Capitolo 7 - Il futuro della Corea è il futuro del mondo
L’armonia globale inizia dalla penisola coreana
Mi manca così tanto il mio villaggio natale che spesso lo visito nei miei sogni. Il posto da dove vengo è ben oltre Seul; si trova in Jeongju, nella Corea del Nord. È una regione tra le montagne e il mare. Dovunque io sia, qualunque ora del giorno possa essere, il mio cuore desidera sempre ritornare in quel luogo, dove c’è amore e vita.
Tutti noi siamo nati nella stirpe dei nostri genitori e, nel corso della nostra crescita, siamo stati nutriti dal loro amore. Non possiamo dimenticare il nostro luogo d’origine, perché lì la terra stessa è intrisa dell’amore dei nostri genitori; perciò, più diventiamo vecchi, più ci manca il nostro paese natale. Lì sono le nostre radici e lì dobbiamo ritornare. È difficile separarci da quelle cose che sono per noi fondamentalmente importanti. Nel 2004, conclusi trentaquattro anni di attività negli Stati Uniti e feci ritorno nella penisola coreana, dove abita la fortuna celeste.
Non siamo consapevoli del momento esatto in cui la mattina cede al mezzogiorno. Neppure siamo consapevoli del momento esatto in cui la sera diventa notte. Analogamente, gli uomini non hanno alcun modo di riconoscere il momento in cui il Cielo compie la sua opera. E questo è vero anche per le nostre vite: i nostri momenti di successo o di disfatta si compiono tutti senza che ci rendiamo pienamente conto di quando esattamente abbiano cominciato a prendere quella piega.
La stessa cosa accade alle nazioni. Non è possibile conoscere in anticipo il momento in cui a una nazione sorriderà la buona sorte o si presenterà la sorte avversa. La fortuna celeste è la forza che muove il mondo, è il principio che fa funzionare l’universo. Anche se non la conosciamo, c’è chiaramente questa cosa, chiamata fortuna celeste, che quell’Uno, che creò il mondo, usa per condurre la Sua provvidenza.
L’universo si muove in perfetta sintonia col suo stesso ordine. Nel mondo, tutti gli esseri portano dentro di sé un certo principio, che è stato posto in essi ancor prima della loro stessa esistenza. Quando nasce un bambino, nessuno deve insegnargli come respirare o aprire gli occhi. Lo fa senza esservi costretto. Le cose che avvengono spontaneamente serbano al loro interno chiavi importanti, che aprono le porte dei segreti dell’universo.
Molti fenomeni naturali sembrano prodursi automaticamente. In realtà, non è così. Nascosta nei fenomeni dell’universo, c’è una forza direzionale, di cui noi non siamo coscienti e che non comprendiamo. Lo stesso può dirsi per le forze della fortuna nell’universo, ovvero la fortuna celeste.
Osservando i cicli dell’universo, possiamo essere certi che sta per arrivare un periodo di grande fortuna. Se comprendiamo il principio universale, per cui la primavera segue l’inverno ed è seguita a sua volta dall’estate, possiamo prevedere per la Corea un brillante futuro, dopo il lungo inverno di disgrazia che ha dovuto affrontare.
L’uomo saggio si adegua alle leggi e ai ritmi dell’universo. Quando ero in America, spesso andavo a pescare nel fiume Hudson, non lontano da casa. Sin da quando ero ragazzo, sono sempre stato un pescatore molto esperto, e tuttavia c’erano giorni in cui, nell’Hudson, non riuscivo a prendere altro che un pesciolino minuscolo e dovevo tornarmene a casa sconsolato.
I pesci hanno dei percorsi particolari lungo i quali si muovono, e certi periodi specifici in cui li utilizzano. Se non abbiamo idea di dove si trovino quei percorsi e di quando i pesci passeranno di là, non prenderemo niente. Solo perché c’è dell’acqua, questo non vuol dire che ci saranno sempre dei pesci in transito. Chi non comprende questo punto fondamentale, può tenere la lenza in acqua tutto il giorno e tutta la notte senza combinare nulla. Lo stesso accade con la fortuna celeste. Senza un occhio particolare, capace di predire il futuro, non vedremo mai la fortuna celeste, neppure quando l’avremo davanti agli occhi. Per questo motivo, è importante avere una comprensione nitida della fortuna celeste e la capacità di cogliere i suoi movimenti.
In tutto il corso della storia, la civiltà umana si è sviluppata in direzione dell’occidente. La civiltà continentale dell’Egitto ha ceduto il passo alle civiltà peninsulari della Grecia e di Roma; si è poi sviluppata la civiltà insulare della Gran Bretagna, prima dello spostamento verso un’altra civiltà continentale, questa volta in America. La civiltà ha proseguito nel suo movimento verso Ovest, attraversando l’Oceano Pacifico per giungere in Giappone.
Il movimento della civiltà non si è fermato lì. La forza che ha innalzato il Giappone a una posizione così importante si sta ora trasferendo alla penisola coreana, dove la civiltà sta per raggiungere il suo apice. Per collegarsi con il continente, la civiltà insulare del Giappone deve passare attraverso una penisola. L’Asia, naturalmente, ha altre penisole, ma solo la Corea ha una fondazione sufficiente per ereditare la civiltà contemporanea. La penisola coreana si trova in una posizione geopolitica estremamente favorevole. Ha di fronte il Giappone e, dall’altra parte dell’Oceano Pacifico, gli Stati Uniti. È anche collegata alla massa continentale eurasiatica ed ha confini comuni con la Cina e la Russia. Questa è la ragione per cui la Corea è stata al centro delle lotte di potere tra le grandi potenze mondiali e, come conseguenza, ha patito tante sofferenze.
Durante la Guerra Fredda, abbiamo combattuto contro il comunismo una guerra per la nostra stessa esistenza. Ancor oggi, le preoccupazioni e gli interessi delle grandi potenze mondiali continuano a ripercuotersi sulla penisola coreana, così che la Corea rimane una nazione divisa, impossibilitata a vivere in completa pace. È venuto il tempo in cui la nostra penisola, fatta terreno di scontro degli interessi delle grandi potenze mondiali, assumerà un ruolo importante nella prevenzione dei conflitti tra quelle nazioni e, di conseguenza, si troverà nella posizione di guidare il resto del mondo verso la prosperità e la pace.
La fortuna celeste è accompagnata da una responsabilità tremenda. Adesso che è entrata nel periodo della sua fortuna celeste, la penisola coreana deve svolgere un ruolo simile a quello di un cuscinetto a sfere, assicurando che le diverse nazioni non soltanto non entrino in conflitto tra loro, ma al contrario cooperino strettamente nel perseguimento della prosperità e della pace mondiali. Il cuscinetto a sfere ha la duplice funzione di mantenere in posizione l’asse del meccanismo, e allo stesso tempo consentire all’asse di ruotare liberamente. La Corea deve mantenere buone relazioni con le grandi potenze mondiali e diventare, così, un cuscinetto a sfere, che consenta alla pace di ruotare liberamente in tutto il mondo.
Per tanto tempo ho condotto preparativi serrati perché la Corea assumesse questo ruolo. Ho sostenuto la politica della glasnost (1) del presidente Gorbachev e mi sono adoperato per il miglioramento delle relazioni con l’Unione Sovietica. Ho sostenuto anche le riforme e la politica di apertura di Deng Xiao Ping, in Cina, a partire dalla fine degli anni ‘80. Ho cominciato il mio lavoro in Cina aiutando l’università di Yanbian a realizzare il college del corso di studi d’ingegneria. Anche dopo gli eventi di piazza Tienanmen, quando gli operatori stranieri si sono ritirati dalla Cina, noi siamo rimasti e abbiamo investito decine di milioni di dollari a Huizhou, nella provincia di Kwangtung.
Le mie motivazioni non sono state meramente economiche. Io sono un uomo di religione, non un uomo d’affari. L’uomo di religione è colui che vede nel futuro e prepara al futuro. Russia, Cina, Giappone e Stati Uniti devono imparare a collaborare tra loro, facendo buon uso del fulcro spirituale costituito dalla penisola coreana. Quest’ultima è destinata a diventare l’asse della pace mondiale.
Quando cominciai a operare per il miglioramento delle relazioni tra la Corea da un lato e l’Unione Sovietica e la Cina dall’altro, scoprii che la Corea mancava persino di una cosa così basilare come un dizionario russo o cinese. Ben poco sarebbe stato fatto, finché non avessimo potuto comprendere l’uno la lingua dell’altro. Quando sentii che c’erano due gruppi di studiosi, che avevano avuto la lungimiranza di cominciare a lavorare uno a un dizionario cinese-coreano, e l’altro a un dizionario russo-coreano, sostenni questi due progetti.
Il progetto del dizionario cinese-coreano era guidato dal professor Il Shik Hong, dell’Istituto di Cultura Coreana dell’Università di Corea; diversi professori del Dipartimento di Studi sulla Russia, nella stessa università, erano impegnati nella compilazione di un dizionario russocoreano. Questi dizionari stanno assolvendo un compito cruciale negli scambi tra le due Coree, la Cina e la Russia.
La pietra che sta sulla cima della montagna più alta, una volta che comincia a cadere, rotola giù fino al fondo della valle. Quest’immagine descrive il cambiamento di fortuna della civiltà occidentale. Tutti sappiamo che l’Occidente ha conseguito, grazie alla scienza, un progresso incredibile, ma ora il decadimento morale lo sta facendo precipitare verso la parte più profonda della vallata. Il fondo della vallata è l’Oriente, dove per migliaia di anni è stata sviluppata una cultura spirituale.
In particolare, la penisola coreana è il luogo dove s’incontreranno le culture dell’Oriente e dell’Occidente, come pure s’incontreranno le civiltà continentali e marittime. Lo storico e filosofo Oswald Spengler (2) ha elaborato una teoria ciclica sulla nascita e il declino delle civiltà ed ha delineato una visione pessimistica della democrazia, vista come la forma di governo che sta sospingendo la civiltà occidentale verso il declino. Spengler sostiene che la democrazia è mossa dal denaro; la forza corruttiva della democrazia e le sue manifestazioni di degrado morale costituiscono la base per l’avvento del materialismo e del culto della scienza.
