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Capitolo 8 - Una nuova visione per i giovani

Trovate il vostro scopo, cambiate la vostra vita

Quando incontriamo una persona nuova, siamo sempre curiosi di scoprire chi sia. Dio ha la stessa curiosità per ciascun essere umano. Lo incuriosiscono soprattutto i giovani.

Quando riesce a conoscerli in profondità, Dio prova tanta gioia. Perché? Perché la gioventù è il periodo più importante e bello della nostra vita. Gli anni della gioventù dovrebbero essere un periodo di tranquillità, perché ci si prepara per il futuro. Il processo della crescita fino alla maturità è un passaggio fondamentale, che apre le porte a una nuova età.

È difficile oggi trovare dei giovani appassionati alla vita. Ne troviamo tanti, invece, che sono privi di una meta o di un fine e non fanno altro che vagare smarriti.

Tutti i grandi personaggi della storia hanno avuto una precisa consapevolezza dello scopo della loro vita, fin da quando erano bambini. Hanno custodito quello scopo nel cuore già dall’infanzia, e hanno profuso tante energie per realizzarlo. Sia che stessero dormendo, sia che stessero giocando con i loro amici, quelle grandi figure hanno orientato tutte le attività della loro gioventù alla preparazione dello scenario, sul quale intendevano cimentarsi nel futuro. State vivendo anche voi in questo modo?

Tutti noi siamo stati creati per essere grandi uomini e donne. Dio non ci ha mandati in questo mondo senza uno scopo. Quando ci ha creati, Dio ha investito in ciascuno di noi il Suo completo amore. Perciò, tutti noi siamo stati creati per la grandezza. Poiché Dio esiste, noi possiamo realizzare le cose più grandiose.

Io, quando ho iniziato ad amare Dio, sono diventato una persona completamente diversa. Ho amato l’umanità più di me stesso e mi sono occupato dei problemi degli altri più che di quelli della mia famiglia. Ho amato tutto quello che Dio ha creato. Ho amato profondamente gli alberi sulle colline e i pesci nei mari. I miei sensi spirituali si sono sviluppati, così che ho potuto discernere la mano di Dio in tutte le cose della creazione.

Mentre cambiavo il mio cuore per conformarmi all’amore di Dio, allenavo il mio corpo in modo da poterlo utilizzare per la mia missione. Volevo essere preparato per andare dovunque, in qualsiasi momento Dio mi avesse chiamato. Ho giocato a calcio e ho praticato il pugilato, ho studiato le arti marziali della tradizione coreana e il wonhwado (1), una disciplina di arti marziali sviluppata da me. Nel wonhwado, l’atleta muove il corpo con fluide movenze circolari, come se stesse danzando. Il wonhwado è basato sul principio che la forza generata dal movimento circolare è maggiore di quella prodotta dal moto rettilineo.

Ancora adesso, comincio ogni giorno con esercizi di stretching per i muscoli e le articolazioni ed esercizi di respirazione, che io stesso ho ideato. A volte, se sono in viaggio per il mondo per un ciclo di discorsi, può capitare che la mattina non abbia il tempo per questi esercizi, ma trovo comunque l’occasione più tardi, magari mentre sono seduto in gabinetto. Non salto mai un giorno i miei esercizi. Quando ero giovane, trenta minuti erano più che sufficienti, ma ora che sono anziano li ho portati a un’ora al giorno.

Nel 2008 rimasi coinvolto in un incidente di volo. Delle nuvole nere di pioggia avevano circondato all’improvviso l’elicottero sul quale mi trovavo, che in un attimo precipitò su una montagna, ribaltandosi. Mi ritrovai appeso a testa in giù, trattenuto dalla cintura di sicurezza. Istintivamente, mi aggrappai con tutte le forze ai braccioli, su entrambi i lati del sedile. Se non fossi stato così diligente nei miei esercizi, penso che nel momento in cui finii a testa in giù mi sarei fratturato il bacino. Il corpo è il contenitore che deve custodire uno spirito sano, perciò è importante che lo teniamo costantemente in forma.

Sono pochi gli studenti che vanno a scuola perché amano lo studio. Di solito vanno alle lezioni perché glielo chiedono i genitori, non perché sono desiderosi di apprendere. Tuttavia, con il procedere negli studi, gradualmente imparano ad apprezzare la cultura che acquisiscono. Da quel punto in poi, cominciano a studiare di propria volontà e scoprono la propria strada. L’interesse per lo studio è un segno di maturità.

I genitori non possono aspettare che i figli maturino abbastanza da studiare di loro iniziativa, perciò dicono: «Devi studiare! Per favore, convinciti che devi studiare!», e li spronano a impegnarsi. I genitori sanno che i figli hanno bisogno di studiare per prepararsi al futuro. Si preoccupano perché, se i figli non studiano quello che è loro richiesto in base all’età, affronteranno la vita impreparati.

