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Presentazione di «Come l’uomo pensa»

James Allen nasce a Leicester, in Inghilterra, il 28 novembre del 1864; due anni dopo suo padre, a seguito del fallimento della propria attività commerciale, decide di cercare fortuna in America, dove però viene rapinato ed ucciso (secondo alcune fonti morì per malattia).

Il giovane Allen deve perciò iniziare presto a lavorare: a quindici anni lascia la scuola e viene assunto come impiegato in un’azienda. Nel 1902, a seguito della pubblicazione e della buona accoglienza del suo primo libro, From Poverty to Power, decide di dedicarsi completamente alla sua vera passione, la scrittura.

Si trasferisce quindi con la moglie e la figlia ad Ilfracombe, cittadina del Devon sul canale della Manica, dove scrive un totale di 19 opere. Muore nel 1912, a soli 48 anni.

Allen condusse una vita semplice e ritirata, ma nonostante il suo aspetto poco appariscente – piccolo, fragile, tono di voce basso – aveva, per le sue idee ed il suo esempio, un grande ascendente sulla sua cerchia di amici.

Dai suoi scritti trapela chiaramente l’influenza della visione mistica di Lev Tolstoi, secondo il quale la vita deve essere ascetismo, autodisciplina e lavoro, al fine di incarnare su questa terra tutte le virtù. Fu influenzato anche dal buddismo (l’uomo è il risultato del proprio pensiero) e dal liberalismo protestante. Il protestantesimo inglese aveva da qualche tempo progressivamente abbandonato la rigida concezione dell’uomo quale peccatore per natura e l’aveva sostituita con l’idea che l’uomo è naturalmente buono, essendo il prodotto dell’intelligenza divina.

Questa nuova concezione, che avrebbe avuto notevoli conseguenze anche sullo sviluppo del sistema economico e dell’industria così come li conosciamo oggi, ebbe in Allen il suo «profeta» per quanto riguarda la sua applicazione alla vita dell’uomo. Questi, creato libero da un Dio buono, è l’artefice della propria crescita interiore.

La sua filosofia è quindi molto lineare: ogni individuo è l’artefice della propria fortuna e della crescita del proprio io interiore; le circostanze sono il prodotto del suo pensiero; di conseguenza, cambiando il modo di pensare, il mondo stesso attorno a lui cambia.

Afferma infatti in quest’opera:

«…qual è allora il significato della frase ‘lottare contro le circostanze’? Questa frase significa che l’uomo combatte continuamente contro un effetto esteriore, mentre continua a nutrirne ed a proteggerne la causa nel suo cuore». Il mondo di Allen è quindi incentrato sull’idea di un Dio creatore e sulla concezione di un uomo che diviene nel vero senso della parola il Signore del creato e di se stesso, quasi un secondo creatore, poiché è l’uomo che trasforma le circostanze attorno a sé.

Per quanto riguarda una sintesi ed un commento di quest’opera, mi sembrano entrambe improponibili. La sintesi, perché questo libro è uno dei pochissimi nei quali non vi è una parola di troppo: sembra quasi il DNA di un corposo tomo che l’autore ha estratto con grande pazienza e lunga meditazione; il commento è impossibile, perché la quantità delle osservazioni sarebbe talmente grande da riportare questo libretto alle dimensioni dell’ipotetica opera originale. La prova di quanto sostengo? Il fatto che se volessimo sottolinearne le frasi che ci colpiscono, ne risparmieremmo ben poche.

Inoltre, le osservazioni di Allen sono indirizzate al singolo individuo; questo «manuale di crescita interiore» non può quindi essere oggetto di commento e di discussione accademica; può essere solo oggetto di applicazione, un’applicazione che deve essere strettamente – felicemente, o dolorosamente – personale.

L’Editore

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