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VI. La confusione nel sistema di valori occidentali

Introduzione

Il mondo di oggi è un mondo di grande sviluppo tecnologico che pochi avrebbero osato sognare anche soltanto 50 anni fa. Possiamo raggi ungere distanti pianeti e scavare nel fondo dell’oceano. Possiamo comuni care con ogni parte del mondo in pochi secondi via satellite, trasformando così il mondo in quello che MC. Luhan definì “villaggio globale”. Scienziati di molte nazioni, che hanno lavorato insieme, hanno potuto trovare soluzioni e cure a problemi che hanno afflitto la nostra civiltà per secoli.

Tuttavia, con tutti i nostri progressi, la razza umana è ancora lacerata da guerre e da altri atti di violenza. Le nostre città, in tutto il mondo si trovano di fronte a livelli di crimine senza precedenti. Droga, razzismo, delinquenza metropolitana e organizzata, assassini i politici, hanno tutti scosso questa generazione.

Il fatto che questi problemi vanno al di là dei confini nazionali e affliggono ogni strato sociale, fa pensare che non siano causati semplicemente dall’ambiente locale. I problemi sono radicati profondamente, perciò non possiamo rispondere ad essi superficialmente. I problemi di fronte a cui si trova l’uomo del 20° secolo costituiscono una sfida alle stesse basi morali ed etiche della nostra società. Il seguente è un esame dell’attuale sistema di valori occidentali, del suo retroterra storico e della sua influenza sulla situazione attuale.

A. Il mondo ideale e la realtà

2000 anni fa Gesù Cristo offrì la preghiera del Padre Nostro nella quale troviamo le parole “venga il Tuo Regno, sia fatta la Tua volontà, come in Cielo così in Terra”. Queste parole esprimono il desiderio di Gesù di vedere la volontà di Dio realizzata sulla terra. Fisicamente (esteriormente) almeno, questa speranza non è stata ancora realizzata, la razza umana continua a soffrire. Nella storia, vari individui hanno tentato di realizzare le parole di Gesù. In tempi più recenti, il Concilio Vaticano II mostrò il bisogno immediato di sollevare le deplorevoli condizioni di vita dei poveri nel mondo. La teologia della liberazione, che ha ottenuto considerevole popolarità nelle Americhe, parla di costruire il Regno di Dio qui sulla terra e sradicare le ingiustizie sociali. Per qualche verso, possiamo dire che persino il marxismo, in termini di obiettivi e di scopi, rappresenta una sinistra imitazione del Regno di Dio sulla terra in quanto descrive una società di abbondanza, libera dal razzismo, dove il lavoro, invece di pesare, costituirà fonte di autorealizzazione.

Come detto sopra, i problemi della nostra civiltà e le loro cause sono profondi; altrettanto profonda deve essere la soluzione.

1. Le basi di una società ideale

Per poter costruire una società morale ed etica, abbiamo prima di tutto bisogno di cittadini veramente integri. Se una società non è composta da individui ideali e veramente morali è destinata alla rovina.

Nell’essere umano, c’è sia una mente che un corpo. Fra queste due parti ci dovrebbe essere una relazione armoniosa allo scopo di avere una persona emotivamente stabile. Essenzialmente, la mente o spirito, che ricerca il divino, dovrebbe guidare il corpo, che è correlato alla materia. Entrambi questi aspetti hanno grande importanza, ma hanno bisogno di una relazione bilanciata tra loro.

L’apostolo Paolo, nondimeno, parla di vera discordanza fra la mente e il corpo nella sua lettera ai Romani. Egli dice: “Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente...” [1]. Questo tipo di contraddizione fra la mente e il corpo causa una lotta al l’interno del proprio io.

Idealmente, come abbiamo affermato, dovrebbe esistere una relazione reciproca di soggetto e oggetto, con la mente che guida il corpo. Invece, troviamo una relazione di soggetto-soggetto; in altre parole, una relazione di conflitto fra i desideri della mente e quelli del corpo. Molto spesso, i desideri egoistici del corpo portano a un compromesso con gli ideali filosofici o spirituali (interiori).

