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III. Materialismo storico e dialettico (analisi, critica, controproposta)

Introduzione

Leszek Kolakowski, nel suo autorevole studio “Correnti principali del marxismo” afferma che Karl Marx era un filosofo tedesco. Sembrerebbe questo un semplice ed incontestabile fatto, ma in effetti è fuorviante. Non si può comprendere Marx se cerchiamo di pensare a lui come ad un filosofo, nello stesso senso in cui erano filosofi Platone o Aristotele. Il marxismo non è tanto una ricerca genuina della conoscenza o una comprensione di come funziona il mondo, quanto un elaborato tentativo di far accadere ciò che Marx pensava dovesse accadere: una rivoluzione che avrebbe distrutto l’intero sistema della proprietà privata. Dal momento in cui questa conclusione si cristallizzò nella mente di Marx, egli cessò di essere un filosofo, tedesco o meno, e divenne l’architetto di una nuova ideologia.

Egli escogitò un’intelligente arma ideologica che ha fondamentalmente tre componenti: (A) un’analisi dell’economia che cerca di dimostrare che lo sfruttamento e l’ingiustizia sono insiti nella proprietà privata; (B) il materialismo dialettico che vuole provare come il processo naturale dell’universo sia il conflitto, la distruzione e, nella vita umana, l’omicidio; (C) il materialismo storico che richiede azione immediata, annuncia un’apocalisse e descrive questi giorni come i giorni finali di una lunga storia di oppressione.

In questa sezione esamineremo i concetti fondamentali del materialismo dialettico e la loro applicazione all’analisi della storia, il materialismo storico.

1. Il materialismo prima di Marx

Il materialismo non nacque con Marx, in quanto è una corrente filosofica esistente sin dall’antichità. Pensatori come Talete o Democrito postularono una sostanza fondamentale che poteva essere l’aria, il fuoco, la terra, l’acqua o gli atomi.

Il Rinascimento e la scienza post-rinascimentale concepirono l’universo come una macchina estremamente elaborata. Una volta che questa macchina si mette in moto, ogni futuro avvenimento è già determinato. La dinamica e la meccanica di quell’era si riflettevano nella filosofia, producendo nella metafisica della filosofia post-rinascimentale un’impostazione meccanicistica.

Considerando ogni persona come una parte essenziale del tutto, il materialismo meccanicistico era impiegato dai pensatori della Rivoluzione Francese per portare prove in favore dei diritti dell’individuo. Per gli scopi di Marx, tuttavia, un materialismo strettamente meccanicistico si sarebbe dimostrato inadatto. Così lo criticò perché secondo lui non era rigorosamente materialista e, alla fine, riportava all’idealismo poiché non riusciva a dare una spiegazione ateistica dell’origine dell’universo. Se l’universo è come una complessa “macchina”, la sua esistenza sembra suggerire che ci sia un Creatore, una Causa Prima, che creò l’universo e lo mise in movimento.

Inoltre, questo materialismo non riesce a spiegare l’apparizione e lo sviluppo di nuovi esseri e nuove qualità nell’universo. Offre soltanto una visione statica [1].

2. L’origine di Dio

Le pratiche religiose sono state parte della vita umana sin da prima che la storia venisse scritta. Nondimeno, il Rinascimento portò con sé una grande ondata di ribellione contro l’autorità della Chiesa, e ciò gettò discredito anche sulla fede in Dio.

Nelle opere di Marx si può trovare questo stesso tipo di ribellione anti-religiosa. Feuerbach fornì a Marx un concetto chiave nella sua lotta contro la religione. Speculando su come la religione o la fede in Dio si fosse prodotta, Feuerbach asserì che Dio è una proiezione di ciò che gli esseri umani stessi avrebbero voluto essere. Noi vorremmo essere onnipotenti; noi vorremmo essere totalmente buoni; noi vorremmo essere onniscienti. Perciò, abbiamo proiettato questi desideri in un essere immaginario, Dio. Per Feuerbach, l’essere divino non è niente altro che una proiezione dell’essere umano in un concetto. Per ironia della sorte, questo concetto è giunto ad opprimere il suo proprio creatore, l’uomo. Feuerbach concepì la liberazione dell’uomo in termini di distruzione del concetto di Dio e distruzione della religione, recuperando così la natura umana [2].

Sebbene dapprima ispirato dall’umanesimo di Feuerbach, Marx in seguito vi trovò delle pecche. Egli disse che Feuerbach richiedeva una soluzione religiosa centrata sull’uomo. Feuerbach sentiva che la soluzione ai problemi dell’uomo sarebbe venuta attraverso l’esaltazione dell’amore e delle virtù umane. Ciò non era soddisfacente per Marx, perché non, prospettava una soluzione a livello strettamente materiale. Criticò così Feuerbach, definendolo infine un idealista.

Marx dovette quindi proseguire nei suoi sforzi per creare un materialismo assoluto, un materialismo che non facesse ricorso all’idealismo né a Dio. Trovò così l’espediente filosofico per rendere assoluto il suo materialismo nella filosofia idealistica di Georg Hegel. Questo espediente è la dialettica.

