Privacy Policy

II. Sviluppo della teoria comunista

A. La teoria marxista dell’alienazione

Introduzione

Oggi ci sono varie interpretazioni del Comunismo. Tuttavia, le differenze fra loro sono in primo luogo di natura tattica, riguardanti il modo in cui raggiungere più efficacemente la trasformazione rivoluzionaria del mondo. Tutte le forme di Comunismo sono basate sulle teorie di Karl Marx che, insieme a Friedrich Engels, fu l’autore del “Manifesto Comunista” nel 1848. Nessuno stato comunista rinnega gli aspetti fondamentali delle sue teorie, più specificatamente: il materialismo dialettico, il materialismo storico e le teorie economiche de “Il Capitale”. Marx è veramente il fondatore del Comunismo, e chiunque voglia comprendere il Comunismo deve iniziare da Marx.

In questo capitolo, esaminiamo la persona di Karl Marx, il suo ambiente, la sua personalità e le filosofie che influenzarono lo sviluppo delle sue teorie. Esamineremo inoltre:

1° La dottrina marxista, inclusa la teoria dell’alienazione.

2° Gli errori fondamentali del Marxismo

3° La visione del mondo di CAUSA.

1. L’era di Marx e la nascita di un pensiero

La Rivoluzione Francese del 1789 e le guerre napoleoniche che seguirono introdussero un nuovo liberalismo in Europa. Dopo un quarto di secolo di disordini, Napoleone fu alla fine sconfitto nel 1814, e i rappresentanti delle nazioni vittoriose si incontrarono a Vienna, determinati a restaurare l’ordine precedente al 1789.

Sulla base del Congresso di Vienna, fu ricostruito per qualche tempo il vecchio ordine europeo, ma le insurrezioni liberali scoppiarono con sempre maggior frequenza. Le reazioni ad esse furono spesso violente. Il Parlamento inglese fece passare nel 1819 i durissimi Sei Atti contro le attività radicali ed in Francia l’aristocrazia inaugurò il “terrore bianco” contro i repubblicani. Nella Confederazione Tedesca, Metternich persuase i principi ad adottare i repressivi Decreti di Carlsbad nel settembre del 1819.

Anche gli sviluppi economici in questo tempo furono altamente significativi. L’Inghilterra, al principio del 19° secolo, era, per i commerci, in testa a tutti gli altri Stati, e fu qui che ebbe inizio la rivoluzione industriale, che si estese poi al Belgio, alla Francia settentrionale e poi verso est. Sebbene la maggior parte delle persone del 18° e del 19° secolo vivesse meglio, in genere, degli uomini del 15° e 16° secolo, c’era anche molta sofferenza.

Individui e famiglie venivano sradicati dai loro villaggi, fattorie e tenute feudali. La rapida crescita dell’industria fu accompagnata dal cattivo trattamento dei lavoratori. Nelle zone industriali dominavano disoccupazione, malattia e crimine.

Inoltre, in mezzo al miglioramento delle condizioni economiche generali, si verificava un percettibile allargamento del divario esistente fra gli elementi più poveri e quelli più ricchi della società. Se questo fosse o no inevitabile, rimane ancora una questione aperta. Ma rimane il fatto che durante questo periodo vi erano grandi disordini sociali ed un profondo senso di incertezza. In nessun altro luogo ciò era più evidente che in Germania, dove le riforme dei 15 anni dal 1805 al 1820 avevano alterato la struttura politica ed economica, ma erano state incapaci di stabilire una tradizione di governo liberale e di solidarietà nazionale. Le fondamenta della coscienza borghese e della prosperità materiale sulla quale l’Inghilterra e la Francia avevano costruito le loro istituzioni rappresentative erano ancora assenti ad est del Reno.

Questo era l’ambiente di Karl Marx. Ciò è importante in quanto, quando un pensatore formula una teoria, la sua personalità, carattere ed educazione sono altrettanto significativi del suo ambiente. Per comprendere la genesi del Marxismo, abbiamo bisogno di esaminare in che modo ciascuno di questi fattori abbia influenzato Karl Marx ed il suo pensiero.

2. La vita di Karl Marx (1818-1883)

Marx nacque a Treviri, nella Prussia Renana il 5 maggio del 1818, secondo figlio di una famiglia di origine ebraica. Suo padre, Heinrich Marx (1782-1838) si era convertito al Cristianesimo nel 1816, probabilmente per ottenere facilitazioni nella sua carriera. Nel 1824 convertì i suoi 7 figli, incluso Karl Marx. Tuttavia, la madre di Karl, Henrietta (1787-1863) si oppose alla conversione. Nel 1825 si convertì, ma ritornò al Giudaismo dopo la morte di suo marito.

La famiglia di Marx deve aver sperimentato una duplice discriminazione. Da un lato era discriminata dalla società prussiana perché era ebrea. Dall’altro lato era considerata apostata da parte della comunità israelitica [1]. In questa situazione Marx potrebbe aver nutrito forti sentimenti di solitudine, alienazione, inferiorità, umiliazione e sconfitta. Forse era questa mancanza di identità e di sicurezza in sé stesso che alla fine lo trasformò in una persona estremamente ribelle.

Questi sentimenti sarebbero stati intensificati dalle azioni oppressive del governo prussiano. La scuola superiore di Marx fu messa sotto sorveglianza, per esempio, perché si sospettava che alcuni insegnanti e studenti svolgessero attività liberali.

In aggiunta a ciò, Marx arrivò a disprezzare il modo di fare degli ebrei e dei cristiani soddisfatti di se stessi. Sebbene i suoi scritti da adolescente mostrassero uno spirito di devozione cristiana, cominciò a sfidare la religione fin dai giorni della sua scuola secondaria [2].

All’università di Berlino, dove si iscrisse nell’ottobre del 1836 per studiare legge e filosofia, Marx ebbe a che fare con i Giovani Hegeliani. Entrò in una associazione chiamata “Club dei Dottori”, la cui figura principale era Bruno Bauer, un giovane docente di teologia. Bauer condivideva l’idea che i Vangeli non fossero storicamente accurati, ma fossero una fantasia che soddisfacesse le esigenze emotive degli uomini. Egli insegnava che occorreva un nuovo cataclisma sociale, “più sconvolgente” dell’avvento del Cristianesimo.

Poiché i Giovani Hegeliani tendevano verso l’ateismo e l’azione politica, Bauer fu licenziato. L’amico più intimo che Marx ebbe in questo periodo di tempo, Adolph Rutemberg, aveva scontato un periodo di tempo in prigione per il suo comportamento radicale e faceva appello ad una più intensa azione sociale.

Nel 1841, nell’introduzione alla sua tesi di dottorato Marx scrisse:

La filosofia non nasconde le sue intenzioni, essa fa sua la professione di fede di Prometeo: “In una parola, odio tutti gli dei”. In questa espressione, la filosofia si oppone a tutti gli dei del cielo e della terra che non riconoscono la coscienza umana come la divinità suprema. La filosofia non accetta rivali. Ma alle tristi sirene che gioiscono delle loro situazioni sociali, la filosofia a sua volta usa la risposta che Prometeo diede Ermes, il servo degli dei: “Stai sicuro che io non cambierò mai il mio miserabile fato con il tuo, io do più importanza all’essere incatenato ad una roccia piuttosto che all’essere fedele valletto e messaggero di Zeus, il Padre”. Nel calendario filosofico, Prometeo occupa il primo posto fra i santi ed i martiri [3].

Marx conosceva gli ideali del Cristianesimo, tuttavia intorno a se non trovò che ipocrisia. Già nel 1842, scrisse su un giornale un editoriale sulla religione come strumento di coloro che sono al potere [4]. Nel 1843, proclamò che “la religione è l’oppio dei popoli” [5].

3. L’influenza di Hegel

Nel suo periodo universitario, Marx fu molto influenzato dalle opere di Georg Hegel (1770-1831), il filosofo tedesco più stimato del tempo. Marx utilizzò i temi principali del pensiero di Hegel, quali: lo sviluppo attraverso la contraddizione, l’instaurazione definitiva di una società ideale e la realizzazione della libertà.

Hegel sosteneva che attraverso la storia, l’umanità stava progredendo verso la libertà. Nella società primitiva, la libertà era appannaggio di un solo individuo: il padrone degli schiavi. Lo stesso si poteva dire per il re in uno stato monarchico. Tuttavia, gradualmente, una percentuale, sempre più grande della società cominciava a sperimentare la vera libertà.

Secondo Hegel, la burocrazia di uno stato quale quello Prussiano sarebbe stata lo strumento attraverso il quale Dio avrebbe lavorato, così che tutta l’umanità sarebbe arrivata a godere piena libertà.

Nella prefazione al suo libro “La filosofia della legge”, Hegel aveva affermato: “Ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale”. Dopo la morte di Hegel i suoi seguaci si divisero in un gruppo conservatore ed uno più radicale. Il gruppo conservatore, o Destra Hegeliana, dava più rilievo alla seconda parte di questa tesi: …ciò che è reale è razionale”. Per essi, visto che il governo prussiano era reale, era il mezzo per assicurare in modo definitivo la libertà ai suoi cittadini. Quindi, sostenevano incondizionatamente l’autocrazia prussiana.

La Sinistra Hegeliana tuttavia, affermava che Hegel non si era reso conto delle implicazioni contenute nelle sue idee fondamentali. Essi mettevano in risalto che “ciò che è razionale è reale” Considerando la Prussia vedevano in essa un governo che era stato strumento di oppressione e di ingiustizia, e non era razionale. Sostenevano che la libertà non si sarebbe mai realizzata grazie al governo prussiano, e che questo quindi doveva essere riformato. Marx fu molto influenzato dalla Sinistra Hegeliana.

Quando Marx finì i suoi studi all’Università di Jena nel 1841, cominciò a scrivere per un giornale liberale da poco fondato, noto come la “Rheinische Zeitung!”. Quando il direttore diede le dimissioni nel 1842, Marx prese quella posizione e impegnò in modo consistente il giornale in varie cause politiche e sociali.

Marx si preoccupò in modo speciale della deplorevole situazione dei contadini prussiani. Il governo prussiano aveva emesso una legge che proibiva loro di raccogliere e vendere legna da ardere dalle foreste. Ciò lasciava molti contadini senza alcun introito, perciò Marx iniziò una campagna per di fenderli. Quando cominciò questa campagna, tuttavia, fu attaccato da tutte le parti. In modo particolare, da “Allgemeine Ausburger Zeitung”, un altro giornale tedesco che accusò Marx di essere un socialista o un comunista.

Fino a questo punto dei suoi studi Marx si era dedicato soltanto alla filosofia, e conosceva molto poco di economia e di politica. Riferendosi al fatto di essere stato definito un comunista, in seguito scrisse: … ho francamente ammesso in una controversia con la “Allgemeine Ausburger Zeitung” che i miei studi precedenti non mi permettevano di esprimere alcuna opinione sul contenuto delle teorie francesi [6].

