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La Provvidenza di Restaurazione

Abbiamo già visto come Dio, avendo in sé caratteristiche duali, creò l’uomo e tutte le cose in una relazione di soggetto-oggetto. Ogni cosa, quindi, stabilendo una relazione reciproca di dare ed avere, centrata su Dio, dà origine ad una relazione armoniosa e realizza lo scopo del bene.

Però, l’uomo tradì Dio e fece di Satana un falso padre, iniziando così questo mondo di peccato.

Per salvare l’umanità, Dio cominciò la Sua provvidenza di restaurazione al fine di riportare l’uomo ed il mondo al loro stato originale di bene.

L’uomo sa per esperienza di non poter determinare il corso della propria vita, e quindi, tanto meno, la storia dell’intera umanità. Perciò, sapere come e quando avvenne un fatto non è sufficiente a spiegare la causa dell’evolversi della storia.

Dal punto di vista di Dio, la storia umana non è che il completo resoconto della Sua dispensazione per salvare questo mondo. In altre parole, la storia non è che la storia di restaurazione, la registrazione dei tentativi fatti da Dio per raggiungere il Suo obiettivo.

Poiché lo scopo della provvidenza di restaurazione di Dio è quello di restaurare l’uomo ed il mondo, affinché essi completino lo scopo della creazione, potremmo definire la storia dell’uomo come la storia della dispensazione di Dio per restaurare lo scopo della creazione.

La battaglia fra il bene ed il male

In questo mondo, in cui Satana domina come falso signore, Dio ha sempre cercato di dividere il bene dal male, e, come risultato, gran parte della storia è stata caratterizzata dalle lotte fra il bene ed il male.

L’uomo caduto, unitosi a Satana con la mente, commette peccato attraverso il suo corpo. Tuttavia, conserva ancora in sé una mente originaria, creata da Dio, che rimane sempre rivolta verso di Lui.

L’uomo viene a trovarsi così in una posizione intermedia. Da una parte la sovranità del male di Satana cerca disperatamente di trattenerlo, mentre dall’altra la sovranità del bene di Dio combatte per avere l’uomo dalla sua parte, così vi è sempre una continua battaglia per la conquista dell’uomo. Questo è il vero quadro della storia umana: il conflitto fra il bene ed il male.

Dopo la caduta dell’uomo, il fratricidio di Caino costituì il primo tragico conflitto fra fratelli e fu il modello delle lotte che caratterizzano tutta la storia. Anche se l’area della battaglia varia e, partendo dagli individui, ha via via coinvolto famiglie, società, fino ad arrivare a nazioni ed a gruppi di nazioni, alla fine questi conflitti sono sempre uno scontro tra il bene ed il male, il lato di Dio ed il lato di Satana, che sono i principali protagonisti dietro la scena della storia.

La condizione per permettere lo sviluppo storico

Qual è la vera forza traente della storia? Quando diciamo che la storia è determinata dalla dispensazione di Dio, intendiamo dire che va avanti da sola, in base al piano ed al lavoro di Dio? Se la meta della storia è realizzare lo scopo della creazione, il conflitto fra bene e male progredisce automaticamente verso la realizzazione di questo scopo? Se è così, come possiamo allora spiegare le tante ingiustizie e tragedie della storia, dove il male ha prevalso o vi è stato il sacrificio delle persone che erano dalla parte del bene?

All’inizio, Dio diede ai nostri antenati un comandamento da osservare fino a che fossero giunti alla perfezione. Lo scopo della creazione doveva realizzarsi non solo attraverso il piano ed il lavoro di Dio, ma attraverso la realizzazione, da parte dell’uomo, della sua relativamente piccola parte di responsabilità, obbedendo al comandamento di Dio.

Al fine di compiere lo scopo della creazione, lo sforzo dell’uomo è essenziale quanto quello di Dio, poiché dipende dall’uomo realizzare o no la volontà divina.

