L'Avvento del Messia e il suo Ritorno
Lo scopo di Dio, nel creare, era quello di vedere l’uomo perfetto, che vive nel Regno dei Cieli sulla terra e nel mondo spirituale e di ricevere così gioia da lui. Ma, dalla caduta in poi, l’umanità, che doveva essere l’oggetto sostanziale di Dio, sta vivendo in sofferenza, sia sulla terra che nel mondo spirituale e lo scopo della creazione non è stato realizzato.
Dio, però, non ha abbandonato il Suo ideale di creazione. Come è detto in Isaia (46:11): “Tanto ho detto, tanto eseguirò, tanto ho deciso e tanto farò”. Il Dio di amore non può quindi abbandonare gli uomini caduti, che Egli creò come Suoi figli. Ed infatti ha sempre cercato di portare avanti la Sua provvidenza di salvezza.
Salvezza è sinonimo di restaurazione. Salvare un uomo malato significa restaurarlo, riportarlo allo stato di salute. Salvare un uomo che annega, significa riportarlo sulla riva, farlo ritornare nello stato in cui era prima di rischiare di annegare. Pertanto, per Dio, salvare l’uomo significa restaurarlo alla sua originale posizione di bontà, dove può realizzarsi lo scopo della creazione.
Lo scopo di salvezza di Dio è avere quell’individuo ideale, da Lui concepito all’origine, e, partendo da questo individuo, formare la famiglia ideale, quale base di una società, nazione e mondo ideali.
La relazione fra un uomo perfetto e Dio può essere paragonata alla relazione fra la mente ed il corpo dell’uomo. Il corpo è la dimora della mente ed agisce in base agli ordini che riceve da quest’ultima. Dio dimora nella mente dell’uomo perfetto, che diventa tempio di Dio e che ha Dio come centro di tutti i pensieri e di tutte le azioni. Perciò, un uomo dalla individualità perfetta raggiunge un’unità ideale con Dio, proprio come il nostro corpo raggiunge l’armonia con la nostra mente.
Per questo nei Corinzi (1:3-16) è detto: “Non sapete voi che siete tempio di Dio e che lo spirito di Dio abita in voi?” Ed in Giovanni (14:20): “In quel giorno voi conoscerete che io sono nel Padre mio e che voi siete in me ed io in voi”.
Se Adamo ed Eva avessero raggiunto la loro perfezione individuale nel Giardino dell’Eden, non avrebbero certamente avuto bisogno della preghiera, né di condurre una vita religiosa o di aspettare un salvatore. Una vita religiosa è una continua ricerca di Dio fatta da un uomo caduto: un uomo perfetto, che vive come tempio di Dio, non avrebbe avuto bisogno di alcun rituale. Se l’uomo non fosse caduto nel Giardino di Eden, non vi sarebbero state né chiese né bibbie. Proprio come chi non sta annegando non ha bisogno di soccorritori, l’uomo perfetto, che non conosce peccato, non ha bisogno di un salvatore.
Se l’uomo avesse realizzato la seconda benedizione di Dio, formando la famiglia ideale, questa si sarebbe sviluppata in una razza, società e nazione senza peccato. Si sarebbe formata così una società ideale, costituita da una enorme famiglia mondiale, a capo della quale vi sarebbero stati dei veri genitori, i primi antenati dell’uomo. Si sarebbero susseguite generazioni senza peccato, che avrebbero fatto crescere in prosperità questo mondo.
La provvidenza di restaurazione di Dio è trovare individui che raggiungano questa seconda benedizione. Per questo scopo di salvezza Dio mandò il Suo unico figlio, Cristo, come salvatore di questo mondo. Pertanto, il Messia deve apparire di fronte a Dio come l’individuo ideale, che possa successivamente stabilire la famiglia ideale dove l’amore di Dio può dimorare, dando così inizio a quella nazione ed a quel mondo ideale, che avrebbero dovuto costituire originariamente il Regno dei Cieli sulla terra. Questo è lo scopo della venuta del Messia.
La croce
Dio amava profondamente il popolo scelto, che costituiva la fondazione preparata per ricevere il Messia. Egli profetizzò molte volte la venuta del Messia ed avvertì gli Israeliti di esser pronti a riceverlo. Dio preparò anche Giovanni Battista, che doveva testimoniare del Messia al suo popolo.
La nazione israelita stava realmente attendendo il salvatore, ma, tragicamente, quando venne, non lo riconobbe. Il figlio di Dio non ebbe allora altra alternativa che cercare di persuadere lui stesso il popolo. Tuttavia, non fu riconosciuto, fu considerato un bestemmiatore ed alla fine crocifisso. Paradossalmente, coloro che lo giudicarono colpevole e lo mandarono sulla croce furono proprio il popolo ed i capi ebrei, che Dio stesso aveva preparato per così lungo tempo.