Comunque, c’è un’altra cosa, ancora più importante della scuola, che è necessaria per prepararsi al futuro. Prima di concentrarsi incondizionatamente sugli studi, i giovani devono decidere quello che vorranno fare nella propria vita. Devono decidere di mettere a frutto i loro talenti per aiutare il mondo, piuttosto che per badare semplicemente a se stessi. Molti giovani, oggi, sembrano studiare solamente per il proprio interesse. A meno che non abbiano uno scopo nella vita, i loro studi mancheranno della passione che serve per essere felici.

Una volta incontrai uno studente coreano, seriamente concentrato sui suoi compiti d’inglese. Gli chiesi: «Perché studi così seriamente l’inglese?». Mi rispose: «Per essere ammesso all’università». Come si può essere così poco lungimiranti? Iscriversi all’università non è uno scopo. L’università è il luogo dove si studiano argomenti specifici, finalizzati al raggiungimento di un obiettivo più vasto. L’università non può essere l’obiettivo stesso.

Evitate anche di definire le mete della vostra vita nell’ottica del reddito che volete ricavare. Io non ho mai ricevuto uno stipendio, ma sono riuscito lo stesso a mangiare e mantenermi in vita. Il denaro è un mezzo per realizzare qualcosa, non lo scopo. Prima di fare soldi, pianificate come spenderli. I soldi che guadagniamo senza esserci posti prima un obiettivo, saranno subito dilapidati.

La scelta della vostra professione non dev’essere basata solamente sulle vostre capacità e i vostri interessi. Sta a voi decidere se diventare un pompiere, un contadino o un calciatore; io mi riferisco a qualcosa che va al di là del vostro lavoro. Che tipo di vita vivrete come calciatore? Come vivrete da contadino? Quale sarà il vostro obiettivo nella vita? Fissare il proprio obiettivo è dare significato alla vita che condurrete. Se sarete un agricoltore, dovrete porre la vostra meta nella sperimentazione di nuovi metodi di coltivazione, nello sviluppo di nuove specie di colture, nel contributo allo sradicamento della fame mondiale.

Se sarete un calciatore, dovrete fissarvi un obiettivo significativo come l’innalzamento dell’immagine del vostro paese nel mondo o la fondazione di scuole di calcio, che nutriranno i sogni di bambini svantaggiati economicamente.

Diventare un calciatore di caratura mondiale richiede un impegno incredibile. Se non avrete una motivazione precisa nel vostro cuore, non riuscirete a superare il duro allenamento richiesto per arrivare al vertice. Solo se avrete un obiettivo troverete la forza per proseguire nel vostro corso, e condurre una vita una spanna sopra quella degli altri intorno a voi.

Abbracciate il mondo

Porsi una meta nella vita è come piantare un albero. Se nel giardino davanti casa vostra pianterete un albero di giuggiolo, avrete giuggioli da mangiare; se pianterete dei meli sulla collina dietro casa vostra, quelli produrranno mele. Valutate attentamente prima di scegliere le vostre mete e di decidere dove intendete localizzarle. A seconda della meta che sceglierete e di dove la stabilirete, potreste diventare un albero di giuggiolo in Corea o un melo in Africa. Oppure potreste diventare una palma nel Sud dell’Oceano Pacifico. La meta che vi prefiggerete produrrà frutto in futuro. Considerate con cura quale sia il posto migliore per stabilire la vostra meta, in modo che possa dare il frutto migliore.

Quando scegliete la vostra meta, fate attenzione a includere tutto il mondo. Prendete in considerazione l’Africa, che continua a soffrire per la povertà e le malattie. Ragionate su Israele e la Palestina, dove la gente continua a puntarsi le armi e combattere per questioni religiose. Valutate l’Afghanistan, dove la gente sopravvive a malapena coltivando papaveri, dai quali si estraggono pericolose droghe. Esaminate gli Stati Uniti, da cui provengono l’avidità e l’egoismo estremi che hanno determinato la crisi economica globale. Pensate a Indonesia, Haiti e Cile, che hanno subito terremoti e maremoti. Immaginatevi nel contesto di questi paesi, e scegliete la nazione e la situazione più appropriate per voi. Magari siete più adatti per l’India, dove potrebbe scoppiare un nuovo conflitto religioso. Oppure potrebbe essere meglio il Ruanda, che langue nella siccità e nella carestia.

Nel determinare una meta, gli studenti non devono essere così sprovveduti da pensare che una nazione piccola, come la Corea, non meriti attenzione. A seconda di quello che farete, non c’è limite a quanto grande possa diventare una piccola nazione. I suoi confini statali potrebbero anche scomparire. Che facciate un buon lavoro nel grande continente africano o nella piccola nazione coreana, la vostra meta non dev’essere limitata dalla misura. Il vostro obiettivo deve collocarsi laddove i vostri talenti possono avere il massimo impatto.