Quando il conflitto personale e la sofferenza che sperimentò di fronte al collasso della società aumentarono, arrivò alla conclusione che la filosofia non poteva portare una soluzione ai problemi dell’umanità. Nel 1843 il governo prussiano soppresse la “Rheinische Zeitung” e Marx cercò rifugio a Parigi, insieme con sua moglie Jenny von Westphalen (1814-1881), figlia di un aristocratico prussiano, che aveva sposato nel giugno di quell’anno. Intendeva dedicarsi, in quella città, allo studio dell’economia.

4. La critica di Marx a Hegel

Prima di iniziare i suoi studi di economia, tuttavia, Marx sentì che era molto importante sottoporre ad una critica il lavoro di Hegel. Hegel era arrivato a simboleggiare la fede cieca nella burocrazia prussiana, e secondo Marx la sua filosofia era incapace di risolvere i problemi reali della società.

Hegel credeva che sebbene ci sia un costante conflitto fra gli individui nella società civile, lo Stato offre la possibilità di risolverli attraverso una forma di unità più alta. Quindi egli sosteneva il governo burocratico secondo il modello prussiano. Credeva che l’ideale della libertà poteva essere realizzato solo attraverso la legge dello stato della Prussia.

Secondo Hegel, la libertà completa dell’uomo sarebbe venuta attraverso il lavoro di Dio, usando lo Stato come mezzo. Per Marx, tuttavia, Dio non esisteva, e ci doveva perciò, essere un altro metodo per ottenere la libertà umana.

Mentre cercava di risolvere questo problema, Marx venne a conoscenza degli scritti di Ludwig Feuerbach (1804-1872). Feuerbach aveva scritto “Sulla filosofia ed il Cristianesimo” (1839). e “L’essenza del Cristianesimo” (1841), nei quali criticava il concetto cristiano di Dio e l’opinione di Hegel sulla relazione fra pensiero ed essere.

Riguardo a Dio, Feuerbach scrisse:

Dio … è la natura umana (la ragione, il sentimento, l’amore, la volontà dell’uomo purificata, liberata dai limiti dell’uomo individuale, resa oggettiva … L’essere divino non è niente altro che l’essere umano [7].

Feuerbach disse che Hegel aveva invertito la posizione del soggetto e del predicato. Per correggere ciò, è necessario fare del soggetto il predicato e del predicato il soggetto. Per Hegel, il pensiero è soggetto e l‘essere è predicato. Per Feuerbach “l’essere deve essere il soggetto ed il pensiero deve essere il predicato”.

Sebbene Feuerbach negasse di essere ateo, affermava che il Dio del Cristianesimo è un’illusione. Sosteneva che Dio non è il creatore dell’uomo, ma piuttosto è l’uomo che ha creato “Dio”. Per creare Dio, l’uomo ha proiettato la sua natura in un essere immaginario. Lo spirito, secondo Feuerbach è il prodotto della materia, e Dio è semplicemente l’oggettificazione dell’essenza dell’uomo. Egli metteva in risalto che la confusione nella società può essere superata negando Dio e migliorando le relazioni umane. Esaltava le virtù umane come l’amore, l’amicizia e la pietà, e non faceva appello alla violenza.

Leggere Feuerbach diede grande soddisfazione e speranza a Marx. Non solo egli ne adottò immediatamente il materialismo, ma accettò anche il suo umanesimo. Riguardo al giubilo di Marx per l’incontro con Feuerbach, Engels più avanti scrisse:

Si dovrebbe sperimentare personalmente l’effetto liberatorio di questo libro per averne un’idea. L’entusiasmo era generale, diventammo tutti in un solo attimo Feuerbachiani. Con quanto entusiasmo Marx accolse la nuova concezione e quanto grandemente ne fu influenzato, nonostante le riserve critiche, si può notare anche ne “La Sacra Famiglia” [8].

Dal suo nuovo punto di vista Feuerbachiano, Marx iniziò una critica completa di Hegel.

a) La dottrina fondamentale del Marxismo

Studiando le prime formulazioni del pensiero di Marx, ci rendiamo conto che alla fine del 1843 egli era già arrivato alle conclusioni fondamentali riguardo la situazione dell’uomo. Contrariamente ad Hegel, il quale riteneva che i problemi dovuti all’individualismo egoistico nella società civile sarebbero stati superati per mezzo dello stato (nel quale l’idea si sarebbe attualizzata), Marx pensava che lo stato stava privando l’uomo della sua natura originale.

Egli affermava che il modo di superare la confusione della società civile quello di riappropriarsi della natura originale persa dall’uomo. Affermava anche che la liberazione dell’uomo deve essere realizzata dall’individuo stesso, e non dalle forze di infidi burocrati [9].

Si osservi lo sviluppo della critica di Marx alla filosofia di Hegel nell’ultima parte del 1843. Al tempo in cui scrisse “Un contributo alla critica della filosofia della legge di Hegel” (agosto 1843), egli aveva raggiunto solo la conclusione che il disordine della società civile non poteva essere superato dal potere dello stato. Due mesi dopo, tuttavia, nel testo “Sulla questione ebraica” (ottobre 1843) sostenne che il superamento del disordine nella società civile sarà compiuto dagli individui man mano che restaurano la loro “essenza della specie” originale.

L’essenza della specie si riferisce alle qualità essenziali degli esseri umani. Sono queste qualità che rendono gli esseri umani diversi da ogni altra specie. Nella visione di CAUSA, il termine “natura umana originale” è usato per riferirsi alla natura di cui Dio ha dotato ogni uomo. Secondo Marx, quindi, questa natura originale o essenza della specie, si è persa.

b) Recuperare l’essenza originale della specie

Come può essere recuperata l’essenza originale della specie? Ciò dipende da come fu persa. Feuerbach diceva che l’uomo ha una natura essenziale che è differente da quella degli animali. L’uomo ha le qualità della ragione, del sentimento dell’amore e della volontà. Tuttavia, oggettificando questa essenza e rendendola un “Dio”, l’uomo ha reso se stesso impotente. Il credere in Dio secondo Feuerbach, distrugge l’essenza dell’uomo. Di conseguenza, il recupero della natura umana può avvenire solo quando l’uomo nega Dio e reclama da Lui l’essenza umana.

Dapprima Marx accettò quest’opinione, ma in seguito sostenne, in “Contributo ad una critica della filosofia della legge di Hegel, Introduzione” (Dicembre 1843), che ciò che l’uomo aveva perso era qualcosa di legale e di politico piuttosto che qualcosa di religioso (ciò che Feuerbach chiamava l’essere divino). Egli abbandonò la posizione dell’umanesimo di Feuerbach ed iniziò ad affrontare il problema dell’alienazione dell’uomo dal punto di vista della legge e della politica. Da questo punto, la questione dell’alienazione divenne il pilastro delle formulazioni di Marx.

Nello stesso libro, egli arrivò alla conclusione che il modo fondamentale per risolvere il problema dell’alienazione è la negazione della proprietà privata. Cioè, il sistema politico capitalista deve essere abolito con tutti i mezzi al fine di recuperare la natura essenziale dell’uomo.

È importante notare che anche se Marx dapprima accettò il materialismo e l’umanesimo di Feuerbach con entusiasmo, più tardi abbandonò l’umanesimo e utilizzò solo il materialismo nel risolvere il problema dell’alienazione. Dichiarò inoltre che sarebbe passato dalla “critica del cielo” alla “critica della terra”, con ciò volendo dire che avrebbe trattato di legge e di politica piuttosto che di religione e teologia [10].

Inoltre, negli ultimi mesi del 1843, Marx mutò la sua opinione che “la liberazione dell’uomo deve essere realizzata dalle mani dell’uomo attuale nella società civile”. Egli cominciò ad affermare invece che l’essenza perduta dell’umanità poteva essere ripresa tramite “la negazione da parte del proletariato della proprietà privata”. Egli non solo si prefisse come obiettivo il rovesciamento del sistema capitalista, ma definì anche il proletariato come l’unica forza avente la capacità di realizzare la rivoluzione.

Si pensa spesso che Marx arrivasse alle sue conclusioni dopo un’indagine scientifica sul funzionamento del sistema capitalista, ma si può vedere chiaramente che non fu così. Come poté Marx, che non aveva ancora studiato economia o scoperto le “contraddizioni” del capitalismo, arrivare alla conclusione che il proletariato doveva liberare l’uomo abolendo la proprietà privata? Come poté provare tramite la scienza o la storia, che l’essenza della specie umana sarebbe emersa dopo che la proprietà privata sarebbe stata abolita?

In genere uno scienziato formula un’ipotesi e poi cerca di verificarla attraverso esperimenti e osservazioni. Tuttavia, deve essere pronto ad abbandonare la sua ipotesi davanti a qualsiasi risultato diverso che quegli esperimenti ed osservazioni possano dargli. Marx era riluttante a far ciò. Nel preparare la revisione de “Il Capitale”, per esempio, come Kolakowski ha fatto notare, ignorò in modo disonesto statistiche aggiornate che confutavano le sue predizioni sull’impoverimento del lavoratore [11].

Marx non andò a Parigi per portare avanti alcuna ricerca scientifica. Egli andò a studiare economia allo scopo di ottenere il materiale che gli sarebbe stato necessario per risolvere il problema dell’alienazione legalmente e politicamente.

Nell’introduzione al suo “Un contributo alla critica dell’economia politica”, Marx ricordò che subito dopo essere arrivato a Parigi nel 1844, era già arrivato alla conclusione che le relazioni materialistiche di produzione sono la fondazione delle forme legali e politiche:

Il risultato generale al quale sono arrivato e il quale, una volta conquistato, è servito da filo conduttore per i miei studi, può essere brevemente formulato come segue: nella produzione sociale della loro vita, gli uomini entrano in definite relazioni che sono indispensabili e indipendenti dalla loro volontà, relazioni di produzione che corrispondono ad un definito stadio di sviluppo delle loro forze materiali. La somma totale di queste relazioni di produzione costituisce la struttura economica della società: la fondazione reale sulla quale sorge una sovrastruttura legale e politica e alla quale corrispondono definite forme di coscienza sociale [12].

Marx scrisse il suo “Un contributo alla critica della filosofia della legge di Hegel Introduzione”, prima di aver mai studiato economia. Nondimeno, egli fissò come sua meta il rovesciare il sistema capitalista tramite il proletariato. Appare evidente la fondamentale influenza che i fattori soggettivi ed emotivi hanno esercitato sulle sue conclusioni.

c) Fattori soggettivi ed emotivi

Per comprendere i fattori soggettivi ed emotivi, che furono significativi nella formulazione della posizione di Marx, dovremo considerare vari aspetti della sua vita a quel tempo.

