”

Quando i discepoli di Gesù iniziarono a testimoniare, venne fatta loro questa domanda ed essi non poterono dare alcuna risposta, poiché non conoscevano la Bibbia. Allora portarono questa domanda a Gesù:

Mt. (17:10-13) “E i discepoli lo interrogarono dicendo: “Perché dunque gli scribi dicono che deve venire prima Elia?” Egli rispondendo disse: “Certo, Elia verrà e ristabilirà tutto. Io però vi dico che Elia è già venuto e non lo hanno riconosciuto, ma hanno fatto contro di lui quanto vollero. Così, anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire da parte loro”. Allora i discepoli capirono che aveva loro parlato di Giovanni Battista”.

Gesù disse che Elia era già ritornato ed era Giovanni Battista. I discepoli credevano in Gesù e potevano accettare ogni cosa che Gesù diceva loro, ma per coloro che non sapevano che egli era il Messia, era molto difficile accettare che Giovanni Battista potesse essere Elia.

Gesù stesso sapeva che era difficile per il popolo accettare quello che aveva detto.

Mt. (11:13-14) “Perché tutti i profeti e la legge hanno profetato fino a Giovanni. Ora se lo volete capire, è lui Elia che deve venire”.

Sacerdoti e leviti cercarono di capire chi fosse Giovanni Battista:

Gv. (1:19-21) “… quando da Gerusalemme i giudei gli mandarono sacerdoti e leviti perché gli chiedessero: “Tu chi sei?” Egli confessò: “Non sono il Cristo”. Gli domandarono allora: “Chi dunque? Tu sei Elia?” Egli rispose: “Non sono”. “Sei tu il Profeta?” Ed egli rispose: “No”.

Quando a Giovanni Battista fu chiesto se fosse Elia, egli negò. Ciò rese Gesù un bugiardo e aumentò lo scetticismo degli ebrei verso di lui. Poiché Gesù e Giovanni Battista dissero due cose diverse, il popolo dovette scegliere chi dei due seguire.

La loro preferenza sarebbe andata a chi fra i due appariva più grande.

Analizziamo la figura di Gesù e di Giovanni Battista partendo dal punto di vista degli ebrei di 2000 anni fa.

2. Gesù dal punto di vista di chi non credeva in lui

(1) Gesù appariva come un giovane ignorante e povero.

Gesù fu allevato nella casa di Giuseppe come apprendista falegname e non ricevette molta istruzione.

Gv. (7:15) “Si meravigliarono quindi i Giudei dicendo: “Come costui sa di lettere, senza aver mai imparato?”.

(2) Gesù appariva come un bestemmiatore di Dio.

Egli disse di venire dal Cielo, anche se era nato sulla terra.

Gv. (6:42) “E dicevano: “Non è forse costui Gesù, il figlio di Giuseppe, di cui noi conosciamo il padre e la madre? Come dice dunque, sono disceso dal Cielo?”.

Inoltre Gesù disse di essere la manifestazione di Dio.

Gv. (14:9-10) “Chi ha veduto me, ha veduto il Padre. Come fai a dire mostraci il Padre? Non credi tu che io sono nel Padre e che il Padre è in me? ... il Padre, dimorando in me, compie le sue opere”.

Inoltre disse di essere più grande del Tempio che gli ebrei consideravano la cosa più santa e disse che avrebbe potuto ricostruirlo in tre giorni.

Mt. (12:6) “Ora vi dico che qui vi è qualcuno più grande del Tempio”.

Gv. (2:19) “Demolite questo Tempio ed in tre giorni lo farò risorgere”.

(3) Gesù appariva come distruttore della legge mosaica.

Egli disse di essere venuto per completare la legge di Mosè. Voleva dire che la legge era imperfetta e che egli era più grande della legge di Mosè.

Mt. (5:17) “Non crediate che io sia venuto abolire la legge o i profeti: non sono venuto ad abolire, ma a completare”.

E disse di avere il potere di perdonare i peccati. Essi venivano determinati dalla legge di Mosè, per cui le sue parole indicavano che egli era al di sopra della legge di Mosè, che gli ebrei consideravano assoluta.

Mt. (9:6) “… sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di rimettere i peccati sulla terra”.

Lc. (7:48-49) “E a lei disse: “Ti sono perdonati i peccati”. Allora i commensali cominciarono a pensare dentro di se: “Chi è costui che perdona anche i peccati?”.