B. Caratteristiche generali dell’Ellenismo e dell’Ebraismo

Sebbene Ci siano alcuni che credono che la società formi l’individuo, è generalmente accettato che gli individui che costituiscono le società, proiettano il loro modo di pensare nelle istituzioni di quelle società. La società occidentale fa risalire le sue radici a due grandi tradizioni: l’Ebraismo e l’Ellenismo, che hanno enormemente influenzato le fondamenta del Cristianesimo e continuano a influenzarci oggi. La tradizione ebraica manifestava una forte inclinazione verso lo spirituale. Questa tradizione si è sforzata di rimanere leale al le sue convinzioni nonostante le sfide delle società greca e romana, più umanistiche.

Lungo i secoli, la filosofia e la cultura si svilupparono sia dalla tradizione umanistica ellenica sia dalla tradizione spirituale ebraica. Raramente emersero grandi pensatori, come Agostino e Tommaso d’Aquino, che si sforzarono di raggiungere sia la santità che la comprensione intellettuale, e aiutarono a gettare un ponte fra le due radici della cultura giudeo-cristiana.

Come possiamo descrivere l’essenza dell’Ellenismo? Nel suo testo “Il ribelle”, il filosofo francese Albert Camus vede Prometeo come prototipo della tradizione ellenica o umanistica. Prometeo era l’essere immortale che aveva sottratto il fuoco a Zeus e lo aveva dato agli uomini. Zeus punì Prometeo per questo atto, incatenandolo ad una montagna; ogni giorno un’aquila gli divorava il fegato, che ricresceva durante la notte. Prometeo incorse in un tale castigo perché rifiutò di pentirsi davanti a Zeus che, secondo lui, era un dio ingiusto. Camus sostiene che questa idea di Dio come ingiusto è tipica della tradizione ellenica che, così dice, glorifica la grandezza e la bontà dell’uomo e minimizza la giustizia degli dei [2].

L’Ebraismo, d’altra parte, pone in rilievo la giustizia di Dio. Se esaminiamo la narrazione biblica dell’Esodo; notiamo che essa insegna che la causa di tutti i problemi deriva dal fallimento dell’uomo nell’unirsi a Dio. Mentre l’Ellenismo osserva l’ingiustizia di Dio, l’Ebraismo pose l’attenzione sulla Sua giustizia e sulla debolezza morale degli uomini. Quando studiamo la storia, vediamo che ripetutamente, sono avvenute lotte fra questi due punti di vista divergenti. L’Ebraismo ha manifestato se stesso nel mistico, nel santo e nel riformatore religioso. L’Ellenismo ha manifestato se stesso nell’umanista, nell’intellettuale e nello scienziato. Sebbene non necessariamente contradditorie in natura, le loro essenze hanno provocato divisioni storiche e conflitti.

C. L’Ebraismo e l’Ellenismo nella storia recente

Non intendiamo in questa presentazione trattare la dinamica ellenico-ebraica attraverso tutta la storia. Ci limiteremo qui a considerare alcuni degli impatti e delle influenze che queste due tradizioni hanno avuto sulla società moderna. Quando osserviamo la storia europea del 15° e del 16° secolo, vediamo che hanno avuto luogo due fenomeni importanti: il Rinascimento e la Riforma. La Riforma costituì un risveglio dei valori spirituali ed è caratteristica della tradizione ebraica. Il Rinascimento risulta da un risorgere dell’umanesimo ed è più caratteristico della linea di sviluppo ellenica. Entrambe queste correnti ebbero un grande impatto sullo sviluppo delle istituzioni religiose, morali e sociopolitiche di oggi.

1. La natura della Riforma e del Rinascimento

a) La Riforma

La Riforma ebbe alcuni grandi rappresentanti, come Martin Lutero e Giovanni Calvino. Tuttavia, l’impatto della Riforma non è limitato al Protestantesimo. Anche attraverso la Controriforma Cattolica, ci fu un risveglio spirituale che produsse mistici come S. Teresa d’Avila e S. Giovanni della Croce. Il carattere della Riforma fu interiore. Ispirò uomini e donne a riflettere sulla propria relazione con Cristo e sulla propria comprensione della Bibbia. Fece avvenire un risveglio dei valori morali ed un sincero riesame delle implicazioni della fede cristiana.

b) Il Rinascimento

Il Rinascimento provocò un fenomeno molto differente. Più particolarmente, mise in discussione molti concetti che la gente aveva ciecamente accettato per secoli. Per esempio, Machiavelli nel suo libro “Il Principe”, implicitamente rigettò il concetto del monarca come “eletto da Dio”. Similmente rifiutò l’etica cristiana e optò per ciò che era “pragmatico” nell’ottenimento del potere. Il principe raffigurato da Machiavelli deve essere pragmatico, pronto e capace di uscire dai confini della condotta cristiana se ciò gli permette di mantenere il potere. È suo il concetto che il “fine giustifica i mezzi”, ed il fine per Machiavelli è il potere.

