I Principi di Creazione
Premessa
Ciascun uomo cerca una vita migliore. Noi vogliamo la più grande felicità e il successo nel nostro lavoro. Cerchiamo il vero amore nelle nostre relazioni con gli altri. Vogliamo una buona atmosfera nelle nostre case e un ambiente gradevole intorno a noi.
Alcuni cercano di migliorare la società e il mondo in cui viviamo. Molti sono angosciati dall’ingiustizia, dall’odio e dal conflitto che sentono. Desiderano che le guerre possano terminare e si possa trovare un modo pacifico per appianare le divergenze. In un modo o nell’altro tutti noi lottiamo per una maggiore felicità, pace e bellezza.
Per realizzare ciò, abbiamo bisogno di una visione chiara degli obiettivi per i quali stiamo lottando. Un capomastro comincia a costruire una casa solo quando ha i disegni che spiegano le idee dell’architetto. Lo studio della medicina comincia con l’esame di un fisico sano. Perché possiamo costruire una vita migliore e un mondo migliore, dobbiamo prima avere un ideale da raggiungere. “I Principi di Creazione” sono la visione dell’ideale originale di Dio e i principi basilari per realizzarlo.
L’esperienza è la base della fede
Se qualcuno ha avuto un’esperienza personale con Dio, allora ha una base sicura per la sua fede. Una persona può scoprire Dio attraverso un’esperienza spirituale; un’altra Lo incontrerà attraverso lo studio delle scritture, un’altra ancora Lo troverà nella natura o in un’altra persona. Comunque possano verificarsi, tali esperienze di solito lasciano una persona profondamente toccata e danno un nuovo significato alla sua vita.
Attraverso queste esperienze, si diventa consapevoli di una presenza più alta che guida con l’amore l’universo.
Molte persone comunque non hanno avuto tali esperienze, e nel XX secolo non possono accettare solo per fede l’insegnamento religioso di un’altra persona. Hanno bisogno di una spiegazione che non sia in contraddizione con le conoscenze moderne e possa condurli alla loro propria, personale esperienza dell’amore di Dio.
La verità può essere dimostrata
Oggi gli scienziati credono in molte cose che non possono vedere, come i raggi X, le onde radio e l’elettricità. Per comprendere queste cose invisibili, gli uomini studiano dei fenomeni specifici e, in conformità a questi, sviluppano teorie e modelli per spiegarli. Se poi trovano che questi modelli chiariscono efficacemente quei fenomeni, concludono che le loro idee risultano dimostrate.
Per esempio, nessuno ha mai visto un atomo. Tuttavia, studiando certi fenomeni, gli scienziati hanno teorizzato che l’atomo esiste.
Quando, alla fine, hanno trovato dei modelli adatti a spiegare efficientemente i fenomeni osservati, hanno concluso che le teorie originarie erano esatte.
Possiamo provare l’esistenza di Dio nello stesso modo. Basati sull’ipotesi che Dio esiste, “i Principi di Creazione” presentano una “teoria” del funzionamento del mondo e di come Dio lavora in esso. Potete sperimentare questa teoria nella vostra vita e, se trovate che funziona, allora potete dire che i “Principi di Creazione” sono veri e Dio esiste.
Potete scoprire Dio in un modo nuovo
Nelle pagine seguenti, capirete Dio in un modo nuovo. Scoprirete un Dio personale, che creò con un certo scopo, ma questo scopo non è mai stato realizzato. Capirete attraverso i “Principi di Creazione” come lo scopo di Dio e quello dell’uomo convergono ed è necessaria la cooperazione di entrambi per realizzarli.
La natura di Dio
Se volete conoscere un grande personaggio, un modo per sapere qualcosa di lui consiste nello studiare il suo lavoro e le sue opere. In questo modo scoprirete il suo pensiero, il suo sentimento e qual è la sua visione della vita. Questo è vero in particolare per un artista. Uno scrittore comunica i suoi pensieri e i suoi sentimenti nei suoi scritti; un pittore si esprime nelle sue tele. Shakespeare può solo scrivere Shakespeare; Picasso può solo dipingere Picasso.
Anche se Dio è un Essere invisibile, abbiamo un metodo per conoscere la Sua natura. L’opera di un artista è un’espressione visibile del Suo carattere invisibile. Similmente, l’universo è un’espressione visibile della natura invisibile di Dio.
Proprio come un artista manifesta se stesso in un'opera, così Dio manifesta se stesso nel mondo che ha creato
Possiamo percepire la natura di Dio attraverso la Sua creazione
Dio è il Creatore. Come possiamo intuire il carattere di un artista attraverso le sue opere, così possiamo percepire la natura di Dio attraverso la creazione.
Per esempio, nel mondo attorno a noi non c’è nulla che non sia in movimento. La gente va avanti e indietro, gli alberi ondeggiano e le nuvole si spostano.
Osservando tale movimento nell’universo possiamo concludere che nella natura di Dio c’è movimento e azione. Poiché l’universo consiste di energie e agisce in un modo ordinato, possiamo anche concludere che Dio è un Dio di energia e ordine.
Allo stesso modo, vediamo che l’uomo ama, pensa e prova dei sentimenti. Dato che queste qualità esistono in noi, devono esistere anche in Dio.
Come scrisse l’apostolo Paolo alla prima chiesa cristiana di Roma:
“Poiché Dio l’ha loro manifestato, poiché le Sue perfezioni invisibili, la Sua eterna potenza e divinità sono palesi nelle Sue opere, sin dalla creazione del mondo”. (Rm. 1:20)
Esaminando le caratteristiche della creazione di Dio, comprendiamo i diversi aspetti della Sua natura e possiamo così capire meglio noi stessi e lo scopo della nostra vita.
Tutte le cose hanno un carattere interiore e una forma esteriore
Anche se molti ritengono che la sola realtà sia quella visibile, in effetti, non è così. Oltre all’apparenza visibile ogni cosa ha anche una dimensione invisibile.
Possiamo chiamare le due dimensioni carattere interiore (riferendoci all’essenza invisibile di ogni essere), e forma esteriore (riferendoci alla sua sostanza, struttura e forma). In parole povere, il carattere interiore dell’uomo è la mente invisibile (1) e la forma esteriore è il corpo visibile.
Ciascuna persona possiede una mente, che è interiore, e un corpo che è esteriore.
Il corpo di una persona riflette il suo carattere interiore
Il corpo è diretto dalla mente e somiglia alla mente. Mente e corpo sono semplicemente gli aspetti, interiore ed esteriore, della stessa persona. Questo è il motivo per cui possiamo comprendere certi aspetti della personalità e del destino di un essere umano esaminando le sue caratteristiche esteriori. Se ben interpretate, l’espressione del viso, il modo di parlare e la struttura fisica esprimono tutta la natura interiore.
Il carattere dell’individuo determina il suo valore
L’aspetto interiore di una persona esprime il suo valore. Non importa quanto un uomo possa essere bello; se è disonesto ed egoista, finirà con l’ispirare solo risentimento o odio.
D’altra parte, anche se il fisico di una persona è storpiato, se ha nobili qualità interiori quella persona sarà ammirata e amata da tutti coloro che la circondano, come è successo a molti individui nella storia. Il valore di una persona risiede quindi nel carattere interiore o nella mente, non nel corpo.
La mente non è limitata dal tempo e dallo spazio. Con la mente possiamo amare qualcuno che vive migliaia di chilometri lontano, o pensare a qualcuno che visse centinaia di anni fa. Così, con la mente possiamo conoscere anche Dio. La mente quindi ci mette in relazione con un invisibile mondo spirituale, il corpo invece con il mondo materiale visibile.
Mentre la mente va al di là del tempo e dello spazio, il corpo è limitato in essi. Attraverso il corpo, possiamo avere un rapporto col mondo fisico e gioirne.
Tutte le cose hanno aspetti interiori ed esteriori
Anche il resto della creazione possiede due dimensioni. Gli animali hanno istinti interiori che dirigono i loro corpi. Gli scoiattoli provvedono a sé stessi accumulando le noci; i ragni istintivamente costruiscono le loro perfette ragnatele; gli uccelli volano per migliaia di chilometri perfettamente consapevoli del momento e della meta della loro migrazione.
Nelle piante la natura che le spinge a cercare la luce e l’acqua è interiore, mentre la struttura esterna fatta di cellule è esteriore. Ancora, la natura elettro-chimica delle molecole, degli atomi e delle particelle è interiore, mentre la loro struttura fisica è esteriore. In analogia a quanto avviene nell’uomo, il carattere interiore di animali, vegetali e minerali dirige la forma esteriore.
Tutti gli esseri esistono come maschile e femminile
La polarità di carattere e forma non è la sola che troviamo nella creazione. Un secondo fattore comune che troviamo in tutto l’universo è la relazione tra mascolinità e femminilità. Quando Dio creò l’uomo, creò anche la donna. In ogni uomo ci sono caratteristiche femminili e in ogni donna ce ne sono di maschili.
Oltre alla polarità fra mente e corpo, Dio creò anche un'ulteriore polarità tra maschile e femminile.
Carl Jung, il famoso psicologo svizzero, si riferiva a queste caratteristiche come all’anima e all’animus.
Nel regno animale ci sono creature maschili e femminili - cavallo e giumenta, toro e mucca, gallo e gallina. Anche le piante generalmente si producono mediante lo stame e il pistillo.
Il mondo è fatto in modo che tutte le cose si mantengano in esistenza tramite una relazione reciproca tra mascolinità e femminilità.
Nel mondo inanimato questi elementi complementari sono spesso espressi in termini di positività e negatività. Ad esempio, gli atomi sono formati da protoni ed elettroni e l’atomo stesso ha una valenza positiva o negativa. L’elettricità intercorre tra cariche positive e negative.
La polarità è ben conosciuta nella filosofia orientale, che mette in rilievo il concetto di Yin e Yang. Lo Yang comprende elementi mascolini come l’uomo, le montagne, il giorno, il sole. Lo Yin comprende elementi femminili come la donna, le vallate, la notte, la luna. Vediamo, dunque, che due tipi di polarità sono presenti nell’intero universo: carattere interiore-forma esteriore e quello di mascolinità-femminilità.