Inoltre Gesù definì se stesso il Signore del sabato. Egli fece tutto quello che voleva nel giorno del sabato, violando la legge di Mosè, indignando gli scribi e i farisei che lo accusarono dicendo:

Mt. (12:2) “… ecco, i tuoi discepoli fanno ciò che non è lecito fare di sabato”.

Egli rispose:

Mt. (12:8) “… il figlio dell’uomo infatti è padrone del sabato”.

Egli disse di venire prima di Abramo, il progenitore del popolo ebraico.

Gv. (8:5) “In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, io sono”.

Fu definito dagli ebrei, un amico dei pubblicani e peccatori, persone con le quali la maggior parte degli israeliti non voleva aver niente a che fare.

Mt. (11:19) “È venuto il Figlio dell’uomo che mangia e beve e dicono: ecco un mangione e bevitore, amico dei pubblicani e peccatori”.

Fu accusato dal popolo di essere un uomo di Satana.

Mt. (12:24) “Costui non caccia i demoni se non in virtù di Belzebul, principe dei demoni”.

Gesù condannò i capi ebrei a causa della loro incredulità ed ostinazione.

Mt. (21:31) “In verità vi dico che i pubblicani e le meretrici vi precedono nel Regno dei cieli”.

(4) Gesù appariva come il distruttore della moralità.

Gesù era un giovane scapolo, ma ordinava a coloro che lo seguivano di amare lui più di qualsiasi altro. A causa di questo, molte persone pensarono che Egli volesse distruggere il sistema familiare della legge mosaica.

Mt. (10:37) “Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me, e chi ama il figlio o la figlia più di me, non è degno di me”.

Lc. (14:26) “Se uno viene a me e non odia il padre e la madre, la moglie e i figli, i fratelli e le sorelle, anzi la sua stessa vita, non può essere mio discepolo”.

Molte donne lo seguivano e lo servivano con tutti i loro averi. A causa di queste persone Gesù fu accusato di offendere la moralità e il sistema familiare.

Lc. (8:2-3) “… alcune donne come Maria Maddalena ... Giovanna la moglie di Cusa ... Susanna e molte altre, le quali lo servivano con le loro sostanze”.

Gesù fece molte cose che non furono capite nemmeno dai suoi discepoli. Egli fu frainteso a causa di tutto questo.

Mt. (26:6-9) “… gli si avvicinò una donna che aveva un vaso d’alabastro d’unguento molto prezioso e glielo versò sul capo mentre sedeva a tavola. A tal vista i discepoli si indignarono dicendo: “A che questo spreco?”.

Gesù rinnegò anche sua madre.

Gv. (2:4) “E Gesù le dice: “Che cosa c’è tra me e te, o donna?”.

Mt. (12:46-50) “… ecco che sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli ... ma egli rispondendo disse a chi gli parlava: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? ... chiunque infatti fa la volontà del Padre mio che è nei Cieli, questi è mio fratello, mia sorella e mia madre”.

A motivo di ciò, Gesù fu considerato un bestemmiatore, un distruttore della legge mosaica, un disgregatore del sistema familiare, un criminale peggiore del ladro Barabba.

Mt. (27:20-22) “Ora, i capi sacerdoti e gli anziani persuasero le folle a chiedere Barabba e a far perire Gesù. Il governatore ancora disse loro: “Quale dei due volete che io liberi?” Allora essi dissero: “Barabba”. Pilato disse loro: “Cosa farò allora di Gesù detto il Cristo?” Risposero tutti: “Sia crocifisso”.

3. Giovanni Battista dal punto di vista del popolo ebraico

(1) Giovanni Battista nacque da Zaccaria, il sommo sacerdote.

Prima della sua venuta ci furono miracoli riguardanti la sua nascita e tutto il popolo ebreo ne fu spaventato.

Lc. (1:13) “Ma l’angelo gli disse: “Non temere, Zaccaria, perché la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti partorirà un figlio che chiamerai col nome di Giovanni”.

Lc. (1:20) “Ed ecco sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui avverranno queste cose, perché non hai creduto alle mie parole che si compiranno a loro tempo”.

Lc. (1:64-66) “Subito si aprì la sua bocca e la sua lingua si sciolse e parlava, benedicendo Dio. Tutti gli abitanti intorno furono presi dal timore e nell’intera regione montuosa della Giudea si discorreva di queste cose e quanti le udivano le conservavano nel loro cuore dicendo: “Che cosa dunque sarà questo bambino?” Infatti la mano del Signore era con lui”.

(2) Giovanni Battista condusse una vita di asceta nel deserto, mangiando locuste e miele selvatico. La sua vita fu molto diversa da quella delle altre persone ed egli appariva così grande che i prelati ed il popolo pensarono che egli fosse il Messia.

