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I. L’Espansionismo comunista e l’Occidente

Il Congresso dei Soviet di tutte le Russie dei Deputati dei Lavoratori, dei Soldati e dei Contadini decide di:

Stabilire un governo provvisorio dei lavoratori e dei contadini, che sia conosciuto come il Consiglio dei Commissari del Popolo, affinché governi il paese fino a che non sia convocata l’Assemblea Costituente. La direzione delle varie attività dello Stato è affidata a commissioni i cui membri assicureranno la realizzazione del programma annunciato dal Congresso, e lavorerà a stretto contatto con le organizzazioni di massa dei lavoratori, dei marinai, dei soldati, dei contadini e degli impiegati. L’autorità governativa verrà conferita al collegio dei presidenti di tali commissioni, cioè al Consiglio dei Commissari del Popolo.

Il controllo sulle attività dei Commissari del Popolo con il diritto di sostituirli verrà conferito al Congresso di tutte le Russie dei Deputati dei Lavoratori, dei Soldati e dei Contadini e al suo Comitato Esecutivo Centrale.

Attualmente il Consiglio dei Commissari del Popolo è costituito come segue (lista parziale):

Presidente del Consiglio - Vladimir Ulyanov (Lenin)

Affari Esteri - L. D. Bronstein (Trotsky)

Presidente delle Nazionalità - J. Jugasvili (Stalin)

Decreto della Rivoluzione d’Ottobre [1]

Introduzione

Quasi settant’anni sono trascorsi dalla Rivoluzione Bolscevica. Il Marxismo-Leninismo si è oggi imposto con la forza in Europa, Asia, Africa e nelle Americhe. Oggi, approssimativamente il 39% della superficie mondiale e il 42% della popolazione del mondo sono nelle mani del Comunismo [2]. Specialmente nel Terzo Mondo, la visione del mondo di Marx continua ad attrarre i giovani, gli idealisti e coloro che sono impegnati socialmente. Il Comunismo predice un futuro utopistico per tutta l’umanità e la fine del razzismo, delle ingiustizie sociali e dello sfruttamento economico. Questi obiettivi devono essere raggiunti tramite l’applicazione dei principi “scientifici” di Karl Marx, Frederick Engels e Vladimir Lenin.

Al tempo della Rivoluzione Russa, il Comunismo fu considerato un fenomeno passeggero. Pochi avrebbero immaginato che, nella seconda parte del ventesimo secolo, avrebbe controllato il destino di quasi metà della popolazione mondiale, eppure questa è la realtà.

Cos’è che ha causato questa graduale crescita del Comunismo? Senza dubbio, una delle principali ragioni di ciò risiede nella scarsa conoscenza che l’Occidente ha del vero carattere del Comunismo. A partire dalla condanna espressa dal Senato statunitense, nel 1954, nei confronti di Joseph McCarty, gli anticomunisti non sono stati presi seriamente in America. Sono stati dipinti come “fascisti” o “reazionari” che cercano soltanto di mantenere lo status quo.

Nel decennio scorso, tuttavia, ha cominciato ad esserci in occidente un certo risveglio. Alcuni intellettuali hanno riesaminato le loro idee sul marxismo. Allarmati dalle testimonianze di dissidenti sovietici come Alexander Solzhenitsyn e Andrei Sakharov, come pure dall’invasione sovietica dell’Afghanistan, hanno rigettato il Marxismo. Ci stanno mettendo in guardia sul fatto che sta avvenendo un nuovo Olocausto non ad Auschwitz, ma nei Gulag, a Phnom Penh, in Angola, dovunque il Comunismo abbia usurpato il potere.

Sebbene ognuno sia testimone di questo tipo di risveglio, importanti settori politici e la maggioranza dei mass media continuano ad essere ingannati con gli stessi metodi che i comunisti hanno usato sin dalla Rivoluzione Bolscevica del 1917. I comunisti insistono sempre nel far notare le ingiustizie che avvengono in una nazione, sia che si tratti della Russia dello Zar Nicola che del Nicaragua di Somoza. Facendo notare le ingiustizie sociali, ottengono il sostegno di coloro che in occidente operano per la giustizia sociale. I comunisti hanno usato più di una volta questa tattica con successo. Tuttavia, una volta arrivati al potere, non hanno messo fine alle ingiustizie sociali. Al contrario, hanno messo a tacere le voci degli oppressi con la forza.

A. Un precedente storico

La persistente ingenuità dell’Occidente verso la strategia Marxista-Leninista ricorda molto da vicino la nostra cecità verso il Nazismo. Alla fine della I guerra mondiale, la Germania era nel caos. A causa delle richieste draconiane del Trattato di Versailles, la Germania doveva pagare un enorme debito di guerra. Quando nel 1923 la Repubblica di Weimar non poté assolvere a tali debiti, la Francia occupò la regione tedesca della Ruhr. A causa di ciò, i tedeschi si sentirono insultati, umiliati e demoralizzati. Per di più, languivano in miseria. Nel 1922 il valore della moneta tedesca cadde da 162 a più di 7000 marchi per dollaro [3]. Le donne, perfino i bambini, ricorsero alla prostituzione per poter sopravvivere. Dovunque i cittadini tedeschi cominciarono a ribellarsi contro questo stato di cose.