Ci sono aspetti duali nella mente e nel corpo
Delle due polarità, qual è la principale? Mente e corpo sono l’aspetto primario di ogni individuo e la sua identità di maschio o femmina è quello secondario. Un individuo è prima una persona, un figlio di Dio, e secondariamente un uomo o una donna.
Il carattere interiore e la forma esteriore hanno attributi complementari.
Il carattere interiore possiede dunque attributi complementari, e così la forma esteriore. Interiormente, tutti abbiamo sentimenti, intelletto e volontà. Tuttavia, il sentimento di una persona può essere attivo o passivo, l’intelletto può essere creativo o ricettivo, e la volontà può essere soggettiva od oggettiva. Ci sono anche aspetti duali nel corpo fisico dell’uomo, che è la forma esteriore. Le parti prominenti e convesse sono complementari a quelle rientranti e concave; le parti dure sono complementari con quelle morbide.
L’uomo è l’immagine di Dio
“E Dio creò l’uomo a Sua immagine, a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò”. (Gn. 1:27)
Poiché le cose dell’universo sono degli effetti hanno avuto origine dalla loro causa prima, Dio. Il fatto che gli uomini sono composti di due serie di aspetti duali, carattere e forma, e mascolinità e femminilità, significa che Dio stesso, origine di tutte le cose, possiede un carattere interiore ed una forma esteriore e gli aspetti di mascolinità e femminilità. La rappresentazione di Dio come un vecchio dalla lunga barba bianca è solo metà dell’immagine. Se volessimo simboleggiare Dio in questo modo, dovremmo mettergli accanto ad una signora dai capelli grigi. Dio è uno spirito infinito, non è solo un Padre Celeste, ma anche una Madre Celeste.
Comprendendo che Dio ha un carattere interiore e una forma esteriore, possiamo percepirLo come un Essere personale che ha sentimento, intelletto e volontà. Poiché Egli è personale, è l’origine della personalità umana.
Il fatto che l’universo abbia caratteristiche duali di carattere interiore e forma esteriore e di mascolinità e femminilità significa che Dio stesso, origine di ogni cosa, ha in sé queste stesse caratteristiche duali.
L’amore è l’essenza della personalità di Dio
Analizziamo più profondamente il carattere interiore di Dio. Il desiderio più profondo di ogni persona è il desiderio di amore. Se una persona si sente, veramente amata ha trovato l’essenza della felicità. Le cose materiali come il denaro, una bella casa, del buon cibo, sono molto meno importanti. Se una persona non si sente amata, è sola e infelice, anche se ha intorno ricchezze e beni materiali. Poiché l’amore è l’elemento essenziale della vita dell’uomo, possiamo concludere che è anche il centro della vita di Dio. L’amore è l’essenza della personalità di Dio.
Riconoscendo che l’amore è il Cuore dell’universo, il Nuovo Testamento, nell’epistola di Giovanni dice:
“Carissimi, amiamoci l’un l’altro perché l’amore è da Dio e chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio. Colui che non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore”. (I Gv. 4:7-8)
Dio è un Dio di bellezza, verità e bontà
Inoltre, gli esseri umani cercano continuamente la bellezza. In ogni cultura, le opere che sono considerate le più belle sono tenute in gran conto e conservate. I dipinti di Michelangelo e le sculture dell’antica Grecia sono ammirati e studiati ancor oggi.
Oltre alla bellezza, gli uomini cercano ovunque di scoprire la verità e realizzare il bene, poiché così facendo si sentono più completi, come esseri umani. Scienziati, studiosi, teologi dedicano tutta la loro vita alla ricerca di cosa sia la verità. E ogni persona desidera essere considerata buona. Anche il peggior criminale probabilmente dice a suo figlio di “fare il bravo ragazzo”. Poiché le qualità della verità, bellezza e bontà rappresentano gli ideali più elevati dell’uomo, possiamo concludere che Dio stesso è un essere di verità, bellezza e bontà.
Il fatto che l'universo abbia caratteristiche duali di carattere interiore e forma esteriore e di mascolinità e femminilità significa che Dio stesso, origine di ogni cosa, ha in sé queste stesse caratteristiche duali.
Dio è un Dio d’ordine, di leggi e princìpi
Infine, nell’universo e nelle più progredite società umane ci sono ordine, leggi e principi. Queste qualità sono inerenti a realizzazioni umane come una città dal traffico scorrevole o un’azienda ben organizzata, ed a fenomeni naturali come il movimento dei corpi celesti, la regolare alternanza delle stagioni e l’equilibrio ecologico della natura.
Poiché ordine, leggi e principi caratterizzano tanto l’universo, quanto l’ideale dell’uomo per la sua vita sociale, possiamo concludere che Dio, il Creatore, deve essere un Dio di ordine, leggi e principi.
Come Creatore, Dio sperava in origine di vedere tutte queste caratteristiche espresse pienamente nella creazione. Se l’umanità fosse stata in grado di realizzare nella storia quello che era in origine nei piani di Dio., vivremmo oggi in un mondo d’amore, di bellezza e di ordine.
L’universo è l’espressione di Dio
Posto che tutte le cose riflettono le caratteristiche duali di Dio, l’universo può essere classificato in due categorie: l’uomo e tutte le altre cose.
Essendo un essere spirituale che possiede sentimento, intelletto e volontà, l’uomo è la manifestazione diretta della natura di Dio. Perciò noi possiamo rispondere a Dio direttamente.
Le cose dell’universo, invece, non possono rispondere a Dio direttamente. Gli animali, ad esempio, non ricercano verità o bellezza. Tanto meno pregano! Piuttosto che a Dio, gli esseri dell’universo rispondono all’uomo e quindi a Dio indirettamente.
Possono diventare oggetti dell’affetto dell’uomo, possono aiutarlo a rendere migliore la sua vita e a servire Dio.
L’uomo inoltre doveva essere il punto di unione tra l’universo e Dio. Attraverso di noi, l’universo doveva raggiungere la sua piena gloria.
Il carattere interiore di Dio è l’origine degli aspetti invisibili di tutte le cose, dalla nostra mente alla natura elettro-chimica dei minerali. Allo stesso modo, la forma esteriore di Dio è l’origine di tutte le cose visibili, dal nostro corpo alla materia inorganica.
Quando guardiamo a Dio e alla creazione come ad un tutt’uno, la relazione tra essi è quella di carattere interiore e forma esteriore. Dio è la causa invisibile, interiore, e la creazione è l’effetto visibile, esteriore.
Mentre l'uomo può rispondere direttamente a Dio, l'universo risponde all'uomo, quindi risponde a Dio indirettamente.
Dare e avere
Per quanto ogni essere individuale sembri esistere indipendentemente da ogni altro, in effetti, per nessuno è così. Ogni cosa esiste come parte di un sistema di coppie e ogni coppia di aspetti duali nell’uomo e nella natura è legata da scambi di energia di dare e avere. Un atomo esiste grazie allo scambio di energia tra cariche positive e negative. Il dare e avere tra stame e pistillo crea nuovi semi e quindi nuove piante. Il corpo si mantiene in vita tramite l’interazione tra il sangue e le cellule dei tessuti. E la specie umana si perpetua attraverso la relazione di dare e avere tra uomo e donna.
In tutto l’universo, l’azione di dare e avere produce l’energia per l’esistenza, lo sviluppo e la moltiplicazione di tutte le cose. È l’azione in cui gli aspetti duali di tutte le cose si possono armonizzare e unire.
L’azione di dare e avere produce l’energia per l’esistenza, l'azione e la moltiplicazione di tutte le cose.
L’infinita varietà delle azioni di dare e avere nell’universo rende possibile l’esistenza delle sue differenti qualità e delle sue svariate forme. Ad esempio, il carbonio della matita è lo stesso elemento che costituisce il diamante. Però, a causa dei differenti tipi di legami che gli atomi hanno tra loro, le due sostanze hanno proprietà radicalmente diverse.
Dare e avere sono essenziali in tutti gli aspetti della vita
Nella famiglia, il dare e avere può essere visto come la comunicazione e l’espressione dell’amore. Se c’è un legame d’amore tra marito e moglie, tra genitori e figli, e tra i figli stessi, la famiglia è unita e felice. Al contrario, se le relazioni sono basate sull’egocentrismo, la famiglia si disintegra. Marito e moglie divorziano, i figli vanno via di casa.
Nella società umana, proprio come nel mondo della natura, differenti tipi di dare e avere producono differenti risultati.
La qualità dei rapporti tra le persone in un ambiente di lavoro determina in gran parte se il lavoro è soddisfacente o no. Se le relazioni con il direttore e gli altri dipendenti sono basate sulla franchezza e sull’onestà, si può essere felici e produttivi nel lavoro. Quando queste cose vengono a mancare, l’interesse per ciò che si fa diminuisce, e l’unico desiderio è che arrivi presto la fine del lavoro.
L’azione di dare e avere determina anche la qualità delle strutture sociali. La nazione esiste sulla base del dare e avere tra il popolo e il governo. Il popolo elegge dei rappresentanti che lo governano. Se il dare e avere si spezza, per esempio, se il capo del governo fallisce nel soddisfare le necessità del popolo, può risultarne l’anarchia.
Allo stesso modo, se non sussiste una positiva interazione tra le varie classi all’interno della nazione, inevitabilmente emergono caos e conflitto.
Oggi, a causa della tensione internazionale, una catastrofica terza guerra mondiale ci minaccia continuamente. Perciò, molti auspicano la creazione di una specie di governo mondiale. Comunque, l’energia per l’esistenza e il funzionamento di un simile governo può essere generata solo da un altruistico dare e avere tra i popoli e tra le nazioni del mondo.
L’azione di dare e avere è alla base di ogni attività umana.
Dio e l’uomo dovevano unirsi grazie ad un profondo dare e avere
Oggi possiamo vedere che le relazioni di dare e avere nella società umana non sono della stessa qualità di quelle della natura. Mentre nella natura è presente una delicata armonia, nella società umana c’è costante conflitto. Ciò accade perché le relazioni nella natura sono governate dalle leggi naturali, mentre le relazioni umane sono basate sulla libertà e l’amore, capacità che possono essere male impiegate. Le relazioni durevoli di armonia e d’amore sono quelle che sono radicate nell’amore di genitore di Dio. Dio è la sorgente dell’amore che ci creò per dare e ricevere amore. Ricevendo amore da Lui, siamo messi in condizione di dare amore agli altri.