Quando l’uomo compie la sua responsabilità, il piano di Dio si riflette concretamente nella storia e la restaurazione prosegue. Ma, quando l’uomo non la realizza, il piano di Dio si vanifica e la storia riflette la volontà di Satana.

Se la storia dell’uomo è il resoconto di una storia di male, dove la prospettiva di un mondo ideale appare estremamente utopistica, non è perché Dio è impotente, ma perché sono ben pochi gli uomini che hanno portato a termine la loro parte di responsabilità, per compiere la provvidenza di Dio.

Dio è assoluto, eterno e onnipotente; pertanto il Suo scopo di creazione è anch’esso assoluto e la Sua volontà di restaurazione si compirà certamente come detto in Isaia (46:11).

Quando un uomo fallisce nella sua parte di responsabilità, Dio, dopo un periodo di tempo, sceglie un altro uomo per portare avanti la stessa missione. Questa è la ragione per cui vi sono tanti eventi simili nella storia della dispensazione di Dio, anche dopo un periodo di 2000 e 4000 anni.

Noi definiamo questo riapparire di eventi o periodi similari come “identità di tempo provvidenziali”.

Nella Sua provvidenza, Dio deve dapprima restaurare un vero uomo, per compiere il Suo scopo di creazione, e, tramite lui, restaurare una famiglia, una società, una nazione e l’intero mondo. Il Messia è il modello del vero uomo, ed è pertanto il frutto di maggior valore nella storia provvidenziale.

Quindi Dio non può inviarlo nel mondo senza alcuna preparazione, perché, senza un ambiente pronto a riceverlo, verrebbe sicuramente eliminato dal mondo del male.

Dio sceglie prima pochi individui che possono onorarlo e obbedirgli e, tramite questi, crea famiglie e nazioni separate da Satana che possono servire come fondazione di fede per l’arrivo del Messia.

Come Dio scelse le famiglie di Abramo e Giacobbe ed innalzò il popolo di Israele per preparare la base alla venuta del Messia, così Egli ha lavorato con il Cristianesimo per gli ultimi 2000 anni al fine di preparare la seconda venuta del Cristo.

Di conseguenza la storia degli Israeliti prima dell’avvento di Gesù e la storia dei Cristiani dopo Gesù, rappresentano il canale principale attraverso cui si svolge la storia umana.

Storia centrale e storia collaterale

La volontà di Dio è di salvare tutti i popoli del mondo, ma Dio lavora dapprima su un modello di dispensazione, lungo un canale storico centrale, mentre la storia delle altre nazioni ha un ruolo secondario. In seguito, queste ultime si uniscono alla storia centrale, per essere incluse nella storia di salvezza totale.

Da un punto di vista provvidenziale, la storia delle religioni fa anch’essa parte del piano centrale della dispensazione divina, poiché il fine delle religioni è quello di educare la mente e lo spirito dell’uomo verso la realizzazione degli scopi di restaurazione dell’umanità.

Altri campi, quali quello politico, economico, scientifico e culturale hanno come scopo il miglioramento dell’ambiente vitale dell’uomo e perciò il loro sviluppo può essere considerato come ausiliario alla storia centrale.

Osservando la storia da questo punto di vista, possiamo cominciare a capire il significato degli avvenimenti storici del popolo ebreo, descritti nel Vecchio Testamento.

Non è semplicemente la storia di una tribù e di una nazione, ma è la storia centrale attraverso cui Dio conduceva la Sua provvidenza di salvezza.

La storia del popolo ebreo centrata sul Giudaismo e la storia della civilizzazione occidentale, centrata sul Cristianesimo sono, insieme, la più chiara manifestazione della dispensazione di Dio e, sorprendentemente, possiamo ricavare da queste una chiave di interpretazione applicabile a tutta la storia umana. Con questa formula è possibile tracciare a grandi linee anche i futuri corsi storici. Partendo da questa nuova prospettiva della storia di restaurazione, esaminiamo ora più dettagliatamente gli eventi del passato.