A questo punto, Adolf Hitler cominciò ad attirarsi le simpatie del popolo perché era solidale con esso. Egli faceva notare i mali e le contraddizioni del governo di Weimar, e ciò gli valse l’appoggio anche di coloro che erano impegnati socialmente.

Hitler era uno del popolo perché veniva da un ambiente semplice. Poiché era molto dedicato alla sua causa, visse poveramente per anni. Tuttavia, pur in tali condizioni, egli sviluppò e propagò la sua ideologia. Ogni giorno si svegliava presto al mattino, stampava 80 opuscoli e li distribuiva egli stesso per strada. Quando, per la prima volta, riuscì a raccogliere un pubblico di un centinaio di persone, venute ad ascoltarlo, interpretò ciò come un enorme successo.

Progressivamente, l’influenza di Hitler crebbe sia a livello nazionale che internazionale. Molti iniziarono a considerarlo come l’unica persona che potesse liberare la Germania dallo stato in cui era ed aprire la strada verso un futuro nuovo e prospero. Questo crescente sostegno fece sì che Adolf Hitler diventasse Cancelliere della Germania il 30 gennaio del 1933.

Vari ambienti espressero la loro preoccupazione per questi sviluppi. Alcuni misero in guardia l’opinione pubblica verso l’estremo antisemitismo di Hitler, altri sostennero che Hitler voleva distruggere la tradizione giudeo-cristiana. Altri ancora videro in Hitler un guerrafondaio, teso a vendicare l’amara sconfitta tedesca nella I Guerra Mondiale e la conseguente umiliazione a Versailles.

A causa forse di queste critiche, Hitler fece delle dichiarazioni che sembrarono dissipare tali preoccupazioni. Il 2 febbraio 1933, “The New York Times” riportò che Hitler aveva proclamato che il Cristianesimo sarebbe stato la base della concezione morale del suo governo. Un po’ per volta, paure diminuirono, e l’atteggiamento nei confronti di Hitler cominciò a cambiare. In una critica letteraria del “The New York Times”, nel 1935, troviamo le seguenti parole:

Hitler sta facendo molto per la Germania; l’unificazione dei tedeschi… l’addestramento dei giovani, la creazione di uno stato spartano animato da patriottismo, il controllo che ha imposto al governo parlamentare, così inadatto al carattere tedesco, protezione del diritto alla proprietà privata, sono tutte cose molto buone.

Nel 1935, perfino Churchill lodò Hitler per “… il coraggio, la perseveranza e la forza vitale” che gli avevano permesso di sfidare tutta la resistenza che bloccava il suo cammino [4].

Quando le preoccupazioni sulle intenzioni di Hitler diminuirono, egli reintrodusse il servizio di leva e cominciò ed armare un esercito di 36 divisioni in violazione del Trattato di Versailles, e cominciò a parlare della necessità di riunificare i tedeschi. Gradualmente occupò la Saar e l’Austria, la parte settentrionale della Cecoslovacchia, nota come i Sudeti, eppure il mondo libero non gli si oppose. Negli Stati Uniti, per esempio, si cercava di ignorarlo. I politici parlavano della necessità di risolvere i problemi nazionali come, ad esempio, la disoccupazione, piuttosto che preoccuparsi del Nazismo. Con un modo di vedere le cose simile a quello che abbiamo oggi nei confronti del Comunismo, il presidente dell’Università di Chicago, Robert Maynord Hutchins dichiarò nel 1940: “… è più facile incolpare Hitler dei nostri problemi che lottare per la democrazia a casa nostra” [5]. Successivamente Hitler si impadronì di tutta la Cecoslovacchia e di metà della Polonia. Infine, quando ne diede l’ordine, le sue truppe invasero tutta l’Europa e l’Africa settentrionale. Alla fine della II Guerra mondiale, il costo del Nazismo fu calcolato in milioni di vite.

Quando le truppe alleate marciarono su Buchenwald, Dachau ed Auschwitz, scoprirono un altro inganno: scoprirono che milioni di persone erano state ammazzate come animali nelle camere a gas. La “soluzione finale” di Hitler imponeva che chiunque non facesse parte della razza “scelta” degli Ariani poteva essere schiavizzato o eliminato, perfino i bambini più piccoli. Fu calcolato che nei campi di sterminio furono uccisi fra i 6 e i 12 milioni di persone.

Cos’era accaduto nel caso di Hitler? La cosa che sta accadendo oggi con il Marxismo-Leninismo. I cittadini erano estremamente insoddisfatti delle miserabili condizioni causate dall’inettitudine dei governanti di Weimar: avendo un disperato bisogno di risolvere questi problemi iniziarono a gravitare intorno a Hitler, perché egli parlava francamente contro le miserabili condizioni di vita del cittadino comune. Le persone pensavano che dato che aveva messo a fuoco il problema, avesse anche la soluzione, ma si sbagliavano.