3. La dialettica di Hegel

Le radici della dialettica risalgono all’antichità. Fu Fichte ad esporre lo schema generale di quella che fu poi conosciuta come la dialettica hegeliana.

Fichte parlò di tre proposizioni fondamentali nella filosofia consistenti nelle posizioni di tesi, antitesi e sintesi che si risolvevano dialetticamente. Egli aggiunse che “tutte le contraddizioni sono riconciliate determinando più chiaramente le proposizioni contradditorie”. Le contraddizioni apparenti, egli sostenne, si risolvono rendendo la compatibilità reciproca evidente [3].

Hegel sviluppò ancor più il metodo dialettico. Nella sua visione la dialettica era la legge generale che pervade il mondo intero. Egli la formulò come legge dello sviluppo del pensiero e l’applicò anche allo sviluppo della natura e della società, immaginando la sintesi di tutti gli opposti come culmine della storia.

Hegel si occupò dello sviluppo della mente. Usava la parola tedesca “Geist” che si traduce talvolta come Mente, talvolta come Spirito, ma può probabilmente essere meglio compresa come Dio. Si interessò di come e perché Dio creò, e vide ogni cosa in termini di sviluppo della comprensione o dell’intelletto.

Marx criticò aspramente la filosofia di Hegel in generale, ma ne utilizzò la dialettica, inserendola nella sua cornice materialista. In questo modo, credeva di aver costruito un materialismo perfetto che non aveva bisogno di alcun riferimento o ricorso a Dio.

La dialettica hegeliana descrive ogni entità come una tesi che contiene dentro di sé il suo opposto o contraddizione, l’antitesi. Attraverso la relazione contradditoria fra tesi e antitesi, avviene un nuovo sviluppo. La sintesi si forma, e viene fatto un passo in avanti nello sviluppo e nella storia.

Marx apportò alcune modifiche fondamentali alla dialettica hegeliana e poi la usò nella sua analisi della società capitalista. Estese in seguito questa analisi a tutta la storia.

Marx diede un nuovo significato a termini usati da Hegel. Per Hegel, “opposto” non aveva un senso fortemente antagonistico e “sviluppo attraverso la contraddizione” non significava l’eliminazione o lo sterminio di uno dei termini della relazione. Per Marx invece sì [4].

A. La dialettica marxista

Marx stesso non elaborò la sua metafisica. Fu Engels che nei suoi testi “Anti-Duhring” e “Dialettica della Natura” articolò la dialettica marxista e le sue precise regole. In questi testi si trovano le tre leggi della dialettica marxista.

1. Le tre leggi

La prima legge è la legge della compenetrazione degli opposti. Questa legge viene col locata al secondo posto nel testo di Engels, ma noi la trattiamo per prima perché è quella fondamentale. Secondo questa legge, ogni entità è composta di due sub-entità che sono fondamentalmente contradditorie. Nella dialettica marxista la cooperazione è qualcosa di transitorio; la contraddizione è fondamentale. Ogni entità nell’universo si forma attraverso una temporanea unione di elementi fondamentalmente opposti e contradditori.

La seconda legge riguarda il processo di sviluppo ed è chiamata legge di trasformazione della quantità in qualità e viceversa. La legge stabilisce che ogni tipo di cambiamento osservabile nell’universo, ogni processo di sviluppo, è prima di tutto un cambiamento in quantità. Questo cambiamento in quantità ad un certo punto si trasforma in un cambiamento in qualità. In altre parole, prima c’è un cambiamento nel grado (quantità), e poi c’è una improvvisa trasformazione che produce un cambiamento nella forma (qualità).

La terza legge è la negazione della negazione. Secondo questa legge, ogni entità esiste prima di tutto come un’affermazione, poi è negata (produce la sua propria negazione), e la negazione viene ancora negata. Ciò produce l’affermazione su un piano di sviluppo più alto [5].

Un esempio delle tre leggi in funzione: l’uovo

Per illustrare queste leggi, possiamo prenderle ed applicarle a qualcosa in natura, ad esempio all’uovo della gallina.

Questo consiste di due parti: il guscio e l’embrione. Il guscio sarebbe la tesi (nella terminologia di Hegel) o l’affermazione (nella terminologia di Marx) e l’embrione contenuto nel guscio sarebbe la negazione. Secondo la dialettica marxista, questi due elementi esistono in contraddizione. Essi sperimentano un’unione temporanea, ma sono fondamentalmente in contraddizione l’uno verso l’altro e non possono coesistere indefinitamente.

Lo sviluppo inizia come cambiamento in quantità: la misura dell’embrione aumenta. L’embrione cresce finché si raggiunge il punto in cui la contraddizione fra esso ed il guscio diventa massima. A questo punto, l’embrione distrugge violentemente il guscio e ne emerge come qualcosa di qualitativamente differente: il pulcino. Il cambiamento in quantità è stato trasformato in un cambiamento in qualità.