La provvidenza di restaurazione centrata sulla famiglia di Adamo

Secondo la logica, poiché fu Adamo a cadere, lui stesso avrebbe dovuto fare un’offerta a Dio. L’offerta fu invece compiuta dalla generazione successiva. Perché?

Dividendo Adamo in Caino ed Abele, che fece l’offerta, Dio compì il primo tentativo di restaurazione per separare il bene dal male.

Dopo aver preso possesso del mondo creato da Dio, Satana cominciò a costruire un mondo opposto ai principi di Dio, contrario alla Sua volontà. Perciò, per compiere la Sua provvidenza, Dio separò Caino da Abele. Caino, come primo nato, rappresentava il lato di Satana e Abele, il secondogenito, rappresentava il lato di Dio. Ciascuno di loro era così nella posizione di avere una relazione con un solo padrone. In Genesi (4:7) Dio dice a Caino: “Perché sei adirato e il tuo volto abbattuto? Forse che se agisci bene non potrai tenere alto il volto? Ma, se non fai bene, il peccato giacerà alla porta e contro te si volgono e sue brame, però tu devi dominarlo”. Questo mostra che Caino fu messo nella posizione di avere un rapporto con Satana.

Quando gli Israeliti scapparono dall’Egitto, Dio colpì tutti i primi nati, non solo degli Egiziani, ma anche del loro bestiame (Es 12:29). Inoltre, Dio amò il secondogenito Giacobbe ed odiò il primo figlio Esaù, quand’essi erano ancora nel grembo materno (Gn 25:23); e, quando Giacobbe benedì i suoi nipoti, Ephraim e Manasse, lo fece incrociando le mani di modo che la destra posasse sul capo di Ephraim, il secondogenito (Gn 48:14). Tutti questi esempi mostrano come Dio abbia sempre privilegiato la posizione del secondogenito.

Così, Dio poté accettare l’offerta di Abele (Gn 4:4) poiché egli era nella posizione di rappresentare Dio, e questo rendeva l’offerta accettabile (Eb 11:4). Rifiutò invece quella di Caino, che rappresentava la posizione di Satana. Caino doveva fare una condizione di indennizzo al fine di separarsi dal male ed andare verso il lato del bene.

In origine, l’arcangelo doveva amare Adamo come Dio l’amava e, obbedendo e sottomettendosi ad Adamo, doveva andare a Dio attraverso di lui, raggiungendo così la perfezione. Invece egli fallì.

Poiché Adamo ed Eva caddero a causa dell’arcangelo, ereditandone questa natura caduta, la sola condizione di indennizzo accettabile per eliminare la natura caduta, deve essere stabilita invertendo il processo della caduta stessa.

Dopo aver fatto le offerte, Caino era nella posizione dell’arcangelo ed Abele in quella di Adamo; pertanto, Caino doveva amare Abele e, attraverso di lui, avvicinarsi a Dio, continuando ad obbedire e a sottomettersi ad Abele. In questo modo si sarebbe realizzata la condizione di indennizzo.

Al contrario, Caino uccise Abele e ripeté il processo della caduta dell’arcangelo. Questo atto non fu semplicemente il crimine di un fratello più grande che uccide il più giovane, ma sta a significare che il lato di Satana aveva colpito il lato di Dio, frustrando il Suo tentativo di separare il bene dal male nella famiglia di Adamo.

Ciò che Caino non riuscì a realizzare fu quella condizione di indennizzo che tutti debbono fare per avvicinarsi a Dio.

Osservando questo principio in noi stessi, vediamo come la nostra mente, che ci dirige verso il bene (Rm 7:22) è nella posizione di Abele, mentre il nostro corpo, che tende a servire la legge del peccato (Rm 7:25) è nella posizione di Caino. Di conseguenza solo con la sottomissione e l’ubbidienza alla nostra mente, noi ci purificheremo.

