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Il lavoro di Dio nella Provvidenza di Restaurazione

Abbiamo asserito precedentemente che Dio, quale essere dalle caratteristiche duali, creò l’uomo e le cose nella relazione di soggetto ed oggetto, e che essi devono avere uno scambio basato sull’azione di dare ed avere, stabilendo un’unione armonica e realizzando così lo scopo del bene. Abbiamo inoltre mostrato che l’uomo tradì Dio e fece di Satana il falso Signore, dando in questo modo inizio al mondo di peccato in cui viviamo. Per salvare l’umanità ed il mondo, e riportarli al loro stato originario senza peccato, Dio dette inizio alla provvidenza di restaurazione. Vediamo in che modo Dio ha lavorato per questo scopo, attraverso la storia dell’uomo. La storia umana non consiste solamente nella successione dei vari fatti storici. Dal punto di vista di Dio, la storia umana è la testimonianza della Sua dispensazione per salvare il mondo. In breve, la storia è la storia di restaurazione, che rivela tutto ciò che Dio ha cercato di fare per raggiungere questo scopo.

Poiché il fine della provvidenza di restaurazione è di restaurare l’uomo ed il mondo al punto in cui possono realizzare l’ideale di creazione, la storia dell’umanità può essere definita come la storia della dispensazione di Dio per restaurare lo scopo di creazione.

L’uomo caduto come origine della natura duale di bene e di male

Come spiegato nel capitolo sulla caduta, l’uomo cadde mentre stava ancora crescendo verso la perfezione per diventare l’ideale sostanziale della creazione. Come risultato, egli potenzialmente può andare sia verso il bene che verso il male.

In altre parole, l’uomo, che è ancora imperfetto, contiene in sé sia la bontà originaria datagli da Dio, sia la natura malvagia ereditata dall’angelo caduto. Quest’elemento del male è il peccato originale.

Gli uomini non posseggono queste due nature sempre nella stessa proporzione. Nell’uomo caduto, la natura malvagia è così ben sviluppata che facilmente si manifesta nelle sue azioni.

D’altra parte, la fondazione di bontà è così imperfetta che occorre sia costantemente incoraggiata e, prima che possa portare risultati, deve essere fatto un notevole sforzo cosciente.

Se un uomo diventa perfetto come il Padre Celeste (Mt 5:48), il centro del suo pensiero, delle sue azioni, della sua vita, automaticamente diventa Dio. Egli sarà un uomo che vive per il bene ed anche la sua storia personale sarà una storia di bene. Uomini come lui formeranno buone famiglie, buone nazioni, un mondo buono, realizzando la storia del bene. Questo era l’ideale di Dio. Invece, a causa della caduta dell’uomo, la storia è stata fin dall’inizio una storia di male e di peccato.

Ma come è mostrato in Isaia (46:11), Dio restaurerà sicuramente il mondo e la sua storia all’ideale che originariamente aveva per la creazione.

La storia come lotta fra bene e male

Dio ha continuamente tentato di dividere il bene dal male in questo mondo, che Satana controlla come falso signore e, come risultato di ciò, gran parte della storia umana consiste nella lotta tra bene e male. L’uomo caduto è unito a Satana con la mente, e commette peccato col proprio corpo; comunque, egli ha ancora in sé la mente originale e si trova in una posizione di mezzo.

Da una parte, il malvagio dominio di Satana cerca di trattenerlo disperatamente, mentre, dall’altro lato, il dominio del bene di Dio lotta per riportare l’uomo a Sé. Così vi è una continua lotta per conquistare l’uomo, sia da un lato che dall’altro. Questa è la vera visione della storia umana: un continuo confronto fra bene e male.

Dopo la caduta dell’uomo, l’assassinio di Abele da parte del fratello, Caino, è il primo episodio che la Bibbia narra; questa è la ragione per cui la storia è stata una storia di guerre e contrasti, senza eccezione per niente e nessuno. Anche se la lotta si è ampliata, passando da individui, famiglie e società a quella tra nazioni o gruppi di nazioni, in definitiva, queste lotte sono state tutte dei conflitti tra bene e male, tra il lato di Dio e quello di Satana, i veri protagonisti, dietro le quinte del dramma storico.

A volte questa lotta ha avuto come oggetto la proprietà, la terra, le persone, altre volte ideali o fedi. Ma in effetti tutte queste lotte sono il riflesso della lotta tra Dio e Satana. Dio, l’essere del bene, cerca di restaurare le cose buone per usarle nella sua definitiva provvidenza di bene e Satana cerca di mantenere la sua posizione malvagia ed il suo potere. Questa lotta traspare nella vita e nella storia umana.

Qual è la forza che guida la storia?

Quando diciamo che la storia deriva dalla dispensazione di Dio, significa che la storia avanza solo grazie al piano ed al lavoro di Dio? Se la meta della storia è realizzare lo scopo della creazione, il conflitto tra bene e male porta automaticamente alla realizzazione dello scopo della creazione? Se è così, come possiamo giustificare tutte le ingiustizie e le tragedie della storia, come il prevalere del male od il sacrificio di persone dal lato del bene?

All’inizio, Dio dette ai nostri progenitori un comandamento che dovevano osservare fino al raggiungimento della perfezione. Lo scopo della creazione doveva essere realizzato non semplicemente dal piano e dal lavoro di Dio, ma dalla realizzazione, da parte dell’uomo, della propria relativamente piccola parte di responsabilità, che consiste nell’obbedire al Suo comandamento. Per realizzare lo scopo della creazione, lo sforzo dell’uomo è tanto essenziale quanto quello di Dio.