Marx fu costretto a dare le dimissioni dalla “Rheinische Zeitung”, a causa della rigida censura e delle pressioni da parte del governo prussiano. Egli nutriva ostilità verso quel governo e la manifestò nei suoi scritti. In “Un contributo alla critica della filosofia della legge di Hegel, Introduzione”, scrisse:

Guerra alle condizioni tedesche! Ad ogni costo! Esse sono sotto il livello della storia, al di là di ogni critica, ma restano oggetto di critica, come il criminale è al di sotto del livello dell’umanità ma rimane un oggetto per il boia… (l’oggetto della critica) non è da confutare, ma da sterminare… il suo sentimento essenziale è l’indignazione, la sua attività essenziale è la denuncia [13].

Il sentimento di indignazione che Marx aveva verso la Prussia, sommato alla sua natura ribelle e alla povertà e alla sofferenza della sua vita, fu uno dei fattori soggettivi più significativi nella formulazione del suo pensiero.

d) Componenti filosofiche

In questa situazione, Karl Marx”costruì un’arma per rispondere all’attacco di coloro che egli considerava nemici suoi e del progresso umano. Utilizzò gli elementi filosofici che aveva a disposizione, prendendo in prestito da Hegel la dialettica della “tesi antitesi sintesi” e l’applicò materialisticamente alla società civile. Questa è la sua unica giustificazione per concludere che la proprietà privata (la tesi) deve essere “negata”. Ne “La Sacra Famiglia” (febbraio 1845), Marx pone la proprietà privata ed il proletariato uno contro l’altro come tesi e antitesi:

La proprietà privata in quanto proprietà privata, ricchezza, è costretta a mantenere se stessa e di conseguenza il suo opposto, il proletariato, in esistenza… Il proletariato, al contrario, è costretto come proletariato ad abolire se stesso e quindi il suo opposto, la proprietà privata, che determina la sua esistenza e lo rende proletariato [14].

Il sociologo e teorico della legge Lorenz von Stein aveva introdotto il socialismo e il comunismo francese in Prussia nel 1842 con il suo testo “Il socialismo ed il comunismo nella Francia di oggi”. Von Stein, un conservatore Hegeliano, aveva studiato i movimenti socialisti dietro istruzione del governo prussiano che era interessato alle attività sovversive fra i lavoratori tedeschi a Parigi. Egli era anti-socialista e considerava la gerarchia di classe come la condizione necessaria per una società organizzata. Il suo libro, tuttavia, che conteneva una gran quantità di informazioni, era ampiamente conosciuto nei circoli radicali della Germania. Egli descriveva il proletariato come una delle più grandi forze politiche nella società moderna, un corpo compatto risvegliato allo scopo di negare la proprietà privata. È evidente che Marx adottò in blocco questo concetto.

Quando Marx usava le idee degli altri pensatori era solito distorcerle in modo che combaciassero con le sue esigenze. Nell’usare la dialettica, ad esempio, alterò completamente il significato hegeliano dei termini “opposti”, “contraddizione” e “negazione”. Marx prese anche elementi dal materialismo di Feuerbach, ma li spogliò del loro significato originale scartando l’umanesimo feuerbachiano.

Marx ed Engels non solo tradirono il metodo scientifico nell’elaborazione delle loro teorie, ma si diedero anche un gran da fare per nascondere ciò che stavano facendo. Essi parlavano incessantemente di socialismo “scientifico” manifestamente per ottenere credibilità, ma erano tutto fuorché scientifici. Allo stesso modo, i comunisti fin dal tempo di Marx ed Engels si sono camuffati da scienziati mentre in realtà restano radicati a un superato scientismo.

5. Gli studi di economia e la teoria dell’alienazione

Marx studiò economia a Parigi dal novembre 1843 al febbraio 1845. Sulla base del libro di Engels “Guida ad una critica dell’economia politica” fece ricerche sulle opere di Smith, Ricardo, Say, Sismondi ed altri. I tre manoscritti che compilò durante questo periodo furono più tardi pubblicati sotto il titolo “I manoscritti economici e filosofici del 1844”.

I punti principali che Marx infine, dopo aver studiato economia a Parigi, fece suoi, furono: primo, che nella società capitalista “il lavoratore è diventato una merce”; secondo, che la società capitalista può prosperare soltanto sfruttando il lavoratore. Per quanto duramente il lavoratore lavori, tutto il prodotto del suo lavoro sarà rapinato, cosi che “il lavoratore, più ricchezza produce, più diventa povero” [15].

Marx sostenne che come risultato del disumano sistema capitalista, ed in particolare della perdita da parte del lavoratore del frutto del suo lavoro, sia il capitalista che il lavoratore sono estraniati dalla loro natura umana:

La classe che possiede e la classe del proletariato presentano lo stesso auto-estraniamento umano. Ma la prima classe si sente a suo agio e rafforzata in questo auto-estraniamento, riconosce l’estraniamento come il suo potere ed ha in esso la sembianza di un’esistenza umana [16].

Nessuna delle due conduce una vita di appagamento, ma la classe capitalista mantiene la parvenza di un’esistenza umana. La natura umana di entrambi, che è persa, deve essere recuperata: come farlo? Dipende da come è stata persa. Come si è prodotta l’alienazione?

a) La teoria di Lamarck sull’origine delle specie

La visione marxista dell’alienazione ruota intorno al concetto di “lavoro”. Per comprendere l’importanza del lavoro per Marx, dobbiamo considerare sia la teoria del biologo francese Jean Lamarck sull’origine delle specie, sia la discussione di Engels sul ruolo del lavoro nello sviluppo dell’uomo.

Secondo Lamarck, una nuova specie si origina attraverso: (A) l’interazione con il suo ambiente che produce (B) mutamenti fisiologici nell’organismo. Questi possono essere (C) trasmessi alla discendenza. Attraverso una successione di generazioni si produce una nuova specie.

Per esempio, una scimmia si arrampica sugli alberi e raccoglie cibo. Facendo così (interagendo con il suo ambiente), la fisiologia dell’animale si modifica: in questo caso, il sistema nervoso centrale e i muscoli degli arti diventano più sviluppati. Quando la seguente generazione di scimmie nasce, queste variazioni fisiologiche saranno presenti. Dopo molte generazioni, si originerà una nuova specie di scimmie.

Engels applicò le idee del Lamarckismo ad una teoria dello sviluppo umano. Ne “La parte che il lavoro ebbe nella transizione dalla scimmia all’uomo”, Engels descrive l’uomo come un animale altamente sviluppato che si è evoluto come conseguenza dell’interazione con il suo ambiente materiale. Questa interazione ha preso la forma specifica del lavoro.

Attraverso il lavoro l’uomo ha sviluppato la capacità di comunicare e la capacità di ragionare. La scimmia diventò uomo attraverso il lavoro ed è il lavoro che distingue l’uomo dalla scimmia (per Feuerbach la ragione, l’amore e la volontà sono l’essenza dell’uomo, ma per Marx il fattore essenziale è il lavoro):

Nella teoria marxiana il lavoro rimpiazza perfino Dio come creatore dell’umanità. Engels scrisse che:

Il lavoro… è la condizione basilare dell’intera esistenza umana, e ciò è talmente vero che in un certo senso dobbiamo dire che il lavoro creò l’uomo stesso [17].

b) Lavoro e alienazione

Poiché vedeva l’uomo fondamentalmente come un animale che lavora, Marx concluse che l’alienazione deve essere un problema che nasce dalle relazioni umane centrate sul lavoro. Nei “Manoscritti economici e filosofici del 1844” egli descrisse 4 tipi di alienazione:

L’alienazione del lavoratore dal prodotto del suo lavoro

Essendo la capacità di lavorare l’essenza della specie dell’uomo, ne segue che l’uomo è “uomo” quando lavora e produce. La sua vera umanità è, così, intimamente connessa alla sua relazione con i prodotti del suo lavoro. Nel sistema capitalista, tuttavia, qualsiasi cosa il lavoratore produca gli viene immediatamente sottratta e diventa proprietà del capitalista che non ha contribuito alla sua produzione. Quando i prodotti del lavoro vengono sottratti, diventano “un oggetto alieno” dal quale il lavoratore viene estraniato.

L’alienazione del lavoratore dal suo lavoro

Il capitalista sottrae al lavoratore i prodotti del suo lavoro. Il lavoratore viene lasciato solo con il suo lavoro, che egli deve vendere allo scopo di sopravvivere. Come una prostituta, egli vende il suo corpo. Deve lavorare giorno dopo giorno in una fabbrica, senza alcuna dignità e non conosce la propria identità o il proprio vero valore. Tutto ciò d’importante che lo riguarda è perso.

In questa situazione, il lavoratore constata che più egli lavora, più il capitalista diventa ricco. Poiché i prodotti del suo lavoro vengono espropriati dal capitalista, più egli versa il suo sangue e sudore, più il capitalista ne beneficia, trincerandosi in una posizione di dominio e rinforzando l’intero sistema capitalista: “… il lavoro per il lavoratore … non è suo, ma di qualcun altro… [18].

L’alienazione della specie umana

Secondo Engels, la specie umana è caratterizzata dalla padronanza sul suo ambiente: “L’animale semplicemente usa il suo ambiente e vi apporta dei cambiamenti semplicemente con la sua presenza; l’uomo, con le sue modifiche, fa sì che serva i suoi fini, lo controlla” [19].

Sotto il sistema capitalista, tuttavia, il lavoro è diventato “un potere materiale al di sopra di noi, che cresce al di fuori del nostro controllo, contrastando le nostre aspettative, riducendo a zero i nostri calcoli” [20].

L’essenza della specie dell’uomo si riferisce all’attività libera e consapevole della produzione, che distingue l’omo da un animale diretto solo dai suoi istinti fisici e che produce solo ciò di cui esso o la sua prole ha diretta necessità.

L’“uomo” è uomo quando agisce in libertà sopra il mondo oggettivo, specificamente, impegnandosi in una libera attività creativa. Però, poiché il lavoratore è alienato dal suo lavoro, il lavoro è stato ridotto semplicemente a mezzo per soddisfare il bisogno di mantenere la propria esistenza fisica, e non esiste più come una libera attività consapevole.

Per il lavoratore il lavoro è ridotto semplicemente a mezzo per sostenere la propria esistenza fisica. Per il capitalista, il lavoro è la merce che deve comprare allo scopo di produrre profitto. Per entrambi, il lavoro non esiste più come una libera attività consapevole, perciò entrambi hanno perso completamente la loro umanità.

L’alienazione dell’uomo dall’uomo

Nel mondo disumanizzato del capitalismo, i lavoratori non sono liberi nelle loro relazioni umane. Come potrebbero esserlo? Essi non sono esseri umani. Non sperimentano la gioia fra di loro, né scoprono l’amore e la comprensione.