Perciò la qualità delle relazioni che noi abbiamo tra noi, è il risultato della relazione che abbiamo con Dio.
Se i nostri primi antenati avessero stabilito una completa relazione d’amore con Dio e si fossero uniti a Lui, sarebbero stati i rappresentanti sulla terra del Suo amore. Con questi genitori come modello le relazioni tra i loro discendenti, sarebbero state facilmente di armonia e di amore. Tragicamente invece i nostri primi antenati persero la loro relazione con Dio, portando separazione tra loro stessi e, alla fine, tra i loro discendenti.
Come genitore di tutta l’umanità, Dio ha lavorato attraverso i secoli per ristabilire una piena relazione coi suoi figli. Come vedremo meglio in seguito, poiché questo amore è stato perduto da un uomo e una donna - i nostri primi antenati - esso deve essere restaurato da un uomo e una donna. Perciò Dio sta cercando una coppia esemplare per comunicare il Suo amore a tutta l’umanità. Attraverso questi esempi, tutta l’umanità può unirsi all’amore di Dio e quindi cominciare a stabilire relazioni d’amore e di gioia, non solo fra gli individui, ma anche tra famiglie, razze e nazioni.
Dio ha continuamente lavorato per ristabilire una piena relazione con l'uomo.
Il dare viene prima dell’avere
Com’è implicito nel termine dare e avere, la prima azione è il dare. Il fatto che Dio creò significa che Dio donò sé stesso, sacrificò sé stesso per amore della Sua creazione. Perciò, è un principio che il dare viene prima dell’avere. Nelle relazioni umane la chiave del successo consiste nel desiderio di donare prima se stessi e preoccuparsi di più per gli altri che per sé stessi.
Nella Bibbia il principio del dare e avere è illustrato negli insegnamenti di Gesù:
“Non giudicate, affinché non siate giudicati, poiché secondo il giudizio col quale giudicate sarete giudicati e con la misura con la quale misurerete, sarete misurati.” (Mt.7:1-2)
“Pertanto tutte quelle cose che volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatele ad essi”. (Mt. 7:12)
Lo scopo ultimo del dare e avere è che due esseri si uniscano centrati su Dio e da lì raggiungano una dimensione più alta. Attraverso questo tipo d’interazione tutte le cose possono dunque esistere e contribuire a formare un mondo unito e armonioso.
L’azione di dare e avere richiede un soggetto e un oggetto
Può qualcuno dare se non c’è nessuno a ricevere? Può uno ricevere se non c’è nessuno che dà? Ovviamente no. Perché il dare e avere si concretizzi, devono essere stabilite due posizioni, la posizione di “soggetto” e quella di “oggetto”. Il soggetto è l’essere che trasmette un’energia creativa, mentre l’oggetto è stimolante e ricettivo. Le posizioni si completano a vicenda e sono entrambe necessarie perché ci sia interazione e unità.
Le relazioni di soggetto e oggetto esistono sia nell’universo che nella società umana. Nel sistema solare, il sole è il soggetto e i pianeti che ruotano attorno ad esso sono i suoi oggetti. A loro volta i pianeti, come soggetti, hanno dei satelliti come loro oggetti.
Nelle relazioni umane soggetto (2) e oggetto si possono vedere, ad esempio, nella relazione tra il regista e gli attori nel teatro. In una famiglia, dei genitori che amano veramente la loro famiglia, sono nella posizione di soggetto e i figli nella posizione di oggetto. Nella Bibbia questa relazione si può vedere tra Mosè e gli Israeliti oppure tra Gesù e i suoi discepoli.
Le relazioni di soggetto e oggetto esistono sia nell'universo che nella società umana.
L’amore si trasmette tra il soggetto e l’oggetto
Poiché l’amore ha bisogno di due esseri, le posizioni del soggetto e dell’oggetto esistono in definitiva perché l’amore possa trasmettersi. Nello scambio di amore si ha un movimento circolare, nel quale le due persone si alternano nei ruoli. Ciò si nota chiaramente in una relazione matrimoniale, dove in certe occasioni il marito è soggetto e in altre lo è la moglie. Ugualmente, i genitori sono normalmente nella posizione di soggetto, ma occasionalmente i figli possono prendere la posizione di soggetto dando consigli o aiuto ai genitori.
L’amore è la forza che unisce. In amore dunque il soggetto e l’oggetto si uniscono e diventano uno. Ciò si può verificare per l’uomo e la donna, i genitori e i figli, oppure l’individuo e Dio.
Infine, Dio è il soggetto universale e noi siamo i Suoi oggetti. Desiderando metterci in condizione di risponderGli pienamente, Dio ha instillato in noi le Sue proprie caratteristiche. La nostra capacità di pensare e di sentire, e specialmente il nostro desiderio d’amore hanno origine da Lui. Proprio come un bambino eredita la natura dei suoi genitori, noi ereditiamo la natura di Dio.
L’universo agisce su una base di quattro posizioni
Interiore ed esteriore. Maschile e femminile. Dare e avere. Soggetto e oggetto. Dio e uomo. Possono armonizzarsi tutti insieme? Sì. Tutti questi elementi convergono in un insieme di rapporti, che i Principi Divini definiscono “base delle quattro posizioni”.
Quando un uomo e una donna, o altri due esseri nel ruolo di soggetto e oggetto, hanno una relazione di dare e avere centrata su Dio, formano una base delle quattro posizioni. Questa è la base per ogni cosa esistente ed è la fondazione grazie alla quale Dio compie il Suo lavoro creativo.
Nel mondo fisico, il dare e avere tra un protone e un elettrone, per esempio, stabilisce una base delle quattro posizioni con Dio come origine, il protone e l’elettrone, e l’atomo come risultante.
L'intero universo è basato sull'interazione esistente in una base delle quattro posizioni. Con Dio come origine, il dare e avere tra protoni ed elettroni genera gli atomi.
Similmente l’interazione tra due atomi produce una base delle quattro posizioni fra Dio, i due atomi e la molecola risultante.
Il dare e avere tra atomi genera le molecole.
Nella società umana (come mostra il diagramma) il dare e avere tra mente e corpo di un individuo, centrati su Dio crea una base delle quattro posizioni a livello individuale. In una famiglia, quando il marito e la moglie individualmente si avvicinano a Dio, si avvicinano anche fra di loro. Attraverso la loro unità con Dio, e con la nascita dei figli, si stabilisce una base delle quattro posizioni formata da Dio, marito, moglie e figli. Infine, quando una persona realizza una relazione centrata su Dio con le cose dell’universo, crea una base delle quattro posizioni a livello universale.
Le relazioni di dare e avere producono la base delle quattro posizioni nella società umana e nell'universo.
La famiglia è il centro della creazione di Dio
Poiché Dio è un essere avente caratteristiche duali, tramite il dare e avere tutte le coppie di soggetto e oggetto possono unirsi e riflettere la Sua natura. Comunque, gli esseri che riflettono più pienamente Dio sono l’uomo e la donna. Quando essi si amano con un sentimento centrato su Dio, Egli trova in essi la Sua più completa realizzazione e la Sua energia scorre liberamente nella coppia unita. Da questa interazione si forma una famiglia che ha al suo centro Dio.
La base delle quattro posizioni a livello familiare è la fondazione della società umana, è l’origine e il modello di tutte le basi delle quattro posizioni. Questo è l’ideale di creazione di Dio, poiché sulla base di questa famiglia l’uomo è destinato a provare pienamente le tre fondamentali espressioni dell’amore: passivo, reciproco ed incondizionato. Un bambino generalmente esperimenta l’amore passivo ricevendo amore e cure dai suoi genitori. Nel matrimonio una persona giunge a conoscere l’amore in modo diverso, attraverso lo scambio che si stabilisce tra marito e moglie.
Infine, quando questa persona diventa a sua volta genitore, giunge a sperimentare l’amore incondizionato, che si manifesta nel sacrificio per i propri figli. Poiché l’amore di Dio doveva manifestarsi nell’amore umano, la base familiare doveva essere il mezzo attraverso cui ognuno poteva giungere alla piena maturità e alla conoscenza di Dio.
La base delle quattro posizioni è perciò la struttura dinamica di bene, tramite la quale si realizza lo scopo di creazione di Dio. È la base attraverso la quale il potere di Dio arriva a tutta la Sua creazione, perché la creazione stessa possa esistere. Perciò, la realizzazione della base delle quattro posizioni rimane l’eterno scopo di creazione di Dio.
Scopo della vita
Non c’è nessuno che non desideri la felicità e una vita di valore. Però, come si trova la felicità? Senza dubbio, noi siamo più felici quando viviamo in accordo alla nostra vera natura, dataci da Dio. Egli ci ha creati per uno scopo specifico e ci ha dato il desiderio naturale di realizzare questo scopo. Impegnandoci per realizzarlo, noi scopriamo la nostra vera natura. Esaminiamo dunque qual è lo scopo di Dio.
Dio ha creato l’uomo per avere uno scambio d’amore
Dio è un Dio di cuore, e il desiderio essenziale del cuore è provare gioia. Pensate a come si può provare gioia: nessuno sente gioia da sé stesso, ma solo avendo un oggetto che completa o riflette il suo carattere. Per esempio, se un pittore ha semplicemente concepito un’idea, senza esprimerla, la sua gioia non è completa.
Ma quando la sua idea è perfettamente espressa sulla tela, allora prova grande soddisfazione.
Il suo dipinto è un oggetto che stimola il sentimento della gioia. A un livello più profondo, però la gioia viene dall’amore. Quando abbiamo una completa relazione di dare e avere in amore con qualcuno che ci completa, possiamo sentire la gioia più grande. L’amore non può trasmettersi se non c’è un oggetto.