Nella realtà però, a causa del dominio della nostra natura caduta, il nostro corpo si ribella sempre contro gli ordini della nostra mente, ripetendo la stessa azione che portò Caino ad uccidere Abele; è per questa ragione che gli uomini continuano a fare il male.

Poiché tutti gli uomini caduti sono nella posizione di Caino, possono ottenere la salvezza sottomettendosi con il servizio e l’amore al Messia, che viene nella posizione di Abele.

Fino al momento della venuta del Messia, Dio chiese all’uomo di fargli delle offerte. Difatti, con la caduta, l’uomo si è degradato ad un livello persino inferiore a quello delle cose create. Perciò, esse erano più pure dell’uomo stesso e svolgevano la funzione di Abele, di mediatore, fra Dio e gli uomini.

La provvidenza di restaurazione centrata sulla famiglia di Giacobbe

Dalla Bibbia vediamo come Dio, per separare il bene dal male, continuò al tempo di Abramo e Isacco per giungere ad una importante conclusione al tempo di Giacobbe.

Dal punto di vista provvidenziale, Giacobbe ed Esaù ripetevano il modello di separazione di Abele e Caino e pertanto rappresentavano rispettivamente i lati del bene e del male.

Giacobbe, attraverso una preparazione di 21 anni di duro lavoro in Haran, stabilì la condizione grazie alla quale suo fratello Esaù fu in grado di accettarlo con amore e umiltà. Apparentemente questo sembra semplicemente il caso di un fratello maggiore che si dimostra disposto ad amare il fratello più giovane. Da un punto di vista provvidenziale, il significato più profondo è che, per la prima volta nella storia dell’uomo, il lato di Satana fu sottomesso dal lato del bene. Così, Dio poté benedire Giacobbe, dandogli il nome di “Israele”, ed anche le tre generazioni di Abramo, Isacco e Giacobbe.

Possiamo così vedere che Dio prima trova un individuo ed una famiglia vittoriose che abbiano realizzato le condizioni di indennizzo e, centrandosi su di loro, innalza un popolo scelto. Perciò il fatto che gli Israeliti divennero il popolo scelto fu dovuto alla vittoria individuale di Giacobbe nel sottomettere il lato satanico. II corso di Giacobbe stabilì il modello per la sottomissione di Satana e questo doveva essere seguito da Mosè e da tutti gli altri profeti. Allo stesso modo, la storia di Israele mostra il corso attraverso cui deve passare una nazione nel livello nazionale di provvidenza; per questa ragione, la storia degli Israeliti, fino alla venuta di Gesù, è il punto centrale della storia provvidenziale.

Dio inviò così tanti profeti nella nazione israelita e la protesse con tanto amore perché essa era il frutto di molti anni di provvidenza divina e in tal modo Egli costruì la fondazione per soggiogare Satana a livello nazionale. Inoltre, è la vera fondazione su cui il Messia deve venire.

La tradizione di Israele fu fondata da Giacobbe, nella posizione di Abele (dal lato di Dio) quando sottomise Esaù che era nella posizione di Caino (dal lato di Satana). Questa tradizione doveva restare come il corso esemplare per il popolo scelto di Israele che, in posizione di Caino, doveva obbedire ed amare Gesù, l’Abele di tutta l’umanità, al fine di realizzare il Regno dei Cieli.

Dio e Israele

Dio amò profondamente il popolo scelto. Profetizzò molte volte la venuta del Messia ed avvertì gli Israeliti di esser pronti a riceverlo. Dio preparò anche Giovanni Battista, che doveva testimoniare del Messia al suo popolo. La nazione israelita stava realmente attendendo il Salvatore, ma, tragicamente, quando egli venne non lo riconobbe.