Potremmo definire il Rinascimento “esteriore”, come natura. Piuttosto che riflettere sul carattere morale dell’umanità, si basava sui suoi avanzamenti intellettuali su nuovi processi per “conoscere”. La rivelazione e le esperienze mistiche furono rigettate in quanto modi non validi per la conoscenza. Cartesio e Bacone, invece, sostennero il razionalismo e l’empirismo come nuovi parametri di scoperta della verità.

2. L’Illuminismo e il Grande Risveglio

Circa due secoli dopo che il Rinascimento e la Riforma raggiunsero l’apice, troviamo modelli simili di sviluppo nella tradizione religiosa e intellettuale attraverso l’Illuminismo e il Grande Risveglio religioso.

a) L’Illuminismo

L’Illuminismo essenzialmente ebbe le sue origini in Francia. Uno dei suoi punti più salienti fu lo sviluppo dell’Enciclopedia da parte di Diderot e D’Alembert, che fornì un mezzo tramite il quale la persona di cultura poteva ottenere un rapido riferimento a qualsiasi soggetto, inclusa la musica, la filosofia e l’arte.

L’Illuminismo è strettamente connesso alle scoperte scientifiche di uomini come Isaac Newton. Grazie a Newton, le teorie di Galileo e Copernico (riguardanti la posizione della terra nel sistema solare) furono ampiamente accettate.

Attraverso persone come Volta ire, l’Illuminismo mise in discussione la visione tradizionale di Dio. Attraverso questo processo, osserviamo lo sviluppo del Teismo francese, per il quale Dio assume il ruolo del costruttore di macchine, e l’universo il ruolo di una macchina. Secondo Voltaire, Dio creò l’universo, la Sua macchina, in accordo a leggi razionali che potevano essere scoperte dagli uomini. Voltaire ed altri sostenevano che dopo aver creato l’universo, Dio si era ritirato, e che non avrebbe più interferito con i processi della natura e le opere dell’uomo. Solo l’umanità aveva la responsabilità di apportare un cambiamento effettivo nel mondo. Gli esseri umani non dovrebbero basarsi su Dio: il Suo aiuto non sarebbe prossimo.

Lo sviluppo della scienza e della tecnologia, le scoperte di Newton delle leggi del movimento e la Rivoluzione Industriale stessa generarono un grande senso di ottimismo. Si sentiva che il progresso umano era inevitabile e che attraverso l’avanzamento della scienza, l’umanità sarebbe definitivamente riuscita a risolvere tutti i problemi all’interno della società. Questo ottimismo incoraggiò la Rivoluzione Industriale, ma contemporaneamente permise all’ingiustizia sociale di propagarsi in modo incontrollato. Le teorie sociali facevano infatti pensare che le ingiustizie del momento avrebbero aperto la via a un futuro utopistico per l’umanità.

b) Il Grande Risveglio

Se l’Illuminismo costituisce un secondo Rinascimento, il Grande Risveglio religioso rappresenta certamente qualcosa come una seconda Riforma. Il Grande Risveglio avvenne soprattutto negli Stati Uniti. Uno dei suoi maggiori rappresentanti fu Jonathan Edwards. Predicatori come lui misero l’accento sulla necessità di sviluppare un rapporto personale con Dio e Cristo, ed invitarono i Cristiani a studiare la Bibbia e ad applicare i suoi insegnamenti alla vita quotidiana.

Il Grande Risveglio in un certo senso costituì una reazione e una deviazione dagli sviluppi intellettuali del 18° secolo. Invece di porre in rilievo la comprensione intellettuale di Dio, mise in luce la fede ed il rapporto di cuore col Creatore.

Il Grande Risveglio si diffuse in tutto il Nord-Est americano. La sua enfasi sul rapporto con Dio venne ad avere un grande impatto sullo sviluppo spirituale e culturale d’America. Molti storici mettono in relazione le radici spirituali e culturali della rivoluzione americana con lo spirito generato dal Grande Risveglio.