L’uomo, però, è libero di compiere o meno la propria parte di responsabilità. Quando la realizza, il piano di Dio è concretamente riflesso nella storia e la restaurazione può progredire. Ma quando non la realizza, il piano di Dio, per quel tempo, è frustrato e viene invece riflessa nella storia la volontà di Satana. La storia umana appare come una ripetizione della storia di peccato, in cui la prospettiva di realizzare un mondo ideale, sembra molto lontana, ma ciò non perché Dio sia impotente, ma perché pochi uomini hanno realizzato la loro parte di responsabilità.

Dio è assoluto, eterno ed onnipotente, quindi anche il Suo scopo di creazione o restaurazione è assoluto. La Sua volontà per la restaurazione deve essere sicuramente realizzata, come detto in Isaia (46:11) e, anche se un uomo fallisce, Dio, dopo un certo periodo di tempo, restaura la fondazione e le condizioni precedenti, e sceglie un altro uomo per portare a compimento la stessa missione. Proprio questo è il motivo per cui vediamo accadere, attraverso la lunga storia della dispensazione, fatti ed episodi molto simili, anche in periodi di due o quattromila anni. Chiamiamo questo ripetersi di fatti o periodi simili: “Identità di tempo provvidenziale”.

Il Messia e la storia umana

Nella Sua provvidenza, Dio deve dapprima restaurare un vero uomo che completi il Suo personale scopo di creazione e, attraverso di lui, restaurare una famiglia, una società, una nazione ed il mondo intero.

Egli manda il Messia come modello del vero uomo. Il Messia è quindi il frutto più prezioso della storia provvidenziale. Per questo, Dio non può mandarlo senza aver prima realizzato una adeguata preparazione. Infatti, a causa della caduta, l’umanità ha servito un falso Signore e, se il Messia venisse senza un ambiente pronto a riceverlo, il mondo di peccato cercherebbe sicuramente di eliminarlo.

Dio sceglie, dapprima, alcuni individui che lo onorino e gli ubbidiscano, e, attraverso di essi, crea famiglie e nazioni separate da Satana, in modo che costituiscano la fondazione di fede sulla quale il Messia può venire. Dio scelse perciò le famiglie di Abramo e di Giacobbe ed allevò la tribù di Israele per preparare il popolo che avrebbe dovuto accogliere il Messia. Allo stesso modo, lavorò con il Cristianesimo negli ultimi duemila anni, affinché tutto fosse pronto per il Secondo Avvento del Cristo. Di conseguenza, la storia degli Israeliti, prima della venuta di Gesù, e la storia dei Cristiani, dopo Gesù, costituiscono il corso centrale della storia umana.

Storia centrale e collaterale della Provvidenza di restaurazione

La volontà di Dio è di restaurare tutti gli uomini. Ma, per prima cosa, Egli porta avanti la Sua dispensazione attraverso un popolo, i cui eventi costituiscono il canale storico centrale, mentre la storia delle altre nazioni ha un ruolo secondario. In seguito, queste ultime si uniscono alla storia centrale per essere incluse nella salvezza totale.

Dal punto di vista provvidenziale, anche la storia delle religioni occupa la parte centrale della dispensazione di Dio, perché esse hanno il compito di educare la mente e lo spirito dell’uomo in modo tale da portarlo a realizzare la restaurazione dell’umanità. Altri campi, come la politica, l’economia, la scienza e la cultura, hanno il compito di migliorare l’ambiente di vita dell’uomo ed è per questo che le loro storie possono essere considerate collaterali, o meglio, ausiliarie di quella principale.

Guardando la storia in questo modo, possiamo cominciare a capire il significato della storia ebraica narrata nel Vecchio Testamento. Essa non è semplicemente la storia di una tribù e poi di una nazione, ma è la storia centrale attraverso la quale Dio ha condotto la Sua provvidenza di salvezza. La storia del popolo ebreo, centrata sul Giudaismo, e la storia della civiltà occidentale, centrata sul Cristianesimo, sono le più chiare manifestazioni della dispensazione di Dio.

Da tutto quanto detto, possiamo ricavare una formula applicabile a tutte le storie: formula che ci permette di prevedere i futuri corsi storici.

Il principio della Provvidenza di restaurazione

Dopo essere caduto dalla sommità dello stadio di crescita, l’uomo è finito sotto il dominio satanico. Prima di poter restaurare un tale uomo, Dio deve separarlo da Satana. Per separarsi completamente, senza lasciare condizioni tramite le quali Satana possa invaderlo di nuovo, l’uomo deve sbarazzarsi del peccato originale. Questo peccato, comunque, non può essere eliminato fin quando l’uomo non rinasce attraverso il Messia, che viene come Vero Genitore.

Quindi, l’uomo caduto deve attraversare il corso di separazione da Satana, tornando al culmine dello stadio di crescita, prima di poter incontrare il Messia, che gli darà nuova vita. Dovrà poi seguirlo per raggiungere la perfezione, realizzando così lo scopo di creazione.

Per l’uomo caduto ci sono quindi due strade successive da intraprendere: quella di restaurazione, da percorrere per rinascere, e poi quella dei Principi, seguendo il Messia, per raggiungere la perfezione. Dopo essere rinati, ricevendo il Messia, l’uomo deve seguire completamente il corso dei Principi con tutte le proprie forze, fino al raggiungimento della perfezione.