I cristiani ritengono che la morte di Gesù sulla croce era predestinata ed era il piano originale di Dio. Ma questo è assolutamente falso. Fu un gravissimo errore crocifiggere Gesù. Fu l’ignoranza degli Ebrei circa la volontà di Dio che portò alla crocifissione di Gesù. La volontà di Dio era quella di condurre il popolo scelto a credere e ad accettare il Messia per potersi poi salvare (Gv 6:29).
Il popolo israelita non sapeva chi era Gesù di Nazareth ed arrivò persino a schernirlo quando già stava morendo, dicendogli che avrebbero creduto in lui come salvatore solo se fosse disceso dalla croce. In Giovanni (1:11) leggiamo: “È venuto in casa sua ed i suoi non lo hanno riconosciuto”. Anche San Paolo (I Cor 1:28) testimonia: “Nessuno dei principi di questo mondo ha riconosciuto ciò, perché altrimenti non avrebbero crocifisso il Signore di gloria”.
I cristiani non sanno cosa realmente accadde al tempo di Gesù. Se Dio voleva veramente far crocifiggere Suo figlio, perché preparò il popolo scelto per così lungo tempo? Non aveva forse fatto questo per proteggere Suo figlio da un mondo senza fede?
Nella sua ultima preghiera, nell’orto del Getsemani, Gesù disse: “La mia anima è angosciata da tristezza mortale. Padre mio se è possibile passi da me questo calice” (Mt 26:38-39). Gesù pregò in questo modo non una ma tre volte. Molti cristiani credono che sebbene la sua missione fosse quella di morire sulla croce, Gesù aveva in sé la debolezza umana e questo giustificherebbe quella preghiera. Ma è ragionevole pensare che Gesù, il Salvatore dell’umanità, pregasse per debolezza? Neppure il primo martire, Stefano, né alcuno dei molti altri che lo seguirono, si dimostrarono tanto deboli. Nessuno, mentre stava morendo, chiese che passasse da sé il “calice di sofferenza”.
Come possiamo credere che Gesù fu più debole di quei martiri? Se la sua missione era davvero quella di morire sulla croce, perché Gesù pregò in questo modo? La preghiera di Gesù nel Giardino del Getsemani non fu una preghiera egoistica, provocata dal timore della morte. Anzi, se vi fosse stata questa sola possibilità per salvare l’umanità, Gesù sarebbe stato felice di morire non una ma cento volte. Gesù era angosciato pensando alla sua missione sulla terra: restaurare lo scopo creativo di Dio.
Il suo cuore era turbato perché sapeva quanto Dio avrebbe sofferto, se egli non avesse potuto completare la sua missione. Sapeva anche che la salvezza finale dell’umanità sarebbe stata prolungata per centinaia di anni. Inoltre, prevedeva che i suoi discepoli e tutti i suoi seguaci, i cristiani, sarebbero dovuti passare attraverso la stessa via di sangue, come lui aveva fatto sulla croce. Infine, soffriva sapendo quale futuro di sofferenza attendeva il suo popolo di Israele, che lo aveva rifiutato.
Nel Getsemani, Gesù, in quell’ultima disperata preghiera a Dio, stava dicendo, in realtà: “Anche in queste circostanze disperate, lascia che io resti su questa terra, così che possa continuare la mia missione e cambiare il cuore di questa gente, affinché essi mi accettino”.
Se la morte sulla croce fosse stata predestinata da Dio, non si capisce perché Gesù, rivolgendosi a Giuda Iscariota, che lo tradì, disse: “Guai a quell’uomo per mezzo del quale il Figlio dell’Uomo sarà tradito, sarebbe meglio per lui se non fosse mai nato” (Mt 26:24). Inoltre, non si possono spiegare le parole di Gesù sulla croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27:46). Se la croce era la sola strada preparata da Dio per Gesù, perché egli non fu pieno di gioia avendo completato con successo la sua missione?
I limiti della salvezza tramite la redenzione della croce e lo scopo del Secondo Avvento
La morte sulla croce non era la missione originaria di Gesù, ma divenne una tragica alternativa causata dalla mancanza di fede del popolo di Israele. Cosa sarebbe accaduto se tutto il popolo di Israele avesse creduto in Gesù, lo avesse accettato amato e si fosse unito a lui? Quasi certamente si sarebbe realizzata la salvezza.