Pensate al mondo come al vostro palcoscenico, quando decidete cosa volete fare nella vita. Così facendo, troverete probabilmente molte più cose da fare di quelle che sognavate all’inizio. Avete una sola vita da spendere, perciò usatela per fare qualcosa di cui il mondo ha bisogno. Non potrete arrivare al tesoro nascosto sull’isola senza un po’ d’avventura. Nel fissare la vostra meta, guardate oltre il vostro paese e pensate al mondo come al vostro palcoscenico.

Negli anni ‘80, ho mandato molti studenti universitari Coreani in Giappone e negli Stati Uniti. Volevo che uscissero dalla Corea, dove scoppiavano bombe lacrimogene quasi tutti i giorni (2), e vedessero un mondo più grande e più vario. La rana che vive in fondo al pozzo non si rende conto che c’è un mondo più grande, fuori dal pozzo. Io pensavo in termini globali prima ancora che quella parola stessa entrasse nella lingua coreana. La ragione per la quale andai a studiare in Giappone era quella di vedere un mondo più ampio. La ragione per la quale programmai di lavorare per la Società Elettrica della Manciuria a Hailar, in Cina, e imparare il Cinese, il Russo e il Mongolo, prima ancora che la Corea fosse liberata, era quella di pormi in condizioni di vivere come un cittadino globale. Ancora oggi mi reco in aereo in molti paesi del mondo. Se dovessi visitare una nazione diversa ogni giorno, ci vorrebbero più di sei mesi per girarle tutte.

La gente vive in tanti paesi e le situazioni sono tutte differenti tra loro. Ci sono posti dove manca l’acqua per cuocere il riso, mentre altri ne hanno troppa. Alcuni paesi non hanno energia elettrica, mentre altri non riescono a consumare tutta l’energia che producono. Ci sono tanti esempi di cose che mancano da una parte e sono sovrabbondanti da un’altra. Il problema è che non ci sono abbastanza persone attente a uniformare la distribuzione.

Lo stesso accade con le materie prime. Alcune nazioni hanno abbondanza di carbone e ferro in giacimenti facilmente accessibili: non devono neanche scavare sotto terra. Tutto quello che hanno da fare è prelevare il materiale grezzo. La Corea, invece, ha un’estrema penuria di riserve di carbone e ferro. Per estrarre l’antracite, i nostri minatori devono rischiare la vita a centinaia di metri di profondità.

L’Africa ha tante regioni in cui le banane crescono in abbondanza spontaneamente, e potrebbero sfamare la popolazione. Ma è carente in tecnologia e non c’è accesso alla terra fertile, così che non vengono create sufficienti piantagioni di banane. Il clima della Corea non è adatto alla coltivazione delle banane, ma ne produciamo ugualmente. La tecnologia sviluppata in Corea potrebbe risultare molto utile per risolvere il problema della povertà in Africa. Qualcosa di simile è già accaduto quando la Corea del Sud, con la sua tecnologia applicata alla coltivazione del mais, ha aiutato la Corea del Nord colpita dalla carestia.

Ora in Corea va di moda il termine «leader globale». Le persone dicono che vogliono imparare a parlare correntemente l’inglese e diventare leader globali. Per diventare tali, tuttavia, non basta la conoscenza della lingua inglese. La capacità di comunicare in Inglese non è altro che uno strumento. Un vero leader globale è qualcuno che è capace di accogliere il mondo nelle proprie braccia. Una persona che non s’interessa ai problemi del mondo non potrà mai diventare un leader globale, non importa quanto bene conosca la lingua inglese.

Chi vuol essere un leader globale deve sentire i problemi del pianeta come propri e avere lo spirito da pioniere che serve per trovare le soluzioni difficili. Un uomo attaccato allo stipendio fisso e sicuro, che sogna la pensione e una vita confortevole nel proprio ambiente familiare, non può essere un leader globale. Diventare tale significa considerare tutto il mondo come il proprio Paese e tutta l’umanità come i propri fratelli e sorelle, e non essere eccessivamente preoccupato di ciò che il futuro possa riservargli.

Chi sono i nostri familiari? Perché Dio ci ha dato fratelli e sorelle? Questi rappresentano tutta l’umanità disseminata sulla terra. L’esperienza di amare i nostri fratelli e sorelle nella famiglia c’insegna come amare i nostri concittadini e l’umanità. L’amore per i nostri fratelli e sorelle si espande in questo modo. La famiglia i cui membri si amano tra loro, è il modello di come l’umanità possa vivere insieme in armonia. L’amore tra fratelli e sorelle implica che ciascuno di loro è disposto a saltare il pasto, se necessario, perché l’altro possa mangiare. Il leader globale è colui che ama l’umanità come ama la propria famiglia.