B. L’ingenuità Occidentale e l’espansione Comunista

Oggi, per quanto riguarda il Comunismo, ci troviamo di fronte allo stesso dilemma. Aspettando disperatamente un cambiamento, solidarizziamo con i marxisti perché essi criticano e attaccano il governo attuale; tuttavia non valutiamo appieno le implicazioni di una presa di potere da parte loro. In effetti, stiamo subendo oggi un nuovo inganno ideologico. Come il Nazismo ed il Fascismo, il Comunismo promette giustizia ed un modo di vita migliore. In realtà, invece, ha finora generato solo altra miseria ed ha causato la morte senza senso di milioni di persone.

Allo scopo di ottenere il potere, Lenin denunciò la corruzione e l’incapacità del governo Kerensky di venire incontro alle esigenze del popolo russo. Lenin promise pace ai soldati, terra ai contadini e autodeterminazione alle minoranze non russe. Sebbene avesse mantenuto le sue promesse sulla terra (che furono poi revocate da Stalin), Lenin non portò pace, ma guerra civile; non liberò le minoranze, ma creò un nuovo impero russo e durante il suo dominio regnò il terrore. In Occidente, tuttavia Lenin veniva spesso presentato come un liberatore.

Mentre il successore di Lenin, Stalin, stava decimando i contadini dell’Ucraina negli anni ‘30, la stampa dell’Occidente lo encomiava per i suoi progressi sociali. Col nostro desiderio di trovare e sostenere un governo che criticasse lo status quo, abbiamo aperto la strada al totalitarismo e al genocidio.

Quando i comunisti penetrarono nell’emisfero occidentale, l’Occidente fece lo stesso errore. Nel 1957, dopo la sua visita a Cuba, il giornalista Herbert Matthews del “The New York Times” cominciò a tessere le lodi di un nuovo “Bolivar” di nome Fidel Castro. Ricevemmo assicurazioni da Matthews ed altri giornalisti che il solo desiderio che Castro aveva per Cuba era quello di portare democrazia, pace e giustizia sociale. La simpatia dell’Occidente per Castro cresceva sempre di più. In commemorazione del 1° luglio 1959, giorno in cui le truppe di Castro marciarono su l’Avana, il “The New York Times” riportò il seguente messaggio:

Una cosa deve essere detta. Ed è una grande riconoscenza ad un giovane straordinario, Fidel Castro. Il popolo americano gli augura buona fortuna [6].

Il 4 gennaio del 1959 lo stesso Herbert Matthews rassicurò il popolo americano: non c’era bisogno di preoccuparsi di Che Guevara. Lo descrisse in un modo molto favorevole dicendo: “la sua voce è incredibilmente bassa e il suo sorriso inaspettatamente gentile” [7]. Nello stesso articolo riferì queste, sue parole:

Non sono mai stato un comunista. I dittatori dicono sempre che i loro nemici sono comunisti, e mi dispiace essere continuamente definito un comunista internazionale [8].

Nel 1961, Fidel Castro spiegò chiaramente che a cominciare dal suo periodo universitario egli aveva studiato “Il Capitale”. Era stato colpito dagli insegnamenti di Marx e non aveva alcun dubbio sulla loro verità. Ancora una volta, nel nostro tentativo di sostenere un movimento che criticasse lo status quo, abbiamo aperto la strada all’oppressione Marxista-Leninista.

Durante la guerra del Vietnam, la stampa occidentale svelò la corruzione del governo di Saigon. I comunisti, concentrando la loro propaganda su questo punto, conquistarono buona parte dell’opinione pubblica, innanzitutto tra i giovani e, successivamente, in tutta la società americana. Il giorno dopo la caduta di Saigon, “The New York Times” scrisse: il nuovo regime sudvietnamita seguirà una politica estera di pace e di non allineamento” [9]. Tuttavia, appena qualche tempo dopo la salita al potere dei comunisti, i Sovietici cominciarono ad usare le attrezzature statunitensi nella Baia di Camranh per le proprie navi. Questo, più l’invio di operai vietnamiti in Siberia, fu il segno che un’altra nazione era stata sovietizzata.

Quando la caduta di Saigon era ormai imminente, un editoriale del “The New York Times” deplorò la resistenza e lamentò la perdita di vite umane che accompagnò la caduta della Cambogia:

Deve la futile battaglia per Phnom Penh essere ora duplicata con un ancor più grande costo di vite umane, in una lotta all’ultimo sangue a Saigon? Non c’è niente che l’uomo possa fare per poter redimere le centinaia di morti, le migliaia di vite rovinate, il tragico risultato di queste ultime settimane intorno alla capitale cambogiana [10].

Anche altri giornali lamentarono le centinaia di morti, ma con ciò abbiamo ciecamente aperto la strada perché morissero milioni di persone: dai 3 ai 4 milioni di cambogiani perirono dopo che la loro nazione cadde nelle mani del Comunismo.

Quando Maurice Bishop arrivò al potere a Grenada, la rivista “Time” espose la presunta corruzione del governo precedente e confortò i suoi lettori affermando che Bishop si era impegnato a portare avanti una “riforma socialista moderata” [11]. Nel dicembre del 1979 c’erano ormai a Grenada più di mille soldati cubani. Coadiuvati dai Sovietici, cominciarono a costruire un’enorme pista progettata per l’atterraggio e il decollo di aerei da trasporto sovietici (in rotta verso l’America Centrale) e di aerei da combattimento. Rapidamente, la stessa Grenada iniziò ad addestrare forze di sicurezza da usare in Suriname quando quest’ultima sarebbe diventata marxista. Neanche stavolta avevamo imparato la lezione.