Inoltre, se osserviamo il ciclo vitale della gallina abbiamo un chiaro esempio di come funziona la negazione della negazione. In questo caso, la gallina stessa è l’affermazione. In qualche punto del suo ciclo vitale essa è negata dando così l’uovo, e l’uovo è negato una volta ancora per produrre di nuovo l’affermazione, presumibilmente ad un livello più alto di sviluppo evolutivo. In altre parole, il processo continua a ripetersi, e mentre si ripete avviene il progresso. In questo caso, la specie si evolve continuamente.

B. Il processo di sviluppo: critica del materialismo dialettico

Riesamineremo ora le tre leggi della dialettica marxista e le criticheremo alla luce della visione del mondo di CAUSA.

Nella visione marxista dello sviluppo ci sono due elementi, tesi e antitesi. L’essenza fondamentale della relazione fra di loro è la contraddizione. Potremmo chiamarla una relazione soggetto-soggetto.

Come si produce in definitiva il progresso? Il progresso si ha solo quando un elemento della relazione distrugge l’altro. Se c’è una disputa fra un sindacato e i dirigenti, i dirigenti devono essere distrutti. Se c’è una disputa fra il popolo ed il governo, una delle due parti deve distruggere l’altra. Questa è l’applicazione pratica della dialettica. L’unico modo perché il progresso avvenga è che una parte imponga la sua volontà o il suo programma all’altra parte e la distrugga. I negoziati, nel Marxismo-Leninismo, non sono altro che astuti aspetti di una lotta senza quartiere.

Questa interpretazione del modo in cui avviene lo sviluppo è erronea. Se una relazione deve produrre progresso, la sua essenza non può essere la contraddizione. Perché una relazione produca sviluppo e progresso deve essere armoniosa e diretta verso uno scopo.

L’interazione primaria necessaria per produrre sviluppo e progresso non è l’interazione soggetto-soggetto, ma l’interazione soggetto-oggetto centrati su uno scopo comune. Questa può anche essere chiamata azione del dare e del ricevere. Uno scopo comune (di reciproco beneficio) mette in relazione i due elementi, il dare e il ricevere, li porta ad unirsi e, quando si uniscono, lo scopo è raggiunto (il beneficio reciproco è realizzato). Lo scopo può essere semplicemente l’arricchimento della relazione o può essere, una nuova creazione.

Questa legge generale è valida a tutti i livelli. Protone ed elettrone si attraggono per formare gli atomi; stame e pistillo hanno uno scambio e formano il seme.

Perfino l’uovo di cui abbiamo parlato prima è un esempio di questa relazione. Nel caso dell’uovo, il guscio è nella posizione di oggetto rispetto all’embrione. Il guscio, in effetti, serve l’embrione, lo protegge fino a che lo sviluppo è completo e il pulcino è pronto a venire alla luce. A quel punto esso non offre quasi alcuna resistenza, ed è molto facile per il pulcino uscire dal guscio a colpi di becco.

Ciò non significa che possiamo ignorare il fenomeno della repulsione. La repulsione è un’interazione soggetto-soggetto. Quando due soggetti si avvicinano l’uno all’altro, due protoni per esempio, si respingono. Questo è un fenomeno secondario che avviene per sostenere il fenomeno primario dell’interazione.

A livello fisico, se tutta la materia si attraesse l’universo si condenserebbe e non si potrebbe generare spazio. A livello delle piante e degli animali si può vedere facilmente che il comportamento repulsivo è necessario per assicurare una distribuzione ottimale degli individui per la sopravvivenza e la riproduzione. A livello umano, è evidente che gli individui non stabiliscono rapporti tra loro se non sentono che ne conseguirà qualche beneficio reciproco.

Passiamo ora ad esaminare la seconda legge: la trasformazione della quantità in qualità. L’errore in questa legge è duplice. Prima di tutto, il cambiamento può essere graduale. Non è necessario che il cambiamento quantitativo sia seguito da un cambiamento improvviso in qualità. Inoltre, quantità e qualità non cambiano necessariamente in successione: possono cambiare anche simultaneamente.

Nell’esempio del pulcino, se la quantità cambiasse per prima, allora ci dovremmo aspettare che l’embrione diventi sempre più grande fino a rompere il guscio. Non appena il guscio viene rotto, l’embrione si trasformerebbe in pulcino. Ciò che accade dentro l’uovo è invece un cambiamento simultaneo di qualità e quantità. C’è una complessa serie di interazioni chimiche e biologiche che avvengono dentro l’uovo mano a mano che l’embrione si sviluppa finché, dopo 21 giorni d’incubazione, nasce un pulcino completamente sviluppato.

Infine, possiamo considerare la negazione della negazione. La prima cosa che potremmo richiedere qui è una definizione di termini. La “negazione” significa distruzione di un elemento da parte dell’altro, o si riferisce a trasformazioni cicliche in cui la distruzione non è un aspetto necessario?