La fondazione per il Messia

Qual è la via della restaurazione, che porta all’incontro col Messia. Tramite quale principio Dio conduce la provvidenza di restaurazione fino al momento in cui manda il Messia? L’essenza della provvidenza di Dio fino alla venuta del Messia è mettere in grado gli uomini di indennizzare e restaurare la fondazione su cui Egli possa mandare il Salvatore.

È dunque responsabilità dell’uomo preparare questa fondazione per ricevere il Messia. Quali condizioni sono necessarie per fare ciò? La restaurazione deve essere raggiunta percorrendo in senso inverso la via della caduta.

I nostri progenitori persero la fondazione di fede non prestando fede alle parole di Dio e la fondazione di sostanza non mantenendo la loro posizione di figli di Dio rispetto all’angelo, creato come servitore. Quindi, la fondazione per il Messia, che l’uomo caduto deve restaurare, consiste nell’indennizzare e restaurare la fondazione originale di fede e quella di sostanza. Qual è allora la condizione necessaria per indennizzare e restaurare la fondazione di fede? Adamo ed Eva persero questa fondazione non prestando fede alle parole di Dio e non osservando il Suo comandamento, mentre erano nello stadio di crescita. Come prima cosa, c’è quindi bisogno di una figura centrale che restauri la fede persa da Adamo ed Eva; secondo, deve essere preparato un oggetto condizionale; terzo, bisogna mantenere fede in Dio per un certo periodo di tempo.

Poiché l’uomo cadde a causa della mancanza di fede in Dio, lo scopo della fondazione di fede è di indennizzare e di restaurare questa relazione verticale. Questa è la ragione per cui, attraverso l’intera storia di restaurazione, moltissime figure provvidenziali dovettero offrire a Dio una certa condizione di fede.

A questo punto, quale condizione dovevano adempiere per indennizzare e restaurare la fondazione di sostanza? Se Adamo ed Eva avessero mantenuto la loro fondazione di fede, sarebbero diventati perfetti esseri sostanziali come figli di Dio, ed avrebbero stabilito un rapporto orizzontale con l’arcangelo in accordo ai Principi, realizzando la relazione originaria della creazione. Ma in realtà, essi persero sia la fondazione di fede che quella di sostanza, acquistando la natura caduta e furono dominati dall’arcangelo, in contrasto col desiderio originale di Dio. Quindi, per indennizzare e restaurare la fondazione di sostanza, l’uomo deve offrire una condizione per eliminare la natura caduta, ereditata dall’arcangelo, e restaurare il giusto ordine orizzontale.

Sulla base dei principi della provvidenza di restaurazione, fin qui esposti, vediamo come è stata portata avanti la storia di restaurazione.

La provvidenza di restaurazione centrata sulle famiglie di Adamo e Noè

Le offerte divise

Poiché fu Adamo a fallire, sembrerebbe ovvio che proprio lui doveva fare un’offerta a Dio. Invece ciò fu fatto dalla generazione successiva.

Perché Adamo, nella restaurazione della fondazione per il Messia, non poté diventare la prima figura centrale di fede? Secondo il Principio di Creazione, l’uomo è stato creato per avere rapporto con un solo signore. Adamo era invece nella posizione di avere un rapporto con due signori: Dio e Satana. Quindi, è evidente che Dio non poteva realizzare la Sua provvidenza servendosi di un tale uomo.

Infatti, se Dio avesse avuto un rapporto diretto con Adamo caduto e le sue offerte, Satana avrebbe potuto rivendicare sia Adamo che le offerte a causa della loro relazione di sangue. Dio non poté quindi realizzare la Sua provvidenza con Adamo e lo dovette dividere, poiché egli era l’origine delle due nature, del bene e del male.

A questo scopo, Dio gli diede due figli, che rappresentavano rispettivamente il bene ed il male, e si trovavano quindi nella posizione di poter stabilire un rapporto con Dio o con Satana tramite le loro offerte.

Chi era, allora, tra Caino ed Abele, dalla parte di Dio e chi da quella di Satana? Entrambi erano il frutto della caduta di Eva e questo problema, quindi, si può risolvere esaminando il corso della caduta. Come spiegato in precedenza, la caduta di Eva si compone di due tipi di relazioni di amore illecite: la prima fu la caduta spirituale, causata dal rapporto con l’arcangelo, e la seconda fu quella fisica, causata dal rapporto con Adamo. Entrambe queste azioni furono cadute; la seconda, però, era meno grave, dal momento che avvenne perché Eva voleva essere perdonata e desiderava ritornare a Dio.

Caino, in quanto primogenito, simboleggiava la prima relazione d’amore e si trovò quindi nella posizione di avere un rapporto con Satana. Abele, invece, simboleggiava la seconda relazione, quella con Adamo, e si trovò quindi nella posizione di avere un rapporto con Dio ed essere il tramite fra Dio stesso e l’uomo. Satana, dopo aver preso possesso del mondo, che Dio aveva creato in accordo ai Principi, cominciò a costruirne un altro contrario alla volontà di Dio ed ai Suoi Principi. Perciò, Dio separò Caino da Abele prima di iniziare la Sua provvidenza. Caino, come primogenito, doveva rappresentare il lato di Satana, ed Abele, come secondogenito, il lato di Dio.

