Privacy Policy

Gesù e il Secondo Avvento

Salva come PDF

1983

Vi parlerò di alcune rivelazioni di Dio che sono di importanza fondamentale per la comprensione di tutti i cristiani, e farò spesso riferimento anche al popolo scelto di Israele. In questa sala, sono sicuro, ci sono tanti cristiani e tanti ebrei e poiché io amo profondamente tutti i fratelli cristiani e nutro una grande stima per gli ebrei, vi prego di capire, prima che inizi, che quello che dirò non riflette in alcun modo i miei sentimenti personali: porto semplicemente testimonianza alla verità.

Talvolta testimoniare la verità è un compito doloroso, tuttavia è una missione, un dovere che debbo assolvere. Può darsi che stasera il contenuto del mio messaggio sia in contrasto con quella che, finora, è stata la vostra comprensione; forse alcune cose saranno molto nuove per voi. A volte sembra quasi che a Dio, nella Sua provvidenza, piaccia vedere le persone scontrarsi. Gesù fu un Suo messaggero che rimproverò aspramente le persone chiamandole empie e simili a serpenti e certamente suscitò l’ira di molta gente. Se egli avesse detto agli uomini del suo tempo che erano dei meravigliosi figli di Dio, pensate che sarebbe stato ucciso? Senza eccezione, anche gli altri santi, ad esempio Confucio e Maometto, dichiararono qualcosa che il mondo non avrebbe voluto sentire; per questo vorrei chiedervi di pensare molto seriamente a ciò che state per ascoltare.

Che cosa sarebbe successo se la nazione d’Israele avesse accolto a braccia aperte Gesù Cristo? Se gli israeliti si fossero uniti a lui? Innanzitutto Gesù non sarebbe stato ucciso e il popolo l’avrebbe onorato come il Signore vivente; poi, insieme a lui sarebbero andati a Roma e Roma avrebbe potuto ricevere il Figlio di Dio mentre era in vita. Ma la triste realtà della storia è che ci sono voluti quattro secoli perché i discepoli di Gesù potessero sottomettere Roma. Gesù non conquistò mai a sé il popolo scelto d’Israele e non ottenne mai da loro l’appoggio di cui aveva bisogno. Egli era venuto per stabilire il Regno dei Cieli sulla terra e invece dovette avvertire i suoi discepoli di mantenere segreta la sua identità perché, dal momento che il popolo non riconosceva la legittimità del suo ruolo messianico, Gesù non aveva l’autorità per essere il Re dei Re.

Oggi abbiamo molto da imparare: non dobbiamo credere a tutto ciecamente, dobbiamo conoscere la verità che si nasconde nella Bibbia. Gesù non fu crocifisso per sua volontà, ma per volontà di altri; fu ucciso perché gli uomini non ebbero fede in lui come Messia.

Sto facendo una dichiarazione molto audace: Gesù non venne per morire, fu assassinato. I capi di quella che era la religione più preparata lo consegnarono perché venisse crocifisso. Pilato, il governatore romano, avrebbe voluto liberarlo ma fu costretto a rilasciare al suo posto Barabba. Quale grande peccato, quale grande tragedia è stata questa!

Forse questa per voi è una notizia scioccante e sorprendente, ma se ciò che provate è solamente stupore, allora non avete capito veramente il mio scopo. Le persone che vivevano al tempo di Gesù commisero un terribile errore, ma pensate che fossero molto più ignoranti e meno coscienti di quanto lo siamo noi oggi? Assolutamente no. Studiavano l’Antico Testamento parola per parola, imparavano a memoria la legge mosaica, così, in base alla loro comprensione dei testi sacri, Gesù non sembrava avere la qualifica per essere il Messia.

In quel momento la nazione d’Israele si trovava in una posizione molto difficile. Se voleva adempiere le Scritture e le profezie, doveva abbandonare il proprio modo d’intendere la legge mosaica. Duemila anni di tradizione erano stati basati sull’Antico Testamento perciò era davvero difficile per le persone rivedere completamente, da un giorno all’altro, la propria interpretazione della Legge accettando totalmente Gesù come Figlio di Dio. Quei capi religiosi che avevano gli occhi inchiodati ad una interpretazione letterale delle Scritture, mancarono semplicemente di coglierne lo spirito.

Esaminiamo ora la profezia di Malachia nell’Antico Testamento: “…Ecco io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore, perché converta il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri” (Ml 3:4-6). Gli israeliti conoscevano chiaramente la promessa di Dio, la sapevano a memoria, perciò prima del Messia aspettavano la venuta di Elia. Ecco perché, quando il Messia finalmente arrivò, fu naturale per loro chiedersi: “Dov’è Elia?”.

Elia era un profeta che, circa 900 anni prima della venuta di Cristo, aveva operato prodigiosi miracoli e si diceva che fosse salito al cielo su un carro di fuoco. Ora, dal momento che Elia era asceso al cielo, era dal cielo che si aspettava il suo ritorno. Ma prima che Gesù venisse, si verificò un tale miracolo? Il popolo d’Israele ebbe notizia dell’arrivo di Elia? No. Quello che invece la gente cominciò a sentire era Gesù Cristo che dichiarava di essere l’unigenito “Figlio di Dio”. E Gesù non parlava affatto timidamente, ma con forza e con autorità. Un uomo così non si poteva certo ignorare.

Questa situazione pose le persone di fronte a un grande dilemma. Subito si chiesero: “Se questo Gesù è il Messia, allora dov’è Elia?”. Poiché stavano aspettando ansiosamente la venuta del Messia nel loro tempo, attendevano anche l’arrivo di Elia: credevano che Elia sarebbe disceso direttamente dal cielo, giù dalle nuvole e che il Messia sarebbe venuto subito dopo, in modo simile.

Pertanto quando Gesù proclamò di essere il Figlio di Dio, coloro che l’udirono rimasero molto perplessi. Se non era venuto Elia, non ci poteva essere alcun Messia, e nessuno aveva detto che Elia era già venuto. Anche i discepoli di Gesù si trovarono in confusione. Quando uscivano a predicare il Vangelo la gente si ostinava a negare che il loro maestro potesse essere l’atteso Messia perché essi non erano in grado di provare che Elia era già venuto. Dovunque andassero, si trovavano di fronte a questo problema.

I discepoli di Gesù non avevano una profonda conoscenza dell’Antico Testamento così, quando andavano a predicare, molta gente dotta li rimproverava dicendo: “Ma non conoscete l’Antico Testamento? Non conoscete la Legge di Mosè?” Attaccati sui versetti della Legge e dei profeti, essi rimanevano in imbarazzo. Così un giorno, tornati da Gesù, gli fecero questa domanda: “…Perché dunque gli Scribi dicono che prima deve venire Elia?”. Ed egli rispose: “Sì, verrà e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto, anzi l’hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell’Uomo dovrà soffrire per opera loro”. Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni Battista (Mt 17:10-13).

Secondo Gesù, dunque, l’Elia era Giovanni Battista. Questa è la verità e noi l’abbiamo determinata in base alle parole di Cristo, ma i suoi discepoli non riuscivano a convincere gli anziani e i sommi sacerdoti di questo fatto, perché l’unica autorità a sostegno di quell’idea erano le parole di Gesù Nazareno. Ecco perché la testimonianza di Giovanni Battista era di importanza fondamentale. Purtroppo, Giovanni negò di essere l’Elia quando gli fu chiesto, e la sua negazione fece apparire Gesù un bugiardo.

Nella Bibbia leggiamo: “Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti ad interrogarlo: “Chi sei tu?”. Egli confessò e non negò e confessò: “Io non sono il Cristo”. Allora gli chiesero: “Che cosa dunque? Sei Elia?”. Rispose: “Non lo sono”. “Sei tu il profeta?”. Rispose: “No” (Gv 1:19-21)”.

Giovanni stesso disse: “Non sono Elia”, ma Gesù aveva detto: “È lui Elia”.

Praticamente il Battista non permise al popolo di sapere che Elia era già venuto. Gesù comunque proclamò la verità dicendo: “…e se lo volete accettare, egli (Giovanni Battista) è quell’Elia che deve venire” (Mt 11:14), pur sapendo che la maggior parte del popolo non avrebbe potuto accettarla. La gente, infatti, metteva in dubbio la sua motivazione. Perché Gesù potesse sembrare il Messia, doveva prima venire Elia; per questo il popolo pensò che Gesù mentisse allo scopo di innalzare sé stesso. Il Figlio di Dio divenne sempre più incompreso dalla sua gente.

Era una situazione molto grave. A quei tempi, l’influenza di Giovanni Battista si faceva sentire in ogni angolo d’Israele, mentre Gesù era una figura oscura e ambigua nella società del suo tempo. Chi era nella posizione di accettare le sue parole come verità? Il fallimento di Giovanni Battista fu la causa principale della crocifissione di Gesù.

Giovanni aveva già visto lo Spirito di Dio discendere sul capo di Cristo al fiume Giordano e in quell’occasione gli aveva reso testimonianza dicendo: “Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: “L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo spirito è colui che battezza in Spirito Santo”. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio” (Gv 1:32-34).