Nel Nicaragua i Sandinisti quando insorsero contro Somoza, furono definiti “los muchachos” (i ragazzi). Ci fu detto che non dovevamo preoccuparci del Comunismo: in questo caso, la rivoluzione avrebbe potuto essere “cristianizzata” a causa del considerevole sostegno della Chiesa al FSLN. “The New York Times” e “Time” ci fornivano costantemente servizi giornalistici che attaccavano violentemente Somoza. Infine “Time” proclamò che la giunta del Nicaragua aveva nominato un “gabinetto di 15 membri a maggioranza moderata” [12].

In una conferenza stampa subito dopo l’arrivo al potere dei Sandinisti, Jimmy Carter dichiarò: “Io non attribuisco a Cuba tutti i cambiamenti in Nicaragua” [13]. Gli Stati Uniti stanziarono forti somme di denaro per aiutare il Nicaragua, credendo che saremmo stati in grado di controbilanciare qualsiasi elemento radicale della rivoluzione. Un’ampia parte di quei fondi furono usati per rafforzare le forze di sicurezza dei comunisti e per finanziare un programma di alfabetizzazione. Nel libro di testo usato in questo programma, la prima parola che gli studenti apprendevano era “Rivoluzione”. La seconda era “Liberazione”. La loro prima frase era “Viva il Fronte Sandinista di Liberazione”. Alla fine anche i simpatizzanti sandinisti più ingenui arrivarono all’innegabile conclusione che la rivoluzione era stata di nuovo tradita.

Più tardi, una considerevole attenzione da parte della stampa è stata diretta ad un presunto ammassamento di truppe lungo i confini del Nicaragua. È stato asserito che l’Honduras stava preparandosi per invadere il Nicaragua per conto degli USA. I comunisti hanno lanciato una violenta campagna propagandistica allo scopo di far credere ciò. Si sono avute dimostrazioni in molte parti del mondo, che auspicavano il ritiro di tutti gli aiuti statunitensi all’Honduras (ed anche a El Salvador e al Guatemala); tuttavia, molto poco è stato detto sull’allarmante ammassamento di truppe da parte sandinista.

Nel Nicaragua è in via di formazione un esercito molto ben addestrato di 25.000 uomini e di una milizia di 200-250.000 uomini. A Managua, Daniel Ortega parla di “Rivoluzione senza confini”. Nelle strade i “turbos” (agitatori governativi) gridavano: “Venciò Nicaragua! El Salvador vencerà!” (il Nicaragua ha trionfato, anche El Salvador trionferà!). Hanno i Sandinisti realmente migliorato la situazione in Nicaragua? Senz’altro no. Come in tutti gli stati marxisti, c’è scarsità di beni di commercio ed una totale indifferenza per i diritti umani.

C. I frutti del Comunismo

Il Nazismo, che criticava l’ingiustizia sociale portò alla morte di milioni di persone. Qual è il frutto del Comunismo? I quasi 70 anni di Comunismo nell’Unione Sovietica hanno provocato la morte senza alcun senso di 66 milioni di persone [14]. In Cina non è stato differente. Quando Mao Tse Tung occupò il Tibet, le sue forze radunarono i monaci tibetani e piantarono chiodi nei loro occhi. Poiché la religione è mitologia, doveva essere sradicata. In totale, i comunisti della Cina Rossa assassinarono almeno 63 milioni di persone nel corso della loro breve storia [15].

Dovunque il Comunismo si sia stabilito c’è stato genocidio e terrore. In Corea ci furono più di un milione di morti. L’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956 costò decine di migliaia di vite. Gli eventi di Praga nel 1968 portarono il filosofo francese Bernard Henri Levy a riferirsi al Marxismo come ad una “barbarie dal volto umano”. I fatti recentemente accaduti dopo la presa del potere da parte dei comunisti in Indocina rivelano similmente la vera natura del Comunismo. In Cambogia le persone venivano messe a morte semplicemente perché parlavano inglese o francese o avevano ricoperto il ruolo di insegnante sotto il governo precedente. Per tali “crimini”, i Cambogiani sterminarono dai 3 ai 4 milioni di connazionali. Dalla caduta di Saigon, il governo comunista uccise almeno un milione di Vietnamiti. Quale è allora il vero frutto del Comunismo? Secondo un articolo apparso il 18 novembre 1978 su “Le Figaro”, il frutto è 150 milioni di morti.

D. Parole e opere

Alcuni, tuttavia, dicono che questo non è il vero Comunismo. Tali uccisioni furono il prodotto dello Stalinismo. Queste persone sostengono che in effetti Stalin fece un cattivo uso del Comunismo. I rivoluzionari sostengono spesso:

“Qui nel nostro paese, il Comunismo sarà differente. Qui costruiremo il vero Marxismo. Noi avremo ciò che non è esistito in nessun altro luogo. Costruiremo una società utopistica, marxista e giusta”.