Finché Dio era solo e la Sua essenza non era manifesta, Egli non poteva sentire soddisfazione o gioia. Non importa quanto fosse onnipotente o assoluto, da solo Egli non poteva condividere il Suo amore: aveva bisogno di un oggetto, è per questo bisogno creò l’uomo. Proiettando la propria natura nel Suo lavoro, Dio creò l’uomo per manifestare la Sua natura invisibile nella forma di un’immagine visibile e tangibile. Egli ha creato l’uomo come un’espressione di sé stesso, un essere con cui poter avere uno scambio d’amore.
Si può trovare qualcosa di simile nella famiglia. Poiché un bambino è la più perfetta espressione delle caratteristiche dei suoi genitori, i genitori hanno con il loro figlio un rapporto naturale, per il profondo scambio di amore che intercorre fra loro. Allo stesso modo, fra tutte le cose del creato l’uomo, interiormente ed esteriormente riflette Dio nella maniera più completa e perciò è l’essere col quale Dio può avere lo scambio d’amore più intenso.
Proprio come un artista riceve gioia da un quadro, quando questo esprime pienamente la sua idea, così Dio riceve gioia dall'uomo quando noi esprimiamo pienamente la Sua natura.
La relazione fra Dio e l’uomo è quella tra genitore e figlio. Possiamo ragionare con Dio e Dio può avere un rapporto totale con noi. Egli vuole vivere per sempre con noi nella più grande gioia attraverso un perpetuo scambio di amore. Comunque, finché noi non rispondiamo pienamente e non offriamo gioia, l’azione di dare e avere non può compiersi e lo scopo di Dio non può realizzarsi. Creati per essere figli e figlie di Dio, abbiamo la natura e la capacità di rispondere al Suo amore e ritornare gioia a Lui. Sviluppare questa natura ed esercitare pienamente questa capacità è lo scopo della nostra vita.
Lo scopo della vita è realizzare le tre grandi benedizioni
Il libro della Genesi riassume lo scopo della creazione dell’uomo in termini di tre grandi benedizioni. Realizzandole noi diventiamo gli oggetti dell’amore di Dio e Gli restituiamo perfetta gioia.
“Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra, soggiogatela e abbiate potere sui pesci del mare, sui volatili del cielo e su ogni animale che striscia sopra la terra”. (Gn. 1:28)
La prima benedizione di Dio è la perfezione individuale
Che cosa significa “essere fecondi”? Un albero, ad esempio, diventa “fecondo” quando raggiunge la sua maturazione. Analogamente, la prima benedizione di Dio per noi è la benedizione della perfezione individuale, una situazione nella quale ogni persona diventa nel senso più completo l’immagine di Dio. Dio è perfetto, e vuole che diventiamo perfetti come Lui. Gesù disse:
“Siate dunque perfetti, com’è perfetto il Padre vostro celeste”. (Mt. 5:48)
Chiaramente Gesù voleva dire che non solo Dio deve essere perfetto, ma che la perfezione è la meta di tutti noi.
La perfezione si ottiene con un dare e avere tra la mente e il corpo, in modo che le nostre parole (mente) e le nostre azioni (corpo) si uniscano centrate su Dio. Ciò significa che i sentimenti di un uomo rispecchiano i sentimenti di Dio, i suoi pensieri riflettono i pensieri di Dio ed entrambi sono chiaramente manifestati nelle sue azioni. In questo modo possiamo formare una base delle quattro posizioni come individui e diventare uno con Dio, e possiamo dare gioia a Dio e a noi stessi.
Infine, si può pensare alla perfezione in termini d’amore. Nell’ideale di Dio l’uomo era destinato a essere il Suo tempio e il Suo amore poteva dimorare nel nostro cuore. San Paolo disse:
“Non sapete voi che siete tempio di Dio, e che lo spirito di Dio abita in voi?”. (I Cor. 3:16)
Quando lo spirito di Dio dimora in noi, ereditiamo il Suo carattere e realizziamo per la prima volta l’ideale di vero uomo e vera donna. Come conseguenza, ciascuno di noi sarebbe in grado di esprimere l’amore di Dio perfettamente.
La seconda benedizione di Dio è la moltiplicazione
La seconda benedizione di Dio è la realizzazione della famiglia ideale. Un uomo e una donna dovevano raggiungere la perfezione individuale centrata su Dio e poi diventare marito e moglie, dando vita a dei figli, formando così una famiglia. Nella famiglia, sia Dio che l’uomo avrebbero potuto provare l’amore al più alto livello.
Un uomo o una donna individualmente possono riflettere solo un aspetto della natura duale di Dio. Poiché la natura di Dio è duale, Egli trova la felicità più grande nell’amore tra un uomo e una donna che hanno raggiunto la perfezione, e che insieme riflettono quindi pienamente la Sua immagine.
Se il primo uomo e la prima donna avessero perfezionato il loro amore per Dio e dell’uno verso l’altra, e avessero dato nascita a dei figli, avrebbero stabilito una famiglia d’amore come origine della società. Sarebbero stati dunque il vero padre e la vera madre dell’umanità. Da questa famiglia si sarebbero originati una società, una nazione e un mondo d’amore. Questo mondo sarebbe stato il Regno dei Cieli sulla terra. Oggi, molti sono delusi dalla vita familiare. Il numero dei divorzi, aborti e maltrattamenti di bambini aumenta continuamente; il ruolo della madre e del padre è stato svalutato. È comune nella nostra società un senso di pessimismo, insicurezza e cinismo riguardo alla famiglia. Il nocciolo del problema è che nessun individuo è stato in grado di realizzare la prima benedizione. Senza la fondazione di un’individualità matura, centrata su Dio, il successo nelle relazioni interpersonali è affidato al caso.
Quando tutti noi svilupperemo le caratteristiche di Dio in noi stessi e raggiungeremo la maturità nel Suo spirito, allora saremo in grado di amare gli altri come Dio li ama e come noi desideriamo nel più profondo di noi stessi.
Su questa fondazione saremo capaci di togliere le nostre relazioni al dominio del caso e giungeremo a conoscere la vera benedizione dell’amore matrimoniale.
Nell’ideale di Dio, i genitori che avrebbero perfezionato sé stessi sarebbero stati qualificati a guidare i figli verso la perfezione con l’esempio e l’amore. Quando i figli di questa famiglia centrata su Dio avrebbero avuto a loro volta dei figli e da questa famiglia sarebbero derivate società e nazioni, avremmo avuto un mondo di amore e gioia basato sulla famiglia.
Dal momento che questo processo doveva cominciare dai genitori, il primo elemento per edificare un tale mondo doveva essere costituito da un uomo e una donna perfetti nel ruolo di genitori.
La terza benedizione di Dio è il dominio sulla creazione
La terza benedizione di Dio all’uomo è il dominio sulla creazione. Dio prova gioia quando i Suoi figli vivono gioiosamente. Perciò creò le cose dell’universo per dare gioia all’uomo. Quando un individuo perfetto ha un buon rapporto con la creazione, centrato su Dio, si stabilisce una base delle quattro posizioni fra Dio, l’uomo e l’universo. Il risultato è il sentimento di gioia.
Prima di creare il primo uomo, Dio fece tutte le cose a immagine dell’uomo stesso. Perciò noi condividiamo varie caratteristiche con le cose della natura. La bellezza di una rosa è preziosa perché corrisponde alla caratteristica della bellezza in noi stessi. La maestosità e la nobiltà di una montagna sono impressionanti perché riflettono qualcosa di profondo nello spirito dell’uomo. Poiché le cose dell’universo riflettono le nostre caratteristiche, possiamo provare gioia dallo stimolo che esse ci danno.
Poiché l’umanità si è separata da Dio, non siamo stati capaci di amare nel modo giusto la creazione e abbiamo vissuto senza nessuna cura per il nostro ambiente. Invece di un dominio di cura e amore, il nostro atteggiamento verso la terra è stato d’indifferenza e di spreco. In cambio, abbiamo raccolto quello che avevamo seminato. Abbiamo sofferto per l’aria e l’acqua inquinate, le campagne rovinate e le città sudicie. Noi abbiamo abusato delle cose intorno a noi perché, come detto, non abbiamo mai maturato in noi l’immagine di Dio. Quando realizzeremo la prima benedizione, diventando uno con Dio, allora avremo l’amore e la conoscenza necessarie per un giusto dominio sull’universo. Poi saremo in grado di co-creare con Dio un mondo di gioia e armonia, il Regno dei Cieli sulla terra.
La realizzazione delle tre benedizioni crea un mondo di armonia, amore e gioia, il Regno dei Cieli sulla terra.
Ogni essere ha due scopi connessi
“Non affannatevi dunque dicendo: che mangeremo o che berremo o di che ci vestiremo? ...Il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. Cercate invece, prima di tutto, il Regno di Dio e la Sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in più”. (Mt. 6:31-33)
Uno dei passi più famosi del Nuovo Testamento contiene l’esortazione di Gesù a cercare prima il Regno dei Cieli, e la promessa che poi tutte le cose ci saranno date in abbondanza. Come può accadere questo?
Possiamo comprendere questo principio riconoscendo che ogni uomo, oltre ad un aspetto interiore ed esteriore, ha anche due scopi, uno interiore per l’insieme, o per il bene comune, e uno esteriore per l’individuo. La realizzazione dello scopo dell’insieme comporta il servire e aiutare un gruppo più grande, come la propria famiglia, società o nazione. Realizzare lo scopo dell’individuo comporta la conservazione e lo sviluppo di sé stessi. La vera felicità si può trovare solo realizzando entrambi gli scopi. Non solo gli esseri umani, ma tutte le cose, dalla galassia alla particella subatomica, hanno questi due scopi.
L'uomo e ogni cosa nell'universo hanno due scopi: uno interiore, per il bene comune, e uno esteriore, per l'individuo
I due scopi non sono indipendenti ma interdipendenti. La nostra natura fa sì che ogni individuo trovi la felicità più grande contribuendo al benessere della società. Perciò, qualunque siano gli interessi di una persona, lo scopo individuale può essere realizzato in modo migliore quando è in relazione al bene comune. Di conseguenza, se una persona lavora per il bene di tutti, diventa prezioso per la società. Essendo composta da individui, l’intera società non può essere prospera ed armonica finché tutti gli individui all’interno di essa con sono felici.