Sì, è vero, Giovanni Battista aveva reso testimonianza, e aveva svolto il lavoro che Dio si aspettava da lui in quel tempo. In seguito, però, gli erano sorti dei dubbi e alla fine si era lasciato influenzare dalle malelingue che circolavano sul conto di Gesù. Una di queste voci diceva che Gesù era senza padre, era un figlio illegittimo. Certo il Battista doveva aver sentito queste dicerie e si domandava come poteva, una persona del genere, essere il Figlio di Dio. Anche se gli aveva reso testimonianza, Giovanni più tardi cominciò ad avere dei sospetti su Gesù e si allontanò da lui. Se il Battista fosse stato veramente unito a Gesù, avrebbe potuto guidare la sua gente ad accettarlo come Messia perché il potere e l’influenza di cui godeva Giovanni erano molto grandi a quel tempo. Sto dicendo tante cose fuori del consueto e forse vi chiederete con che autorità. È con l’autorità della Bibbia, con l’autorità della rivelazione. Leggiamo assieme le Scritture e vediamo, parola per parola, quale fu il comportamento di Giovanni Battista: Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?» (Mt 11:2-3).

Questo successe molto tempo dopo che egli aveva reso testimonianza a Gesù come Figlio di Dio. Come poteva dunque chiedergli: “Sei tu colui che deve venire come figlio di Dio?” dopo che lo Spirito aveva testimoniato di lui? Gesù era veramente addolorato, provava un sentimento di rabbia e si rifiutò di rispondere direttamente a Giovanni Battista con un sì o con un no. Gli disse invece: “Beato colui che non si scandalizza di me”. Lasciatemi spiegare cosa voleva dire Gesù con queste parole: “Giovanni, mi dispiace che tu ti scandalizzi di me. Una volta tu mi hai riconosciuto, ma adesso dubiti di me. Mi dispiace che la tua fede si sia dimostrata così debole”.

Dopo questo episodio Gesù parlò alle folle di Giovanni Battista, volgendo loro una domanda retorica: Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! E allora che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te”. (Mt 11:7-10).

In quel momento Gesù dichiarava che Giovanni era l’Elia, l’uomo chiamato da Dio per condurre le persone al Messia. Da questo punto di vista gli rendeva lode, concludendo con le seguenti parole: “In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista; tuttavia il più piccolo nel Regno dei Cieli è più grande di lui” (Mt 11:11).

L’interpretazione cristiana tradizionale non ha mai spiegato completamente il significato di questo passo.

In tutte le ere la missione dei profeti era stata quella di preparare la strada al Messia e portargli testimonianza. I profeti avevano sempre testimoniato a distanza di tempo, per questo il Battista era il più grande fra tutti loro, perché era l’unico contemporaneo al Messia, quello che poteva rendere testimonianza di persona al Cristo vivente. Giovanni, tuttavia, fallì nel riconoscerlo. Perfino il minore dei profeti che a quel tempo era in cielo, sapeva che Gesù era il Figlio di Dio. Ecco perché il Battista, a cui era stata affidata la missione più grande e aveva fallito, divenne più piccolo del più piccolo.

Gesù gli stava dicendo: “Giovanni, tu sei andato nel deserto per svolgere il ruolo del più grande profeta, sei andato a cercare il Messia, il Figlio di Dio. Hai visto tutto, ma non hai capito il punto fondamentale della tua missione. In realtà tu hai fallito nel riconoscermi e non sei stato capace di vivere secondo quella che era l’aspettativa di Dio. Dio si aspetta che tu «prepari al Signore un popolo ben disposto», ma tu hai fallito”.

Gesù disse: “Da Giovanni Battista fino ad ora, il Regno dei Cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono” (Mt 11:12). Giovanni era lo strumento scelto da Dio, destinato ad essere il discepolo principale di Gesù, non per violenza ma secondo la provvidenza. Invece, egli fallì nella sua responsabilità e Simon Pietro, con la forza e il potere della fede, si conquistò quella posizione centrale. Altre persone la cui fede era più forte e più impetuosa di quella del Battista, lottarono incessantemente al fianco di Gesù per realizzare il Regno di Dio sulla terra. Gli uomini devoti che seguivano fedelmente Giovanni non diventarono i 12 apostoli e i 70 discepoli di Cristo, come avrebbe dovuto succedere. Se Giovanni Battista fosse divenuto il discepolo principale di Gesù, loro due insieme avrebbero unito tutta Israele. Ma la verità è che Giovanni non seguì il Figlio di Dio.

Un giorno i suoi seguaci andarono da lui e gli dissero: “Rabbi, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai reso testimonianza, ecco sta battezzando e tutti accorrono a lui” (Gv 3:26). Queste parole tradivano la loro preoccupazione: “Guarda, tutta la gente sta andando da Gesù. E tu?”. Allora Giovanni Battista rispose: “Egli deve crescere e io invece diminuire” (Gv 3:30). Solitamente i cristiani interpretano questa frase come una prova dell’umiltà di Giovanni Battista, ma è un’interpretazione inesatta del significato di queste parole. Se Gesù e Giovanni Battista fossero stati uniti, il loro destino sarebbe stato quello di innalzarsi o cadere insieme. Per questo la fama di Gesù non poteva crescere, mentre il prestigio di Giovanni diminuiva. Che il suo ruolo diminuisse d’importanza, ecco cosa temeva Giovanni! Una volta, riferendosi al Messia egli aveva detto: “Non sono neanche degno di portargli i sandali” (Mt 3:11). Eppure fallì nel seguire Gesù, perfino dopo aver saputo che era il Figlio di Dio. Il Battista non aveva scuse: avrebbe dovuto seguire Gesù.

Dio lo aveva mandato come precursore del Messia, con una missione chiaramente definita: “preparare al Signore un popolo ben disposto” (Lc 1:17) ma, a causa del suo fallimento, Gesù non aveva nessun fondamento su cui iniziare il suo ministero, perché il popolo non era stato preparato a riceverlo. Pertanto egli dovette lasciare il suo ambiente e lavorare da solo, cercando di creare una base sulla quale il popolo avrebbe potuto avere fede in lui. Non vi può essere alcun dubbio che Giovanni Battista fu un uomo di fallimento e fu direttamente responsabile della crocifissione di Gesù.

Ancora una volta, forse, vi verrà da chiedermi: “Ma con quale autorità dici queste cose?”. Io ho parlato con Gesù nel mondo spirituale ed ho par lato anche con Giovanni Battista. Questa è la mia autorità. Se ora non potete decidere se le mie parole sono la verità, senz’altro lo scoprirete con l’andar del tempo. Queste sono verità nascoste che vi vengono presentate come nuove rivelazioni. Mi avete sentito parlare sulla base della Bibbia e se credete alla Bibbia dovete credere a ciò che sto dicendo.

Pertanto dobbiamo giungere a questa conclusione: la crocifissione di Gesù fu il risultato di una mancanza di fede da parte dell’uomo, e la mancanza di fede più grande e più deleteria va ricercata in Giovanni Battista. Questo significa che Gesù non venne per morire sulla croce. Se così fosse, allora egli non avrebbe rivolto a Dio quella tragica, angosciata preghiera nel Giardino del Getsemani. Gesù disse ai suoi discepoli: “La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me”. E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e piangeva dicendo: “Padre mio se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!” (Mt 26:38-39).

Gesù pregò in questo modo non una, ma tre volte. Se la morte sulla croce fosse stata la realizzazione della volontà divina, senza dubbio egli avrebbe invece pregato dicendo: “Padre, sono onorato di morire sulla croce per la Tua volontà”.

E invece egli pregò chiedendo che quel calice gli fosse risparmiato. Se questa sua preghiera fosse nata dalla paura della morte, una simile debolezza gli avrebbe fatto perdere la qualifica di Figlio di Dio. Sappiamo della morte affrontata coraggiosamente da tanti martiri nella storia cristiana ed anche in altre occasioni, persone che non solo superarono la paura di morire, ma fecero del loro sacrificio finale una grande vittoria. Fra tutti questi martiri come poteva Gesù essere l’unico a mostrare la sua debolezza e paura, specialmente se la crocifissione rappresentava il momento glorioso in cui realizzava la volontà di Dio? Gesù non pregò in questo modo per debolezza: credere una cosa simile è un oltraggio alla figura di Cristo.

La sua preghiera nel Giardino del Getsemani non nasceva dalla paura della morte o della sofferenza. Gesù sarebbe stato disposto a morire anche mille volte se con questo avesse potuto realizzare la volontà di Dio. Nel Giardino del Getsemani egli era straziato dal dolore insieme a Dio, e rivolse al Padre una supplica finale, perché sapeva che la sua morte avrebbe soltanto causato un prolungamento della provvidenza divina.

Cristo avrebbe voluto vivere per poter realizzare la sua missione originaria; credere che egli pregasse di poter allungare un po’ di più la sua vita sulla terra, a causa della sua debolezza umana, è un tragico errore di comprensione. Il giovane Nathan Hale, nella lotta d’indipendenza americana fu capace di dire, nel momento dell’esecuzione: “Mi dispiace di avere soltanto una vita da donare per la mia patria”. Pensate che Gesù fosse un’anima meno grande di Nathan Hale? No! Nathan Hale è un grande patriota, ma Cristo è il Figlio di Dio.