Tuttavia, ogni volta che i marxisti hanno preso il potere, come risultato si è arrivati alla stessa barbarie e allo stesso fallimento economico. Noi dobbiamo comprendere una lezione dall’Olocausto. Le intenzioni di Hitler erano chiaramente espresse nel “Mein Karnpf”, ma la gente o non si prendeva la briga di leggere le opere di Hitler, o non le prendeva seriamente. Ciò che accadde nella Germania nazista era un’applicazione della visione del mondo di Hitler. Ciò che accade nei paesi comunisti è l’applicazione del Marxismo-Leninismo.

E. La moralità comunista

Quali sono i parametri ideologici e morali del Marxismo-Leninismo? È ingenuo credere che siano gli stessi dei nostri. Commentando ciò nel libro di Jean Kirkpatrick. “La strategia dell’inganno”, Charles Burton Marshall osservo:

“Usando il linguaggio della teoria dei giochi, i comunisti e i non comunisti sono come degli avversari che giocano giochi differenti con regole diverse allo stesso tavolo”.

Gli Stati Uniti, le nazioni dell’Europa Occidentale e molti altri paesi sono coinvolti in un gioco che mira alla risoluzione dei conflitti per mezzo del compromesso tra gli interessi di tutte le parti. L’obiettivo è il raggiungimento di un equilibrio stabile chiamato pace. Questo gioco concepisce l’avversario come un uomo fondamentalmente ragionevole con obiettivi limitati, orientato verso il compromesso, pronto a discutere le questioni valutandone i pro e i contro, a rispettare le regole, ad obbedire all’arbitro. I capi comunisti, dall’altro lato, fanno un gioco che mira alla risoluzione del conflitto tramite la sconfitta e l’assorbimento del nemico. Questo gioco concepisce l’avversario come un mortale nemico, teso alla distruzione, eternamente aggressivo e perfido. L’unica regola di questo gioco è la regola della giungla: sopravvivenza e vittoria con qualsiasi mezzo disponibile. Non c’è arbitro. Il campo da gioco è il mondo [16].

I comunisti non agiscono da una prospettiva giudeo-cristiana. Il loro sistema morale è differente dal nostro. Vladimir Lenin sosteneva che i comunisti dovrebbero essere pronti a ricorrere “ad ogni trucco, astuzia o metodo illegale” per portare avanti le attività marxiste.

Espressioni o termini comunemente usati hanno connotazioni totalmente differenti per i comunisti. Per esempio, cos’era la “coesistenza pacifica” per Lenin? Secondo il pensiero leninista “la coesistenza pacifica è una linea rivoluzionaria, una strategia rivoluzionaria. Lo scopo della strategia della coesistenza pacifica è di assicurare le condizioni favorevoli alla vittoria del socialismo nel mondo” [17]. I sovietici spesso parlano di “pace”, ma che cos’è la pace cui qui ci si riferisce? Lenin dichiarò che “la politica dell’Unione Sovietica è una politica di pace. È semplicemente un’altra forma, alle condizioni attuali, di lotta contro il Capitalismo”.

Per i sovietici la vera pace può venire soltanto quando l’intero mondo sarà comunistizzato. Nel 1930 Dimitri Manuilski, il vincitore di tre premi Lenin, scrisse:

“È inevitabile che ci sia una guerra all’ultimo sangue fra Comunismo e Capitalismo. Al momento attuale, tuttavia, non siamo forti abbastanza da attaccarli. Il nostro momento verrà fra 20 o 30 anni. Per poter vincere abbiamo bisogno del fattore sorpresa. Dobbiamo mettere la borghesia a dormire. Per questa ragione inizieremo il movimento per la pace più spettacolare che la storia abbia mai visto. Faremo proposte e concessioni come non si sono mai viste. Poiché le nazioni capitaliste sono stupide e decadenti, collaboreranno alla loro stessa distruzione. Faranno qualsiasi cosa pur di averci come loro amici. E non appena abbasseranno la guardia, le schiacceremo col nostro pugno chiuso” [18].

In realtà, ciò che i marxisti-leninisti rispettano veramente è solo la forza. Questo si poté rilevare da un dibattito fra Breshnev ed il Premier della Germania Orientale Ulbricht. Ulbricht pensava che non era saggio perseguire una politica di distensione, ma Breshnev rassicurò così i suoi compagni:

“Abbiate fiducia in noi compagni, perché per il 1985, come risultato di ciò che stiamo ottenendo attraverso la distensione, avremo realizzato gran parte dei nostri obiettivi riguardanti l’Europa occidentale. Per il 1985 noi avremo consolidato la nostra posizione. Per il 1985 saremo pronti ad esercitare la nostra volontà dovunque desideriamo” [19].