3. La Rivoluzione Francese e quella Americana

Sebbene queste due rivoluzioni accaddero approssimativamente nello stesso tempo, ebbero origini filosoficamente differenti. Generalmente, possiamo attribuire la base filosofica della Rivoluzione Francese al Rinascimento e all’Illuminismo. Possiamo attribuire la base filosofica della Rivoluzione Americana più alla Riforma e al Grande Risveglio. Consideriamo ciascuna di queste rivoluzioni.

a) La Rivoluzione Americana (a carattere più ebraico o religioso)

Un fattore importante nello spirito che portò alla fondazione degli Stati Uniti fu lo spirito di molti dei pionieri che vennero sulle coste del Massachusetts; New York e Maryland. Essi raggiunsero l’America non semplicemente in cerca di prosperità economica ma perché spinti dal desiderio di praticare liberamente la fede. I Padri Pellegrini che attraversarono l’Atlantico sulla Mayflower rischiarono le loro vite per poter mettere in pratica il loro credo e ideale religioso.

Quando studiamo i documenti sulla Rivoluzione Americana, troviamo costanti riferimenti alla Provvidenza Divina e alla convinzione che, senza la guida dell’Onnipotente, la rivoluzione non poteva raggiungere il suo obiettivo. Nel 1° articolo del “Bill of Rights” della Costituzione degli Stati Uniti si legge: “Il Congresso non farà alcuna legge riguardo l’instaurazione della religione o la proibizione del suo libero esercizio”. Nel suo primo discorso di insediamento alla presidenza, George Washington dedicò un terzo del suo messaggio ad esprimere il bisogno che l’America aveva di basarsi su Dio mentre faceva i suoi Primi passi per diventare una nazione.

Nacque la tradizione di aprire con la preghiera ogni seduta del Congresso. In tutto il paese, milioni di studenti cominciavano la loro giornata con la preghiera. Al tempo della Guerra Civile, quando l’America era di laniata dal la lotta, il presidente Abraham Lincoln invitò gli Americani ad unirsi con lui in una giornata di pentimento nazionale caratterizzata dalla preghiera e dal digiuno. Nei momenti critici della storia americana, la gente non dimenticò Dio. Fu forse per questa ragione che lo storico francese Alexis de Tocqueville, dopo aver visitato gli Stati

Uniti, disse che aveva ricercato la grandezza dell’America nelle sue fabbriche e nei suoi porti, ma non l’aveva trovata lì. Invece, disse di aver scoperto la grandezza dell’America quando entrò nelle sue chiese e “le trovò infiammate di giustizia”. De Tocqueville concluse: “L’America è grande perché l’America è buona e quando l’America cesserà di essere buona, cesserà anche di essere grande”.

b) La Rivoluzione Francese (di carattere più ellenico o umanistico)

Invece di basare le proprie idee sui valori e sugli ideali cristiani, i sostenitori della Rivoluzione Francese erano estremamente diffidenti del Cristianesimo. I francesi erano stati soggetti all’assolutismo, in special modo sotto Luigi XIV, conosciuto come il “Re Sole”. Luigi XIV aveva centralizzato la Francia a un grado estremo. Egli affermò: “L’Etat c’est moi!” (“Lo Stato sono io!”) In effetti, poco veniva fatto in Francia senza la sua approvazione.

Luigi XIV ritrattò l’Editto di Nantes che aveva garantito in Francia la libertà religiosa. Come risultato di ciò, molti soffrivano un brutale martirio. Questo provocò una reazione contro la corona francese e verso il Cristianesimo (che la corona difendeva).

Quando avvenne la Rivoluzione Francese, molti dei più importanti rivoluzionari, come Diderot, richiesero la decristianizzazione della Francia: il Cristianesimo era visto come lo strumento attraverso il quale la monarchia aveva giustificato il suo potere. Certi sostenitori della Rivoluzione Francese affermarono perfino che mentre nel passato la monarchia aveva giustificato la repressione attraverso il Cristianesimo, questo sarebbe stato il momento appropriato per riscattare ciò distruggendo il Cristianesimo e la sua gerarchia.

La luce guida della Rivoluzione Francese fu perciò l’Illuminismo e l’umanesimo. La dichiarazione francese dei diritti dell’uomo e del cittadino non considerava la libertà religiosa come il più grande dei valori, ma al contrario essa diceva semplicemente: “A nessuno può essere recato disturbo a causa delle sue opinioni, anche quelle religiose, fintanto che la manifestazione delle sue opinioni non interferisce con la legge e l’ordine stabiliti”. Alcuni come Diderot e Babeuf si proclamavano apertamente atei, e il risultato ultimo della Rivoluzione Francese fu il regno del “Terrore”.