Ognuno di essi era così nella posizione di avere un rapporto con un solo signore. In Genesi (4:7) Dio dice a Caino: “Perché sei adirato ed il tuo volto è abbattuto? Forse che, se agisci bene, non potrai tenere alto il tuo volto? Ma, se non fai bene, il peccato giacerà alla porta e contro di te si volgono le sue brame; però tu devi dominarlo”. Questo significa che Caino era nella posizione di avere un rapporto con Satana.

Quando gli Israeliti fuggirono dall’Egitto, Dio colpì non solo tutti i primogeniti degli Egiziani, ma anche quelli del loro bestiame (Esodo 12:29). Inoltre, Dio amò il secondogenito, Giacobbe, ed odiò il primogenito, Esaù, mentre erano ancora nel ventre materno (Gn 25:23). Quando Giacobbe benedì i suoi nipoti, Efraim e Manasse, lo fece incrociando le mani e mettendo la destra sulla testa di Efraim, il secondogenito (Gn 48:14).

Tutti questi sono esempi di come Dio ha messo ogni secondogenito nella posizione più favorita.

Basandosi su questo principio, Dio mise Caino ed Abele nelle rispettive posizioni perché offrissero dei sacrifici. Dio poté accettare il sacrificio di Abele (Gn 4:4), perché era nella posizione di rappresentarlo e di fargli delle offerte accettabili (Eb 11:4), ma respinse l’offerta di Caino. Questi doveva stabilire una condizione di indennizzo per separarsi dal male ed andare verso il bene.

La condizione di indennizzo che Caino doveva stabilire

Qual era questa condizione? Era quella necessaria per restaurare la fondazione di sostanza. Poiché Caino aveva la natura caduta, non poteva essere l’oggetto di Dio, il soggetto del bene. Doveva perciò stabilire alcune condizioni per eliminare la propria malvagità e diventare così una persona alla quale Dio poteva rispondere.

Poiché i nostri progenitori caddero a causa dell’arcangelo, ereditando e trasmettendo la sua natura caduta, l’unica condizione accettabile era quella di invertire questo processo della caduta. L’arcangelo, che si separò da Dio, avrebbe dovuto amare Adamo dalla Sua stessa posizione e farne il proprio mediatore, obbedendogli ed umiliandosi di fronte a lui, per tornare a Dio. Quindi, la condizione di indennizzo per eliminare la natura caduta deve essere stabilita percorrendo a ritroso il cammino della caduta.

Dopo le offerte, Caino era nella posizione dell’arcangelo ed Abele in quella di Adamo; quindi Caino doveva amare Abele e, attraverso di lui, tornare a Dio, obbedendo e sottomettendosi a lui come condizione di indennizzo. Invece, Caino uccise Abele, ripetendo la caduta dell’arcangelo. Quest’atto non fu semplicemente il crimine di un fratello più grande che uccide il più giovane, ma sta a significare che il lato di Satana aveva colpito il lato di Dio, frustrando il Suo sforzo di separare il bene dal male nella famiglia di Adamo.

Ciò che Caino non riuscì a realizzare fu la principale condizione di indennizzo necessaria ad ogni individuo che vuol tornare a Dio; quindi questa condizione rimase incompiuta. Se applichiamo questo principio a noi stessi, possiamo dire che la nostra mente, che ci dirige verso il bene (Rm 7:22) è nella posizione di Abele, mentre il nostro corpo, che è incline a servire la legge del peccato (Rm 7:25) è nella posizione di Caino. Di conseguenza, solo quando il nostro corpo obbedirà alla nostra mente e sarà da essa dominato, diventerà puro (senza peccato). In realtà, a causa del predominio della nostra natura caduta, il corpo si ribella continuamente agli ordini della mente, ripetendo in noi l’uccisione di Abele da parte di Caino. Quindi, noi continuiamo a commettere il male.

Poiché tutti gli uomini caduti sono nella posizione di Caino possono raggiungere la salvezza obbedendo, amando e servendo il Messia come Abele.

L’uomo è diventato ingannevole più di ogni altra cosa (Gr 17:9); così Dio, per riportarlo a Sé, ha fatto in modo che passasse attraverso le cose del creato, che sono ora nella posizione di Abele. Dio ha portato avanti la Sua provvidenza facendo fare all’uomo delle offerte in accordo a questo principio.

Come spiegato prima, la fondazione sulla quale il Messia può venire è l’insieme delle fondazioni restaurate di fede e di sostanza. Nella famiglia di Adamo fu stabilita una fondazione vittoriosa di fede grazie alle offerte fatte da Abele, che Dio poteva accettare. Con lo stesso sacrificio, Abele ebbe anche la qualifica per diventare la figura centrale per la fondazione di sostanza.

Ma, poiché Caino uccise Abele, essi fallirono nello stabilire le condizioni di indennizzo per eliminare la natura caduta, facendo così crollare la fondazione di sostanza e, di conseguenza, fallirono nel realizzare la fondazione per il Messia. In questo modo, la provvidenza di Dio non fu realizzata dalla famiglia di Adamo.

La volontà di Dio di portare la salvezza mandando il Messia è costante ed immutabile. Ma quando l’uomo non adempie la propria parte di responsabilità, la provvidenza di Dio non ha successo, ed Egli deve ricercare un’altra persona per portare avanti il Suo piano.

La fondazione di fede che doveva essere stabilita dalla famiglia di Noè

Per esempio, utilizzando la fondazione di cuore e lealtà stabilita da Abele, Dio scelse Set, il terzo figlio di Adamo, perché prendesse il posto del suo secondogenito (Gn 4:25). E, tra i discendenti di Set, Dio scelse poi la famiglia di Noè, perché sostituisse quella di Adamo, e potesse iniziare da capo la Sua provvidenza.