Osservando la cultura occidentale di oggi, notiamo che alcune delle riflessioni di Spengler sono state profetiche. La civiltà atlantica, che ha prosperato fino ad oggi, sta andando chiaramente incontro a una nuova era, l’era dell’emergente civiltà pan-pacifica. L’Asia, con la Corea designata ad assumere in essa un ruolo centrale, sta diventando l’attore principale nella nuova storia mondiale. Due terzi della popolazione mondiale vivono in Asia e tutte le maggiori religioni del mondo sono nate in Asia. Questo continente ha lungamente servito da radice spirituale dell’umanità.
È inevitabile che le civiltà dell’Occidente e dell’Oriente si uniscano armoniosamente nella penisola coreana. Mentre il mondo cambia rapidamente, la fortuna celeste si sta muovendo a velocità crescente in direzione della Corea. Tuttavia, la penisola coreana, per svolgere adeguatamente il suo importante ruolo nel condurre il mondo all’armonia e alla pace durante un’era di caos, deve assolutamente prepararsi. Deve liberarsi di un passato, contrassegnato dal pregiudizio e dall’egoismo, e salutare la nuova era con uno sguardo limpido e un cuore nuovo.
Dalla sofferenza e dalle lacrime alla pace e all’amore
La storia tragica che il popolo Coreano ha subito fino ad oggi, ha un significato profondo. La Corea ha sofferto tanto, perché da essa è destinata a svilupparsi la fondazione sulla quale sarà edificata la pace mondiale. Avendo sopportato sofferenze e difficoltà per così tanto tempo, la Corea può diventare ora la nazione centrale, dalla quale Dio può espandere la pace a tutto il mondo.
I Coreani, sebbene abbiano incontrato innumerevoli difficoltà, non hanno mai coltivato inimicizia o provato odio per chicchessia. Taluni popoli vicini hanno causato loro delle difficoltà, ma non per questo i Coreani li hanno considerati come irriducibili nemici.
La gente di Corea ha sviluppato una cultura del cuore, che l’ha messa in condizione di perdonare i propri nemici. La capacità di amare i nemici viene soltanto dopo aver ottenuto la vittoria sui propri conflitti interiori.
Chi è perseguitato è più vicino a Dio. Per comprendere il cuore di Dio, bisogna aver sperimentato il Suo corso di lacrime. Anche un uomo che non avesse mai pianto prima, se all’improvviso dovesse perdere la sua famiglia o il suo paese, non potrebbe non abbandonarsi alla lacrime e, singhiozzando, supplicare disperatamente Dio. Le difficoltà conducono l’uomo a sviluppare nel cuore la propensione al dolore e al pianto, ma anche a ricevere, proprio attraverso questo tipo di cuore, la benedizione di Dio. Dio visita i cuori inondati di lacrime. La Corea è diventata il paese della fortuna celeste perché nel cuore della sua gente ci sono tante lacrime.
Noi Coreani onoriamo gli antenati. Per quanto possiamo essere ridotti alla fame, non venderemmo mai la terra, dove sono sepolti i nostri antenati, per comprarci da mangiare. Abbiamo mantenuto, attraverso il corso della storia, un modo di pensare che rispetta il Cielo. Siamo una nazione moderna e civilizzata, che ancora onora il mondo dello spirito. Quando accettammo il Buddismo e il Confucianesimo, da queste religioni ebbe origine una bella cultura religiosa. Più di recente, hanno cominciato a prosperare anche la tradizione cristiana e quella musulmana. In Corea, tutte queste religioni vivono senza scontrarsi tra loro, si mescolano insieme e coesistono pacificamente. Cos’è che ha fatto di noi un popolo così singolare?
Fin dall’antichità, abbiamo sempre avuto una mente religiosa e il nostro cuore è sempre stato aperto a ricevere la Parola di Dio. Inoltre, noi Coreani abbiamo sempre dato grande importanza all’istruzione e all’eccellenza. Come risultato, abbiamo la lingua coreana e l’alfabeto Hangeul (3), che consideriamo come dei tesori, offertici dal Cielo. La nostra lingua è ricca di aggettivi e avverbi che possiamo utilizzare per esprimere i sentimenti umani.
Mi piace l’alfabeto coreano. Sono innamorato del termine Hunminjeongeum, che vuol dire «suoni corretti per l’istruzione del popolo» ed è l’idea che sta alla base dell’Hangeul. Ha un bellissimo significato. L’eccellenza dell’Hangeul si è perpetuata nei secoli e continua a dare pregio alla comunicazione umana, anche in quest’era digitale. Trovo davvero meraviglioso che, attraverso una semplice combinazione di consonanti e vocali, gli uomini possano comunicare tra loro e imitare tutti i suoni della creazione. Da più di trent’anni, sto consigliando ai membri della nostra chiesa, che vivono nelle altre nazioni, di prepararsi al futuro studiando la lingua coreana.
Di recente, i giornalisti cinesi hanno coniato la parola hallyu, ovvero «onda coreana», per descrivere la repentina diffusione della cultura popolare coreana in tutta l’Asia. La popolarità della musica pop, degli sceneggiati televisivi, dei film, provenienti dalla Corea, ha indotto un sensibile aumento del numero di persone che studiano la lingua coreana. C’è gente in Giappone, in Mongolia, in Vietnam e persino in Africa che parla il coreano. Questa non è certo una coincidenza. Nella lingua è custodita l’anima. Lo scopo per cui i Giapponesi hanno cercato con tanto accanimento di reprimere l’uso della lingua coreana, durante la loro occupazione militare, era quello di distruggere l’anima del popolo Coreano. Il fatto che persone di ogni parte del pianeta, oggi, parlino il coreano è segno del prosperare del cuore e dell’anima del nostro popolo nel mondo di oggi. Grazie alla fortuna celeste, l’influenza culturale della Corea continua a crescere.
I Coreani non vogliono mai essere di peso agli altri. Nel tempo in cui ho vissuto in America, ho potuto constatare il carattere testardo dei Coreani. Gli Stati Uniti sono una nazione che ha vari strumenti di sicurezza sociale, ma i Coreani ne approfittano molto raramente. Piuttosto che beneficiare del sostegno del governo, i Coreani cercano sempre modi nuovi per guadagnarsi i mezzi economici, di cui hanno bisogno per far crescere i loro figli e per prendersi cura dei loro anziani genitori. Questo modo di fare dimostra la fiducia in se stessi che hanno i Coreani.
Noto questo stesso tratto caratteriale nei missionari che abbiamo inviato in tutto il mondo. Non hanno paura di recarsi in un paese a loro sconosciuto. Questo accade non soltanto ai missionari, ma anche agli uomini d’affari. Una volta che viene affidata loro una missione, non importa in quale angolo del mondo quella missione possa portarli, lasciano tutto e vanno. Non sono mai indecisi o riluttanti.
I Coreani hanno uno spirito imprenditoriale che li aiuta, dovunque nel mondo, a condurre una vita produttiva. La nostra storia di sofferenza ci ha insegnato che nessun ostacolo è insuperabile. Abbiamo imparato come si fa ad affrontare le situazioni peggiori e venirne fuori vittoriosamente.
Quando c’è una festa nel quartiere, la gente solitamente fa a gara per occupare il posto migliore dal quale assistere alla manifestazione. Questo è un tipo di comportamento assolutamente egocentrico. Chi, invece, rimane seduto tranquillamente nel posto peggiore, sarà la guida della nuova epoca. Colui che si preoccupa, per prima cosa, di procurarsi da mangiare sarà un fallimento nell’era che verrà. Anche quando abbiamo da mangiare un solo cucchiaio di minestra, dobbiamo pensare prima agli altri. Per essere in grado di ricevere la fortuna celeste, che sta venendo verso la penisola coreana, dobbiamo essere consapevoli nel più profondo del nostro cuore che gli «altri» hanno più valore di «me».
Nel passato, ci è stato tolto tutto quello che amavamo. Durante l’occupazione armata giapponese ci è stata tolta la nostra nazione. Poi, il nostro Paese è stato diviso in due e siamo stati separati con la forza dai nostri cari genitori e familiari. La Corea è diventata una terra di lacrime. D’ora in poi, però, dovremo piangere per il mondo, piuttosto che per noi stessi. Dovremo versare le nostre lacrime più sincere e disperate per il bene del mondo. È questo che dovremo fare, in tutta la penisola coreana, se vorremo continuare a ricevere la fortuna celeste. Così, la fortuna celeste si diffonderà dalla penisola coreana al mondo. I Coreani adesso hanno l’opportunità storica di porsi al centro di un’era di pace globale.
La meta della religione del ventunesimo secolo
Il ventesimo secolo è stato un tempo di straordinari cambiamenti. Ce ne sono stati di più in quel periodo di cent’anni, che nel corso dei duemila anni precedenti. È stato il secolo in cui si sono combattute due guerre mondiali e durante il quale il comunismo è cresciuto, fino a detenere un potere grandissimo, e poi è scomparso. È stato anche il secolo in cui l’umanità ha voltato le spalle a Dio e si è immersa nel materialismo.
Cosa dobbiamo aspettarci, ora, dal ventunesimo secolo? Secondo alcuni, le scoperte scientifiche avrebbero dimostrato che molte credenze religiose sono mere superstizioni, prive di significato per il mondo moderno. Io sostengo, invece, che il ruolo della religione continuerà a essere essenziale, fino a quando, rimanendo una realtà l’aspetto spirituale dell’uomo, non sarà stato stabilito un mondo di pace.
Qual è lo scopo della religione? È quello di costruire il mondo ideale di Dio. Le religioni diffondono il loro messaggio di fede perché desiderano accrescere il numero di coloro che si pongono sotto la sovranità di Dio. Se tutti dovessero vivere sotto la sovranità di Dio, avremmo un mondo di pace, nel quale non ci sarebbero guerre né divisioni. La destinazione finale del percorso seguito dalle religioni deve essere la pace.
Dio creò questo mondo mosso da un desiderio di amore e pace. Se noi creiamo divisioni, sostenendo che la nostra religione sia l’unica strada per la salvezza, andiamo contro il desiderio di Dio. Dio vuole che tutti gli uomini s’impegnino per la pace, la riconciliazione e la coesistenza. Se qualcuno mi dice che il venire alla chiesa crea divisione nella sua famiglia, io non ho esitazioni a dirgli che deve mettere la sua famiglia al primo posto. La religione è soltanto un mezzo per costruire il mondo perfetto di Dio, e non un fine in sé.