Marx interpretò la Rivoluzione Francese come un evento altamente significativo perché costituiva una rivoluzione di classe e un passo vitale nello sviluppo verso la rivoluzione ultima di classe, la rivoluzione comunista.

4. Il graduale sviluppo dello Scientismo (Ellenismo) contro la Religione (Ebraismo)

a) L’Evoluzione applicata alla natura e alla società

Come abbiamo menzionato, il Deismo concepiva l’universo come una macchina. Col passare del tempo, sorse naturalmente la questione dell’aspetto organico della macchina. Furono date vari e spiegazioni alle origini e allo sviluppo della vita: tuttavia, la visione che ottenne inizialmente la più grande popolarità fu quella Lamarckiana; in seguito, l’“0rigine delle specie” di Darwin ebbe un impatto persino più grande.

Darwin scoprì che nella natura esisteva il principio della “selezione naturale”. Secondo tale principio, in ogni specie alcuni organismi ereditano casualmente dei caratteri che li rendevano atti a sopravvivere più degli altri. Per esempio, supponiamo ci siano due varietà di una certa specie di uccello, una delle quali ha le ali sviluppate al punto tale da poter volare, mentre l’altra varietà manca di questa capacità. Se arriva un predatore, gli uccelli in grado di volare avranno naturalmente una probabilità maggiore di sopravvivere di quelli che non possono volare. Per un processo di selezione naturale possiamo dire che quelli che possono volare avranno una possibilità più grande sia di sopravvivere che di riprodursi. Darwin affermò che la prole degli uccelli che possono volare erediterà potenzialmente questa stessa caratteristica. Nella generazione seguente, ci saranno meno esemplari di una varietà e più di un’altra. In questo processo di selezione naturale, il principio guida sarà quello della “sopravvivenza del più adatto”.

Una cosa è applicare questo principio alla natura, un’altra applicarlo alla società umana. Un pensatore inglese, contemporaneo di Darwin, Herbert Spencer, sosteneva che la “sopravvivenza del più adatto” si applica non solo agli animali, ma alla società umana. Per Spencer, alcuni membri della specie umana erano più “adatti” degli altri. Alcuni erano implicitamente destinati a vivere in prosperità, mentre altri erano biologicamente destinati a vivere in povertà. Per Spencer, inoltre, alcune razze erano biologicamente destinate a dominare le altre.

Questa teoria ebbe un grande impatto sul pensiero della prima parte del 20° secolo. Il Darwinismo sociale (come la teoria di Spencer viene di solito chiamata) servì come giustificazione filosofica dell’egoismo.

b) La risposta della religione al Darwinismo sociale

Il Cristianesimo aveva la responsabilità di opporsi a questa situazione e di difendere i deboli. Sebbene ci fossero notevoli eccezioni, come John Wesley, fondatore del Metodismo, le idee teologiche di Calvino sulla predestinazione cominciarono ad essere interpretate e usate male, con gravi conseguenze socio-politiche, ad esempio per giustificare il dominio di una razza sulle altre, o l’insensibilità di certi cristiani verso le necessità altrui.

Secondo Max Weber, la prosperità finanziaria di un cristiano poteva essere interpretata come un’affermazione della sua salvezza. Questo creò un tragico parallelismo fra Cristianesimo e Darwinismo sociale. In altre parole, l’individuo “predestinato” coincideva con ciò che Spencer e Darwin definivano “il più adatto”. Nell’“affermare” la loro propria salvezza, molti cristiani si sentivano teologicamente giustificati nel trascurare la situazione dei poveri e dei sofferenti. Quindi, poiché il Cristianesimo non riuscì ad affrontare e risolvere problemi come la povertà e lo sfruttamento, il marxismo lo fece in vece sua.

5. La Democrazia Occidentale (Ebraismo) contro il Comunismo (Ellenismo)

a) La società occidentale oggi

Nel suo recente libro, “Una questione di principio”, il filosofo francese Bernard Henri-Lévy ci ricorda l’importanza ed il valore di vivere in accordo a dei principi. A causa di un’applicazione contorta della predestinazione, alcuni dei nostri principi cristiani basilari, come l’amore per il prossimo, furono accantonati. Rivoltandosi contro l’ipocrita dicotomia fra le parole e le azioni cristiane, i giovani hanno fatto ricorso alla droga e ad altre tragiche deviazioni col pretesto di essere alla ricerca di un’alternativa a ciò che, secondo loro, era inefficace.

b) La sfida della I e della II Guerra Mondiale

Nel 20° secolo, l’intero mondo democratico si trova di fronte a varie sfide. Dal punto di vista della perdita della vita umana, non esiste calamità più grande delle guerre basate sull’ideologia, che sono accadute e continuano ad accadere in questo secolo.