La famiglia di Noè doveva dapprima stabilire la fondazione di fede e poi restaurare la fondazione di sostanza. In questo modo, la fondazione per ricevere il Messia sarebbe stata indennizzata e restaurata.

Noè era un uomo giusto agli occhi di Dio (Gn 6:9). Divenne così la figura centrale della provvidenza e per 120 anni costruì l’arca come oggetto condizionale, stabilendo una fondazione di fede accettabile a Dio.

A causa di questa relazione verticale con Dio, che Noè stabilì grazie alla sua totale fede, poté iniziare una storia di giudizio. Dio mandò il giudizio del diluvio per distruggere il resto dell’umanità, che non voleva cambiare il proprio modo di vita corrotto (Gn 6:13).

Il fallimento di Cam

La famiglia di Noè, dopo aver stabilito con successo la fondazione di fede, doveva realizzare la fondazione di sostanza, Proprio come Caino ed Abele nella famiglia di Adamo, il primo ed il secondo figlio di Noè, Sem e Cam, dovevano indennizzare e restaurare la fondazione di sostanza, facendo un’offerta pura che fosse accettabile a Dio.

Per far ciò, il secondogenito, Cam, doveva diventare completamente uno, nel cuore, con suo padre, Noè, che aveva stabilito la fondazione di fede, diventando così la figura centrale nella provvidenza di Dio. Invece, Cam fallì nella sua missione e mostrò mancanza di fede nel padre (Gn 9:20-26), che era completamente separato da Satana. Così Cam si trovò in una posizione nella quale Satana poteva invaderlo. Per questo motivo, Noè maledì il figlio Cam, Canaan, dicendo che sarebbe diventato schiavo dei suoi fratelli (Gn 9:25).

A causa del fallimento di Cam, la fondazione di sostanza non fu stabilita e Dio non poté completare la Sua provvidenza con la famiglia di Noè, che aveva restaurato dopo 1.600 anni di attesa e 40 giorni di giudizio col diluvio.

La provvidenza di restaurazione centrata su Abramo ed Isacco

L’offerta di Abramo

Dio doveva continuare la Sua dispensazione per realizzare lo scopo di creazione, e chiamò Abramo sulla fondazione di cuore e zelo stabilita da Noè.

Abramo doveva diventare la figura centrale per restaurare la fondazione di fede nella provvidenza di restaurazione centrata sulla propria famiglia.

Però, egli fallì il sacrificio delle colombe, dell’ariete e della giovenca, come oggetti condizionali per restaurare la fondazione di fede (Gn 15:9). Secondo il Genesi (15:10-13), Abramo tagliò le offerte in due e mise ogni metà di fronte all’altra, ma non tagliò le colombe. Degli uccelli da preda, simboleggianti Satana, scesero sulle offerte ed Abramo li scacciò. Allora Dio gli apparve e gli disse: “Sappi bene che la tua discendenza sarà come straniera in una terra non sua e verrà asservita ed oppressa per 400 anni...” (Gn 15:13). Quindi, poiché Abramo non tagliò gli uccelli a metà, gli Israeliti dovettero soffrire 400 anni di schiavitù in Egitto.

Perché questa mancanza fu un tale peccato da suscitare un castigo così duro? L’intero scopo della provvidenza di salvezza è di separare il bene dal male nell’uomo e nel mondo, in modo da distruggere il male e serbare il bene, e, alla fine, realizzare lo scopo della creazione. Quindi, ciò che non è diviso in due, rimane nelle mani di Satana e Dio non può reclamare nessuna parte. Di conseguenza, l’offerta di Abramo esteriormente fu fatta a Dio, ma interiormente fu fatta a Satana, divenendo così impura.

Dopo questo fallimento, Dio ordinò ad Abramo di offrirGli il suo unico figlio, Isacco, in olocausto (Gn 22:2). Offrire il suo unico figlio era, per Abramo, senz’altro più difficile che offrire la propria vita. Ma egli mostrò un’obbedienza ed una lealtà assolute, rinnegando sé stesso ed i suoi sentimenti per indennizzare il proprio peccato. Così stabilì la condizione perché suo figlio Isacco ottenesse la sua posizione ed avesse successo nella sua missione.

La famiglia di Isacco innalzata al posto di quella di Abramo

Grazie alla completa obbedienza verso suo padre, Dio salvò Isacco dalla morte, permettendogli così di ereditare la missione di Abramo. Quindi, Isacco aiutò suo padre ad offrire un montone al posto di sé stesso, come Dio aveva richiesto (Gn 22:13) ed insieme indennizzarono e restaurarono la fondazione di fede.

La condizione che la famiglia di Isacco doveva stabilire era la fondazione di sostanza, che infatti fu realizzata da Esaù e Giacobbe. Il comportamento di Dio verso la famiglia di Isacco fa sorgere molte domande. Perché i gemelli Esaù e Giacobbe lottarono già mentre erano nel ventre materno? (Gn 25:22-23). Perché Giacobbe nacque tenendo con una mano il calcagno di Esaù? (Gn 25:26). Perché Giacobbe sottrasse la primogenitura al fratello? (Gn 25:32-34) Perché, inoltre, ingannò il padre cieco per ricevere la sua benedizione (Gn 27:18-19) e perché Dio lo amò e lo protesse per tutta la vita?