La radice dell’alienazione: il possesso privato dei beni

Marx aveva già identificato nella “divisione del lavoro” la causa principale della “perdita, da parte dell’uomo, di se stesso” nell’articolo “Dibattito sulla libertà di stampa” sul “Rheinische Zeitung” del maggio 1842. Per Marx, tuttavia, divisione del lavoro e proprietà privata sono la stessa cosa: “La divisione del lavoro e la proprietà privata, sono d’altronde, espressioni identiche: in una la stessa cosa è affermata con riferimento all’attività mentre nell’altra è affermata con riferimento al prodotto dell’attività” [21].

Così, Marx sostiene che la proprietà privata è la conseguenza del lavoro alienato, ma è anche il mezzo tramite il quale il lavoro aliena se stesso. Egli la definì la “realizzazione di questa alienazione”. Sebbene l’esatta relazione di causa ed effetto fra l’alienazione e la proprietà privata sia poco chiara, Marx ci assicura che quando la proprietà privata sarà abolita, la condizione dell’uomo cambierà:

L’abolizione della proprietà privata è perciò la completa emancipazione di tutti i sensi e qualità dell’uomo [22].

Marx affermò così che l’eliminazione della proprietà privata è la base per recuperare l’essenza della specie dell’uomo e porre fine alla sua alienazione. In seguito scrisse:

In questo senso i comunisti possono condensare la loro teoria nell’unica frase: abolizione della proprietà privata [23].

6. L’ulteriore sviluppo della teoria marxista

Prima del suo soggiorno a Parigi, l’idea dell’essenza della specie dell’uomo era piuttosto ambigua per Marx, stando a significare o la sua “libertà” o le sue “attività pubbliche”. Dopo aver studiato economia a Parigi, tuttavia, Marx collegò la libertà col lavoro. Il lavoro come libera attività produttiva (attività della vita) giunse ad essere visto da Marx come l’essenza della specie dell’uomo.

Sebbene Marx credesse che il sistema della proprietà privata fosse la causa dell’alienazione, non fece immediatamente appello a soluzioni radicali e violente. Inizialmente fu a favore di un superamento della proprietà Privata come mezzo per recuperare la natura umana originale.

Subito dopo essere arrivato a Bruxelles nella primavera del 1845, Marx scrisse “Tesi su Feuerbach”, in cui si dissociò completamente dal suo umanesimo. Cominciò a scrivere “L’ideologia tedesca” con Engels, che era emigrato a Bruxelles, e finì nel maggio dell’anno dopo. Insieme completarono la base del materialismo dialettico e storico e conclusero che la formula per porre fine all’alienazione umana doveva essere la rivoluzione comunista violenta.

Ne “L’ideologia tedesca”, Marx criticò le idee dei tedeschi più in voga di quel tempo, da Feuerbach a Bruno Bauer, da Stirner ai socialisti tedeschi. In particolare, si opponeva a chiunque suggerisse che era possibile trovare delle soluzioni senza bisogno di ricorrere all’azione violenta.

Dal gennaio del 1847, Marx criticò “La filosofia della povertà” di Proudhon, che era a favore di una riforma pacifica del capitalismo. Egli pubblicò la sua risposta sotto il titolo “La povertà della filosofia” (luglio 1847). Ancora una volta era contro qualsiasi metodo pacifico di cambiamento.

a) La nascita del comunismo

Fino a questo punto, Marx aveva prodotto una massa di scritti che incitavano alla violenza contro l’ordine esistente, ma non c’era alcun specifico piano di azione. Nell’estate del 1847 tuttavia, Marx ed Engels si unirono alla “Lega dei comunisti” a Londra. La lega richiese loro di compilare un sommario delle posizioni comuniste riguardo alle questioni sociali e politiche. Essi risposero scrivendo il “Manifesto comunista” nel febbraio del 1848.

In esso Marx ed Engels esaltano il ruolo della lotta di classe nella storia umana. Insistono sull’abolizione della proprietà privata e criticano tutte le forme di socialismo precedenti. Il “Manifesto comunista” conclude dichiarando che il compito di tutti i comunisti è la rivoluzione. Marx scrisse chiaramente nel “Manifesto” che l’essenza della teoria comunista è l’abolizione della proprietà privata per mezzo della rivoluzione violenta.

Ci si potrebbe chiedere quali furono i fattori che fecero abbandonare a Marx l’idea del superamento (aufhebung) della proprietà privata, che egli sosteneva durante il suo soggiorno a Parigi, per fargli adottare invece quella dell’abolizione forzata della proprietà privata, richiesta nel “Manifesto comunista”. Cosa causò il cambiamento nel pensiero di Marx riguardo alla violenza, spingendolo a concludere che la vera natura dell’uomo poteva essere recuperata solo attraverso una rivoluzione del proletariato?

È importante porre in rilievo che i fattori soggettivi nella formulazione di una teoria sono fondamentali. Marx fu espulso da Parigi nel 1845, a causa di pressioni da parte del governo prussiano, i cui agenti continuarono a ricercarlo a Bruxelles. Alla fine, il governo prussiano costrinse il governo belga ad espellere Marx dal Belgio, e Marx rinunciò alla sua nazionalità prussiana.

Egli deve aver provato sia molta solitudine che un grande risentimento verso lo Stato, e tali sentimenti devono essersi progressivamente trasformati in odio viscerale per il governo prussiano. Ciò può avere indotto Marx ad optare in maniera definitiva per la rivoluzione violenta.

Essi (i comunisti) dichiarano apertamente che i loro fini possono essere ottenuti solo rovesciando con la forza tutte le condizioni sociali esistenti [24].

7. Sinossi dello sviluppo della posizione di Marx

È possibile ricostruire l’evoluzione del pensiero di Karl Marx attraverso le seguenti fasi che mostrano come egli sia arrivato alla conclusione che l’abolizione della proprietà privata attraverso la lotta di classe è la risposta definitiva ai mali della società.

1° La vera essenza dell’uomo è il lavoro, quindi le attività produttive sono la natura originale dell’uomo.

2° Il prodotto del lavoro viene trattenuto dai capitalisti come loro proprietà privata.

3° I capitalisti hanno privato i lavoratori dei prodotti del loro lavoro, e ciò ha portato come risultato l’alienazione dell’uomo.

4° La soluzione all’alienazione dell’uomo (cioè la liberazione dell’uomo) può essere raggiunta solo con l’abolizione del possesso privato della proprietà.

5° Il metodo per abolire la proprietà privata è la rivoluzione violenta.

6° Solo il proletariato è capace di condurre questa rivoluzione.

Questi punti costituiscono lo schema del Marxismo, e Marx si opponeva fermamente a qualsiasi loro modifica. Si oppose al tentativo di varare un processo pacifico per raggiungere l’eliminazione della proprietà privata. Si oppose anche a qualsiasi tipo di socialismo utopistico facente appello alla solidarietà umana o alla moralità. Aveva visto che i precedenti tentativi di realizzare comunità socialiste ideali erano sempre falliti e diede la colpa di tali fallimenti alla mancanza di una filosofia di base e al fatto di aver trascurato il ruolo vitale della violenza di massa.

Marx poté prevedere che il successo di una rivoluzione sarebbe dipeso dall’incitamento delle masse all’azione violenta; egli trovò il mezzo per ottenere ciò in una ideologia altamente convincente e trascinante:

Come la filosofia trova le sue armi materiali nel proletariato, così il proletariato trova le sue armi spirituali nella filosofia. La testa dell’emancipazione è la filosofia; suo cuore è il proletariato [25].

Egli cominciò la ricerca di componenti filosofiche da usare nel costruire un’arma ideologica, con “l’abolizione della proprietà privata tramite la lotta di classe violenta e la presa del potere dalle mani della borghesia da parte del proletariato” come suo immutabile obiettivo.

a) Il proletariato

Marx aveva già deciso che i lavoratori o proletariato, sarebbe stato il gruppo che avrebbe realizzato la rivoluzione. Il suo compito era quello di risvegliare e di incitare tali lavoratori, forgiarli in una forza che avrebbe potuto distruggere la borghesia e l’ordine capitalista, anche se ciò avrebbe significato la perdita delle loro vite. Per raggiungere ciò, Marx comprese l’importanza dell’ideologia. Dovette costruire un’ideologia, un sistema di convinzioni, che fornisse: 1) una base filosofica; 2) una speranza e una visione; 3) un piano di azione. Quest’arma ideologica richiedeva tre componenti essenziali:

1) Un’analisi del capitalismo, tale da mostrare quest’ultimo come un sistema disumanizzante che non può essere riformato, ma deve, invece, essere distrutto. Perciò, egli costruì le sue teorie economiche: la teoria del valore del lavoro e la teoria del plusvalore;

2) Una giustificazione filosofica che mostrasse perché i lavoratori hanno il diritto di uccidere i capitalisti e i reazionari senza alcun rimorso. A questo scopo, sviluppò ciò che fu poi conosciuto come “materialismo dialettico”. Il materialismo dialettico è una spiegazione dell’origine e del comportamento dell’universo che nega l’esistenza di Dio e cerca di provare che soltanto la materia, funzionante in accordo alle regole dialettiche, è sempre esistita. Il materialismo dialettico giustifica l’assassinio, definendolo una legge di natura.

3) Un’interpretazione della storia umana che provi che questo è il momento di realizzare la rivoluzione proletaria.

Dev’essere provato ai potenziali rivoluzionari che questo è il momento per agire perché l’opportunità è a portata di mano. Con il mandato storico di fronte a lui, perché il lavoratore dovrebbe esitare? Non c’è niente da perdere e tutto il mondo da conquistare. Il materialismo storico fu sviluppato per questo scopo.

Come creatore di idee Marx fu veramente un genio. Queste tre componenti contengono un’arma ideologica capace di incitare le persone a dedicare la loro vita alla rivoluzione violenta. Milioni di persone in tutto il mondo sono state travolte da questa analisi della storia e dalla predizione dell’imminente utopia. Quando una persona studia il Marxismo, questo può creare in lei un grande fervore ed una passione quasi religiosa.

8. Le tre componenti del Marxismo

Esaminiamo in dettaglio le tre componenti.

a) La teoria del valore del lavoro e la teoria del plusvalore

Lo scopo della teoria del valore del lavoro e della teoria del plusvalore è di mostrare che la società capitalista deve essere distrutta. Non può essere riformata o gradualmente migliorata, secondo Marx, perché la sua essenza è perversa e disumanizzante.

Attraverso le sue teorie economiche, Marx ha cercato di mostrare che la società capitalista può fare solo una cosa: sfruttare. Il capitalista stesso ha solo uno scopo: ricavare profitti, ed il capitalismo è il sistema che lo protegge e lo perpetua.

Secondo Marx le due classi, lavoratori e capitalisti, sono totalmente opposte l’una all’altra. I capitalisti hanno sempre rapinato il profitto che i lavoratori producono. Il sistema è tale che più i lavoratori lavorano, più i capitalisti possono sfruttarli e quindi rafforzare il sistema. Ci può essere solo una soluzione: l’eliminazione totale del capitalismo stesso. Questa è l’unica via che i lavoratori possono imboccare per ottenere il profitto dovuto loro. Non ci può essere alcun compromesso con la distruzione.