Il Figlio di Dio non ebbe allora altra alternativa che cercare di persuadere lui stesso il popolo. Tuttavia, non fu riconosciuto, fu considerato un bestemmiatore e alla fine crocifisso. Persino Pilato, un pagano, sapeva che Gesù era innocente. Paradossalmente, il popolo che condannò Gesù era proprio il popolo scelto, con alla testa i suoi capi.

La croce

I cristiani ritengono che la morte di Gesù sulla croce era il piano originale di Dio. Questo è assolutamente falso. Fu l’ignoranza degli Ebrei circa la volontà di Dio che portò alla crocefissione di Gesù.

La volontà di Dio era quella di condurre il popolo scelto a credere e ad accettare il Messia, per potersi poi salvare (Gv 6:29).

Il popolo israelita non sapeva chi era Gesù di Nazareth ed arrivò persino a schernirlo, quando già stava morendo, dicendogli che avrebbero creduto in lui come salvatore solo se fosse disceso dalla croce. In Giovanni (1:11) leggiamo: “E’ venuto in casa sua e i suoi non l’hanno riconosciuto”. Anche S. Paolo (1 Cor 1:28) testimonia: ‘‘Nessuno dei principi di questo mondo ha riconosciuto ciò, perché altrimenti non avrebbero crocifisso il Signore di Gloria”.

Nessun cristiano sa cosa realmente accadde al tempo di Gesù. Se la volontà di Dio era di crocifiggere Suo figlio, perché preparò il popolo scelto per così lungo tempo? Non aveva forse fatto questo proprio per proteggere Suo figlio da un mondo senza fede?

Nell’orto del Getsemani Gesù pregò: “La mia anima è angosciata da tristezza mortale... Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice” (Mt 26:36-38). Gesù pregò in questo modo non una, ma tre volte. Molti cristiani credono che, sebbene la sua missione fosse quella di morire sulla croce, Gesù aveva in sé la debolezza umana e questo giustificherebbe quella preghiera. Ma è ragionevole pensare che Gesù, il Salvatore dell’umanità, pregasse per debolezza? Neppure il primo martire cristiano, Stefano, né alcuno dei molti altri che lo seguirono, si dimostrarono tanto deboli. Nessuno, mentre stava morendo, chiese che “passasse da sé il calice di sofferenza”. Cosa fa credere ai cristiani che Gesù fu più debole di quei martiri? Allora, visto che il suo unico scopo era quello di salvare l’umanità, perché Gesù pregò in questo modo?

La preghiera di Gesù nel Giardino del Getsemani non fu una preghiera egoistica, provocata dal timore della morte. Anzi, se vi fosse stata questa sola possibilità per salvare l’umanità, Gesù sarebbe stato felice di morire non una, ma cento volte.

In realtà, egli aveva lavorato per tutta la sua vita per compiere la sua missione messianica e realizzare lo scopo della creazione di Dio qui sulla terra. Il cuore di Gesù era oppresso dal pensiero che la volontà di Dio avrebbe dovuto attendere migliaia di anni, se egli moriva senza riuscire a completare la sua missione. Inoltre, prevedeva che i suoi discepoli e tutti i suoi seguaci, i Cristiani, sarebbero dovuti passare per la stessa via di sofferenza ed avrebbero dovuto versare sangue, come lui aveva fatto sulla croce. Soffriva anche prevedendo il futuro di sofferenza del suo popolo di Israele, che lo aveva rifiutato.

Nel Getsemani, Gesù, in quell’ultima disperata preghiera a Dio, stava dicendo in realtà: “Anche in queste circostanze disperate, lascia che io resti su questa terra, così che possa continuare la mia missione, non importa a quale prezzo. Mostrami una strada qualsiasi attraverso cui possa compiere tutto ciò”.