In altre parole, si sarebbe compiuto lo scopo di creazione e si sarebbe stabilito il Regno dei Cieli sulla terra. Si sarebbe realizzato concretamente un mondo di Dio, un mondo in cui tutti gli uomini avrebbero creduto nel Figlio di Dio e lo avrebbero seguito. In questo caso, il popolo di Israele sarebbe diventato il centro della gloria di Dio. I mondi ebreo e cristiano non si sarebbero mai divisi, né vi sarebbero state le terribili persecuzioni patite dai primi cristiani. Inoltre, poiché il Messia avrebbe completato la sua missione, non vi sarebbe stata ragione per il suo ritorno.
Considerando il piano di salvezza sotto questa luce, possiamo capire come la crocifissione di Gesù rappresentò solo una via secondaria di salvezza, ossia una salvezza solo spirituale.
Poiché Gesù non fu accolto dal suo popolo, Dio dovette pagare il prezzo della mancanza di fede degli ebrei e di tutta l’umanità, dando la vita del Suo unico Figlio a Satana, come riscatto. Di conseguenza Satana poté reclamare il corpo di Gesù. Questa è la ragione per cui il sangue di Gesù sulla croce divenne il prezzo per la redenzione di tutta l’umanità.
Su questa base, Dio poteva resuscitare Gesù ed aprire la strada alla salvezza spirituale, libera dall’invasione di Satana. Ecco perché la vittoria di Dio non fu la crocifissione, ma la resurrezione.
Come conseguenza, il corpo fisico dell’uomo fu dominato da Satana. Solo lo spirito dell’uomo può raggiungere la salvezza, partecipando alla resurrezione, con la fede nel signore vittorioso. Perciò vi è solo una salvezza spirituale. Persino dopo l’apparizione di Gesù sulla terra, il mondo continua ad essere governato da Satana ed il peccato continua ad esistere nel corpo dell’uomo.
Così San Paolo si lamentava: “Misero me uomo, chi mi salverà da questo corpo di morte? Io con la mia mente servo la legge di Dio, ma con il mio corpo servo la legge del Peccato” (Rm 7:24-25). Come santo, Paolo era devoto e pieno di amore per Dio, ma il suo corpo continuava ad essere oppresso dal peccato. Questa confessione non vale solo per San Paolo, ma si può applicare ad ogni uomo. Questa è la ragione per cui la Bibbia ci insegna a pregare costantemente (Is 5: 17) per liberarci dal giogo di Satana. Leggiamo anche in Giovanni (1:10): “Se diciamo di non aver Peccato, facciamo di Lui un bugiardo”; questo indica come l’umanità sia ancora sotto il vincolo del peccato.
In nessuno di noi è stato eliminato il peccato originale. Pertanto, il Signore deve ritornare e stabilire il Regno dei Cieli in terra, lo scopo della creazione di Dio.
Due generi di profezie concernenti la croce
Se la crocifissione di Gesù non era predestinata da Dio, perché in Isaia 53 è profetizzata la sofferenza di Gesù sulla croce?
Per dare risposta a questa domanda, bisogna innanzitutto ricordare che nella Bibbia ci sono anche profezie secondo le quali il Messia viene come Figlio di Dio, Re dei Re, per portare il Regno dei Cieli sulla terra (Is 9:11-60 e Lc 1:31-33). Perché quindi Dio diede diverse profezie riguardo la venuta di Gesù?
Dio creò l’uomo affinché crescesse fino alla perfezione completando la sua parte di responsabilità. Perciò, l’uomo era libero di compiere la sua parte di responsabilità in accordo alla volontà di Dio oppure no.
La responsabilità di Dio era di inviare il Messia, quella dell’uomo di credere in lui. Sfortunatamente il popolo ebreo non accettò Gesù e quindi non si realizzarono le profezie di gloria, di Isaia (60) e di Luca (1:31-33) sulla venuta del Messia. Al contrario, si realizzò il secondo tipo di profezia, quella di Isaia (53), che parla della sofferenza del Signore.
Il Messia ed Elia
Non è plausibile pensare che Dio mandasse il Messia senza dare al popolo scelto la possibilità di riconoscerlo. Infatti, Dio aveva più volte profetizzato la venuta del Messia e gli ebrei aspettavano con ansia e grande speranza l’adempimento della promessa di Dio. Come mai allora, gli ebrei non riconobbero in Gesù il Messia tanto atteso?
In Malachia, l’ultimo libro del Vecchio Testamento, è descritta la seconda venuta di Elia: “Ecco, io vi mando il profeta Elia, prima che venga il giorno del Signore, grande e spaventevole. Egli ricondurrà il cuore dei padri verso i figli, ed i cuori dei figli verso i loro padri” (Mal 3:23-24).