Lc. (3:15) “Stando il popolo in attesa e chiedendosi tutti in cuor loro intorno a Giovanni se Egli non fosse il Cristo”.

Essi andarono anche direttamente da Giovanni Battista a chiedergli se era o non era il Cristo.

Gv. (1:19-20) “I Giudei gli mandarono sacerdoti e leviti perché gli chiedessero: “Tu chi sei” Egli confessò: “Non sono io il Cristo”.

Dal confronto tra Gesù e Giovanni Battista dal punto di vista del popolo ebraico, possiamo facilmente capire perché gli ebrei seguirono le parole del Battista e non quelle di Gesù. Le parole e le opere di quest’ultimo furono fraintese ed aumentarono l’odio ed il rifiuto nei suoi confronti.

Inoltre, poiché secondo le profezie di Malachia Elia doveva venire prima del Messia, avendo Giovanni affermato di non essere Elia, gli ebrei si trovarono a dover scegliere tra le parole di Gesù e quelle delle Sacre Scritture. Pensarono che fosse più sicuro attenersi alle Scritture e rifiutarono così Gesù.

B. Giovanni Battista completò la sua missione?

1. Il fallimento di Giovanni Battista

Giovanni Battista ricevette il più alto rispetto dal popolo ebreo (Lc. 3:15; Gv. 1:19). Perciò se egli avesse proclamato di essere Elia, come Gesù affermava, tutto il popolo sarebbe andato verso Gesù e l’avrebbe seguito.

Il motivo per cui Dio fece apparire Giovanni Battista tanto grande al popolo ebreo era per far sì che credesse nella sua testimonianza; se l’avesse fatto, Egli avrebbe potuto condurlo a credere in Gesù quale Messia.

Anche se Giovanni Battista non avesse saputo di essere l’Elia, sapeva di avere una missione simile a quella di Elia.

Mt. (3:11) “Io battezzo in acqua a conversione, ma colui che viene dopo di me è più forte di me …”.

Gv. (1:23) “Diceva: “Io sono la voce di colui che grida nel deserto: drizzate la via al Signore, come disse il Profeta Isaia”.

Gv. (3:28) “Voi stesi potete attestare che io ho detto: Non sono io il Cristo, ma sono stato mandato innanzi a lui”.

Inoltre Giovanni ricevette dal Cielo la testimonianza che Gesù era il Messia.

Gv. (1:33) “E io non lo conoscevo: ma chi mi ha mandato a battezzare in acqua mi ha detto: “Colui sul quale vedrai discendere e posarsi lo Spirito, egli è quello che battezza con lo Spirito Santo”.

Gesù stesso testimoniò che Giovanni Battista era Elia.

Mt. (17:13) “Allora i discepoli capirono che aveva loro parlato di Giovanni Battista”.

Mt. (11:14) “Ora, se lo volete capire, è lui Elia che deve venire”.

Anche se Giovanni Battista non si fosse reso conto di essere Elia, avrebbe dovuto seguire la testimonianza di Gesù proclamandosi Elia; egli però negò l’affermazione di Gesù e imboccò persino una strada diversa dalla sua.

Giovanni Battista realizzò la sua missione di testimone di Gesù battezzandolo (Gv. 1:31), ma da quel momento in poi, avrebbe dovuto diventare suo discepolo, condividendone la sorte, e avrebbe dovuto trasmettere al popolo il Vangelo. Egli invece rimase separato da lui e continuò a battezzare per suo conto, creando confusione tra gli ebrei. Infine morì in un modo completamente inutile.

Gv. (3:25) “Ora sorse fra i discepoli di Giovanni e un certo giudeo una questione sulla purificazione, e vennero da Giovanni e gli dissero: “Rabbi, Colui che stava con te di là del Giordano, al quale tu hai reso testimonianza, guarda che battezza e tutti accorrono a lui”.

Quando sorse una discussione tra i discepoli di Gesù e Giovanni Battista riguardante il battesimo, Giovanni disse le seguenti parole:

Gv. (3:30) “Egli deve crescere ed io diminuire”.

Alcuni dicono che Giovanni Battista disse ciò per umiltà; questa però non è un’espressione di umiltà, bensì la dimostrazione chiara che egli non seguì lo stesso corso di Gesù.

Giovanni Battista fu scelto da Dio per Gesù, per cui se Gesù “cresceva”, anche egli doveva crescere. Se Gesù “diminuiva”, anch’egli doveva diminuire. Se avesse seguito Gesù, avrebbe condiviso la sua stessa sorte.