Gli uomini che la storia ricorda di più sono quelli che, oltre le loro qualità, hanno integrato in loro lo scopo individuale e quello del tutto. Martin Luther King, per esempio, realizzò sé stesso servendo gli altri. Aiutando il suo popolo ad ottenere il livello di dignità e rispetto che gli competeva, egli fu seguito ed amato non solo dai negri, ma anche dai bianchi. Lo stesso discorso è valido per personaggi come Mahatma Gandhi e Albert Schweitzer.
Dio cerca ancora di costruire il Suo Regno
Il Regno dei Cieli sulla terra non è mai stato realizzato. Significa forse che non lo sarà mai? Consideriamo noi stessi. Siamo sempre in cerca di qualcosa di più alto - un amore più grande, una comprensione più profonda, un più elevato livello di vita. E, dicono le principali religioni, Dio desidera queste cose per noi. Alla fine, Dio e l’uomo s’incontreranno: in effetti, perché Dio possa essere Dio, deve un giorno realizzare il Suo ideale. Perciò, la realizzazione di questo Regno è ancora nel piano di Dio e nel destino dell’uomo.
Quando tutti realizzeranno il loro scopo di diventare uno con Dio formando famiglie centrate su di Lui e dominando in amore la creazione, si troveranno a vivere nel Regno dei Cieli sulla terra.
La venuta del Regno sulla terra era attesa fin dall’antichità. I profeti di Israele, per esempio, lo predicevano:
“Si che forgeranno le loro spade in zappe e le loro lance in falci; non più gente contro gente alzerà la spada, né mai più s’addestreranno alla guerra”. (Is. 2:4)
Allo stesso modo Gesù disse ai suoi discepoli di pregare: “Venga il Tuo Regno, sia fatta la Tua volontà, come in Cielo, così in terra” (Mt. 6:10). L’autore del libro dell’Apocalisse, prevedendo il trionfo finale del bene sul male, parlò del giorno in cui avremo “Un nuovo cielo e una nuova terra” (Ap. 12:1). Oggi molte persone sentono di essere entrate in una nuova era nel progresso dell’uomo e presagiscono che spunterà presto un nuovo giorno.
A cosa si può paragonare il Regno di Dio? La Bibbia dice che l’uomo non può neppure immaginare cosa Dio ha preparato per coloro che lo amano (1 Cor. 2:9). Gesù fece alcuni accenni, nelle sue parabole, paragonando il Regno a una perla di grande valore o a una festa di nozze. Ma per l’uomo moderno, sconvolto dalla sofferenza del mondo attuale, immaginare un tale regno non è facile. Comunque, basandoci sulla comprensione dell’ideale originale di Dio, possiamo fare alcune considerazioni.
Il Regno dei Cieli è il Regno dell’amore
Nel Regno dei Cieli, tutti sono uno con Dio. Il cittadino del Regno dei Cieli ama come Dio ama ed è un uomo di valore assoluto.
Il nostro valore è determinato dall'ampiezza del nostro rapporto con gli altri.
Agli occhi di Dio, il nostro valore dipende dal nostro rapporto con Lui e con gli altri. Un uomo che vive nel Regno dei Cieli non vive solo per sé stesso, la sua famiglia o la sua nazione, ma per il mondo intero. Se vive soltanto per la sua famiglia o nazione, sarà amato solo dai suoi familiari e connazionali, ma tutti gli altri non avranno un rapporto con lui.
Vivendo per lo scopo più alto, egli serve il mondo, la nazione, la famiglia e contemporaneamente sé stesso. Quando una persona raggiunge questo livello, vive per Dio. Il suo valore, perciò, diventa il valore di Dio. Nel mondo ideale la famiglia sarebbe il centro della vita, il punto in cui si manifesta l’amore di Dio. Marito e moglie sentirebbero l’amore di Dio per l’altro, e la loro unione non potrebbe mai cessare. Infatti, l’amore di Dio è eterno, e quando marito e moglie possiedono questo amore, la loro unione diventa anch’essa eterna.
In una famiglia centrata su Dio, i genitori sono nella posizione di Dio per i loro figli. Uniti dall’amore reciproco essi avrebbero, in una tale famiglia, le risorse di sentimento per amare i figli secondo i bisogni di questi ultimi. I figli troverebbero nell’amore dei loro genitori l’esempio di come amare a loro volta. Sulla base della famiglia si sarebbero sviluppate la società, la nazione ed infine il mondo centrati sul modo di vita di Dio.
La meta di Dio è realizzare un’unica famiglia mondiale
Dio pensa in termini di complementarietà e di armonia. Egli ha creato gli opposti non perché si combattano, ma perché possano completarsi l’un l’altro e generare suprema bellezza. Perciò, nel mondo ideale, gli elementi opposti troveranno il loro punto di armonia in Dio e saranno uniti in amore. Bianchi e negri, Occidente e Oriente, credenti di tutte le fedi, santi e studiosi, scienza e religione troveranno tutti, nella fede e nell’amore più alti, riconciliazione ed armonia nel Regno di Dio.
Nel cuore di Dio, tutti sono Suoi figli, parte della Sua famiglia. Perciò, i giovani devono rispettare gli anziani come fossero i loro genitori. Le persone della stessa età devono considerarsi fratelli e sorelle, e guardare ai giovani come ai loro figli. Il mondo ideale è dunque un’unica famiglia mondiale, che trascende tutte le differenze di generazione, razza e cultura.
Il Regno deve essere realizzato sulla terra
Per Dio, il Regno non è un sogno. Attraverso tutta la storia, Egli ha lavorato per realizzarlo. Ha mandato uomini come Mosè, i profeti e altri come Maometto e Budda affinché insegnassero la strada per il Regno, e come culmine del Suo lavoro mandò Gesù Cristo. Può Dio lasciare che tutti questi sforzi rimangano vani? Può Dio permettere che i Suoi figli continuino a soffrire indefinitamente? Assolutamente no. Come sarà spiegato in seguito, con il ritorno del Messia Dio darà il via a un ulteriore sforzo per eliminare la sofferenza del mondo e stabilire il Suo Regno sulla terra.
Il mondo sarà un'unica famiglia che trascenderà tutte le differenze di generazione, razza e cultura.
La nostra responsabilità
Ovviamente il mondo che conosciamo non è quello dell’ideale di Dio. Com’è potuto accadere questo?
Osservando i fenomeni naturali vediamo che tutti si svolgono nella dimensione temporale. I chimici sanno che ogni reazione chimica, per quanto veloce, richiede un certo tempo. Tutti sanno che, tra il momento della semina e quello del raccolto, passa un certo periodo di tempo. Nel caso della formazione della terra, i geologi ritengono che ci siano voluti circa quattro miliardi di anni perché essa raggiungesse lo stato attuale.
Il tempo è necessario anche perché possa aver luogo qualsiasi movimento. Ogni movimento ha un punto d’inizio, un corso da seguire e un punto d’arrivo. Anche un raggio di luce, che viaggia alla velocità di 300.000 chilometri al secondo, ha un punto di partenza e un punto d’arrivo, e necessita di tempo per coprire il percorso tra i due punti.
Secondo la Bibbia, ci vollero sei giorni perché Dio potesse completare il Suo lavoro. Questo periodo, benché indichi che il tempo è insito nella creazione, sembra in contrasto con le scoperte della scienza moderna. Per conciliare le due teorie, dobbiamo riconoscere che i sei giorni della Genesi non possono rappresentare alla lettera 144 ore:
“... che un giorno presso il Signore è come mille anni, e mille anni come un giorno”. (2 Pt. 3:8)
I “sei giorni” si possono spiegare come le ere o epoche, durante le quali Dio ha completato il Suo lavoro creativo. Esse corrispondono all’incirca alle ere che, secondo molti scienziati, la terra ha attraversato dal momento della sua formazione a oggi.
Ci sono tre stadi nel nostro periodo di crescita
Il fatto che ci volle del tempo perché il mondo fosse creato, implica che per ogni cosa creata è necessario un periodo di crescita per diventare matura. Se ogni singola cosa non avesse bisogno di tempo per raggiungere la maturità, non ci sarebbe nessun motivo per dire che l’universo intero ha richiesto del tempo per essere creato.
Dio stabilì che ogni cosa nella creazione doveva crescere fino alla maturità attraverso un periodo di tempo. Possiamo quindi osservare tre fasi nello sviluppo di qualsiasi essere dall’inizio fino alla maturità.
Ogni cosa nell'universo cresce attraverso un certo periodo di tempo.
Il primo può essere chiamato stadio di formazione. Una ghianda appare molto diversa da una possente quercia. Se la analizzassimo, sarebbe ben difficile credere che contenga tutto il necessario perché da essa si sviluppi un albero completo. Però, essa contiene il potenziale per il tronco, le foglie, i fiori e nuove ghiande. Dal momento in cui la ghianda comincia a formarsi fin quando germoglia, è lo stadio di formazione. Quando l’arboscello comincia a ricevere la luce del sole e ad assorbire il nutrimento dal suolo, cresce e spuntano le foglie. Durante questo tempo possiamo parlare di stadio di crescita. La fase finale è lo stadio di completezza, quando l’albero matura realizzando pienamente il suo potenziale, fiorisce e può dare ghiande contenenti il seme per la successiva generazione.
Si può dire che anche l’uomo cresce attraverso tre stadi. Per esempio, durante i primi anni della sua vita, il bambino impara a camminare, a parlare e a usare i sensi fisici. La fondazione per la sua personalità e identità viene stabilita durante questi anni, lo stadio di formazione della sua vita. Quando diventa più grande, il ragazzo raggiunge quasi la sua statura definitiva; sviluppa una più ampia indipendenza dai genitori e coltiva la sua personale cerchia di amici. Questo è lo stadio di crescita della sua vita. Quando diventa adulto, non solo raggiunge la maturità fisica, ma, parlando di un caso ideale, conquista una personalità autonoma e sviluppa una piena capacità di amare. Entra così nello stadio di completezza della sua vita.