È passato un po’ di tempo da quando abbiamo sentito per la prima volta la frase «villaggio globale». La terra, tuttavia, è sempre stata un’unica comunità. Il successo di un uomo che si ponga come scopo di vita quello di ottenere una laurea, essere assunto in una ditta che gli paghi un alto stipendio e avere una vita tranquilla, sarà paragonabile a quello di un cagnolino. Chi, invece, dedicherà la vita ad aiutare i profughi in Africa, avrà il successo di un leone. Il corso che si sceglie dipende dal cuore che ciascuno ha dentro di sé.

Anche a novant’anni d’età, io continuo a girare il mondo e rifiuto di ritirarmi dalla mia missione. Il mondo è come un organismo vivente in continuo cambiamento. Sorgono continuamente nuovi problemi. Io vado negli angoli bui del mondo, dove esistono quei problemi. Non sono località amene né luoghi panoramici. Io però mi sento a mio agio in posti oscuri, difficili, solitari, perché è lì che posso realizzare la mia missione, il mio scopo e le mie mete.

La mia speranza è che la Corea possa produrre leader globali nel vero senso del termine. Spero di vedere più statisti e politici che conducano le Nazioni Unite a realizzare il loro scopo. Spero di vedere più diplomatici che mettano fine ai combattimenti nelle aree di conflitto. Spero di vedere qualcuno come Madre Teresa di Calcutta, che si occupi di coloro che vagano alla cieca e muoiono nelle strade. Spero di vedere leader della pace, che ereditino la mia missione di esplorare nuove soluzioni sulle terre e nei mari.

Il punto di partenza è avere un sogno e una meta. Abbiate uno spirito avventuroso e pionieristico. Concepite sogni che gli altri non osano neppure immaginare. Ponetevi mete che abbiano significato e diventate leader globali, che recheranno beneficio all’umanità.

Tutto ciò che abbiamo ci è dato a prestito dal cielo

La gente dice che io sia uno degli uomini più ricchi del mondo, ma non sa di cosa sta parlando. Ho lavorato duramente tutta la vita, ma non ho neppure una casa intestata a mio nome. Tutto è destinato allo scopo pubblico. Praticamente ogni Coreano maggiorenne ha il proprio timbro ufficiale (3), registrato presso gli uffici governativi, col quale firma i propri atti legali, ma io non ho quel timbro.

Potreste domandarvi, allora, a cosa mi sia giovato lavorare tanto e non aver mangiato né dormito, mentre gli altri mangiavano e dormivano. Non ho lavorato per diventare ricco. I soldi non significano nulla per me. I soldi che non sono usati per l’umanità, o per il mio prossimo che sta morendo di stenti, non sono altro che pezzi di carta. Il denaro guadagnato attraverso il duro lavoro dev’essere sempre usato per amare il mondo e realizzare progetti a beneficio del mondo.

Quando invio i nostri missionari all’estero, non do loro molti soldi. I missionari però sopravvivono ovunque vadano. A noi basta pochissimo per sostentarci. Un sacco a pelo è sufficiente per dormire in qualsiasi posto. Non è importante come viviamo, ma il tipo di vita che conduciamo. Il benessere materiale non è un requisito per la felicità. Mi dispiace che l’espressione «vivere bene» venga usata per definire la ricchezza esteriore. Vivere bene vuol dire vivere una vita che abbia un significato.

Io indosso la cravatta solo per il servizio religioso o per occasioni speciali. Neppure indosso spesso la giacca. Generalmente, quando sono a casa, porto un maglioncino. A volte immagino quanti soldi si spendono in cravatte nelle società occidentali. Le camicie di sartoria, i fermacravatta e i gemelli per i polsini sono articoli molto costosi. Se tutti smettessero di comprare cravatte e usassero quei soldi per il prossimo che soffre la fame, il mondo sarebbe un posto leggermente migliore in cui vivere.

Le cose costose non sono necessariamente le più confortevoli da indossare. Immaginate cosa succederebbe se l’edificio in cui mi trovo andasse a fuoco. Chi sarebbe il primo a uscire, io con il mio maglioncino o qualcun altro con la cravatta? Io sono sempre pronto a uscire.

Alcuni pensano che io sia un risparmiatore esagerato. In effetti, a me non sembra appropriato fare il bagno tutti i giorni: una volta ogni tre è sufficiente. Inoltre, invece di lavare ogni volta i calzini, la sera li tolgo e li metto nella tasca posteriore dei pantaloni, così da poterli rimettere il giorno successivo. Quando sono in albergo, uso soltanto il più piccolo degli asciugamani appesi nel bagno. Tiro l’acqua soltanto dopo che ho orinato tre volte e uso un solo strappo di carta igienica, dopo averlo piegato tre volte a metà. Non m’importa se mi considerate un incivile o un barbaro per questo.