Il desiderio dell’umanità è quello di riunire tutti i punti di vista, che sono adesso discordi tra loro. La filosofia che guiderà l’umanità nel futuro dovrà essere in grado di riunire tutte le religioni e le filosofie. Sono finiti i tempi in cui un solo paese aveva la supremazia e guidava l’umanità. È finita anche l’era del nazionalismo. Se andremo avanti con le vecchie abitudini, riunendoci solamente tra persone della stessa religione o della stessa razza, l’umanità non potrà evitare il ripetersi delle guerre. L’era della pace non potrà mai venire, se non trascenderemo le abitudini e le tradizioni culturali. Nessuna ideologia, filosofia o religione, che abbia ispirato l’umanità nel passato, è capace di realizzare la pace e l’unificazione di cui abbiamo bisogno per il futuro. Ci serve una nuova ideologia e filosofia che vada oltre il Buddismo, il Cristianesimo e l’Islam. Per tutta la vita, ho ripetuto fino a sgolarmi che le persone devono andare oltre le affiliazioni religiose e le religioni stesse.
Ci sono circa duecento nazioni nel mondo, ognuna delle quali ha i propri confini statali, che separano una nazione da un’altra. Questa separazione non può durare in eterno. Solo le religioni sono in grado di oltrepassare i confini nazionali. Tuttavia, proprio le religioni, che dovrebbero unire le persone, si sono esse stesse divise in tante confessioni, occupate a combattere l’una contro l’altra. Sono cadute in una logica egoistica, che mette al primo posto la propria religione o confessione, e sono ignare del fatto che il mondo è cambiato e sta sorgendo una nuova era di altruismo.
Non sarà facile abbattere le barriere tra le religioni, barriere che esistono da migliaia d’anni; tuttavia perché si possa entrare in un mondo di pace queste barriere devono cadere. Le religioni e le loro fazioni interne devono smetterla con le loro lotte insensate e devono trovare un terreno d’incontro per le opinioni differenti, sviluppando modalità concrete per preparare il mondo della pace. La mera opulenza materiale non sarà da sola sufficiente per la felicità futura dell’umanità. Dobbiamo superare con urgenza le lotte tra le ideologie moderne, le culture e le razze, attraverso la comprensione interreligiosa e l’armonia spirituale.
Per tutta la vita, non ho fatto altro che rivolgere, all’ampia varietà di uomini di religione che ho incontrato in giro per il mondo, questi appelli: prima di tutto, rispettare le tradizioni delle altre religioni e fare tutto quanto è possibile per prevenire il conflitto e la discordia tra le religioni; secondo, far sì che tutte le comunità religiose cooperino tra loro nel servire il mondo; terzo, che i leader di tutte le religioni cooperino per sviluppare una struttura, che ci permetta di assolvere la nostra missione comune di stabilire la pace mondiale.
L’occhio destro è fatto per l’occhio sinistro, e il sinistro per il destro. I due occhi insieme esistono per il bene di tutto l’organismo. Lo stesso può dirsi per ogni altra parte del corpo. Nessuna cosa esiste per se stessa. Anche le religioni, perciò, non sono state fondate per se stesse, ma per lo scopo dell’amore e della pace. Una volta che il mondo della pace sarà stato stabilito, non ci sarà più bisogno delle religioni. Lo scopo finale delle religioni è quello di costruire nella concreta realtà una comunità umana piena di amore e di pace. Questa è la volontà di Dio.
Non è facile creare l’ambiente, in cui il cuore della gente sia motivato dalla voglia di pace. L’unica soluzione è l’educazione continuativa. È questa la ragione per cui mi sono impegnato in tanti progetti educativi.
Ancor prima che la nostra chiesa si fosse sviluppata abbastanza da tenersi in piedi da sé, abbiamo fondato la Scuola delle Arti Sunhwa. Le scuole sono luoghi sacri dove s’insegna la verità. Quali sono le verità più importanti che dovrebbero essere insegnate nelle scuole? La prima è comprendere Dio e riconoscere la Sua esistenza nel mondo intorno a noi.
La seconda è comprendere la nostra origine fondamentale, come esseri umani, le nostre responsabilità ed il modo in cui adempierle per il bene del mondo. La terza è comprendere lo scopo dell’esistenza dell’uomo, per poi creare un mondo ideale, nel quale potersi dedicare al perseguimento di quella ragione d’esistenza. Questi temi possono essere assimilati soltanto dopo che siano stati insegnati, con sincerità e abnegazione, per un lungo periodo di tempo.
Oggi, invece, l’istruzione è concentrata sulla creazione di una società basata sul principio del «chi vince piglia tutto», dove coloro che arrivano primi sono ricompensati con il monopolio sulla felicità. Non è questo il modo giusto di educare i nostri figli. L’educazione deve approntare i mezzi, con i quali creare un mondo in cui tutta l’umanità possa vivere bene insieme.
Le filosofie e i metodi dell’educazione che ci hanno dominato finora devono essere cambiati, perché possano contribuire al raggiungimento delle mete comuni dell’umanità. Se l’educazione degli Stati Uniti dovesse servire soltanto agli Stati Uniti, e quella della Gran Bretagna soltanto alla Gran Bretagna, il futuro dell’umanità sarebbe oscuro. Gli educatori non devono insegnare a vivere egoisticamente; al contrario, devono impartire la saggezza necessaria per risolvere la miriade di problemi sociali che oggi fronteggiamo.
Il ruolo dei teologi è ancora più importante. Piuttosto che esporre teorie complicate e affermare la superiorità della propria fede, devono infondere nei propri studenti la saggezza che li porti ad amare l’umanità e ad edificare un mondo di pace. Devono insegnare il principio dell’altruismo. Non possiamo aspettarci un futuro di felicità per il genere umano, se i teologi non si impegnano in prima linea nell’insegnare ai nostri discendenti i principi della pace. L’umanità è fatta tutta di fratelli e sorelle e il mondo è un’unica famiglia.
La saggezza più importante di cui ha bisogno l’umanità proviene dalla conoscenza del cuore di Dio e del Suo ideale. Per questo motivo il ruolo della religione continua a rivestire un’importanza fondamentale, specialmente ora, che siamo nel ventunesimo secolo; oggi, infatti, la scienza e la tecnologia sembrano aver soppiantato la religione, nel ruolo di spiegare il funzionamento dell’universo.
Le religioni di tutto il mondo devono comprendere quale sia la destinazione del viaggio dell’uomo e abbandonare immediatamente tutte le loro lotte, grandi o piccole che siano. Non devono combattere per la salvaguardia dei propri privilegi, ma mettere in comune i loro patrimoni di saggezza, combinare le loro energie e operare diligentemente per costruire il mondo ideale. Devono dimenticare le lotte del passato e l’odio che le animava, e mettere in atto soluzioni pacifiche.
Non ha importanza quanto possiamo aver fatto per la causa della pace mondiale, c’è ancora bisogno di fare molto di più. Gli uomini di religione, il cui compito non è altro che quello di condurre l’umanità nel mondo ideale, non devono dimenticare, neanche per un momento, che davvero la loro unica missione è quella di essere apostoli di pace.
Progetti culturali per esprimere la creatività di Dio
Nel 1988 Seul ha ospitato i Giochi Olimpici. Io li ho considerati come un’opportunità per avere un festival della pace a casa mia, e molti dei nostri membri sono venuti a Seul, da ogni parte del mondo, per essere partecipi dell’avvenimento. I membri hanno prestato assistenza agli atleti e ai funzionari delle rappresentanze straniere, hanno applaudito le competizioni, hanno ristorato gli sportivi e hanno offerto loro bei ricordi di quella visita in Corea.
Ho considerato, inoltre, la partecipazione della Cina e dell’Unione Sovietica un evento che avrebbe potuto avere un impatto decisivo sul corso della Guerra Fredda. La visione delle Olimpiadi come un festival della pace conferì ai Giochi stessi il potenziale appropriato, per costruire armonia tra il blocco comunista e il mondo libero. Il giorno della cerimonia di apertura mi sedetti in tribuna con il pubblico, allo stadio Chamshil, e osservai lo spettacolo con grande gioia.
Dopo le Olimpiadi incanalai quell’energia, che era stata portata dai Giochi, nella fondazione di una squadra di calcio professionistico, l’Ilhwa Chunma, in Corea. D’allora in avanti, questa squadra ha vinto diversi campionati coreani e gode di una vasta base di tifosi. Più oltre fondammo le squadre, a tutt’oggi attive, del Clube Atlético Sorocaba e del Centro Esportivo Nova Esperança (CENE), in Brasile, la patria del calcio-samba.
Perché ho deciso di costituire delle società di calcio? Perché mi piace lo sport. Ho amato la pratica sportiva fin da quando ero giovane, e per qualche tempo ho praticato il pugilato e le arti marziali tradizionali.
Il calcio, comunque, è l’unico sport che continuo a seguire, ancora alla mia età. Quando ancora andavo a scuola, mi divertivo a giocare nel campo scolastico calciando con entusiasmo il pallone, ma oggi mi limito a osservare gli altri. Quando si tenne a Seul la Coppa del Mondo di calcio, installai tre schermi televisivi uno a fianco all’altro, in modo da poter osservare tutte le partite. Non ho mai perso una partita della Corea.
Il calcio è un microcosmo della vita. Per quanto io possa essere bravo a dribblare la palla per il campo, se un giocatore della squadra avversaria, più veloce ed esperto di me, mi affronta e mi toglie la palla, in un attimo diventa inutile tutto quello che ho fatto fin allora. Se anche riesco a percorrere tutto il campo, palla al piede, e tirare in porta, ma la palla colpisce la traversa e ritorna in campo, non ho concluso niente. Io posso manovrare la palla, ma ci vuole più di una persona per portare la palla in rete. Ho bisogno di avere dei compagni di squadra come Ji Sung Park, che mi assista nel momento critico, o come Young Pyo Lee, che abilmente mi smarchi dagli avversari.