Giovanni non avrebbe dovuto continuare a battezzare, ma avrebbe dovuto capire che Gesù era il Messia e da quel momento in poi avrebbe dovuto dedicargli la sua vita. Sarebbe dovuto morire per Gesù, non per un problema insignificante come quello del Re Erode.

Giovanni, dopo che fu imprigionato, mandò i suoi discepoli a chiedergli:

Mt. (11:3) “Sei tu colui che deve venire o ne dobbiamo aspettare un altro?”.

Gesù non disse apertamente di essere il Messia, ma parlò del proprio operato: voleva che Giovanni traesse da solo le proprie conclusioni.

Mt. (11:4-5) “E rispondendo Gesù disse loro: “Andate e riferite a Giovanni quello che udite e vedete, i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti resuscitano, i poveri sono evangelizzati”.

Le parole di Gesù “i poveri sono evangelizzati” sono un’espressione del dolore del suo cuore. I poveri non significa i poveri economicamente, ma significa coloro che non hanno nessuna missione celeste da compiere e che non hanno avuto grazie speciali dal cielo. I ricchi erano Giovanni Battista, i prelati, gli uomini di legge, gli scribi ed i capi ebrei che avrebbero reso maggior aiuto alla provvidenza di Dio.

Gesù voleva dare la sua verità e benedizione a questi ricchi che avevano grandi meriti e grandi missioni, ma essi lo rifiutarono; per questo Gesù dovette trovare altre persone quali pescatori della Samaria, i pubblicani, le prostitute e i peccatori che non meritavano niente, per poter diffondere il suo Vangelo e la grazia, come egli disse nel capitolo ventiduesimo del Vangelo di Matteo.

Mt. (22:8-10) “La festa nuziale è pronta, ma gli invitati non ne erano degni. Andate dunque ai crocicchi delle strade e chiamate alle nozze quanti troverete. E quei servi usciti per le strade raccolsero tutti quelli che vi trovarono, cattivi e buoni”.

Poi, le sue parole furono il giudizio per Giovanni Battista.

Mt. (11:6) “Ed è beato chi non si scandalizza di me”.

Con questo Gesù voleva dire che, per quanto grande Giovanni Battista fosse stato, aveva già sbagliato e perso la sua benedizione poiché non aveva creduto in lui. A ciò aggiunse:

Mt. (11:7-10) “Mentre quelli se ne andavano, Gesù cominciò a dire alle folle riguardo a Giovanni: “Cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? Ma cosa siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Ecco, quelli che indossano morbide vesti stanno nei palazzi dei re. Ma perché siete andati? Per vedere un profeta? Sì, vi dico, è più che un profeta. Egli è colui del quale è scritto: Ecco, io mando innanzi a te il mio nunzio il quale preparerà la tua via innanzi a te”.

Gesù voleva dire che tutti, nel deserto, avevano sentito Giovanni Battista rendere testimonianza a lui quale Messia. Come poteva ora Giovanni chiedere a Gesù la conferma di ciò che egli stesso aveva affermato? E continuando al riguardo aggiunse:

Mt. (11:11) “In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto mai nessuno maggiore di Giovanni Battista e tuttavia il più piccolo nel Regno dei cieli è maggiore di lui”.

Con queste parole, Gesù intendeva dire che, dal punto di vista della missione, Giovanni era venuto originariamente come il più grande di tutti i profeti, ma che poi fallì nel compiere questa missione.

Numerosi profeti, nel passato, avevano testimoniato del Messia indirettamente, molto tempo prima della sua venuta. Giovanni Battista aveva il grande privilegio di portare testimonianza al Messia direttamente. Per questo era il più grande dei profeti. Però, dato che mancò completamente nel suo compito, divenne l’ultimo fra tutti. Infatti, anche il più piccolo nel Regno dei cieli riconosce Gesù come Messia e lo serve, mentre Giovanni, chiamato per servire Gesù di persona (Lc. 1:76), non preparò la strada al Messia e non lo servì.

Gesù continuò e disse:

Mt. (11:12) “Dai giorni di Giovanni Battista fino ad ora il Regno dei cieli si acquista con la violenza e i violenti se ne impossessano”.

Se Giovanni Battista, scelto fin prima della nascita e formatosi con una difficile vita ascetica nel deserto, avesse servito Gesù come doveva, sarebbe certamente divenuto il suo primo discepolo. Invece, poiché fallì, il suo posto fu preso da Pietro.

Mt. (11:19) “... ma la sapienza fu riconosciuta giusta dalle sue opere”.