Pensateci su. Se Gesù fosse venuto per morire sulla croce, allora non avrebbe avuto bisogno che qualcuno lo tradisse. Sapete bene che Giuda Iscariota fu il discepolo che lo tradì. Se Gesù, con la sua morte sulla croce, avesse realizzato la volontà di Dio, allora quel discepolo avrebbe dovuto essere glorificato come colui che ha reso possibile la crocifissione, in quanto avrebbe aiutato la dispensazione di Dio. Ma Gesù disse di lui: “Il Figlio dell’Uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell’Uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo che non fosse mai nato!” (Mt 26:24). E Giuda, sappiamo, si uccise.

Inoltre, se Dio avesse voluto la crocifissione di Suo figlio, non avrebbe avuto bisogno di 4000 anni per preparare il popolo scelto; avrebbe fatto meglio a mandare Gesù in una tribù di selvaggi in modo che la Sua volontà si sarebbe realizzata più in fretta.

Sento di dovervelo dire ancora: la volontà di Dio era che Gesù venisse accettato dal suo popolo. Ecco perché Dio ha lavorato intensamente nell’angoscia e nella speranza per preparare un suolo fertile che potesse ricevere il seme celeste del Messia. Ecco il motivo per cui stabilì il Suo popolo scelto d’Israele, mandando un profeta dopo l’altro per risvegliarne la fede, affinché fosse pronto ad accogliere il Signore.

Dio avvisò e castigò il Suo popolo, lo persuase, lo sgridò, lo spinse e lo punì perché voleva che accettasse Suo figlio. Un giorno qualcuno chiese a Gesù: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?” ed egli rispose: “Questa è l’opera di Dio: credere in colui che Egli ha mandato” (Gv 6:28-29). Ma Israele fece esattamente ciò che Dio aveva cercato in ogni modo di non fare accadere: respinse colui che Egli aveva mandato. In tutti i suoi tre anni di ministero pubblico, Gesù aveva un solo scopo: farsi accettare, perché non avrebbe potuto realizzare la sua missione in altro modo. Sin dal primo giorno egli predicò il vangelo con molta chiarezza, così che il popolo potesse ascoltare la verità ed accoglierlo come Figlio di Dio. La parola divina avrebbe dovuto portare la gente ad accettarlo, ma quando Gesù vide che il popolo probabilmente non lo avrebbe accolto solo in virtù dei suoi insegnamenti, cominciò a compiere opere straordinarie, sperando di poter essere riconosciuto attraverso i suoi miracoli.

“Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome” (Gv 20:30-31).

Ridiede la vista ai ciechi, mondò i lebbrosi, guarì gli zoppi, benedì i sordi col dono dell’udito, resuscitò i morti. Gesù fece tutte queste cose solo perché voleva essere accolto, eppure il popolo diceva di lui: “Costui scaccia i demoni in nome di Belzebul, principe dei demoni” (Mt 12:24). Che situazione straziante! Presto egli vide l’impossibilità di farsi accettare e nella rabbia e nella disperazione rimproverò la gente dicendo: “Razza di vipere!” (Mt 12:34). Gesù non nascose la sua collera, ma esplose nell’indignazione: “Guai a te, Corazin. Guai a te Betsaida. Perché se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere” (Mt 11:21). E mentre si avvicinava alla città di Gerusalemme pianse: “Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto” (Mt 23:37).

Chi ha mai capito il cuore straziato di Gesù? Egli disse: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace! Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi” (Lc 19:42). In quel momento Gesù sapeva che ormai non c’era alcuna speranza di evitare la morte, e tuttavia rivolse a Dio una supplica nel Giardino del Getsemani e lo invocò sulla croce dicendo: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27:46). Così Gesù morì crocifisso non per realizzare la sua speranza finale, non perché questo era il piano originale di Dio, ma per volontà del popolo peccatore. Da quel momento in poi Cristo era destinato a ritornare. Ed egli ritornerà e porterà a compimento la sua missione sulla terra; perciò l’umanità deve attendere la sua seconda venuta per la completa salvezza del mondo.

A questo punto forse molti si domanderanno: “Ma allora che valore hanno le profezie dell’Antico Testamento che parlano della morte di Gesù sulla croce?”. Conosco molto bene queste profezie, ad esempio quella di Isaia 53, ma dobbiamo sapere che nella Bibbia si trovano due linee profetiche, una che profetizza il rifiuto e la morte di Gesù, e un’altra, come i capitoli 9, 11 e 60 di Isaia, che ne annunciano il ministero glorioso se il popolo lo avesse accettato come Figlio di Dio e Re dei Re. Eccone un esempio: “Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno che egli viene a consolidare e a rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre…” (Is 9:5-6).

Questa è la profezia del Signore di gloria, di Gesù come Re dei Re e principe della pace. Dall’altro lato invece leggiamo: “Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio, umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per la nostra iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti” (Is 53:4-5).

Questa è la profezia del Cristo sofferente, vale a dire la profezia della crocifissione.

Allora perché nella Bibbia Dio ci ha dato delle profezie contraddittorie? Perché, nella Sua provvidenza, egli deve trattare con noi, che siamo uomini caduti, e gli uomini caduti sono malvagi e infidi ed hanno la capacità di tradire.

In un certo senso sia Dio che Satana hanno paura di noi, per la nostra possibilità di tradire. Dio è il bene assoluto e non cambia mai la Sua posizione; Satana è il male assoluto, ma neanche lui muta mai la sua attitudine. Sotto questo aspetto essi si somigliano; noi invece siamo una mescolanza di bene e di male, ci troviamo in una posizione di mezzo fra Dio e Satana e abbiamo la possibilità di cambiare. Per questo siamo imprevedibili: un giorno una persona può professare una fede assoluta in Dio e il desiderio di servirlo, e il giorno dopo quella stessa persona può maledire Dio, unirsi a Satana e diventarne schiavo. Dal momento che Dio non sapeva quale sarebbe stata la risposta del Suo popolo alla provvidenza per il Messia, non aveva altra scelta che predire due risultati contraddittori, dandoci delle profezie duplici, la cui realizzazione sarebbe dipesa dalle azioni dell’uomo. Perciò la fede del popolo costituiva il fattore determinante per l’adempimento dell’una o dell’altra profezia.

Per quanto riguarda Gesù, se il popolo gli avesse dimostrato fede e si fosse unito a lui, allora egli sarebbe stato accettato, e ne sarebbe conseguita la piena realizzazione delle profezie sul Signore di gloria.

D’altro canto se il popolo avesse mancato di fede, respingendo il Messia alla sua venuta, si sarebbe realizzato inevitabilmente il secondo tipo di profezie, quelle sul Cristo sofferente. La storia ci mostra che, non essendoci stata abbastanza fede in Gesù, si adempì la profezia del Signore di sofferenza, invece che quella del Signore di gloria, la crocifissione e il cammino doloroso di Gesù divennero perciò il corso della storia.

Nella tradizione religiosa dell’Antico Testamento, il sacerdote era qualificato ad uccidere l’offerta, porla sull’altare e chiedere a Dio di accettarla. Ci doveva essere qualcuno che tagliasse l’offerta a metà e la mettesse sull’altare: poi poteva essere accettata da Dio. Il sommo dei sacerdoti era Gesù Cristo. Egli doveva porre Israele, la nazione scelta, nella posizione di sacrificio e sacrificarla completamente; la nazione scelta, a sua volta, non avrebbe dovuto lamentarsi di essere nella posizione di offerta. Invece lo fece e la sua mancanza di fede portò Gesù a morire al posto suo come offerta. Dio non è qualcuno che vuole vedere spargimento di sangue, eppure per poter salvare l’umanità fu costretto a far questo. Poiché Gesù, come uomo, versò il suo sangue, Dio ebbe una condizione sufficiente per restaurare l’umanità: ecco perché alla fine fu costretto a mandare Suo figlio sulla croce.

La Bibbia non ci dà molte notizie sulla vita di Gesù prima del suo ministero pubblico, a parte i racconti sulla nascita e pochi cenni sulla sua infanzia. Non vi siete mai chiesti perché? Per trent’anni Gesù visse in grande abbandono e umiliazione. C’erano tanti eventi e circostanze che lo affliggevano e addoloravano. Gesù era una persona veramente incompresa dalla società del suo tempo e perfino dai suoi familiari. Nessuno, assolutamente nessuno, lo trattava come il Figlio di Dio; non gli era neppure conferito il comune rispetto a cui ha diritto ogni essere umano. La sua gente lo ridicolizzava, così la sua vita faceva soffrire tremendamente il cuore di Dio. Se io rivelassi anche solo un piccolo accenno ad alcune delle situazioni penose e strazianti della vita di Gesù, non solo rimarreste scioccati e allibiti, ma scoppiereste a piangere per il dolore.