Ho lo stesso desiderio di economizzare anche a tavola. Non m’interessano i cibi elaborati. Potrei avere davanti ogni sorta di cibi esotici e diversi tipi di dessert, ma non mi attirerebbero. Non riempio mai la mia ciotola di riso fino all’orlo. È sufficiente che sia piena per tre quinti.

Le mie scarpe preferite le compro in Corea a 49.000 won (25 Euro) in un grande supermercato. I pantaloni che indosso tutti i giorni hanno più di cinque anni. Il ristorante che mi piace di più in America è il McDonald’s. Qualcuno chiama quel cibo spazzatura e non lo mangia, ma a me piace pranzare lì per due motivi: costa poco e si fa presto. Quando porto i figli a mangiare fuori, di frequente andiamo al McDonald’s. Non so come si sia sparsa la voce che ci vado spesso, ma il presidente della McDonald’s Corporation mi manda un biglietto di auguri per ogni Capodanno.

Il messaggio che passo ai nostri membri ogni anno è: «Spendete i soldi con attenzione e risparmiate su tutto». Non dico questo perché mettano i soldi da parte e diventino ricchi. Voglio che abbiano la coscienza di risparmiare per aiutare il paese e salvare l’umanità.

Non porteremo nulla con noi quando lasceremo questo mondo. Tutti lo sappiamo, ma per qualche motivo la gente si dispera per mettere le mani su quante più cose è possibile. Io ho programmato di disfarmi di tutto quello che ho costruito nel corso della vita, prima di lasciare questo mondo. Nel Regno dei Cieli ci sono tanti tesori e non abbiamo bisogno di portarci lì nulla dalla Terra. Se comprendiamo che il posto dove andremo è migliore di quello dove siamo ora, capiamo che non è necessario sentire attaccamento per le cose di questo mondo.

C’è una canzone che mi è sempre piaciuto cantare. È una vecchia canzone popolare che molti Coreani conoscono. Ogni volta che la canto, il cuore mi si scioglie e gli occhi mi si riempiono di lacrime. Mi ricorda di quando ero ragazzo e usavo sdraiarmi sui prati vicino casa.

Puoi dire che mi darai una corona di platino e gioielli, ma una camicia che puzza dallo sporco e gocciola di sudore vale di più. Un cuore puro batte nel mio petto, Posso fare un flauto con una foglia di salice, Ed il passero canta la mia melodia.

Puoi dire che mi darai tanto oro da comprare il mondo, ma un bue che dissoda il terreno in un campo d’orzo vale di più. I germogli della speranza spuntano nel mio petto, Posso parlare liberamente con i conigli, Ed i giorni passano mentre suono la mia melodia.

La felicità sta sempre ad aspettarci. Il motivo per cui non riusciamo a trovarla è che il nostro stesso desiderio ci blocca la strada. Finché i nostri occhi restano fissi sui nostri desideri, non siamo capaci di vedere la via che dobbiamo prendere. Saremo così intenti a raccogliere i granelli d’oro che sono per terra intorno a noi, da non vedere l’enorme montagna d’oro che sta poco distante, lungo la strada. Saremo così occupati a metterci roba nelle tasche, da non renderci conto che queste tasche sono bucate.

Non ho dimenticato cosa sia stato vivere nella prigione di Heungnam. Anche il posto più terribile che ci sia al mondo è più comodo e ricco di quel campo di prigionia. Ogni cosa appartiene al Cielo. Noi siamo soltanto i suoi assistenti.

La felicità è una vita spesa per gli altri

I figli nascono dalla carne e dal sangue dei genitori. Senza i genitori non ci sarebbero i figli. Tuttavia, le persone a questo mondo proclamano l’individualismo, come se fossero venute alla luce da sé. Solo chi non avesse ricevuto alcun aiuto da chicchessia, avrebbe il diritto di parlare di individualismo. Niente al mondo viene ad esistere per il proprio vantaggio. Tutti gli esseri sono stati creati uno per l’altro. Io esisto per te e tu esisti per me.

Nessuno è più folle dell’egocentrico, che vive solo per se stesso. Potrebbe sembrare che una vita egoista avvantaggi l’individuo, ma si tratta, in definitiva, di una scelta autodistruttiva. L’individuo deve vivere per la famiglia, la famiglia per il popolo, il popolo per il mondo e il mondo per Dio.