Quando Marx parla del sistema capitalista, parla senz’altro di distruzione. Non parla di riforma o di trasformazione, in modo particolare dopo aver scritto “Un contributo alla critica della filosofia della legge di Hegel, Introduzione”, nel 1843. Egli parla di distruzione del sistema capitalistico e di eliminazione dei capitalisti. Tuttavia, quando Engels lo sostiene con i suoi numerosi esempi di come la “dialettica” operi nella natura, descrive qualcosa di differente. Sta dando esempi di trasformazioni cicliche non distruttive [6]. In altre parole, qui c’è una manipolazione di termini, un sofisma.

Il termine “negazione” è usato per indurre le persone a pensare in termini di violenza, contraddizione e rivoluzione. È vero che in natura avvengono trasformazioni cicliche, ma definire questi processi “negazioni” può condurre fuori strada. Quando la pianta produce il seme, la pianta non viene distrutta. In realtà, può vivere ancora per molti anni producendo frutti e semi ogni anno.

C. L’applicazione della dialettica alla società

Marx applicò questo tipo di analisi alla società. Disse che la società capitalista era composta di due elementi. Uno è la struttura sociale stessa, la relazione di produzione del capitalismo, che è la tesi o l’affermazione. Entro quella tesi è contenuta la sua contraddizione, la classe lavoratrice. La struttura capitalista è contradditoria verso la natura umana impersonata dalla classe lavoratrice.

1. Le forze produttive

Le forze produttive sono gli strumenti e la tecnologia usati nella produzione. Marx dà per scontato che le forze produttive si sviluppano costantemente. Egli non chiarì il perché di ciò, ma nel suo schema della storia lo sviluppo costante delle forze produttive è la forza motrice di tutto il processo storico. Questa forza mette in moto tutte le trasformazioni sociali che avvengono nella storia.

In che modo lo sviluppo delle forze produttive causa lo sviluppo della storia umana? Secondo il marxismo, ci sono leggi di comportamento economico che determinano tutti i cambiamenti sociali. Queste leggi sono il legame fra l’avanzamento delle forze produttive e gli eventi della storia. Secondo queste leggi, egli predisse che nella società capitalista si sarebbero verificate alcune tendenze. Una di queste è la centralizzazione del capitale. Il capitale si concentrerà nelle mani di un numero sempre più piccolo di persone, man mano che piccoli uomini d’affari e capitalisti vengono spinti fuori dal giro degli affari e costretti ad unirsi alla classe lavoratrice. Questo fa sì che la classe lavoratrice cresca quantitativamente. Inoltre, nelle fabbriche verranno introdotte sempre più macchine. Man mano che l’automazione prosegue i lavoratori saranno estromessi dal lavoro. Ciò aumenterà la disoccupazione e metterà sempre più i lavoratori alla mercé del capitalista.

La terza legge del movimento economico predice che i salari diminuiranno. Marx disse che i salari sarebbero precipitati ad un punto tale che il lavoratore avrebbe percepito solo quanto gli era necessario per sopravvivere. La miseria della classe lavoratrice avrebbe così raggiunto livelli intollerabili. In obbedienza alle leggi dialettiche, sarebbe avvenuto un cambiamento quantitativo. L’aumento quantitativo della classe lavoratrice avviene nel senso che il numero di lavoratori aumenta e così la loro percentuale nella società e la loro miseria. La contraddizione fra la classe lavoratrice e la società capitalista si acutizza e l’affermazione e la negazione non possono più coesistere.

Da questa situazione di acuta contraddizione, nasce il socialismo. Perché il socialismo emerga, il capitalismo deve essere distrutto. Il sistema capitalista deve essere completamente eliminato perché il socialismo possa consolidarsi. Secondo l’analisi dialettica, se deve avvenire un progresso, ci deve essere violenza. La natura dell’essere umano, il lavoratore, è contradditoria verso il sistema capitalista. Poiché il sistema capitalista non può essere cambiato, deve essere distrutto.

D. L’estensione dell’analisi dialettica marxista a tutta la storia: il materialismo storico

Marx estese questa analisi a tutta la storia per cercare di mostrare come la storia stessa si era sviluppata fin dai tempi più antichi e come avrebbe continuato a svilupparsi nel futuro.

Il materialismo storico (il nome che fu dato a questa visione della storia) inizia con la società comunitaria primitiva. Per comprendere questo concetto è necessario esaminare la visione marxista di come l’uomo venne ad esistere. Durante e dopo il Rinascimento, il problema dell’origine delle specie fu oggetto di intense discussioni. Furono le specie create da Dio nelle forme che esse hanno oggi o sono esse in qualche modo mutate ed hanno preso le forme attuali dopo un certo periodo di tempo?

Diverse importanti ipotesi furono fatte su come le specie arrivarono ad essere quelle che sono oggi. Il marxismo è basato sulle teorie del biologo francese Jean Lamarck. Lamarck suppose che le specie diventarono quello che oggi sono attraverso le interazioni degli organismi con il loro ambiente [7].

Il marxismo usa l’ipotesi lamarckiana per spiegare l’origine dell’uomo. Secondo il marxismo, l’uomo si sviluppò da un antenato simile alla scimmia attraverso la sua interazione con l’ambiente. In particolare, da quando cominciò ad usare gli strumenti, lo sviluppo del suo sistema nervoso fu stimolato. Inoltre, il lavoro che l’uomo stava eseguendo rese necessario l’uso del linguaggio. Il linguaggio stesso stimolò l’intelletto, la ragione si sviluppò e il risultato di questo processo fu l’uomo.