Nella Bibbia, si parla della crescita nel capitolo iniziale della Genesi:
“E fu sera, e fu mattino: il primo giorno”. (Gn. 1:5)
Questa frase conclude la descrizione del lavoro di Dio in ciascuno dei sei giorni della creazione. Secondo la nostra idea del giorno, la sera conclude un giorno e il mattino ne inizia un secondo. Comunque, secondo la Genesi, il mattino è considerato parte del primo giorno. Dal punto di vista della Bibbia tutto questo periodo è visto come un’unità di tempo durante la quale si succedono i diversi stadi della creazione.
Dall'inizio fino alla maturità, tutte le cose attraversano tre stadi di sviluppo.
Qui la sera rappresenta lo stadio di formazione, il periodo in cui il lavoro di ogni “giorno” viene preparato. Tra la sera e il mattino c’è la notte, durante la quale la creazione cresce e matura; il mattino, poi, è lo stadio di completezza, nel quale la creazione raggiunge la sua piena maturità ed inizia a glorificare Dio. È in questo stadio che tutte le cose realizzano lo scopo della loro esistenza.
Dato che ogni essere si sviluppa attraverso tre stadi, il numero tre ha frequentemente rappresentato lo stadio di perfezione. Nel mondo fisico, la materia si presenta in tre diversi stati: gassoso, liquido, solido. Ci sono tre colori fondamentali: rosso, giallo e blu. Ci sono tre regni nella natura: animale, vegetale e minerale. Anche nella Bibbia il numero tre rappresenta la perfezione. Dopo il diluvio, Noè mandò tre volte una colomba fuori dell’arca per vedere se le acque si erano ritirate. Gesù ebbe tre discepoli principali, passò tre ore di tenebre sulla croce e tre giorni nella tomba.
Il destino dell’uomo è il diretto dominio di Dio
Un uomo che ha raggiunto la perfezione ha realizzato la prima benedizione ed ha un rapporto di unità in amore con Dio. Un uomo perfetto vive in questo amore, e si può dire che dimori nel diretto dominio di Dio.
Nel diretto dominio noi viviamo in profondo rapporto con Dio come individui perfetti. In quest’unione, Dio dirige l’uomo con l’amore, e non c’è bisogno di leggi e comandamenti. Poiché Dio creò l’amore come la più grande forza dell’universo, una volta che si è raggiunta la perfezione dell’amore, non si può più perdere. Sotto il dominio diretto di Dio l’uomo è completamente libero, libero di essere quello che sente di essere. Proprio come il corpo esprime i desideri della mente, un uomo di perfezione esprime pienamente in sé l’immagine di Dio. Sotto l’influsso del completo amore di Dio l’uomo avrebbe vissuto un’esistenza di bontà, gioia e felicità.
Un uomo che raggiunge la perfezione dopo essere passato attraverso i tre stadi di crescita ha una relazione di unità in amore con Dio.
Anche l’umanità esercita il dominio diretto, e precisamente nel suo rapporto con la creazione. Poiché Dio è spirito, non può avere una relazione diretta col mondo fisico. Invece, Egli entra in rapporto con la creazione tramite l’uomo, che ha nella propria natura sia l’aspetto spirituale che quello fisico. Dio ha creato ogni cosa per l’uomo affinché noi possiamo dominarla come Suoi rappresentanti. Tramite il nostro dominio diretto del mondo fisico Dio esercita il Suo dominio indirettamente.
Il fatto che gli individui e le relazioni tra essi siano oggi tanto imperfetti dimostra che l’umanità non ha mai raggiunto la perfezione. Per comprendere il perché di questo, abbiamo bisogno di una più ampia spiegazione del principio della crescita.
Noi cresciamo attraverso l’indiretto dominio di Dio
Durante il periodo della crescita tutte le cose del mondo fisico agiscono per mezzo del potere autonomo della legge naturale. Nevica e piove, le stagioni si alternano, spunta il giorno e la notte, tutto secondo leggi naturali prestabilite da Dio.
Dio stabilisce un rapporto con l’uomo immaturo in modo analogo. L’uomo e la donna che non hanno raggiunto lo stato di maturità rispondono a Dio solo indirettamente. In questa relazione sono guidati da leggi spirituali che operano in modo simile alla legge naturale. Perciò, il periodo di crescita è il tempo del dominio indiretto di Dio sull’umanità.
L'uomo durante la crescita è nell'indiretto dominio di Dio.
Si può fare un paragone con il rapporto tra figlio e genitori. Nell’infanzia e nell’adolescenza, il figlio viene guidato dall’amore e dagli insegnamenti dei suoi genitori. A causa della sua immaturità, gli vengono dati dei limiti e gli viene detto cosa deve o non deve fare. La sua capacità di comportarsi costruttivamente e di essere pienamente unito ai genitori è limitata dalla sua inesperienza.
Allo stesso modo, quando l’uomo si trova nello stadio di crescita, Dio non può avere una relazione diretta con lui. Dio ci dà leggi e principi per aiutarci nella nostra crescita ma, a causa della nostra immaturità, non può condividere ogni cosa con noi. C’è da dire che Dio, un essere perfetto, può stabilire un rapporto completo solo con persone perfette.
In definitiva, la distinzione tra dominio diretto e indiretto è una questione d’amore. Noi possiamo capire solo ciò che sperimentiamo. Perciò possiamo conoscere a fondo l’amore di Dio solo quando la nostra esperienza d’amore è completa e il nostro amore è simile al Suo. Ciò richiede tempo, perché dobbiamo crescere.
Il dominio indiretto è un periodo d’instabilità. Fisicamente, se non viviamo secondo certe regole igieniche, possiamo ammalarci o distruggere il nostro fisico. Allo stesso modo se facciamo scelte sbagliate in campo spirituale e ignoriamo i principi di Dio, soffriamo. Allineandoci alle leggi e ai principi di Dio, possiamo crescere fino alla piena maturità e salute, sia spirituale che fisica. Così raggiungeremo il diretto dominio di Dio.
L’uomo ha una parte di responsabilità
Durante il periodo di crescita attraverso il dominio indiretto, Dio ci dà tutto ciò di cui necessitiamo. Oltre a soddisfare i nostri bisogni fisici, Egli ci ha dato l’intelligenza, la creatività e l’intuizione, necessarie per la nostra crescita interiore. Comunque, una certa parte di responsabilità è lasciata a noi, e finché questa parte non viene completata, il piano di Dio non può essere realizzato.
Pensate di nuovo alla relazione tra i genitori e il figlio. Il genitore guida ed educa suo figlio, facendo tutto il possibile per aiutarlo a maturare. Il figlio, però, deve maturare da solo. Un insegnante può procurare ai suoi studenti tutto il necessario per studiare, ma devono essere gli studenti stessi a studiare. Se ciò non avviene, il lavoro del maestro rimane inutile.
Lo stesso principio resta valido nel rapporto tra l’uomo e Dio. Il lavoro di Dio per portarci alla maturità si realizza completamente solo quando noi realizziamo la nostra parte.
L’uomo deve partecipare alla creazione
Dio ci ha dato questa responsabilità per due motivi. Primo, perché siamo stati creati tutti come Suoi figli. Per essere figli di Dio, dobbiamo ereditare il Suo carattere, compresa la Sua creatività. Abbiamo avuto la libertà di fare delle scelte e siamo obbligati ad assumercene la responsabilità. Dio dunque ci consente di partecipare alla creazione di noi stessi. Facendo ciò, scoprendo alla fine l’immagine di Dio dentro di noi, diventiamo co-creatori con Lui e possiamo chiamarci figli di Dio.
L’uomo deve qualificarsi signore del creato
Secondo, Dio vuole che l’uomo sia Signore di tutto il creato, come Suo rappresentante. In ogni caso, un uomo ha il diritto di dominare solo ciò che ha fatto, e nessuno di noi ha creato il mondo. Perciò dobbiamo stabilire delle condizioni per poter diventare creatori. Prendendo responsabilità nella creazione di noi stessi, ci qualifichiamo per ereditare da Dio il diritto di dominare la creazione.
Dio e l’uomo si dividono la responsabilità
Paragonata alla responsabilità che Dio si assume per la nostra crescita, la nostra parte di responsabilità è molto piccola. Non possono in effetti essere commisurate. Ma per semplicità, enfatizzando la nostra parte di responsabilità possiamo affermare che la parte di responsabilità di Dio è del 95%, mentre la nostra è del 5%. Dal nostro punto di vista, comunque, noi dobbiamo impegnarci con tutto il nostro cuore per giungere alla nostra perfezione. Anche se siamo responsabili solo del 5% di tutto il lavoro, abbiamo bisogno del 100% dei nostri sforzi per completarlo.
Dio si aspetta che l'uomo faccia la sua parte nel completare la Sua creazione.
Quando facciamo la nostra parte, Dio ci considera come se avessimo in effetti fatto noi tutto il lavoro. Così ogni uomo può ereditare la natura di Dio, diventando Suo vero figlio. Dato che siamo responsabili della nostra crescita, dobbiamo porre le condizioni perché Dio possa agire. Quando Gesù guariva gli infermi, prima chiedeva se credevano in lui:
“Ora giunto egli a casa, gli si avvicinarono i due ciechi. Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?» «Si, o Signore». Allora egli toccò i loro occhi dicendo: «Vi sia fatto secondo la vostra fede».” (Mt. 9:28-29)
La fede era la condizione che permetteva all’energia guaritrice di Dio di agire. Senza quella fede, nessuna guarigione era possibile. Allo stesso modo Gesù promise al popolo, che voleva delle risposte, che le avrebbe trovate, ma lo spinse a fare prima la propria parte.
“Chiedete, e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate, e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto”. (Mt.7:7-8)
Perché un Dio misericordioso non può dare a chi non chiede? Perché non può esaudire anche chi non cerca e non bussa per entrare? È perché ogni uomo ha la sua parte di responsabilità, e Dio non può interferire in essa. Il potere di Dio è valido solo quando noi realizziamo la nostra parte.
Dio è come un capomastro che costruisce un grande muro di pietra. Egli ha già sistemato tutti i blocchi tranne uno e chiede a noi di farlo.