La persona più importante della squadra è l’allenatore, che osserva tutta la squadra dal bordo del campo. L’allenatore non corre né segna reti, ma il suo potere è maggiore di quello di tutti i giocatori messi insieme. Come un allenatore che vede quello che i giocatori non riescono a vedere e dà loro le opportune indicazioni, Dio vede quello che noi non riusciamo a vedere e ci dà le giuste indicazioni. I giocatori che seguono con attenzione le istruzioni dell’allenatore, quasi sicuramente vincono la partita. Ma quando l’allenatore impartisce dei compiti e i giocatori, stupidamente, non li comprendono o li ignorano, e giocano secondo le proprie idee, la squadra non potrà che finire sconfitta.
Il calcio è uno sport competitivo, in cui c’è chi vince e c’è chi perde, ma possiede anche il potenziale adatto per influenzare significativamente le nazioni e incoraggiare la loro cooperazione nella direzione della pace. Mi è stato detto che gli spettatori della Coppa del Mondo sono stati circa il doppio di quelli delle Olimpiadi. Questo ci dà un’idea di quanta gente nel mondo ama il calcio. Perciò, proprio come le Olimpiadi, il calcio può diventare una forza creatrice di armonia tra le nazioni, le razze, le religioni e le culture. Io vedo il calcio e la pace tra le nazioni come potenziali grandi alleati.
Pelé, l’ex calciatore che nel 1995 fu nominato ministro straordinario per lo sport del Brasile, visitò la Corea e trascorse qualche tempo nel quartiere di Hannam Dong, a Seul. La gente lo ricorda come il più grande calciatore della storia, ma il Pelé che io incontrai era un promotore di pace. Voleva portare la pace nel mondo attraverso il calcio.
Quando c’incontrammo, Pelé mi raccontò ridendo la storia di una partita in Africa. Mi disse: «Una volta giocai in Nigeria, mentre la nazione era in guerra. Come pensa che siamo riusciti a giocare in un posto dove tutt’intorno esplodevano le bombe? Fortunatamente fu stipulata una breve tregua, in modo che si potesse svolgere la partita. Fu quella la volta in cui compresi profondamente come il calcio sia più che un semplice sport. Il calcio è uno strumento, condiviso da tutta la gente del mondo, per creare la pace mondiale. Dopo quella partita, decisi che dovevo fondare un movimento per promuovere la pace attraverso il calcio». Fui tanto impressionato da Pelé in quell’occasione che gli strinsi con forza la mano.
Noi viviamo in una società competitiva, dove c’è tanto stress. Lo stress porta tensione nella nostra vita e ci toglie la pace della mente. Quando lo stress si accumula, la gente diventa irascibile e, a volte, entra in contrasto con gli altri. Lo sport e l’arte sono tra le cose migliori che possono aiutarci ad abbassare il livello dello stress. Entrambe ci permettono di esprimere le nostre aspirazioni represse e portano unità tra le persone. Il motivo del mio interesse per le squadre di calcio, le orchestre sinfoniche e le compagnie di danza sta nel fatto che queste attività sono strumenti per la pace mondiale.
Pelé condivide questo modo di pensare. Essendoci trovati in sintonia, Pelé e io abbiamo creato una nuova competizione a livello internazionale, che abbiamo chiamato «Coppa della Pace» e che si è tenuta ogni due anni, a partire dal 2003. Abbiamo ospitato in Corea celebri squadre di calcio di tutto il mondo. Una corrispondente competizione femminile, denominata «Coppa della Regina della Pace», si tiene ad anni alterni rispetto a quella maschile.
Nell’estate del 2009, abbiamo organizzato il primo torneo maschile al di fuori della Corea, nella regione spagnola dell’Andalusia. Tutto il ricavato delle competizioni è stato usato per sostenere manifestazioni calcistiche dedicate ai bambini e ai giovani nei paesi in via di sviluppo. In particolare, usiamo il calcio per aiutare i bambini fisicamente disabili, affinché non rinuncino a tenere vivi i loro sogni.
Operando di concerto con l’ufficio dell’Alto Commissario per i Rifugiati presso le Nazioni Unite, abbiamo organizzato un torneo di calcio giovanile in Liberia. Si tratta di un paese dissanguato da quindici anni di guerra tribale. Alla Liberia è stata offerta una speciale protezione, da parte delle Nazioni Unite, a seguito del rapido crollo degli indici demografici. I bimbi di questo paese devastato dalla guerra si sono incontrati per giocare a calcio e cantare inni di pace. Mentre tiravano la palla da una parte all’altra del campo, hanno appreso quei concetti, del lavoro di squadra e della lealtà, che sono necessari per creare armonia tra le tribù.
L’organizzazione della Coppa della Pace si è posta anche l’obiettivo di costruire uno stadio della pace nella regione israelo-palestinese-giordana, il più vicino possibile al confine tra ebrei e arabi. Lo stadio sarà messo liberamente a disposizione di tutte le parti, come struttura volta alla promozione della pace. Vogliamo portare dall’Europa allenatori di fama e iniziare un’accademia calcistica per i ragazzi della regione. Gli adulti potranno anche preferire di puntarsi addosso i fucili, ma i bambini sceglieranno di andare allo stadio e giocare al calcio. Anche se la gente dice che è un’idea irrealistica, e scuote la testa, noi la realizzeremo lo stesso.
Un membro del governo israeliano ha già dichiarato che lo stadio dovrà essere costruito in territorio israeliano, mentre un membro del governo palestinese afferma che dev’essere fatto in un’area palestinese. In ogni caso, io sono determinato a far sì che il progetto metta d’accordo le due parti. Non sono tipo da farmi schiacciare dalle situazioni, e meno che mai da rinunciare ai miei sogni. Ho una forza di volontà taurina, che uso per tradurre in realtà i sogni che condurranno il mondo alla pace. La creazione della nostra compagnia di danza è un altro esempio della stessa forza di volontà. La gente diceva che sarebbe stato impossibile. Fondammo lo «Universal Ballet» nel 1984. Oggi come non mai, i Coreani apprezzano la danza. Quando creammo la nostra compagnia, la Corea era un deserto, dal punto di vista della danza classica, ma adesso ha addirittura delle ballerine di fama mondiale.
Ogni volta che osservo la danza, sento che essa è l’esempio tipico di quello che sarà l’arte nel Regno dei Cieli. Quando una ballerina sta ritta sulla punta dei piedi e volge la testa verso il cielo, la sua posizione mi colpisce, come la posa perfetta nella quale dovremmo dimostrare la nostra reverenza verso Dio. È un’espressione di desiderio ardente. Nella danza, gli esseri umani possono usare la bellezza del corpo, dato loro da Dio, per esprimerGli il loro amore. È la forma artistica più elevata. Lo «Universal Ballet» cominciò col mettere in scena Il lago dei cigni e Lo schiaccianoci. Ha poi aggiunto Don Chisciotte, Giselle e le proprie creazioni originali Shim Chung e L’amore di Choonhyang. Nel frattempo, è cresciuto fino al punto di essere acclamato sullo scenario internazionale. Lo «Universal Ballet» riceve inviti dalle istituzioni più famose del mondo. Il suo corpo di ballo è apprezzato per la capacità di abbinare una bellezza squisitamente coreana alle movenze energiche proprie della danza occidentale, e quindi per il modo in cui armonizza nelle esibizioni stili orientali e occidentali. Abbiamo anche aperto, a Washington D.C., una scuola dello «Universal Ballet». In campo artistico ho creato anche la «New York City Symphony Orchestra» e i «New Hope Singers».
L’arte mette l’uomo nelle condizioni di riflettere gli alti ideali, infusi nella stessa opera creativa di Dio. Dio ha investito tutto il Suo cuore nell’uomo e nel mondo che ha creato, proprio come gli artisti investono il loro intero essere nelle proprie opere. Leggendo il Libro della Genesi, può sembrare che le varie cose siano venute a esistere semplicemente perché Dio ha pronunciato una parola, ma non è andata assolutamente così. Dio ha investito tutta la Sua energia nella creazione delle acque e delle terre.
Allo stesso modo, i movimenti delle ballerine sul palco sono il frutto di un processo creativo che richiede dedizione totale. La stessa cosa vale per il calcio. Una squadra di calcio di successo profonde tutte le proprie energie nei novanta minuti della partita. In una singola discesa a rete, il giocatore spende ogni stilla di energia alla quale può attingere, come se ne dipendesse la sua stessa vita. Tutto questo rassomiglia da vicino a ciò che Dio ha provato nel creare questo mondo. Investire tutto quello che abbiamo e offrirci completamente per la gioia di un solo momento: questo è il modo in cui l’essere umano attinge alla grandezza e giunge a somigliare a Dio.
Il signore dei mari e il futuro del mondo
La storia ha dimostrato che il paese che ha il controllo dei mari diventa la principale potenza mondiale. Prendiamo, per esempio, la Gran Bretagna. Il suo territorio era stato invaso anche dai Vichinghi, provenienti dalla Norvegia e dalla Svezia. Nel sedicesimo secolo Elisabetta I, non appena incoronata regina, si rese conto che il suo paese avrebbe perso tutto, se non avesse avuto il controllo dei mari. Elisabetta consolidò la politica marinara del suo paese e, grazie al suo impegno convinto, la Gran Bretagna divenne una potente nazione marinara. Mobilitò capitali e tecnologie per far costruire navi possenti, le equipaggiò con marinai coraggiosi e le pose a guardia dei mari. I Britannici non sapevano cosa li aspettasse al di là del mare, ma misero in gioco la loro vita e partirono. Come risultato la Gran Bretagna, una piccola nazione insulare nell’Atlantico, arrivò a possedere colonie in tutti i continenti e gli oceani e a costruire un impero.
La civiltà occidentale, centrata sulla Gran Bretagna, realizzò un grandioso sviluppo scientifico e tecnologico. Con l’ausilio della bussola, le navi britanniche raggiunsero tante diverse località del mondo. Grazie all’elevato livello delle sue conoscenze pratiche e della sua tecnologia, la nazione si spinse alla conquista del mondo intero.
La Corea, insieme a gran parte dell’Est, ha adottato un approccio differente. Il mondo orientale non tralascia lo spirito, nella sua ricerca del progresso materiale. Ogniqualvolta dovesse sorgere un conflitto tra la materia e lo spirito, l’Oriente è più propenso a rinunciare alla materia. Perciò, generalmente, la vita in Oriente è stata più difficile che in Occidente, a causa del minore benessere materiale. All’Ovest, comunque, il dominio della materia sullo spirito non durerà per sempre. Di fronte al degrado, prodotto da una cultura totalmente materialista, si presenta l’opportunità di imparare dall’Oriente, maggiormente orientato allo spirito.