Secondo questa visione, il “creatore” dell’uomo è il lavoro. Il lavoro è ciò che trasformò l’ominide in uomo. Il lavoro diventa Dio nel marxismo, e fu il lavoro che produsse la società comunitaria primitiva. Questa è un presunto stato idilliaco dove ciascuno condivide ogni cosa e nessuno possiede alcuna proprietà privata.

Secondo il materialismo storico, tuttavia, mentre lo sviluppo delle forze produttive continuava, il lavoro diventava più specializzato e la gente cominciò a possedere privatamente i propri strumenti. Col tempo, alcuni cominciarono anche a possedere altri uomini. Nacque così il primo tipo di società di classe, la società schiavistica.

Secondo questa concezione, la nascita dello stato avviene insieme alla nascita della prima società di classe. Lo stato, per il marxismo, non è niente altro che uno strumento che la classe al potere usa per opprimere la classe dominata. Anche la religione è stata inventata dalla classe al potere per aiutarla ad imporre la propria volontà sulla gente rendendola sottomessa all’autorità. Ha luogo, inoltre, la nascita di tutte le filosofie: esse non sono altro che un modo per giustificare lo status quo socio-economico. Tutti questi elementi della “sovrastruttura” nascono insieme con la società schiavistica.

I padroni di schiavi vorrebbero mantenere questa società per sempre, ma non possono, perché la dialettica è in azione. Il numero di schiavi e la loro miseria cresce fin quando essi non danno vita alla rivoluzione e nasce la società feudale.

Ci sono quindi nuovamente due classi, quella dei signori feudali e quella dei servitori. I signori utilizzano lo stato, la religione, la filosofia, la forza, per controllare i servi, ma la dialettica è inesorabilmente al lavoro. I servi, infine, iniziano la rivoluzione (come la rivoluzione francese), e questo dà vita alla società capitalista.

Nella società capitalista ci sono di nuovo due classi, i capitalisti (che possiedono tutto) e i lavoratori (che non possiedono niente). Possedendo niente all’infuori dei propri corpi, i lavoratori sono costretti a vendere la loro forza lavoro ai capitalisti, che la usano come fonte di profitto. I capitalisti fanno tutto ciò che è in loro potere per perpetuare questa società, ma di nuovo la dialettica agisce. La classe lavoratrice cresce in numero e miseria. Ci sarà alla fine una rivoluzione e verrà stabilita una società socialista.

Sebbene non sia altro che una fase di transizione che condurrà alla società comunista, la società socialista è molto importante. In uno stato socialista devono essere mantenute delle potenti forze armate per difendersi dai vicini capitalisti. Inoltre, sono necessarie grandi forze di polizia per smantellare tutte le religioni, le filosofie e le attività reazionarie. Alla fine lo stesso stato svanirà. In una società comunista non c’è più bisogno dello stato, della religione, della filosofia. La società comunista è un ritorno alla società comunitaria su un piano più avanzato.

La progressione da società primitiva senza classi a società avanzata senza classi è considerata un esempio di fenomeno di affermazione-negazione-affermazione. La società comunitaria primitiva senza classi è negata per dare origine ad una serie di strutture di classe, e infine queste vengono negate una volta ancora per ritornare allo stato naturale della specie umana, la società comunitaria.

Secondo Engels, è il destino della materia quello di formare una società comunista. L’intero processo del materialismo storico, inclusi ciascuno degli stadi culminanti nel comunismo è una manifestazione del potenziale e della necessità contenuti nella materia. Le qualità stesse della materia impongono che ad un certo punto dovrà essere stabilita una società comunista.

Notiamo qui le caratteristiche di una pseudo-religione. Le qualità di una teoria religiosa sono tutte presenti; manca solo Dio. Il Giardino dell’Eden è presente sotto forma della società comunitaria primitiva. La caduta dell’uomo si ha quando le persone cominciano a pretendere le cose per se stessi e ad avere delle proprietà. Abbiamo una storia di peccato e sofferenza sotto forma di una successione di società di classe, e infine abbiamo persino la salvezza: la salvezza dalla sofferenza, che ci condurrà in paradiso.

Se ci sarà una salvezza, ci deve essere un salvatore, e nel marxismo il salvatore è il proletariato [8].

Il proletariato non è semplicemente la classe lavoratrice. Il proletariato è il gruppo dei lavoratori che sono stati modellati in arma rivoluzionaria dall’oppressione. Solo il proletariato può trasformare questo mondo di sofferenza nel mondo ideale, perché non ha alcun concetto di nazionalismo o di razzismo, ma sente soltanto la solidarietà di classe. Non c’è egoismo nel proletariato: è la classe perfettamente unita, altruista, e fino a che non appare, non c’è alcun modo di sfuggire alla successione delle società di classe.