Quando giunse al potere, la stampa presentò il nuovo Segretario Generale del Partito Comunista Yuri Andropov come un “liberale”. Tuttavia, serie ricerche sulla sua vita hanno dimostrato che questa immagine è ingannevole. Andropov salì al potere, nel Partito Comunista, nel 1937. Secondo il libro di Arnold Beichman e Mikhail Bernstam “Andropov - La nuova sfida all’Occidente”, la biografia di Andropov pubblicata dalla Pravda era piena di menzogne. Beichrnan e Bernstarn fanno notare che chi salì al potere nel 1937 (cosa che Andropov fece) molto probabilmente collaborò alle purghe staliniane di quell’anno. Gli autori fanno notare anche che nel 1956, mentre l’Ambasciatore sovietico in Ungheria, Yuri Andropov, riconfermava con calma ai governanti ungheresi il sostegno della Russia alla loro linea indipendentista, i carri armati sovietici si stavano avvicinando a Budapest per riprenderne il controllo [20].

F. Il Comunismo in America centrale

Il nuovo obiettivo del Comunismo è la regione dei Caraibi. L’America centrale ed i Caraibi hanno grande importanza strategica. Oltre Cuba, anche il Nicaragua, Grenada e il Suriname sono già caduti sotto il Comunismo. Oggi scopriamo che El Salvador è tremendamente minacciato.

El Salvador è una nazione densamente popolata. Allo stesso tempo, è una nazione nota per avere la popolazione più laboriosa ed ambiziosa dell’America centrale. Armate dell’ideologia marxista, tali persone potrebbero sentirsi ideologicamente giustificate per quanto riguarda la necessità di espandere il proprio territorio nazionale.

Inoltre, un’America centrale unificata esisteva già nel 1821 e per molta gente questo resta un sogno da realizzare. Con il Nicaragua ed El Salvador sotto il loro controllo, i comunisti potrebbero far rivivere il sogno di un’America centrale unificata e lavorare per la “liberazione” del Guatemala e dell’Honduras. Alla fine rimarrà soltanto il “neutrale” Costarica, una nazione priva di esercito. Avendo i comunisti il resto di tutta l’America centrale sotto il loro controllo, potrebbero impadronirsi del Costarica come e quando vogliono.

Secondo il “Manuale di Difesa e di Affari Esteri”, le nazioni centro-americane hanno la potenzialità di costituire un esercito di 3 milioni di uomini. I marxisti potrebbero facilmente sfruttare il risentimento storico di questa regione per creare quella che potrebbe essere una seconda base sovietica. Basti osservare i danni che Cuba, la prima base sovietica, ha provocato nel Mozambico, in Angola, nella Guinea-Bissau, in Etiopia, Somalia e Nicaragua. Mentre Cuba ha una popolazione di 8 milioni, l’America centrale ha una popolazione di 20 milioni. Ottenendo il controllo dell’America centrale i comunisti insidierebbero direttamente gli Stati Uniti e, prima ancora, avrebbero accesso al Canale di Panama. Grazie alle basi per aerei da combattimento in America centrale e Cuba, potrebbero impedire agli Stati Uniti di trasportare, in caso di guerra, merci di importanza strategica via mare, attraverso i Caraibi.

Il Comunismo ha messo gli occhi anche su obiettivi più grandi. Essi stanno già lavorando per formare un movimento che reclama l’indipendenza del Texas, Utah, California, Nevada, Arizona e Colorado [21].

Ma non è tutto. Subito dopo la II guerra mondiale, in un’intervista col giornalista statunitense Richard C. Hottelet, il capo della delegazione negoziatrice sovietica Maximov Litivinov affermò che una riconciliazione sincera fra l’URSS e gli Stati Uniti era assolutamente impossibile. Hottelet chiese a Litivinov: “Quale sarebbe la reazione sovietica se l’Occidente dovesse accettare tutte le sue richieste?” Litivinov rispose che porterebbe l’Occidente a dover affrontare, dopo un certo tempo, la seconda serie di richieste” [22].

Con tali premesse, i comunisti non si accontenterebbero solo di questi Stati. I sovietici stanno già sostenendo un movimento chiamato “Africa nuova” che reclama l’indipendenza del Mississippi, Luisiana, Alabama, Georgia e Sud Carolina dagli Stati Uniti. I comunisti proclamano che attraverso la secessione del “Messico occupato” dell’“Africa nuova” e delle nazioni dei “Nativi Americani” “sconfiggeranno l’imperialismo americano” [23].

G. La necessità di una visione globale in Occidente

Abbiamo parlato un po’ del nostro nemico, ma è importante guardare adesso a noi stessi.

Nel 1975 gli Stati Uniti persero la guerra in Vietnam. Quale fu la causa di quella sconfitta? Non si può dire che fu a causa delle condizioni economiche del Vietnam. Per anni dopo la caduta del Vietnam del Sud, furono tenuti rigidi controlli quando i nordvietnamiti visitavano Saigon, per timore che scoprissero che, contrariamente a quanto diceva la propaganda, quella parte del Vietnam era di gran lunga più sviluppata del Nord. Non fu neanche a causa della repressione politica sudvietnamita che la guerra fu persa. Rispetto alle altre nazioni di quella regione c’era una certa libertà politica in Vietnam. Né possiamo dire che ci fosse carenza di armamenti. Sappiamo che quando gli Stati Uniti lasciarono il Vietnam, abbandonarono 5 miliardi di dollari in armi moderne. L’esercito degli Stati Uniti fu sconfitto da persone che spesso combattevano con armi molto più primitive. Come mai, allora, fu persa la guerra? Mao Tse Tung disse: i “Le armi sono importanti, ma non sono il fattore decisivo. Il fattore decisivo è l’uomo”.