Qual è la vera natura delle due Guerre Mondiali? Entrambe costituirono una minaccia ideologica agli ideali cristi ani e democratici. Nel caso della I Guerra Mondiale, abbiamo visto che la democrazia fu sfidata da nazioni autoritarie come la Germania, l’Austria-Ungheria e la Turchia. Nel caso della II Guerra Mondiale, la sfida ebbe origine da Adolf Hitler, che vedeva se stesso come un “salvatore” ed interpretò la storia sulla base dell’elitarismo razziale. Se le forze non democratiche avessero prevalso in una di queste guerre, la situazione della società occidentale sarebbe tragica.

c) La sfida comunista

Ci sono ora due grandi nazioni nel mondo che partono da punti differenti e sembrano avanzare verso lo stesso obiettivo: i Russi e gli Anglo-Americani.

Entrambi sono cresciuti nell’oscurità, e mentre l’attenzione del mondo era volta altrove, essi hanno improvvisamente preso posto fra le nazioni principali, facendo sì che il mondo prendesse nota della loro nascita e della loro grandezza quasi allo stesso istante.

Tutti gli altri popoli sembrano avere quasi raggiunto i propri limiti naturali e non aver quasi bisogno di nient’altro che conservarli; ma questi due stanno crescendo. Tutti gli altri si sono fermati o sono avanzati solo attraverso grandi sforzi. Soltanto essi marciano facilmente e rapidamente avanti lungo un sentiero la cui fine nessun occhio può vedere.

Gli americani combattono contro ostacoli naturali; i russi sono alle prese con gli uomini. I primi combattono il deserto e la barbarie; i secondi la civiltà, con tutte le loro armi. Le conquiste americane sono fatte con l’aratro, quelle della Russia con la spada.

Per ottenere i loro scopi, i primi si basano sull’interesse personale e danno campo libero alla forza non pilotata e al senso comune degli individui; i secondi, in un certo senso, concentrano tutto il potere della società in un individuo.

Gli uni considerano come principale mezzo d’azione la libertà; gli altri l’asservimento.

Il loro punto di partenza è differente e i loro cammini differenti; nondimeno, ciascuno sembra essere chiamato da qualche piano segreto della Provvidenza a reggere un giorno nelle proprie mani il destino di metà del mondo (Alexis de Tocqueville, 1835) [3].

Lo storico francese Alexis de Tocqueville fece queste osservazioni circa 150 anni fa. Oggi ne vediamo il compimento. Gli Stati Uniti oggi rappresentano la capitale della democrazia, mentre la Russia sovietica è proprio il centro del Comunismo mondiale.

d) La natura e l’attrazione ideologica del Comunismo

Il Comunismo costituisce una forma esasperata dell’Ellenismo. Basandosi sullo scientismo, il Comunismo ha dimostrato un’abilità unica nel conquistare i giovani e gli idealisti. Promette un mondo di eguaglianza, di libertà, di armonia. I suoi slogan e i suoi ideali sono stati capaci di attirare milioni di persone.

I rivoluzionari comunisti raffigurano i loro leaders come dei santi. Intorno alla rivoluzione c’è un genuino senso di romanticismo. Nel suo testo “Dal buon selvaggio al buon rivoluzionario”, lo scrittore venezuelano Carlos Rangel analizza la mentalità del rivoluzionario latino-americano e lo descrive come uno alla ricerca del “nobile selvaggio”, perso a causa del colonialismo. Rangel sostiene che alcuni credono che attraverso la rivoluzione, il nobile selvaggio sarà restaurato. . . che le culture indigene ritorneranno a quello che egli vede come uno stato mitico d’innocenza [4].

e) Sulla compatibilità fra Cristianesimo (Ebraismo) e Comunismo (Ellenismo)

I cristiani hanno sempre cercato di arrivare ad un compromesso con la natura atea del Comunismo. La teologia della liberazione fornisce ai cristiani perfino un’analisi marxista della storia, e ha spinto migliaia e migliaia di persone verso il Comunismo. Questa analisi è così potente che ha condotto preti come il colombiano Camillo Torres a dedicare la propria vita alla rivoluzione. Per Torres diventa un vero cristiano chi come lui va sulle montagne con un fucile per prendere parte alla rivoluzione comunista [5].