Questa è l’essenza della teoria economica marxista.

b) Il materialismo dialettico

Il Cristianesimo e le altre religioni insegnano che dobbiamo amare Dio e gli altri esseri umani. Gesù insegnò che dovremmo amare persino i nostri nemici. Se questo codice morale viene osservato, non ci può essere alcuna rivoluzione. Fin dal 1842 Marx cominciò a sfidare il Cristianesimo. Egli disse che era semplicemente uno strumento per insegnare alle persone ad essere “sottomesse all’autorità, poiché ogni autorità viene da Dio”.

Il materialismo dialettico cerca di mostrare che la base di ogni cosa non è Dio, ma la materia. L’uomo è materia e niente più. L’uomo non ha bisogno di seguire i comandamenti di un Dio che non esiste; deve, al contrario, comprendere le lezioni che la materia insegna.

Quali sono le lezioni della materia? L’attributo della materia è il moto costante. Il moto esiste perché all’interno della materia c’è contraddizione e conflitto. Tra le particelle, tra le diverse specie, fra il germe ed il guscio in un seme, ovunque, noi troviamo conflitto. Il conflitto non è l’eccezione ma la regola. Secondo il materialismo dialettico, nessuno sviluppo può avvenire senza conflitto. Il conflitto è la formula dello sviluppo.

Certamente, dentro ogni uomo c’è un’ampia gamma di emozioni, incluso l’odio, la rabbia e il risentimento. Il Cristianesimo ci dice che l’odio e il risentimento non fanno parte della natura originale dell’uomo, ma risultano dalla separazione dell’uomo da Dio. Se Dio non esiste, e la materia è la base di ogni cosa, allora la contraddizione che sentiamo dentro di noi deve avere le sue radici nella materia stessa. Il marxismo dice che l’odio è la natura dell’uomo e deve essere espresso. Il modo per esprimerlo è partecipare alla rivoluzione violenta.

Marx faceva uso della dialettica di Hegel nella sua interezza, ma ci sono delle differenze essenziali fra l’interpretazione di Hegel e quella di Marx. La dialettica di Hegel riguarda il processo dello sviluppo del pensiero, mentre quella di Marx riguarda il processo dello sviluppo materiale. Un’altra differenza importante è nell’uso delle parole “opposizione” e “contraddizione”.

Quando Hegel parlò di sviluppo attraverso la contraddizione, non stava parlando di una lotta dove, all’interno di un rapporto, un elemento rovescia o stermina l’altro. Nella dialettica marxista, tuttavia, ad opposizione e contraddizione si dà il significato di lotta che implica il rovesciamento e lo sterminio.

La dialettica marxista afferma che fra opposti (elementi in contraddizione) esiste sia unità che lotta, ma mette molta più enfasi sulla lotta. L’unità è relativa e la lotta è essenziale. Lenin, che accolse queste idee e stabilì il primo stato marxista, le espresse in questo modo:

L’unità degli opposti è condizionale, temporanea, transitoria, relativa. La lotta degli opposti reciprocamente escludenti si è assoluta, proprio come lo sviluppo ed il moto sono assoluti [26].

Aggiunge che “lo sviluppo è la lotta degli opposti” [27] e con questo giustificò il suo programma di violenza.

È evidente che la ragione per cui Marx alterò la dialettica di Hegel mettendo in rilievo la distruzione fu quella di sostenere filosoficamente la rivoluzione proletaria.

Qui possiamo vedere un esempio molto chiaro di come Marx elaborava una teoria che giustificasse il suo scopo. Egli prese da Hegel la dialettica, rigettando il suo idealismo e tralasciando tutto ciò che non era adatto al suo scopo. Poi lo combinò con il materialismo di Feuerbach, rigettando il suo umanesimo e cambiando il contesto, dandogli il significato di lotta violenta.

c) Il materialismo storico

Marx aveva bisogno di un altro elemento ancora per completare il suo progetto. Aveva bisogno di dare al lavoratore un senso di urgenza. Per fare ciò, elaborò la sua visione dell’apocalisse. Attraverso il materialismo storico, mostrò al lavoratore che stava vivendo negli “ultimi giorni”.

Il materialismo storico mostra che l’uomo si è mosso da uno stato di innocenza in cui tutto era tenuto come proprietà comune, ha attraversato vari stadi di sfruttamento (schiavitù, feudalesimo, capitalismo) e adesso è arrivato al punto in cui l’ultimo sfruttatore sta per essere sterminato. Quando questo ultimo furfante, il capitalista, sarà distrutto, entreremo in un nuovo ed ultimo stadio, l’utopia comunista, annunziata dal suo messaggero, il socialismo mondiale.

Il materialismo storico dice ai lavoratori: “Questo è il vostro momento, il momento che dobbiamo cogliere. Noi non abbiamo niente da perdere, e se agiamo adesso abbiamo da guadagnare il mondo”.

Se consideriamo lo sviluppo del cristianesimo, specialmente nei primi secoli, possiamo riconoscere che molto del suo potere veniva dalla sua visione apocalittica e da una forte convinzione nell’imminente venuta del Cristo. Il materialismo storico dà lo stesso tipo di visione apocalittica al Comunismo. I comunisti promettono l’imminente realizzazione del Cielo, ma sarà un Cielo senza Dio. Per sempre libera dall’oppressione di classe, l’umanità non avrà più bisogno di Dio.

Il marxismo ha avuto successo nel comunicare questi tre punti fondamentali ai lavoratori europei: 1) siete in uno stato di sfruttamento senza alcuna speranza; 2) la vostra azione rivoluzionaria è giustificata dalla dialettica, la base di tutta l’etica e, 3) il momento in cui agire è questo.

Per mezzo di questi tre punti Marx dimostrò che il lavoratore stava vivendo in una situazione nella quale non c’era alcuna speranza senza rivoluzione. La rivoluzione era così non solo la responsabilità del lavoratore, ma il suo dovere.

Era attraverso la rivoluzione comunista che l’alienazione doveva essere risolta. Grazie al Comunismo il lavoratore non sarebbe più stato alienato dal prodotto del suo lavoro, né dal suo lavoro. Al lo stesso modo, non ci sarebbe stata più alienazione dentro di sé e infine non sarebbe esistita l’alienazione fra gli uomini.

9. Ha il marxismo risolto l’alienazione?

Il “Manifesto comunista” è stato citato per giustificare vari tentativi rivoluzionari fin da quando fu scritto, ed il primo stato comunista nacque nel 1917. Da allora, decine e decine di paesi sono caduti sotto il controllo comunista. Bisogna dire che la teoria marxista ha avuto un ampio lasso di tempo per essere verificata. Osservando ciò che la storia ci dice, il Marxismo fornisce realmente i mezzi per risolvere il problema dell’alienazione?

Nel 1960, Nikita Kruschev promise alla sua gente che per l’anno 1980 nell’Unione Sovietica sarebbe esistito lo stato ideale comunista. Qual è la realtà? Possiamo dire che il lavoratore sovietico sta godendo dell’utopia comunista? Tragicamente, no.

1° Marx parlò dell’alienazione del lavoratore dal prodotto del suo lavoro. È arrivato il lavoratore dei Paesi marxisti ad essere il proprietario di ciò che produce? No.

I lavoratori sovietici starebbero lavorando per lo stato, e lo stato starebbe prendendosi cura dei lavoratori in maniera ottimale. Tuttavia, i lavoratori sovietici oggi non stanno avanzando verso una vita migliore, ma stanno lottando per sopravvivere.

Il salario medio del lavoratore sovietico è di 171 rubli al mese, mentre il salario necessario per il sostentamento di una famiglia media è di 210 rubli [28]. Inoltre, oggi molti cittadini sovietici non parlano neanche il russo, né sanno leggere o scrivere [29].

Nonostante ciò, secondo il libro “La Nomenklatura” di Michael Voslensky, alcune persone vivono molto bene nell’Unione Sovietica. Possiedono i prodotti più recenti dall’Europa, dal Giappone e dagli Stati Uniti. I loro figli frequentano scuole private. Essi sono la nuova super élite sovietica ed il prezzo del loro benessere è il sangue, sudore e lacrime dei lavoratori.

André Gide, una volta ardente sostenitore del comunismo, viaggiò in Unione Sovietica ed in seguito scrisse con delusione:

La scomparsa del capitalismo in Russia Sovietica non ha portato la libertà al lavoratore sovietico. È essenziale che il lavoratore all’estero si renda pienamente conto di ciò. Fu precisamente allo scopo di non trovare alcuna povertà che andai in Unione Sovietica, ma la povertà che c’è lì è espressa con gli sguardi… si potrebbe pensare che sia sconveniente e criminale… non suscita pietà o carità… solo disprezzo.

Coloro che fanno sfoggio di sé stessi così orgogliosamente sono coloro la cui prosperità è stata comprata al prezzo di questa infinita povertà [30].

Marshall I. Goldman, Direttore Associato del Centro di Ricerche sulla Russia, dell’Harvard University, nel suo testo “URSS in crisi”, fa notare che la Russia era in precedenza la più grande esportatrice di grano, ma sotto il comunismo ne è diventata importatrice. Egli osserva inoltre che vari indicatori di prosperità, come il tasso annuale di crescita del PNL, mostrano che l’economia sovietica cresce ogni anno sempre di meno [31].

Tristemente, un’economia marxista non è capace di mettere la ricchezza nelle mani dei lavoratori. In nessun altro luogo troviamo lavoratori più alienati dal prodotto del loro lavoro che nei Paesi sotto il marxismo.

2° Marx parlò dell’alienazione del lavoratore dal suo lavoro. Trova il lavoratore sovietico appagamento e soddisfazione nel suo lavoro? No.

L’intero sistema non può funzionare senza la minaccia della forza. Le manifestazioni di scontento da parte dei lavoratori sono soffocate. Gli organizzatori dei sindacati vengono spesso imprigionati o viene loro somministrato un “trattamento psichiatrico”.

La mancanza di incentivo nei lavoratori, sommata al fallimento del sistema nel generare ricchezza, ha fatto nascere l’espressione: “Loro fanno finta di pagarci e noi facciamo finta di lavorare” [32].

3° Che cosa si può dire dell’alienazione della specie umana? Viene espressa nell’URSS la natura originale dell’uomo? Abbiamo documentazioni in abbondanza che rispondono di no a questa domanda. Konstantin Simis, un ex procuratore russo, scrive di un’economia sommersa, basata sulla libera impresa, che sta fiorendo in Unione Sovietica. Questa economia, senza la quale il paese non potrebbe sopravvivere, ha l’effetto collaterale di rendere ognuno un criminale, semplicemente perché attività che, normali nel mondo libero, quali la manifattura privata e la compravendita, sono reato in URSS.