Il grande e terribile giorno citato dalla profezia è il giorno della venuta del Signore e la profezia mostra altresì che, prima della sua venuta, Elia doveva ritornare sulla terra. Elia era uno dei grandi profeti di Israele, che visse 900 anni prima della venuta di Gesù, ed era asceso al cielo su di un carro di fuoco. L’attesa degli Israeliti per il Messia era strettamente legata al fatto che essi aspettavano con ansia il ritorno di Elia. Questo perché il Vecchio Testamento non diceva quando il Messia sarebbe venuto, ma mostrava chiaramente che Elia sarebbe venuto prima di lui.
L’orientamento del pensiero ebraico
Fu in queste circostanze che Gesù apparve, proclamando sé stesso come Messia. Agli ebrei, che credevano che egli fosse un qualunque uomo di Nazareth, egli disse invece di essere il Figlio di Dio. Così, quando i discepoli di Gesù andarono in mezzo al popolo, parlando di Gesù, si sentirono rivolgere la domanda: “Se il nostro Maestro è il Messia, dov’è l’Elia che doveva precederlo?”
Allora i discepoli ripeterono la stessa domanda a Gesù, dicendo: “Perché dunque gli scribi dicono che deve venire prima Elia?” Or egli, rispondendo disse: “Certo Elia verrà e ristabilirà tutto. Io però vi dico che Elia è già venuto e non lo hanno riconosciuto, ma hanno fatto contro di lui quanto vollero. Così anche il Figlio dell’Uomo dovrà soffrire da parte loro”. Allora i discepoli capirono che aveva loro parlato di Giovanni Battista (Mt 17:10-13).
Gesù indicò che Giovanni Battista era l’Elia; i suoi discepoli poterono accettare facilmente le sue parole, ma non gli Israeliti. Giovanni, infatti, non era disceso dal cielo ed inoltre aveva negato di essere l’Elia (Gv 1:21). Quando Gesù disse: “Ora se lo volete capire, è lui l’Elia che deve venire” (Mt 11:14) sapeva che per il popolo non sarebbe stato facile credergli.
Gesù disse che Giovanni era l’Elia che il popolo aveva atteso per tanto tempo; ma, quando lo stesso Giovanni contraddisse le sue parole, a chi pensate che credettero gli Israeliti? Gesù era conosciuto come il figlio di un umile falegname e si sapeva che non era troppo istruito. Tuttavia, Gesù proclamava sé stesso come il Signore del Sabato (Mt 12:8), diceva di essere al di sopra della legge (Mt 5:17) ed era amico di collettori di tasse, prostitute e peccatori, mangiava e beveva con loro (Mt 11:19). Paragonò sé stesso a Dio (Gv 14:9) e disse al popolo che doveva amarlo più di chiunque altro (Mt 10:37). Così, i capi ebrei arrivarono a dire che Gesù era posseduto da Belzebù, il principe dei demoni (Mt 12:24).
Dall’altra parte, c’era Giovanni Battista, che era figlio di una preminente famiglia ebraica, ed era conosciuto dal popolo fin dal momento del suo concepimento e della sua nascita. Visse per lungo tempo nel deserto, mangiando locuste e miele selvatico e, agli occhi degli ebrei, condusse una esemplare vita di fede. In effetti, Giovanni Battista era tenuto in una così alta considerazione che molti gli chiesero se non fosse lui il Messia (Lc 3:15 e Gv 1:20).
In queste circostanze, il popolo di Israele credette più a Giovanni Battista che diceva di non essere l’Elia, che a Gesù che affermava il contrario. Il popolo decise quindi che l’affermazione di Gesù, secondo cui Giovanni era l’Elia, non era credibile, e che Gesù lo diceva solo per rendere credibile la sua pretesa. Perché Gesù disse che Giovanni era l’Elia? Come scritto in Luca (1:17), Giovanni veniva con la missione di Elia. Il popolo di Israele, che credeva nel significato letterale delle parole del Vecchio Testamento, pensava che Elia sarebbe tornato discendendo dal cielo, proprio nello stesso modo in cui vi era asceso tanti secoli prima. Ma Dio, invece, inviò Giovanni con la stessa missione di Elia.
Lo stesso Giovanni Battista disse che egli veniva per “preparare la strada al Signore” (Gv 1:23) e che non era neppure degno di allacciargli i calzari (Mt 3:11). Essendo un uomo che aveva una missione così unica ed irripetibile, Giovanni Battista, con la sua sapienza, avrebbe dovuto capire di essere nella posizione di Elia.