Da un punto di vista logico, tuttavia, il cristianesimo ed il marxismo non sono affatto compatibili. La teologia della liberazione accetta l’interpretazione marxista della storia. Tuttavia, abbracciare il materialismo storico implica necessariamente abbracciare il materialismo dialettico. Il materialismo dialettico nega l’esistenza di Dio. Per questa ragione, i due sono incompatibili. O Dio c’è o non c’è. Su questo punto i cristiani devono prendere una posizione chiara.

f) Ha il Comunismo mai sostenuto il Cristianesimo?

In Romani 8: 5-6 leggiamo “Poiché quelli che sono secondo la carne, hanno l’animo alle cose della carne; ma quelli che sono secondo lo spirito, hanno l’animo alle cose dello spirito. Ed avere l’animo alle cose della carne significa morte”. In realtà gli effetti del Comunismo sono stati sempre mortali, sia spiritualmente che fisicamente. La rivoluzione sandinista nel Nicaragua ha ricevuto grande sostegno dalla Chiesa; tuttavia, quando i sandinisti sono arrivati al potere hanno cominciato a perseguitare i cristiani e a distruggere la loro fede: potremmo dire a provocare la loro separazione spirituale da Dio.

g) Ha risolto il Comunismo i problemi sociali dell’uomo?

Gli effetti del Comunismo sono stati gli stessi ovunque: violenza, fame, elitarismo e morte.

L’Occidente, tuttavia, non è riuscito a fermare la crescita del Comunismo. Abbiamo perso il nostro idealismo e la nostra visione. Spesso oggi i frutti dell’Occidente sono il materialismo e l’egoismo.

Tuttavia, il Comunismo non ha fatto molto meglio. Oggi nell’Europa orientale il crimine dilaga. Ogni 5 minuti un omicidio (provocato da rapine a mano armata, furti, ecc.) viene commesso nelle nazioni del blocco orientale [6]. Oggi anche in varie città del blocco orientale i giovani si drogano [7]. Inoltre, considerando la ricca e potente élite della Nomenklatura possiamo dire che i suoi frutti sono il materialismo e l’egoismo. Perciò possiamo concludere che né il Comunismo né la società contemporanea occidentale hanno effettivamente risposto ai problemi umani.

Conclusione

Oggi tutta la civiltà è di fronte ad una crisi. Spesso in Occidente parliamo di religione, ma agiamo da materialisti. Oggi, tutta l’umanità ha bisogno di una visione globale che abbia la capacità di rivitalizzare l’idealismo e l’altruismo nel mondo libero, che possa offrire soluzioni ai problemi sociali e personali e promuova la cooperazione e la pace fra le nazioni sviluppate e sottosviluppate. Parimenti, deve essere capace di analizzare ed esporre la validità o meno del Comunismo.

1. La scienza del 20° secolo: una sfida all’ateismo e al marxismo

Nel passato, la scienza ha spesso contraddetto il pensiero religioso. La società doveva scegliere fra il proprio credo religioso tradizionale e le nuove scoperte scientifiche, e fin dai tempi dell’Illuminismo la gente ha spesso optato per la scienza.

Il 20 0 secolo è un tempo in cui i sistemi di pensiero in conflitto devono e possono essere riconciliati. Per esempio, i pensatori religiosi hanno sempre postulato l’esistenza di “un’altra forza” operante a livello fisico. Il materialismo ha negato l’esistenza di un elemento spirituale operante nel mondo fisico, e ha cercato di razionalizzare tutti i fenomeni sulla base dell’osservazione scientifica. Ne “La nuova classe divisa”, Alfred Parry fa notare che oggi, sempre di più, gli scienziati del blocco orientale trovano una contraddizione fra le recenti scoperte scientifiche e la teoria comunista. Fra gli scienziati sovietici la teoria comunista viene considerata non scientifica e antiquata. Tuttavia, quando questi scienziati esprimono le loro idee, devono affrontare la resistenza del Partito, che continua a difendere il dogmatismo marxista. Nondimeno, alla luce delle continue scoperte scientifiche, i giorni dell’assolutismo comunista sembrano essere contati [8].