Se Giovanni avesse avuto la saggezza di riconoscere Gesù quale Messia, lo avrebbe servito ed avrebbe realizzato la sua missione. Fallendo, egli bloccò agli ebrei la strada che portava al Cristo, e fu la causa principale della sua crocefissione.

Anche San Paolo deplorò questo e disse:

1 Cor. (2:7-8) “… la sapienza di Dio ... che nessuno dei principi di questo mondo ha mai conosciuto: se infatti l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria”.

2. I motivi per cui Giovanni Battista non credette in Gesù come Messia

(1) Egli ignorava la provvidenza di Dio.

Giovanni Battista era un uomo caduto, e aveva una conoscenza convenzionale della Bibbia, non poteva conoscere la nuova provvidenza di Dio. Egli ignorava il valore e i precedenti di Gesù, e non aveva una chiara visione del secondo avvento di Elia, che egli stesso stava aspettando. Quindi anche per lui fu difficile credere in Gesù, che si presentava come il Messia prima della venuta di Elia.

(2) Egli giudicò Gesù da un punto di vista umano.

Giovanni rese testimonianza a Gesù non perché lo aveva riconosciuto, ma basandosi su una rivelazione ricevuta dal Cielo. Le cose insegnate in rivelazione senza una base di conoscenza non durano a lungo. Quando un uomo ha la tendenza a dubitare, la rivelazione sembra un sogno e perde in poco tempo la sua forza.

Gv. (1:33) “E io non lo conoscevo ma chi mi ha mandato a battezzare in acqua mi ha detto: Colui sul quale vedrai discendere o posarsi lo Spirito egli è quello che battezza con lo Spirito Santo”.

Perciò egli cominciò a giudicare Gesù da un punto di vista umano.

Gesù era suo cugino più giovane. Egli conosceva la sua situazione familiare da lungo tempo e pensò che egli fosse inferiore a lui sotto molti aspetti: istruzione, vita ascetica, successo e prestigio sociale.

(3) Egli aveva una visione sbagliata del Messia.

Giovanni Battista aveva un concetto sbagliato del Messia:

Mt. (3:11) “… ma Colui che viene dopo di me è più forte di me, ed io non sono degno di portargli i sandali”.

Egli pensò che il Messia sarebbe apparso così santo e glorioso che non avrebbe potuto neppure avvicinarlo. Ma l’aspetto di Gesù era così distante dalle aspettative di Giovanni che gli fu difficile credere che fosse il Cristo.

(4) Egli non seppe comprendere le parole e le opere di Gesù.

Gesù venne per iniziare una nuova provvidenza per una nuova era e a costruire un nuovo regno, per cui disse cose nuove che non erano scritte nel Vecchio Testamento, e fece cose nuove che non potevano esser capite da un punto di vista convenzionale. Appariva perciò come un eretico, e Giovanni non poté credere in lui.

(5) Egli aveva posizione e prestigio sociale.

Era il più grande maestro tra gli ebrei, ed era rispettato da tutti. Aveva anche molti discepoli. Per diventare discepolo di Gesù, avrebbe dovuto abbandonare la sua posizione di prestigio ed abbassarsi alla posizione di seguace assieme a tutti i suoi discepoli. Avrebbe dovuto sottomettersi a Gesù che era suo cugino più giovane. Questo sarebbe stato molto difficile per lui, ed anche per questo non lo seguì.

3. Giovanni Battista ed Elia

Giovanni Battista ed Elia furono due uomini diversi. Elia era in cielo (Lc. 9:30) e Giovanni Battista nacque sulla terra. Quest’ultimo, quindi, non era Elia stesso, ma aveva il compito di completare la sua missione. Dal punto di vista della missione egli era dunque il secondo Elia.

Lc. (1:17) “camminerà davanti a Lui con lo spirito e la potenza di Elia”.

Inoltre Elia discese dal mondo spirituale e cooperò con lui; per questo la Bibbia dice che Elia sarebbe dovuto tornare.

4. Il nostro atteggiamento verso la Bibbia

Come visto sopra, per la prima volta nella storia abbiamo spiegato il fallimento di Giovanni Battista nella sua missione. Fino ad oggi nessuno aveva rivelato questo segreto. Questo perché tutte le persone hanno studiato la Bibbia partendo dal fatto che Giovanni Battista fu il più grande dei profeti e che realizzò la sua missione.

Dobbiamo eliminare da noi stessi ogni idea convenzionale e ogni preconcetto, e tentare di afferrare il vero significato della Bibbia dal punto di vista di Dio in spirito e verità, cercando di mantenere un’attitudine di fede.

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