Se la morte sulla croce fosse stata predestinata da Dio, non si capisce perché Gesù, rivolgendosi a Giuda Iscariota, che lo tradì, disse: “Guai a quell’uomo, per mezzo del quale il figlio dell’uomo sarà tradito, sarebbe meglio per lui se non fosse mai nato”. (Mt 26:24). Inoltre, non si possono spiegare le parole di Gesù sulla croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27:46). Se la croce era la sola strada preparata da Dio per Gesù, perché egli non fu pieno di gioia, avendo completato con successo la sua missione?

La crocifissione non era la volontà originale di Dio per Gesù, ma divenne piuttosto la dolorosa alternativa di Dio, causata dalla mancanza di fiducia del popolo di Israele.

Che cosa sarebbe accaduto se tutti gli Israeliti avessero creduto in Gesù e lo avessero accettato ed amato? Quasi certamente si sarebbe realizzata la salvezza. Lo scopo della creazione sarebbe stato compiuto e si sarebbe stabilito il Regno dei Cieli sulla terra. Il popolo di Israele sarebbe diventato la nazione centrale del mondo ideale e non vi sarebbe mai stata una divisione fra il Giudaismo ed il Cristianesimo, che non avrebbe mai dovuto passare attraverso le ben note sofferenze. Inoltre, poiché si sarebbe compiuta la volontà di Dio sulla terra, la seconda venuta del Cristo non sarebbe stata assolutamente necessaria.

I limiti della salvezza tramite la redenzione della croce

La crocifissione di Gesù rappresentò una via secondaria di salvezza e portò una salvezza solo spirituale. Poiché gli Israeliti non riconobbero né accettarono Gesù, Dio dovette pagare il prezzo per la mancanza di fede dell’umanità offrendo Suo figlio a Satana, come riscatto. Pertanto, Satana poté reclamare il corpo di Gesù.

Questa è la ragione per cui il sangue sparso da Gesù sulla croce divenne il prezzo per la redenzione di tutta l’umanità. Da quel punto, Dio poteva resuscitare Gesù ed aprire la strada alla salvezza spirituale. Ecco perché la vittoria di Dio non fu la crocifissione, ma la resurrezione.

Come conseguenza, il corpo fisico dell’uomo, che doveva appartenere a Gesù, divenne soggetto a Satana. La sola via lasciata aperta era la via della salvezza spirituale, che poteva essere ottenuta credendo in Gesù ed amandolo, per risorgere spiritualmente, come lui fece.

Persino dopo l’apparizione di Gesù sulla terra, il mondo continua ad essere governato da Satana ed il peccato continua ad esistere impietosamente nel corpo dell’uomo, così San Paolo si lamentava: “Povero me, uomo! Chi mi salverà da questo corpo di morte? Io con la mia mente servo la legge di Dio, ma il mio corpo serve la legge del Peccato” (Rm 7:24-25).

Come santo, Paolo era devoto e pieno d’amore per Dio, ma il suo corpo continuava ad essere oppresso dal peccato. Poiché questo è vero per tutta l’umanità, ci è stato insegnato di “pregare costantemente” Ts 5:17). Leggiamo anche in Giovanni (1:10) “Se diciamo di non aver peccato, facciamo di lui un bugiardo”, ad indicare come l’umanità è ancora sotto il vincolo del peccato. Pertanto, il Signore deve ritornare per eliminare completamente il peccato e stabilire il Regno dei Cieli in terra, lo scopo della creazione di Dio.

Quando il popolo di Israele non realizzò la sua missione come nazione centrale della dispensazione, non essendosi unito al Messia, Dio cominciò a formare la seconda Israele: il Cristianesimo. Perciò, il Cristianesimo è stato preparato da Dio su scala mondiale al posto della nazione di Israele, per essere la fondazione pronta per ricevere il Messia. In questo modo, la provvidenza centrale di Dio si è spostata dagli Israeliti e dal Giudaismo al Cristianesimo.

Per 400 anni, i primi cristiani, attraverso le persecuzioni e il martirio, pagarono il prezzo per stabilire il Cristianesimo come religione di stato dell’Impero Romano e costruire una forte fondazione.

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