La culla della civiltà si è trasferita dall’Egitto alla Grecia e a Roma, quindi alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti, e ora si sta spostando verso la regione del Pacifico, che circonda la penisola coreana. Si sta aprendo l’era di una civiltà del Pacifico, che legherà tra loro la scienza occidentale e la spiritualità orientale. Le nazioni guida in questa nuova era saranno la Corea e le nazioni asiatiche sue vicine. Non è una coincidenza che la Corea e il Giappone siano stati capaci di porsi in tanta evidenza, sulla scena mondiale, in così breve tempo. Questi sviluppi geopolitici hanno costituito una necessità storica, nella direzione dell’era asiatica.
Gli Stati Uniti e la Russia, comunque, non resteranno a guardare la nostra nazione mentre questa si eleva a un ruolo di preminenza mondiale. È possibile che si generi un grande conflitto, che potrebbe interessare gli Stati Uniti, il Giappone, la Russia e la Cina, e che potrebbe essere combattuto nelle vicinanze della Corea.
Dobbiamo prepararci a questa eventualità in due modi. Per prima cosa, per proteggere la Corea, dobbiamo creare un forte legame tra il Giappone e gli Stati Uniti, ed espanderlo poi alla Russia e alla Cina. Come possiamo riuscire in questo intento? Con una filosofia e un cuore che creino unità. L’unica filosofia in grado di prevenire le guerre tra le religioni e aprire la strada a un mondo di pace è quella in cui si proclama che l’umanità è un tutt’uno, che trascende la razza, la nazionalità e la religione. Per proteggersi dai pericoli della guerra, la Corea deve divulgare nel mondo una filosofia dell’unità.
Come seconda cosa, dobbiamo prepararci per la nuova era oceanica. L’era del Pacifico è alle porte. Il leader dell’era del Pacifico non potrà essere qualcuno che non sia in grado di governare l’oceano. Se la fortuna celeste che viene ci troverà impreparati, non potremo approfittare dell’occasione. Se, invece, siamo consapevoli che sta per iniziare un’era oceanica, e la Corea vuole porsi alla guida di questa transizione, allora la nostra nazione deve mettere in atto i preparativi necessari.
Nel mare, ci sono più risorse che pesci. Un grandissimo tesoro è costituito dalla sua capacità di produrre energia. Col diminuire delle riserve di petrolio, cresce giorno per giorno il senso della crisi riguardante le fonti d’energia. Se nel mondo si esaurisse il petrolio, l’umanità si troverebbe immediatamente al buio. Ci sono tentativi diretti a ricavare energia alternativa dal granturco, ma quest’opzione non appare realistica, quando si consideri che non c’è neppure cibo a sufficienza per sfamare l’attuale popolazione mondiale.
La vera fonte di energia alternativa è il mare. L’energia ricavabile dall’idrogeno, contenuto nell’acqua, rappresenta il futuro dell’umanità. Due terzi della superficie della Terra sono coperti d’acqua. Ciò significa che due terzi delle materie prime, di cui l’umanità ha bisogno per il futuro, sono contenuti negli oceani. Non si può immaginare un nuovo futuro per l’umanità senza le risorse dei mari. I paesi più progrediti stanno già estraendo dal mare petrolio e gas naturali, che vendono a caro prezzo. Il mondo ha appena iniziato a scoprire le risorse degli oceani, ed è vicino il giorno in cui l’umanità si troverà a dipendere dal mare.
L’era marittima non potrà iniziare senza il necessario impegno di energie umane. Dobbiamo innanzitutto andare in mare. Dobbiamo uscire sulle barche ed affrontare le onde. Se non avremo questo coraggio, non potremo essere pronti per quell’era. Il Paese che conquisterà gli oceani diventerà la potenza dominante, e il mondo sarà desideroso di studiare la sua cultura e la sua lingua. La Corea deve eccellere nell’esplorazione dell’Oceano Pacifico, deve comprendere la volontà del Creatore e fare buon uso delle risorse da Lui offerte.
La grande opportunità dell’era dell’oceano
I mari possono diventare un punto centrale per unire il mondo. Per dominare i mari, dobbiamo essere allenati a vivere a nostro agio tanto in mare quanto sulla terra. Quando addestro la gente alla pesca, mando via dieci barche piccole e una grande. Quando lasciano il porto, le barche piccole sono guidate dalla grande ma, una volta che giungono in mare aperto, devono essere responsabili ognuna per sé stessa. Devono conoscere quale sia la direzione del vento, cosa si trovi sul fondale e quali siano i percorsi seguiti dai pesci. Devono apprendere da sé tutte queste cose. Mi piace usare la frase «spirito dell’Alaska». Con questo intendo l’abitudine di alzarsi alle cinque della mattina, uscire in barca, e non fare ritorno se non dopo la mezzanotte, quando d’estate c’è ancora luce. L’uomo con lo «spirito dell’Alaska» resta in mare finché non abbia preso la quantità giornaliera di pesce prevista. Non si diventa veri pescatori se non s’impara a perseverare in questo modo.
Pescare non è come fare una crociera di piacere. Per quanto possa essercene intorno, il pesce non salta da solo nella barca. Ci vuole conoscenza specialistica e tanta esperienza. Bisogna sapere come riparare una rete e come legare un’ancora alla sua fune. Chi ha ricevuto il duro addestramento necessario per diventare un pescatore, può andare in qualunque posto del mondo e diventare una guida di persone. Imparare a pescare è un buon allenamento per diventare un leader.
Il dominio del mare richiede navi e sottomarini che possano andare dovunque. La Corea è già il primo paese produttore di navi al mondo e ha la possibilità di diventare una grande potenza marinara. Ciò di cui ha bisogno la Corea oggi è un maggior numero di persone con il desiderio di andare per i mari. I Coreani sono i discendenti di Chang Bo Go, il magnate del nono secolo che gestì il commercio marittimo internazionale e fu chiamato «Re dell’Oceano». Abbiamo una lunga tradizione di naviganti, che hanno lottato in mezzo alle onde e sono tornati vittoriosi dalle battaglie.
È naturale che la gente abbia paura del mare. Quando le onde sono sostenute dal vento, il mare si agita. Onde e marosi sono assolutamente necessari, per mescolare l’ossigeno con l’acqua del mare. Se il mare dovesse rimanere calmo per troppo tempo, senza vento né onde, comincerebbe a morire. Quando ci rendiamo conto del valore delle onde, esse non sono più qualcosa da temere. Quando il vento soffia forte e le onde si fanno terribili, dobbiamo comprendere che questo serve a far sopravvivere i pesci. A quel punto, le onde diventano parte dell’attrattiva del mare.
Trenta metri sotto la superficie del mare non ci sono onde. Se guidassimo un sottomarino fino al fondo dell’oceano, ci sarebbe tanto fresco che non avremmo bisogno dell’aria condizionata.
I pesci scelgono la profondità in cui trovano la loro temperatura giusta, e poi eseguono danze meravigliose, nuotando in branco nelle loro acque predilette. Proprio come le ballerine dei Piccoli Angeli con i loro ventagli, i pesci hanno livree colorate e muovono gentilmente le pinne. L’ambiente in cui vivono è bello e pacifico. Anche il mondo sarà, molto presto, altrettanto pacifico.
Il fatto che si stia avvicinando un’era oceanica implica che la Corea avrà presto l’opportunità di cambiare il mondo. I popoli che hanno vissuto in territori peninsulari hanno dovuto fare fronte a invasioni, provenienti sia dalla terra che dal mare, per tutta la loro storia. Per sopravvivere, hanno dovuto essere coraggiosi e sviluppare un ferreo carattere nazionale. Non è una coincidenza che la civiltà sia fiorita particolarmente in paesi peninsulari come la Grecia e l’Italia. La civiltà ha potuto svilupparsi in quei paesi perché la gente aveva lo spirito intraprendente, forte e avventuroso, necessario per allargare la propria influenza attraverso i continenti e i mari.
Avete sentito parlare della Corrente Nera, che scorre lungo le coste della parte nordoccidentale dell’Oceano Pacifico? Percorre più di seimila chilometri l’anno, spinta dall’attrazione gravitazionale della Luna. È parte di un flusso marino che gira tutt’intorno all’Oceano Pacifico. Descriverla semplicemente come «spettacolare» non è abbastanza.
Tutti i mari del mondo sono mossi dalla stessa forza che muove la Corrente Nera e tutte le altre correnti marine. Se non esistessero queste correnti, le acque sarebbero immobili e morirebbero. Proprio come i fiumi, anche i più grandi e possenti, devono riversarsi nel mare, così anche gli oceani più ampi devono muoversi attraverso correnti come la Corrente Nera. Il popolo Coreano deve diventare come la Corrente Nera e far sì che il flusso della sua cultura, amante della pace, possa propagarsi al mondo intero. Dobbiamo diventare un punto di forza per il mondo, il luogo dove tutte le energie del mondo possano convergere in una concentrazione pacifica.
Ho visitato molte volte la costa meridionale della Corea, per trovare il luogo che potesse diventare il centro della civiltà del Pacifico, e credo che Yeosu e Sooncheon siano adatte allo scopo. Il mare che costeggia Yeosu è tranquillo e chiaro come uno specchio. È lì che l’ammiraglio Yi Soon Shin, verso la fine del XVII secolo, inflisse ai Giapponesi una pesante sconfitta ed è anche lì che morì in battaglia. Yeosu ha una lunga storia di battaglie navali ed è anche il punto in cui s’incontrano le regioni di Youngnam e Honam. È alle pendici del monte Jiri che i sostenitori della sinistra e della destra combatterono alla fine della guerra di Corea. In questo senso, Yeosu è una terra imbevuta della sofferenza del nostro popolo.
La baia di Sooncheon, famosa per i suoi canneti, ha una bella costa, rinomata in tutto il mondo. Il mare circostante, con le sue acque chiare che luccicano al sole, è ricco di diverse specie di pesci. Nel mare tranquillo della baia si trovano orecchie di mare (4) e alghe brune. Gli ampi bacini di marea sono pieni di conchiglie di vari tipi e di piccoli polipi. Sono stato in mare ed ho anche scalato le montagne di quell’area. È chiaro che si tratta di una bella terra, fornita di tutto quello che è necessario per l’imminente era del Pacifico.