E. I problemi del materialismo storico

La visione della storia che abbiamo appena descritto presenta dei problemi molto seri. Il primo ha a che fare con l’origine dell’uomo e della società comunitaria primitiva. La teoria di Jean Lamark non è più accettata dal mondo scientifico. Più esattamente l’ipotesi che, mentre un organismo interagisce con il suo ambiente, riporta dei cambiamenti fisiologici che possono essere poi trasmessi alla propria discendenza, è completamente contraddetta dalle osservazioni della biologia moderna.

Le più recenti scoperte indicano infatti che i cambiamenti avvengono prima nel codice genetico, e poi si manifestano nelle caratteristiche fisiologiche. Ciò è almeno in parte in accordo con le osservazioni di Darwin. Questi non aveva le attuali conoscenze sul codice genetico, ma dedusse che i cambiamenti avvenivano durante il processo riproduttivo. Alcuni di questi cambiamenti si manifestavano in seguito nella fisiologia dell’organismo; i cambiamenti “utili” permettevano la sopravvivenza e l’evoluzione delle specie [9].

Noi non affermiamo che la teoria di Darwin sia corretta: è ancora sotto esame da parte del mondo scientifico. È importante far notare, tuttavia, che l’ipotesi di Lamarck, che è respinta dalla scienza, contraddirebbe Dio come Creatore. Le osservazioni sulle quali Darwin basò le sue teorie non forniscono una risposta al problema se è Dio che crea o no. Nel codice genetico avvengono dei cambiamenti, ma perché? Cos’è che li fa avvenire? Darwin come scienziato non poté rispondere a questa domanda perché essa va oltre il campo vero e proprio della biologia. Che Dio abbia usato dei meccanismi naturali per creare le varie specie e la forma fisica umana è perfettamente compatibile con la nostra visione. Ciò nondimeno, la visione marxiana non è basata su Darwin, ma sulle teorie errate di Lamarck.

Inoltre, non c’è alcuna prova che possedere qualcosa, mezzi di produzione inclusi, sia contro la natura originale dell’uomo. Può essere provato in molti modi che il desiderio di possesso è una parte essenziale della natura umana. Secondo le grandi religioni del mondo, ciò che è contradditorio rispetto alla natura originale dell’uomo è l’avere una mente ristretta ed essere egoista. Di certo, comunque, non c’è alcuna prova archeologica che sia mai esistita una società comunitaria primitiva in cui la proprietà privata era assente. Al contrario, sembra che la proprietà individuale sia sempre esistita.

D’altra parte, non esiste alcuna prova lampante di alcuno degli stadi menzionati da Marx [10]. Marx raffigurò Roma come una società prettamente schiavistica, ma secondo molti studiosi l’Impero Romano potrebbe essere definito come democratico. La società feudale europea era composta di molti strati economici e sociali. Inoltre non c’è alcuna prova che lo stato e la religione furono creati dalla classe al potere come strumento per opprimere i lavoratori. Si possono trovare molte prove nella storia che il sentimento religioso dell’uomo è qualcosa di fondamentale: le maggiori religioni hanno avuto le loro radici nella povertà ed hanno poi trasformato stati e società. Inoltre gli stati democratici, oggi, agiscono frequentemente contro gli interessi delle grandi manovre commerciali, per esempio con le legislazioni anti-trust.

Ancor più importante, non c’è alcun “capitalismo”, come Marx lo descrisse. La parola “capitalismo” è estremamente ingannevole. Fu coniata da Marx e descrive un sistema che non è mai esistito.

Secondo l’idea che Marx aveva del capitalismo, il capitalista possiede ogni cosa e non contribuisce affatto al processo di produzione, mentre il lavoratore non ha niente e fa tutto il lavoro. Se osserviamo una moderna economia libera, questa descrizione non le si adatta assolutamente. La proprietà dei mezzi di produzione è distribuita fra milioni di persone, la maggior parte delle quali partecipano al processo di produzione. La prosperità degli uomini d’affari può verificarsi solo con la prosperità dei consumatori in generale. Se la “classe lavoratrice” è condannata alla povertà, nessuna classe di produttori o di mercanti può prosperare.

Infine, la critica più devastante all’intero schema del materialismo storico è che il preannunciato “salvatore” non è mai venuto. Il proletariato non è mai apparso. Non c’è alcun corpo unificato di lavoratori che possieda soltanto la coscienza di classe, che sia altruista e che non soffra di nazionalismo [11].

Vladimir Lenin si trovò di fronte a questo fatto imbarazzante quando si accinse a scatenare nel 1917, la Rivoluzione Russa. C’era chi, come Karl Kautski, diceva che era necessario aspettare finché il proletariato fosse emerso. Lenin sosteneva che era vitale fare la rivoluzione e lasciare che il proletariato apparisse più tardi [12]. Prevalsero infine Lenin e i Bolscevichi. Lenin scatenò la rivoluzione valendosi dell’alleanza fra gli intellettuali, i contadini e i soldati. Egli credeva che il proletariato sarebbe emerso immediatamente dopo la rivoluzione, ma ciò non avvenne, né è mai avvenuto.