Dal punto di vista della provvidenza, Giacobbe ed Esaù ripetevano il modello di separazione tra Caino ed Abele, e rappresentavano quindi rispettivamente il lato del bene e quello del male. Giacobbe, attraverso i suoi 21 anni di duro lavoro in Haran, si preparò in modo che alla fine il fratello maggiore, Esaù, potesse riceverlo con amore ed umiltà. Esteriormente, questo sembra semplicemente il racconto di un fratello più anziano che ama il fratello più giovane, ma, dal punto di vista provvidenziale, il significato più profondo è che, per la prima volta, nella storia umana, il lato di Satana fu sottomesso dal lato celeste. Così Dio benedisse tre generazioni: quella di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, dando, inoltre, a quest’ultimo il nome di “Israele”.

L’origine del popolo scelto

Vediamo, quindi, come Dio dapprima sceglie un individuo ed una famiglia vittoriosi, che hanno cioè realizzato le condizioni di indennizzo e, basandosi su di loro, può dar vita ad un popolo scelto. Gli Israeliti divennero il popolo scelto da Dio grazie alla vittoria individuale di Giacobbe su Satana.

Il corso di Giacobbe stabilisce il modello per la sottomissione di Satana, che dovrà essere seguito anche da Mosè e da tutti gli altri profeti. E, siccome deve essere realizzato pure a livello nazionale, la storia di Israele mostra il corso che ogni nazione deve seguire allo stadio di provvidenza nazionale. Per questo motivo, la storia degli ebrei, fino alla venuta di Gesù, è il centro della storia provvidenziale.

In Romani (9:11-13) leggiamo che Dio “odiò” Esaù mentre era ancora nel ventre materno. Ciò significa semplicemente che Dio stava lavorando secondo i Principi per realizzare la Sua provvidenza di restaurazione attraverso indennizzo, mettendo Esaù nella posizione di Caino. Esaù, dopo aver completato la sua responsabilità amando ed accogliendo Giacobbe al suo ritorno da Haran, poté prendere la posizione di Caino restaurato e ricevere lo stesso amore e la stessa benedizione che Dio aveva dato al fratello (Gn 36:7).

Quando Esaù e Giacobbe realizzarono con successo la fondazione di fede e di sostanza, fu stabilita per la prima volta la fondazione per ricevere il Messia, che si cercava di realizzare sin dal tempo di Adamo. Comunque, poiché Abramo aveva fallito nella prima offerta, i suoi discendenti dovevano subire, come indennizzo, un periodo di schiavitù di 400 anni. Perciò, interiormente, Dio portò la Sua provvidenza a livello nazionale, sulla base della fondazione familiare per il Messia stabilita dalla famiglia di Isacco. Ma, esteriormente, i discendenti di Isacco dovettero subire i 400 anni di schiavitù come indennizzo per l’errore di Abramo.

Quindi, i 12 figli di Giacobbe ed i 70 membri della sua famiglia andarono in Egitto, che rappresentava il mondo satanico, e vi rimasero come schiavi per 400 anni. Tutto ciò aveva come scopo la formazione del popolo scelto, che, dopo la separazione da Satana, sarebbe stato guidato da Dio verso la terra di Canaan, dove avrebbe potuto stabilire la fondazione nazionale per il Messia, che, con la sua venuta, avrebbe portato a termine la provvidenza di restaurazione.

Dio mandò molti profeti al popolo ebreo e lo protesse con profondo amore, in modo che, su quella fondazione, dopo aver soggiogato Satana, Egli potesse mandare il Messia, che è il frutto della provvidenza e la personificazione del tempio. La tradizione stabilita dalla sottomissione di Esaù a Giacobbe doveva permettere al popolo di Israele di realizzare la missione di Caino.

Come rappresentanti dell’umanità, prendendo responsabilità per essa, gli Israeliti dovevano amare, obbedire e servire il Messia, che veniva come Abele mondiale.

La provvidenza di restaurazione centrata su Mosè

Quando gli Israeliti terminarono i 400 anni di schiavitù in Egitto, Dio scelse Mosè per guidare il popolo in Canaan. Egli fu scelto come rappresentante di Dio (Es 4:16 e Es 7:1) e come modello per Gesù (Dt 18:18-19 e Gv 5:19).

I miracoli che fece guidando gli Israeliti fuori dall’Egitto, l’attraversamento del Mar Rosso, il vagare nel deserto per raggiungere la terra promessa di Canaan, costituirono il corso che anche Gesù, più tardi, avrebbe intrapreso su un altro livello. Il corso di Mosè rappresentava l’attraversamento, da parte di Gesù, del mare tempestoso e del deserto di questo mondo corrotto, guidando l’umanità verso il perduto Giardino di Eden, che Dio aveva promesso sin dall’inizio della creazione.

Mosè era la figura centrale per restaurare la fondazione per il Messia a livello nazionale. Anche se Mosè fu adottato ed allevato come membro della famiglia del Faraone e visse nel suo palazzo per 40 anni, sua madre, sotto le spoglie di nutrice, lo educò instillandogli la coscienza di appartenere al popolo scelto da Dio. Alla fine, egli scelse di soffrire insieme al suo popolo piuttosto che godere delle comodità del palazzo (Eb 11:24-25).