Mi sto occupando adesso dello sviluppo della costa meridionale della Corea, con un’attenzione particolare a Yeosu. Come preparazione, ho visitato Geomun e le altre isole della zona e vi ho abitato per diversi mesi. Ho adottato come miei maestri le persone del luogo, che hanno coltivato quella terra e pescato in quel mare negli scorsi decenni.
Ho mangiato e dormito in semplici locande e ho studiato tutto nei dettagli. Non mi sono accontentato di apprendere dai libri. Ho girato dappertutto, usando i miei stessi occhi e piedi per verificare ogni cosa. Così, ora so che tipi di pesci si possono trovare in ciascuna zona di mare, che tipo di rete bisogna usare per prenderli, che tipi di alberi crescono sui monti e in quale casa dell’isola vive un anziano solo che ha subito un ictus.
Il giorno che completai i miei studi sulla costa meridionale della Corea, invitai il sindaco del paese, che mi aveva aiutato nelle ricerche, a salire con me su un aereo, diretto in Alaska. Lui mi aveva insegnato tutto quello che sapeva, così volli restituirgli il favore, insegnandogli quello che sapevo sull’Alaska. Andai a pesca con lui in Alaska e gli spiegai dei diversi tipi di pesci e dei relativi modi per catturarli. Anche se so soltanto un poco di un certo argomento, non mi sento a mio agio se non lo condivido con altri.
Poco dopo che ebbi cominciato a occuparmi dello sviluppo di quei luoghi, Yeosu fu scelta come sede di un’esposizione nautica internazionale, che dovrà tenersi nel 2012. Insieme con le Olimpiadi e la Coppa del Mondo, le esposizioni internazionali sono le tre migliori occasioni d’incontro globale. Durante i sei mesi in cui l’Expo 2012 si terrà a Yeosu, le centocinquantaquattro nazioni aderenti all’ufficio fieristico internazionale organizzeranno diverse mostre. L’attenzione del mondo si concentrerà su Yeosu, e nel contempo la cultura e la tecnologia dei paesi più progrediti approderanno lì.
Avete mai osservato il cielo d’estate, quando le nuvole scorrono a una velocità incredibile? Spinte dal vento, le nuvole passano veloci sopra montagne e oceani. Non è questo il momento per esitare. Proprio come quelle nuvole, la fortuna celeste soffierà il mondo verso Yeosu e la penisola coreana.
Ho progettato di collegare con ponti tutte le isole disposte lungo la costa meridionale e di costruire residenze, dove la gente amante del mare possa venire a soggiornare da ogni parte del mondo. Non saranno luoghi soltanto di svago. Americani, Tedeschi, Giapponesi, Brasiliani, tutti verranno. Potranno usare diverse barche per andare a pesca, ma io li incoraggerò a incontrarsi sotto lo stesso tetto, per dimostrare che l’umanità è un’unica famiglia.
Nell’era che verrà, saranno sviluppati anche l’aeronautica e i trasporti spaziali. Arriverà il tempo in cui sarà una necessità assoluta possedere una tecnologia aeronautica ben sviluppata. Se non comincerà subito a munirsi di una propria industria aerospaziale, la Corea si troverà in ritardo. Per questo motivo, sto preparando un parco industriale aeronautico a Gimpo, nella provincia di Kyeonggi. Ho in programma la produzione di elicotteri della stessa qualità dei famosi Sikorsky. Giungerà presto il giorno, in cui elicotteri con l’emblema del Taeguk (5) voleranno nei cieli di tutto il mondo.
Un semplice dente di leone è più prezioso dell’oro
Risolvere i problemi dell’inquinamento, creare una consapevolezza nei confronti della protezione dell’ambiente e aumentare la produzione alimentare sono tre delle più grandi sfide che la società moderna deve affrontare. La Terra è stata già pesantemente danneggiata.
La nostra infinita avidità di beni materiali ha prodotto l’attuale grave inquinamento dell’aria e dell’acqua, che minaccia di distruggere la natura, compreso lo strato di ozono che ci protegge. Se la tendenza attuale dovesse continuare, l’umanità si troverà nell’impossibilità di sfuggire alle conseguenze insidiose della sfrenata passione per i beni materiali. Negli ultimi vent’anni, ho lavorato a sostenere e conservare la regione del Pantanal in Brasile. Il Pantanal, una regione posta sul confine tra il Brasile, la Bolivia e il Paraguay, è la zona umida più ampia del pianeta. È stata inclusa dall’UNESCO nell’elenco dei siti del Patrimonio Mondiale. Io sto promuovendo un movimento ambientalista mondiale, per preservare le creature viventi del Pantanal nella condizione di purezza naturale, che Dio aveva loro impresso al tempo della creazione.
Il Pantanal, dove acqua, terra, animali e piante esistono in armonia, è un posto davvero magnifico. Parole semplici come «bello» e «fantastico» non sono in grado di descriverne il valore. Le foto dell’area prese dal cielo sono così belle, che ne è stata messa insieme una serie, che costituisce una delle raccolte d’immagini della natura più vendute al mondo. Il Pantanal è uno dei tesori nascosti dell’umanità, e in esso vivono specie rare come il cappuccino dal petto bianco, l’aluatta rossa, l’ara, il giaguaro, l’anaconda, il nandù e il caimano.
La flora e la fauna di quella regione e del bacino delle Amazzoni sembrano essere le stesse del primo mattino della creazione. Il Pantanal è come un moderno paradiso terrestre. Gli uomini hanno distrutto molti degli esseri creati da Dio. Troppe specie di piante e di animali si sono estinte per colpa dell’avidità umana. Nel Pantanal, invece, rimangono tuttora le forme originali create da Dio. Ho in programma la creazione in quell’area di una riserva per gli uccelli e una per gli insetti, per salvare dall’estinzione alcune di queste specie uniche.
Oltre a essere l’habitat di tante piante e tanti animali, il Pantanal è anche un’importante fonte di ossigeno per tutta la Terra e un luogo nel quale vengono assorbiti i gas che causano l’effetto serra. Esso purtroppo sta cambiando rapidamente, a causa dello sviluppo industriale. Se fosse distrutto il Pantanal, che assieme alle Amazzoni fornisce al pianeta un’importantissima quantità di ossigeno, il futuro dell’umanità intera sarebbe a rischio.
Nel Pantanal vivono centinaia di specie di pesci. Ce n’è uno di colore dorato, che si chiama, appunto, dorado e arriva a pesare oltre venticinque chilogrammi. La prima volta che un dorado abboccò al mio amo, sentii come se il mio corpo venisse risucchiato nel fiume. Mentre tiravo la lenza con tutte le mie forze, il dorado saltò fuori dell’acqua ripetutamente. Dopo aver saltato più volte, aveva ancora a disposizione energie sovrabbondanti per continuare a lottare. Era tanto forte da sembrare un orso o una tigre, piuttosto che un pesce.
I laghi del Pantanal sono quasi sempre puliti. Non importa cosa vi venga gettato, l’acqua ritorna rapidamente limpida, perché l’ambiente umido filtra i sedimenti e gli elementi inquinanti. Questa è la ragione per cui tante diverse specie di pesci vivono in quelle acque. Ciascuna specie ha un regime alimentare diverso. Vivono insieme in un ecosistema molto complesso e divorano anche le scorie che guastano l’acqua. Anche la loro nutrizione contribuisce al mantenimento della pulizia dell’acqua. Da questo punto di vista, i pesci sono molto diversi dagli uomini, perché non vivono per il proprio esclusivo interesse, ma sono parte di un sistema più ampio e bilanciato: contribuiscono a mantenere pulito l’ambiente ed a migliorarlo.
Nel Pantanal, il dorso delle foglie del giacinto acquatico è nero d’insetti. Se tutti quegli insetti rimanessero lì, il giacinto non potrebbe sopravvivere, ma ci sono dei pesci che mangiano quegli insetti. In questo modo, vivono gli insetti, vive il giacinto e vivono i pesci. La natura è fatta in questo modo. Nessuna creatura vive per se stessa. Ognuna vive per l’altra. La natura c’impartisce questa straordinaria lezione.
Per quanto abbondanti possano essere i pesci nel Pantanal, se chiunque fosse autorizzato a pescare in quelle acque, la popolazione ittica diminuirebbe inesorabilmente. Per proteggere i pesci dobbiamo sviluppare degli allevamenti ittici. Poiché i pesci di quella regione sono così preziosi, dobbiamo realizzarne tanti. Ci vogliono anche strutture simili per proteggere gli insetti, gli uccelli e i mammiferi. L’allevamento degli insetti contribuirà ad aumentare la popolazione degli uccelli. Il Pantanal offre un ambiente perfetto per tutte queste creature e gli uomini, concentrandosi sulle modalità per accrescerne la popolazione, potranno continuare a giovarsene per i secoli a venire.
Non sono soltanto i pesci ad abbondare in quella regione. Sulle sponde dei fiumi crescono ananas, banane e manghi. Il riso cresce così bene che si possono fare tre raccolti l’anno, senza neppure doversi preoccupare di irrigare i campi. Il terreno è così ricco! Piante come i fagioli e il granturco possono essere coltivate semplicemente spargendo i semi sul terreno. Il tutto con un intervento umano ridotto al minimo.
Una volta, mentre discendevamo in barca lungo il fiume Paraguay, ci fermammo accanto a una casa, costruita vicino alla riva. Il contadino che viveva lì si rese conto che eravamo affamati, così andò nel suo campo e scavò una patata dolce. Era grande come un’anguria! Ci raccontò che, finché lui avesse lasciato la radice nel campo, quella avrebbe continuato a produrre patate per parecchi anni. Il pensiero che le patate si potessero raccogliere senza doverle piantare ogni anno, mi lasciò con un grande desiderio di portare quelle patate nei paesi dove il cibo scarseggia.
Coloro che propongono lo sviluppo delle aree umide ne sottolineano i benefici economici. Ma il Pantanal offre tanti benefici economici proprio restando un’area umida. Ci sono ampi tratti di foresta vergine e la gente del posto assicura che anche se si piantasse un punteruolo in un albero, quello continuerebbe a vivere per più di cento anni. Da questi alberi maestosi si ricavano legni come l’ebano bruno, del quale si dice che non marcisca mai e duri più a lungo dell’acciaio.