F. Idee fondamentalmente errate nel metodo analitico marxista

Una volta ancora dobbiamo chiederci perché le predizioni marxiste sono così chiaramente sbagliate. Secondo noi, la fonte dell’errore è nelle teorie stesse.

Si può trovare una serie di errori molto significativi nel metodo di analisi marxista. Primo, sebbene la storia umana sia stata una serie di lotte e di conflitti, queste lotte non sono fondamentalmente lotte di classe ma solo alcune volte prendono questa forma. Nelle sezioni riguardanti la visione di CAUSA esamineremo la lotta fra il bene e il male o fra egoismo ed altruismo come la lotta fondamentale dell’uomo.

Inoltre, la lotta o la violenza non sono sempre necessarie per far avvenire un cambiamento. Forse, se nella rivoluzione francese non ci fosse stato un tale spargimento di sangue, si sarebbero potuti ottenere cambiamenti più profondi e durevoli.

L’Impero Romano, ammesso che fosse una società schiavistica, non crollò a causa delle rivolte degli schiavi, ma a causa della corruzione interna e dell’invasione delle tribù germaniche [13]. La rivoluzione violenta non è garanzia di mutamenti sociali.

Infine, se la dialettica è sempre in opera, ed è la legge fondamentale cui obbedisce la materia, come può il Comunismo essere lo stadio ultimo della storia? Perché il processo dialettico non continua? È come se improvvisamente la dialettica venisse bloccata, ma non se ne capisce il perché.

Sebbene questa non sia una lista esauriente degli errori di Marx, essa ci permette di raggiungere la conclusione che il materialismo storico non è un’analisi valida della storia. Non può esserlo perché basato sul materialismo dialettico che non offre una val i da prospettiva metafisica né spiega la natura della relazione e la natura dello sviluppo.

G. Il materialismo e Dio

Il Comunismo ha ricavato molta credibilità dal descrivere la storia come un processo materiale che può essere compreso e predetto. In particolare, elaborando l’obiettivo della storia ed il metodo per raggiungerlo, il Comunismo è capace di far sorgere un ardente fervore fra le persone di coscienza che desiderano attuare riforme sociali e politiche.

Lenin asserì che il problema più importante della filosofia era stabilire se è corretto il materialismo o l’idealismo. I fisici del 20° secolo hanno tuttavia mostrato che la questione in se stessa può non avere senso: né il materialismo né 1’idealismo sono contesti adeguati per inquadrare la vita umana e l’universo.

Le “regole di fondo” del materialismo proibiscono speculazioni su ciò con cui la scienza non può avere niente a che fare, ma la scienza moderna non sostiene questo approccio. I ragionamenti meccanicistici del 18° e del 19° secolo raffigurano l’universo come una grande macchina, e la scienza come il mezzo per comprenderne tutti i misteri (la verità). In questo secolo, tuttavia, gli scienziati sono arrivati a considerare la scienza come un processo per formulare delle ipotesi e costruire dei modelli allo scopo di utilizzare, comprendere e predire i fenomeni dell’universo. I modelli non pretendono di essere delle verità assolute. Essi sono costantemente aperti a modifiche e possono essere scartati in ogni momento. Come tale, la scienza non diventa un sostituto della religione, ma piuttosto un alleato nel ridurre l’ignoranza dell’umanità.

Brevemente allora solleveremo tre problemi che dimostrano l’inadeguatezza di una struttura strettamente materialistica e contrasteremo quest’ultima tramite la visione di CAUSA.

1. La questione dell’origine dell’universo

-. Il materialismo comunista sostiene che l’universo è sempre esistito come materia in movimento. La creazione non è mai avvenuta. La ricerca sull’origine della materia è o proibita o considerata non avere alcuna importanza [14].

-. Seguendo la tradizione religiosa, CAUSA afferma l’esistenza di Dio come Creatore avente un fine deliberato.

La questione dell’esistenza di Dio è fondamentale per trovare soluzioni ai problemi attuali del mondo. La riluttanza dei pensatori marxisti ad indagare con mente aperta su questo particolare settore di ricerca costituisce un tragico vicolo cieco nella loro metodologia.

Inoltre, il concetto che la scienza moderna ha della materia e dell’energia è in contrasto con la visione materialista comunista. È difficile definire con precisione l’esatta costituzione della materia, ma sembra che la materia sia formata da energia. La conversione dell’energia è un processo rigoroso che deve avere una causa.

Inoltre, le formulazioni attuali delle leggi della termodinamica indicano che un sistema tende verso un disordine sempre più grande a meno che non ci sia una immissione di energia organizzante. Sia che pensiamo al cosmo come ad un insieme, sia che esaminiamo noi stessi sul pianeta terra, appare arduo sostenere che il mondo sia un sistema chiuso dirigentesi verso una disorganizzazione più grande [15]; sembra invece esserci una continua immissione di energia organizzante. Dio non solo dette origine alla creazione, ma costantemente la mantiene in esistenza attraverso la Sua energia prima universale.