Poiché Mosè fu scelto come Abele degli Israeliti, tutto il popolo, nella posizione di Caino, avrebbe dovuto obbedirgli totalmente e conoscere attraverso di lui la volontà di Dio, restaurando in tal modo la fondazione di sostanza a livello nazionale. Dopo aver scelto Mosè, Dio colpì gli Egiziani attraverso di lui, dandogli il potere di fare tre miracoli e mandare dieci calamità. Più tardi, Dio fece perire nel Mar Rosso gli Egiziani che inseguivano gli Israeliti, permettendo, invece, a questi ultimi di salvarsi. Dopo di ciò, essi iniziarono a vagare nel deserto.

La provvidenza di Dio centrata sul tabernacolo

Dal punto di vista di Dio, gli Israeliti dovevano obbligatoriamente entrare nella terra di Canaan; così, non avrebbero mai dovuto desiderare di tornare in Egitto, per quanto grande fosse la sofferenza nel deserto. Ma essi persero la fede moltissime volte, non credendo in Dio ed in Mosè durante il loro esodo ed alla fine Dio temette che anche Mosè stesso potesse errare nella sua missione.

Dovette, quindi, creare un simbolo di fede, che sarebbe rimasto immutabile, anche se gli uomini avessero cambiato idea. In altre parole, se uno qualsiasi degli Israeliti si fosse dedicato a questo simbolo di fede, Dio gli avrebbe dato il potere di rappresentare la nazione e portare avanti la provvidenza. Questo simbolo erano le due tavole dei dieci Comandamenti, che Mosè aveva ricevuto sul Monte Sinai, insieme al tabernacolo ed all’arca, in cui erano custodite. Queste due tavole, sulle quali erano incise le parole di Dio, rappresentavano Gesù e lo Spirito Santo, che dovevano venire in fisico come incarnazione del Verbo. Per questo Gesù è simboleggiato nella Bibbia dalla pietra bianca (Ap 2:17) e dalla roccia (I Cor 10:4).

Se il popolo di Israele, centrato su Mosè, si fosse quindi unito con tutte le proprie forze a questi simboli, come se fossero veramente il Messia, avrebbe stabilito la fondazione di sostanza a livello nazionale. Invece, essi non riacquistarono la fede, così Dio disse a Mosè: “Fino a quando mi oltraggerà questo popolo e fino a quando rifiuterà di credermi, nonostante tutti i prodigi che ho operato in mezzo a loro?” (Nm 14:11). Ed inoltre:

“I vostri bambini, dei quali avete detto essere destinati alla preda, io li farò entrare e conosceranno il piacere che voi avete rigettato. Ma quanto a voi, i vostri cadaveri cadranno in questo deserto. I vostri figli saranno pastori nel deserto per 40 anni e dovranno tollerare le vostre prostituzioni fino alla consumazione dei vostri cadaveri nel deserto” (Nm 14:31-33).

Alla fine, la prima generazione di Israeliti, nata in Egitto, avendo perso la fede, morì nel deserto; così Giosuè e Caleb guidarono la seconda generazione in Canaan.

La provvidenza di restaurazione centrata su Gesù

Giovanni Battista

Dio amava veramente il popolo scelto, che doveva costituire la base per la venuta del Messia. Moltissime volte, Egli fece sapere loro che il Messia doveva venire e li esortò a star pronti e ad aspettarlo. Specialmente nel periodo di 400 anni prima della sua nascita, Dio rafforzò il sentimento religioso degli ebrei e la loro attesa per la venuta del Cristo, attraverso il profeta Malachia. Prima di mandare il Messia, Dio mandò Giovanni Battista, “il più grande tra i nati di donna” (Lc 7 :28), come figura centrale per restaurare la fondazione di fede a livello nazionale, e come precursore che portasse testimonianza diretta al Messia. Egli fu il più grande fra tutti i profeti, venuto per “raddrizzare le vie del Signore” (Gv 1 :23). Era lui, inoltre, “l’Elia che deve venire” (Mt 11:14 e Mt 17:13).

Giovanni fu scelto per camminare davanti al Signore (Lc 1:17), preparandogli la strada. Egli doveva insegnare al popolo del Signore la salvezza tramite il perdono dei peccati (Lc 1:77). Giovanni viveva nel deserto e si nutriva di miele e locuste, e stabilì un’eccellente fondazione di fede tramite la più totale dedizione a Dio.

Il popolo di Israele, credendo in Giovanni e diventando uno con lui, avrebbe stabilito, insieme a lui, la fondazione di sostanza a livello nazionale. Tutti sapevano che Giovanni era il più grande di tutti i profeti, poiché erano a conoscenza del suo miracoloso concepimento, profetizzato da un angelo, del fatto che suo padre era diventato muto durante l’incontro con l’angelo nel tempio, e dei segni e miracoli che si verificarono al momento della sua nascita. In Luca (1:65-66), è scritto: “Tutti gli abitanti intorno furono presi da timore e nell’intera regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose, e quanti le udivano le conservavano nel loro cuore dicendo: “Che cosa dunque sarà questo bambino?” Infatti la mano del Signore era con lui”. (Lc 3:15 e Gv 1:19).

Inoltre, la fede di Giovanni era così stupefacente che molti sacerdoti ebrei pensavano che egli potesse essere il Messia. Gli Israeliti amavano e seguivano Giovanni, stabilendo così le condizioni di indennizzo per la fondazione di sostanza a livello nazionale. Fu restaurata, in questo modo, la fondazione per ricevere il Messia.