Alcuni dicono che l’arma più potente che i nordvietnamiti usarono contro gli Stati Uniti non fu nessun tipo di missile, né di fucile: fu l’eroina, gli allucinogeni e la marijuana. Che cosa portò allora i soldati americani a far uso di droghe, e a tenere altri comportamenti irresponsabili? Soprattutto, il fatto che non avessero uno scopo per cui combattere. Non sapevano perché erano lì.

Essi non sapevano per cosa stavano combattendo perché l’America e l’Occidente si trovavano in una crisi di identità in cui tutti i credi e i valori venivano messi in discussione.

Quando i comunisti cinesi occuparono Pechino dopo anni di battaglia contro le forze di Ciang Kai-shek, iniziarono a circolare varie storie riguardanti i soldati di Mao. Una di queste parlava dei partecipanti alla “lunga marcia” che non avevano niente da mangiare. Si dice che questi soldati andarono da Mao Tse Tung per spiegare la propria situazione. Mao rispose: “Cucinate il cuoio delle vostre scarpe e mangiatelo”. Ed è quello che fecero. Quando queste truppe finalmente marciarono vittoriosamente in Pechino, Mao li radunò e disse: “Non pensate che la vostra vita sarà più facile. Non lo sarà. Ma io vi prometto una cosa: le vite dei vostri figli saranno più facili”. Che cosa ispirò quelle persone a vivere ad un tale livello di sacrificio e di impegno? Cosa diede loro quel tipo di determinazione?

Molti attribuiscono le morti e le sofferenze del Comunismo allo Stalinismo. Ma Lenin, in “Stato e Rivoluzione” usò gli scritti di Marx per provare che questi “mezzi” erano ideologicamente necessari allo scopo di raggiungere il “fine”. Il “fine” era il sogno marxista.

Il Marxismo ha una qualità mistica. Ha capacità di attirare la gente e di riempirla di ideali e sogni a carattere quasi religioso. Nel 1935, lo scrittore francese André Gide, parlando della sua esperienza col Marxismo, disse: “La mia conversione è come una fede. Tutto il mio essere è diretto verso un unico obiettivo. Nel deplorevole stato del mondo moderno, il piano dell’Unione Sovietica sembra costituire la salvezza per l’umanità” [24].

Nell’ultima sua lettera, mandata ai genitori prima di morire, Che Guevara scrisse le seguenti parole: “Il mio marxismo si è radicato dentro di me ed è stato purificato. Credo nella lotta armata come l’unica soluzione per coloro che desiderano liberare se stessi, ed io sono fedele al mio credo” [25].

Il Marxismo e le sue promesse sono stati in grado di infiammare persone di tutto il mondo, dando loro la convinzione che alla fine, grazie al loro sacrificio di oggi, nascerà un mondo buono ed eticamente elevato.

Quali sono in realtà i frutti del Marxismo? Un milione di profughi cubani, milioni di orfani cambogiani, bambini che muoiono di fame in Etiopia e uccisioni senza senso in America Centrale. Quando i membri di CAUSA visitarono un campo profughi vicino al confine col Nicaragua, un membro della delegazione incontrò un contadino che aveva 75 anni e aveva vissuto in un piccolo villaggio per tutta la sua vita. L’uomo raccontò che quando i sandinisti salirono al potere, costrinsero tutti gli abitanti del suo villaggio a frequentare due volte alla settimana un corso sul Marxismo. Questo pover’uomo non capiva niente del corso: vi andò una o due volte e poi non volle più andare. Molti altri seguirono il suo esempio, ed i sandinisti cominciarono ad ucciderli sistematicamente.

Come abbiamo notato, molti dicono che queste atrocità derivano da un abuso del Marxismo, ma la posizione di CAUSA è differente. CAUSA crede che le morti, gli inganni, le menzogne, le sofferenze che sono risultati dal Marxismo, sono una logica conseguenza dell’applicazione di questa ideologia. Non c’è alcun idilliaco stato marxista perché la fondazione del Marxismo è essa stessa un mandato per minacciare, per abusare, per distruggere gli altri. Per questa ragione, dobbiamo comprendere e analizzare le sue fondamenta ideologiche.

La rivista “Forbes” del 6 dicembre 1982 osserva che dopo 65 anni, ciò che l’Unione Sovietica ha realizzato è “una lunga marcia verso il nulla”. Il Marxismo non funziona perché le sue fondamenta ideologiche sono false. Il materialismo dialettico, il materialismo storico, le teorie economiche marxiste, la teoria dell’alienazione, sono tutte fondate su una scienza antiquata del 17° e 18° secolo (e solo qua e là sulla scienza del 19° secolo).