Dio non desiderava che gli uomini conoscessero la tragedia, la realtà di profonda sofferenza dell’umiliazione di Gesù. La sua morte non fu né volontà né colpa di Dio, bensì un assassinio. Nel Cristianesimo la salvezza dell’uomo non deriva dalla croce, ma dalla resurrezione; senza di questa il Cristianesimo non ha nessuna forza, perché Gesù risorto portò nuova speranza, nuovo perdono e un nuovo potere salvifico. Per questo, quando rimettiamo la nostra fede in Cristo risorto e ci uniamo a lui, ecco che si opera la nostra salvezza.

La più grande dichiarazione di Gesù fu quella di essere il Figlio unigenito di Dio. E chi è costui? È la linea centrale, l’unico oggetto o recipiente che può contenere pienamente l’amore di Dio. Gesù proclamò di essere venuto nella posizione di sposo per tutta l’umanità ma si pose anche a livello orizzontale, stabilendo con ogni persona un rapporto di vicino, maestro, fratello e amico. Leggendo la Bibbia appare evidente che Gesù era il canale centrale dell’amore e della verità di Dio.

Gesù conosceva il cuore del Padre e quando fu crocifisso disse: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. La sua crocifissione causò una tremenda sofferenza al cuore di Dio, che lo aveva mandato sulla terra come Suo figlio unigenito, e desiderava ardentemente vederlo al centro della famiglia, della società, della nazione e del mondo generati da lui. Questa era la speranza di Dio e quando questa speranza fu infranta a causa della ribellione e mancanza di fede del popolo d’Israele, il Suo desiderio divenne quello di mandare un altro Messia, un secondo figlio qui sulla terra. Una volta che Dio ha stabilito la Sua volontà, non può semplicemente rinunciarvi a causa della situazione che si crea sulla terra.

Gesù non poteva abbandonare la volontà di Dio solo perché colpito dalle tremende opposizioni che incontrava; non poteva certo desistere dalla sua missione, odiando le persone. Egli era un vero uomo perché viveva perfettamente il modo di vita di Dio. Era un Dio vivente, il frutto della verità, del Logos divino. Tra Dio e Gesù non c’era alcuna separazione e poiché nessuno può distruggere Dio, così nessuno può distruggere Cristo. La croce non rappresentò la sua distruzione e Dio manifestò il potere della resurrezione affinché il mondo potesse vedere che Suo figlio non era mai stato distrutto.

Il Cristianesimo ha dunque dei genitori spirituali: Gesù, nella posizione di padre spirituale e lo Spirito Santo in quella di madre spirituale e noi, seguendoli, possiamo rinascere; si tratta però solo di una salvezza spirituale. Ecco perché la tradizione cristiana ha sempre negato la realtà fisica. Attraverso la cooperazione fra Gesù e lo Spirito Santo, ci purifichiamo dei nostri peccati e otteniamo la rinascita sul piano spirituale. Dopo la crocifissione, la fondazione cristiana poteva essere soltanto di natura spirituale, sebbene originariamente Dio intendesse realizzare anche una fondazione fisica.

Oggi molti cristiani mettono esclusivamente l’accento sulla salvezza per mezzo del sangue di Gesù, ma questo è veramente sbagliato agli occhi di Dio. Nella Bibbia si narra la storia di una prostituta che era stata condannata a morte e stava per essere lapidata. Gesù disse alle persone che si erano radunate intorno a lei per giustiziarla: “Chi è senza peccato, scagli la prima pietra”, e tutti, imbarazzati, lasciarono cadere le loro pietre. Quando ognuno si fu allontanato pieno di vergogna, Gesù rivolgendosi alla donna che era stata accusata le disse: “Non ti ha condannato nessuno? Neppure io ti condanno. Va’ e non peccare più”.

Che cosa significa questo? Gesù offriva il perdono con le sue parole; ancor prima di versare una sola goccia di sangue, il perdono dei peccati esisteva già. Nessuno doveva attendere che egli morisse; questa via di salvezza, accettando il mondo di Cristo, c’era già anche in quel momento. Questo si trova nella Bibbia. Gesù non dava alla gente un buono dicendo: “Ti perdonerò dai peccati e ti salverò, ma devi aspettare che sia morto sulla croce”. Gesù poteva aprire la via della salvezza a tutti per mezzo della parola di Dio, perché il piano divino di salvezza non richiede necessariamente uno spargimento di sangue. Salvezza significa che il Giardino di Eden verrà stabilito qui sulla terra, con uomini, donne, famiglie viventi. Ciò di cui abbiamo bisogno è una realizzazione viva, la realizzazione dell’amore di Dio portato da Gesù, non l’alienazione, lo spargimento di sangue e la morte.

Oggi molti cristiani hanno un modo di capire veramente sbagliato. Professano la resurrezione, ma resurrezione non significa che i corpi dei morti risorgeranno. Questo è un concetto errato. La morte subentrò quando gli uomini si separarono da Dio attraverso il cattivo uso del Suo amore, ma i corpi fisici di Adamo ed Eva rimasero in vita. Risorgere, pertanto, significa accettare la Parola di Dio per arrivare a possedere il Suo amore.

Immaginate, per un momento, che Gesù apparisse qui: vorreste ricevere solo la salvezza spirituale, frutto del sangue da lui versato, o vorreste ottenere la salvezza viva, operante, dell’anima e del corpo? Non vorreste che il vostro corpo e il vostro spirito fossero restaurati insieme per mezzo del Cristo vivente?

Allora in che misura dovete essere come Gesù? Dovete arrivare al punto di essere uniti a lui nel corpo e nel sangue. Ecco perché Cristo stabili la condizione del sacramento dell’Eucarestia: i cristiani dovrebbero veramente sentire che stanno nutrendosi del corpo e del sangue di Gesù. Quando mangiano il pane dovrebbero veramente percepire l’amore e la vita di Gesù più di ogni altra cosa, e quando bevono il vino dovrebbero realmente sentire che stanno bevendo il suo sangue. Senza provare questi sentimenti in quel momento, la salvezza non può avere inizio. Questo era il metodo di Gesù per portare l’umanità dal mondo di Satana al mondo di Dio, unendo così sé stesso al credente attraverso una concreta, reale esperienza dei sensi. Ciò significa che Satana è tagliato fuori e gli uomini sono innestati a Cristo, una consumazione con lui che risulta in una sola carne, un solo sangue, insomma un’unica essenza umana. Allora si può provare questa unità e da quel punto in poi l’individuo riceve la vita e l’amore di Dio. Il Cristianesimo prevede anche il raggiungimento di una salvezza totale, sia a livello fisico che a livello spirituale, ma nella situazione in cui si trova adesso, non può offrire all’uomo la salvezza su entrambi i livelli. Ecco perché il Messia deve ritornare: solo al tempo della missione del Secondo Avvento potremo ottenere anche la salvezza fisica, realizzando così la profezia del Signore di Gloria. Poiché al tempo di Gesù si adempì la profezia del Cristo sofferente, lasciando in compiuta quella del Signore di Gloria, quest’ultima profezia sarà quella che si realizzerà al tempo del Secondo Avvento.

Vi prego, chiedete seriamente un’illuminazione su questi argomenti nelle vostre preghiere. Chiedetelo a Gesù, oppure a Dio stesso. Se Gesù fosse rimasto in vita e avesse portato a termine la sua missione originale, di stabilire il Regno di Dio sulla terra, il Cristianesimo non sarebbe mai stato quello che è oggi. Lo scopo della venuta del Messia era la salvezza del mondo. Il popolo scelto doveva essere lo strumento di Dio, ma la salvezza non era destinata solo a lui, perché Cristo è il salvatore di ogni anima sulla terra, è il salvatore di tutta l’umanità. Poiché Gesù lasciò prematuramente questo mondo, ci lasciò anche la promessa del suo Secondo Avvento.

I cristiani sono i secondi israeliti, ma il Messia non è ancora arrivato. Nel mondo cristiano non c’è fondazione nazionale perché non esiste alcuna nazione scelta da Dio a livello fisico. Se paragonate la prima Israele alla seconda, al mondo cristiano, quale delle due ha più valore? La prima Israele, benché piccola come territorio, aveva la sovranità a livello sia fisico che spirituale e in questo senso era più grande della seconda Israele che, pur essendosi estesa sul piano spirituale in quasi tutto il mondo, non è però stata capace di stabilire nulla di simile ad una vera nazione sul piano fisico.

Il Messia deve venire solo per i cristiani o per tutto il mondo? Ciò che Dio assieme ai cristiani deve fare, è abbracciare il mondo intero sia fisicamente che spiritualmente. Alla luce di questo, pensate che il Messia dovrà venire nella carne o solo nello spirito?

Nel mondo ideale che costruiremo saremo liberati dal peccato sia sul piano fisico che su quello spirituale, sotto la concreta guida di Dio come nostro genitore. Il Signore dovrà dunque ritornare nella carne per realizzare la sua missione di salvare il mondo fisico, perché se venisse sulle nubi del Cielo solo in spirito, non potrebbe adempiere al suo compito di restaurare tutto il mondo sia spiritualmente che fisicamente. Il problema risiede nella corruzione e nel peccato di questo mondo, non del cielo.