Egli ci dà tutti gli attrezzi e le istruzioni per completare il muro. Noi dobbiamo mettere l’ultima pietra. Possiamo quindi partecipare alla gloria del lavoro ultimato ed essere co-creatori con Dio. Poiché nel corso della storia non abbiamo realizzato il nostro 5%, Dio deve attendere che noi mettiamo al proprio posto l’ultima pietra. Non importa quanto tempo ci voglia, questo principio di corresponsabilità è rimasto immutato durante l’intero corso della storia.
Noi viviamo in un mondo di sofferenza, non a causa di disinteresse da parte di Dio, ma perché non abbiamo completato la nostra responsabilità. Noi determiniamo il destino del mondo con le nostre azioni, e le nostre decisioni non portano solo al nostro successo, ma anche a quello di Dio.
La vita dopo la morte
C’è una vita dopo la morte? Se sì, è in qualche modo connessa con la vita sulla terra? Come la nostra crescita nel grembo di nostra madre è una preparazione per la vita dopo la nascita, il nostro sviluppo sulla terra ha una qualche ripercussione sulla vita nell’aldilà?
Molti credono che esista una vita dopo la morte, migliore di quella che l’uomo ha provato sulla terra. Comunque, anche quelli che si sono preparati, tramite la religione, alla realtà della vita eterna, provano ansietà all’avvicinarsi della morte. Ben pochi hanno le idee chiare su cosa sia l’aldilà.
C’è una realtà visibile ed una invisibile
Per cominciare a comprendere la dimensione spirituale, dobbiamo prima riconoscere che la realtà non consiste soltanto nel mondo percettibile fisicamente. Esistono molte cose che sono al di fuori della portata dei nostri cinque sensi fisici. Per esempio, non possiamo vedere i raggi infrarossi o i raggi X, o udire i suoni al di sopra e al di sotto di certe frequenze, eppure queste cose esistono. Allo stesso modo, anche se non possiamo percepire il mondo spirituale attraverso i nostri sensi fisici, esso esiste. Come esporremo più avanti, esso può essere percepito in altri modi.
Proprio come ogni essere, ha due aspetti complementari, il carattere interiore e la forma esteriore, così il cosmo è diviso in un mondo spirituale invisibile e in un mondo fisico visibile. Il mondo fisico visibile è esteriore e riflette il corpo dell’uomo, mentre il mondo spirituale invisibile è interiore, e riflette la mente dell’uomo.
Il cosmo è diviso in due parti: il mondo fisico e il mondo spirituale.
La mente e il corpo dell’uomo agiscono ciascuno nella propria dimensione
Possiamo comprendere questi due mondi considerando le differenze tra la mente e il corpo. Il corpo è limitato al presente; non può tornare al passato o proiettarsi nel futuro. Esiste per un breve periodo e alla fine muore. La mente, invece, non è limitata dal tempo; se lo desidera, può liberamente riflettere sul passato o immaginare il futuro. La mente vive eternamente.
Mente e corpo sono diversi anche riguardo allo spazio. Il corpo occupa un posto specifico in un tempo specifico. La mente, al contrario, oltrepassa i limiti dello spazio. Per questo motivo si può pensare a una persona amata lontana migliaia di chilometri. La mente ha la potenzialità, di abbracciare tutto l’universo.
I fenomeni spirituali sono comuni e reali
Alcuni anni fa fece molto scalpore il caso del vescovo americano, James Pike, il cui figlio si era da poco tolto la vita. Attraverso una serie di straordinarie esperienze, il vescovo Pike si convinse che suo figlio era ancora vivo; in effetti entrava in contatto con lui, in un’altra dimensione. Allo stesso modo molti credono che dopo morto il mago Harry Houdini comunicava con persone della terra. A volte si prova invece la sensazione che una persona cara, morta da tempo, sia presente accanto a noi.
Proprio come l’uomo ha cinque sensi fisici per percepire il mondo fisico, ha anche cinque sensi spirituali, con i quali percepisce il mondo spirituale. Questi sensi spirituali rendono possibili esperienze paranormali come quelle descritte sopra o altre, come avere visioni, sentire voci, fare sogni profetici, avere la sensazione che un’esperienza del presente è già stata vissuta.
Nella Bibbia si testimonia dell’esistenza del mondo spirituale. Dei profeti, come Ezechiele e Isaia raccontano le loro impressionanti esperienze spirituali, come pure l’autore del libro dell’Apocalisse. Nei Vangeli, degli angeli parlano
(Lc. 1:28) e, sul Monte della Trasfigurazione, Gesù parla con Mosè ed Elia, morti molto tempo prima.
“Sei giorni dopo Gesù prese con sé Pietro e Giacomo e Giovanni suo fratello, e li condusse in disparte su un alto monte. E si trasfigurò alla loro presenza, e il suo viso risplendette come il sole, le sue vesti divennero bianche come la luce. Ed ecco che apparvero loro Mosè ed Elia, a colloquio con lui”. (Mt. 17:1-3)
Oggi, la più probante testimonianza dell’esistenza della dimensione spirituale viene probabilmente dalle persone che hanno avuto esperienze molto vicine alla morte. Nonostante le differenti culture e fedi religiose, queste persone, dichiarate morte clinicamente ma poi tornate in vita, ricordano esperienze simili avvenute durante la loro “morte”. Per esempio, raccontano di essere volate fuori dal loro corpo e di averlo visto da lontano. Riferiscono che altre persone, nei rispettivi corpi fisici, venivano per aiutarle, e spesso riconoscevano in loro amici e parenti morti precedentemente. Poi appariva una divina Presenza d’amore che le portava a valutare la loro vita, spesso mettendone in risalto gli avvenimenti salienti. Alla fine, scoprivano che l’ora della loro morte non era ancora arrivata, e dovevano rientrare nei loro corpi fisici. Queste persone sono rientrate nei loro corpi e dopo essere “tornate in vita” hanno continuato la loro esistenza sulla terra.
Lo spirito è paragonabile al fisico
“Si semina corpo animale, risorgerà corpo spirituale. Se vi è un corpo animale vi è pure un corpo spirituale”. (1 Cor. 15:44)
Vivendo in due mondi, ciascuno di noi consiste di una realtà fisica e di una realtà spirituale. Il fisico è costituito da un corpo fisico e da una mente fisica, che è simile alla mente degli animali. La mente fisica mantiene in vita il corpo fisico e agisce come l’istinto, stimolando il desiderio di sopravvivenza, di cibo, di riproduzione.
Allo stesso modo lo spirito dell’uomo ha un corpo spirituale e una mente spirituale. La forma del corpo spirituale è identica a quella del corpo fisico. Per questo motivo, le persone sono riconoscibili anche nella forma spirituale. Quando Gesù vide Mosè ed Elia, li vide nei loro corpi spirituali.
Ciascuno di noi consiste di una realtà fisica e di una realtà spirituale.
La mente spirituale è la parte centrale dell’individuo, la fonte del suo sentimento, intelletto e volontà. Di qui hanno origine la nostra personalità e autocoscienza. Attraverso la mente spirituale Dio può comunicare con noi, ispirarci e guidarci verso la perfezione.
Molti hanno la sensazione che una parte di loro stessi non cesserà mai di esistere, ed è proprio così. Dal momento che noi siamo per natura eterni, desideriamo vivere per sempre. Dopo la morte del corpo fisico, l’uomo vive per sempre nel mondo spirituale.
L’interazione tra spirito e fisico
Per sopravvivere fisicamente, abbiamo bisogno di nutrimento fisico. Allo stesso modo, il nostro spirito ha bisogno di nutrimento spirituale. Il nutrimento spirituale consiste negli “Elementi di vita” che vengono da Dio, che sono l’amore e la verità, e negli “Elementi di vitalità”, che provengono dal corpo fisico. Se viviamo secondo la parola di Dio e compiamo buone azioni, il nostro corpo fisico dona energia al nostro spirito. Questa energia costituisce gli Elementi di vitalità. Grazie agli Elementi di vitalità, noi sentiamo gioia ed energia quando il nostro corpo fisico è sano, attivo e in armonia con lo spirito. Quando lo spirito riceve Elementi di vitalità dal corpo ed Elementi di vita da Dio, diventa grande, vivo e bello.
Il nostro spirito e il nostro fisico debbono stabilire una relazione di dare e avere, alimentandosi e sostenendosi continuamente l'un l'altro.
Reciprocamente, lo spirito proietta elementi spirituali sul fisico. Uno spirito pieno d’ideali, speranza e amore di Dio, trasmette salute e forza al fisico. Coloro che hanno questo tipo di spirito spesso hanno meno bisogno di dormire o di mangiare, rimangono più sani e di solito hanno più energia ed entusiasmo nella vita.
La vita fisica determina la crescita spirituale
Il carattere dello spirito dipende dalla qualità della vita fisica. Se un uomo commette azioni malvagie durante la sua vita, trasmette cattivi Elementi di vitalità allo spirito. Queste azioni restano radicate nel suo spirito e lo spirito stesso ha una crescita distorta, proprio come il corpo fisico viene danneggiato se non è usato correttamente.
Per compensare questo, tali uomini devono compiere buone azioni per restaurare ciò che hanno fatto in passato. Se un uomo ha fatto un torto a un altro, ha derubato o ha sfruttato un altro più debole, sarà inevitabilmente chiamato a riparare questi errori durante il corso della sua crescita spirituale. Se fallisce nel far ciò mentre è sulla terra, entrerà nel mondo spirituale in una situazione di sfavore.
Dopo la morte fisica continuiamo a vivere nel mondo spirituale allo stesso livello che abbiamo ottenuto durante la nostra vita sulla Terra. Nessuno viene “mandato” in cielo o all’inferno; piuttosto, si entra nel mondo spirituale ad un livello corrispondente a quello della crescita spirituale che abbiamo realizzato sulla terra. Siamo quindi noi che determiniamo il nostro livello nel mondo spirituale.
Dal momento che lo spirito cresce in rapporto col fisico, la nostra esperienza di amore, bellezza e gioia sulla terra condiziona la nostra capacità di fare queste esperienze nel mondo spirituale. La vita nel mondo spirituale è determinata all’inizio dal grado di sensibilità all’amore di Dio che abbiamo sviluppato sulla terra. Perciò, solo chi ha pienamente sperimentato il Suo amore sulla terra può dimorare nel Suo cuore nel mondo spirituale. Poiché il Suo amore si sperimenta più profondamente nella famiglia, è attraverso la nostra famiglia che possiamo entrare nel Regno dei Cieli, sia sulla terra che nel mondo spirituale.