In passato, l’Occidente ha cercato di trattare il Comunismo in modi differenti. Abbiamo fatto notare per esempio le sue atrocità. Abbiamo parlato della personalità perversa di alcuni leaders comunisti. Oggi è venuto il tempo di porre fine al Comunismo, e ciò sarà ottenuto esponendo il suo tallone d’Achille. Il punto più debole del Comunismo è l’ideologia stessa. Dopo aver trascorso 6 anni nell’Unione Sovietica, il giornalista americano David Sutter fece le seguenti osservazioni: “Per quanto assurda possa sembrare ideologia comunista dall’esterno, essa fornisce una coerente visione della storia a coloro che vi aderiscono e fa sì che anche il cittadino più semplice senta che la sua vita ha un significato, soddisfacendo così, anche se falsamente, un bisogno spirituale di base. È stato infatti il nostro fallimento nel riconoscere l’importanza dell’ideologia, piuttosto che la debolezza militare o economica degli Stati Uniti, la ragione per cui l’Unione Sovietica ora è sul punto di espandere la sua influenza su zone sempre più ampie sia del mondo sviluppato che di quello sottosviluppato. In quest’era senza fede, il Comunismo è emerso come una potente anti-fede che distrugge i nostri punti di riferimento. Esso non può essere sconfitto militarmente ed i suoi accoliti non possono essere indotti ad arrendersi. Può essere sconfitto solo in una maniera: tramite il confronto con un’ideologia migliore [26].

In realtà, grazie al progresso scientifico del 20° secolo, il Marxismo ha poco senso. Il Marxismo, che è basato sul materialismo, era già completamente sorpassato all’inizio del 20° secolo, a causa dello sviluppo della teoria della relatività e delle implicazioni contenute in principi come l’entropia (di cui discuteremo in una delle prossime sezioni). A poco a poco, ci stiamo rendendo conto che la scienza, invece di essere amica del Marxismo, è amica di chi crede in Dio.

Il 20° secolo è il momento in cui lanciare un’offensiva ideologica contro il Marxismo; ma allo stesso tempo, abbiamo bisogno di riflettere e di dare una nuova valutazione delle condizioni del mondo libero. Qual è la nostra posizione? Cos’è che vogliamo realizzare? Le potenzialità contenute nella visione giudeo-cristiana del mondo sono grandi. L’ideale e le speranze che hanno origine da questa visione sono stimolanti. Attraverso un’offensiva ideologica CAUSA crede che si potrà assistere al declino e alla caduta del Comunismo e ad un risveglio degli ideali occidentali. Quando divenne presidente John F. Kennedy osservò: “Nella lunga storia del mondo, solo a poche generazioni è stato affidato il ruolo di difendere la libertà nell’ora del massimo pericolo. Io non ho paura di questa responsabilità, anzi l’accolgo con gioia. Credo che nessuno di noi cambierebbe il proprio posto con quello di altre persone o altre generazioni. L’energia, la fede, la devozione che metteremo in questo sforzo illuminerà il nostro paese e tutti coloro che lo serviranno, e lo splendore di questo fuoco potrà veramente illuminare il mondo [27].

Note

[1] V.I. Lenin, “Collected Works” (Mosca, Progress Pubblishers), 1977, pp. 262-263.

[2] Georgi Arbatov, “The Soviet Viewpoint” (New York: Dodd, Mead and Company), 1983, p. 25.

[3] “Encyclopedia Britannica”, vol. 8 (Chicago, Britannica Inc.), 1983, p. 117.

[4] Ibid., p. 25.

[5] Herbert Philbrick, “I Led Three Lives”, (Falls Church, Virginia: Capital Hill Press), 1973, p. 36.

[6] “The New York Times”, 2 gennaio 1959, p. 24.

[7] “The New York Times”, 4 gennaio 1959, p. 7.

[8] Ibid.

[9] “The New York Times”, 1 maggio 1975, p. 1.

[10] “The New York Times”, 18 aprile 1975, p. 32.

[11] “Time”, 2 aprile 1979.

[12] Ibid., 30 luglio 1979, p. 35.

[13] “The New York Times”, 27 luglio 1979, p. A22.

[14] Vedi la rivista francese “Le Figaro”, 18 novembre 1978.

[15] Ibid.

[16] “The strategy of deception”, a cura di Jean Kirkpatrick (Londra, Hale ed.), 1963, p. 414.

[17] Gyula Kallai, in “World Marxist Review II” (Novembre 1972).

[18] Da un discorso di Manuilsky alla Scuola di Pace Lenin, nel 1930.

[19] N. Kagchenko, in “International Affairs”, Aprile 1975.

[20] Arnold Beichrnan and Mikhail Bernstarn, “Andropov, New Challenge to the West” (New York, ed: Stein and Day), 1983, p. 25.

[21] “New York Magazine”, Aprile 1983.

[22] Citato da Nicolai Tolstoy in “Stalin’s Secret War” (New York, ed: Holt, Rinehart and Winston 1), 1 981.

[23] Da un volantino del “Movimento Africa Nuova”, che annunciava un meeting nella “Casa del lavoro Ucraina” il 15 luglio 1983.

[24] A cura di R. Crosman, “The God that Fai led” (New York, ed. Harper), 1949, p. 173.

[25] A cura di G. Lavan, “Che Guevara speaks” (New York, ed. Pathfinder), 1980, p. 159.

[26] “Wall Street Journal”, 23 maggio 1983.

[27] Discorso di inizio della presidenza, John F. Kennedy, 20 gennaio 1961.

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