Immaginate quale possa essere la vista di un bosco pieno di questi alberi pregiati. Ne ho fatto seminare un arboreto di quattrocento ettari nella regione. Gli alberi piantati dai nostri membri hanno reso il Pantanal ancora più bello. L’egoismo umano sta distruggendo la natura e la competizione, incentrata sulla ricerca della via più breve al successo economico, è la ragione principale per cui l’ambiente naturale è stato rovinato. Non possiamo permettere che il pianeta sia danneggiato ulteriormente.
Gli uomini di fede devono porsi in prima linea, nell’impegno rivolto a salvare la natura. La natura è la creazione di Dio e il Suo dono all’umanità. Dobbiamo attivarci alla svelta per risvegliare la gente, affinché comprenda quanto la natura sia preziosa e quanto urgente sia la necessità di riportarla allo stato di ricchezza e libertà, di cui godeva al tempo della creazione.
Ormai, da quando si è ampiamente risaputo che il Pantanal è uno scrigno di tesori, è cominciata la lotta per il suo futuro. Il posto che dobbiamo proteggere sta per diventare un campo di battaglia tra gente avida. Negli ultimi dieci anni, ho portato in quella regione leader di paesi di tutto il mondo, per avviare una seria discussione sulle decisioni da assumere per proteggere la regione e il resto dell’ambiente mondiale. Sto chiamando a raccolta esperti e studiosi dell’ambiente da tutto il mondo e li sto incoraggiando a interessarsi della conservazione di quell’area. Sto operando per fermare la distruzione del Pantanal, messa in moto dai desideri materiali di alcuni uomini privi di scrupoli.
Di fronte alle questioni ambientali sempre più pressanti, sono sorti tanti gruppi ecologisti. Il miglior movimento per l’ambiente, comunque, è quello che diffonde l’amore. Le persone, in genere, hanno cura delle cose che appartengono a loro stesse o ai loro cari, ma non si preoccupano, invece, né amano l’ambiente naturale creato da Dio. Dio ha donato questo ambiente all’umanità. Secondo la Sua volontà, possiamo usare l’ambiente naturale per ricavarne nutrimento, per apprezzarne l’abbondanza e per sperimentare la gioia di vivere nella bellezza della natura. La natura non è qualcosa da usare una volta sola e poi gettare via. Tante generazioni dei nostri discendenti dovranno essere in grado di contare su di essa, come facciamo noi.
La via più breve per proteggerla è quella che ci porta a sviluppare un cuore d’amore per la natura. Dobbiamo essere capaci di piangere persino alla vista di un filo d’erba che notiamo sul cammino. Dobbiamo essere capaci di stringerci a un albero e piangere. Dobbiamo capire che lo spirito di Dio è nascosto in ogni sasso e in ogni soffio di vento. Curare e amare l’ambiente è come amare Dio. Dobbiamo arrivare a vedere in ogni creatura fatta da Dio un oggetto del nostro amore. Con gli occhi spirituali aperti, potremmo vedere che un singolo dente di leone sul bordo della nostra strada è più prezioso delle corone d’oro dei re.
La soluzione alla povertà e alla fame
Se non siete mai stati affamati, non potete conoscere Dio. I momenti in cui avete fame sono le occasioni per essere più vicini a Dio. Quando siete affamati e riuscite a guardare umilmente ogni uomo che vi viene incontro, e desiderate aiutarlo, come se fosse un vostro stretto parente, allora ci sono maggiori probabilità che veniate sfamati. In simili situazioni, è importante mantenere un cuore di bontà e di compassione.
La fame non è una questione relegata alle aree del mondo sottosviluppate. Anche negli Stati Uniti, dove pure si gode di un tenore di vita tra i più elevati del mondo, ci sono milioni di persone sottonutrite e affamate. Quando arrivai negli Stati Uniti, uno dei miei primi progetti fu quello di comprare dei camion, da usare per la distribuzione di cibo ai poveri.
La situazione nei paesi poveri è assai peggiore. Quando considero la situazione del mondo, sento che il problema più pressante è quello di assicurare disponibilità di cibo sufficienti. La soluzione del problema del cibo non può essere ritardata neppure un momento. Anche adesso, qualcosa come ventimila persone nel mondo muoiono ogni giorno per cause legate alla fame. Non possiamo permetterci di rimanere indifferenti, soltanto perché noi e i nostri familiari più prossimi non abbiamo il problema della fame.
La semplice distribuzione del cibo, tuttavia, non risolverà da sola il problema della fame. Bisogna accostarsi al problema in maniera più radicale. Sto prendendo in considerazione due metodi concreti e fondamentali. Il primo è quello di fornire loro grandi quantità di cibo a basso costo; il secondo è quello di diffondere le tecnologie, che la gente possa usare per risolvere la fame per proprio conto. La questione alimentare porrà all’umanità un grave dilemma per il futuro. Non potremo costruire un mondo di pace senza prima aver risolto il problema della fame.
Non è possibile produrre quantità di cibo sufficienti per tutta la popolazione mondiale utilizzando i limitati spazi di terreno disponibili per l’agricoltura. Dobbiamo cercare una soluzione nell’oceano. Nei mari sta la chiave per la soluzione della crisi alimentare del futuro. Questa è la ragione per cui, nei decenni scorsi, ho fatto da pioniere degli oceani.
In Alaska, i merluzzi gialli lunghi meno di quaranta centimetri sono usati come concime. Ci si potrebbero confezionare pietanze squisite, ma la gente non sa cosa farne, perciò vengono convertiti in fertilizzante. Non più addietro di venti o trenta anni fa, chiedevamo agli Occidentali le code dei manzi e loro ce le davano gratuitamente. I Coreani sono ghiotti dei cibi preparati con le ossa o l’intestino dei bovini, ma alcuni Occidentali non sanno neanche che quelle parti sono commestibili.
La stessa cosa capita con il pesce. Il venti percento del ricavato della pesca, a livello mondiale, viene buttato via. Ogni volta che vedo questo, penso alle persone che stanno morendo di fame e ne soffro. Il pesce è una fonte di proteine migliore della carne. Sarebbe meraviglioso se potessimo fare dolci di pesce o salumi di pesce, da dare alla gente dei paesi poveri!
A seguito di questa riflessione, ho avviato delle imprese per la lavorazione e la conservazione di grandi quantità di pesce. Non serve a niente prendere tanto pesce se, successivamente alla pesca, non lo si può trattare in modo adeguato. Anche il pesce migliore non può essere conservato per più di otto mesi.
Abbiamo ritirato del pesce destinato a essere gettato via, e abbiamo studiato come trasformarlo in farina di pesce. Abbiamo cercato di fare qualcosa che non era stato mai sperimentato, neppure in nazioni progredite come la Francia o la Germania. Il pesce trasformato in farina potrebbe essere trasportato e immagazzinato facilmente, anche in climi caldi e umidi. La farina di pesce ha un contenuto di proteine pari al novantotto per cento, tra i più alti a confronto con ogni altro prodotto alimentare: per questo motivo può essere usata per salvare le persone dalla morte per fame. Può essere usata anche per fare un tipo di pane. Stiamo cercando ancora altri modi per metterla a disposizione dei paesi poveri del mondo.
I mari contengono riserve di cibo illimitate, ma il metodo migliore per salvare l’umanità dal problema della fame è l’allevamento del pesce. Prevedo che ci saranno costruzioni, simili ai grattacieli che vediamo oggi nelle nostre città, destinate alla coltura del pesce. Usando sistemi di condotte d’acqua, potremmo realizzare vasche d’allevamento in grandi edifici o anche sulla cima delle montagne. Con l’allevamento del pesce possiamo produrre cibo più che sufficiente a nutrire tutta la gente del mondo.
L’oceano è una benedizione dataci da Dio. Quando esco in mare, mi concentro totalmente nella pesca. Ho catturato tutti i tipi di pesce in diversi paesi. Una motivazione per la quale pesco è quella di insegnare come si fa a coloro che non sanno pescare. In America del Sud, ho trascorso diversi mesi mostrando alla gente del posto i miei metodi di pesca. Ho portato con me reti aggrovigliate e poi ho passato tre o quattro ore a mostrare loro come districarle.
Per ottenere adeguate scorte di cibo a costi contenuti, gli uomini dovranno interessarsi degli oceani. Questi, assieme alle grandi praterie, ancora rimaste allo stato preistorico, sono i nostri ultimi scrigni di ricchezze. Non si tratterà però di un compito agevole. Dovremo recarci in posti estremamente caldi e umidi, in cui sarà difficile andare in giro e lavorare alacremente, mantenendo un forte senso di dedizione. La coltivazione delle grandi praterie nelle regioni tropicali è un impegno che non può essere mantenuto, se non sulla base di un amore appassionato e devoto per l’umanità.
Jardim, in Brasile, è un posto del genere. È piuttosto difficile viverci. Il clima è caldo e ci sono insetti che ancora non sono stati neanche classificati, ma pungono continuamente. Io ho vissuto in quel posto e ho fatto amicizia con tutte le sue varie creature. Passeggiavo scalzo, sentendo la terra rossa di Jardim sotto i piedi, così da sembrare un vero contadino. Quando andavo al fiume, sembravo un pescatore dei dintorni.
Soltanto quando la gente del luogo ti vede e dice: «Sei davvero un contadino», oppure: «Sei davvero un pescatore», sei qualificato per ricevere la loro sapienza e condividere con loro la tua. Chi ha bisogno di dormire otto ore per notte, mangiare tre pasti completi al giorno e fare il riposino pomeridiano all’ombra di un albero non potrà mai arrivare a quel punto.
Per svolgere un programma in Paraguay, un gruppo di nostri membri e io abitammo in una minuscola baracca a Olimpo, vicino al fiume Paraguay. C’era un solo gabinetto e tutte le mattine dovevamo fare a turno per usarlo. Io mi svegliavo ogni giorno alle tre, facevo un po’ di esercizio fisico e poi andavo a pesca. In quel periodo, i membri che erano con me patirono tante difficoltà. Non erano abituati a preparare le esche di prima mattina, senza neppure essere riusciti a svegliarsi completamente.