La posizione dell’uomo nell’universo
Anche prima che fosse creato il primo essere umano, Dio usò il Suo piano per l’uomo, di carattere interiore e forma esteriore, come modello per creare l’universo. Perciò, con gli ingredienti che compongono il mondo fisico Egli creò il nostro corpo fisico e con gli ingredienti che compongono il mondo spirituale Egli fece il nostro spirito. Lo spirito è l’incapsulazione del mondo spirituale, e il fisico è l’incapsulazione del mondo fisico. Dio quindi creò ogni uomo come un microcosmo del macrocosmo.
In secondo luogo, Dio ci ha creati perché avessimo dominio sui due mondi, dandoci cinque sensi fisici e cinque sensi spirituali. Attraverso i sensi fisici possiamo agire pienamente nel mondo fisico. I sensi spirituali invece si sono degradati, a causa della nostra separazione da Dio, e a causa di ciò siamo incapaci di percepire il mondo spirituale. Quando ritorniamo a Dio, i sensi spirituali si risvegliano. Uniti a Lui, noi saremo in grado di esercitare un giusto dominio su entrambi i mondi, spirituale e fisico.
In terzo luogo, Dio ci ha creati come mediatori. Il mondo spirituale e quello fisico non sono stati fatti per avere una relazione diretta tra loro. Comunque, quando fisico e spirito di un uomo si uniscono in un perfetto dare e avere centrato su Dio, questi due mondi si uniscono attraverso quest’uomo.
Riassumendo, Dio ha creato l’uomo come incapsulazione del mondo fisico e del mondo spirituale, perché facesse da mediatore tra essi e dominasse l’universo.
L'uomo è l'incapsulazione, il mediatore e il signore del mondo fisico e di quello spirituale.
Tragicamente, l’uomo si è separato da Dio e l’intera creazione ha perso il suo signore. Di conseguenza l’universo stesso è stato separato da Dio. Secondo l’apostolo Paolo:
“...infatti, la creazione aspetta con ansia la manifestazione dei figli di Dio... perché la creazione stessa sarà liberata dalla servitù della corruzione per avere parte alla libertà della gloria dei Figli di Dio. Poiché noi sappiamo che, fino ad ora, tutta la creazione geme ed è in travaglio, e non soltanto essa, ma anche noi...”. (Rm. 8:19-23)
Il Cuore di Dio
L’essenza di Dio è un cuore d’amore che cerca di esprimersi in un mondo di gioia. Il Suo amore è pienamente espresso quando vengono realizzate le Sue tre benedizioni per l’umanità e viene stabilita la base delle quattro posizioni.
L’uomo ha dei sentimenti perché Dio li ha
Quando si pensa a Dio solo come a un essere distante, onnipotente, è facile pensare che Egli non abbia compassione. È ancora più facile toglierGli i Suoi sentimenti, pensando che sia al di sopra di tutti i sentimenti che noi consideriamo umani.
Ma qual è la sorgente dell’umanità dell’uomo? Nello stesso modo in cui noi riflettiamo le essenze duali di Dio, così riflettiamo anche i Suoi sentimenti. Il motivo per cui noi proviamo dei sentimenti è che Dio per primo li prova.
Dio è il genitore di tutti noi, sia buoni che cattivi. I nostri successi allietano Dio, i nostri errori Lo intristiscono, le nostre sofferenze agitano il Suo cuore. La Bibbia ci dice che Egli si sentì dispiaciuto e addolorato per aver fatto l’uomo (Gn. 6:6), compiaciuto con Gesù (Mt. 3:17), adirato (Es. 4:14), compassionevole (Es. 22:27), stanco (Is. 1:14), pietoso (SI. 103:13), e amorevole (Gv. 3:16).
L’uomo soffre, ma anche Dio soffre
Come abbiamo già detto, Dio creò per provare gioia, ma il Suo ideale non è mai stato realizzato. Al contrario, la separazione tra Lui e i suoi figli ha causato a entrambi un’indicibile sofferenza. Tagliati fuori dalla sorgente della felicità e dei valori, gli uomini si sono sentiti insicuri e privi di uno scopo. Poiché non sentiamo l’amore di Dio, i rapporti umani sono difficili. La famiglia, destinata a essere il centro dell’amore, è troppo spesso il centro del conflitto e del dolore. Dimenticando che Dio è nostro Padre, spesso perdiamo la consapevolezza di essere fratelli e sorelle. Emergono discriminazioni, conflitti e comportamenti sbagliati.
D’altra parte, se noi non Gli rispondiamo, Dio non può provare amore come desidera. Inconsapevoli di essere stati noi ad allontanarci da Dio, ce la prendiamo con Lui e addirittura Lo accusiamo per i nostri problemi. L’uomo sente la propria situazione di sofferenza; ma Dio vede la situazione di ognuno, rispetto a ciò che era invece il Suo ideale originale e soffre molto di più. Proprio perché l’amore di Dio è oltre la comprensione dell’uomo, così anche il Suo dolore. Parlando in termini umani, per quante lacrime abbia sparso ciascun uomo, Dio ha pianto e sofferto più di tutti.
La vita gioiosa di Dio con l’umanità non ha potuto essere realizzata perché noi Lo abbiamo abbandonato. Quando gli uomini Lo hanno corrisposto e hanno cercato di portare gli altri verso il Suo amore, sono stati perseguitati dalle stesse persone che stavano cercando di aiutare. La posizione di Dio divenne quella del genitore rifiutato. I Suoi figli non compresero che Lui non era la causa, ma la soluzione alla loro sofferenza.
“Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me, sacrificavano ai Baal e offrivano incenso agli idoli. Eppure ho insegnato a Efraim a camminare, io l’ho preso nelle mie braccia ma essi non vollero saperne che io mi curassi di loro”. (Os. 11:2-3)
Dio spera nel giorno del ritorno
La storia del figliuol prodigo (Lc. 15:11-24) nella Bibbia è il racconto dell’esperienza diretta di Dio. Il padre diede a Suo figlio tutto quello che lo avrebbe aiutato a vivere felice; ma il figlio decise di sperperare tutto. Alla fine, stanco e malato, ricordò i momenti felici che aveva vissuto col padre e ritornò per essere punito e ripudiato. L’idea della punizione, però, era ben lontana dalla mente del padre. Il figlio era tornato dopo aver fallito, ma era tornato; e il padre lo trattò come un ospite regale, festeggiando quel giorno col cuore che scoppiava di gioia.
Questa è la speranza di Dio. Egli aspetta con impazienza il momento della riconciliazione, il giorno in cui Egli e l’uomo potranno finalmente unirsi, com’era nel Suo desiderio originale. Allora la grande sofferenza di Dio, dell’uomo e dell’universo finirà per sempre.
Conclusione
“Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra, soggiogatela e abbiate potere sui pesci del mare, sui volatili del cielo e su ogni animale che striscia sulla terra”. (Gn. 1:28)
Abbiamo finora esaminato l’ideale originale della creazione di Dio e i Principi inerenti alla sua realizzazione. Come abbiamo già visto, Dio in origine desiderava un mondo di bontà, dove gli individui avrebbero sentito pace nel cuore, dove i membri della famiglia avrebbero trovato vera gioia nei rapporti fra loro e dove la natura, curata dall’uomo, avrebbe offerto ai figli di Dio non solo bellezza e felicità, ma anche adeguati cibi, vestiti e abitazioni. In questo mondo Dio avrebbe trovato la Sua gioia.
È inutile dire che noi oggi non viviamo in questo mondo. Invece di avere un profondo sentimento di pace e felicità interiore, molti di noi hanno molta più consuetudine con le sensazioni di ansietà, paura e risentimento. Invece dell’armonia e dell’amore, nella famiglia molti di noi sperimentano molto più l’ansietà, la paura e il risentimento. Invece dell’armonia e dell’amore, nella famiglia molti di noi soffrono per l’alienazione e il conflitto. E invece di riuscire a trovare piacevole il nostro ambiente materiale, molti di noi lavorano o vivono in ambienti insalubri per il fisico e sgradevoli ai sensi. Invece di avere il Regno dei Cieli sulla terra, in molti posti abbiamo creato l’inferno.
Ben pochi sono contenti di questo stato di cose. E Dio non lo è per nulla. Perciò, come vedremo in seguito, durante tutta la storia Dio ha lavorato per realizzare il Suo scopo originale. Dato che Dio è Dio e noi stessi siamo rivestiti del Suo carattere, inevitabilmente il Regno dei Cieli sarà realizzato.
Secondo la Bibbia, 2000 anni dopo Adamo venne Abramo, e 2000 anni dopo Abramo venne il Cristo. Oggi, 2000 anni dopo Cristo, è il momento, com’è spiegato nei Principi, in cui Dio sta lavorando per la realizzazione finale del Suo Regno sulla terra. Oggi ci si presenta un’opportunità unica.
Ma cosa ha impedito finora la realizzazione di questo ideale? Perché queste speranze non si sono realizzate tanti anni fa, all’inizio della storia dell’uomo? Che cos’è la “caduta dell’uomo”? Come si possono eliminare i suoi effetti?
Il prossimo capitolo di questo Corso di Studio affronta queste domande. Dopo aver presentato l’ideale di Dio d’amore, gioia e unità, il prossimo capitolo spiegherà perché si è realizzato l’esatto contrario. Proprio come un dottore, individuando la malattia del paziente è in grado di prescrivergli una cura, così, conoscendo i nostri errori e quelli del mondo, possiamo collaborare nel realizzare l’ideale di Dio.
Note
(1) Per “mente” i Principi Divini intendono qualcosa di più delle semplici capacità mentali della persona. “Mente” qui comprende le qualità interiori d’intelletto, sentimento e volontà.
(2) I termini “soggetto” e “oggetto” hanno tradizionalmente connotazioni molto personali. Nella discussione sugli esseri umani bisogna ricordare che sono applicati alle posizioni o ai ruoli che le persone ricoprono, non alle persone stesse.
« Indietro | Avanti » |