2. La questione dello spirito umano eterno

-. Il materialismo comunista definisce lo spirito umano come funzione del cervello, e sostiene che esso non è eterno. Viene portato come prova il fatto che, poiché i processi mentali vengono disturbati o cessano del tutto quando il cervello viene danneggiato, questi processi devono dipendere dalla vita del cervello. Così, quando il cervello muore, lo spirito umano non esiste più.

-. Noi non siamo d’accordo sul fatto che lo spirito umano perisce al momento della morte fisica.

Il ragionamento comunista sopra riassunto può essere facilmente invalidato considerando la situazione analoga di un apparecchio televisivo. Se il tubo catodico si rompe, le immagini cessano di apparire. Ciò non significa che il tubo è la sorgente dell’immagine: chiaramente questa è la stazione televisiva trasmittente. Il ricevitore è semplicemente un mezzo per convertire il segnale in una immagine visibile.

Analogamente, il cervello umano può essere considerato come un tipo di ricevitore che funziona in congiunzione con lo spirito umano. Non c’è alcuna prova che lo spirito umano non sia eterno.

La posizione del Comunismo è che l’uomo non ha spirito. CAUSA respinge con forza tale posizione. Gli esseri umani sono creati come figli di Dio. La vita fisica è un periodo di vitale importanza in cui ogni persona deve sviluppare la propria capacità di amare e di essere in relazione con Dio. Solo allora ogni persona è pronta a vivere per l’eternità in comunione d’amore con Dio.

3. La questione dell’origine dell’uomo

-. Il materialismo comunista sostiene che gli esseri umani discendono da un antenato simile ad una scimmia, e si sono evoluti grazie all’interazione con l’ambiente, come descritto da Lamarck. Questa interazione portò all’uso degli strumenti, alla specializzazione del lavoro, allo sviluppo del linguaggio e della ragione.

-. CAUSA non specifica la discendenza biologica dell’uomo, ma afferma che gli esseri umani sono creati come figli di un Creatore che ha un sentimento di genitore. Il Creatore agì con uno scopo attraverso meccanismi naturali, probabilmente di tipo evolutivo.

L’ipotesi di Lamarck è stata confutata dalle prove scientifiche (La riluttanza ad ammettere la veridicità di queste prove condusse alla rovina il botanico sovietico T. D. Lysenko) [16]. Poiché è stato generalmente riscontrato che la variazione dei genotipi precede la variazione dei fenotipi, è possibile che le variazioni nel codice del DNA avvengono secondo il piano creativo di Dio. È certamente degno di nota il fatto che ogni forma di vita conosciuta usi il DNA come materiale genetico, una scoperta che non ci si aspetterebbe se la vita fosse il risultato di eventi chimici casuali in una zuppa primordiale [17].

Conclusione

La visione marxista ha catturato l’immaginazione e conquistato la mente di molte persone. In particolare, è molto potente nello sviluppare una visione metafisica di come le cose funzionano e nell’applicarla alla storia. Possiamo smantellare abbastanza facilmente il marxismo e molti hanno fatto questo, ma il nostro lavoro non finisce a questo punto: dobbiamo proporre una visione superiore. Ecco ciò che è la visione del mondo di CAUSA. Essa descrive in che modo avviene lo sviluppo e va oltre, applicandolo all’interpretazione della storia. Quest’ultima si sviluppa in un modo ben preciso, in termini di interazioni fra gli uomini e d’interazione fra Dio e l’uomo.

La visione di CAUSA sarà sviluppata in questo testo, in ulteriori sezioni.

Note

[1] S. H. Lee, “Communism, a Critique end Counterproposal” (Washington, D.C. ed.:FLF), 1973, p. 84-86.

[2] L. Kolakowski, “(Main Currents of Marxism” (Oxford, ed. Oxford University Press), 1978, vol. 1, p. 115-119.

[3] Frederick Copleston, S.J. “A History of Philosophy” (New York, ed. Image Books, New York), 1963, vol. 7, Part. I. pp. 65-67.

[4] S. H. Lee, “The End of Communism” (manoscritto non pubblicato)

[5] Engels, “La dialettica del la natura”.

[6] Engels, “Anti-Duhring”.

[7] F. Cernuschi, in “CAUSA” vol. 2, 1982: N. 3, p. 16.

[8] Marx, Engels, “Manifesto del Partito Comunista”.

[9] R. Holliday, “The Science of Human Progress” (Oxford, ed. University Press), 1981, p. 35-46.

[10] S. H. Lee, “Communism: a Critique and Counterproposal” p. 244.

[11] B. H. Levy, “Barbarism With a Human Face”, (New York, ed. Harper and Row), 1977.

[12] Lenin “Che fare?”

[13] S. H. Lee “Communism, Critique and Counterproposal), p. 212.

[14] Engels, “Anti-Duhring”.

[15] L. Brillouin, “Science and Information Theory” (New York, ed. Academic Press 1963.

[16] M. B. Hoagland, “The Roots of Life”, (Boston, ed. H. Mifflin), 1977, p. 58. (Vedi anche Cernuschi per il caso Lysenko).

[17] Ibid, p. 39.

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