2. Idee in favore dell’esistenza di Dio

Quando consideriamo il progresso chimico e biologico che, secondo la teoria evolutiva, è avvenuto nello sviluppo da materia inorganica a forme di vita organica, riconosciamo il significato filosofico della legge dell’entropia la quale afferma che la materia (o l’energia) che opera entro il proprio sistema o agisce sull’ambiente fuori del suo sistema, non può cambiare a meno che non intervenga su di essa una forza “esterna”. È presumibile che una tale “forza esterna” sia grande abbastanza per mantenere un processo di significativo progresso [9]. Filosoficamente dobbiamo chiederci quale “forza” potrebbe esserci “all’esterno” dell’ambiente universale, talmente significativa da causare avanzamenti quantitativi e qualitativi. Noi concludiamo che quella forza è Dio.

Inoltre, la teoria della relatività di Einstein respinge ogni concezione semplicistica e totalmente materialistica della realtà, come il marxismo. Lo sviluppo scientifico del 20° secolo non sostiene il marxismo. Al contrario, esso sostiene la posizione che la realtà non è soltanto materiale; essa sembra avere anche una dimensione intangibile o spirituale.

3. Il ruolo di Dio e dell’umanità

La tradizione giudeo-cristiana assegna un ruolo all’essere umano. Senza badare al processo tramite il quale gli esseri umani si svilupparono, nessuno può negare il ruolo unico dell’essere umano nell’ordine universale globale. Soltanto l’essere umano può avere relazione con la creazione ed apprezzarne ogni aspetto: il mare, le stelle, le piante, i pesci, i rettili, i mammiferi. Dio scelse l’umanità come strumento per esprimere il Suo amore per l’intera creazione. Il vero valore dell’essere umano è infinito. Ogni uomo è un figlio di Dio. Ogni donna è una figlia di Dio.

Madre Teresa di Calcutta disse un tempo che la prima volta che essa vide un moribondo sulle strade di Nuova Delhi, provò repulsione. Ma qualcosa la spinse verso quella persona, a raccoglierla e a portarla al luogo dove lei viveva. Guardando gli occhi di quell’uomo, lei vide Cristo. Scoprì così il vero valore del suo prossimo. Le implicazioni della tradizione giudeo-cristiana sono infinite. Ogni uomo, ogni donna, ha un valore unico e divino. Ogni uomo ed ogni donna, per questa ragione, merita il nostro rispetto, il nostro amore, la nostra cura.

Oggi le persone sono spesso cieche verso le esigenze degli altri, a causa dell’egoismo. Come abbiamo visto, nel 19° secolo, l’egoismo era filosoficamente giustificato dalle visioni materialiste. Tuttavia, la realtà dell’ultima parte del 20° secolo mette in discussione tali concezioni materialiste della realtà.

In definitiva ciascuno di noi deve riflettere su se stesso. I grandi uomini della storia furono quelli che riuscirono realmente a vivere per il bene della propria nazione o del mondo. Un tale stile di vita richiede il superamento del proprio egoismo, ma non possiamo andare al di là dell’egoismo senza Dio e senza comprendere il valore di ciascuna persona in quanto figlio di Dio. Noi siamo una famiglia sotto Dio, perciò possiamo trascendere razza e credo e realizzare la fratellanza umana. L’armonia fra l’Ebraismo e l’Ellenismo, e fra le culture e le nazioni è l’obiettivo della visione del mondo di CAUSA, ed il compito dell’uomo moderno.

Note

[1] Romani, 7:22-23.

[2] A. Camus, “Il Ribelle”.

[3] A. de Tocqueville “Democracy in America”, a cura di J. P. Mayer (New York, ed: Anchor Books), 1969, pp. 412-413.

[4] C. Rangel, “Du bon sauvage au bon revolutionaire” (Paris, ed: Laffont) 1976, p. 318.

[5] C. Torres, “Revolutionary Priest”, a cura di J. Gerassi (New York, ed. Random House), 1971, pp. 324-326, 426.

[6] ( A cura di A. Brossa e J. Y. Potel, “A l’Est” (Parigi, ed. Seuil), 2 maggio 1983, p. 57.

[7] Ibid.

[8] A. Parry, “The new class divided” (New York, ed. Mc. Millan), 1966, pp. 1-317.

[9] “Encyclopedia Britannica”, vol. 18, p. 290.

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