Tutte le scuole che ho fondato hanno un triplice motto. Il primo è: «Vivi una vita che non proietti ombre, come se ti trovassi sotto il sole di mezzogiorno». La vita senza ombre è quella vissuta con la coscienza pulita. Quando concluderemo la nostra vita sulla terra e andremo nel mondo dello spirito, tutta la nostra vita si ripresenterà davanti a noi, come se fosse riprodotta da un videoregistratore. Il modo in cui vivremo determinerà se andremo in cielo o all’inferno; perciò, dobbiamo condurre vite immacolate, senza proiettare neppure la minima ombra. Il secondo motto è: «Vivi versando sudore per la terra, lacrime per l’umanità e sangue per il cielo». Non c’è menzogna nel sangue, nel sudore e nelle lacrime che la gente sparge, c’è solo verità. Non c’è grande significato né valore, invece, nel sangue, nel sudore o nelle lacrime, che un uomo versa per se stesso. Questo estremo investimento dev’esser fatto per il bene degli altri.

Il motto conclusivo è: «Un’unica famiglia con Dio al centro». C’è un solo Dio e tutti gli esseri umani sono fratelli e sorelle. Le differenze di lingua, razza e cultura contano meno dell’un per cento. Come esseri umani, noi siamo uguali per oltre il novantanove per cento.

Ci sono quattordici nazioni insulari nel Pacifico meridionale. Quando visitai le Isole Marshall, chiesi al presidente: «Questa è una bella terra, ma dev’essere comunque difficile governare la nazione, non è vero?». Il presidente sospirò e rispose: «La nostra popolazione è di appena 60.000 persone e il territorio è in media solo due metri sopra il livello del mare. Quindi in caso di onde alte, o di innalzamento del livello del mare anche di un solo metro, il nostro paese verrebbe in gran parte sommerso. Il nostro problema più grave però è l’educazione. I ragazzi delle famiglie ricche vanno a studiare in America o in Europa e non fanno più ritorno qui. I figli delle famiglie povere non hanno scuole nelle quali ricevere una formazione adeguata. Così neanche i più brillanti tra loro possono essere istruiti convenientemente, per assumere posizioni di responsabilità. Il problema di una nazione insulare come la nostra è che non siamo in grado di far emergere i leader che ci possano governare nel futuro».

Dopo aver ascoltato quelle sue osservazioni, fondai per i ragazzi di queste nazioni dell’oceano la Scuola Superiore del Pacifico a Kona, nelle Hawaii. La scuola offre istruzione secondaria ai giovani che vengono dai vari stati, sparsi in tutto il Pacifico, e li aiuta nella preparazione per l’università. Abbiamo messo a disposizione il viaggio aereo di andata e ritorno per le Hawaii, la retta, il vitto e anche i computer, in modo che potessero ricevere l’istruzione migliore. Abbiamo posto una sola condizione a chi vuole usufruire di questa scuola: alla fine del corso, devono ritornare nel loro paese e servire la loro nazione e il loro popolo.

Vivere per gli altri richiede di tanto in tanto qualche sacrificio. Alcuni anni fa, un missionario della nostra chiesa era in viaggio nell’America del Sud, quando il luogo che stava visitando fu colpito da uno spaventoso terremoto. Sua moglie corse da me con il viso bianco come un lenzuolo: «Cosa devo fare?» mi chiese con le lacrime agli occhi. «Sono tanto preoccupata, non so cosa fare».

Magari sarete sorpresi dal sentire la mia risposta! Invece di confortarla e darle pacche sulle spalle, le urlai: «Sei più in pena per la sicurezza di tuo marito, o ti stai preoccupando di quante vite lui potrà salvare in quella situazione di calamità?».

Era naturale che lei fosse preoccupata per la sicurezza di suo marito. Ma poiché era la moglie di un missionario, i suoi pensieri avrebbero dovuto essere di un livello più elevato. Piuttosto che pregare solamente per il marito, avrebbe dovuto pregare perché suo marito potesse salvare il maggior numero di vite possibile.

Nessuna cosa esiste per se stessa. Non è quello il modo in cui Dio ha creato il mondo. L’uomo esiste per la donna e la donna esiste per l’uomo. La natura esiste per l’umanità e l’umanità esiste per la natura. Tutte le creature di questo mondo esistono per la propria controparte. È un assioma del Cielo che ogni essere viva per il bene del proprio partner.

La felicità è possibile solamente nella relazione con un partner. Immaginate che un uomo, che ha fatto il cantante professionista, vada ad abitare su un’isola deserta e si metta a cantare a squarciagola. Se non c’è nessuno ad ascoltarlo, non può sentirsi felice.

Renderci conto che esistiamo a beneficio degli altri è il più grande successo, nel percorso per cambiare la nostra vita. Quando comprendiamo che la nostra vita non è nostra soltanto, ma è destinata al servizio del prossimo, cominciamo a seguire una strada diversa da quella sulla quale ci trovavamo. Cantare per voi stessi non vi fa felici, perché non c’è gioia senza un partner. Ma anche la cosa più piccola e banale può darvi la felicità, quando la fate per qualcun altro.