Come verrà il Signore al Secondo Avvento? La nostra posizione di cristiani è esattamente parallela a quella degli anziani, degli scribi e dei sacerdoti al tempo di Gesù. A quell’epoca il popolo aspettava che l’Elia e il Messia arrivassero sulle nubi del cielo. Perché c’era questa aspettativa, questo tipo di fede? La gente stava semplicemente seguendo la profezia biblica di Daniele 7:13: “Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno simile ad un figlio d’uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui”. A causa di ciò che aveva predetto il grande profeta Daniele, il popolo ebraico aveva ogni ragione di aspettarsi l’arrivo del Messia sulle nubi del cielo. Oggi i cristiani attendono il ritorno del Signore proprio nello stesso modo, sulle nuvole.

Giovanni disse: “Perché molti sono i seduttori che sono apparsi nel mondo, i quali non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco il seduttore e l’anticristo” (2 Gv: 7). La Bibbia dice che tanti negavano l’apparizione di Gesù nella carne e Giovanni condannò queste persone come l’anticristo. Non dimentichiamo, però, la profezia dell’Antico Testamento che predice la venuta del Figlio di Dio sulle nubi del cielo. Se non sappiamo tutta la verità, anche noi, come il popolo al tempo di Gesù, rischiamo di diventare vittime della parola delle Scritture.

Duemila anni fa, la gente si aspettava l’arrivo del Signore dalle nubi del cielo e così, quando il Messia apparve nella carne, fu molto difficile accettarlo. A quel tempo, infatti sorsero delle dispute fra i discepoli di Gesù e i fedeli d’Israele: “Bene, se il vostro maestro, Gesù, è il Figlio di Dio, come può apparire come un uomo, nella carne? Impossibile! Come potrebbe essere il Figlio di Dio? Sappiamo bene che è il figlio di Giuseppe e di Maria. Come potrebbe essere il Figlio di Dio? Il Figlio di Dio deve venire sulle nubi del cielo”.

Perciò in che modo, su che basi, potevano accettare Gesù? Coloro che credevano letteralmente all’Antico Testamento senza comprenderne lo spirito, rischiavano di fraintendere tutto. Allora, come apparirà il Signore negli Ultimi Giorni? Noi ci troviamo in una situazione esattamente parallela a quella del tempo di Gesù e se diventiamo schiavi di un’interpretazione letterale del Nuovo Testamento invece di essere “liberi” nel capire il suo spirito, commetteremo lo stesso delitto compiuto dagli anziani, dagli scribi e dai farisei di 2000 anni fa.

Allora, posso chiedervi, cosa fareste se il Signore ritornasse non sulle nubi del cielo, ma sulla terra come un uomo nella carne? Come vi comportereste? Il Signore del Secondo Avvento – sto affermando – apparirà effettivamente come un uomo in carne ed ossa. A questo punto la prima cosa che mi vorreste dire è che sono un eretico. Ma ascoltatemi un momento.

L’importante è sapere da che parte starà Dio e in che modo Egli realizzerà il Suo piano. Non importa se un uomo o le sue opinioni sono considerate eretiche; non importa qual è la mia o la vostra visione del mondo: ciò che conta è solo la visione del mondo che Dio ha. E del Suo punto di vista ancora una volta, nella Bibbia, troviamo due tipi di profezie relative alla venuta del Signore del Secondo Avvento. In Apocalisse 1:7 si profetizza decisamente l’arrivo del Signore sulle nuvole, ma la prima lettera ai Tessalonicesi afferma: “Voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore”. Esistono dunque due profezie opposte. Che fare? Sceglierete semplicemente quella che vi fa più comodo?

Può darsi che il Signore appaia con grande frastuono sulle nubi del cielo, perché così dice la profezia; d’altra parte, però, potrebbe venire come un ladro di notte. Ma se verrà sulle nuvole non potrà certo introdursi in questo mondo furtivamente come un ladro, senza essere visto. Il suo arrivo spettacolare richiamerà una tremenda attenzione e non posso certo immaginare come un simile evento potrebbe essere nascosto alla vostra vista.

Allora qual è la verità? Questa è una domanda cruciale. Allorché vedrete i segni degli Ultimi Giorni, la Bibbia vi consiglia di appartarvi in una stanza e mettervi a pregare. Chi può dirvi qual è il tempo degli Ultimi Giorni? Gli angeli non lo sanno e Gesù disse che neppure il Figlio dell’Uomo sapeva quando sarebbe arrivato quel giorno. Soltanto Dio lo sa. Ecco perché la risposta ci può venire da Lui. Io non vi sto dicendo che dovete credermi – niente affatto; vi sto semplicemente rivelando quella che, a mio parere, è la verità, ma poi sta a voi verificarla con Dio.

Oggi la maggior parte dei cristiani non sa qual è la propria posizione. Crede semplicemente in Gesù e accetta le parole della Bibbia, pensando che un giorno Cristo verrà sulle nubi e tutti i veri cristiani saranno rapiti in cielo. In qualche modo ci sarà un incontro con il Messia lassù e si celebrerà una specie di millennio. Ma tutto questo è terribile, vuoto, assurdo. La religione non è qualcosa fuori dalla realtà, su nella stratosfera.

Io dichiaro che il Signore non può apparire in maniera così soprannaturale. Cristo non potrebbe ritornare in questo modo perché il lavoro di Dio deve essere fatto qui sulla terra: la missione del Messia è una missione fisica, concreta. Come uomo egli deve partire dal fondo della miseria umana; deve venire dalla nazione più misera ed innalzare la posizione dell’uomo da quella di schiavo, a quella di servo, poi di figlio adottivo e infine di vero figlio, realizzando fisicamente il Regno dei Cieli sulla Terra. Questa è la sua missione. Negli Ultimi Giorni – dice la Bibbia – non date credito a chiunque: Non credete a me, e non credete a qualcuno semplicemente per la posizione ufficiale che occupa nella chiesa o nella società. Leaders di rinomata fama non vi daranno necessariamente la guida che Dio vorrebbe darvi. Il cielo è tanto vicino e voi potete innalzarvi così in alto, nello spirito, da essere in grado di parlare con Dio e ricevere risposte direttamente da Lui, se il vostro desiderio è abbastanza forte e sincero.

In America ci sono tanti ministri, tanti sacerdoti e capi religiosi, ma quanti di loro stanno veramente ascoltando la voce di Dio? Le nostre orecchie non significano molto, né i nostri occhi servono a uno scopo utile, se non abbiamo orecchie e occhi spirituali. Quando Gesù disse: “Chi ha orecchie per intendere intenda” (Mt 11:15), e poi, rivolto ai suoi discepoli: “Ma beati i vostri occhi, perché vedono, e i vostri orecchi perché sentono” (Mt 13:16), non si stava riferendo solo agli organi di senso fisici. Quando usate i vostri sensi spirituali e cercate di ascoltare la parola di Dio, troverete la Sua guida e direzione. Ma diventare cittadini del Regno dei Cieli non è facile; se solo per uno straniero ottenere in poco tempo la cittadinanza degli Stati Uniti non è una cosa semplice, quanto più è difficile per noi liberarci dalla nostra vita di corruzione ed entrare nel Regno dei Cieli. Ma noi possiamo raggiungere proprio questo.

Sappiamo che, anche dopo essere caduti nel Giardino di Eden, Adamo ed Eva erano ancora in grado di comunicare direttamente con Dio. Allora pensate che dopo tutto ciò che ci ha rivelato nell’Antico e nel Nuovo Testamento, Dio per qualche ragione sia diventato muto e sordo? Al contrario, Egli è molto vivo ed oggi è possibile comunicare direttamente con Lui. Dio vi può parlare e voi potete avere un incontro diretto con Lui. Negli Atti degli Apostoli si dice che negli Ultimi Giorni “…i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno sogni” (At 2:17). Dobbiamo conoscere la verità e sapere cosa bisogna fare per ottenere la cittadinanza del Regno di Dio; dobbiamo sapere come e quando il Signore verrà.

Esaminiamo ora la Bibbia per chiarire in che modo apparirà il Signore del Secondo Avvento. Quando (Lc. 17:20,21) i Farisei chiesero a Gesù come sarebbe venuto il Regno di Dio, egli rispose: “Il Regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione; il Regno di Dio è in mezzo a voi”. Poi Gesù disse ai suoi discepoli: “Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’Uomo, ma non lo vedrete”. Ma se il Signore verrà sulle nubi del cielo, come potremo non vederlo? Tuttavia in Apocalisse 1:7 leggiamo: “…ognuno lo vedrà, anche quelli che lo trafissero”. Che cosa possono voler dire allora quelle parole? Perché non lo dovremmo vedere? L’unico modo in cui possiamo mancare di riconoscere quel giorno è se pensiamo che il Signore arrivi da una certa direzione e lui invece appare da una direzione completamente diversa, in un modo del tutto inaspettato, proprio come fece Elia al tempo di Gesù. Questo è il motivo per cui può darsi che non vediate il Signore al tempo della sua seconda venuta.