Simis descrive la diffusa corruzione che ne è risultata come segue:

La corruzione che ha fatto marcire l’apparato che governa la nazione ha avuto il terribile effetto di corrodere la morale non solo della gente che corrompe ed è corrotta, ma anche degli innocenti, di coloro che non hanno avuto parte nella corruzione, ma che sono semplicemente vissuti in un’atmosfera di corruzione e sono stati costretti a respirarne l’aria infetta [33]. Ed ora, finendo questo libro, mi chiedo: cosa avverrà dopo? Quale è il futuro del paese? Ed io rispondo alla mia domanda con amarezza: il governo sovietico, la società sovietica, non può liberarsi dalla corruzione fintanto che essa rimane sovietica. Questo è chiarissimo [34].

4° In ultimo ha il marxismo risolto l’alienazione dell’uomo dall’uomo? Possono i cittadini lavoratori dell’URSS stabilire relazioni umane soddisfacenti?

Sfortunatamente, no. Come possono essere stabilite relazioni umane soddisfacenti in una società che richiede una sorveglianza costante dei suoi cittadini? Che richiede l’esistenza di un KGB allo scopo di controllare il dissenso e di infliggere punizioni? Che incoraggia i bambini a denunciare i propri genitori per infrazioni ideologiche?

Inoltre, il marxismo non può risolvere l’elitarismo, il razzismo, il nazionalismo o alcuna delle barriere esistenti fra esseri umani. La divisione fra Cina e Russia è un’ulteriore conferma del fatto che il Comunismo non è in grado di risolvere il problema della discriminazione razziale.

L’esodo in massa di profughi da qualsiasi nazione abbia la sfortuna di cadere sotto il controllo comunista sembra attestare che in nessun altro luogo l’uomo è meno in grado di esprimere la sua natura originale che sotto il soffocante peso del Comunismo.

a) Il marxismo non risolve l’alienazione

Quando guardiamo all’Unione Sovietica e agli altri paesi comunisti, siamo portati a concludere che il marxismo non risolve i problemi dell’alienazione. Anzi, li peggiora. Ironicamente, quelle stesse condizioni che hanno spinto Marx ed Engels a scrivere il “Manifesto Comunista” hanno raggiunto la loro massima espressione nell’Unione Sovietica.

In definitiva, che cos’è il marxismo? Non è niente altro che un’apologia della rivoluzione violenta e una giustificazione per l’assassinio. Marx sosteneva che il suo studio era scientifico e obiettivo, ma come abbiamo visto, esso in realtà è un insieme di argomenti escogitati per sostenere conclusioni a priori.

Il marxismo era un inganno fin dall’inizio, e l’applicazione di questo inganno ha portato alla morte 150 milioni di persone. Nel mentre il Comunismo, il peggior crimine verso l’umanità che la storia abbia mai visto, continua a legittimarsi e ad espandere la sua sfera di potere.

B. Il marxismo e i suoi errori. La visione del mondo di CAUSA

Finora abbiamo esaminato la teoria marxista dalle origini alla formazione e sviluppo come movimento. Dobbiamo renderci conto che Marx e i suoi amici si sforzarono in ogni modo di far apparire scientifica la teoria. Marx stesso si vantava dicendo che la sua teoria, a differenza di tutti gli altri tipi di socialismo, era il risultato di un’analisi scientifica.

Abbiamo assistito alla tentata messa in pratica della teoria marxista per 70 anni in Russia e in altri paesi, siamo concordi nell’affermare che il sistema non funziona. Perfino i dittatori comunisti non possono più nascondere questo fatto. Come i mass-media occidentali hanno riportato, Yuri Andropov ha ammesso apertamente che il suo paese è infestato dalla corruzione. Nonostante l’idealismo ed i sacrifici di molti seguaci, il Comunismo ha condotto i suoi sostenitori ad una lunga marcia verso il nulla.

Perché il marxismo non ha funzionato? Cos’è che Karl Marx non ha preso in considerazione? Qual è stato il suo errore fondamentale? Rispondere a queste domande è veramente il primo e più importante passo per portare una vera soluzione al Comunismo mondiale oggi. Dobbiamo ora esaminare il marxismo e diagnosticare i suoi errori in modo da rivelare le falsità in esso contenute.

1. I quattro errori fondamentali di Marx

La visione del mondo di CAUSA afferma che Marx ha commesso quattro errori fondamentali nella formulazione della sua teoria:

1° nel comprendere l’origine e la natura dell’universo;

2° nel diagnosticare la vera causa dell’alienazione umana;

3° nella metodologia usata per portare una soluzione all’alienazione umana;

4° nel comprendere la storia umana.

a) Il primo errore di Marx: non aver compreso l’origine e la natura dell’universo

L’errore principale di Marx deriva dal suo negare l’esistenza di Dio. Marx basava la sua teoria sulla convinzione che l’essenza dell’universo fosse la materia. Egli dava per scontato che non c’è alcun Dio, e da questa affermazione sviluppò la sua visione dell’uomo la quale basò tutte le sue teorie.

La tesi di Engels sull’origine dell’uomo è basata sul lamarckismo, una teoria che è stata respinta dalla ricerca scientifica moderna. Non si conosce alcun caso in cui si sia verificato il passaggio ereditario di qualche carattere modificato per effetto dell’ambiente o per l’uso o non uso di qualche organo. Come Gregor Mendel dimostrò, i caratteri ereditari sono controllati dai geni. Le modificazioni nella prole sono generalmente il risultato di modificazioni nel codice genetico.

La teoria dell’evoluzione attualmente più diffusa si basa sulla genetica mendeliana e sul principio darwiniano nella selezione naturale. Questa teoria è comunque tuttora in corso di valutazione da parte degli scienziati. Nondimeno, la questione del perché le modificazioni genetiche stesse avvengono è al di là della portata della biologia. La visione di CAUSA non propone una teoria particolare dell’evoluzione, ma afferma che gli esseri umani sono creati come figli da un Creatore che li ama e che è loro genitore. Il Creatore agì con uno scopo preciso attraverso leggi naturali, forse del tipo quelle descritte da Darwin.

Marx non è riuscito a spiegare l’origine dell’universo e lo scopo della sua esistenza. Come Kolakowski fa notare, Engels, nei suoi testi sulla dialettica, negò la possibilità di fenomeni non causati:

…asserì che la materia, secondo la sua vera natura, tende ad evolversi verso forme più alte di Essere nel modo riscontrabile sulla terra. Non spiegò, tuttavia, in che modo le forme più alte sono contenute potenzialmente negli attributi elementari della materia [35].

Perché non considerò con più attenzione il rapporto che esiste fra causa ed effetto? La scienza naturalmente sostiene che niente accade per caso. L’universo è un fenomeno risultante, quindi ci deve essere una causa. Senza determinare questa causa, non si può comprendere pienamente la realtà.

Il marxismo si basa sull’affermazione che l’universo è materia e che la materia è sempre esistita. La materia viene considerata come l’unica realtà oggettiva, ciò che durerà per sempre. Il problema della causa dell’universo, il significato e lo scopo dell’esistenza vengono considerati irrilevanti.

Questo è il primo errore fondamentale che Marx commise: trascurò o negò la relazione universale basilare di causa ed effetto. Perciò, il marxismo non riconosce alcun valore assoluto o essere assoluto. Ogni cosa è relativa. L’uomo non è responsabile verso alcuno; è lui che determina tutti i valori e prende quindi il posto di Dio.

Quando l’uomo con la sua avidità e fragilità prende la posizione di Dio, ne risulta il caos. Quando questo diventa la politica ufficiale di uno stato e lo stato determina i valori dell’uomo, la società diventa un insieme di bestie. Le atrocità di quasi 70 anni di Comunismo derivano da questo terribile errore.

La visione del mondo di CAUSA è una filosofia centrata su Dio. Essa riconosce Dio come causa prima dell’universo. Quando ammettiamo ciò la teoria marxista dell’uomo viene attaccata alla sua base. (A) La falsità della visione marxista dell’uomo viene rivelata così come l’inganno della dialettica. (B) Quando viene compreso Dio, il materialismo storico si rivela assurdo, perché la storia trae il proprio scopo dall’ideale originale di Dio.

Dio è il creatore dell’uomo e dell’universo. Egli creò questo secondo uno scopo assoluto (nelle prossime sezioni discuteremo dell’ontologia e dello scopo di creazione di Dio). Perciò, l’universo è Suo, prima che nostro. Dio non soltanto ha uno scopo nel creare questo universo, ma ha anche leggi e principi immutabili con cui governarlo. Dio stesso è immutabile e i valori assoluti hanno origine in Lui. Questi valori assoluti fanno sorgere una moralità assoluta e questa moralità assoluta diventa la luce che guida ogni uomo.

In ogni paese ci sono delle leggi e dei mezzi per farle attuare. Le leggi esistono per il benessere dei cittadini; obbedendo ad esse, ciascuno può raggiungere i suoi scopi e obiettivi. Quando qualcuno viola la legge, viene punito dai funzionari incaricati di farla osservare.

Allo stesso modo, ogni uomo vive nell’universo in cui Dio e l’umanità sono sovrani, e l’universo ha leggi e principi che lo governano. Quando si vive secondo queste leggi e principi, si può realizzare lo scopo della propria vita; quando invece vengono violati, si ottengono frustrazione e probabilmente anche danni e distruzione.

È proprio questo l’errore del marxismo. Marx non solo negò la legge universale di causa ed effetto, ma negò anche la stessa esistenza di Dio e la Sua autorità. Karl Marx non conosceva Dio, l’essere che ha dato un senso a tutto l’universo. A causa di ciò, era impossibile che potesse sviluppare un programma progressista e utile all’uomo.

b) Il secondo errore di “Marx: una diagnosi errata della causa dell’alienazione umana

CAUSA può essere d’accordo con Marx su una cosa, e cioè che l’alienazione umana esiste. Tuttavia, Marx fece un grave errore fraintendendone la vera causa.

Egli affermò che la miseria dell’uomo deriva dall’alienazione del prodotto del lavoro, vale a dire che i frutti del lavoro vengono sottratti dai capitalisti, i lavoratori sono sfruttati ed i prodotti del lavoro estorti ad essi servono solo a rendere i capitalisti ricchi e potenti. Egli era convinto che l’unica soluzione fosse la negazione della proprietà privata e lo sterminio di tutti capitalisti.

Poiché Marx aveva negato l’esistenza di Dio e la spiritualità eterna dell’uomo, definì l’uomo come un essere economico e niente di più. Il comportamento economico dell’uomo e le sue relazioni di produzione sono la totalità della sua esistenza, secondo Marx. L’essenza della specie umana consiste nel lavoro produttivo. Questo è ciò che dà umanità all’uomo.