Sognare un mondo di pace

Per tanti anni ho fatto appello a tutte le religioni del mondo perché coesistano come una sola religione, a tutte le razze, perché vivano unite come una sola razza, e a tutte le nazioni, perché si relazionino tra loro come se fossero una sola nazione. Tuttavia, per migliaia di anni, la storia ha visto il continuo acuirsi delle divisioni. Ogni volta che è stata adottata una nuova religione o è salito al potere un nuovo regime, sono stati tracciati ulteriori confini e sono state combattute nuove guerre. Oggi però viviamo in un’era di globalizzazione. Nell’interesse del futuro, dobbiamo trovare l’unità.

Uno strumento che ho suggerito per facilitare tutto questo è l’Autostrada Internazionale della Pace, un’impresa immensa. Essa collegherà la Corea al Giappone con un tunnel sottomarino e si avvarrà di un ponte o di un tunnel per attraversare lo stretto di Bering, che separa la Russia dall’America del Nord. Questi grandi collegamenti possono unificare il mondo. Quando l’autostrada sarà completata, si potrà viaggiare in automobile dal Capo di Buona Speranza, in Africa, fino a Santiago, in Cile, e da Londra a New York.

Non ci saranno blocchi stradali e tutto il mondo sarà interconnesso, in modo analogo a quanto accade con i vasi sanguigni nel corpo umano, il mondo diventerà un’unica comunità integrata e tutti saranno in grado di viaggiare liberamente attraverso i confini internazionali. Questi ultimi, una volta che consentiranno il libero transito a tutti, perderanno il loro significato di confini.

Qualcosa di simile avverrà per la religione. Con l’aumentare della frequenza degli scambi tra le religioni, si diffonderà una maggiore comprensione reciproca, i conflitti scompariranno e i muri delle divisioni crolleranno.

Quando diversi tipi di persone vivranno insieme in un’unica comunità globale, le barriere tra le razze svaniranno. Ci sarà interazione tra le razze, a prescindere dalle diversità delle sembianze e delle lingue. Questa rivoluzione culturale farà del mondo una cosa sola.

L’antica Via della Seta non costituì solo una rotta commerciale usata dai commercianti per andare a vendere seta e comprare spezie. Fu anche uno strumento che permise ai popoli dell’Est e dell’Ovest di incontrare il Buddismo, l’Islam e il Cristianesimo. Quelle culture diverse si mescolarono tra loro e diedero origine a una cultura nuova. L’Autostrada Internazionale della Pace svolgerà un ruolo simile nel ventunesimo secolo.

Roma poté prosperare perché tutte le strade portavano a Roma. I Romani ci diedero un’efficace dimostrazione dell’importanza delle strade. Quando si realizza una strada, la gente la usa per viaggiare e per trasferire cultura e ideologie. Per questo motivo, una strada può cambiare il corso della storia. Quando l’Autostrada Internazionale della Pace sarà completata, il mondo sarà interconnesso fisicamente come un’unica entità. Quest’autostrada renderà possibile tutto ciò.

Non sottolineerò mai abbastanza quanto sia importante unire il mondo. Alcuni pensano che si tratti di un’idea prematura. Gli uomini di religione, comunque, prevedono il futuro e vi si preparano. Perciò, è semplicemente naturale che noi ci troviamo avanti rispetto al nostro tempo. Anche se il mondo non ci comprende e ci fa soffrire, noi credenti dobbiamo perseverare, per aprire la strada del futuro.

Il completamento dell’Autostrada della Pace richiederà la collaborazione di tante nazioni. La Cina, che è stata vittima dell’aggressione dei Giapponesi, potrebbe non gradire l’idea di essere collegata al Giappone tramite un’autostrada. Giappone e Corea, comunque, non possono collegarsi al resto del mondo senza passare dalla Cina, perciò devono sforzarsi di conquistare la fiducia di quella nazione.

Chi lo farà? Coloro che nel ventunesimo secolo spiritualmente faranno loro l’idea dell’Autostrada Internazionale della Pace dovranno affrontare in prima persona questo impegno. E che dire del passaggio dello stretto di Bering? Costerà tantissimo, ma questo non dev’essere un motivo di preoccupazione. Il denaro che gli Stati Uniti hanno speso in Iraq sarebbe stato più che sufficiente per costruire quel ponte. Dobbiamo smetterla di fare le guerre e costringere i popoli a soffrire. È una perversione dilapidare centinaia di miliardi di dollari in armi e combattimenti. È venuta l’ora che con le nostre spade costruiamo aratri, e falci con le nostre lance.