Un’altra predizione misteriosa fu fatta da Gesù Cristo stesso quando, parlando del Signore del Secondo Avvento, disse: “Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione” (Lc. 17:25). Se Cristo, al suo ritorno apparirà nella gloria sulle nuvole del cielo, chi mai potrebbe negarlo? Nessuno gli causerebbe sofferenza e dolore. L’unico modo in cui questa profezia si può adempiere è se le persone si aspettano il suo ritorno sulle nuvole ed egli invece si presenta improvvisamente come un umile uomo, nella carne. Pensate che i leaders cristiani di oggi ripeterebbero lo stesso errore commesso dagli scribi, dai sacerdoti e dagli anziani al tempo di Gesù? È molto probabile che lo neghino e lo respingano, perché il suo modo di venire, per i capi del Cristianesimo, sarebbe molto difficile da accettare. Tuttavia, in questo modo, si adempirebbe la profezia biblica: prima egli soffrirà e sarà respinto da questa generazione.

Una volta Gesù fece una domanda molto importante: “Il Figlio dell’Uomo, quando verrà, troverà fede sulla terra?” (Lc. 18:8). Che cosa ha a che fare con noi questa domanda, quando ormai la fede cristiana si è diffusa su tutta la terra? È perché, anche se oggi noi abbiamo fede, la nostra può essere una fede sbagliata, una fede che si aspetta l’arrivo del Signore sulle nubi del cielo. Oggi sulla terra ci sono poche persone con un tipo di fede pronto ad accettare il Figlio dell’Uomo nella carne; se così non fosse la profezia biblica di cui stiamo parlando non potrebbe realizzarsi. Vi prego di notare che Gesù non disse che non ci sarebbero stati credenti, ma che non ci sarebbe stata fede. Egli disse anche:

“Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei Cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità” (Mt 7:21- 23).

Questa profezia non si potrà adempiere se la seconda venuta di Cristo si realizzerà sulle nubi del cielo.

Al tempo del Secondo Avvento le persone di nuovo grideranno: “Signore, Signore”. E nello stesso tempo potranno trovarsi nel processo di cercare di crocifiggere il Messia, se egli apparirà in un modo diverso da quello che si aspettano. Questo ci dice la Bibbia: coloro che hanno veramente occhi per vedere, vedranno, e quelli che hanno veramente orecchie per intendere, intenderanno. Lungo tutta la storia Dio ha sempre mandato i Suoi profeti prima di realizzare qualcosa, avvertendo le persone dei Suoi piani. Per quanto profonda sia la fede cristiana oggi, per quanti milioni di fedeli contino le chiese, questi e le loro chiese, e il loro mondo declineranno, se non sapranno accettare il Signore, in qualsiasi modo egli possa presentarsi. Questo fu il tragico destino di Israele e dell’Impero Romano, quando negarono Gesù Cristo, indipendentemente da quanta onestà e giustizia potessero dimostrare in tutto il resto.

Pertanto dobbiamo essere aperti a un nuovo messaggio. Gesù non venne per ripetere la legge mosaica e proprio come egli si rivelò attraverso una nuova espressione di verità, così il Signore del Secondo Avvento si rivelerà con la verità di Dio per i nostri tempi. Questa verità non sarà una semplice ripetizione del Nuovo Testamento.

I primi antenati persero il Regno che Dio voleva stabilire sulla terra. Satana invase il mondo portando Eva dalla sua parte ed Eva, a sua volta, si portò via Adamo: così Dio fu lasciato solo e separato dai Suoi figli. Da allora tutta l’umanità ha sofferto sotto la schiavitù del male. Per questo, Dio deve mandare un nuovo antenato dell’umanità per dare inizio ad una storia nuova. Il Suo lavoro è la restaurazione, un lavoro che procede sempre nella direzione opposta a ciò che fu perso in origine. Ciò significa che Dio innanzitutto ha bisogno di trovare il Suo Adamo perfetto, un Adamo che invece di tradire la Sua volontà, diventi uno con Lui. Questo Adamo, poi, deve restaurare la sua sposa nella posizione di Eva. Adamo ed Eva perfetti, uniti insieme, saranno quindi in grado di sconfiggere Satana e di cacciarlo dal mondo e in questo modo col primo vero antenato dell’umanità comincerà una nuova storia.

Il primo inizio di Dio fu Alfa, ma poiché questo venne invaso dal male, Dio restaurerà il mondo in Omega. Nella prima lettera ai Corinzi 15:14, si fa riferimento a Gesù come Ultimo Adamo. Dio desiderava benedire Adamo ed Eva in matrimonio, dopo che avessero raggiunto la perfezione in modo che, come coppia celeste, avrebbero potuto generare veri figli di Dio. Questo purtroppo, nel Giardino di Eden non si realizzò ed ecco perché Gesù venne nella posizione di Adamo. Dio intendeva trovare una vera sposa e benedire in matrimonio Gesù; così i Veri Genitori sarebbero stati stabiliti a quel tempo ed avrebbero potuto superare la storia del male, cambiandone la direzione. Dal momento che tale speranza non si realizzò completamente con Gesù, dopo 2000 anni egli ritornerà sulla terra come un uomo per portare a compimento la missione che aveva realizzato solo parzialmente e il Regno dei Cieli sulla terra verrà stabilito in quel tempo.

I cristiani cercano Dio solo intellettualmente, in modo molto vago, soltanto a livello spirituale. Nutrono la speranza di poter andare a vivere nel mondo spirituale, ed esaltano soltanto questo, senza preoccuparsi della realtà fisica. Naturalmente il vero Regno di Dio sulla terra sarà stabilito su tutte e due i livelli, quello spirituale e quello fisico. Nella preghiera del Getsemani Gesù implorò Dio più volte di permettere che il calice gli venisse risparmiato, perché sapeva fin troppo bene che, se lui fosse morto sulla croce, la volontà di Dio sia a livello spirituale che a livello fisico, sarebbe rimasta incompiuta. Nell’era dell’Antico Testamento gli israeliti, il popolo scelto da Dio, preparandosi a ricevere il Messia, formarono una nazione a livello sia spirituale che fisico, ma quando Gesù venne, poté realizzare la sua missione soltanto sul piano spirituale; così il livello fisico deve ancora essere realizzato al tempo del Secondo Avvento, per stabilire il Regno dei Cieli su tutti e due i livelli.

C’è da chiedersi, allora, chi realizzerà la volontà di Dio sul piano fisico? È naturale che il Signore del Secondo Avvento, che verrà rappresentando Gesù, compia questa missione, proprio come Gesù era venuto come Messia, rappresentando Adamo. Gesù era il secondo Adamo e il Signore del Secondo Avvento sarà il terzo Adamo. Egli dovrà lavorare sulla fondazione posta da Cristo e perciò compirà a livello fisico ciò che Gesù fece a livello spirituale.

In questo modo la nuova storia del bene inizierà. Con la verità di Dio e i Veri Genitori dell’umanità comincerà una nuova alfa nella storia di Dio e continuerà per tutta l’eternità. L’ideale di Dio è restaurare qui sulla terra la prima famiglia perfetta che abbia Dio come suo centro. Con tale modello come punto di riferimento, il resto del mondo potrà innestarsi in quella famiglia, diventando come loro. Così questa prima famiglia celeste si espanderà, moltiplicandosi fino a formare il Regno dei Cieli sulla terra a livello tribale, nazionale e mondiale.

Il Regno dei Cieli deve essere una realtà concreta, tangibile. Gesù diede a Pietro le chiavi del Regno dicendo: “Tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16:19). Perciò la realizzazione sulla terra deve precedere quella nei cieli: il Regno di Dio verrà prima stabilito su questa terra. Attualmente, nel mondo spirituale, è aperto solo un luogo intermedio, il cosiddetto Paradiso, dove vivono Gesù e i suoi discepoli; neppure loro, in realtà, possono entrare nel Regno dei Cieli finché questo non verrà stabilito sulla terra. Una delle ragioni sta nel fatto che il Regno dei Cieli non è preparato per i singoli individui, ma per le famiglie di Dio: per il padre, la madre e i veri figli di Dio.

Se i cristiani rimarranno attaccati alle vecchie tradizioni, potranno andare insieme al Messia nel mondo della nuova dimensione? Fino ad oggi le persone si sono sentite a posto credendo in Cristo, si sono accontentate della fede, soltanto della fede. Ma quando il Cristo ritornerà non basterà solo avere fede in lui, bisognerà anche seguirlo. Se accoglierete Cristo, pensate che egli vorrà semplicemente che lo accettiate come Messia e crediate in lui, oppure pensate che il suo desiderio sia che lo riconosciate, comprendiate il suo cuore e lo seguiate? Egli vorrà che lo conosciamo, lo comprendiamo, capiamo il suo cuore; vorrà perfino che lavoriamo al suo posto, agendo in accordo ai suoi desideri. Il Signore non apparirà in modo miracoloso, sulle nubi del cielo, perché Dio manderà Suo figlio per restaurare ciò che fu perso sulla terra. Pensate che gli uomini preferiscano ricevere un Messia che viene sulle nubi in modo spettacolare, senza però insegnare né essere tutto ciò che è stato e ha donato Gesù, oppure un Messia che appare in modo normale, ma che è capace di trasmettere quelle preziose verità? Certamente noi daremmo più valore al secondo tipo di Messia.