Nella visione del mondo di CAUSA, il comportamento economico degli uomini è visto soltanto come una delle dimensioni della vita umana. Infatti, sebbene importante, esso è secondario rispetto alla dimensione spirituale, l’uomo interiore. Il comportamento economico dell’uomo è governato e controllato dall’uomo interiore o dalla dimensione spirituale. La definizione che Marx dà dell’uomo, ci porta alla conclusione che l’uomo è solo un animale evoluto. Non c’è alcuna differenza essenziale fra la vita animale e la vita umana.

Nella visione di CAUSA, l’uomo è distinto dagli animali perché ha sia un aspetto spirituale che fisico. L’uomo è un essere spirituale che vivrà per l’eternità, governato dai principi morali di Dio. La consapevolezza che l’uomo ha di Dio e l’obbedienza alla Sua legge lo pongono in una posizione diversa da quella del mondo animale. Ogni essere umano è capace di riconoscere Dio come Creatore e di vivere seguendo i Suoi principi morali, ricevendo il Suo amore. Inoltre, l’uomo ha la capacità di sacrificarsi per il bene degli altri uomini. In breve l’uomo è uomo perché ama Dio e il suo prossimo. Questo è l’ideale originale di Dio per gli esseri umani.

Se è questa la natura originale dell’uomo, allora chiaramente è avvenuta un’alienazione. Gli uomini, a causa della perdita della natura originale data loro da Dio, hanno perso anche le loro qualità migliori ed ignorano la realtà spirituale. Quando l’uomo si separò da Dio, perse il suo valore assoluto, e la percezione che egli aveva dell’universo fu ristretta al solo livello materiale.

Secondo la visione di CAUSA il rimedio per l’alienazione umana deve venire dalla radice: la mente e il cuore di ciascun essere umano. Deve essere creata una nuova scala di valori secondo i quali vivere. In altre parole, deve arrivare una soluzione riguardante la parte più interiore dell’uomo. Quando ciò avverrà, il comportamento dell’uomo ed il funzionamento economico della società cambierà automaticamente. Marx non capì tutto ciò. Egli si occupava solo delle dimensioni superficiali della vita umana e credeva che una soluzione economica prodotta con la forza avrebbe realizzato l’utopia dei lavoratori. Egli attaccò il sintomo, ma lasciò inalterata la malattia. Non stupisce quindi che le società comuniste, una dopo l’altra, abbiano completamente fallito nel risolvere l’alienazione: anche se hanno distrutto il sistema capitalista ne hanno stabilito un altro governato da persone con la stessa natura corrotta, quindi nessun vero cambiamento poteva originarsi da ciò. Il Comunismo, togliendo all’uomo la conoscenza di Dio e la spiritualità, può solo peggiorare le cose.

c) Il terzo errore di Marx: una falsa metodologia per portare una soluzione all’alienazione dell’uomo

Come abbiamo sopra menzionato, Marx non comprese bene l’origine e la natura dell’universo e fece una diagnosi sbagliata dalla causa dell’alienazione umana. Con tali premesse, che tipo di soluzione poté offrire? Se un dottore non conosce l’anatomia e la fisiologia dell’individuo sano, diagnosticherà erroneamente la malattia, e senza dubbio prescriverà una cura sbagliata. Quando un malato prende una medicina sbagliata, può soltanto peggiorare.

Poiché Marx pensava che il male ha origine dalla proprietà privata e dalla sua immagine speculare, la divisione del lavoro, vide come soluzione la distruzione del capitalismo e la conseguente negazione della proprietà privata. Allo scopo di raggiungere tale obiettivo, escogitò una metodologia: la lotta di classe del proletariato contro la borghesia.

Per giustificare questa lotta di classe, sviluppò ciò che in seguito venne conosciuto come materialismo dialettico. Fece della dialettica una legge della natura e della società, e dichiarò che il progresso può realizzarsi soltanto attraverso l’opposizione e il conflitto. Quando parlò della lotta fra elementi contradditori ci tenne a chiarire che parlava di distruzione e di sterminio.

Per questa ragione, il risultato del Comunismo è solo una storia di omicidi. Essendo l’omicidio la legge inesorabile del progresso, esso continua per lungo tempo anche dopo la fine della rivoluzione. L’11 giugno 1937, per esempio, Stalin improvvisamente pensò che gli ufficiali dell’Armata Rossa fossero una minaccia per lui e nemici della rivoluzione. Il maresciallo Tukhachevsky e la sua famiglia furono condannati a morte e giustiziati nel giro di 48 ore [36]. Lo seguirono il 90% di tutti i generali, l’80% dei colonnelli e il 50% degli altri ufficiali (circa 30.000 uomini). Fra il gennaio 1937 e il dicembre 1938, l’apice del brutale terrore Staliniano contro il popolo sovietico, ci furono 7 milioni di arresti e deportazioni documentati, un milione di condanne a morte e 2 milioni di morti nei campi di prigione [37]. Yuri Andropov assunse un alto incarico nell’apparato della polizia segreta nel 1937 [38].

In contrasto con la dialettica marxista, la visione del mondo di CAUSA afferma che la legge del progresso nella natura e nella società è quella del dare e del ricevere in rapporti di cooperazione e scambio. Ogni creazione nell’universo è formata dall’unione di elementi appaiati di soggetto e oggetto che condividono uno scopo comune e perseguono un beneficio reciproco. La relazione complementare fra i due fornisce l’energia per l’esistenza, l’azione, la moltiplicazione ed il progresso.

La legge della cooperazione opera dai livelli più bassi delle particelle, come il protone e l’elettrone, a quelli più alti come la vita umana. Nella società umana, marito e moglie formano una relazione reciproca dove il dare e il ricevere amore realizza la loro felicità e crea i figli. In definitiva, anche la relazione fra Dio e l’uomo si conforma a questa legge. In questo caso, Dio è il soggetto, e tutti gli uomini sono gli oggetti che formano relazioni reciproche con Lui. Ciò porta gioia e soddisfazione a Dio, e questo è lo scopo della creazione, ed inoltre dà gioia, soddisfazione e vita eterna all’uomo. Un intero capitolo sarà dedicato più avanti alla spiegazione di questa relazione estremamente importante.

d) Il quarto errore di Marx: una visione errata della storia umana

Marx interpretò la storia in modo completamente errato poiché la vide come una successione di lotte di classe. Applicando il materialismo dialettico alla storia dai suoi immaginari inizi, egli sviluppò il materialismo storico, Questa interpretazione è una congettura che non corrisponde alle documentazioni storiche.

Marx sostenne che all’inizio della storia esisteva una società primitiva comunitaria dove tutti vivevano in armonia senza proprietà privata. Con la comparsa degli schiavi e dei padroni di schiavi, questa società comunitaria divenne una società schiavistica, ed iniziò la lotta di classe. La transizione da uno stadio di organizzazione sociale ad un altro può compiersi soltanto con la violenza.

Contrariamente a questa affermazione, tuttavia, le transizioni pacifiche da uno stadio all’altro sono possibili. Nel caso dell’impero giapponese Meiji, per esempio, la transizione dal feudalesimo alla società industriale moderna avvenne attraverso la cooperazione fra il governo ed il popolo, senza alcuna rivoluzione violenta.

Inoltre, ci sono state molte guerre nella storia che non hanno avuto niente a che fare con la lotta di classe. La lotta che avviene in Irlanda oggi ha le sue radici nelle differenze religiose. Il Canada sta affrontando una divisione interna a causa delle differenze di lingua e cultura.

Considerando ogni lotta come lotta di classe, i pensatori marxisti hanno profondamente frainteso la natura dei conflitti. Durante la I Guerra Mondiale, Lenin esortò i lavoratori della Russia, Germania, Francia e Inghilterra a non combattere. Egli credeva che la base più importante per l’unità e la solidarietà fosse la classe. Non comprese che ci sono invece molte altre cose più importanti della classe: l’amore per la propria nazione è una di queste. Nonostante l’invito di Lenin, i lavoratori scelsero di combattere per le proprie nazioni.

Inoltre, troviamo che Marx applicò la sua legge dialettica in modo selettivo. Se la dialettica è la base di ogni tipo di comportamento, non ci dovrebbero essere eccezioni. Se tutta la storia è una manifestazione del funzionamento di essa, allora come può la società comunista essere lo stadio conclusivo? Perché la progressione delle società si fermerà a quel punto? Evidentemente Marx nell’applicare la dialettica, usava un doppio parametro.

Nella visione del mondo di CAUSA, il motivo ultimo per cui c’è lotta in questo mondo deriva dalla lotta interiore che esiste nell’uomo. Come grandi filosofi politici ed etici hanno notato, da Platone e Aristotele, questa è una lotta fra la virtù e il vizio, tra l’egoismo e l’altruismo. Questa lotta si manifesta esternamente a livello di società, nazione e mondo come lotta fra il bene e il male. Non c’è dubbio che ci sono state tremende lotte nella storia. Queste lotte sono avvenute poiché l’egoismo ed il male sono diventati parte della natura dell’uomo, continueranno fino a che la natura buona originale degli esseri umani sarà restaurata completamente.

Come potrà avvenire questo? Certamente non attraverso la lotta di classe. L’uomo deve trovare una strada per vincere l’egoismo ed il male nella sua vita di ogni giorno. Questo è possibile soltanto se l’uomo potrà trovare Dio e un valore eterno nel suo rapporto con Lui. L’uomo deve stabilire una relazione appropriata con Dio e con il suo prossimo.

È opinione di CAUSA che l’uomo ha speranza perché la sua natura originale è buona. Quando un uomo cambia la priorità dei suoi valori, stabilendo una relazione giusta con Dio, questa sarà una soluzione permanente al problema dell’alienazione. Da quel punto in poi non ci saranno più né guerre né conflitti. L’uomo e l’universo progrediranno secondo il modello originale del dare e del ricevere in cooperazione reciproca.

C. L’attuazione del marxismo

Il marxismo afferma di essere il campione della causa dei diritti umani. Afferma di essere un messaggero di pace ed il campione della liberazione nazionale. Intanto, però, ha prodotto il peggiore ristagno e fallimento economico possibile nell’Unione Sovietica, oltre a indicibili sofferenze e atrocità. Ciò non è dovuto all’applicazione errata dei principi di Marx, né semplicemente alla cattiva amministrazione. Il miserabile fallimento del Comunismo deriva dalle radici della filosofia marxista stessa che sono false. Essa ha fallito perché è opposta ai principi naturali dell’universo.

Diamo uno sguardo all’applicazione pratica della filosofia marxista.

1. Il comunismo dice che non c’è alcun Dio

Quindi l’uomo non può essere figlio di Dio. Se non c’è alcun Dio, allora qual è la differenza fra uomini ed animali? Senza una chiara risposta a questa domanda, l’individuo è responsabile verso nessuno. Gli uomini possono facilmente uccidere chiunque blocchi la loro strada. L’omicidio in nome della rivoluzione è non solo giustificato, ma glorificato.