Giovanni Battista testimoniò che Gesù era il Messia. Più tardi, però, iniziò a dubitare che ciò fosse vero (Mt 11:3). Inoltre, non capì di avere la missione di Elia. Bloccò così la strada che poteva portare il popolo a Gesù, andando contro il Messia.

Anche se Giovanni aveva effettivamente stabilito la condizione per ricevere il Messia, non seppe come usare questa base per lo scopo di Dio; al contrario, la usò contro Gesù, isolandolo. Dio aveva cercato disperatamente di preparare Giovanni affinché seguisse Gesù, ed egli invece finì per tradirlo.

Gesù prende la missione di Giovanni Battista

Gesù era già sulla terra e non poteva aspettare ancora che qualcuno preparasse la fondazione per lui. Così, prima ancora di agire come Messia, egli dovette restaurare da solo la fondazione di fede, prendendo il posto di Giovanni come figura centrale.

Per far ciò, affrontò 40 giorni di digiuno e preghiera e tre tentazioni di Satana. Poi, cercò di stabilire la fondazione di sostanza (o condizione per eliminare la natura caduta) a livello nazionale, che si sarebbe realizzata quando gli Israeliti lo avrebbero seguito ed amato. Per questo egli cercò in ogni modo di spingere gli ebrei ad unirsi a lui, operando molti miracoli.

Se questa fondazione fosse stata stabilita, Gesù sarebbe passato dalla posizione di Giovanni a quella di Messia e, dando rinascita all’umanità, avrebbe realizzato lo scopo di creazione di Dio.

Satana, però, che aveva lasciato Gesù dopo che questi aveva superato le tre tentazioni, aveva influito sui sommi sacerdoti, gli scribi e tutto il popolo, così che tutti iniziarono ad opporsi al Cristo. Anche tra i suoi dodici discepoli ve ne era uno che alla fine lo tradì, e nemmeno i tre discepoli principali mantennero un’unità di cuore con Gesù (Mt 26:40), fallendo nel realizzare la fondazione di sostanza.

La provvidenza della croce

Gli Israeliti non credettero in Gesù, ed anche i suoi discepoli persero la fede. Così, Dio dovette permettere che Gesù fosse crocifisso per riscattare i loro peccati. Solo grazie alla resurrezione di Cristo, Dio poté iniziare una nuova provvidenza.

Il Suo scopo nel mandare il Messia era di portare la salvezza al popolo scelto ed a tutta l’umanità. Quindi, Dio doveva salvare tutti gli uomini anche a costo di cedere Gesù a Satana. Dio doveva perciò dare il corpo di Gesù a Satana, come condizione di indennizzo per salvare tutta l’umanità.

Satana usò tutta la sua potenza per far crocifiggere Gesù. Dio, però, resuscitò lo spirito del Cristo, che non poteva essere invaso da Satana ed aprì così un regno completamente libero dall’azione del male. Dopo la resurrezione, Gesù restò sulla terra per 40 giorni, riunendo i discepoli che si erano dispersi ed insegnando loro a seguirlo anche a costo della loro vita. Così facendo, restaurò spiritualmente la fondazione per ricevere il Messia. Su questa fondazione, Gesù poté assumere la posizione di Messia in spirito. Il regno nel quale Gesù resuscitò è libero dall’accusa di Satana ed è perciò inattaccabile dal male. Nonostante ciò, anche se molti uomini caduti credono in Gesù e sono uniti a lui, sono ancora soggetti ad essere invasi dal male, attraverso i loro corpi fisici, perché il corpo di Gesù fu dato a Satana.

La salvezza fisica dell’uomo, allora, deve ancora essere raggiunta. Per questo San Paolo, nei Romani (7:22-24) si lamenta: “Poiché io mi compiaccio nella legge di Dio secondo l’uomo interno, ma vedo un’altra legge nelle mie membra che combatte contro la legge della mia ragione e m’incatena alla legge del Peccato che è nelle mie membra. Misero me uomo, chi mi libererà da questo corpo di morte?” Giovanni conferma: “Se diciamo di essere senza peccato facciamo di Lui un bugiardo e la Sua parola non è in noi” (I Gv 1:8).

Quelli che ricevono la salvezza tramite la croce di Gesù Cristo, ancora non possono evitare di commettere peccato, perché il peccato lo si commette con il corpo fisico. Tuttavia, credendo nel Signore risorto, possiamo entrare nel regno spirituale inaccessibile a Satana. Comunque, il Signore deve tornare di nuovo per liberarci dal peccato originale, sia in fisico che in spirito.

La seconda Israele

Poiché gli Israeliti non realizzarono la loro missione come nazione centrale della dispensazione non unendosi al Cristo, Dio iniziò a formare la Seconda Israele: il Cristianesimo, che non è limitato ad una razza o ad una nazione. Il Cristianesimo è quindi stato stabilito da Dio su base mondiale per prendere il posto della nazione di Israele e, naturalmente, per costituire la fondazione per la venuta del Messia. La provvidenza principale di Dio passò perciò dagli Israeliti e dal Giudaismo, al Cristianesimo.

Per 400 anni i primi cristiani, in Roma, pagarono il prezzo della persecuzione e del martirio perché il Cristianesimo diventasse la religione dell’impero e per costituire una forte fondazione. Più tardi, nazioni quali l’America e l’Inghilterra vennero scelte da Dio come nazioni centrali per formare la Seconda Israele, il Cristianesimo, che è responsabile di riunire tutto il mondo intorno a Dio e stabilire la fondazione per ricevere il Signore del Secondo Avvento.

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