Fino ad oggi, la maggior parte delle persone ha pensato al Cristianesimo in relazione al proprio gruppo o alla propria nazione, ma da ora in poi le nostre vedute si devono allargare abbracciando tutto il mondo, l’arco del nostro pensiero si deve estendere fino ad includere il mondo intero. Nelle chiese cristiane vanno affrontati i problemi del mondo trascendendo i confini nazionali, in modo da accogliere cose di una nuova dimensione e arrivare perfino a dar vita a una nuova sfera culturale. Il Signore, al suo secondo avvento, viene per il mondo intero, per portare salvezza a tutti. Allora, coloro che lo seguono devono accogliere la sua idea, cominciando a pensare alle cose in termini mondiali, non individuali. Se Gesù fosse qui, pensate che, vedendo il grande numero di denominazioni cristiane che si è venuto a formare, sarebbe contento? Il Cristianesimo ha avuto origine dal suo insegnamento, che era uno solo, non tanti. Allora, scoprendo così tante denominazioni cristiane in disaccordo fra loro, Dio non è felice e non lo è neppure Gesù. Il Signore non ha mandato Suo figlio per creare tutto questo. Così, vedendo quante ramificazioni diverse del Cristianesimo sono sorte dopo di lui, Gesù deve sentirsi responsabile. Pertanto, se apparirà un gruppo di persone che pensa alla salvezza di tutto il mondo e che lavora per questo scopo, Gesù sarà felice e accorrerà in suo aiuto, ed anche Dio verrà ad aiutarlo. Forse la gente non conoscerà i particolari e i dettagli di questo gruppo, ma dal momento che è l’espressione della volontà divina, sia Dio che Gesù opereranno all’interno e attraverso di esso.

Credo che il mio messaggio sia assolutamente chiaro e semplice. Dio intendeva dare inizio alla storia del bene con Adamo ed Eva, ma essi caddero e così Egli ha lavorato per restaurare la storia e stabilire un nuovo inizio attraverso Gesù. Tuttavia, al tempo di Cristo, il popolo mancò di fede e non gli diede l’opportunità di realizzare la sua missione. Così, la sua promessa di un futuro ritorno sarà realizzata; il Messia è destinato a venire sulla terra come Figlio dell’Uomo nella carne. Egli verrà come Terzo Adamo, prenderà una sposa e realizzerà così il giorno più gioioso, il giorno del matrimonio celeste, a cui si fa riferimento nel libro dell’Apocalisse come “le nozze dell’Agnello”. Il Messia e la sua sposa assumeranno il ruolo di Veri Genitori: si stabilirà così una vera discendenza di Dio e allora il Cielo sulla terra potrà vedere letteralmente la sua realizzazione.

La fondazione per il Messia deve essere fatta dal Cristianesimo perché questa è l’unica religione che comprende che la vera natura di Dio è quella di un Padre. Gesù fu l’unico uomo che si definì figlio unigenito di Dio. Nessun’altra religione si fonda su un simile insegnamento. Gesù era veramente il Messia perché Dio era suo Padre ed egli ne era il Figlio unigenito. Così la religione da lui fondata deve diventare la fondazione per il Secondo Avvento, il tempo in cui l’amore originale di Dio sarà realizzato. Avendo come centro questo amore originale, il Cristianesimo crea la famiglia divina, formata dal Padre, dal Figlio e da fratelli e sorelle in Cristo: questo concetto di famiglia doveva costituire il nucleo centrale della dispensazione di Dio fino al tempo della realizzazione finale.

Il Cristianesimo doveva diventare la religione più diffusa nel mondo perché in essa Dio ha veramente investito tutto Sé stesso. Egli ha un piano per realizzare la Sua dispensazione attraverso i cristiani, ma purtroppo il Cristianesimo tradizionale è stato fuorviato da errori teologici. Ci sono tante idee sbagliate, ad esempio la convinzione che Gesù venne solo per morire. Inoltre molti cristiani si limitano a preoccuparsi della propria salvezza individuale, ignorando i problemi di questo mondo, per pensare soltanto al proprio piccolo cielo. Il concetto secondo cui la salvezza si raggiunge soltanto attraverso la fede, è una visione molto parziale. Per andare in Cielo, oltre a credere bisogna anche realizzare l’amore, perché senza la forza dell’amore non ci si potrà mai separare dalla schiavitù di Satana.

Per questo motivo Dio ha promesso all’umanità che il secondo Messia verrà come rappresentante del Suo amore originale portando la liberazione dal dominio del male. Ma come potrete riconoscerlo? Il Messia insegnerà esattamente questo principio, punto per punto, spiegandolo dettagliatamente. La Bibbia promette che quando verrà la fine del mondo, non avremo più bisogno di insegnamenti in simboli o parabole, ma apprenderemo direttamente la verità sul Padre (Gv 16:2 5). Ecco in cosa consiste l’insegnamento dell’Unificazione, ecco ciò che state ricevendo.

Il cuore del Cristianesimo è il rapporto fra sposo e sposa. In senso spirituale le chiese cristiane si debbono preparare con l’attitudine di una sposa, così quando alla fine dei tempi il Messia effettivamente verrà, sarà come una sposa vivente per essere accolta da tutta l’umanità. Anche se forse abbiamo capito questo concetto, non stiamo però vivendo all’altezza della nostra responsabilità. La volontà di Gesù e la volontà di Dio sono state tanto travisate in 2000 anni e le chiese sono rimaste lontane dal realizzare i desideri di nostro Padre. Per questo, in preparazione alla venuta del Messia, deve emergere un nuovo Cristianesimo e le chiese attuali che si sono allontanate dalla volontà di Dio, devono rivitalizzarsi. Deve nascere un vero Cristianesimo. E che forma dovrà assumere questo nuovo Cristianesimo?

Dovrà essere la forma più alta di religione, che risponda perfettamente al criterio della vera religione di Dio. I cristiani devono realizzare sia i desideri del Messia che quelli di Dio e per far questo si devono elevare alla posizione di Messia e portare effettivamente salvezza al mondo. La loro attitudine deve essere: “Per amore del mondo, io devo essere un sacrificio. Per amore di Dio posso sacrificare la mia chiesa cristiana”. Quando si fa di Dio il centro della propria vita, c’è obbedienza assoluta; noi cristiani dobbiamo creare unità fra Dio e gli uomini, un’unità reale, qui sulla terra. Come Adamo ed Eva restaurati dobbiamo andare al di là del livello realizzato nel Giardino di Eden e per restaurare il fallimento dei nostri antenati dobbiamo essere superiori a loro in obbedienza, fiducia e amore. Pertanto dobbiamo andare al di là della nostra stessa vita.

Quando Gesù ascese al cielo, portò sulla terra lo Spirito Santo, che è la madre spirituale. Eva diede nascita a figli di peccato, ma lo Spinto Santo viene per donarci la rinascita spirituale.

Attraverso la forza dell’amore un padre e una madre danno origine ad una nuova vita, e la stessa cosa avviene nel processo della rinascita. Ogni persona deve ritornare all’origine e nascere una seconda volta, cominciando come carne, sangue e ossa nel Padre. Perciò dovete ritornare nel corpo di Gesù con una vita sacrificale, senza peccato. Se amate Gesù e sapete che lui è vostro padre spirituale, allora dovete desiderare di trasferirvi dentro il suo cuore e rinascere come sua carne e suo sangue. Questo è il desiderio che dovreste avere.

Attraverso un amore sacrificale potete ritornare all’origine, alla fonte della vostra vita. Una volta voi eravate carne e sangue di vostro padre e vostra madre. Se amate Gesù così profondamente al punto che non vi importa di nient’altro al mondo, potete donare a lui tutto il vostro cuore e la vostra anima. In quel momento, allora, lo Spirito Santo potrà discendere su di voi e darvi rinascita e così rinascerete come un figlio o una figlia spirituale di Gesù. Questo è tutto il processo della rinascita nel Cristianesimo. È l’essenza dell’insegnamento cristiano, ma può elevare l’individuo solo fino al livello di figlio o figlia adottivi.

Noi, tuttavia, non siamo stati creati soltanto di spirito, ma anche con un corpo. L’ultimo passo che ci rimane da fare è dunque quello di rinascere non solo nello spirito, ma nello spirito e nel fisico assieme. A questo scopo è necessario il corpo di Gesù e quindi egli deve ritornare come una persona vivente, in carne e ossa. Fino ad ora il Cristianesimo ha offerto solo la possibilità di una rinascita spirituale ma ora, nella nuova era, quando Gesù ritornerà come Messia, ci sarà dato il potere di rinascere fisicamente. Ogni persona ha bisogno di questa rinascita fisica prima di andare nel mondo spirituale. Inoltre, per entrare nel Regno di Dio nei cieli è necessario elevarsi alla posizione di figli di Dio, amando il mondo come Dio lo ama.

Non possiamo mettere in dubbio che oggi il Cristianesimo sta definitivamente attraversando una crisi. Questa crisi è parallela al tempo di Gesù, quando le istituzioni religiose ufficiali non seppero riconoscere e accettare il Figlio di Dio. Nel mondo attuale, la tradizione è diventata una palla al piede e le religioni non hanno modo di progredire; le loro discipline e tradizioni di un tempo sono troppo ristrette per abbracciare il mondo. Ecco perché i giovani sono tanto ribelli nella loro ricerca di un clima più aperto. Quando vediamo lo squilibrio e la contraddizione che esistono fra il mondo secolare e quello religioso, possiamo solo concludere che se Dio è in qualche modo coinvolto in questo mondo, allora è giunto il tempo in cui Egli deve intervenire con una qualche azione straordinaria, rivoluzionaria, per cambiare completamente la struttura della religione.