Quando uscivamo con le barche, dovevamo attraversare diverse altre proprietà, prima di arrivare al nostro ormeggio. Era difficile aprire i cancelli di quelle proprietà nel buio pesto. Una volta, vedendo che i membri trafficavano con un chiavistello e non erano in grado di aprirlo, urlai: «Che state facendo?». Strillai con un tono così forte e aggressivo, che me ne meravigliai io stesso. Sono sicuro che per loro dev’essere stato davvero difficile. Sento però che non posso permettermi di perdere neanche un solo secondo. Non ho tempo per starmene in panciolle. Ho chiaro davanti agli occhi l’elenco delle cose che devo ancora fare, prima che possa esserci un mondo di pace, e per questo vivo costantemente con un senso di urgenza.
Mentre pescavo sul fiume, prima dell’alba, le zanzare mi sciamavano intorno come una nuvola nera. I loro aculei erano tanto appuntiti da trapassare facilmente i miei jeans. Nell’oscurità, che precedeva l’aurora, non potevamo vedere i galleggianti delle nostre lenze, così legavamo attorno ad essi delle buste di plastica bianche. Non potevo aspettare che spuntasse il sole. Avevo troppa fretta.
Mi manca molto Jardim. Ho nostalgia di tutto quello che c’era lì. Se chiudo gli occhi, posso ancora sentire il calore dell’aria di Jardim premere sul mio viso. I piccoli inconvenienti per il mio corpo erano niente. La sofferenza fisica passa in fretta. Ciò che ha importanza è la consapevolezza che quel posto potrà svolgere, un giorno, un ruolo significativo al servizio del mondo. Vivere a Jardim mi ha riempito il cuore di felicità.
Andare oltre la carità per mettere fine alla fame
Per risolvere il problema della fame, dobbiamo avere il cuore paziente del seminatore. Dopo essere stati piantati, i semi aspettano nascosti sotto il suolo, finché riescono a germogliare, spaccando il proprio rivestimento. Analogamente è molto meglio, a lungo termine, insegnare a un uomo come piantare e raccogliere il grano per poi cuocersi il pane, piuttosto che offrire un tozzo di cibo a una persona che sta per morire. La prima delle due strade può essere più difficile, e magari non otterrà molta riconoscenza pubblica, ma è l’unica percorribile, se vogliamo arrivare a una soluzione completa e sostenibile per la fame nel mondo. Dobbiamo cominciare con lo studio del clima, del terreno e del carattere delle persone, nelle aree dove la gente patisce la fame.
C’è una specie di albero, che cresce in Congo, che si chiama moringa. Le foglie di quest’albero, che sono ricche di elementi nutritivi, vengono raccolte per darle da mangiare ai bambini. Vengono nutriti con queste foglie anche gli animali, così da ingrassarli prima di portarli al mercato. Gli indigeni pestano le foglie di quest’albero in un mortaio di pietra, aggiungono un po’ d’olio e le friggono in una pastella.
Potrebbe essere una buona idea coltivare molti alberi di moringa, ridurre poi l’intera pianta in polvere (dopo aver tolto le radici, che sono velenose) e usarne la farina per fare del pane. Molti paesi potrebbero seguire quest’esempio e piantare alberi di moringa. Anche i carciofi di Gerusalemme (6), che assomigliano alle patate dolci, una volta piantati crescono molto rapidamente. La quantità che può essere raccolta è tre volte superiore alle altre specie vegetali usate per soccorrere le vittime delle carestie. Piantare tanti carciofi di Gerusalemme è un altro modo per contribuire alla soluzione del problema della fame.
A Jardim, si usano nei campi grandi lombrichi, che rendono il terreno particolarmente fertile. Sono lombrichi che esistono solo nell’America meridionale ma forse, studiandone l’habitat, potremmo utilizzarli per aiutare l’agricoltura in altre regioni. I Coreani stanno lavorando nell’area del Mato Grosso a uno studio sui bachi da seta. Se l’allevamento dei bachi avrà successo, sarà possibile produrre seta a buon mercato e venderla per acquistare cibo.
Non c’è una soluzione facile e rapida al problema della fame. In ogni paese, le persone hanno gusti e abitudini alimentari diversi, e anche le piante e gli animali sono diversi. Il punto importante è la preoccupazione per il nostro prossimo. Dobbiamo per prima cosa sviluppare la sensibilità per cui, una volta che abbiamo riempito a sufficienza il nostro stomaco, pensiamo agli altri che hanno fame e ci preoccupiamo di come poterli aiutare. La vera pace non verrà, finché l’umanità non avrà risolto questo problema. Se la persona accanto a me sta morendo di fame, la pace è un lusso inutile.
Insegnare le tecniche necessarie, per raggiungere l’autosufficienza nella produzione del cibo, è altrettanto importante che distribuire direttamente da mangiare a chi ne ha bisogno. Per insegnare queste tecniche, dobbiamo costruire scuole nelle aree più remote e combattere l’analfabetismo. Dobbiamo istituire scuole tecniche, per dare alle persone la capacità di mantenersi da sé.
Gli Occidentali che conquistarono l’Africa e l’America del Sud non fecero abbastanza per condividere la loro tecnologia con gli uomini che erano già lì. Li usarono soltanto come lavoratori, nell’opera di estrazione ed esportazione delle risorse sepolte nel sottosuolo. Non insegnarono loro come coltivare la terra o come allestire una fabbrica. Questo è stato un comportamento ingiusto. La nostra chiesa, sin dai primi tempi delle proprie attività missionarie estere, ha fondato scuole in posti come il Congo, per insegnare l’agricoltura e la tecnologia industriale.
Un altro problema, che affligge le persone indigenti, è quello di non potersi permettere le cure mediche appropriate, quando cadono malate. Da un lato del mondo, nei paesi progrediti, si assiste a un uso eccessivo di farmaci, mentre tra le popolazioni povere, spesso, si muore soltanto perché non è disponibile una semplice medicina per la diarrea. Perciò, mentre ci adoperiamo per debellare la fame, dobbiamo allo stesso tempo offrire le necessarie cure mediche. Dobbiamo aprire ospedali e curare coloro che soffrono di malattie croniche.
Ad esempio, sulla base della fondazione che avevamo posto con la Fattoria Nuova Speranza in Jardim, ho donato ambulanze e apparecchiature mediche a più di trenta cittadine dei dintorni. Ho creato la Fattoria Nuova Speranza come un modello, per dimostrare come gli uomini possano vivere insieme in pace. Abbiamo dissodato una vasta area per farne terreno agricolo e in una posizione rialzata abbiamo realizzato un ranch per gli animali.
Sebbene si trovi in Brasile, quella fattoria non appartiene soltanto alla gente del Brasile. Chiunque abbia fame può recarvisi ed essere sfamato. Circa duemila persone di varie razze, provenienti da tutte le nazioni del mondo, mangiano e dormono stabilmente lì. Apriremo scuole di ogni livello, dalle elementari fino all’università. Insegneremo come coltivare la terra e come allevare il bestiame. Insegneremo anche come piantare e far crescere gli alberi e come pescare, conservare e rivendere il pesce. Non abbiamo soltanto la fattoria. Usiamo anche i numerosi laghi, ubicati nelle vicinanze del fiume, per creare allevamenti ittici e bacini di pesca.
La regione del Chaco, che pure occupa il 60% dell’estensione del Paraguay, è stata sempre trascurata. Quel territorio si formò quando il livello del mare salì fino a coprire la terra. Ancora oggi, quando si scava il terreno, sgorga acqua salata. Avevo passato i settant’anni quando andai per la prima volta in Paraguay, e mi addolorò molto il vedere le condizioni di indescrivibile povertà della vita della gente, che abita quella regione abbandonata.
Volevo sinceramente aiutarli, ma loro non erano preparati ad accettare con facilità una persona, come me, che aveva un altro colore di pelle e parlava un’altra lingua. Non mi diedi però per vinto. Viaggiai sul fiume Paraguay per tre mesi, mangiando e dormendo con la gente del posto. Nonostante i miei settant’anni, m’impegnai in un compito che la gente riteneva impossibile. Insegnai alla gente quello che sapevo della pesca e loro m’insegnarono la loro lingua. Passammo tre mesi insieme sulla barca e diventammo amici.
Una volta che ebbero cominciato ad aprirmi il loro cuore, parlai loro insistentemente del perché il mondo debba diventare un tutt’uno. Sulle prime, la loro risposta fu improntata all’indifferenza ma, anno dopo anno, cominciarono a cambiare. Dieci anni dopo, il cambiamento era stato tanto profondo, che organizzarono con grande entusiasmo un festival globale per la pace.
La soluzione della questione della fame non comporterà immediatamente la pacificazione mondiale. Dopo che sarà stato sistemato il problema alimentare, sarà importante condurre programmi educativi sulla pace e l’amore. Ho costruito scuole in posti come Jardim e il Chaco ma, all’inizio, le famiglie non mandavano i loro figli a scuola, preferendo tenerli con sé a pascere gli animali.
Non fu facile convincerli della necessità di impartire un’educazione ai bambini e ai giovani, ma ora abbiamo tanti studenti. Abbiamo costruito anche una piccola fabbrica, dove si possono produrre oggetti tecnologicamente semplici, e in questo modo gli studenti hanno acquisito maggior interesse alla frequenza della scuola, in vista del successivo lavoro nella fabbrica.
Siamo tutti responsabili per le persone che muoiono di fame nel mondo. Dobbiamo mobilitarci per aiutarli. Dobbiamo sentire un forte senso di responsabilità e trovare la maniera di nutrirli e salvarli. I popoli che vivono in condizioni migliori devono scendere a un livello leggermente più basso, e tirare su quelli che versano nel bisogno, in modo da costruire un mondo nel quale tutti vivano dignitosamente.
Note
(1) «Trasparenza» in russo. Termine usato da Gorbachev per definire la politica di trasparenza del suo governo ed in generale della vita pubblica in Russia, in contrapposizione alla politica «nascosta» del regime precedente.
(2) Storico e filosofo Tedesco (1880-1936).
(3) Si legge «Hangul».
(4) Conchiglia conosciuta anche come «orecchia di San Pietro», «patella», ecc.
(5) Il simbolo tondo rosso e blu presente nella bandiera coreana.
(6) I «carciofi di Gerusalemme», come dice il testo, sono dei tuberi. Sono meglio conosciuti come rape tedesche o topinambur.
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