2. Il Comunismo dice che l’uomo non vive eternamente

L’uomo non soffre alcuna conseguenza per le sue azioni. Può fare qualsiasi cosa al suo prossimo senza avere alcuna punizione. L’uomo è solo un fenomeno temporaneo della materia che ritornerà rapidamente agli elementi di cui esso è composto. Il Comunismo non offre nient’altro alla visione dell’uomo che la soddisfazione fisica ottenibile sulla terra. Per soddisfare l’ambizione terrena, tutto è permesso.

Quando una persona approva quest’opinione, diventa una bestia. Un essere umano che è stato ridotto al livello di una bestia, dotato di capacità ed intelletto è molto più spaventoso di qualsiasi animale selvaggio sulla terra. La camera a gas fu lo strumento di Hitler. Il Gulag fu quello di Stalin, ed è tuttora in funzione ed in espansione perché sotto questo sistema esso viene visto come un mezzo per far progredire la rivoluzione.

3. Il Comunismo dice che l’essenza dell’uomo è la sua capacità di eseguire un lavoro

Chiunque non esegue un “lavoro sociale” non è umano. Lenin definiva il lavoro sociale un’attività rivoluzionaria. Chiunque non partecipa alla rivoluzione non è un “uomo”. Eliminare una tale persona è automaticamente giustificato.

Al tempo della caduta della Cambogia, i comunisti uccisero coloro che avevano fatto parte dell’esercito; uccisero coloro che erano stati insegnanti: uccisero anche tutti quelli che avevano avuto una qualsiasi posizione nel governo precedente. Perché? Perché essi non erano “uomini”.

La convinzione marxista che il lavoro è la forza creativa che ha prodotto l’umanità trova applicazione anche nei gulag o campi di lavoro forzato disseminati in tutta l’Unione Sovietica e la Cina. Tali campi sono designati a indurre una “riforma attraverso il lavoro”: l’alterazione delle idee e delle attitudini attraverso il lavoro manuale. In realtà essi servono soltanto per aumentare la sofferenza umana ed il risentimento, e provvedere all’Unione Sovietica istituzioni penali e schiavi lavoratori.

4. La dialettica implica in pratica la giustificazione dell’omicidio

Lenin affermò che la causa del fallimento della Comune di Parigi nel 1871 era che non furono uccise abbastanza persone e si preoccupò affinché lo stesso errore non avvenisse in Russia [39]. Trotsky citò una volta una sua frase: “Non c’è rivoluzione senza bagno di sangue” [40].

Gli strateghi comunisti motivano il fallimento di Allende nel consolidare il potere in Cile col fatto che non diede il via abbastanza rapidamente alla rivoluzione violenta. Fidel Castro fece di tutto per persuaderlo della necessità di spingere i lavoratori alla violenza e gli regalò un mitra.

5. Quali sono le implicazioni del materialismo storico?

Esse sono la dittatura totalitaria. Secondo la teoria marxista, durante lo stadio socialista della società, prima che l’utopia comunista possa essere stabilita, la repressione assolutamente essenziale per evitare il ritorno al Capitalismo e per assicurare il progresso verso lo stato definitivo del Comunismo. Da buon “marxista” Stalin prese questo concetto alla lettera e uccise a milioni la sua gente.

In conclusione, l’essenza del marxismo è un’apologia dell’omicidio. Il filosofo francese André Glucksmann disse una volta:

Io non credo in Dio, ma dopo aver letto qualcosa sui gulag, sono arrivato alla conclusione che il diavolo deve esistere [41].

In verità, il marxismo rappresenta l’incarnazione del male in una dimensione tale che la storia umana non ha mai visto prima.

D. La pratica della visione del mondo di CAUSA

Nella visione globale di CAUSA:

1. Dio esiste

Egli è il Creatore ed il Padre dell’umanità. Noi tutti siamo Suoi figli. Ciascun uomo alla fine è responsabile verso Dio per i propri pensieri e azioni, e ogni persona merita il più alto rispetto ed amore dai propri fratelli e sorelle. Sotto un unico Padre, Dio, l’umanità è una sola famiglia.

2. L’uomo vive eternamente

Noi non soltanto viviamo su questa terra, ma continuiamo a vivere in una dimensione spirituale eterna. La felicità eterna è l’obiettivo di ogni persona.

Soltanto quando le persone sono consapevoli di ciò, possono avere un senso della responsabilità eterna che le loro azioni comportano. Noi siamo eternamente responsabili verso ogni altro essere umano, e l’uomo raccoglierà veramente ciò che semina. Il dovere supremo dell’uomo è l’amore verso Dio e verso il suo prossimo.

3. La felicità e il progresso umani possono essere realizzati tramite la cooperazione nell’azione del dare e del ricevere

La virtù dell’amore altruistico porta il beneficio più alto per il proprio benessere eterno. La vita eterna dell’uomo è la sua unica possibilità per svilupparsi. Ciò che conseguiamo qui in questo breve periodo sulla terra, ha conseguenze eterne. Quando una persona altruisticamente dà se stessa per il bene degli altri, può realizzare tutto il suo potenziale.

Prima di essere lavoratore, l’uomo è figlio di Dio. Come tutte le creature, gli esseri umani devono attraversare un periodo di crescita per raggiungere il pieno sviluppo del loro potenziale sia spirituale che fisico. L’ambiente che Dio ha disposto per provvedere allo sviluppo spirituale delle persone è la famiglia. Gli esseri umani nascono nelle famiglie e le relazioni all’interno della famiglia sono le relazioni umane più importanti.

I bambini cercano per natura di ricevere l’amore di Dio dai propri genitori, ed hanno fiducia che essi insegneranno loro la verità su ogni cosa. Quando l’ambiente familiare non è buono, sorgono problemi di alienazione che diventano sempre più aspri.

Sembra che alcune idee di Freud sull’importanza delle prime relazioni genitore-figlio siano corrette. Quando un individuo ha difficoltà con suo padre, per esempio, succede spesso che le stesse difficoltà gli si presenteranno ogni qualvolta avrà a che fare con una figura autoritaria. I bambini che non riescono ad avere un buon rapporto con i loro fratelli avranno le stesse difficoltà con altre persone in seguito.

Nella visione di CAUSA, la famiglia è l’istituzione stabilita da Dio per fungere da (A) scuola di relazioni affettive, e (B) mattone costitutivo della società. Per realizzare una società migliore si deve iniziare col rafforzare la famiglia all’interno di quella società, perché è lì che l’individuo apprende la vita di relazione. La famiglia è l’unità fondamentale della comunità e la comunità è l’unità fondamentale della nazione, che è l’unità fondamentale della società mondiale.

4. Dio ha fatto dono all’uomo della libera volontà

Facendo così Dio ha dotato l’uomo anche della responsabilità. L’uomo è libero di scegliere fra ciò che contribuisce alla vita e alla crescita spirituale e ciò che è dannoso. Dio ha dato all’uomo la responsabilità di dirigere il proprio destino: questo è il privilegio di ogni individuo. Allo stesso tempo, il privilegio può diventare una maledizione se non se ne fa buon uso. Secondo la visione di CAUSA, l’uomo ha fatto cattivo uso della propria libertà ed ha mancato nel prendere seriamente le sue responsabilità. Ciò ha causato il sorgere di molti mali, incluso il Comunismo.

La più alta speranza dell’uomo è di realizzare lo scopo della creazione che Dio gli ha dato. Ciò potrà essere raggiunto solo quando l’uomo realizzerà completamente la sua responsabilità e lo scopo della sua vita e della creazione di Dio. Questa è la fonte di gioia sia per Dio che per l’uomo.

Note

[1] “Theory of Marx’s Youth”, di W. Hiromatsu (Tokyo, ed. Heibonsha), p. 15.

[2] Vedi la poesia “Invocazione di un disperato”, scritta da Marx nel 1837.

[3] “Collected Works of Marx and Engels” (ed. Progress, Mosca, 1975), vol. 1, pp. 563-564.

[4] Marx, editoriale sul n. 179 della Kölnische Zeitung.

[5] Marx, “Contributo alla critica della filosofia della legge di Hegel, Introduzione”.

[6] Marx, “Un contributo alla critica dell’economia politica”.

[7] Feuerbach, “L’essenza del Cristianesimo”.

[8] Engels, Ludwig Feuerbach e la fine della filosofia classica tedesca”.

[9] “Collected Works”, vol. 3, p. 47.

[10] Ibid, vol. 3, p. 176.

[11] Kolakowsky, “Main Currents of Marxism”, New York 1978.

[12] Marx, “Contributo alla critica dell’Economia Politica”.

[13] “Collected Works” vol. 3, p. 177.

[14] Marx, “La sacra famiglia”.

[15] Marx, “Manoscritti economico-filosofici del 1844”.

[16] Marx, “La sacra Famiglia”.

[17] Engels, “L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato”.

[18] Marx, “Manoscritti economico-filosofici del 1844”.

[19] Engels, “l’origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato”.

[20] Marx, Engels, L’ideologia tedesca”.

[21] Ibid.

[22] Marx, “Manoscritti economico-filosofici del 1844”.

[23] Marx, Engels, “Manifesto del Partito Comunista”.

[24] Marx, Ibid.

[25] Marx, “Contributo alla critica della filosofia della legge di Heqel, Introduzione”.

[26] Lenin, “Sul problema della dialettica”.

[27] Ibid.

[28] L. Minard, J. Michels, in “Forbes”, 6 dicembre 1982, p. 141.

[29] I. Zenstov, “La corruption en Union Sovietique” (Parigi, ed. Hachette, 1976).

[30] A cura di R. Crossman, “The God that failed”, (New York, ed. Harper), 1949, p. 183.

[31] M. Goldman, “USSR in crisis”, (New York, ed. Norton), 1983, pp. 2, 47.

[32] L. Minard, J. Michaels, in “Forbes” 6 dicembre 1982, p. 138.

[33] K Simis, “USSR: the Corrupt society” (New York, ed. Simon and Schuster, 1982), p. 248.

[34] Ibid, p. 300.

[35] Kolakowsky, p. 384.

[36] B. Souvarine, “Stalin” (New York, ed. Alliance Book Corp.), 1939, p. 629.

[37] “Le Figaro magazin”, 18 novembre 1978, pp. 48-51, 150.

[38] A. Beichman, M. Bernstam, “Andropov, New Challenge to the West” (Stein and Day, New York), 1983, p. 13.

[39] A Solzhenitsyn, “Denuncia” (Santiago, Academia Superior de Ciencias), Novembre 1981.

[40] “Le Figaro magazin”, 18 novembre 1978, pp. 48-51, 150

[41] M. Clavel, “Deux siecles chez Lucifer” (Parigi, ed. Seuil), 1978, p. 18.

« Indietro Avanti »
^