L’Autostrada Internazionale della Pace è un progetto per unire il mondo. Rendere unito il mondo è ben altro che il semplice collegamento dei continenti con gallerie e ponti. Implica la parificazione della qualità della vita nel mondo. Quando qualcuno monopolizza una tecnologia e la sfrutta a proprio esclusivo beneficio, l’equilibrio del mondo viene offeso.

L’Autostrada Internazionale della Pace ripianerà le attuali disuguaglianze, dando accesso alle esistenti risorse naturali e umane. Questo produrrà un livellamento della ricchezza. Livellare vuol dire prendere qualcosa da un luogo più elevato ed aggiungerlo in luoghi meno elevati. Alla fine, entrambi i luoghi avranno la stessa altezza. Ci vorrà sacrificio da parte di chi ha le disponibilità materiali e le conoscenze maggiori. La costruzione di un mondo di pace non potrà compiersi con singole azioni caritatevoli o offerte: solo l’amore sincero e il sacrificio continuo saranno capaci di creare un mondo pacifico. Dobbiamo essere pronti a offrire tutto quello che abbiamo.

La costruzione dell’Autostrada Internazionale della Pace offrirà al mondo ben più di una via fisica di comunicazione. Gli esseri umani sono stati creati perché la loro mente e il loro corpo diventassero un tutt’uno. Anche il mondo in cui viviamo funziona allo stesso modo. Il mondo potrà essere completamente unito solo quando ci saranno sia la comunicazione fisica che la comunicazione del cuore.

Per questo motivo mi sono adoperato tanto a lungo per la riforma e il rinnovamento delle Nazioni Unite. Naturalmente, le Nazioni Unite hanno fatto molto per la pace mondiale. Tutti noi Coreani siamo grati per quanto esse hanno fatto, preservando la nostra libertà, durante la guerra di Corea. Tuttavia oggi, a sessant’anni di distanza dalla fondazione, le Nazioni Unite sembrano aver perso di vista il loro scopo originale e rischiano di diventare un’organizzazione che opera nell’interesse esclusivo di poche, potenti nazioni.

Nel 2005, ho fondato a New York City la Federazione Universale della Pace e subito dopo ho intrapreso un giro del mondo per portare in cento città un messaggio di pace, riguardante un nuovo futuro per le Nazioni Unite e il mondo. Le Nazioni Unite sono state create per risolvere i conflitti che insorgono nel mondo, e così devono anteporre gli interessi del mondo a quelli di un lato o dell’altro. Quando una nazione potente insiste nelle proprie convinzioni e usa la forza per imporle alle altre non può che prodursi ulteriore conflitto.

Sfortunatamente le Nazioni Unite, oggi, non sono capaci di fare un granché in queste situazioni. In questa prospettiva, ho proposto di ristrutturare le Nazioni Unite, facendone un’istituzione bicamerale. In aggiunta all’Assemblea Generale, dev’esserci un’assemblea o un consiglio religioso o culturale. Quest’organo deve comprendere rappresentanti spirituali, qualificati in campi come la religione, la cultura e l’istruzione.

I membri di quest’assemblea interreligiosa dovranno dimostrare la capacità di trascendere gli interessi delle specifiche religioni e culture e parlare in favore degli scopi spirituali e morali di tutta l’umanità. Io ritengo che le due camere, lavorando insieme con rispetto e collaborazione reciproci, saranno in grado di fare grandi progressi nella direzione della pace mondiale.

Qualcuno potrebbe contestare questo progetto, chiedendo: «Perché gli uomini di religione dovrebbero occuparsi degli affari terreni?». Io risponderei che il mondo si trova oggi in un periodo in cui la partecipazione delle persone religiose è fondamentale. L’opera di chi ha raggiunto una profonda consapevolezza di sé, attraverso la pratica religiosa, è ora più necessaria che mai.

Solamente gli uomini veramente religiosi possono fronteggiare l’ingiustizia e la malvagità del mondo e praticare l’amore vero. Soltanto quando le conoscenze e l’esperienza dei capi politici saranno combinate con la saggezza dei rappresentanti interreligiosi, il mondo potrà trovare la strada per una pace vera.

Ogni giorno, io mi metto in moto con determinazione sempre nuova, per raggiungere questa meta. La mia preghiera è che ogni essere umano sulla terra possa rinascere come un cittadino globale amante della pace, trascendendo le barriere della religione, dell’ideologia e della razza.

Note

(1) Wonhwado significa «Creare una via circolare di vita armoniosa», o «Via dell’armonia circolare». Won significa cerchio, hwa significa armonia, do significa la via.

(2) Si riferisce agli scontri tra studenti e polizia che avvenivano con notevole frequenza in quegli anni, per motivi politici.

(3) Si riferisce ad un piccolo timbro che i Coreani portano sempre con sé assieme ad un inchiostratore altrettanto piccolo. Questo timbro viene usato come firma con valore legale.

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