Dio deve avere in mente una religione universale. Poiché l’umanità è pronta ora siamo prossimi al tempo in cui Dio ispirerà una tale religione, perché senza di essa il mondo attuale non può avere alcuna speranza per il futuro. Dio deve avere una soluzione sia per il mondo religioso che per quello secolare, dal momento che è responsabile di entrambi. Quale corso seguiremo? Dobbiamo cambiare prima il mondo secolare o quello religioso? Senza dubbio è il mondo religioso che oggi deve mostrare la strada, attraverso la nascita di una nuova religione universale.

Il primo problema che questa rivoluzione religiosa si troverà ad affrontare è quello di risolvere la divisione e l’antagonismo che esistono fra le varie religioni. Dio desidera che tutte le persone di fede si uniscano insieme; lo scopo universale dell’umanità è la fratellanza mondiale, la creazione di un’unica famiglia umana. Per questo, traendo ispirazione da tale scopo e visione, deve sorgere un nuovo movimento religioso.

Le persone di fede hanno sempre rappresentato un problema per chi è al potere. Dato che si pongono come meta Dio, possono trascendere i confini nazionali, le barriere razziali e culturali. È semplicemente impossibile trattare con loro, perché il metro di giudizio comunemente accettato non si applica al loro caso. Lungo tutta la storia chi era al potere si è sempre sentito minacciato dai nuovi gruppi religiosi perché non possono essere tenuti sotto controllo. Perfino l’intimidazione di ucciderli non costituisce una minaccia per loro, perché vi risponderanno: “Avanti, fatelo pure!”.

Per questo, in tutto il corso della storia, quando sono sorte delle nuove religioni, i governi di solito vi si sono opposti, volendo eliminarle prima che diventassero troppo forti. Una nazione sovrana si preoccupa solo dell’integrità del proprio territorio e pensa che le persone di fede non si curano se il nemico è vicino, e che potrebbero perfino aprire la porta al campo avversario. Questo, naturalmente, mette in allarme chi è al potere. I leaders delle nazioni di solito considerano la gente religiosa come un problema di cui è difficile liberarsi.

Eppure, oggi, i governi sono alla ricerca di valori spirituali perché non esiste assolutamente un’altra strada che permetta loro di trovare ciò che vogliono. Inoltre, il crescente interesse verso la religione si può veder riflesso nell’aumento delle iscrizioni agli istituti religiosi. Questo è indicativo di come le persone, non essendo riuscite a trovare soluzioni secolari, stanno percorrendo il cammino inverso, alla ricerca di un modo di vita religioso. Tanto tempo fa io ho predetto che questo sarebbe accaduto, e che l’anno 1976 sarebbe stato un punto di svolta nella storia americana. Da allora in poi la ricerca di soluzioni a carattere spirituale piuttosto che materiale per i problemi di questa nazione si è intensificata. Riconosciamo questa crisi nel nostro tempo, ma possiamo anche intravedere nella nebbia il giorno splendente e luminoso di una nuova speranza.

Stiamo davvero vivendo in un tempo straordinario della storia umana. Siamo nella posizione di salvare e liberare Gesù Cristo, ponendo fine al suo dolore e possiamo essere addirittura nella posizione di liberare Dio. Noi siamo coloro che possono ridare a Dio la felicità, la gioia e la pace che gli appartengono. Libereremo il Suo cuore, il Suo dolore e la Sua sofferenza, e così facendo libereremo tutta l’umanità dal peso e dalle pene che l’affliggono. Infine potremo allontanare tutto il potere satanico da questa terra.

Stiamo portando la croce da vivi e nella nostra situazione sarebbe possibile lamentarci; noi, però, dobbiamo andare al di là di questo. Dobbiamo compiere un miracolo, cioè, senza morire, possiamo raggiungere la meta: questo è il miracolo. Se avete questa fede, questo spirito di dedizione, allora lungo il vostro cammino Dio sarà con voi. La Sua forza sarà la vostra forza. Quando io ho questa meta, questa fede, questo amore, Dio è con me. Dio è stato con me in ogni passo del mio cammino. Lo stesso Dio sarà con voi.

Questo è un tempo di risveglio spirituale che non conosce precedenti. Voglio che apriate gli occhi e le orecchie per comprendere la verità. Questo è ciò che spero, che, condividendo con voi questo messaggio, potremo unirci per prepararci al giorno glorioso della venuta del Signore. Guardiamo il Dio della storia, comprendiamo il Dio della provvidenza e abbracciamo il Dio che vive nella nostra vita.

La critica più grande che mi è stata mossa dai cristiani è che io pretendo di essere il Signore del Secondo Avvento. Ma io non ho mai detto questo. Loro hanno parlato di questo. Per tutti questi anni i cristiani hanno aspettato il ritorno di Cristo, perciò dovrebbero avere la cortesia di farsi avanti e scoprire da sé stessi se i nostri membri hanno valide ragioni per diffondere un’idea del genere. Se avessero veramente fatto questo con onestà e sincerità, il Cristianesimo oggi sarebbe completamente diverso. Alcuni cristiani dicono che noi siamo degli eretici, ma io vi dico che questa non è un’eresia qualunque. Ai loro occhi io posso sembrare un ultra-eretico, ma la cosa straordinaria è che a Dio questo ultra-eretico piace.

Dopo la morte di Gesù in tutto il mondo sono nate tante persone. Anche se col peccato sono pur sempre figli di Dio e hanno bisogno di essere restaurati; tuttavia non è mai esistito un albero di vita a cui potevano innestarsi fisicamente. La fine del mondo è vicina non solo per i cristiani ma per tutta l’umanità. La nuova storia di Dio inizierà con l’arrivo del Messia e beati sono coloro che lo vedranno e lo accetteranno. La speranza del Cristianesimo è riconoscere, accogliere e accettare il Signore al suo ritorno. L’occasione è giunta per tutti noi, la più grande opportunità che possa capitare nella vita di un uomo sta bussando ora alla vostra porta. Vi prego, siate umili e aprite il vostro cuore a questa grande, nuova speranza.

Non c’è conoscenza, posizione, ricchezza, non c’è nulla insomma che possa dare gioia a Dio, tranne il vostro cuore d’amore rivolto unicamente a Lui: questo Lo commuoverà, questo soltanto può toccare il Suo cuore. Se siete pronti a fare qualsiasi cosa per Lui, per confortare il Suo cuore, se potete negare voi stessi, sacrificarvi ed essere pronti a consolare il cuore di Dio, il Suo cuore addolorato, allora soltanto, con le lacrime agli occhi, Egli avrà fiducia in voi e vi amerà. Se siete pronti a morire, se dichiarate a Dio: “Ovunque Tu vuoi che io muoia, io andrò e sarò pronto a negare me stesso, a morire al posto di altre persone per amore della Tua causa”, se vi buttate veramente fino a questo punto, allora Dio potrà avere fiducia in voi. In questo caso, sarete in una posizione simile a quella di Gesù, quando pregava nel Giardino del Getsemani: “Padre mio, se è possibile, fa che questo calice passi da me; però non la mia, ma la Tua volontà sia fatta”. E se siete assolutamente disposti ad agire per amore della volontà di Dio, allora soltanto Egli vi crederà. Anche se Dio è stato tradito da tante persone, quando Gesù lo pregò dicendo: “Puoi fare tutto ciò che vuoi e io Ti seguirò” Dio poté dichiarare a Suo figlio: “Tu mi assomigli, tu hai restaurato te stesso a mia immagine e somiglianza”. Solo in quel caso Dio può avere fiducia in una persona.

Perfino se dovesse perdere il mondo intero, un’intera nazione, comunità, clan e famiglia – se Gli è rimasta anche una sola persona con questo tipo di attitudine, con questa dedizione al Suo amore e unità con Lui, che formi la fondazione nel Suo amore, Dio sarà felice. Partendo da questa persona, Egli potrà allargare il raggio e la sfera del Suo amore, espandendoli fino a raggiungere nuovamente il mondo intero.

In altre parole noi dobbiamo essere quanto più possibile simili a Dio. Se analizziamo minutamente Dio, alla fine rimarrà solo una cosa, cioè l’amore, l’amore divino, e per questo grande amore dobbiamo essere pronti a sacrificare noi stessi. Anche se dovessimo morire in mare, o sulle montagne o nella profonda valle dell’oscurità, in qualunque posto, o se fossimo uccisi per questa grande causa, dobbiamo essere pronti a farlo, e questa deve essere la nostra determinazione. Ecco perché nella Bibbia Gesù dice: “Chiunque vuole trovare la propria vita la perderà e chiunque è pronto a perderla per amor mio, la troverà”. Spero che prendiate veramente in seria considerazione quanto vi ho detto e vi rivolgiate in preghiera a Dio. Egli vi risponderà.

Salva come PDF

^