La missione di Giovanni Battista
Molti dei capi religiosi e del popolo di Israele, che rispettavano Giovanni Battista, pensarono che egli poteva essere il Messia. Pertanto, se Giovanni Battista avesse proclamato di essere l’Elia e testimoniato che Gesù era il Messia, tutti gli ebrei avrebbero riconosciuto ed accettato Gesù, nonostante le sue umili origini. Ma, poiché Giovanni Battista affermò di non essere l’Elia, a causa della sua ignoranza della provvidenza di Dio, Gesù fu considerato un mentitore. Questo fu il fattore principale che impedì al popolo di Israele di unirsi a Gesù. In Matteo (3:11), Giovanni Battista disse che egli battezzava con l’acqua e che sarebbe venuto qualcuno dopo di lui, il Messia, che avrebbe battezzato con lo Spirito Santo e con il fuoco; per questo motivo, egli disse che non era neppure degno di allacciargli i calzari. In Giovanni (1:33), Giovanni Battista disse: “E io non lo conoscevo: ma chi mi ha mandato a battezzare in acqua mi ha detto: “Colui sul quale vedrai scendere e posarsi lo spirito, egli è quello che battezza in Spirito Santo”.
Così Dio rivelò a Giovanni Battista che Gesù era Suo figlio e lui testimoniò a favore di Gesù, ma poi fallì nella sua missione perché non lo seguì e non divenne suo discepolo. Tutti, dopo aver incontrato il Messia, dovevano credere in lui e servirlo per tutta la loro vita. Chiaramente, Giovanni Battista, che veniva con la missione di precursore del Cristo, doveva essere il primo a farlo. Pertanto, Giovanni Battista avrebbe dovuto servire Gesù con tutto sé stesso come uno dei suoi discepoli.
Anche Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, fu avvisato della missione che suo figlio avrebbe avuto con queste parole dell’angelo: “E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo, perché camminerai davanti al Signore, per preparare le sue vie, per insegnare la salvezza al suo popolo, con la remissione dei loro peccati” (Lc 1:76-77). Tuttavia, non vi è nulla nella Bibbia che dimostri un atteggiamento di servizio da parte di Giovanni Battista verso Gesù.
Gesù rimprovera Giovanni Battista
Dopo aver seguito la sua strada personale, non servendo Gesù come Dio avrebbe voluto, Giovanni Battista dubitò che Gesù fosse il Messia e mandò i suoi discepoli a chiedergli: “Sei tu colui che deve venire, o ne dobbiamo aspettare un altro?” (Mt 11:3). Questo prova chiaramente che Giovanni Battista non ebbe fede in Gesù e non lo servì. Gesù fu così indignato nel sentire una simile domanda che rispose dicendo: “ed è beato chi non si scandalizza di me” (Mt 11 :6), indicando così che, nonostante il grande rispetto degli Israeliti per Giovanni Battista, egli aveva già fallito la sua missione.
Gesù disse anche: “In verità, io vi dico: fra i nati di donna non è sorto mai nessuno maggiore di Giovanni Battista e tuttavia il più piccolo nel Regno dei Cieli è maggiore di lui” (Mt 11:11). Se era il più grande fra tutti gli uomini, sicuramente avrebbe dovuto essere ugualmente grande nel Regno dei Cieli. Allora perché Giovanni Battista, che era nato per essere il più grande nella storia, sarebbe stato il più piccolo in cielo? Dio inviò Giovanni Battista come il più grande dei profeti perché doveva testimoniare del Messia a tutti gli uomini e servirlo. Ma egli fallì completamente nella sua responsabilità.
In Matteo (11:12) è scritto: “Dai giorni di Giovanni Battista fino ad ora il Regno dei Cieli si acquista con la violenza ed i violenti se ne impossessano”. Se Giovanni Battista avesse servito Gesù, realizzando la sua volontà, sarebbe diventato il suo primo discepolo; ma, poiché fallì, Pietro, che era stato il più devoto fra i discepoli di Gesù, divenne il capo dei dodici.
Per preparare il popolo di Israele ad aver fede in Gesù, Dio diede chiari segni della sua volontà ai genitori di Giovanni Battista, Zaccaria ed Elisabetta, che erano tenuti in grande considerazione dal popolo. Ed il popolo poté constatare che la concezione e la nascita di Giovanni Battista erano opera di Dio.
Sicuramente i genitori di Giovanni Battista gli parlarono molto della sua relazione con Gesù e tuttavia, nonostante tutta questa preparazione, Giovanni Battista fallì a causa della sua incredulità e della sua mancanza di saggezza. La sua ignoranza e la sua mancanza di fede condussero all’incredulità tutto il popolo, ed alla fine portarono Gesù alla croce.
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